Torna nelle sale italiane
con I WONDER CLASSICS, la divisione di I Wonder
Pictures dedicata alla riscoperta dei classici d’autore,
QUARTO POTERE (CITIZEN KANE), il film cult diretto da
Orson Welles che uscì negli Stati Uniti nel 1941 e in Italia
nel dopoguerra.
QUARTO POTERE
(CITIZEN KANE), a più di 80 anni dall’uscita, è un film di
straordinaria attualità: il suo ritorno in sala cade in un anno in
cui 2 miliardi di cittadini in 76 Paesi, Stati Uniti compresi,
saranno chiamati alle urne, e in un momento storico in cui la
riflessione sul potere dei media – social e tradizionali – è quanto
mai urgente, a partire dai recentissimi casi di cronaca
italiani.
QUARTO POTERE
(CITIZEN KANE) si presenta come un’inchiesta giornalistica
sulla vita di Charles Foster Kane, personaggio pubblico e tycoon
per eccellenza, proprietario di ben 37 testate giornalistiche e di
svariate emittenti radiofoniche, candidato governatore e
protagonista di scandali clamorosi che, finiti sulle prime pagine
dei quotidiani, troncano la sua avanzata verso la presidenza degli
Stati Uniti. L’enorme potere dei media sull’opinione pubblica e
sulla società diventa così uno dei temi centrali del film,
proponendo una chiave interpretativa anche del nostro presente. La
figura di Kane, in cui pubblico e privato si mescolano
inscindibilmente, è indagata da un giornalista attraverso cinque
interviste a persone a lui vicine, che ne restituiscono un ritratto
complesso e contraddittorio. Ma è davvero possibile definire
l’essenza profonda di un uomo, per quanto la sua vita sia stata di
pubblico dominio?
Definito da Jorge Luis
Borges come “il lavoro di un genio” e da Steven Spielberg come “una grande
esperienza”, QUARTO POTERE (CITIZEN KANE) ha
rivoluzionato la storia del cinema, diventando secondo la BBC e
l’American Film Institute il miglior film americano di sempre.
QUARTO POTERE
(CITIZEN KANE) sarà nei cinema dal 24 marzo in versione
originale sottotitolata.
Quarto Potere – la trama
Charles Foster Kane, magnate e media tycoon, muore abbandonato da
tutti nella sua lussuosa residenza, Xanadu. Ma, prima di spegnersi,
pronuncia la parola “Rosebud”. Chi o cos’è Rosebud? E cosa si
nasconde tra le pieghe della vita di un individuo che, come lui, è
stato in grado di incarnare il Sogno Americano finché quel sogno
non è diventato un incubo? Nell’anno delle presidenziali Usa e in
uno scenario mediatico rivoluzionato dal web e dai social, torna al
cinema Quarto
Potere (Citizen Kane) e
si rivela ora più attuale che mai, capace di parlarci con
inalterata lucidità del potere dei media, delle loro ingerenze
nella politica e dei riflessi che questo potere ha su tutti noi. E
di appassionarci con una storia di sfrenata ambizione, ascesa e
caduta, alla ricerca di quel lato più intimo di ogni individuo, che
persino oggi – con le nostre esistenze moltiplicate dagli schermi
di centinaia di device elettronici – è forse destinato a rimanere
inaccessibile.
Il nome di Sara
Sampaio potrà non dire molto agli appassionati di cinema,
in quanto ad oggi più che come attrice ha lavorato principalmente
come modella. Sempre più, però, Sampaio sembra interessata a
portare avanti una carriera anche nel mondo della recitazione,
potendo già contare su alcuni progetti realizzati e altri in arrivo
particolarmente promettenti. In vista di una sua maggiore
popolarità, può allora essere utile sapere qualcosa di più su di
lei.
Ecco 10 cose che forse non sai su Sara
Sampaio.
Sara Sampaio: i suoi film e le serie TV
1. Ha recitato in alcuni
film. Sampaio ha debuttato come attrice in un
lungometraggio nel film del 2017 The Clapper, commedia con
Ed Helms e Amanda Seyfried dove interpreta sé stessa. Nel
2018 ha poi recitato nel drammatico Carga, incentrato sul
traffico di esseri umani, ricoprendo il ruolo di Anna. Torna poi a
lavorare come attrice nel 2021 per il film Confini e
dipendenze, un thriller sui cartelli di droga con protagonisti
Gary Oldman, Armie Hammer e Evangeline Lilly. Nello stesso anno interpreta
Marta nel film Sombra, per poi recitare in
Wifelike (2022), con Jonathan
Rhys Meyers, e At Midnight (2023).
2.È
comparsa in una nota serie TV. Nel 2017 Sampaio ha fatto
anche il suo debutto in una serie televisiva con Billions,
interpretata da Paul
Giamatti e Maggie Siff, recitando nel ruolo di Prianca
nell’episodio 3 della seconda stagione. Ha poi recitato anche in
due episodio della miniserie Sombra – Uma mãe sabe, dove
ha ripreso il personaggio di Marta, già interpretato nel film
Sombra.
3.Ha
diversi nuovi progetti in arrivo. Questo e il prossimo
anno si riveleranno molto importanti per Sampaio, ormai sempre più
interessa a portare avanti una carriera da attrice parallelamente a
quella da modella. Nel 2024 reciterà infatti nel ruolo di Gia nel
film drammatico Billy Knight, che ha per protagonisti
Al Pacino, Patrick
Schwarzenegger e Diana Silvers. Nel 2025,
invece, reciterà nell’atteso Superman:
Legacy, film che la aiuterà senza dubbio a divenire ancor
più popolare.
Sara Sampaio sarà Eve Teschmacher in
Superman: Legacy
4. Reciterà nell’atteso
film del DC
Universe. Sampaio è stata scelta per interpretare Eve
Teschmacher nel film Superman: Legacy, scritto e
diretto da James Gunn e
con David Corenswet nel ruolo di Superman. Il
personaggio di Eve Teschmacher ha fatto il suo
debutto nel film di Superman di Richard Donner con
protagonista ChristopherReeve, per poi
essere inserita all’interno della continuity dei fumetti DC. Il suo
ruolo consiste nell’essere l’assistente di Lex Luthor e di essere il suo
interesse amoroso. Si presume dunque che nel film l’attrice avrà
modo di confrontarsi principalmente con l’interprete di Luthor,
Nicolas
Hoult.
Sara Sampaio, modella per
Victoria’s Secret
5. È uno dei volti del noto
marchio di moda. Nel 2013 Sampaio ha già alle spalle una
breve ma intensa attività da modella, che in quell’anno la porta
infine a diventare uno dei volti della linea Pink di
Victoria’s Secret e nel mese di novembre viene scelta per sfilare
al suo primo Victoria’s Secret Fashion Show. Sempre per
Victoria’s Secret ha poi partecipato al videoclip del brano
Hands to Myself di SelenaGomez, dove insieme ad
altre modelle canta in playback. Questo è poi stato promosso con
un’esibizione televisiva al Victoria’s Secret Fashion Show 2015 e
al Saturday Night Live.
6. Ha stabilito un
primato. Il 28 aprile 2015, Victoria’s Secret conferma
sulla sua pagina ufficiale di Instagram che Sara Sampaio è
diventata ufficialmente una Victoria’s Secret Angels,
insieme ad altre nove modelle. Ciò l’ha resa il primo angelo
portoghese del celebre marchio di moda, facendole dunque stabilire
un primato.
Sara Sampaio: il suo fidanzato e i suoi ex
7. Ha una relazione con il
figlio di un noto attore. Dal 2015 al 2020 Sampaio ha
avuto una relazione con l’imprenditore Oliver
Ripley. La relazione è però poi terminata per via della
difficoltà di conciliare la vita privata con i rispettivi impegni
professionali. Dall’aprile 2022 all’inizio del 2023 ha avuto una
relazione con il produttore americano Zac
Frognowski, mentre dal luglio 2023 ha una relazione con
Ray Nicholson, figlio del celebre premio Oscar
Jack Nicholson.
Sara Sampaio è su Instagram
8.È
presente sul social network. L’attrice e modella è
presente sul social network Instagram, con un proprio profilo verificato seguito da ben 8,6
milioni di persone e dove attualmente si possono ritrovare circa
700 post. Questi sono principalmente immagini relative a suoi
lavori da attrice e da modella, inerenti il dietro le quinte di
tali progetti o promozionali nei loro confronti. Ma non mancano
anche curiosità, momenti di svago, eventi a cui ha preso parte e
altre situazioni ancora. Seguendola, si può dunque rimanere
aggiornati su tutte le sue novità.
9. Ha parlato sul social
della propria malattia. La Sampaio ha dichiarato tramite
il proprio profilo Instagram di soffrire di tricotillomania. Anche
nota come “disturbo da strappamento di peli”, è questa una
condizione psicologica caratterizzata da un persistente e
irrefrenabile bisogno di strapparsi capelli e/o peli di qualsiasi
altra area del corpo, per ragioni non estetiche. Sampaio è stata
elogiata dai fan e dai media per aver sensibilizzato l’opinione
pubblica su questa patologia poco conosciuta e ha ricevuto molti
messaggi di sostegno da parte di chi ne soffre.
Sara Sampaio: età e altezza dell’attrice
10. Sara Sampaio è nata il
21 luglio 1991 a Porto,
inPortogallo. L’attrice
è modella è alta complessivamente 1,73 metri.
Il regista di Deadpool 3,
Shawn Levy, ha recentemente annunciato che le
riprese principali del trequel ambientato nel MCU sono terminate, e il regista ha
ora utilizzato i social media per condividere un paio di nuove foto
dietro le quinte.
Non si tratta di scatti rivelatori,
ma le immagini ci mostrano Levy che condivide un abbraccio con le
star Ryan
Reynolds (Wade Wilson) e
Hugh
Jackman(Logan),
presumibilmente scattate all’inizio e alla fine della produzione.
La didascalia recita che da amicizia, la loro relazione è diventata
una vera e propria fratellanza. Ma non è tutto…
Il film sta cominciando
silenziosamente il suo posizionamento nelle programmazioni di tutto
il mondo, e in particolare è balzata all’occhio la trama del film
che è stata scelta per segnalare il film in Giappone. La breve
sinossi recita: “Quel fottuto eroe irresponsabile Deadpool
cambierà la storia dell’MCU con Wolverine”.
Deadpool 3
riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di
Free Guy e The Adam Project, che ha firmato la regia
dell’atteso progetto. Hugh Jackman
uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere
il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli
ufficiali della storia di Deadpool 3, con
protagonista Ryan Reynolds,
non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama
riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la
serie di film di Deadpool – l’unica parte del
franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione
della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di
Reynolds si siano svolti in un universo diverso.
Ciò preserva i film degli X-Men
della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e
Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman,
viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi
presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e
Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche
altri X-Men possano fare la loro
comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della
Marvel comparsi sul
grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben
Affleck.
Una voce recente afferma che anche
Liev Schreiber
sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo,
Morena Baccarin
(Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie
Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e
Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni
dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in
franchising Emma Corrin (The
Crown) e Matthew
Macfadyen (Succession), i cui ruoli sono ancora segreti. Un
recente report afferma inoltre che la TVA di Loki, incluso l’agente
Mobius (Owen Wilson) e
Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool 3
uscirà nei cinema il 26 luglio 2024.
Nel 2015 arriva al cinema Kingsman: The Secret Service, diretto da
Matthew Vaughn e basato sul fumetto di Mark Millar
e Dave Gibbon, film che ha fatto esordire Taron
Egerton rendendolo una star. Nel 2017, il seguito ha
aggiunto un pezzo importante alla mitologia dei Kingsmen al cinema,
con The Golden Circle.
Il prequel di questa storia,
The King’s Man, è arrivato nel 2021 con una
serie di ritardi dovuti al COVID e con un riscontro di pubblico non
proprio incoraggiante. Ora, un terzo capitolo della saga principale
è in lavorazione ormai da anni, e sappiamo da tempo che chiuderà il
libro sulle storie di Eggsy e Harry Hart.
Parlando con Collider del suo nuovo film,
Argylle,
il regista Matthew Vaughn ha riconosciuto che il
divario tra il secondo e il terzo capitolo è stato forse un po’
troppo lungo (sette anni e oltre) e ha chiarito che vuole che
Kingsman 3 venga realizzato il più rapidamente
possibile.
“Quindi dobbiamo andare avanti
con Kingsman 3 prima che Colin [Firth] diventi troppo vecchio e,
oserei dirlo, anche Taron [Egerton] se la cava,” ha spiegato
Vaughn. “Quindi, Kingsman 3 è sicuramente la conclusione della
loro relazione. Il primo atto è in fase di scrittura. Il terzo atto
è in fase di scrittura. Il secondo atto ha bisogno di un po’ di
lavoro, giusto? E quindi sappiamo come finisce, sappiamo come
inizia.”
