Dopo aver svestito i panni dell’agente segreto Nadia in Citadel, spy story di Amazon Prime Video in catalogo da aprile, Priyanka Chopra Jonas è pronta a cambiare pelle per dare carattere a Mira in Love Again, commedia a tinte drama scritta e diretta da Jim Strouse. Se già il titolo anticipa una trama che, bene o male, seguirà stilemi e dettami del genere, non risultando dunque qualcosa di contenutisticamente inedito, attorno al film l’attenzione è comunque alta ed è tutta rivolta al debutto cinematografico della cantante pop Céline Dion.
Nessun personaggio fittizio è stato scritto per lei, Dion interpreta se stessa e porta i suoi meravigliosi testi – che alla fine sono la parte più interessante di tutta l’opera – per comporre una colonna sonora armoniosa e commovente, in cui spicca una delle sue canzoni più celebri, It’s All Coming Back To Me Now, il cui titolo sarebbe dovuto essere lo stesso del film per renderle omaggio, prima di essere ribattezzato con il nome attuale. Love Again arriva nelle sale cinematografiche dall’11 maggio ed è distribuito da Sony Pictures.
Love Again, la trama
Dopo aver perso il compagno in un incidente ed essere stata due anni lontana da casa, Mira (Priyanka Chopra Jonas), sotto la spinta di sua sorella Suzy (Sofia Barclay), decide di far ritorno a New York per riprendere in mano la sua vita. Il dolore, però, è ancora profondo e così la donna, per sentirsi ancora vicina al fidanzato defunto, inizia a mandargli dei messaggi. Ma quel numero non è più il suo, appartiene a Rob (Sam Heughan), un critico musicale fra l’altro impegnato a scrivere un pezzo su Céline Dion. Quando inizia a ricevere gli sms di Mira, Rob è colpito dalle sue parole, tanto che si innamora di lei senza neppure conoscerla davvero. A quel punto l’uomo fa di tutto per poterla incontrare e, alla fine, i due iniziano a frequentarsi nonostante lui non riesca a confessarle il suo segreto. Nel frattempo, mentre cerca di trovare il coraggio, Rob si rivolge a Céline Dion per chiederle consigli d’amore.
Quando l’amore non emoziona
I generi, volente o nolente, fondano il loro discorso narrativo seguendo una specifica traccia in grado di distinguerli l’uno dall’altro. Le loro caratteristiche interne non mutano, mentre invece cambia il modo in cui queste vengono rappresentate, sottostando a una visione precisa e chiara di uno sceneggiatore o di un regista. Nel caso della commedia sentimentale, la strada da perseguire è una ed è totalmente focalizzata sulla love story che si va a strutturare. Ciò che rende una comedy di questo stampo originale è il modo in cui viene arricchita e riformulata, per dare al suo pubblico qualcosa di inedito, che però ha al suo interno codici riconoscibili, volti a non fargli perdere la sua identità.
Cadere nei soli cliché, soprattutto nel caso di un’opera romantica, è molto facile se la narrazione non è sostenuta da un’idea valida che possa valorizzarla e renderla attraente. Perché i topoi, come abbiamo ribadito in Book Club – The Next Chapter, saranno sempre inseriti per far progredire la storia, ma se proposti funzionalmente e con maestria, la loro presenza non appesantisce l’intero prodotto, ma anzi può risultare piacevole. Tutti questi problemi, invece, si riscontrano in Love Again da subito. Sin dall’incidente scatenante si percepisce quale sarà l’aria che tirerà all’interno del film: pesantissima. Per poi risultare perfino stucchevole in alcuni ridondanti passaggi. La colpa è dell’impostazione del racconto, che dopo un incipit frettoloso, continua la sua furiosa corsa per tutti i suoi centoquattro minuti, disorientando lo spettatore e non permettendogli di respirare.
Una storia che arranca e non splende
La storia d’amore fra Mira e Rob nasce da un pretesto anche abbastanza interessante, ma poi si sviluppa troppo velocemente da non risultare credibile. Non hanno il tempo di conoscersi che subito si innamorano e altrettanto subito vanno in crisi, con un finale praticamente telefonato. Sono personaggi sostanzialmente vuoti e piatti i loro, e trainano una narrazione altrettanto scialba e incolore. Il cui coinvolgimento con il pubblico si perde fin da quando il regista restituisce un assurdo e sfiancante primo piano di Chopra nella scena dell’incidente del compagno, che tutto trasmette tranne che compassione o emozione. Non c’è anima nel racconto, non c’è l’intento del regista di affrontare un determinato argomento con il pubblico. Considerato pure che manca di spunti di riflessione.
Non c’è neppure la voglia di mettere a servizio della storia il proprio sguardo artistico. Non sono serviti neanche gli incontri fra Priyanka Chopra Jonas e Sam Heughan prima delle riprese a dare un tono alla pellicola, e la chimica che con tanto impegno hanno provato ad avere non emerge sullo schermo, indi per cui risulta veramente impossibile empatizzare con loro. L’unica ad animare il film è Dion, con la sua carismatica presenza e lo struggente racconto del suo compianto René Angélil, seppur ad un certo punto si trasformi in Cupido e faccia psicoterapia di coppia (ma a lei concediamo qualsiasi cosa).
Love Again è un’opera che, a quanto pare, ha perso di vista l’obiettivo e forse non ha mai avuto un vero e proprio intento. Non si abbellisce di nessun messaggio da trasmettere, ma anzi al contrario fa augurare allo spettatore che finisca tutto il prima possibile. Si cristallizza nella spenta relazione dei due protagonisti, non dando modo di approfondirne gli aspetti più stuzzicanti. Avrebbe potuto avere del potenziale… se solo ci fosse stata la volontà di farla splendere.
























