La Warner Bros. ha ufficializzato la
data di uscita del nuovo adattamento di Akira,
progetto nelle mani di Taika Waititi, fissata non
più al 14 maggio 2021 ma al 21 maggio 2021. Un
piccolo slittamento che non cambia i programmi dello studio e che
mette in concorrenza il live action con John Wick
4, quarto capitolo del franchise con Keanu Reeves già
confermato nei giorni scorsi.
Questa versione in live-action di
Akira, ovviamente tratto dai sei volumi di
Katsuhiro Otomo, arriva al cinema dopo l’anime giapponese del 1988
diretto da Otomo.
Per quanto riguarda Waititi, il
neozelandese è salito ufficialmente a bordo della produzione dopo
aver abbandonato giovedì scorso i lavori sul film d’animazione che
avrebbe reso protagonista il celebre scimpanzé di Michael Jackson,
Bubbles.
Nel frattempo vi ricordiamo che il
regista di Thor: Rahnarok è entrato di recente nel cast di
Free Guy, action comedy che sarà diretta da
Shawn Levy e interpretata da Ryan
Reynolds. La star di Deadpool vestirà
i panni del protagonista Guy, un funzionario della banca che scopre
di vivere all’interno di un videogioco dove – insieme ad un avatar
– cercherà di impedire agli sviluppatori di chiudere il loro mondo.
Insieme a loro Jodie Comer (Killing Eve),
Joe Keery (Stranger Things), Lil Rel
Howery, e Utkarsh Ambudkar.
Durante le scene finali di Avengers:
Endgame Steve Rogers torna dal Regno Quantico dopo
aver restituito le gemme dell’infinito alle rispettive timeline
nella sua versione “anziana”, con tanto di capelli bianchi e
profonde rughe sul viso. E se pensavate che questo look fosse il
risultato di intense sessioni di trucco e parrucco, ora le parole
di un addetto ai vfx sembrano confermare che è stato necessario
anche l’intervento degli effetti visivi.
Dunque com’è nata la scena e com’è
stata realizzata?
“Per questa inquadratura di
Chris si è attraversato un periodo di sviluppo molto lungo in cui
abbiamo provato diverse età e stili di invecchiamento“, ha
raccontato il supervisor Trent Claus a Comicbook, “E un
problema che incontriamo spesso con il processo di invecchiamento è
che ognuno ha la propria idea di ciò che ti succede in base alla
tua esperienza personale, cosa succede al tuo viso e cosa è
successo ai volti dei tuoi genitori“.
“In una stanza piena di sei o
sette persone, ognuna di queste potrebbe avere un’opinione diversa
su come dovrebbe essere l’invecchiamento, quindi è più difficile
fissare un look, mentre con il ringiovanimento è più facile: hai un
riferimento o un’immagine esatta di ciò a cui stai mirando. Qui è
molto più soggettivo.“
Claus ha poi spiegato che la After
Legacy Effects è stata incaricata di costruire alcune protesi che
avrebbero fatto apparire più vecchio Evans e come questo aiuto
pratico non abbia necessariamente reso la scena pronta per il
montaggio finale. Di fatto l’inquadratura di “Old Man Cap” è stata
ultimata dopo il termine delle riprese e la maggior parte del
lavoro sul volto dell’attore è stato digitalizzato in
post-produzione.
“Purtroppo il make-up che
avevamo applicato sul viso intorno agli occhi, alla fronte e al
naso non è stato approvato, così abbiamo dovuto rimuovere
digitalmente il trucco e ricrearlo da capo. Ciò che è stato
conservato è il collo e la parrucca, mentre tutto quello che vedete
sullo schermo è digitale.”
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli
sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti
in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora
una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare
l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle
conseguenze che potrebbero esserci.
Sapevamo già che avrebbe fatto
discutere, lo fa da sempre e a Cannes in particolar modo
Abdellatif Kechiche ha sempre portato scandalo.
Questa volta lo fa con Mektoub My Love:
Intermezzo, il seguito del Canto
Uno visto a Venezia due anni fa e arrivato lo scorso
anno nelle nostre sale.
Il film dure quasi quattro ore ed è
una lunga sequenza in discoteca, inframezzata da una scena
di sesso nel bagno della stessa discoteca, della durata di
15 minuti. La notizia in sé non crea troppo scalpore, visto che il
regista ci aveva abituati a questo genere di scene, tuttavia sembra
che la protagonista del film, la sensualissima Ophelie
Bau non avesse idea che la sua scena fosse stata inserita
integralmente nel film.
Durante la proiezione, in molti si
sono allontanati dalla sala per via della lunghezza del film,
difficile da sostenere soprattutto perché a fine festival. Inoltre,
qualcuno si è anche detto infastidito dalla lunga scena di sesso e
proprio in quel momento, l’attrice ha lasciato la sala, dando anche
forfait alla conferenza stampa del giorno dopo.
In quella sede, il regista non ha
commentato la sua assenza, mentre l’ufficio stampa ha spiegato che
la Bau aveva altri impegni su altri set. Possiamo solo immaginare
che l’attrice si sia sentita in imbarazzo per la scena esplicita,
un cunnilingus chiaramente non simulato per una versione del film
che è stata montata a ridosso del Festival e che gli attori non
avevano potuto vedere.
In sede di conferenza, il regista ha
però spiegato il senso del suo film, che su due piedi può sembrare
ostico a un pubblico generalista. Kechiche ha dichiarato: “La
cosa più importante per me, lo voglio dire subito è celebrare
la vita, l’amore, il desiderio, la musica, il corpo. Volevo tentare
un’esperienza cinematografica più libera possibile.”
In merito alla già molto (forse
troppo) chiacchierata scena di sesso, il regista
ha scansato ogni accusa di voler a tutti i costi sconvolgere:
“Quello che ho cercato di fare è descrivere le cose attraverso
il movimento. Volevo filmare la magia del corpo. È l’aspetto
metafisico del corpo che ho ritratto.”
Yes Man è uno dei
film più brillanti che chi siano visti al cinema negli ultimi anni,
in grado di condensare temi serie e di riflessione e momenti comici
ed umoristici.
Sicuramente la presenza del cast, e
soprattutto di Jim Carrey, ha aiutato la buona
realizzazione del film che, ancora oggi, lo si rivede ogni volta
che si presenta l’occasione con molta gioia.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Yes Man.
Yes Man film
1. Il regista ha passato
molto tempo con Carrey. Per trovare il tono giusto del
film,
Peyton Reed ha deciso di trascorrere diverso tempo
con Jim Carrey per trovare un giusto equilibrio
per il film. Un tono che doveva includere le commedie di Carrey, ma
anche i suoi film più seri, oltre che il fatto di americanizzare il
soggetto (il libro su cui si basa è di un autore britannico).
2. Sono stati fatti dei
riferimenti ai Beatles. In Yes Man, Carl fa due
riferimenti a I Beatles. Il primo è quando canta Can not Buy Me
Love nell’Hollywood Bowl e il secondo è quando suona la
chitarra e canta Jumper dei Third Eye Blind.
Yes Man streaming
3. Il film è disponibile in
streaming digitale. Chi volesse vedere o rivedere Yes
Man, è possibile farlo grazie alla sua presenza sulle
piattaforme di streaming digitali legali come Tim Vision, Rakuten
Tv, Chili, Google Play e iTunes.
Yes Man cast
4. Jim Carrey si è rotto
tre costole. In Yes Man,
Jim Carrey ha fatto da sé quasi tutte le acrobazie richieste e,
durante una di queste, si è fatto molto male. La scena specifica è
quando nel bar Carl s’imbatte in un cameriera e cade di schiena:
nel fare ciò, Carrey ha sbagliato la mossa, cadendo così forte sul
pavimento sa procurarsi la rottura di tre costole.
5. Zooey Deschanel si è
trovata senza stuntwoman. Il giorno prima in cui Zooey Deschanel avrebbe dovuto salire in moto
per la prima volta, la sua controfigura si è fatta male.
All’attrice è stato detto che ci sarebbero voluti nove mesi
affinché la sua stuntwoman si rimettesse in forma, quindi le è
stato chiesto di realizzare lei la scena.
6. Jim Carrey è rimasto
affascinato dal progetto. Lo stesso attore ha dichiarato
di essersi lasciato sedurre dal progetto Yes Man perché
sentiva che gli avrebbe permesso di recitare in lacune scene
davvero divertenti. Scene che avrebbero fatto riflettere il
pubblico su se stesso e gli avrebbero fatto chiedere se, forse,
avrebbero dovuto dire di “sì” più spesso.
Yes Man frasi
7. Frasi da ricordare. Un film come Yes
Man possiede della frasi davvero indimenticabili che aiutano a
riflettere sul senso della vita. Ecco, dunque, qualche esempio:
Io voglio che voi invitiate il “sì” nella vostra vita, perché
il “sì”, a sua volta, vi risponderà sì! Quando voi dire sì, entrate
nella sfera del possibile! (Terrence Bundley)
Il “sì” porta sempre a qualcosa di buono! (Carl
Allen)
Senti ma chi se ne frega, il mondo è un parco giochi. Uno lo sa
da ragazzino, ma poi strada facendo tutti se lo scordano.
(Allison Renee)
Tu dici no alla vita, quindi non stai vivendo.
(Terrence Bundley)
Yes Man: storia vera
8. Si basa un libro
autobiografico. Questo film non è altro che l’adattamento
dell’omonimo libro scritto da Danny Wallace,
autore, produttore e giornalista britannico che ha trascorso un
anno rispondendo sempre “sì” a qualsiasi domanda o proposta e
registrando i risultati.
9. Un esperimento iniziato
per caso. Sembra che David Wallace, autore del romanzo
Yes Man, su cui si basa il film, abbia iniziato questo
esperimento un po’ per caso, grazie ad uno sconosciuto incontrato
sull’autobus. Il suggerimento era quello di dire più sì e così fece
per un anno, rispondendo in maniera affermativa a tutto.
Yes Man trama
10. Capire cosa significhi
dire di sì. La trama di Yes Man analizza la
storia di Carl Allen, caduto in depressione dopo
essere stato lasciato dalla moglie dopo sei mesi di matrimonio.
Questa situazione gli impedisce di essere sereno e di vedere
assiduamente gli amici che gli voglio bene, fino che un vecchio
amico riesce a convincerlo a partecipare ad un convegno
sull’autostima. Se all’inizio il fatto di dire sempre sì sembra
poco sensato, il seguito capirà qual è il suo vero significato.