Vaughn conferma quindi di possedere
i diritti sul franchise di Kingsman, il che
significa che se 20th Century Studios (ex Fox)
rifiuta di realizzare il trequel, potrà produrlo altrove. Mentre i
primi due film hanno avuto successo, The King’s Man è stata una delusione di
critica e di pubblico. E questo potrebbe rendere difficile la
vendita di un terzo capitolo.
Daniela Melchior è
uno dei volti che maggiormente restano impressi dopo la visione di
The Suicide Squad, grazie alla sua dolcissima
Ratcatcher 2 che in molti vorrebbero vedere ancora
al cinema. Il ritorno diretto è stato reso improbabile dal
risultato al box office non troppo lusinghiero per il film,
tuttavia John Cena e il suo Peacemaker hanno trovato spazio e pubblico sulla
HBO. Allo stesso modo, sia Amanda Waller di Viola
Davis che Weasel di Sean Gunn faranno
parte del rilancio del DCU.
Sembra quindi legittimo sperare in
un ritorno di Ratcatcher 2, tuttavia Daniela
Melchior non sembra essere a conoscenza di piani che
la coinvolgono, almeno da quanto ha dichiarato in una risposta a un
commento sui social:
Non sembra che Gunn abbia ancora
contattato l’attrice, che ha avuto anche
un piccolo ruolo in Guardiani della Galassia Vol.
3, ma saremmo sorpresi se non la portasse a bordo del
franchise in futuro, se non come Ratcatcher 2, almeno nei panni di
un personaggio diverso.
Per quanto riguarda il resto dei
compagni di squadra nella Task Force X, riportare in vita l’Harley
Quinn di Margot Robbie sembrerebbe un gioco da
ragazzi – soprattutto dopo l’enorme successo di Barbie – ma Gunn ha recentemente dichiarato di non
aver parlato con l’attrice di un potenziale ritorno.
Da quando è stato annunciato che
Pedro Pascal (The
Last of Us) è stato selezionato per unirsi al cast
dell’attesissimo epico Il
Gladiatore 2, i fan sono stati alla ricerca di ogni
piccola informazione che potesse offrire qualche indizio su quale
ruolo ricoprirà. Dato che il team di produzione e il regista
Ridley Scott (Napoleon)
non lasciano trapelare informazioni, non ci resta altra scelta se
non quella di esaminare alcune foto che potrebbero aver
inavvertitamente svelato il tipo di costume che Pascal indosserà
nel film.
Le foto sono state originariamente
pubblicate da un membro della troupe de Il
Gladiatore 2 di nome Mark Gauci, che
potrebbe essere un amico di Pascal, e sembrano foto di un
soleggiato fine settimana a Malta. A quanto pare, il gruppo ha
deciso di celebrare la fine della lavorazione –
le riprese del film si sono concluse la scorsa settimana – e
una delle immagini dei BTS mostra Pascal con capelli diversi e
mentre indossa ancora un costume.
È abbastanza chiaro che il mantello
grigio che indossa è del tipo che vediamo nei pezzi d’epoca, e
potrebbe suggerire che il personaggio di
Pedro Pascal in Il
Gladiatore 2 sia qualcuno della classe nobiliare, dal
momento che non sembra logoro. Sotto il mantello non c’è molto da
vedere tranne un pezzo di camicia bianca, quindi dobbiamo ancora
scoprire che tipo di posizione sociale occupa il suo personaggio
nella storia.
Il gladiatore 2 è
diretto da Ridley Scott e
si basa su una sceneggiatura scritta da David Scarpa. A guidare
l’atteso sequel è Paul Mescal nel
ruolo di Lucio, il figlio di Lucilla e nipote dell’imperatore
Commodo del primo capitolo. A Paul Mescal si
aggiungono i membri del cast Connie Nielsen nel ruolo di Lucilla e
Derek Jacobi in quello di Gracco. Nel cast ci
saranno anche
Denzel Washington,
Pedro Pascal, Joseph Quinn, Fred Hechinger, May Calamawy, Lior
Raz e altri ancora.
Il gladiatore 2
è prodotto da Ridley Scott,
Michael Pruss, Douglas Wick e Lucy Fisher. Il film
è considerato una produzione in joint-venture tra
Paramount, Universal Pictures, Scott Free Productions e
Parkes/MacDonald Productions. Ricordiamo che Russell Crowe non è
coinvolto in alcun modo nel progetto, specialmente alla luce
del fatto che il suo Massimo muore, appunto, al termine del primo
film. La produzione de Il gladiatore 2 è
ripresa
all’inizio del mese dopo la fine degli scioperi a Hollywood.
Attualmente il film dovrebbe arrivare nelle sale il 22 novembre
2024.
Il 2023 è stato un anno piuttosto
critico per i Marvel Studios, che hanno visto alcuni dei
loro progetti ottenere risultati ben al di sotto delle aspettative
(Ant-Man
and the Wasp: Quantumania e The
Marvels su tutti) e altri riscuotere un buon successo
(Guardiani
della Galassia Vol. 3 e la serie Loki). Tra
novità, esperimenti, passi falsi e lezioni imparate, i Marvel Studios hanno anche
introdotto la nuova etichetta Marvel Spotlight (con un
proprio logo e tema sonoro), che
sarà presente su alcuni dei prodotti che da qui in avanti verranno
realizzati come parte del MCU. Con il primo titolo
contenente tale dicitura che è già stato rilasciato, sarà bene
sapere qualcosa in più su questa nuova realtà targata Marvel.
Cos’è Marvel Spotlight?
Come affermato dal responsabile
dello streaming dei Marvel Studios, Brad
Winderbaum, l’etichetta Marvel Spotlight
“offre una piattaforma per portare sullo schermo prodotti più
realistici basati sui personaggi e, nel caso di Echo,
concentrandoci sulla posta in gioco del contesto urbano piuttosto
che su una più ampia continuità del MCU“.
Nel Marvel Spotlight, dunque, saranno
inseriti quei prodotti meno “fantasiosi”, basati su personaggi non
necessariamente dotati di superpoteri ma anche unicamente di
abilità speciali e che si muovo in contesti più quotidiani rispetto
a quanto ad esempio fanno i Guardiani
della Galassia o
Thor. Il Marvel Spotlight sembra inoltre
rispondere anche ad una delle lamentele più ricorrenti emerse
nell’ultimo periodo nei confronti del Marvel Cinematic Universe,
ovvero la continuità.
Come si collega Marvel Spotlight con l’MCU?
Da quando il Marvel Cinematic Universe
è stato esteso anche alle serie televisive, i titoli facenti parte
del franchise sono aumentati notevolmente, rendendo difficile
riuscire a stare dietro a tutto senza perdersi qualche importante
dettaglio. Lo spettatore che vuole avere contezza di quanto sta
accadendo nell’MCU è dunque come
“costretto” a vedere ogni titolo, anche quelli che magari non sono
di suo interesse.
Allo stesso tempo,
quest’ampliamento dei prodotti ha reso per i Marvel Studios
particolarmente difficile riuscire a tenere viva una certa coerenza
e continuità di prodotto in prodotto. Ad oggi, sono infatti molti
gli elementi o i personaggi introdotti a cui ancora non è stato
dato un seguito nel MCU.
Con il Marvel Spotlight ci si propone
dunque di abbattere, almeno in parte, tale problematica, offrendo
prodotti che non richiedono allo spettatore di aver visto prima
altri titoli possibilmente collegati. Ad esempio, per vedere
Echo,
la prima serie targata Marvel Spotlight, non sarà
necessario aver visto le serie Hawkeye e
Daredevil.
Naturalmente, i titoli che
rientreranno sotto questa dicitura faranno sempre parte del
MCU, ma il legame sarà
meno evidente, rendendo di fatto questi prodotti quasi come fossero
una cosa a parte, da poter fruire autonomamente. La realizzazione
di serie autonome o in ogni caso profondamente incentrate sui loro
personaggi protagonisti è un concetto ereditato dalla serie a
fumetti pubblicata negli anni Settanta.
Marvel Spotlight nei fumetti
Il nome Marvel Spotlight non è in realtà
una novità assoluta per il franchise. Questo si ricollega infatti
all’omonima serie antologica di fumetti Marvel, che ha introdotto
personaggi come Ghost Rider e
Spider-Woman. La serie ha avuto inizio con 33
numeri pubblicati tra il 1971 e il 1977, dove veniva introdotto
Red Wolf, il primo supereroe indigeno della
Marvel, ideato da Stan
Lee per rispondere alla forte richiesta di prodotti
western di quel periodo. In seguito al successo dei primi numeri, a
Red Wolf fu assegnata una serie propria, così come ai personaggi
Werewolf by Night, Ghost Rider,
il Figlio di Satana e
Spider-Woman, nati proprio sotto la dicitura
Spotlight.
Oltre a lanciare nuove serie, però,
Marvel Spotlight ha anche ospitato
alcune significative storie con personaggi già affermati. Il numero
31, ad esempio, fornisce una spiegazione retroattiva del perché
Nick Fury rimanga sempre così giovane, riconducendo la cosa ad un
siero sperimentale per la longevità. Dopo una durata di quasi sei
anni, la serie si concluse con Marvel Spotlight #33 (aprile 1977).
La serie è poi stata ripresa nel 1979, inizialmente come semplice
luogo in cui pubblicare nuove storie dell’appena cancellato
Capitan Marvel. Tuttavia, una volta esauriti
questi racconti, la serie passò a presentare altri personaggi, ma
nessuno di questi ebbe una propria serie e il progetto venne
cancellato dopo soli 11 numeri.
Il primo titolo Marvel Spotlight: ECHO
Il 10 gennaio 2024
è arrivato su Disney+Echo, la nuova serie dei
Marvel Studios
nonché come già accennato il primo titolo del Marvel Spotlight. Questa è
composta da cinque episodi e ha come protagonista Maya Lopez (Alaqua Cox) che,
dopo essere tornata nella sua città natale in Oklahoma, dove deve
fare i conti con il suo passato, riconnettersi con le sue radici
native americane e abbracciare la sua famiglia e la sua comunità.
Nel suo percorso avrà modo di imbattersi nuovamente anche in
Wilson Fisk, meglio noto come Kingpin (Vincent
D’Onofrio), ma anche in Matt Murdock, alias Daredevil
(Charlie
Cox).
Pur essendo un sequel spin-off di
Hawkeye, la serie TV
dedicata ad Occhio di Falco che per prima ha introdotto il
personaggio di Maya Lopez nel Marvel Cinematic
Universe, non sarà dunque necessario aver visto quel titolo per
poter comprendere Echo. La
serie è però anche un prequel di
Daredevil: Born Again, l’attesissima serie tv che
racconterà le nuove avventure di Matt Murdock e Wilson Fisk e che,
nonostante alcune problematiche produttive, è attualmente in
lavorazione in casa Marvel Studios. Per
quanto come già detto i titoli del Marvel Spotlight sono – almeno
nelle intenzioni – indipendenti tra loro, potrebbe essere
necessario vedere Echo per poter
comprendere al meglio Daredevil:
Born Again.
Quali altri film o serie faranno parte del Marvel
Spotlight?
Come già riportato, la serie
Echo è stato il
primo titolo distribuito dai Marvel Studios a far parte
dell’etichetta Marvel Spotlight. Ad oggi non è
noto quanti altri titoli ne faranno parte, ma sappiamo per certo
che Daredevil:
Born Again e Wonder Man saranno tra questi.
Secondo alcune indiscrezioni, anche il film Captain America: New World Order potrebbe rientrare
sotto questa dicitura, per quanto nel film siano presenti una serie
di personaggi – provenienti in particolar modo da L’incredibile Hulk – che richiedono dunque una loro
conoscenza pregressa. Ad oggi non è dunque certo se anche tale
titoli farà parte di questa etichetta, per cui non resta che
attendere annunci a riguardo come anche su altri prodotti che
andranno a comporre il Marvel Spotlight.
La storia complessa,
scandalosa e appassionata del re di Francia Enrico II e la
cortigiana Diane de Poitiers è al centro della nuova serie
Sky Exclusive La Favorita del Re, diretta da
Josée Dayan (Il conte di Montecristo, I
Miserabili, Le Relazioni Pericolose) di cui tutti gli episodi
saranno disponibili in esclusiva su Sky e in streaming solo su
NOW dal 31 gennaio.
Il period
drama rinascimentale in quattro puntate vede protagonisti
Isabelle Adjani (The Story of Adele H., Call my
Agent!), Hugo Becker (Leonardo, Gossip Girl, Call
my agent!) e Gaia Girace (L’amica Geniale) nel ruolo di
Caterina de Medici.