Il dramma non coinvolge

Gran parte delle risposte fornite da
Ogni dettaglio dipinto nel film è dunque un condensato dell’esperienza diretta dei suoi veri interpreti principali: iniziando dalle emozioni che contrastano tra i passionali toni europei e quelli asiatici accennati, a volte carichi di slanci sacrificali, fino alle descrizioni degli spazi, i luoghi e i colori.



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Strauss nacque a Charleston, West Virginia nel 1896
Strauss è stato nominato dal presidente Harry S. Truman come membro fondatore dell’Atomic Energy Council e in seguito ne sarebbe stato il presidente. L’AEC è stata una contromisura all’emergere della Guerra Fredda alla fine degli anni ’40. Secondo il National Museum of Nuclear Science & History, è stato uno dei più accesi sostenitori di stare al passo con l’Unione Sovietica nella ricerca e nello sviluppo dell’energia atomica, oltre a insistere sulla necessità di mantenere il progresso americano nell’area il più silenzioso possibile. Questa è l’area in cui avrà una grande influenza in Oppenheimer, poiché il tema generale dietro la segretezza del progresso americano nelle bombe Fat Man e Little Boy e nel Progetto Manhattan è diventato un aspetto critico della sua attuazione, nel bene e nel male. Strauss non era affatto un falco politico guerrafondaio affamato di usare la bomba, ed era noto per aver sostenuto l’uso pacifico dell’energia atomica e come alla fine potesse diventare una fonte di energia sostitutiva ampiamente utilizzata alternativa all’elettricità. La sua presenza nel film (e il ritratto di Downey) rifletteranno probabilmente il cauto ottimismo che Strauss aveva sul potere distruttivo di ciò che J. Robert Oppenheimer stava creando. Fu solo dopo che l’Unione Sovietica testò la sua prima bomba atomica nel 1949 che Strauss iniziò una campagna per lo sviluppo di armi termonucleari come risposta.
Secondo il National Museum of Nuclear Science & History, dopo essersi scontrati con la ricerca e lo sviluppo della bomba all’idrogeno, Strauss e Oppenheimer sono diventati nemici politici. Oppenheimer non vedeva la necessità di creare un’arma così letale e pensava che la prospettiva del suo potere distruttivo fosse disumana, ma Strauss credeva che non farlo avrebbe rappresentato una certa minaccia alla sicurezza nazionale dell’Unione Sovietica e di altri paesi che già lavoravano per realizzare il bomba. Strauss arrivò persino a fare appello all’allora presidente Dwight D. Eisenhower affermando che “non avrebbe potuto svolgere il lavoro all’AEC se Oppenheimer fosse stato collegato in qualche modo al programma”. I due avrebbero continuato a litigare sull’energia atomica negli anni avvenire dopo il Progetto Manhattan e il dispiegamento delle bombe sul Giappone all’inizio di agosto 1945. Diversi anni dopo aver sganciato le uniche bombe all’idrogeno mai usate sui civili, il governo ha privato Oppenheimer del suo nulla osta di sicurezza per presunti legami comunisti da parte del Consiglio per la sicurezza del personale della Commissione per l’energia atomica. Il comitato che ha ritirato le sue credenziali è stato presieduto dallo stesso Strauss in una serie di udienze molto pubbliche e controverse che lo hanno portato a essere considerato da molti una figura antipatica.