È Entertainment Weekly a diffondere
le prime immagini ufficiali di Ford v Ferrari, il
film diretto da James Mangold (Logan, Walk The
Line) che vede protagonisti Christian Bale e Matt Damon nei panni del pilota Ken Miles e
Carol Shelby, l’ingegnere meccanico che progettò il modello GT 40
per la casa automobilistica.
“Questo è David contro Golia
contro Golia“, ha raccontato Bale, “C’è il Golia
industriale con Ford e il carismatico Golia di reputazione con
Ferrari, e poi questa storia reale del trionfo dei
disadattati.“
“Il film parla di persone vere
e di amore, perdita e paure che non vengono gestite in tre piccoli
momenti o in una sequenza action di dodici minuti“, racconta
Mangold parlando dell’approccio vecchio stile della produzione,
diverso dai soliti blockbuster hollywoodiani. “È un tour de
force, e Matt e Christian non sono mai stati così bravi“.
1 di 4
Ford v Ferrari è
ambientato nel 1966, durante la preparazione della 24 Ore di Le
Mans in Francia, e segue il coraggioso pilota britannico Ken Miles
portare a termine la missione del designer americano Carroll Shelby
che ha appena costruito una vettura rivoluzionaria per l’epoca.
Talmente eccezionale da permettergli di sfidare il dominatore
dell’industria, il marchio Ferrari.
“Sono due amici che capiscono
come affrontare l’ignoranza di chi non sa nulla sulle corse“,
dice Bale a EW. “È una storia che trascende le corse e diventa
qualcosa in grado di catturare lo spirito di persone che sono
disposte a rischiare tutto per il loro amore.“
Mangold parla poi del processo
creativo e delle difficoltà di rimanere attaccati quanto più
possibile al realismo delle gare: “Ho imparato molte cose
grazie a Logan, perché uno degli obiettivi
principali allora era ribaltare l’idea che il cinecomic fosse
troppo dipendente dalla CGI. Io volevo renderlo il più emotivamente
e fisicamente possibile, e questo aspetto è stato riportato in Ford
v Ferrari. Volevo vedere un film di corse in cui le auto non erano
tutte creazioni digitali e in cui lo spettatore potesse sentirsi là
fuori in pista.”
Nel cast, oltre a Bale e Damon,
figurano anche Caitriona Balfe (Outlander),
Tracy Letts (Lady Bird), Josh
Lucas (Sweet Home Alabama) e Jon Bernthal
(The Punisher).
Ford v Ferrari arriverà nelle sale il prossimo 15
novembre.
Dopo aver ricevuto una lunga
standing ovation seguente alla proiezione de Il Traditore,
Marco
Bellocchio presenta il suo nuovo film in conferenza
stampa. Il lungometraggio, presentato in concorso al Festival di Cannes 2019,
racconta la storia di Tommaso Buscetta,
celebre pentito di mafia che contribuì con le sue testimonianza a
sferrare un duro colpa a Cosa Nostra, permettendo così di arrivare
al celebre maxi processo.
Per iniziare la conferenza stampa,
il regista Marco Bellocchio espone il suo punto di
vista riguardo il protagonista del film, dichiarando che
“Buscetta non è un eroe, ma è un uomo coraggioso. È un
traditore dal punto di vista di Cosa Nostra. Ma il suo è un
tradimento sofferto. Studiando il personaggio mi sono reso conto di
questa sua personalità ricca di sfaccettature, e ho voluto puntare
su questo, senza condannare né accusare il protagonista.”
Quando gli viene chiesto come ha
pensato di approcciarsi al film, considerando la vasta filmografia
a riguardo, Bellocchio riprende la parola dichiarando “Non
volevo certamente fare un film convenzionale. Volevo che fosse
semplice e popolare. Oggi non esiste più un cinema civile in
Italia, è stato distrutto dalla tv. E allora ho dovuto inventare.
Inoltre ho cercato di costruire il film arricchendolo di una
teatralità che separa coloro che appartenevano alla mafia e
volevano che il maxiprocesso fallisse da Tommaso Buscetta, che
invece si contrappone a loro.
Pierfrancesco
Favino, che nel film dà voce e corpo a Buscetta,
racconta di come si è accostato ad un personaggio così controverso.
“Ero interessato a ricercare la natura del personaggio
attraverso i fatti meno noti. Ho fatto diverse ricerche, ho parlato
con molte persone, e ho avuto sempre più chiaro il modo in cui lui
cambiava atteggiamento a seconda di chi aveva davanti. È stato un
ottimo attore, e ho cercato di costruirlo partendo da questo
aspetto.”
Bellocchio, abituato a storie,
personaggi e tematiche molto lontane dal mondo a cui invece
appartiene Buscetta, racconta infine i suoi ricordi di quegli anni
e di ciò che di lui si sapeva. “Ricordo che arrivò in Italia
dal Brasile il 15 luglio 1984. Ai miei occhi era un uomo
misterioso, di cui sapeva poco, come che la mafia aveva ucciso
alcuni dei suoi familiari. Il valore del suo tradimento fu
realmente compreso solamente in seguito. Senza di lui non si
sarebbe mai arrivati al maxi-processo, che è stata una vittoria,
seppur parziale, dello Stato contro la mafia.”
A conclusione della conferenza
stampa il regista e il cast de Il Traditore vengono
premiati da un nuovo prolungato applauso. Il film sembra infatti
aver riscosso ottimi giudizi da parte della critica, in particolare
da quella estera, e per molti potrebbe consegnare a Bellocchio la
sua prima Palma d’Oro.
Il giardino delle vergini
suicide è uno dei film che ha segnato il cinema di fine
anni ’90, raccontando sentimenti ed emozioni della fascia d’età
adolescenziale, rimanendo un film autoriale, preciso e
rispettoso.
Sofia Coppola,
dopo alcuni corti, ha debuttato alla regia proprio con questo
lungometraggio che ha da subito avuto pareri e critiche positive,
sia per quanto riguardano le tematiche narrate (in quanto la
regista è stata anche sceneggiatrice) sia per le sue innate qualità
registiche.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Il giardino delle vergini suicide.
Il giardino delle vergini suicide
film
1. A Sofia Coppola era
stato consigliato il libro. Sembra che Thurston
Moore della band Sonic Youth abbia suggerito di leggere
Il giardino delle vergini suicide a
Sofia Coppola, prestandole una copia. Dopo averlo
letto, la regista decise di adattarlo in un film.
2. La Coppola non era
l’unica interessata all’adattamento. Dopo aver scritto la
sceneggiatura, Sofia Coppola ci rimase male nel sapere che già
un’altra compagnia stava lavorando ad un adattamento del libro.
Tuttavia, essi non erano contenti del loro lavoro, così lei mostrò
loro il suo lavoro che alla fine venne usato per la realizzazione
del film.
3. Un film per teenager (e
non solo) di qualità. Stando alle dichiarazioni della
regista, sembra che lei abbia voluto realizzare Il giardino
delle vergini suicide perché connessa con i temi affrontati
nell’omonimo romanzo e anche per la volontà di dare vita ad un film
sui teenagers che fosse di qualità, con una buona fotografia e
trattando gli argomenti con il dovuto rispetto.
Il giardino delle vergini suicide
streaming
4. Il film è disponibile in
streaming digitale. Chi volesse vedere o rivedere questo
film, è possibile farlo grazie alla sua presenza sulle piattaforme
di streaming digitale legale come Rakuten Tv, Google Play e
iTunes.
Il giardino delle vergini suicide
cast
5. Scarlett Johansson era
stata considerata per un ruolo. Dopo averla vista nel film
Manny & Lo (1996), Sofia Coppola trovò che Scarlett Johansson sarebbe stata perfetta nel
suo film e le offrì un ruolo. Tuttavia, l’attrice considerò la
sceneggiatura troppo intensa e preferì rifiutare l’offerta.
6. Una prova d’attrice per
Kirsten Dunst. Secondo
Kirsten Dust, interpretare il ruolo di Lux Lisbon è
stata una prova attoriale non di poco conto. È proprio grazie al
suo personaggio che la giovane attrice ha potuto dimostrare di
avere tutte le capacità per interpretare un ruolo complesso.
Il giardino delle vergini suicide
libro
7. Il film è l’adattamento
di un romanzo del 1993. In quell’anno venne pubblicato il
romanzo Le vergini suicide, scritto da Jeffrey
Eugenides. Con questo libro, l’autore cerca di raccontare
la vita dei teenager e, attraverso un narratore che si fa portavoce
di un gruppo di ragazzi, viene raccontatala storia delle cinque
sorelle Lisbon a distanza di vent’anni dallo svolgimento degli
eventi.
8. Il romanzo è anche una
fotografia sui legami famigliari. Oltre che analizzare
l’adolescenza vissuta dai protagonisti, il libro di Eugenides prova
a fare una fotografia circa le dinamiche che uniscono una famiglia,
l’evoluzione che può avvenire e le conseguenze dettate da certe
azioni, proponendo un parallelismo con la malattia che colpisce gli
alberi della città.
9. Cinque copie della
stessa ragazza. Se si legge attentamente il romanzo, ci si
può rendere conto come le cinque ragazze non siano altro che punti
di vista e osservazioni di una stessa ragazza, mentre altre volte
ognuna sembra essere completamente diverse dall’altra.
Il giardino delle vergini suicide
frasi
10. Frasi che rimangono
nella memoria. Non sono molti i film che riescono a
rimanere nella memoria collettiva grazie a delle frasi incisive:
tuttavia, questo è stato il caso de Il giardino delle vergini
suicide. Ecco, allora, qualche esempio:
Evidentemente lei, dottore, non è
mai stato una ragazzina di tredici anni… (Cecilia
Lisbon)
Scoprimmo che le ragazze sapevano
tutto di noi e che noi non potevamo capirle affatto.
Quello che abbiamo qui è un
sognatore. Qualcuno completamente fuori dalla realtà (Tim
Weiner)
Nel corso degli anni sono state
dette tante cose sulle ragazze, ma non abbiamo mai trovato una
risposta. In fondo non importava la loro età, né che fossero
ragazze… La sola cosa che contava è che le avevamo amate… e che non
ci hanno sentito chiamarle… e ancora non ci sentono che le
chiamiamo perché escano dalle loro stanze… dove sono entrate per
restare sole per sempre… e dove non troveremo mai i pezzi per
rimetterle insieme.