Diane de Poitiers
(Isabelle Adjani), donna dalla straordinaria
bellezza, determinata e seducente, conquistò il cuore del re di
Francia Enrico II (Hugo Becker), vent’anni più
giovane di lei, e ne divenne amante e consigliera. Ma con il re
promesso sposo a Caterina de Medici (Gaia
Girace), Diane dovette combattere per mantenere la sua
influenza sul sovrano. Grazie alla sua intelligenza e scaltrezza
riuscì a ritagliarsi un ruolo nelle dinamiche di corte. Sembrava,
inoltre, che Diane avesse il potere di non invecchiare, la sua
bellezza rimaneva immutata malgrado il tempo passasse inesorabile.
Ma come tutti gli incantesimi, anche questo improvvisamente
svanì…
Una serie che porta sullo
schermo la magnificenza del Rinascimento, girata nei meravigliosi
Castelli della Loira. Un cast magistrale che include anche
Gerard Depardieu (Cyrano de Bergerac, Maigret),
Samuel Labarthe (Criminal Games di Agatha
Christie, The Forest), e Virginie Ledoyen
(The Beach, Addio mia Regina, Le Retour). Una produzione
Passion Films e Ga&A Productions. France TV Distribution è il
distributore a livello internazionale.
La trama de La
Favorita del Re
Per più di vent’anni,
Diane de Poitiers è stata la favorita del re Enrico II. Nonostante
il suo carattere forte e la sua leggendaria bellezza, Diane è solo
una cortigiana e la sua posizione rimane fragile. L’imminente
matrimonio di Enrico con Caterina de’ Medici potrebbe mettere a
repentaglio i suoi sogni di dominio. Diane farà di tutto per
mantenere la sua influenza. Ma la passione con Enrico, di vent’anni
più giovane di lei, che è la chiave del suo potere, può davvero
durare per sempre?
Lewis Pullman è
stato scelto per essere quindi Sentry, mentre il ruolo di Ayo Edebiri non era ancora stato annunciato,
per cui non sappiamo chi interpreterà Viswanathan. Con ogni
probabilità, il personaggio sarà l’assistente di Allegra de
Fontaine, Erin, che si dice sia “eccezionale nel suo
lavoro, sorprendendo anche Val per quanto sia brava a portare a
termine le cose”. Gli addetti ai lavori, tuttavia, credono che
ci sarà qualcosa di più nel ruolo.
Cosa sappiamo sul film Thunderbolts?
In Thunderbolts,Harrison
Ford sostituirà
il defuntoWilliam Hurt nei panni di Thaddeus
“Thunderbolt” Ross. Il resto del cast è attualmente composto da Red
Guardian (David
Harbour), Ghost (Hannah
John-Kamen), Yelena Belova (Florence
Pugh), Bucky Barnes/The Winter Soldier
(Sebastian
Stan), John Walker/ US Agent (Wyatt
Russell) e Taskmaster (Olga
Kurylenko). Secondo quanto appreso la contessa
Valentina Allegra de Fontaine (Julia
Louis-Dreyfus) metterà insieme la squadra e potrebbe anche
essere parzialmente responsabile della creazione di
Sentry. Thunderbolts
è attualmente previsto nelle sale il 25 luglio
2025.
Sebbene la Sony
Pictures abbia chiaramente deciso di creare un proprio
universo cinematografico condiviso con i personaggi di
Spider-Man di cui detiene i diritti, sembra che le
recenti performance al botteghino dei progetti Marvel Studios e la decisione di
Warner Bros di riavviare un universo DC abbiano
condizionato un ripensamento.
Sebbene sia i film di
Venom che Morbius avrebbero
dovuto far parte dello stesso universo e includere alcuni legami
con l’MCU, ora Madame
Web, Kraven
the Hunter e il terzo film di
Venom vengono definiti internamente e
commercializzati come progetti “autonomi”. “Potrebbe esserci
qualche esitazione nel sottolineare l’interconnessione di questi
film“, afferma Jeff Gomez, un produttore
esecutivo transmediale di Starlight Runner che ha lavorato con Sony
su Spider-Man: Homecoming.
“Ne hanno già parlato e non ha funzionato.“
Ciò non significa che i film non si
collegheranno in alcun modo, in quanto potrebbe semplicemente
indicare che Sony preferirebbe minimizzare i propri legami con
universi cinematografici precedentemente stabiliti.
Dovremmo avere un’idea migliore dei
piani per un Universo di Spider-Man di Sony una
volta che Madame
Web arriverà nei cinema il mese prossimo, ma un
insider crede che lo studio stia ancora costruendo il film dei
Sinistri Sei, a lungo vociferato, e vuole vedere Venom di
Tom Hardy e Spider Man di Tom Holland
incrociare le loro strade. Nonostante i film di
Venom abbiano avuto ottimi risultati al
botteghino, Morbius non ha avuto affatto successo,
e il trailer di Madame
Webha gettato il pubblico
nello scetticismo più totale.
La trama e il cast di Madame Web
Madame Web è la storia delle origini
di una delle eroine più enigmatiche dei fumetti Marvel.
Dakota Johnson interpreta la protagonista,
Cassandra Webb, un paramedico di Manhattan con poteri di
chiaroveggenza. Costretta a confrontarsi con alcune rivelazioni del
suo passato, stringe un legame con tre giovani donne destinate a un
futuro straordinario ma che dovranno sopravvivere a un presente
pieno di minacce.
Madame
Web è basato su un personaggio del mondo dei
fumetti Marvel creato da
Dennis O’Neil e John Romita Jr.
Il film è diretto da S. J. Clarkson
(Orange Is the New Black, Jessica
Jones, Anatomy of a Scandal) da una
sceneggiatura di Claire Parker e S. J.
Clarkson e interpretato da Dakota Johnson, nel ruolo di protagonista,
insieme a
Sydney Sweeney, Celeste O’Connor, Isabela
Merced, Tahar Rahim, Mike Epps,
Emma Roberts e Adam Scott. Madame
Web sarà nelle sale italiane dal 14 febbraio 2024
prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.
Dopo aver recitato in Hello,
Destroyer, l’attore Jared Abrahamson si è
unito al cast della serie The
Penguin con Colin Farrell la serie in produzione per
Max. A darne notizia è stato il sito Deadline.
Per il suo ruolo in Hello,
Destroyer, Abrahamson ha ricevuto il premio TIFF
Rising Star e un Leo Award per la
migliore interpretazione da protagonista. Per il momento non si sa
esattamente chi Abrahamson interpreterà in The
Penguin.
Secondo quanto riportato in
precedenza da Empire Magazine, è stato confermato che The
Penguin riprende pochi giorni dopo la fine di
The
Batman, con il Cobblepot di Colin Farrell che si trova ad affrontare il
nuovo vuoto di potere lasciato dopo la morte del Carmine Falcone di
John Turturro.
Le riprese della serie sono state
interrotte dagli scioperi SAG-AFTRA e WGA della scorsa estate, ma
sono riprese lo scorso novembre/dicembre. Recentemente,
Michael Kelly ha confermato di aver finito di
girare le sue scene per gli 8 episodi di Max.
“Stavo girando The
Penguin e ci siamo fermati proprio a
metà [a causa dello sciopero]“, ha dichiarato Kelly a
ComicBook. “Mi era rimasto un giorno [di riprese] e ora ho
finito. È pazzesco anche perché ora sono un agente libero per la
prima volta in 10 anni ed è eccitante e terrificante“.
Riguardo all’interpretazione di
Colin Farrell, Kelly ha dichiarato: “È
incredibile, amico, incredibile e lui è così dannatamente bravo. È
bravissimo“. Kelly interpreta Johnny Vitti, un tenente della
famiglia criminale Falcone. Anche se i dettagli sulla serie sono
scarsi, immaginiamo che il personaggio di Kelly e il Pinguino di
Colin Farrell si contenderanno il
controllo dell’impero di Carmine.
Inoltre, visto che le riprese di
The
Penguin sono ancora in corso, ma Kelly ha
terminato, si potrebbe ipotizzare che il Cobblepot di Colin Farrell abbia la meglio nella lotta per
il controllo della malavita di Gotham.
Oltre ad Abrahamson, Colin Farrell e Kelly, la serie è interpretata
anche da Cristin Milioti nel ruolo di Sofia
Falcone, figlia di Carmine, Michael Zegen nel
ruolo di Alberto Falcone, figlio di Carmine, e Clancy
Brown nel ruolo del mafioso rivale Salvatore Maroni.
Tra i non protagonisti figurano
anche Rhenzy Feliz, Michael Kelly, Shohreh Aghdashloo,
Deirdre O’Connell, Carmen Ejogo, François Chau, Theo Rossi e David
H. Holmes.
In altre notizie relative allo
spin-off di The
Batman, la serie televisiva Arkham
Asylum che Reeves
stava sviluppando per Max ora
fa parte del DCU, secondo James
Gunn. Antonio Campos, che è stato showrunner della
serie limitata della HBO acclamata dalla critica, The
Staircase, è a capo dello sviluppo della serie televisiva
di Arkham per Reeves.Campos ha sostituito
Terence Winter (Boardwalk Empire) che ha lasciato
la serie per divergenze creative.
The
Penguin non ha una data di uscita, ma si dice che uscirà nel
terzo trimestre del 2024. The
Batman – Parte 2 uscirà nelle sale il 3 ottobre
2025.
Cosa aspettarsi dal Pinguino?
Ambientato nel mondo di
The Batman del 2022, The
Penguin si concentrerà sul passato di Oswald
Cobblepot e mostrerà la sua ascesa al potere nel ventre squallido
di Gotham piuttosto che rappresentarlo come un boss affermato. Il
personaggio ha una ricca storia di apparizioni dal vivo, poiché
Danny DeVito ha interpretato il famoso
Pinguino in Batman Returns mentre Robin Lord
Taylor lo ha interpretato in Gotham.
Il dramma limitato sarà basato sui
personaggi DC creati da Bob Kane e Bill Finger. È stato
scritto da Lauren LeFranc, che è anche la
showrunner. I primi due episodi saranno diretti da
Craig Zobel. Insieme a Colin Farrell recitano nella serie
Cristin Milioti (Made for Love) nel ruolo della
figlia di Carmine, Sofia Falcone; Michael Zegen
(The Marvelous Mrs. Maisel) nel ruolo del figlio di Carmine,
Alberto Falcone; e Clancy Brown (John Wick:
Capitolo 4) nei panni di Salvatore Maroni, gangster di Gotham. A
loro si uniscono Rhenzy Feliz, Michael Kelly, Shohreh
Aghdashloo, Deirdre O’Connell, Carmen Ejogo, François Chau
e David H. Holmes.
Si dice anche che
Robert Pattinson potrebbe apparire nei panni di Bruce
Wayne/Batman. I produttori esecutivi sono Dylan Clark e Matt Reeves
di The
Batman, Farrell, LeFranc, Daniel Pipski, Adam Kassanand e Rafi
Crohn. È un progetto congiunto tra 6th e Idaho, DC
Entertainment, Dylan Clark Productions e Warner Bros.
Television.
Henry Cavill si sta già preparando per la sua
prossima avventura sul grande schermo, mentre nelle sale si aspetta
l’arrivo di Argylle
di Matthew Vaughn. La star appare barbuta e
bellissima nelle nuove immagini del prossimo film di Guy
Ritchie, The Ministry of Ungentlemanly
Warfare, condivise oggi su Instagram. Oltre a condividere il suo nuovo look
irsuto, baffuto e corpulento per il progetto, Cavill ha anche
rivelato che il primo trailer arriverà oggi.
Basato su una storia realmente accaduta raccontata da
Damien Lewis nel suo libro omonimo, The
Ministry of Ungentlemanly Warfare segue
un’organizzazione segreta fondata da Winston
Churchill e dall’autore di James
BondIan Fleming per indebolire e infine far
deragliare il regime nazista attraverso “sgarbate azioni non da
gentiluomini”. Atti di sabotaggio. Precursore delle moderne
organizzazioni di operazioni segrete, questo gruppo era composto da
personale militare d’élite, ma apparentemente disadattato,
specializzato in attività non convenzionali, cogliendo di sorpresa
i nazisti e svolgendo un ruolo importante nello sradicarli.
Henry Cavill è stato nominato leader di questo
gruppo, anche se in questo caso il suo look non è quello della
superspia.
L’ex star di Superman salperà con un
talentuoso ensemble nell’ultimo film di Ritchie, con Hero
Fiennes Tiffin, Henry Golding, Alan Ritchson
e Alex Pettyfer tra coloro che si uniranno a lui
in acqua. Eiza González, Babs Olusamokun, Henrique Zaga,
Til Schweiger e Cary Elwes
completano il gruppo costellato di stelle.
La scena di Star Wars: l’Ascesa di Skywalker in cui Rey e
Kylo Ren (tornato Ben) si baciano è stata oggetto di conversazione
in una recente puntata del podcast Happy Sad Confused dove
Daisy Ridley è stata ospite di
Josh Horowitz.
Ridley ha spiegato a Horowitz che la
scena è stata l’ultima che lei e
Adam Driver hanno girato insieme prima che lui
terminasse le riprese, e ha aggiunto che quel momento è stato per
lei una specie di saluto: “Mi sentivo come se tutti noi… ci
sentissimo ricompensati, e ciò che era interessante, ancora una
volta, penso, era l’intenzionalità. La mia sensazione in quel
momento era quel bacio rappresentasse un addio, quindi sembrava mi
guadagnato. Perché, voglio dire, potresti dare mille significati a
un bacio, ma mi sentivo come se fosse un addio, e tutta quella
scena era così emozionante. Mi sentivo come se stessi dicendo addio
al lavoro.”
Poi, in un commento che sicuramente
porterà a una rinascita delle teorie dei fan di Reylo sulla fine
del film, Ridley ha poi aggiunto che mentre lei e Driver filmavano
il bacio nel suo ultimo giorno di riprese principali, la reazione
di Rey alla morte di Ben non è stata filmata finché non è tornata
sul set per le riprese aggiuntive: “Poi in realtà abbiamo
dovuto riprendere qualcosa che ci era sfuggito. Quindi, il mio
ultimissimo giorno, stavamo facendo varie riprese e cose del
genere, dovevo letteralmente sedermi e guardare, e la telecamera si
allontanava da me, e io dovevo immaginare che stessi guardando Kylo
Ren morto. JJ mi ha detto “stai bene?” e ho subito iniziato a
piangere a dirotto, perché sembrava davvero un addio.”
Cosa sappiamo sul nuovo film di
Star Wars con Daisy Ridley?
L’anno scorso, Daisy Ridley ha condiviso un aggiornamento
simile quando ha rivelato che Lucasfilm le ha parlato solo di un
film, con la porta aperta per altre storie ambientate in questo
periodo della storia di Star
Wars.
“Conosco la trama di un film. Questo non vuol
dire che sia solo quella, ma è quello che mi è stato detto. E
immagino che sarà il prossimo film, credo. Voglio dire, ancora una
volta, non so, dopo gli scioperi e tutto il resto, quanto
velocemente tutto ricomincerà. Ma sì, per ora conosco la storia di
un film e credo che la gente sarà molto eccitata”.
Gli unici dettagli confermati su
questo progetto di Star
Wars, ancora senza titolo, sono che sarà diretto da
Obaid-Chinoy e sarà ambientato 15 anni dopo gli
ultimi eventi della
Saga degli Skywalker. Ci riuniremo a Rey e seguiremo la storia
della ricostruzione del Nuovo Ordine Jedi e dei
poteri che si ergono per abbatterlo.
Chris Rock ha
firmato per dirigere Another Round, basato su
Un altro Giro, la commedia del 2020 diretta da
Thomas
Vinterberg che ha vinto l’Oscar per il miglior
lungometraggio internazionale e il BAFTA.
Il film è una produzione Appian Way
e Makeready per Fifth Season. Jennifer Davisson e
Leonardo DiCaprio
stanno producendo per Appian Way, mentre Brad
Weston e Collin Creighton stanno
producendo per Makeready. Stuart Bloomberg ha
scritto una bozza e ora porteranno un nuovo sceneggiatore a
lavorare con Rock.
Rock ha fatto della regia di questo
film una priorità e la aggiunge a un adattamento basato sulla
Universal di King: A Life, il libro di
Jonathan Eig su Martin Luther King
Jr., insieme a una sceneggiatura senza titolo che Rock sta
scrivendo e che sarà prodotta da Peter Rice.
Rock si è affermato come regista di
successo con Top Five, che ha anche scritto e che
è diventato il più grande affare al Toronto Film Festival del 2014,
dove la Paramount Pictures ha acquistato i diritti mondiali. Rock
ha anche diretto Head of State e I Think I
Love My Wife. Ha anche vinto quattro Emmy e tre
Grammy.
Scritto da Vinterberg e
Tobias Lindholm, il film danese Un Altro
Giro vede protagonisti Mads
Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Magnus
Millang e Lars Ranthe nel ruolo di
quattro insegnanti di scuola superiore che conducono un esperimento
per mantenere un livello costante di ebbrezza durante la loro
giornata lavorativa. Irrequieti e annoiati, agiscono in base alla
teoria secondo cui un certo livello di alcol aumenta la creatività
e la felicità. Michael Hampton di Appian Way
supervisionerà il progetto.
Milly Alcock, che ha interpretato la giovane
Rhaenyra Targaryen nella prima stagione di
House of the Dragon della HBO,
interpreterà Supergirl nel nuovo universo DC guidato da
James
Gunn e Peter Safran. Sarà lei la
protagonista del prossimo lungometraggio Supergirl:
Woman of Tomorrow, basato sull’omonima serie di
fumetti DC di Tom King e Bilquis
Evely.
Al momento, il film non ha ancora un
regista, mentre Ana Nogueira (The Vampire
Diaries) è stata appena assunta per scrivere la
sceneggiatura. Gunn, che ha confermato il casting di Alcock su
Instagram, non ha dichiarato quando farà il suo debutto da
supereroe. Ma il fatto che la notizia che Alcock avesse ottenuto il
ruolo sia arrivata mesi prima che Gunn iniziasse a girare Superman:
Legacy suggerisce che Supergirl potrebbe essere presentata insieme
al cugino kryptoniano prima di iniziare la sua storia.
L’australiana Milly Alcock ha iniziato la sua carriera di
attrice da adolescente sulla TV australiana, prima di essere scelta
per il suo ruolo da protagonista nella serie prequel
Il Trono di
Spade della HBO. La Alcock ha
ottenuto ampi consensi per la sua interpretazione della principessa
Targaryen nei primi cinque episodi dello show, prima di cedere il
ruolo a Emma D’Arcy che invece interpreta lo
stesso personaggio dieci anni dopo.
Alcock entra in una cerchia
ristretta che comprende Melissa Benoist che ha
interpretato Supergirl nella serie CBS e CW (che è
andata in onda per sei stagioni), e Sasha Calle
nel film del 2023 The
Flash, uno degli ultimi film della precedente
iterazione dell’universo cinematografico DC. Gunn ha chiarito,
tuttavia, che vuole un nuovo inizio con il nuovo DCU.
Nella serie di fumetti del 2022 di
“Woman of Tomorrow”, invece di fuggire dal pianeta Krypton da
bambina prima che esploda (come suo cugino Kal-El), Kara cresce
assistendo alla distruzione del suo pianeta natale fino all’età di
14 anni, quando arriva sulla Terra. Ciò rende il personaggio “molto
più hardcore”, ha spiegato Gunn nel 2023 presentando i primi 10
titoli nella nuova lista DCU. “Non è esattamente la Supergirl che
siamo abituati a vedere.”
Non capita certo di rado di sentir
tanti nostalgici spettatori affermare che il cinema non è più
quello di una volta, che di grandi attori come lo furono
Marcello Mastroianni o Clarke
Gable non ce ne siano più. Sembra abbastanza giusto però
dire che così non è, che l’arte cinematografica è più viva che mai,
e che si modifica e si evolve insieme alla società. Sui set nascono
continuamente nuove stelle che emergono per le loro magnifiche
performance. Una delle figure che negli ultimi decenni si è
maggiormente distinta per la sua meticolosa immedesimazione nei
personaggi è proprio Christian Bale.
Bale è ben noto al
grande pubblico in particolar modo per la dedizione, che si
manifesta spesso in cambiamenti repentini di forma fisica, con cui
affronta i ruoli. Ma la sua attività cinematografica non si limita
certo a questo: dallo psicopatico Patrick Bateman in
American Psycho fino al vicepresidente Dick
Cheney, Christian Bale si è dimostrato un attore
poliedrico e versatile. In onore dei suoi 50 anni
non si può che volgere uno sguardo al passato e ammirare la sua
carriera fino a questo momento!
Christian Bale: gli esordi con
L’impero del sole
La prima grande svolta per la
carriera del giovane Bale avviene con L’impero del sole, diretto da Steven Spielberg, uscito nelle sale nel 1987.
Qui l’attore dà la sua prima grande dimostrazione di bravura:
all’età di soli tredici anni interpreta il protagonista Jamie,
un giovane inglese residente con la famiglia nella colonia
britannica di Shanghai. Con l’invasione da parte delle truppe
giapponesi durante il secondo conflitto mondiale, Jamie diviene una
vittima degli avvenimenti storici, costretto a vivere in un campo
di prigionia.
Ciò che emoziona maggiormente del
film è proprio la performance del piccolo Bale:
riesce a riportare con grande realismo ogni emozione del
personaggio. Grazie all’interpretazione dell’attore, il pubblico
riesce a percepire al massimo i momenti di disperazione del piccolo
Jamie; un esempio è il momento in cui il giovane viene separato da
Basie, un americano che l’aveva aiutato e tolto dalla strada. Jamie
urla e prega Basie di non abbandonarlo, in un completo stato di
disperazione, causato dal perdere l’unico punto di riferimento
rimastogli.
Ma il piccolo Bale
non porta solo l’angoscia di Jamie sullo schermo, ma anche la sua
tenacia e il suo coraggio. Vediamo il protagonista crescere e
trasformarsi da un damerino ben educato a un giovane disposto a
tutto pur di sopravvivere, scaltro nell’assecondare talvolta i
sorveglianti giapponesi. Questo primo ruolo da protagonista in una
pellicola diretta dal grande regista Steven Spielberg già preludeva per
Bale una splendida carriera cinematografica.
American Psycho e la prima
trasformazione fisica
Il ruolo a cui Christian
Bale deve il suo primo grande successo è quello in
American
Psycho, diretto da Mary Harron e
approdato nei cinema nel 2000. L’attore viene chiamato in questo
thriller psicologico a interpretare un ruolo ben diverso, in un
contesto in cui lui è praticamente un’unica figura solitaria
attorno alla quale girano tutte le vicende del film. Il
protagonista Patrick Bateman, che rappresenta il massimo emblema di
una società ipocrita: un broker di successo e di bell’aspetto che
nasconde una mente oscura. Bale riesce a
rappresentare perfettamente l’essenza narcisistica del personaggio
e il lato nascosto assetato di violenza.
Pochi anni dopo, nel 2004, l’attore
si sottopone alla prima di tante trasformazioni fisiche per cui è
oggi ben noto. Il personaggio che andava a interpretare in
L’uomo senza sonno, Trevor Reznik, non dorme infatti
da più di un anno e mangia a stento; di conseguenza
Bale, per rappresentarlo al meglio, perse più di
25 chili. Il risultato è un protagonista dall’apparenza spettrale,
di grande effetto per il pubblico.
Per quanto fosse già visibile il
talento dell’attore, in questo film Christian Bale
dà prova della dedizione che mette in ogni suo ruolo, arrivando a
spingersi fisicamente al limite pur di far vivere nella maniera più
realistica possibile i suoi personaggi.
Christian Bale come Batman e
l’Oscar di The fighter
Nel 2005 ha inizio un’altra
importante collaborazione con un regista molto acclamato: si tratta
di
Christopher Nolan per il quale Christian Bale è chiamato a interpretare il
ruolo del noto supereroe DC Batman.
Il primo capitolo della trilogia
arriva nelle sale nel 2005, un anno dopo L’uomo senza
sonno. Ciò significa che, concluse le riprese del film,
Bale deve in pochi mesi metter sù una certa massa
muscolare per poter figurare al meglio come supereroe in
Batman Begins. La collaborazione con Nolan prosegue
poi per altri due film della trilogia di Batman, ovvero
Il cavaliere oscuro nel 2008, il quale valse un
commovente Oscar postumo all’attore
Heath Ledger nei panni di Joker, e Il cavaliere oscuro – Il ritorno nel 2012.
The
fighter, il primo film del regista David O.
Russel a cui Christian Bale prende parte,
è invece un successo tale da garantirgli il premio Oscar come
migliore attore non protagonista. Qui il suo personaggio è Dicky Eklund, un
ex pugile e allenatore del fratellastro Micky Ward, pugile e
campione nella categoria pesi leggeri. Dicky è una figura molto
complessa: dopo il suo momento di gloria, perde il controllo e
viene trascinato in un vortice di droga e speranze disilluse. Bale
riesce a personificarlo al massimo, sia fisicamente, mettendosi
nuovamente alla prova con un nuovo dimagrimento, sia emotivamente.
L’attore fa emergere il senso di controllo che Dicky ha
inizialmente sul fratellastro, ma rende il pubblico partecipe del
dolore dell’astinenza nel periodo che l’ex pugile passa in prigione
e del suo desiderio di rinascita una volta fuori.
American Hustle e La
grande scommessa: le (quasi) vittorie
Dopo The fighter
nel 2010, Christian Bale è chiamato a collaborare
nuovamente con David. O. Russel in
American Hustle. Grazie alla sua interpretazione in
questo crime movie, l’attore ottiene una seconda candidatura agli
Oscar come miglior attore protagonista. Nel film, Bale interpreta
Irving Rosenfeld, un truffatore incastrato tra la moglie Rosaline,
la fidanzata e socia Sidney e l’agente del FBI
DiMaso. Per entrare al meglio nel ruolo di Irving, l’attore attua
un’altra drastica trasformazione fisica, ingrassando di circa 20
chili.