Aveva promesso che avrebbe fatto di
tutto pur di portare a Cannes (esattamente venticinque anni dopo la
vittoria della palma d’oro con Pulp Fiction) il
suo nuovo film, C’era una volta a Hollywood, e
così è stato. Quentin Tarantino è stato il vero
protagonista di questa edizione del festival, insieme alle star
Brad Pitt, Leonardo DiCaprio e
Margot Robbie, presentando in concorso la “prima”
versione del nono lungometraggio montata in fretta e furia pur di
arrivare in tempo per la croisette.
E tra i vari argomenti affrontati
dal regista in una lunga intervista con Indiewire c’è anche il
minutaggio della pellicola e l’ipotesi che al cinema arrivi una
director’s cut più sostanziosa con le scene tagliate fuori:
“Si, potrebbe essere più lunga.
Non toglierei niente. Semmai valuterò la possibilità di rimetterci
qualcosa.“
Il taglio di C’era una volta
a Hollywood presentato alla stampa e al pubblico di Cannes
si aggira intorno alle 2 ore e 39 minuti, mentre il montaggio
originale superava addirittura le 4 ore e 20 minuti. Quale delle
due finirà in sala?
La storia si
svolge a Los Angeles nel 1969, al culmine di quella che viene
chiamata “hippy” Hollywood. I due protagonisti sono Rick Dalton
(Leonardo DiCaprio), ex star di una serie televisiva western, e lo
stunt di lunga data Cliff Booth (Brad Pitt). Entrambi stanno
lottando per farcela in una Hollywood che non riconoscono più. Ma
Rick ha un vicino di casa molto famoso…Sharon Tate.
“Ho lavorato alla sceneggiatura
per cinque anni, e vissuto nella contea di Los Angeles per gran
parte della mia vita, anche nel 1969, e all’epoca avevo sette
anni“, ha dichiarato Tarantino. “Sono davvero felice di
poter raccontare la storia di una città e di una Hollywood che non
esistono più, e non potrei essere più entusiasta dei miei due
attori protagonisti.“
Nel cast anche Damian
Lewis, Dakota
Fanning, Nicholas
Hammond,Emile
Hirsch, Luke
Perry, Clifton Collins
Jr., Keith
Jefferson, Timothy Olyphant, Tim Roth, Kurt
Russell e Michael
Madsen. Rumer Willis, Dreama
Walker, Costa Ronin, Margaret Qualley,
Madisen Beaty e Victoria
Pedretti. Infine Damon
Herriman sarà Charles Manson.
Il film segnerà anche l’ultima
apparizione cinematografica di Luke
Perry, morto lo scorso 4 marzo. L’uscita nelle sale
di C’era
una volta a Hollywood è fissata
al settembre 2019.
I trailer non sono
altro che brevi filmati promozionali di film che che saranno a
breve nelle nostre sale oppure saranno presenti su una delle tante
piattaforme digitali disponibili online.
Il loro compito è quello di creare
e far sviluppare nel pubblico una certa dose di hype circa il film
promosso, affinché si corra subito a vederlo già nei primi giorni
d’uscita.
Ma quali sono i trailer
usciti questa settimana da non perdere? Scopriamoli
insieme!
La mia Africa è
uno di quei film che ha fatto la storia del cinema e che è riuscito
ad avere un posto fisso nell’immaginario colletivo.
La sua storia, che si basa
sull’omonimo romanzo autobiografico, è affascinante e riesce ad
attirare lo spettatore, facendolo innamorare perdutamente con
eleganza.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su La mia Africa.
La mia Africa film
1. La paura sul viso della
Streep è reale. In una scena del film, Karen
Blixen (Meryl
Streep) percorre un terreno pericoloso per portare dei
carri di rifornimento al reggimento di suo marito. Durante la
notte, un leone attacca uno dei buoi e Karen cerca di combatterlo
con una frusta. All’attrice era stato assicurato che il leone
sarebbe stato legato per una delle sue zampe posteriori ma durante
le riprese questi si è avvicinato più di quanto non dovesse. Ecco
che, quindi, il volto pauroso della Streep era reale.
2. Ci è voluto un mese per
realizzare il set. Lo scenografo Stephen B.
Grimes ha trascorso un mese a costruire una replica della
Nairobi del 1913. I set esterni del film sono stati costruiti non
lontano da dove un tempo viveva la vera Blixen, nella zona
conosciuta come Karengata. La casa della Blixen non era disponibile
per le riprese, poiché faceva parte di una scuola per
infermieri.
3. La sceneggiatura ha
richiesto due anni. Il regista Sydney
Pollack e lo scrittore Kurt Luedtke hanno
impiegato due anni per mettere insieme la sceneggiatura. Gli
elementi della trama includevano anche tradizioni e cultura locali
che hanno richiesto tempo.
La mia Africa streaming
4. Il film è disponibile in
streaming digitale. Chi volesse vedere o rivedere La
mia Africa, è possibile farlo grazie alla sua presenza sulle
divese piattaforme di streaming digitale legale come Rakuten Tv,
Chili, Google Play e iTunes.
La mia Africa libro
5. Si basa su un omonimo
romanzo.La mia Africa è un film non originale
che prende ispirazione dall’omonimo romanzo autobiografico scritto
dalla danese Karen Blixen, pubblicato nel 1937. Nel romanzo,
l’autrice racconta le vicende di un gruppo di coloni che arrivano
in Kenya con l’inizio del XX secolo.
6. La storia d’amore dei
protagonisti era diversa. Nella vita reale, Karen e Denys
si erano incontrati in un club di caccia e lui, dopo essere sparito
per due anni in missione militare in Egitto, aveva iniziato a
volare e ad accompagnare i turisti nei safari dopo essersi
trasferito con Karen.
La mia Africa frasi
7. Un film con frasi
indimenticabili. Non sono molti i film che riescono a
rimanere nell’immaginario collettivo delle persone. Ma La mia
Africa è riuscito a non farsi dimenticare grazie alle sue
frasi. Eccone alcune:
Quando gli dei vogliono punirci,
avverano i nostri desideri. (Karen Blixen)
Iniziò la nostra amicizia con un
dono. Me ne diede un’altro più bello: lo sguardo sul mondo
attraverso gli occhi di Dio. (Karen Blixen)
Forse lui sapeva, al contrario di
me, che la terra è stata fatta rotonda perchè non potessimo
guardare lontano. (Karen Blixen)
Non è perché c’è un pezzo di carta
che io ti amerei di più. (Denys Finch-Hatton)
La mia Africa cast
8. Meryl Streep ha cambiato
l’accento. Per dare vita al ruolo di Karen Blixen, la
Streep
ha dovuto lavorare sulla sua pronuncia. Infatti, l’attrice ha
sviluppato il suo accento ascoltando delle registrazioni della vera
Blixen mentre leggeva i suoi lavori.
9. Robert Redford voleva
che il suo personaggio fosse inglese. Inizialmente,
Robert Redford intendeva interpretare Denys
Finch Hatton come un inglese, ma Sydney Pollack non era
d’accordo. Secondo il regista, quel tipo di interpretazione sarebbe
stata fonte di distrazione per il pubblico, tanto che l’attore si
mise a sovra incidere alcune delle sue battute nei primi ciak,
quando usava l’accento inglese.
10. La Streep era
considerata troppo poco sexy per il ruolo. Inizialmente,
Sydney Pollack non aveva considerato la Streep per il ruolo di
Karen Bixen quando ha realizzato che non era abbastanza sexy.
L’attrice, per ottenere la parte, decise quindi di presentarsi
all’incontro con il regista con una camicetta scollata e un
reggiseno push-up.
Anastasia è uno
dei migliori film d’animazione mai realizzati. Sin dalla sua uscita
al cinema nel 1997, questo lungometraggio animato della 20th
Century Fox è riuscito a conquistare tante generazioni diverse.
Sebbene sia stata confusa come
appartenente al mondo delle principesse Disney (e, tecnicamente,
data la recente acquisizione della major ora lo è), Anastasia è
sempre riuscita a distinguersi e a farsi amare per la sua
singolarità.
Ecco, allora, dieci cosa sa
sapere su Anastasia.
Anastasia film
1. Si può vedere la
rappresentazione di un vero dipinto. Quando Anya ritorna
al palazzo di San Pietroburgo e si trova nella sala da ballo, è
possibile notare la presenza del dipinto dell’incoronazione di
Alexandra e Nicholas sul lato sinistro. Questa, nella realtà, è un
dipinto vero.
2. La storia della dinastia
Romanov era troppo truce per il film. Quando i produttori
Don Bluth e Gary Goldman
iniziarono le ricerche sugli eventi reali, scoprirono che la storia
di Anastasia e della dinastia Romanov era troppo oscura per il
film.
I due , quindi, decisero di usare i fatti basilari della morte dei
Romanov e della rivoluzione russa come punto di partenza,
chiedendosi cosa sarebbe successo se questa ragazza fosse riuscita
a scappare.
Anastasia storia vera
3. Il disegno di Anastasia
è reale. Nella vita reale, Olga ha
davvero detto che il disegno di Anastasia sembrava un maiale che
cavalcava un asino. Questo è stato affermato dalla stessa ragazza
in una lettera indirizzata a suo padre e l’immagine usata nel film
è una riproduzione del disegno originale.
4. Il cane è davvero
esistito. Il ritratto di tutta la famiglia presente nella
sala da ballo include la raffigurazione di uno spaniel. Il cane, in
realtà, è esistito davvero: si chiamava Joy e
apparteneva al fratello di Anastasia, Alexei ed è
stato trovato vivo nella casa in cui fu uccisa tutta la famiglia
reale.
5. Un vestito è uguale ad
uno reale. La vera Anastasia aveva indossato una volta
quasi lo stesso vestito che Anya veste nelle ultime scene del film.
Questo stesso vestito è stato visto anche nel film
Anastasia del 1956.
Anastasia: Rasputin
6. Rasputin era una figura
controversa. Nella vita reale, Rasputin
era il consigliere dei Romanov e anche il consigliere più fidato di
Tsarina Alexandra. Si dice che Rasputin abbia
detto alla zarina che stava per essere assassinato e che se uno dei
suoi parenti lo avesse ucciso, tutta la famiglia Romanov sarebbe
morta entro un anno. Questi fatti erano troppo tetri per essere
inseriti nel film, ma ve ne è comunque riferimento nella canzone
Una voce a San Pietroburgo quando viene fatto riferimento
a Yussupov, il principe imparentato con i Romanov
che uccise Rasputin.