Due anni dopo, nel 2016,
Bale è nuovamente candidato per l’ambita
statuetta, stavolta nella categoria miglior attore non
protagonista, per la sua interpretazione del noto economista
Michael Burry in
La grande scommessa, diretto da Adam
McKay. Nel film, incentrato sulla bolla immobiliare e le
complicate frodi attuate dalle agenzie di Wall Street che causarono
la crisi del 2007/8, Christian Bale riesce a riportare al
meglio un personaggio molto particolare.
Burry, economista geniale con seri
problemi sociali, sembra essere l’unico individuo ad aver previsto
la catastrofe. Bale dà vita a questa figura
riportando da un lato tutta la sua stranezza nei comportamenti e la
sua difficoltà nel comunicare con i suoi investitori, e dall’altro
la totale sicurezza nei suoi calcoli economici. In questo caso,
l’attore si è ritrovato ad interpretare una persona realmente
esistente e questo lo ha portato a raccogliere molte notizie sul
personaggio anche attraverso numerose telefonate e visite fatte al
vero Michael Burry. Da ciò risalta particolarmente la dedizione di
Bale nell’emulare i comportamenti, per quanto
strani, dell’economista nel film.
Vice: la seconda collaborazione con
McKay
La collaborazione con Bale ha
funzionato alla perfezione ne La grande scommessa,
tanto che McKay richiama l’attore come protagonista per il suo
nuovo film nel 2018: si tratta di
Vice – L’uomo nell’ombra. Qui Bale si
ritrova nel ruolo di Dick Cheney, una delle figure più influenti nella
politica americana del periodo compreso tra gli anni ’70 e i primi
2000. Cheney, vicepresidente durante la presidenza di Bush
Jr e l’attacco al World Trade Center, è stato un politico
ambizioso e calcolatore e l’attore riesce a rappresentarne
l’essenza al massimo.
Dal solo aspetto fisico è chiara la
nuova trasformazione messa in atto da Bale: per
interpretare Cheney, l’attore ingrassa di parecchi chili, si rasa i
capelli e schiarisce le sopracciglia. Inoltre, lo stesso
Christian Bale afferma in un’intervista al
Interview magazine di aver dovuto fare molta più ricerca per questo
ruolo più che per qualsiasi altro film. Essendo Cheney una figura
così importante ma allo stesso tempo i cui dettagli privati siano
poco noti, era necessario che Bale desse una
rappresentazione il più fedele possibile con le informazioni
disponibili. E l’attore riesce in questo intento, emulando sia
l’aspetto che il comportamento di Cheney.
La battuta di arresto con
Amsterdam e il MCU
Dopo il grande successo della
trilogia di Batman, Christian Bale inizia una
collaborazione anche con i Marvel Studios: l’attore interpreta
nel MCU Gorr il Macellatore di Dei in
Thor: Love and Thunder. Per quanto la performance di
Bale come temibile cattivo Marvel sia ottima, il film non
viene accolto molto positivamente dalla critica.
Nello stesso anno Bale prende poi
parte ad un’altra pellicola diretta da David O.
Russel: si tratta di Amsterdam.
Il film conta un cast stellare, riunendo insieme in un solo film
Margot Robbie,
John David Washington,
Robert De Niro,
Anya Taylor-Joy,
Rami Malek e
Zoe Saldana, oltre proprio allo stesso
Christian Bale. In Amsterdam
l’attore interpreta Burt Berendsen, un giovane soldato americano
durante la Grande Guerra che durante i combattimenti stringe
un’amicizia con un altro soldato, Harold Woodsman, e un’infermiera
dell’ospedale, Valerie. Dopo aver passato un periodo di
spensieratezza a Amsterdam, i tre si promettono di esserci sempre e
comunque l’uno per l’altra.
In questa pellicola,
Bale fatica ad emergere proprio per la mancanza di
una trama ben strutturata e avvincente. Difatti il film riceve
un’accoglienza negativa sia dal grande pubblico, con degli scarsi
incassi, sia dalla stessa critica, che, con un cast stellare del
genere, aveva sicuramente aspettative più alte.
Christian Bale: un attore a tutto
tondo
Christian Bale si è
affermato fin dalla giovane età come un attore con tanto talento,
ma ciò che lo ha da subito contraddistinto è la completa dedizione
che mette nel suo lavoro, nei suoi personaggi. Ha continuato a
sorprendere il pubblico. Ora non resta che attendere di rivederlo
in Best of Enemies, di nuovo insieme a
Bradley Cooper dopo American Hustle,
nel thriller The Church of Living Dangerously e
nel film La sposa di
Frankenstein di Maggie Gyllenhaal. Altri progetti in cui ci si
aspetta che Bale si metta in gioco con la dedizione e il
trasformismo di cui solo lui è capace.
La popolare crime-series
ideata da Nic Pizzolatto torna in forma più
compatta (sei episodi) e un’ambientazione del tutto nuova, ovvero i
paesaggi innevati e ostici dell’Alaska. In True Detective:
Night Country infatti una intera squadra di ricercatori
scientifici viene trovata brutalmente assassinata. A indagare sul
crimine si trovano due donne un tempo colleghe e adesso schierate
l’una contro l’altra: Liz Danvers (Jodie
Foster) è il capo della polizia locale che deve
tentare di conciliare la volontà di risolvere il caso con gli
intrighi politici in cui è suo malgrado coinvolta. Evangeline
Navarro (Kali Reis) è invece un agente di
sicurezza appartenente alla popolazione nativa del luogo, spinta da
un desiderio rabbioso di giustizia che affonda le proprie radici in
un passato drammatico. Pur divise da idee diverse e un trauma
misterioso, Liz ed Evangeline dovranno nonostante tutto diventare
una squadra per scoprire la verità dietro gli orrori che si stanno
scatenando nella lunga notte dell’Alaska…
True Detective: Night Country, un nuovo
capitolo
Ideato e diretto
interamente dalla cineasta messicana Issa López, True
Detective: Night Country, in Italia dal 15 gennaio su
Sky e NOW, si rivela la stagione che flirta
maggiormente con l’horror, principalmente nei primi due episodi.
Per stessa ammissione della creator, il referente principale è
addirittura un cult anche troppo avanti coi tempi quale si rivelò
nei primi anni ‘80: La cosa di John Carpenter.
Non soltanto nell’ambientazione glaciale ma anche in alcuni
espliciti accostamenti visivi, i primi episodi dello show HBO
rendono omaggio a quel capolavoro in maniera evidente ma non
ossequiosa, inserendo tali rimandi dentro una storia compatta e ben
organizzata.
Foto Credit: courtesy of HBO
I primi due episodi sono molto efficaci
La trama da thriller e
una regia che dosa con precisione gli elementi dell’ambientazione
della messa in scena fanno del pilot un episodio a dir poco
efficace, così come lo è la puntata successiva. Nelle successive la
narrazione si dipana in maniera maggiormente ondivaga, con una
terza parte evidentemente debole e le restanti che non fondono con
pienezza la trama con i cosiddetti momenti dedicati ai
character-study. True Detective: Night Country
perde qualche colpo in compattezza e fluidità della narrazione, ma
si mantiene uno show
molto più che guardabile in virtù di una messa in scena che
sfrutta con precisione l’ambientazione al limite della
sostenibilità umana – fisica ma soprattutto psicologica.
L’episodio finale della
durata di 75 minuti diventa sotto questo punto di vista decisamente
emblematico riguardo i molti pregi e i pochi difetti dello show
della López: nonostante alcune cadute nella tensione e delle
lungaggini che potevano certamente essere trattate con maggiore
attenzione al ritmo, la puntata contiene anche almeno un paio di
momenti di grande televisione, con un finale degno di essere
ricordato. La volontà di inserire molti, forse troppi, discorsi che
riguardano la nostra contemporaneità ha preso la mano a López, che
quando sbaglia non lo fa certo per mancanza di coraggio ma proprio
per il problema opposto, e questo rimane sempre e comunque un
merito.
Chiudiamo l’analisi di
True Detective: Night Country volgendo lo sguardo
a un cast di livello decisamente alto; Kali Reis (ex pugile) non
possiede ancora tutte le sfumature dell’attrice consumata ma
possiede indubbiamente presenza scenica. Jodie Foster è di gran lunga la cosa
migliore dello show grazie alla caratterizzazione di un personaggio
complesso, perfettamente rappresentato nella sua grezza, ruvida
pragmaticità. Una prova che riporta la Foster ai livelli delle sue
migliori passate. Considerando anche la sua notevole prova in
Nyad (Netflix)
accanto a Annette Bening, fa davvero piacere ritrovare
l’attrice due volte premio Oscar ai livelli e ai ruoli che le
competono. Menzione speciale merita poi il sempre affidabile
John Hawkes, abile come pochi altri colleghi nel
panorama dello showbusiness americano a svelare il lato oscuro
dell’uomo comune. Una pedina secondaria ma fondamentale alla
riuscita di True Detective: Night Country.
Dopo che Steven Yeun ha lasciato il film MarvelThunderbolts, rinunciando al ruolo
di
Sentry (per cui ora i Marvel Studios
starebbero valutando l’attore Lewis Pullman),
un altro membro del cast ha ora abbandonato il film, che continua
dunque ad essere segnato da diversi rallentamenti. Si tratta di
Ayo Edebiri, la star della serie The Bear, che stando a quanto riportato da
Deadline sarebbe stata costretta
a tale rinuncia per via di conflitti di programmazione, emersi in
seguito ai
ritardi accumulati dal film con gli scioperi verificatisi lo
scorso anno ad Hollywood. Ad oggi, il ruolo che l’attrice avrebbe
dovuto interpretare nel film non è noto.
Per sopperire alla sua dipartita, i
Marvel Studios hanno però già
comunicato il nome dell’attrice che andrà a sostituirla:
Geraldine Viswanathan. Dal suo ruolo di successo
nella commedia della Universal Giù le mani dalle nostre figlie, la Viswanathan ha
visto la propria popolarità crescere, fino a partecipare alla serie
della TBS Miracle Workers, al film del Sundance Cat
Person e al film della Apple Beanie Bubble.
Prossimamente, Viswanathan reciterà al fianco di Margaret
Qualley in Drive-Away
Dolls di Ethan Coen e nella commedia
Amazon You’re Cordially Invited, interpretata anche da
Will Ferrell e Reese
WItherspoon.
Cosa sappiamo sul film Thunderbolts?
In Thunderbolts,Harrison
Ford sostituirà
il defuntoWilliam Hurt nei panni di Thaddeus
“Thunderbolt” Ross. Il resto del cast è attualmente composto da Red
Guardian (David
Harbour), Ghost (Hannah
John-Kamen), Yelena Belova (Florence
Pugh), Bucky Barnes/The Winter Soldier
(Sebastian
Stan), John Walker/ US Agent (Wyatt
Russell) e Taskmaster (Olga
Kurylenko). Secondo quanto appreso la contessa
Valentina Allegra de Fontaine (Julia
Louis-Dreyfus) metterà insieme la squadra e potrebbe anche
essere parzialmente responsabile della creazione di
Sentry. Thunderbolts
è attualmente previsto nelle sale il 25 luglio
2025.
Intrigante thriller del 2015,
Survivorè
diventato noto tra gli amanti del genere per il suo intreccio
narrativo e per la carismatica interpretazione dei due
protagonisti. Questi hanno il volto dell’attrice Milla
Jovoviche di Pierce
Brosnan, qui acerrimi rivali pronti a dar vita ad una
vera e propria caccia l’uno all’altro. Con dinamiche scene
d’azione, il film è negli anni diventato un titolo più apprezzato
di quanto lo sia stato al momento della sua uscita, dove ha
generato un basso incasso rispetto al budget di produzione.
Diretto da James
McTeigue, già regista del celebre V per vendetta, il film si basa su una storia
originale, ma prende particolare spunto dai più recenti e noti casi
di terrorismo globale. Alla base della trama vi è infatti la lotta
a questo tipo di situazioni, in un mondo sempre più preda del
terrore. Una materia non semplice dunque, qui coniugata con i ritmi
dell’action e con gli intrecci di una spy story. Come già il
precedente film del regista, anche questo si propone dunque di dare
una propria lettura al post 11 settembre 2001, data in cui l’ordine
mondiale cambiò per sempre.
Il film è ambientato prevalentemente
a Londra, dove le riprese sono durate circa cinque settimane. È qui
che molti degli eventi si verificano, ma non manca ovviamente anche
la presenza di una città come New York. Alcune riprese del film
sono posi state ambientate anche a Sofia, in Bulgaria, location
scelta per poter conferire al film anche un’atmosfera diversa
rispetto a quella delle celebri metropoli. Tutto ciò ha contribuito
a dar vita ad un film che trova così un più ampio respiro,
riuscendo a raccontare una storia complessa da luoghi e punti di
vista diversi.