Anastasia canzoni
7. Liz Callaway è stata
chiamata all’ultimo minuto. Durante la lavorazione del
film, si è reso necessario cambiare in corsa una delle cantanti del
film. Liz Calalway, infatti, venne chiamata di
corsa dal cantante Stephen Flaherty e dalla
paroliera Lynn Ahrens per sostituire una cantante
che non sarebbe riuscita a registrare le tracce del film. Tuttavia,
la sua voce piacque così tanto che venne promossa per cantare le
parti della protagonista.
8. Ci sono molti camei
storici. Il numero musicale Parigi ha la chiave (del
tuo cuor) include diversi camei di personaggi storici
dell’epoca come Maurice Chevalier, Sigmund Freud, Charles
A. Lindebergh, Josephine Baker, Claude Monet, Isadora Duncan,
Auguste Rodin e Gertrude Stein.
Anastasia cast
9. Meg Ryan non sapeva se
accettare il ruolo di Anya. Quando a Meg Ryan fu offerto il ruolo di
Anya/Anastasia, non riuscì a decidere se accettare o meno. Dopo
aver dell’indecisione della Ryan, la Fox prese una clip di
Insonnia d’amore (1993) in cui l’attrice parlava e creò
una sequenza animata in cui Anya parlava. Dopo averla mandata alla
Ryan, lei rimase così colpita da accettare.
10. Voci particolari per
l’edizione italiana. L’edizione italiana del film ha
dovuto trovare delle voci che ben si prestassero per il doppiaggio,
soprattutto quello di Anastasia e Dimitri (doppiati, nella versione
originale, da Meg Ryan e John
Cusack). Non ha caso, le voce scelte sono state quelle di Tosca
e di Fiorello che si sono prestati sia per i
dialoghi, che per le parti cantate.
Marco Bellocchio torna a
raccontare la storia dell’Italia, e lo fa presentando in concorso
al Festival di Cannes
2019 il film Il Traditore, basato
sulla figura di Tommaso Buscetta,
l’uomo che ha permesso di sferrare uno dei più duri colpi che si
ricordi alla mafia. Il film, costruito sulle forti spalle di
Pierfrancesco Favino, presenta un ritratto
fedele e non indulgente sugli eventi che si snodano tra gli anni
ottanta e i primi 2000, sulla figura di una personalità ambigua e
di un paese diviso internamente.
Ha inizio nei primi anni ’80 il
racconto, nel bel mezzo di una vera e propria guerra tra i boss
della mafia siciliana. Tommaso Buscetta (Pierfrancesco
Favino), conosciuto come il “boss dei due mondi”,
fugge per nascondersi in Brasile. Qui viene però arrestato ed
estradato in Italia dalla polizia. Buscetta si trova a questo punto
davanti ad un scelta, e deciderà di incontrare il giudice Giovanni
Falcone e tradire l’eterno voto fatto a Cosa Nostra.
“Io non sono un pentito”,
sono queste le prime parole che Buscetta rivolge a Falcone, nel
primo dei loro intensi incontri. Ed in queste parole Bellocchio
racchiude l’intento del suo film, quello di raccontare un
personaggio ricco di sfumature, ombre, segreti, ma senza trattarlo
né come un eroe né come un mostro. Buscetta, lo si scoprirà, si
considera fedele ai propri valori, che sono stati invece traditi da
coloro che ora lui accusa. Il titolo del film allora diviene
piuttosto malleabile, applicabile a più individui semplicemente
cambiando il punto di vista.
L’intento di Bellocchio è
interessante, ed è proprio nei momenti di più fedele
rappresentazione dei fatti che si ritrova la forza del film. Nel
momento in cui il regista si mette al completo servizio della
storia, il film ha modo di svelare la sua forza narrativa e
documentaria. Gli incontri con Falcone, le udienze del maxi
processo, questi sono i momenti certamente più riusciti del film,
che lasciano parlare i personaggi e tramite loro la storia di un
Paese ferito e forse incurabile.
Fondamentale dunque la presenza di
attori capaci di reggere un tale impegno. Pierfrancesco Favino ha qui la possibilità di
confermare la sua bravura con un ruolo che lo costringe ad una
fisicità ed una personalità particolarmente complesse. Egli fa
proprio l’uomo Buscetta, riproponendone un ritratto umano e non
imitatorio. È nelle sequenze sopra citate che esce tutto il suo
carisma e il suo magnetismo, che permettono al film di acquisire un
notevole valore in più.
Vi sono certamente anche momenti
meno riusciti all’interno del film, e affrontando un periodo di
tempo piuttosto ampio si possono riscontrare alcuni passaggi
temporali bruschi. O ancora si evidenzia una forma non sempre
all’altezza di alcune scene. Ciò che è certo è che ad ogni modo
Bellocchio riesce nel suo intento di rappresentare in maniera
quanto più possibile neutra un personaggio che ha diviso, e può
ancora, dividere le opinioni.
Se Il
Traditore si prende l’incarico di rimanere il quanto
più oggettivo possibile sul suo protagonista, allo stesso tempo non
manca di consegnare allo spettatore il ricordo di una ferita ancora
aperta. Racconta la storia sottolineando il dolore, la paura,
affidandosi spesso e volentieri alle più celebri immagini di
repertorio. È dunque in grado di incidere nella coscienza dello
spettatore, raccontando ciò che spesso si preferirebbe invece far
dimenticare.
A poco più di un mese dall’arrivo
nelle sale di Spider-Man: Far
From Home tre nuovi spot internazionali ci
mostrano alcune scene inedite sul film e dettagli sui costumi che
Peter Parker indosserà in questo sequel ambientato tra Stati Uniti
e Europa (compresa Venezia, una delle città assediate dall’attacco
degli Elementali).
In particolare possiamo dare uno
sguardo all’Iron Spider, versione iper-tecnologica sviluppata da
Tony Stark e utilizzata dal supereroe in Avengers: Infinity
War per i viaggi nello spazio, alla misteriosa
uniforme nera Stealth e a quella classica che si alterneranno (ma
ancora non è chiaro in che modo e per quale ragione) in Far From
Home quando queste strane creature arriveranno nella capitali
europee.
Sempre negli spot compare anche
Spider-Man senza la maschera che abbraccia MJ mentre i due sono
circondati da detriti. Più tardi sentiamo Nick
Fury confidarsi con il ragazzo dicendogli che “Stark
ti ha fatto diventare un vendicatore, e il mondo ha bisogno di
questo“.
Sullo schermo ritroveremo Peter
cinque anni dopo la Decimazione e a poche settimane dalla battaglia
contro Thanos di Endgame. Insieme a lui,
in questa nuova avventura, ci saranno anche i compagni di scuola,
Fury e il suo braccio destro Maria Hill e un alleato venuto da
un’altra realtà simile alla nostra, Quentin Beck aka Mysterio.
Diretto ancora una volta da
Jon Watts,
Spider-Man: Far From Homeè
arrivato nelle nostre sale il 10 luglio. Confermati nel cast del
film il protagonista Tom
Holland nei panni di Peter Parker, Marisa
Tomeiin quelli di zia May e Zendayain
quelli di Michelle,Samuel
L. Jacksonin quelli di Nick Fury
e Cobie
Smuldersin quelli di Maria Hill.
Jake
Gyllenhaal interpreterà invece Quentin
Beck, aka Mysterio, uno degli antagonisti
più noti dei fumetti su Spidey.
Di seguito la sinossi ufficiale:
In seguito agli eventi di
Avengers: Endgame, Spider-Man deve rafforzarsi per affrontare
nuove minacce in un mondo che non è più quello di prima. ‘Il nostro
amichevole Spider-Man di quartiere’ decide di partire per una
vacanza in Europa con i suoi migliori amici Ned, MJ e con il resto
del gruppo. I propositi di Peter di non indossare i panni del
supereroe per alcune settimane vengono meno quando decide, a
malincuore, di aiutare Nick Fury a svelare il mistero degli
attacchi di creature elementali che stanno creando scompiglio in
tutto il continente.
Per quanto riguarda le novità del
sequel, la tuta di metallo di Peter dovrebbe essere una
versione rimodellata di quella di Iron
Spider. vista in Avengers: Infinity
War. Questa nuova tuta, prevede anche una nuova maschera,
con degli occhiali al posto delle orbite bianche, come da
tradizione, questo perché è ovvio che il personaggio abbia bisogno
di una nuova maschera dopo che la sua precedente è andata distrutta
su Titano, durante il confronto con Thanos e prima della sua
disintegrazione.
Eletta Regina del Nord nell’ultimo
episodio della stagione finale di Game of Thrones,
Sophie Turner aka Sansa Stark è
pronta a risorgere più potente che mai in X-Men:
Dark Phoenix, il cinecomic che chiude
la saga dei Mutanti riavviata nel 2011 con First Class presentando
al pubblico una nuova versione del personaggio.
E a quanto pare i paragoni tra
Jean Grey e la sovrana di Grande Inverno sono
possibili, oltre che interessanti se analizzati i percorsi
intrapresi dalle due eroine. A suggerirlo è proprio la Turner in
un’intervista con HBO: “Sono sempre stata attratta da donne
forti e indipendenti e Sansa e Jean lo sono entrambe. Alla fine
usano tutte queste cose terribili che sono successe per diventare
donne incredibilmente forti“. “Jean ha avuto Charles
Xavier come mentore, figura paterna e insegnante, e in questo film
verrà a mancare la fiducia.
Dall’altra parte c’è Sansa a
Grande Inverno, che deve confrontarsi con Jon e Daenerys ma non
vuole prendere ordini da loro. Vuole dirigere il regno da sola,
essere indipendente, ed è molto più controllata e sicura di Jean.
[…] […] Game of Thrones ha avuto la capacità di bilanciare
l’aspetto realistico con quello fantasy, e Dark Phoenix in qualche
modo fa lo stesso, mescolando i poteri soprannaturali ad emozioni
vere, legami umani. E credo che se il mondo dovesse collassare,
Jean sarebbe una Targaryen, perché è una Fenice, risorge dalle
proprie ceneri come Dany alla fine della prima stagione“.
Vi ricordiamo che X-Men: Dark Phoenix arriverà nelle nostre sale
il 6 giugno.
Dark Phoenix è già
stato apostrofato da Kinberg come l’inizio di un nuovo capitolo per
la serie di film di X-Men.“Lo vedo
come un nuovo capitolo. Lo vedo come qualcosa che prende il
franchise e lo lancia in una direzione diversa con toni diversi. E
questo non significa che il prossimo avrà lo stesso tono, significa
solo che il prossimo può avere un tono diverso. Penso che per molti
anni, gli X-Men di Bryan [Singer] abbiano davvero trasformato il
genere dei supereroi nel 2000 o 2001 quando è uscito il primo.
Questo arriva quasi 20 anni dopo. È molto tempo fa. E a quel tempo,
i film sui supereroi non erano molto popolari, in realtà. C’erano
stati alcuni fallimenti a metà degli anni ’90, e non c’erano stati
molti film sui supereroi, e in quel periodo l’approccio sugli
X-Men era davvero rivoluzionario.”
Il produttore Hutch
Parker l’ha inoltre inscritto nella categoria “thriller
hitchcockiano”, in omaggio al maestro del genere, parlandone in
un’intervista con ScreenRant durante il WonderCon di Anaheim,
California, confermando la linea editoriale del franchise che ha
sempre dato un tono specifico ad ogni film. Scritto e diretto da
Simon Kinberg, X-Men:
Dark Phoenix è interpretato da
Sophie
Turner, James
McAvoy, Michael
Fassbender, Jennifer
Lawrence, Nicholas
Hoult, Tye Sheridan, Alexandra Shipp e
Jessica Chastain. Il film arriva nelle nostre sale il
6 giugno.
Un mese dopo l’uscita Avengers:
Endgame continua ancora a far discutere attraverso i
dettagli scovati dai
fan più attenti nel film che ha concluso la saga delle gemme
dell’infinito e il percorso di alcuni personaggi. Tra questi,
arrivata al capolinea di un meraviglioso ed eroico viaggio, c’è
anche Vedova Nera, l’eroina interpretata da
Scarlett Johansson che tornerà protagonista il
prossimo anno nel prequel-standalone in fase di sviluppo.
A quanto pare infatti uno spettatore
avrebbe individuato nelle scene ambientate al quartier generale dei
Vendicatori due scarpette da ballo accanto a Natasha Romanoff,
seduta nel suo ufficio dal quale coordina le missioni dei supereroi
sopravvissuti allo schiocco, in particolare quando si collega con
Captain Marvel, War
Machine e Rocket prima che arrivi
Steve Rogers.
Questo significa che Natasha è
solita ballare, o anche solo svagarsi, cinque anni dopo la tragedia
della Decimazione, in onore dei vecchi tempi e del suo passato da
danzatrice classica? Se così fosse un dettaglio del genere
aggiungerebbe un’altra interessante sfumatura alla
caratterizzazione del personaggio ricollegandosi alla scena di
flashback vista in Avengers: Age of Ultron dove
veniva mostrato l’addestramento di Vedova Nera come assassina per
il KGB.
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli
sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti
in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora
una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare
l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle
conseguenze che potrebbero esserci.
Notizie come quella del possibile
casting del protagonista di The Batman fanno il
giro del mondo balzando all’attenzione dei media e dei fan in poco
tempo, arrivando – ovviamente – anche al Festival di Cannes, dove
Robert Pattinson ha presentato nei giorni scorsi
TheLighthouse (il nuovo film di
Robert Eggers) nella sezione Un Certain Regard.
Non è dunque mancata la domanda
della stampa riguardo le trattative in corso per interpretare il
crociato di Gotham nel prossimo adattamento firmato da Matt
Reeves che riavvierà le sorti del personaggio al cinema
dopo la prova di Ben Affleck in Batman v
Superman: Dawn of Justice e Justice
League.
Sfortunatamente il commento
dell’attore è stato vago e laconico, forse perché non ancora
autorizzato dalla Warner Bros. visto che coi sarebbe in ballo anche
un altro candidato, Nicholas Hoult:
“Mi dispiace, ma non posso assolutamente parlarne.
Risponderò solo alle domande riguardanti The
Lighthouse“.
In attesa che venga confermata o
smentita la notizia, vi ricordiamo che le prime indiscrezioni su
The Batman circolate online ipotizzano
un’ambientazione negli anni Novanta, epoca tornata di moda nel
corso dell’ultima stagione anche grazie al successo di un altro
cinecomic, Captain Marvel dei Marvel
Studios.
Per alcuni 1990 fa rima con gli
adattamenti di Batman di Tim
Burton che prepararono le basi per i futuri cinefumetti e
che sono stati fonte di ispirazione per Zack
Snyder per quanto riguarda una scena particolare di
Batman V
Superman: Dawn of Justice(dove il regista aveva
omaggiato lo scontro tra il cavaliere oscuro e Pinguino di
Batman Returns del 1992), per non parlare del
fatto che alcune delle più importanti trame a fumetti sul
personaggio provengono proprio da quel decennio.
Secondo i report, Reeves ha optato
per le storie di Batman: Anno Uno come possibile
punto di riferimento, proprio per conferire al suo film un tono da
genere noir enfatizzando le capacità investigative dell’eroe.
Nessuna notizia ufficiale invece sul casting, con la Warner Bros.
impegnata a trovare il perfetto sostituto di Affleck e altri
interpreti che possano riempire la ricca galleria di villain
prevista.
Per The Batman è
stata già fissata l’uscita in sala il 25 giugno
2021.
Ora però, almeno secondo quanto
riportato da Buzzfeed, diverse fonti confermano che la
sceneggiatrice di Avatar e Shutter IslandLaeta Kalogridis è già impegnata con la stesura
dello script del film e che questo potrebbe diventare il primo
capitolo di una nuova trilogia.
“Si, ne parliamo continuamente.
Stiamo sviluppando qualcosa e valutando se possa funzionare.”
aveva dichiarato la Kennedy ad aprile. “Al momento non ho idea
di quando metteremo in moto il progetto, ma dobbiamo essere cauti e
assicurarci che ci sia una certa cadenza per le uscite dei film di
Star Wars che non inizi a sembrare eccessiva.”
Per chi non lo sapesse, le
Cronache Jedi: I Cavalieri della Vecchia Repubblica
(in originale Tales of the Jedi: Knights of the Old
Repubblic) è uno spin-off della serie a fumetti Cronache
Jedi, la cui storia è ambientata circa 4.000 o 3.000 anni
prima degli eventi narrati in La Minaccia
Fantasma.
Star Wars: The
Rise Of Skywalker, le teorie sul significato del titolo
Vi ricordiamo che Star Wars:
The Rise Of Sywalker, capitolo conclusivo della nuova
trilogia del franchise diretto da J.J.
Abrams, arriverà nelle sale a dicembre
2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia Organa sarà
interpretato di nuovo da Carrie Fisher, usando del
girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della
Forza. “Tutti noi amiamo disperatamente Carrie
Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato
una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la
sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né
mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la
benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di
onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX,
usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio
VII.”
Indiana Jones e il tempio
maledetto è il secondo film della trilogia di
Indiana Jones e, come il precedente e i due film
successivi, anche questo è riuscito a conquistare il pubblico di
tutto il mondo.
Questo film, che continua ad
affascinare giovani e vecchie generazioni, riporta lo spettatore
alle spericolate avventure del protagonista più ammirato di
sempre.
Ecco, dunque, dieci cose da
sapere su Indiana Jones e il tempio maledetto.
Indiana Jones e il tempio
maledetto film
1. Questo in film, in
realtà, è un prequel.Iltempio
maledetto è di fatto il seguito di Indiana Jones e i
predatori dell’arca perduta (1981). Tuttavia, tecnicamente
sarebbe un prequel perché si svolge nel 1935, un anno prima degli
eventi de I predatori dell’arca perduta e tre anni prima
de L’’ultima crociata (1989).
2. Ci sono stati problemi
di budget. Durante la
produzione, il film stava iniziando a superare il budget
predisposto e Spielberg andò dagli sceneggiatore Willard
Huyck e Gloria Katz, chiedendo loro di
apporre delle modifiche alla sceneggiatura per risparmiare denaro.
I due hanno rimosso una pagina dallo script, riuscendo a salvare un
milione di dollari.
3. Non si sono potute
girare scene in India. I produttori di Indiana Jones e
il tempio maledetto non sono stati in grado di ottenere il
permesso di girare le scene in India. Il governo indiano ha
richiesto una copia della sceneggiatura e ha chiesto la rimozione
della parola Maharajah, temendo che il contenuto non riflettesse la
loro cultura. Di conseguenza, la produzione si trasferì nello Sri
Lanka, dove alcune località furono usate anche per le riprese de
Il ponte sul fiume Kwai (1957).
Indiana Jones e il tempio
maledetto streaming
4. Il film è disponibile in
streaming digitale. Chi volesse vedere o rivedere questo
film, è possibile farlo grazie alla sua presenza sulle diverse
piattaforme di streaming digitale legame, come Rakuten Tv, Prime Video, Tim Vision, Chili, Google Play e
iTunes.
Indiana Jones e il tempio
maledetto regista
5. Non è il film preferito
di Spielberg. Stando a quanto detto da
Steven Spielberg, pare che il regista non apprezzi questo film
tanto quanto il resto della saga. Tuttavia, ha ammesso che è stata
una grande esperienza per lui, perché ha incontrato la sua futura
moglie, Kate Capshaw, durante la produzione di
questo film.
6. Per Steven Spielberg la
scena delle pietanze è stata la più difficile.Steven Spielberg ha dichiarato che la scena in
cui Willie deve assaggiare la zuppa è stata una delle più
complicate da girare perché ci sono voluti molti ciak. I bulbi
oculari erano attaccati al fondo della ciotola con delle stecche e
l’attrice avrebbe dovuto mescolare bene per staccarli, in modo che
potessero salire in superficie.
7. Il film è più dark di
quanto sarebbe dovuto essere. Nel documentario Making Of
di questo film, George Lucas ha ammesso che originariamente
voleva che Il tempio maledetto avesse un tono più scuro
rispetto al film precedente, comparandolo a L’impero colpisce ancora (1980). In realtà, poi, il
film è risultato essere molto più dark delle premesse, in parte
perché sia lui che Spielberg avevano problemi nella vita privata.
Lo stesso regista ha poi dichiarato che si sentiva a disagio con
quei toni lugubri, tanto da inserire volutamente dei tratti
umoristici.