La trama di Survivor
Al centro delle vicende del film vi
è Kate Abbott, un’agente del Servizio di sicurezza
diplomatica USA che lavora per l’ambasciata americana a Londra. Il
suo compito è quello di prevenire l’organizzazione di attacchi
terroristici in patria nel periodo successivo all’11 settembre.
Kate, che ha perso la maggior parte dei suoi amici e colleghi nel
tristemente celebre attacco, si ritrova molto presto nel mirino di
alcuni terroristi molto astuti. Questi aspirano infatti ad
introdursi negli Stati Uniti, dove intendono dar vita a nuovi
mortali attacchi. Tra loro vi è anche
l’Orologiaio, uno dei più temuti e ricercati
assassini al mondo, noto per le sue capacità di tiratore e per il
suo aspetto sconosciuto, frutto di numerosi interventi di chirurgia
estetica.
Ciò che davvero pone in serio
pericolo la Abbott, è che per riuscire nel loro intento i
terroristi hanno fatto ricadere su di lei una serie di crimini.
Ricercata così con l’accusa di essere una spia, la donna deve darsi
alla fuga, e l’unico modo per salvarsi sarà provare la propria
innocenza. Il piano dei suoi nemici sembra però essere a prova di
bomba, e più il tempo passa più vi è il pericolo che un loro nuovo
attacco si verifichi. Kate riesce infatti a scoprire i piani per un
attentato a Times Square, nella notte di Capodanno, che ucciderà
milioni di persone. Ritrovatasi sola, capisce di essere l’unica a
poter fermare tutto ciò prima che sia troppo tardi. Il destino del
mondo è nelle sue mani.
Survivor: il cast del
film
Affinché Survivor riuscisse
ad attrarre il grande pubblico non bastava però un’intrigante
trama. Il regista ritenne infatti necessario affidarsi ad una serie
di noti nomi del cinema per poter conferire ulteriore appeal al
titolo. E considerando il genere, il ruolo di Kate sembrava scritto
appositamente per l’attrice Milla
Jovovich. Questa non è infatti nuova a dinamiche
sequenze d’azione, tra sparatorie e combattimenti. Protagonista
della saga di Resident
Evil, l’attrice sembrava infatti il nome più idoneo per la
parte. La Jovovich si dichiarò subito molto interessata al progetto
e alle sue tematiche, e accettò di partecipare. Per settimane si è
sottoposta ad un duro e continuo allenamento fisico, con l’intento
di poter dar vita personalmente alle acrobazie previste nel
film.
Per dare volto al personaggio de
l’Orologiaio, invece, occorreva un attore capace di incarnare il
fascino del male. Il ruolo sembrava perfetto per
l’attore Pierce
Brosnan, il quale a sua volta non era nuovo a questo
genere di film. Egli era infatti stato una delle versioni del
celebre James
Bond, e si era dunque specializzato in film di spionaggio come
questo. Quando gli venne proposta la parte, Brosnan accettò
entusiasta. Si dichiarò infatti particolarmente interessato a dar
vita ad un personaggio che potesse ricordare quello dell’agente
007, ma affiliato non al bene ma al male. Anche lui, come la
collega, decise di sottoporsi ad un allenamento fisico volto ad
implementare il proprio stato fisico.
Nel film si ritrovano poi anche
altri noti nomi della recitazione per i ruoli secondari. Il primo
di questi è Robert
Forster, noto per i film Jackie Brown e
Paradiso amaro, che ricopre qui il ruolo di Bill Talbot.
Questi è il superiore di Kate, che si ritroverà coinvolto nel piano
architettato dai terroristi. Vi è poi l’attore Dylan McDermott, celebre per la serie
American Horror Story. Egli interpreta Sam Parker,
collega di Kate e unico a credere nella sua innocenza. Infine, nel
film è presente anche l’attrice Angela
Bassett, che ha il ruolo dell’ambasciatrice Maureen
Crane. L’attrice è nota in particolare per i suoi ruoli in film
biografici come Malcom X e Tina – What’s Love Got to
Do with It. Originariamente, inoltre, sembra che anche
l’attrice premio Oscar Emma
Thompson avesse un ruolo nel film, ma sembra che
quest’ultima si sia tirata indietro all’ultimo per via di altri
impegni.
Come finisce Survivor?
Nel finale del film, l’Orologiaio
rivela di essere consapevole che lo scopo del suo cliente per
l’attacco a Times Square non è terroristico ma finanziario. Intende
scommettere contro il mercato azionario e guadagnare milioni alla
riapertura della borsa. L’Orologiaio chiede allora metà dei
profitti, minacciando di annullare l’attentato, e il cliente
accetta. L’Orologiaio deve dunque sparare alla sfera di Capodanno
per far diffondere un gas tossico. Kate, però, deduce il complotto
e trova l’Orologiaio, a un passo dall’innescare la bomba. Dopo una
lotta, riesce a gettare l’Orologiaio dal lato dell’edificio ed egli
muore allo scoccare della mezzanotte. I sospetti di Kate sulla
colpevolezza di Balan vengono dunque confermati e il suo nome viene
infine scagionato.
Il trailer di Survivor e
dove vedere il film completo in streaming e in TV
Per gli appassionati del film, o per
chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili.
Survivor è infatti presente su
Rakuten TV, Google Play, Apple
TV+, Infinity e Prime Video. In base alla piattaforma
scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film o sottoscrivere
un abbonamento generale al catalogo. In questo modo sarà poi
possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di lunedì 29 gennaio alle 21:00
sul canale 20 Mediaset.
Il film del 2016
The Birth of a Nation – Il risveglio di un popolo
(qui la recensione) ha segnato
l’esordio come regista dell’attore Nate Parker,
noto fino a quel momento soprattutto come comico. L’attore, a cui
il progetto stava particolarmente a cuore e che stava cercando di
portarlo sullo schermo fin dal 2009 quando aveva iniziato a
scriverne la sceneggiatura, ha investito nella produzione ben
100.000 dollari di tasca propria. La storia è quella di uno schiavo
di colore degli inizi dell’Ottocento che diede vita ad una
sanguinosa rivolta contro i padroni bianchi.
Nel dar vita al film, Parker ha
voluto utilizzare lo stesso titolo del celebre film del 1915 per
denunciare la visione razzista di quella pellicola diretta da
D. W. Griffith, che in particolare faceva sembrare
i membri del Ku Klux Klan degli eroi e i neri dei bruti assetati di
sangue. “Il film di Griffith ha fatto molto affidamento sulla
paura e la disperazione come strumento per consolidare la
supremazia bianca. Quel film non solo ha motivato la massiccia
rinascita del gruppo terroristico Ku Klux Klan e la carneficina
inflitta contro le persone di origine africana, ma è servito come
fondamento dell’industria cinematografica che conosciamo
oggi”, ha raccontato Parker.
“Ho rivendicato questo titolo e
l’ho riproposto come uno strumento per sfidare il razzismo e la
supremazia bianca in America, per ispirare una ribellione verso
qualsiasi ingiustizia in questo paese (e all’estero) e per
promuovere il tipo di confronto onesto che può portare la nostra
società verso la guarigione“, ha aggiunto. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla vera storia dietro
il film. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il titolo nel
proprio catalogo.
La trama e il cast di The Birth
of a Nation – Il risveglio di un popoloa
Ambientato nel Sud degli Stati Uniti
circa trent’anni prima della Guerra di Secessione americana e la
conseguente abolizione della schiavitù, il film ha per protagonista
Nat Turner, uno schiavo che vive nella piantagione
del suo padrone, un uomo che si trova in difficoltà economiche di
nome Samuel Turner. Obediente e istruito, Nat
conosce anche molto bene la Bibbia. Dietro suggerimento del
reverendo Walthall, Samuel ha deciso infatti di
fare del suo schiavo un predicatore religioso, un modo per
guadagnare soldi ma anche per usarlo come uno strumento di
controllo e d’indottrinamento degli altri schiavi.
Nat, che ne frattempo si è
innamorato e ha sposato una bella schiava di nome
Cherry, riscuote molto successo, tanto che la sua
missione di predicatore si estende ad altre proprietà della zona,
dove però si rende subito conto delle condizioni in cui vivono i
suoi compagni oppressi e vittime di atrocità. Tornato alla sua
piantagione, sconvolto da quello che ha visto, Nat apprende che sua
moglie Cherry è stata picchiata violentemente. L’uomo deciderà a
quel punto di ribellarsi e preparare un piano per condurre il suo
popolo verso la libertà.
Ad interpretare Nat Turner vi è lo
stesso Nate Parker, mentre l’attore Armie Hammer ricopre
il ruolo del suo padrone, Samuel Turner. Mark Boone
Junior, attore visto in Memento e nella serie
Sons of Anarchy, interpreta invece il reverendo Walthall.
Aja Naomi King,
vista in Le regole del delitto perfetto, ricopre il ruolo
di Cherry Turner, mentre Colman Domingo è Hank Turner. Sono poi
presenti gli attori Aunjanue Ellis, recentemente
vista in Una famiglia vincente – King
Richard, nel ruolo di Nancy Turner e Jackie Earle
Haley in quelli di Raymond Cobb.
The Birth of a Nation – Il
risveglio di un popolo, la vera storia di Nat Turner
Nat Turner nacque
nella Contea di Southampton il 2 ottobre 1800. La nonna di Nat
Turner era stata condotta in catene, all’età di tredici anni, dalla
Costa d’Oro in America e, subito dopo lo sbarco, diede alla luce
una bambina, la madre di Nat, concepita durante il viaggio.
All’interno della proprietà dei Turner lo schiavo Nat trascorse la
sua intera esistenza, in una zona rurale degli Stati Uniti dove gli
schiavi neri erano la maggioranza della popolazione. A differenza
della quasi totalità degli schiavi, analfabeti, sin dalla tenera
età Nat riuscì ad avere accesso a libri che gli consentirono di
imparare a leggere e scrivere praticamente da autodidatta.
Educato poi dai padroni e dalla
famiglia a coltivare una profonda religiosità, si immerse sin da
ragazzo nella lettura delle storie della Bibbia, passando le ore
libere dal lavoro nella preghiera e nella meditazione. Questa
religiosità si manifestò sempre di più, fino ad arrivare a quelle
che lui chiamava “visioni”, ossia immagini che Nat vedeva e tramite
cui Dio gli avrebbe inviato dei messaggi. Nel febbraio 1831, una
eclissi anulare di Sole visibile dalla Virginia, venne interpretata
da Nat come un segno che Dio gli inviava, ossia di prepararsi alla
ribellione contro i padroni bianchi. La ribellione ebbe poi luogo
nella notte del 21 agosto 1831.
La ribellione
Per tutta la notte, gli schiavi
passarono di proprietà in proprietà liberando altri schiavi come
loro e uccidendo i rispettivi padroni bianchi. Alla fine della
ribellione si contarono circa 70 uomini ad aver seguito Nat Turner.
Inizialmente, al fine di non attirare troppo l’attenzione su di
loro, gli schiavi non utilizzarono armi da fuoco per uccidere i
bianchi, ma solo asce, coltelli ed attrezzi recuperati all’interno
dei magazzini agricoli. Durante gli assalti alle case dei
carcerieri, i ribelli non fecero distinzioni ed uccisero uomini,
donne e bambini. Prima che le milizie armate dei bianchi venissero
a conoscenza di quanto stesse avvenendo, i ribelli uccisero
all’incirca 60 persone bianche.
La cattura e le conseguenze
La ribellione degli schiavi di
Southampton fu però velocemente interrotta dalle milizie armate dei
bianchi. Nat Turner riuscì a scappare nei boschi e a restare
fuggitivo sino al successivo 30 ottobre 1831, quando fu scoperto e
catturato. Il successivo 5 novembre 1831 Nat Turner fu condannato
per “cospirazione, ribellione ed insurrezione” e condannato
a morte per impiccagione. La sentenza fu eseguita il successivo 11
novembre nella città di Jerusalem, in Virginia. Subito dopo la
morte il suo corpo fu decapitato e la sua testa esposta nella
piazza della cittadina, come monito verso gli altri schiavi. Il suo
corpo senza testa fu infine seppellito senza alcun segno di
riconoscimento e senza messa funebre.
Al termine della rivolta degli
schiavi furono giustiziate nello Stato del Virginia 55 persone
nere, sospettate di aver preso parte all’insurrezione. Tuttavia,
nell’isteria generalizzata di quei giorni e con la presenza di
milizie armate a piede libero, furono uccise circa 120 persone di
colore, buona parte delle quali non avevano preso parte a nessuna
forma di sedizione o cospirazione. Immediatamente dopo il processo
vennero emanate delle leggi che vietarono ai padroni bianchi di
liberare i propri schiavi e di insegnare ai bambini neri a leggere
e a scrivere.