Indiana Jones e il tempio
maledetto cast
8. Kate Capshaw ha dovuto
combattere le sue paure. Per la sequenza della camera in
cui è presente ogni tipo di insetto, Kate Capshaw era veramente
coperta da oltre duemila insetti. Per superare la paura iniziale,
l’attrice ha dovuto prendere dei sedativi prima di iniziare a
girare.
9. È stato il film di
debutto di Jonathan Ke Quan. Indiana Jones e il tempio
maledetto ha fatto debuttare il giovane Jonathan Ke
Quan nel mondo della recitazione. L’avviso di casting era
stato inviato a tutte le scuole elementari perché si cercava un
bambino che avesse origini asiatiche e Jonathan si presentò ai
casting solo per accompagnare il fratello. Tuttavia, fu lui a
catturare l’attenzione del direttore di casting e Steven Spielberg
rimase colpito dalla sua personalità.
10. Harrison Ford ha avuto
problemi di schiena. Durante la lavorazione del film,
Harrison Ford ha sofferto di un’ernia alla
schiena, con dolori che si sono diffusi durante la scena in cui
viene attaccato di schiena nella sua camera. Ciò a causato un
arresto della produzione, mentre Ford è volato a Los Angeles per
un’operazione di chirurgia spinale.
Amazon Prime Video ha diffuso i teaser trailer
di Star
Trek: Picard la nuova serie ancora su Jean-Luc Picard
che arriverà in oltre 200 paesi e territori, al di fuori degli
Stati Uniti e del Canada. In base all’accordo pluriennale con CBS,
ogni episodio sarà disponibile su
Amazon Prime Video entro 24 ore dall’anteprima
americana. L’annuncio congiunto è stato presentato oggi da CBS
Studios International e Amazon Prime Video.
La nuova serie Star
Trek: Picard vede Sir Patrick Stewart
riprendere il ruolo del venerabile Jean-Luc
Picard, che ha interpretato per sette stagioni in “Star
Trek: Next Generation”. La serie seguirà questo personaggio iconico
nel prossimo capitolo della sua vita.
“C’è solo una parola che può
descrivere Sir Patrick Stewart nel ruolo di Comandante della nave
spaziale ed è ‘leggendario’”, ha affermato Alex
Kurtzman produttore esecutivo della serie. “Siamo
felicissimi che torni al comando, per portare il messaggi ottimisti
di Star Trek al pubblico in tutto il mondo”.
“Siamo entusiasti di
collaborare con CBS per portare la nuova edizione della storica
saga di Star Trek ai nostri clienti Amazon Prime Video” ha
dichiarato Brad Beale, Vice President Worldwide Content Licensing
per Amazon Prime Video. “Con l’incredibile Sir Patrick Stewart,
che torna nei panni dell’amatissimo Jean-Luc Picard, siamo
entusiasti di poter offrire ai fan di “Trek”, sia vecchi sia nuovi,
l’opportunità di vederlo di nuovo in azione. È un’aggiunta
formidabile alla già ricca offerta di contenuti esclusivi di Amazon
Prime Video”.
“Per 50 anni, le serie Star
Trek sono state un successo globale, che ha coinvolto generazioni
di tutte le età. È un onore dare il benvenuto a Sir Patrick Stewart
per quella che sarà sicuramente un’altra estensione di livello
mondiale della storica saga”, ha dichiarato Armando Nuñez,
Presidente e Chief Executive Officer di CBS Global Distribution
Group. “Non vediamo l’ora di lavorare con il team di Amazon
Prime Video per portare questo prossimo capitolo dell’incredibile
serie Star Trek alla sua appassionata fanbase
internazionale”.
Negli Stati Uniti, la serie sarà
disponibile esclusivamente su CBS All Access, il servizio di
abbonamento diretto al consumatore di CBS, disponibile su tutte le
principali piattaforme digitali, incluso Amazon Channels e Fire
TV.
Accanto a Stewart, il cast della
serie vede anche la presenza di Alison Pill (The Newsroom), Harry
Treadaway (Penny Dreadful), Isa Briones (American Crime Story:
Versace), Santiago Cabrera (Salvezza), Evan Evagora (nuovo
arrivato), e Michelle Hurd (Blindspot). La serie sarà prodotta da
CBS Television Studios in associazione con Secret Hideout e
Roddenberry Entertainment. Alex Kurtzman, Michael Chabon, Akiva
Goldsman, James Duff, Patrick Stewart, Heather Kadin, Rod
Roddenberry e Trevor Roth saranno i produttori esecutivi e Aaron
Baiers (Secret Hideout) sarà il co-produttore esecutivo e Kirsten
Beyer sarà il produttore supervisore.
Presentato nella sezione Un
Certain Regard del Festival di Cannes 2019,
Nina Wu è il nuovo film del regista
Midi Z. Un’opera che
vuole essere un manifesto orientale del movimento #metoo, ma che
inciampa nelle sue ambizioni finendo per essere un film
confusionario e debole nelle sue idee.
Protagonista assoluta è Nina,
un’attrice in cerca di fama che ottiene il suo privo provino per un
ruolo da protagonista in un film. Poco convinta dal progetto, ma
desiderosa di affermarsi, Nina si presenta dal produttore,
ottenendo infine la parte. Divenuta una celebrità, ha tuttavia
inizio per lei un incubo. Convinta che qualcuno la stia
perseguitato, Nina inizierà a vivere in uno stato di continua
tensione, ritrovandosi come a vivere in un film thriller.
È probabilmente una storia già
vista o sentita quella di Nina Wu, ma le
prime scene del film facevano sperare in risvolti che portassero la
narrazione su strade meno battute. Sfortunatamente con il
susseguirsi delle scene si comprende che non è questo il caso. Il
regista intraprende un percorso che porta la prima parte del film a
concentrarsi sulla lavorazione del lungometraggio per la quale
l’attrice è stata scelta. La osserviamo nelle sue preoccupazioni,
nelle sue crisi e nel difficile rapporto con il regista. Fin qui il
film riesce ad attirare un minimo di attenzione, ma è nella seconda
parte che la narrazione sembra completamente perdere la
bussola.
Terminate le riprese, l’attrice si
ritrova coinvolta in una successione di eventi che sembrano
solamente aggiungere elementi al film senza che questi siano
particolarmente necessari. Si soffre così di un senso di
smarrimento, distaccandosi completamente da quanto viene mostrato.
È solamente sul finale che il film sembra intraprendere nuovamente
la strada proposta inizialmente, introducendo però una nuova
tematica.
Subentra qui la questione sulle
molestie in ambito cinematografico, dalle quali è nato il celebre
movimento #metoo. Diventa così chiaro che con Nina
Wu il regista vuole portare in scena una tematica
attuale, ma che qui finisce solamente per avere un tono moralistico
che poco aggiunge ai tanti discorsi fatti a riguardo. Un finale di
questo tipo porta a sminuire quanto visto fino a quel momento, e
che già si reggeva su di un precario equilibrio. Nel ricercare una
forma per trasportare l’attualità in film, Midi Z scivola in un
didascalismo che compromette la voce autoriale, turbando lo
spettatore e non in una maniera positiva per il film.
Ecco il primo trailer di
Terminator: Dark Fate, che uscirà in Italia con il
titolo di Terminator: Destino Oscuro. Nel film,
Linda Hamilton torna nei panni di Sarah
Connor!
Il film “fingerà”
che Terminator 3, 4 e 5 non siano mai
esistiti e continuerà la storia da Terminator 2: Il
Giorno del Giudizio.
Nel cast del film
tornano Arnold
Schwarzenegger e Linda
Hamilton. Completano il cast Mackenzie Davis,
Diego Boneta e Gabriel
Luna.
Alla regia
di Terminator: Dark Fate è stato
confermato Tim Miller. Il film sarà un sequel
del secondo capitolo e vedrà Linda Hamilton tornare nei panni
dell’eroica Sarah Connor.
“Questa è una continuazione
della storia di Terminator 1 e Terminator 2. E stiamo facendo finta
che gli altri film siano stati un brutto sogno – ha dichiarato
Cameron in precedenza – O una timeline alternativa, possibile
nel nostro multi-verso.”
Room è dei film
degli ultimi anni che ha affascinato il pubblico per la sua storia
e per le interpretazioni strabilianti di Brie
Larson e del piccolo Jacob Tremblay.
Performance cariche di emozioni e dotate di intensità uniche.
Questo è un film che andrebbe visto
almeno una volta nella vita per motivi diversi. Dalla delicatezza
dei vari temi afforntati alle difficoltà delle riprese e delle loro
qualità.
Ecco, dunque, dieci cose da
sapere su Room.
Room film
1. È stato girato
cronologicamente. Per far sì che
Jacob Tremblay riuscisse ad esibirsi mentre il suo
personaggio evolveva passo passo, si è preferito girare
Room con sequenze in maniera cronologica. Ciò ha reso più
semplice al giovane attore capire cosa stesse succedendo e come
potersi esprimere.
2. Il primo mese di riprese
è stato complicato. In questo periodo di tempo, girare il
film ha richiesto una certa dose di creatività, dato che il
regista del film e la sua crew lavoravano in un set dalle
dimensioni di 11 x 11. Ciò ha significato lavorare entro i confini
dello spazio limitato, rimanendo in tema con la claustrofobia e le
pareti non sono mai state rimosse per facilitare le riprese.
3. Sono stati coinvolti i
genitori di Tremblay. Affinché tra Brie Larson e il piccolo Jacob si instaurasse
un legame intenso, i genitori dell’attore hanno deciso di invitare
la Larson a casa loro prima delle riprese di Room. In
questi momenti i due hanno avuto l’occasione di conoscersi bene,
giocando ad uno dei giocattoli preferiti di Jacob, i LEGO (con cui
gioca anche nel film).
Room streaming
4. Il film è disponibile in
streaming digitale. Chi volesse vedere o rivedere
Room, è possibile farlo grazie alla sua presenza sulle
diverse piattaforme di streaming digitale e legale, come Infinity,
Rakuten Tv, Chili, Google Play, Netflix e iTunes.
Room finale
5. Il ritorno nella stanza
per riprendere la propria vita. Nella scena finale di
Room, è possibile notare come i due protagonisti ritornino
alla stanza-bunker che li aveva tenuti segregati per molti anni.