The Birth of a Nation – Il
risveglio di un popolo: come finisce il film
Nel finale del film, Nat viene a
conoscenza dell’omicidio per rappresaglia di schiavi innocenti e
del potenziale di altri spargimenti di sangue finché rimarrà in
fuga. Di conseguenza, decide di arrendersi e viene condannato a
morte. Durante l’impiccagione, Nat nota tra la folla il ragazzo
schiavo che ha tradito il loro gruppo, ma non nutre alcun rancore
nei suoi confronti. Il film si conclude con una dissolvenza dal
volto lacrimoso del ragazzo a quello di un soldato adulto,
presumibilmente lo stesso ragazzo ormai cresciuto che combatte per
l’esercito dell’Unione durante la guerra civile americana. Davanti
all’orrore a cui ha assistito, quel ragazzo si è dunque unito
all’esercito del Nord che ha combattuto per l’abolizione della
schiavitù.
Il trailer di The Birth of a
Nation – Il risveglio di un popolo e dove vedere il film in
streaming e in TV
È possibile fruire di
The Birth of a Nation – Il risveglio di un
popolo grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google
Play, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
lunedì29 gennaio alle ore
21:00 su Iris.
Hayley Atwell, Aneurin Barnard e Jack Lowden sono
entrati a far parte del cast di Rogue
Trooper, un nuovo film d’animazione fantascientifico
scritto e diretto da Duncan Jones.
Secondo Variety, Rogue
Trooper di Jones ha aggiunto al suo cast
Hayley Atwell, Aneurin Barnard e Jack Lowden. Il film,
basato sulla serie di fumetti 2000 AD di Gerry Finley-Day e Dave
Gibbons, sarà animato e realizzato con l’Unreal Engine 5 di Epic
Games. Jones ha anche rivelato su Twitter un’immagine del film,
visibile qui sotto:
Chi altro recita in Rogue
Trooper?
Il cast di Rogue
Trooper comprende anche Daryl McCormack,
Reece Shearsmith, Jemaine Clement, Matt Berry, Diane Morgan, Alice
Lowe,
Asa Butterfield e
Sean Bean.
La sinossi della serie Rogue
Trooper recita: “È il guerriero del futuro per eccellenza: il
Rogue Trooper è il soldato solitario geneticamente modificato che
si aggira nel paesaggio velenoso e devastato dalla guerra della
Nu-Terra. Con lui viaggiano tre dei suoi compagni morti – Helm,
Gunnar e Bagman – le cui personalità sono state trasferite in
bio-chip impiantati nel suo fucile, nel casco e nello zaino. La
loro missione: dare la caccia all’uomo che li ha
traditi!“.
Duncan Jones ha
esordito alla regia nel 2009 con
Moon, interpretato da Sam Rockwell. In seguito ha realizzato
Source Code, con protagonista Jake Gyllenhaal, nel 2011, Warcraft
nel 2016 e Mute (che funge da sequel spirituale di
Moon) nel 2018.
“2000 AD offre un sapore molto
diverso di fumetto d’azione: Politico e brutale a volte, ma sempre
con un luccichio pitonesco negli occhi“, ha detto Jones di
Rogue Trooper. “Dredd del 2012 è stato un assaggio di ciò che
2000 AD ha da offrire e ora possiamo mostrare al mondo un altro
lato della bestia. È un vero privilegio aver avuto l’opportunità di
realizzare Rogue Trooper“.
Rogue
Trooper è prodotto da Duncan Jones, Stuart
Fenegan, Jason Kingsley e Chris Kingsley. La data di
uscita del film non è ancora stata fissata.
Rai Fiction annuncia l’arrivo della
miniserie evento Mameli – Il ragazzo che
sognò l’Italia, una produzione Pepito
Produzioni in collaborazione con Rai
Fiction, con il sostegno del Ministero
della Cultura – Direzione Generale Cinema
e Audiovisivo, per la regia di Luca
Lucini e Ago Panini e
con Riccardo De Rinaldis
Santorelli, Amedeo Gullà, Neri Marcorè, Isabella Briganti, Barbara,
Venturato, Lucia Mascino, Luca Ward, Chiara Celotto, Gianluca,
Zaccaria, Giovanni Crozza Signoris,
Ricky Memphis, Sebastiano Somma e Maurizio Lastrico.
Mameli – Il
ragazzo che sognò l’Italia è nna miniserie evento
per raccontare al grande pubblico una storia forse poco conosciuta
quanto straordinaria: la vita di Goffredo Mameli, poeta ed
eroe del Risorgimento, ispirato autore di quel canto che è
diventato l’Inno nazionale della Repubblica Italiana. La prima
rockstar della storia, che con le sue parole ha raccontato
un’intera generazione influenzandone le scelte, è un ragazzo del
1847. La sua vita, breve e bruciante come quella delle rockstar più
amate, è quella di chi con il suo esempio ha saputo smuovere gli
animi del popolo. Con lui partono dalla sua città, Genova, trecento
volontari verso Milano in supporto delle cinque giornate del ‘48. E
sempre con lui salpano altri cinquecento patrioti alla difesa di
Roma nel ‘49.
Mameli – Il ragazzo che sognò
l’Italia
In lui i giovani – e non solo –
riconoscevano l’ardore puro di chi sa amare fino in fondo, come
testimoniano le due storie d’amore che incorniciano la sua vita
pubblica. La prima tragica, perché si tratta di un amore distrutto
da un matrimonio di convenienza imposto; la seconda felice come può
essere quella di chi combatte al fronte e, sapendo di poter morire
da un momento all’altro, giura amore eterno.
In mezzo c’è di tutto: dalla
composizione dell’Inno alla grande manifestazione dell’Oregina,
quando per la prima volta fu cantato l’Inno da più di trentamila
patrioti, l’incontro e l’amicizia con un altro grande genovese,
Nino Bixio, gli eventi storici, la prima Guerra d’ Indipendenza e
la Repubblica Romana dove Goffredo è il pupillo di Giuseppe
Garibaldi e di Giuseppe Mazzini.
La miniserie evento Mameli
– Il ragazzo che sognò l’Italia racconta due anni di
passioni, amori, lotte, sotterfugi, composizioni poetiche, incontri
e dibattiti politici, amicizie, tradimenti e spie, ma soprattutto
di crescita umana, elaborazione di ferite profonde e interrogativi
non solo politici ma esistenziali.
Il nuovo trailer di
Ghostbusters:
Minaccia glaciale, diretto da Gil Kenan con
Paul Rudd, Carrie Coon,
Finn Wolfhard e Mckenna Grace. Il nuovo capitolo della
saga è scritto da Jason Reitman e Gil Kenan ed è basato sul
film del 1984 di Ivan Reitman Ghostbusters, scritto da Dan
Aykroyd e Harold Ramis.
Nel cast oltre Paul Rudd (Ant-Man and the Wasp:
Quantumania), Carrie Coon (Boston Strangler), Finn Wolfhard
(Stranger Things), Mckenna Grace
(Ghostbusters: Legacy) ci sono anche Kumail Nanjiani (Eternals), Patton Oswalt (Eternals), Celeste
O’Connor (Ghostbusters: Legacy), Logan Kim (The Walking Dead: Dead
City), Dan Aykroyd (Ghostbusters), Ernie Hudson (Ghostbusters) e
Annie Potts (Ghostbusters).
Ghostbusters:
Minaccia glaciale sarà solo al cinema dall’11 aprile
prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.
La trama di
Ghostbusters: Minaccia Glaciale
In Ghostbusters: Minaccia Glaciale, la
famiglia Spengler torna dove tutto è iniziato, l’iconica caserma
dei pompieri di New York, e si unisce agli Acchiappafantasmi
originali che hanno sviluppato un laboratorio di ricerca top-secret
per portare la lotta ai fantasmi a un livello superiore. Quando la
scoperta di un antico artefatto scatenerà una forza malvagia, i
vecchi e nuovi Ghostbusters dovranno unire le forze per proteggere
la loro casa e salvare il mondo da una seconda era glaciale.
L’attore Colman
Domingo è attivo tra cinema e televisione da ormai oltre
due decenni, dividendosi tra film politicamente impegnati e serie
blockbuster di vario genere. Negli ultimi anni, grazie ad una serie
di ruoli di maggiori rilievo, si è fatto notare sempre di più nel
settore e tra il pubblico, dimostrando un talento attoriale
tutt’altro che comune. Capace di mettersi a completa disposizione
dei propri personaggi, facendo emergere tutta la loro umanità,
Domingo è davvero uno degli interpreti più interessanti della sua
generazione, che finalmente ottiene le giuste attenzioni.
2. È noto per alcune serie
TV. Oltre che per il cinema, Domingo ha recitato in
diverse occasioni anche per la televisione, ottenendo grande
popolarità proprio grazie ad alcune serie TV. Ha ad esempio
recitato in Nash Bridges (1997-2000), Law & Order – I
due volti della giustizia (2004-2008), The Knick
(2015) e Fear the Walking Dead (2015-2023), che gli
conferisce grande popolarità. Successivamente recita in un episodio
di Lucifer (2016) e in uno di Timeless (2017),
mentre dal 2019 è uno degli interpreti ricorrenti della serie
Euphoria.
Colman Domingo in Euphoria
3. Ha un ruolo nella nota
serie HBO. Tra i personaggi ricorrenti della serie
Euphoria, con protagonista Zendaya, vi è Ali, interpretato proprio da
Domingo. Questi è un uomo in via di guarigione per disturbo da uso
di sostanze che spesso parla agli incontri di Narcotici Anonimi di
Rue e proprio con lei stringe un rapporto speciale, cercando di
aiutarla a non ricadere nella sua dipendenza. In particolare,
l’attore ha recitato nell’episodio speciale Rue, anche
noto come Trouble Don’t Last Always. Per la sua
interpretazione di Ali, ha vinto nel 2022 il Premio Emmy per la
miglior guest star in una serie drammatica.
Colman Domingo è Bayard Rustin nel film Netflix
4. Ha molto in comune con
Bayard Rustin. Da tempo Domingo aspirava ad interpretare
l’attivista Bayard Rustin, che lo ha ispirato sin da quando era
giovanissimo e con il quale ha molto in comune. Entrambi hanno ad
esempio superato un disturbo del linguaggio, entrambi sono
omosessuali e soprattutto provengono dalla Pennsylvania. Per
interpretarlo, dunque, l’attore si è documentato approfonditamente,
scoprendo sempre nuove somiglianze e calandosi in modo estremamente
fedele nei panni di tale personalità storica.
5. Aveva già recitato in un
film incentrato sulla celebre marcia. Prima di
Rustin, Domingo aveva già preso parte ad un lungometraggio
dove si narrava della preparazione alla marcia su Washington
condotta da Martin Luther King. Si tratta di
Selma – La strada per la
libertà, dove però egli interpretava Ralph
Abernathy mentre Rustin era interpretato da Ruben
Santiago-Hudson. L’attore non riuscì infatti in
quell’occasione ad avere il ruolo, ma ha dunque poi avuto modo di
interpretarlo da protagonista in un film interamente dedicato a
Rustin.
Colman Domingo e il Premio Oscar
6. È stato candidato
al premio Oscar. Grazie al film NetflixRustin, che rappresenta la prima occasione da
protagonista assoluto per Domingo, l’attore è stato candidato a
diversi premi tra cui il prestigioso Premio Oscar, figurando nella
categoria Miglior attore. Tale nomination ha fatto di lui il primo
interprete afro-latino e il secondo uomo apertamente gay (il primo
è stato Ian McKellen) a essere nominato in tale
categoria per aver interpretato un personaggio gay.
Colman Domingo in Fear The Walking Dead
7. Ha diretto alcuni
episodi della serie. Sappiamo che Domingo debutterà alla
regia di un lungometraggio con il
biopic su Nat King Cole, ma ad oggi ha già
avuto modo di passare dietro la macchina da presa, dirigendo alcuni
episodi delle serie Fear The Walking Dead,
dove interpreta Victor Strand, un truffatore che, in seguito alla
diffusione degli zombie, vede completamente stravolta la propria
vita. Di questa serie, Domingo ha diretto l’episodio 12 della
quarta stagione, il terzo della quinta e il terzo della sesta.
Colman Domingo è su Instagram
8.Ha un
profilo sul social network. L’attore è naturalmente
presente sul social network Instagram, con un profilo personale seguito attualmente da 532 mila
persone. Su tale piattaforma egli ha ad oggi pubblicato oltre
tremila post, tutti relativi alle sue attività come attore. Si
possono infatti ritrovare diverse immagini relative a momenti
trascorsi sul set ma anche foto promozionali dei suoi progetti.
Seguendolo si può dunque rimanere aggiornati sulle sue
attività.
Colman Domingo sarà Kang il Conquistatore?