Proprio in questo frangente, il bimbo avrà modo di rivedere uno a
uno gli oggetti che gli hanno fatto compagnia, compresa la sua
unica finestra sul mondo, il lucernaio. Questa rivisitazione non
sarà altro che il modo di dire addio al passato e di riprendere in
mano la propria vita.
6. Rivedere il bunker aiuta
a ristabilire gli spazi. Sebbene la sopravvivenza nel
bunker sia stata una prigionia atroce, i due protagonisti hanno
necessità di tornare anche per poter riprendere in mano i propri
spazi, per prendere confidenza con il mondo esterno in cui ora
possono vivere e che, un tempo, era l’insolito, riuscendo a
prendere consapevolezza di loro stessi per poter andare oltre.
Room storia vera
7. Il film non si basa su
una storia vera, ma su un libro. Come ha più volte
dichiarato Emma Donoghue, l’autrice della
sceneggiatura del film e anche scrittrice del libro su cui il film
si basa, Stanza, letto, armadio, specchio (2010), non ci
sono riferimenti su fatti realmente accaduti.
8. Ci sono eventi simili ad
avvenimenti reali. Sebbene il film non si basi su una
storia realmente accaduta, vi sono delle somiglianze con il caso di
Amanda Berry, una delle tre giovani detenute per
oltre un decennio da Ariel Castro. La ragazza fu
rapita a Cleveland e violentata dal suo rapitore: dalle violente
nacque un figlio. Dopo aver passato anni chiusi in una stanza, la
giovane era riuscita a fuggire. Un’altra storia vera alla quale il
libro, come la sceneggiatura, si avvicina molto, è quella di
Elisabeth Fritzl, una donna austriaca rinchiusa in
un bunker dal padre, rimanendo prigioniera per 24 anni e
partorendo, a seguito di numerose violenze, ben 7 figli.
Room cast
9. Brie Larson si è chiusa
in casa un mese. Per poter capire cosa stavano passando Ma
e Jack,
Brie Larson ha deciso di isolarsi per un mese nella sua casa,
senza utilizzo del telefono o di Internet e seguendo una dieta
rigorosaa. Considerandosi una persona introversa, l’attrice pensava
che chiudersi in casa potesse essere per lei quasi una vacanza,
salvo ricredersi. Nelle ultime settimane, infatti, era diventata
molto depressa e piangeva tutto il giorno.
10. Jacob Tremblay non
riusciva a gridare in faccia a Brie Larson. Il giovane
Jason Tremblay, che aveva già avuto qualche esperienza attoriale,
durante le riprese non riusciva a urlare a Brie Larson nella scena
in cui era arrabbiato per la sua torta di compleanno senza
candeline. Alla fine, il regista Lenny Abrahamson ha fatto in modo che l’intero
cast e la troupe inziassero a saltare su e giù, urlando a più non
posso, fino a quando il bambino non fosse stato in grado di farlo
da solo.
Combatti per il tuo passato, il
destino e la tua famiglia con Creed
II in DVD, Blu-Ray, 4K UHD e
nell’edizione Steelbook Blu-Ray dal 23
maggio. La leggenda di Rocky Balboa e di Apollo Creed
continua in Creed II, seguito del grande successo
di critica e pubblico Creed e della leggendaria
saga di Rocky. Quando le ombre del passato si
allungano, per Rocky Balboa e Adonis Creed è tempo di
ritornare sul ring e affrontare i propri fantasmi, in
palio c’è molto di più che la gloria. Creed
II è un’esperienza cinematografica fatta di sudore e
passione, da vivere e rivivere a casa nello splendore dell’alta
definizione. Il film diretto da Steven Caple Jr porterà il giovane
pugile di fronte alla prova più difficile: un viaggio nel passato e
nell’inferno della sua rabbia che potrebbe costargli tutto… o
donargli la gloria!
Tra i tantissimi contenuti speciali
all’interno delle edizioni Blu-Ray e 4k UHD c’è il dietro le quinte
del casting di Florian Munteanu nei panni del più
grande avversario di Adonis: Viktor Drago. E uno speciale
approfondimento “Fathers & Sons”, dedicato alla
storica rivalità tra le due famiglie di combattenti, ereditata poi
dai figli e mai sopita. Ma il conflitto che i protagonisti devono
affrontare non è limitato al ring: ogni famiglia richiede la
massima dedizione e, per Rocky e Adonis, essere veri genitori
potrebbe cambiargli la vita. Spazio anche alle donne, con uno
speciale approfondimento dei personaggi di Bianca, interpretata da
Tessa Thompson, e Mary Anne Creed
(Phylicia Rashad). Ogni pugno, ogni allenamento,
sarebbe vano senza una forte motivazione e una ferrea disciplina.
Per questo le donne di Creed II sono così
fondamentali alla portata emotiva della storia. Con il documentario
The Rocky Legacy rivivremo la saga del pugile
italo americano negli anni. Nostalgia ed emozioni assicurate! Ma
non è tutto, all’interno dei contenuti speciali delle edizioni
Blu-Ray™ e 4k UHD si potranno gustare anche alcune scene inedite,
mai arrivate al cinema.
Per una visione da veri cultori
della saga Warner Bros Entertainment Italia propone anche il
cofanetto in DVD e Blu-Ray2 Film
Collection contenente sia il film Creed
(diretto da Ryan Coogler) che ha riportato in scena Sylvester Stallone nei panni di Rocky, che
Creed II.
Creed II, cast
Creed II è
interpretato da Michael B. Jordan (Black Panther,
Creed) e Sylvester Stallone (la saga di Rocky, e i
film di Rambo) che riprendono i loro ruoli nella parte di Adonis
Creed e Rocky Balboa. Nel cast troviamo anche Tessa
Thompson (Thor: Ragnarok), Phylicia Rashad (Fiori
d’acciaio), Wood Harris (Il sapore della vittoria – Uniti si
vince), Andre Ward, Florian Munteanu (Bogat), Russell Hornsby (Il
coraggio della verità) e Dolph Lundgren (I mercenari) che ritorna
nel franchise come Ivan drago.
Steven Caple Jr. ha diretto Creed
II da una sceneggiatura originale scritta a due mani da Quel Taylor
e Stallone, su una storia di Sascha Penn e Cheo Hodari Coker,
basata sui personaggi creati da Stallone. Il film è prodotto da
Irwin Winkler, Charles Winkler, William Chartoff, David Winkler,
Kevin King-Templeton, e Stallone. Ryan Coogler, Jordan e Guy Riedel
hanno ricoperto il ruolo di produttori esecutivi.
Creed II, trama
La vita di Adonis Creed è
diventata un equilibrio tra gli impegni personali e l’allenamento
per il suo prossimo grande combattimento: la sfida della sua vita.
Affrontare un avversario legato al passato della sua famiglia, non
fa altro che rendere più intenso il suo imminente incontro sul
ring. Rocky Balboa è sempre al suo fianco e, insieme, Rocky e
Adonis si preparano ad affrontare un passato condiviso, chiedendosi
per cosa valga la pena combattere per poi scoprire che nulla è più
importante della famiglia.
I più attenti la ricorderanno nei
primi film di Xavier Dolan, ma adesso l’attrice canadese
Monia Chokri si “nasconde” dietro alla macchina da
presa e dirige il suo primo lungometraggio, La femme de mon
frere, presentato in apertura di Un Certain Regard a
Cannes 2019.
La storia è quella di Sophia, una
ragazza che ha appeno concluso il dottorato e si trova in una
situazione di stallo, senza lavoro, senza casa, non più una
ragazzina, ma ancora non abbastanza matura da essere una donna
indipendente, soprattutto da un punto di vista affettivo. Sophia
vive infatti con il fratello, Karim, con il quale coltiva una bella
relazione, qualche volta conflittuale, come è normale che sia tra
fratelli cresciuti insieme. I loro genitori sono una eccentrica
coppia molto attiva e vitale, che ripone nei figli tante speranze,
che Sophia, puntualmente, disattende. È proprio Karim ad
accompagnare Sophia in ospedale, quando deve abortire, e in questa
occasione incontra Eloise, la bella dottoressa con cui aveva
passato una notte tanti anni prima. I due riprendono a frequentarsi
e la vita di Sophia ne risente profondamente.
Eccessivo, esagerato, sopra le
righe, La femme de mon frere è una commedia
divertente e brillante, che con un umorismo rumoroso e frizzante
racconta la normalità con grande efficacia. Nonostante la
protagonista non abbia poi molto di normale o comune, il film si
concentra nel fotografare la sua stranezza in contesti quotidiani,
nei quali Sophia spicca appunto per la sua originalità. Non
particolarmente bella, dotata o affascinante, la protagonista può
essere una donna qualunque in un momento di stallo della propria
vita.
A questa leggerezza di personaggi
si accosta un occhio accogliente e colorato, che predilige le
inquadrature simmetriche e che ricorda il cinema di Dolan, che ha
diretto due volte la Chokri e alla quale ha trasmesso le sue
suggestioni.
La femme de mon
frere è un ottimo esordio, un occhio sulle donne e sul
loro mondo, in un momento storico che sta ridefinendo il loro ruolo
nella società e nella famiglia.
Intervistato da 660 City News,
Dan Aykroyd ha svelato qualche nuovo dettaglio su
Ghostbusters 3, terzo capitolo del franchise
affidato a Jason Reitman che arriverà nelle sale
il 10 Luglio 2020.
Uno degli aspetti analizzati
dall’attore è l’utilizzo degli effetti speciali e il fatto che il
prossimo film prediligerà tecniche “vecchio stile” (per quanto
possibile) invece di affidarsi completamente alle tecnologie
moderne.
“Vorrei sempre usare i pupazzi e
ogni volta esorto la produzione a tornare agli effetti meccanici.
Ma la CGI è così efficiente e facile da usare che tutti saremo
d’accordo con l’idea di mescolare vecchia e nuova tecnologia dove
possibile“.
Aykroyd ha poi parlato del nuovo
film e delle polemiche riguardanti il reboot al femminile del
2016:
“Jason ha scritto una bellissima
sceneggiatura, ma non posso dire molto a proposito. Forse ci
saranno dei volti noti…chissà. Per quanto riguarda il remake, non
voglio scartare il lavoro che le ragazze hanno fatto con Paul Feig.
In un certo senso mi sono arrabbiato, tuttavia ho capito che avrei
dovuto incolpare me stesso come produttore per i costi fuori
controllo e le cose in generale invece che prendermela con il
regista […]
[…] Assumi un regista, ti fidi
di lui, ti fidi della sua visione. Ma il lavoro svolto da Kate
(McKinnon), Kristen (Wiig), Leslie (Jones) e Melissa (McCarthy)
insieme a Paul è stato davvero superbo. Ne avremmo fatto
sicuramente un altro ma il budget eccessivo ce l’ha
impedito.“
Le riprese di Ghostbusters
3, che ha “Rust City” come titolo di
lavorazione, inizieranno il 25 Giugno a Calgary e proseguiranno per
circa 15 settimane.
Nel cast sono stati confermati
Mckenna Grace (vista di recente in Captain
Marvel, dove interpreta
Carol Danvers da bambina), Finn Wolfhard (la star
della serie Stranger Things) e Carrie Coon (The
Leftlovers), che interpreteranno rispettivamente il fratello
maggiore e la madre del personaggio della Grace.
La produzione non ha diffuso
ulteriori dettagli sulla pellicola, che come saprete sarà il sequel
diretto dei due Ghostbusters diretti da Ivan Reitman (papà di
Jason), senza nessun collegamento con il reboot al femminile di
Paul Feig del 2016, e che la storia ruoterà
intorno a due ragazzi e due ragazze di età compresa fra i 12 e i 13
anni.
“Ho sempre pensato a me stesso
come il primo fan di Ghostbusters, quando avevo 6 anni ero a
visitare il set. Volevo fare un film per tutti gli altri fan.”
ha raccontato Reitman in una recente intervista con Entertainment
Weekly. Questo è il prossimo capitolo della serie originale.
Non è un riavvio. Quello che è successo negli anni ’80 è accaduto
negli anni ’80, e questo è ambientato nel presente.”.
Dopo il Grand Prix con È solo la
fine del mondo, Xavier Dolan torna al
Festival di Cannes 2019 con Matthias &
Maxime, il film con cui torna alle sue origini
canadesi. Prima di questo film, in cui compare anche trai
protagonisti, Dolan aveva diretto La mia vita con
John F. Donovan, presentato a Toronto 2018 ma mai
arrivato nelle sale italiane, che era il suo primo film in lingua
inglese.
Adesso l’ex enfant prodige
torna alle ingombranti figure femminili, alle storie personali,
alle atmosfere che gli sono più care. Di seguito le foto dal
tappeto rosso della premiere di Matthias & Maxime
a Cannes 2019.
Contrariamente alle aspettative, le
riprese di Bond 25 proseguiranno senza sosta
nonostante l’infortunio di Daniel Craig e la
release del film non subirà cambiamenti. A riportarlo è
direttamente la produzione con un annuncio sul profilo twitter
ufficiale che vi traduciamo di seguito:
“Aggiornamento su BOND 25:
Daniel Craig subirà un piccolo intervento alla caviglia dopo
l’infortunio subito durante le riprese in Giamaica. La produzione
continuerà mentre l’attore farà la sua riabilitazione per due
settimane dopo l’intervento. Il film rimane in pista per la stessa
data di uscita fissata ad aprile 2020.“
La notizia dell’incidente di Craig
era stata diffusa qualche giorno fa dal quotidiano britannico The
Sun e rilanciata da Variety. A quanto pare l’attore stava correndo
durante un ciak quando è scivolato cadendo in maniera piuttosto
imbarazzante. Sempre il Sun aveva rivelato che le riprese nei
Pinewood Studios di Londra, originariamente programmate alla fine
della settimana, sarebbero state cancellate.
Vi ricordiamo che questo non è il
primo infortunio per la star, ormai a suo agio con l’esecuzione
della maggior parte delle sue acrobazie e sequenze d’azione nel
franchise di Bond: era già successo sul set di Casino
Royale con qualche ferita, su quello di Quantum of
Solace con lo strappo di un muscolo della spalla, senza
contare l’incidente al ginocchio provocato da una scena di
combattimento in Spectre.
BOND 25 update: Daniel Craig will be
undergoing minor ankle surgery resulting from an injury sustained
during filming in Jamaica. Production will continue whilst Craig is
rehabilitating for two weeks post-surgery. The film remains on
track for the same release date in April 2020. pic.twitter.com/qJN0Sn4gEx
Vi ricordiamo che Bond
25 sarà diretto da Cary
Fukunaga (il primo regista non britannico che siede dietro
la macchina da presa di un film di 007), mentre la sceneggiatura è
stata riscritta da Scott Z. Burns (The Bourne
Ultimatum, Contagion).
Secondo quanto riportato dal The
Guardian, la MGM ha assunto Phoebe Waller Bridge
(Killing Eve, Fleabag) per “ravvivare” lo script del
venticinquesimo film del franchise ancora senza titolo ufficiale,
sotto speciale richiesta di Daniel Craig, per
portare nel progetto l’humor e l’intelligenza tipiche dello stile
della sceneggiatrice.
Una parte importante delle riprese
si terrà nella città di Matera, capitale europea della cultura per
2019, fornendo l’ambientazione perfetta per quella che dovrebbe
diventare la sequenza d’azione del prologo, simile al segmento
di apertura di Spectre a Città del
Messico durante le celebrazioni del Giorno dei Morti.
Gli ultimi due film
di James Bond sono stati diretti
da Sam Mendes che ha incassato con i
suoi film rispettivamente 1,1 miliardo di dollari
per Skyfall (il Bond di maggior successo
di sempre, con un Oscar all’attivo) e 880 milioni
con Spectre. Dato il successo che Mendes ha
raggiunto con i film, quando ha annunciato che non avrebbe più
diretto un Bond Movie, la EON e la MGM si
sono date da fare per cercare un rimpiazzo all’altezza.
Presentato in Concorso a
Cannes
2019, Frankie è il nuovo film di
Ira Sachs, che si avvale di Isabelle Huppert nei panni di splendida
protagonista. È la storia di una diva del cinema, un’attrice altera
e schietta, sembra in effetti proprio la Huppert stessa. La donna è
malata di tumore all’ultimo stadio e indice una riunione di
famiglia a Sintra, in Portogallo, un luogo bellissimo e
silenzioso.
La donna sembra volere tutta la sua
famiglia allargata accanto a sé, non è chiaro però il motivo: vuole
lasciare una grande eredità ai figli, vuole fare un qualche
annuncio misterioso, vuole commettere suicidio davanti a tutti, o
forse semplicemente ha bisogno di avere accanto i suoi affetti ora
che la fine si avvicina. Il racconto è rarefatto e gira intorno ai
personaggi, tutti alle prese con delle vite un po’ sbilenche che ne
catalizzano l’attenzione, c’è chi pensa alla separazione, chi
flirta con i ragazzi del luogo, che cerca l’amore e chi la propria
identità, e tutti gravitano intorno a Frankie,
sfacciata ed elegante, superiore agli affanni del mondo,
apparentemente.
Frankie, il film
Meno brillante degli altri lavori
che ci ha proposto negli anni, Ira Sachs si
concentra principalmente sui personaggi e sul paesaggio, immergendo
i primi nel senso e raccontandoli con grande affetto e leggerezza.
Sembra voler fotografare la fugacità dell’esistenza in punta di
piedi, l’amore e la morte che accomunano tutti gli esseri viventi,
senza però prendere posizioni o offrire conclusioni, semplicemente
accertandone l’esistenza. Forse troppo esile per un concorso a
Cannes,
Frankie rivendica la sua dignità di storia leggera
e scorrevole, di quelle che si lasciano raccontare e ascoltare
senza fatica, mettendo a proprio agio gli interlocutori. Si rivolge
all’uomo e alla vita, all’amore, alla morte.
Dalle formiche a…topi e gatti:
Michael Peña “lascia” momentaneamente l’universo
Marvel di Ant-Man
per interpretare l’antagonista principale di Tom e
Jerry, nuovo adattamento cinematografico dei classici
d’animazione targati Hanna-Barbera affidato alla regia di
Tim Story (I Fantastici 4, Un poliziotto
ancora in prova).
A confermare la notizia è Deadline,
ricordando che nel cast è stata già confermata
ChloeGrace Moretz nei panni di
Kayla, la ragazza che lavorerà nell’elegante Park Hotel gestito
proprio dal personaggio di Peña. Terrorizzata dalla presenza di un
topolino nell”edificio, Jerry, assumerà il gatto Tom per
sbarazzarsene.
Vi ricordiamo che la
serie di cortometraggi originale nasce nel 1940 dalle menti
creative di William Hanna e Joseph Barbera e segue l’accesa e
divertente rivalità tra i due protagonisti.
Tra i più popolari e
acclamati prodotti d’animazione, vanta nel palmares sette oscar al
miglior corto eguagliando così le Sinfonie Allegre della Walt
Disney Studios. Nel tempo sono stati diversi gli episodi al centro
di accese polemiche, soprattutto per gli stereotipi razziali che
riguardavano la rappresentazione del personaggio nero ricorrente
Mammy Due Scarpe, o un tema controverso come quello del
cannibalismo.
Un mese e innumerevoli visioni dopo,
Avengers:
Endgame continua a regalare piccole sorprese e
riferimenti vari al Marvel Cinematic Universe grazie
all’occhio di falco di alcuni fan. Come quello che sul forum Reddit
sembra aver notato un dettaglio legato al personaggio di
Rocket Raccoon durante i viaggi nel tempo e il
ritorno ad Asgard insieme a Thor in cui ci sarebbe un esplicito
omaggio ad una delle vittime della Decimazione (poi tornata in vita
nel finale).
L’immagine qui sotto è la prova
evidente che il procione doppiato da Bradley Cooper sta indossando
un indumento del suo amico e collega dei Guardiani della Galassia
Star-Lord, ovvero la sciarpa rossa sfoggiata nel
secondo capitolo del franchise di James Gunn.
Chi conosce o ha letto i fumetti sui
Guardiani, soprattutto quelli pubblicati prima dell’uscita del
primo volume al cinema, avrà sicuramente notato che Rocket ha
addosso lo stesso costume della sua controparte originale, e la
sciarpa non fa parte del look. Tuttavia sembra che in Endgame lo
scopo finale sia quello di onorare la famiglia scomparsa dopo lo
schiocco di Thanon in Infinity War, proprio per
sottolineare il percorso emotivo del personaggio attraverso tutto
il MCU.
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli
sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti
in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora
una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare
l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle
conseguenze che potrebbero esserci.