9. I fan lo vorrebbero come
sostituto di Jonathan Majors. Successivamente
all’allontanamento di Jonathan Majors dai Marvel Studios, il ruolo di Kang il Conquistatore è ad oggi vacante e il
suo futuro rimane un mistero. Circolano numerose teorie riguardo a
ciò che potrebbe esserne di lui. Secondo alcuni verrà eliminato
fuori scena, mentre secondo altri verrà scelto un nuovo attore per
interpretarlo. Ad oggi, proprio Domingo è indicato come la scelta
preferita dai fan, ma al momento non ci sono certezze a riguardo.
In passato, però, l’attore si è detto interessato al ruolo.
Colman Domingo: età e altezza dell’attore
10. Colman Domingo è nato
il 28 novembre 1969 a Filadelfia, Pennsylvania, Stati
Uniti. L’attore è alto complessivamente 1,88 metri.
Creature
Commandos sarà il primo progetto dei DC
Studios ambientato nel nuovo DCU, ma sarà solo un antipasto; Superman: Legacy è la
portata principale. Si sa molto poco dei piani di James Gunn per l’Uomo del Domani, anche
se ci aspettiamo una rivisitazione del personaggio più in linea con
le sue avventure classiche nei fumetti.
Mentre Lex Luthor è
attualmente l’unico cattivo confermato del reboot, continuano a
circolare voci che vedranno anche Brainiac. Aggiornando i
fan su Threads, il regista ha confermato l’intenzione di girare
Superman: Legacy in
IMAX.
Tuttavia, la rivelazione di gran
lunga più importante è arrivata quando James Gunn ha rivelato che “nessuna”
parte del film sarà dedicata alle origini di Clark Kent.
Come il ragno radioattivo che ha morso Peter Parker e la
morte dei genitori di Bruce Wayne, anche chi non ha mai
preso in mano un fumetto sa della distruzione di
Krypton.
Mostrarla di nuovo sembra superfluo
e James Gunnnon è stato
chiaramente tentato di dare un’interpretazione personale al modo in
cui Kal-El è arrivato sulla Terra.
Mentre il co-CEO dei DC
Studios ha finora raccontato solo storie DC di genere R,
Superman:
Legacy sarà probabilmente più in linea con il
suo lavoro su
Guardiani della Galassia.
Parlando l’anno scorso di come sta
affrontando ogni film e show televisivo del DCU in termini di rating, James Gunn ha spiegato: “Dipende dalla
storia. Daremo a ogni storia ciò che merita. Alcune cose le
sappiamo. Superman è sicuramente qualcosa che sappiamo che vorremmo
fosse PG-13, quindi mi assicurerò che lo sia“.
“Altre cose, come la serie
televisiva della Waller, sono un po’ più mature“, ha
continuato. “E abbiamo altre cose che sono rivolte un po’ più
alle giovani donne o ai bambini che sono ancora all’interno di
questo mondo“.
Un nuovo poster molto bello per i
fan di Superman:
Legacy sta ottenendo una certa attenzione sui
social media. Potete dare un’occhiata più da vicino qui sotto!
Eighth poster for @JamesGunn‘s
Superman film “Superman Legacy”.
Nell’anno del
bicentenario della sua fondazione, il Museo Egizio approda
per la prima volta al cinema con UOMINI E DEI. LE
MERAVIGLIE DEL MUSEO EGIZIO, il film evento che è stato
presentato in anteprima alla 41esima edizione del Torino
Film Festival e che arriverà nelle sale italiane solo per
due giorni, il 12 e 13 marzo. Prodotto da
3D Produzioni, Nexo Digital e Sky in
collaborazione con il Museo Egizio e diretto da
Michele Mally, che firma il soggetto con
Matteo Moneta, autore della sceneggiatura, il film
vede la partecipazione straordinaria del Premio Oscar®
Jeremy Irons, che ci guida in un viaggio alla scoperta
dei tesori di una delle civiltà più affascinanti della storia
antica.
Con oltre
un milione di visitatori nel 2023, il Museo Egizio è il
più antico al mondo dedicato alla civiltà degli antichi Egizi. A
Torino sono custoditi 40 mila reperti, di cui 12 mila esposti su 4
piani del Museo. Sfingi, statue colossali, minuscoli amuleti,
sarcofagi, raccontano quasi 4000 anni di storia antica. Tra i
reperti celebri nel mondo ci sono il Papiro dei Re, noto all’estero
come la Turin King List, l’unica lista che sia giunta fino a noi
che ricostruisce il susseguirsi dei faraoni, scritta a mano su
papiro, o il Papiro delle Miniere, una delle più antiche carte
geografiche conosciute. E ancora sculture come la statua del
sacerdote Anen, quella di Ramesse II, quella della cosiddetta Iside
di Copto, oltre al ricco corredo funebre di Kha, sovrintendente
alla costruzione delle tombe dei faraoni che insieme alla moglie
Merit sarà tra i protagonisti di tutto il racconto.
Reperti,
studi scientifici e il dietro le quinte del Museo sono narrati in
maniera corale non solo dalla Presidente del Museo, Evelina
Christillin, e dal Direttore Christian
Greco, ma anche da alcuni dei curatori del Museo come
Cédric Gobeil, Beppe Moiso, Susanne Töpfer, Paolo Del
Vesco, Federico Poole, Johannes Auenmüller, Enrico Ferraris,
Alessia Fassone, Tommaso Montonati,
dalle restauratrici Cinzia Oliva, Roberta Genta,
Paola Buscaglia del Centro di Conservazione e Restauro de La
Venaria Reale, dall’antropologo Pieter Ter
Keurs, dal Direttore Dipartimento Egizio del Louvre
Vincent Rondot, dal Capo del Dipartimento Egitto e
Sudan del British Museum Daniel Antoine, dai
curatori del British Museum Ilona Regulski e Marcel
Maree, dalla direttrice del Agyptisches und
Papyrussammlung di Berlino Friederike Seyfried,
dalla direttrice Generale Museo Egizio del Cairo Sabah
Abdel Razik Saddik, dal Ceo di Ima Solutions Sarl
Benjamin Moreno.
Dal Louvre di
Parigi al British Museum di Londra fino all’Ägyptisches Museum di
Berlino: sono solo alcune delle importanti istituzioni museali
mondiali da cui provengono i membri del comitato scientifico del
Museo, che vanta oltre 90 collaborazioni scientifiche con musei,
atenei e centri di ricerca internazionali. Le collezioni custodite
a Torino comprendono oltre 40 mila reperti, che hanno una natura
antiquaria – in quanto legati al collezionismo e al criterio di
raccolta reperti di Bernardino Drovetti, diplomatico piemontese al
servizio del governo francese che vendette a Carlo Felice di Savoia
il primo nucleo delle collezioni del Museo per 400 mila lire
dell’epoca – e una natura archeologica, legata a campagne di scavo
archeologico promosse da Ernesto Schiaparelli e Giulio Farina in
Egitto all’inizio del Novecento.
Ma perché proprio a
Torino, nel 1824, si decise di aprire un museo che non aveva uguali
al mondo, dedicato a una civiltà ancora in via di svelamento? Chi
fu il primo a vedere nelle Alpi il profilo delle piramidi? Per
scoprire le origini del Museo in UOMINI E DEI. LE
MERAVIGLIE DEL MUSEO EGIZIO risaliremo così il corso del
Nilo sulle tracce dei suoi grandi esploratori ed archeologi del
passato: Donati, Drovetti, Schiapparelli.
Visiteremo i luoghi da cui provengono i principali reperti delle
collezioni torinesi, da Giza a Luxor fino
all’antico villaggio di Deir el-Medina, abitato
dagli scribi e dagli artigiani delle tombe della Valle dei Re e
delle Regine. E viaggeremo a ritroso nel tempo, alla metà del 1500,
quando i sovrani del Piemonte, i Savoia, per dare prestigio alla
loro capitale riscrissero il mito delle origini egizie di Torino,
sovrapponendo il toro, simbolo della città, col dio Api, che aveva
le sembianze di toro ed era venerato nell’antico Egitto. Attraverso
i sarcofagi e gli oggetti del corredo funebre della tomba di Kha e
Merit racconteremo invece il viaggio dell’architetto Kha
nell’Oltretomba, dal momento della mummificazione ai funerali, fino
al giudizio di fronte ad Osiride e alla vita nell’Aldilà, seguendo
le pagine del Libro dei Morti.
Completa il
viaggio visivo la colonna sonora
originale, composta ed orchestrata dal
pianista e compositore Remo
Anzovino ed eseguita dall’autore con l’Orchestra
Sinfonica Accademia Naonis diretta da Valter Sivilotti, in
uscita su etichetta Nexo Digital e distribuzione
Believe nel 2024.
Abbiamo visto alcune foto sfocate
sul set e un dietro le quinte rilasciato all’inizio della
produzione, ma grazie a un’immagine promozionale del prossimo
cofanetto della Marvel Collectors Corps
condivisa sui social media, abbiamo un primo sguardo ufficiale al
costume aggiornato che Sam Wilson (Anthony
Mackie) indosserà in
Captain America: Brave New World.
Recentemente abbiamo
avuto conferma che le riprese aggiuntive del sequel sono state
programmate fino a maggio o giugno, con la Marvel che ha incaricato lo
scrittore di Moon
Knight Matthew Orton di scrivere nuove scene e
materiale per il film. I reshoot sono la norma (soprattutto per i
grandi film di produzione), ma questo lungo periodo di AP ha
portato a speculare sul fatto che lo studio potrebbe apportare
alcune modifiche significative alla storia.
Quello che sappiamo sul film
Captain America: Brave New World
Captain America: Brave New World riprenderà da
dove si è conclusa la serie Disney+The Falcon and the
Winter Soldier, seguendo l’ex Falcon Sam Wilson
(Anthony Mackie)
dopo aver formalmente assunto il ruolo di Capitan America. Il
regista Julius Onah (Luce, The Cloverfield
Paradox) ha descritto il film come un “thriller
paranoico” e ha confermato che vedrà il ritorno del Leader
(Tim Blake Nelson), che ha iniziato la sua
trasformazione radioattiva alla fine de L’incredibile Hulk
del 2008.
Secondo quanto riferito, la star di
Alita: Angelo della BattagliaRosa
Salazar interpreta la cattiva
Diamondback. Nonostante dunque avrà degli elementi
al di fuori della natura umana, il film riporterà il Marvel Cinematic
Universe su una dimensione più terrestre e realista, come già
fatto anche dai precedenti film dedicati a Captain America. Ad ora,
Captain America: Brave New World è indicato come uno
dei titoli più importanti della Fase 5.
Per rimanere aggiornato su
tutte le ultime novità, i film in uscita e le curiosità sul mondo
del cinema, ISCRIVITI alla nostra
newsletter.
Con soltanto tre film
per il cinema in dodici anni, compreso questo
suo ultimoThe Warrior – The Iron Claw,
Sean Durkin si merita già l’appellativo di autore
a tutto tondo. E questo perché come nessun altro o quasi
all’interno del cinema americano contemporaneo sa costruire ogni
volta un microcosmo tanto preciso quanto complesso nel cui
immergere i propri personaggi. Sia il suo inquietante e ipnotico
esordio
La fuga di Martha, che il più recente The Nest rappresentano studi socio-psicologici
di notevole finezza, in cui l’autore mette in scena le regole di un
universo che pian piano si chiude in se stesso, fino a cominciare a
mostrare le crepe del sistema che lo regge. Con The Warrior
(The Iron Claw) Durkin alza decisamente la posta in
gioco, in quanto si tratta di un
film, a conti fatti il suo primo, che intende rivolgersi a un
pubblico più ampio senza perdere nessuna delle coordinate e delle
fascinazioni dei precedenti.
The Warrior – The Iron
Claw, la trama
Il microcosmo che viene
raccontato stavolta è quello della famiglia Von
Erich, la quale negli anni ‘80 si impose nel mondo del
wrestling professionistico. Ma a quale prezzo? La gestione totale è
quella del patriarca Fritz (Holt McCallany),
lottatore dalle fortune alterne che ha allevato i figli con lo
scopo preciso di diventare campioni del mondo nella sua stessa
specialità sportiva. Il predestinato sembra essere Kevin (Zac
Efron), il quale più di tutti ha sacrificato anima e
corpo per compiere il volere del padre. Ben presto però anche i
suoi fratelli David (Harris Dickinson) e Kerry
(Jeremy
Allen White) dimostrano la loro abilità di lottatori
ma soprattutto di showmen, mettendo in discussione le gerarchie che
sembravano ormai stabilite…
Uno studio struggente di
psicologie
Quello che poteva essere
sviluppato come un semplice biopic o un dramma familiare in mano a
Durkin diventa scena dopo scena uno studio struggente di caratteri
e psicologie castrate. Il senso di predestinazione che The
Warrior infonde nello spettatore viene dato da due
fattori portanti: prima arriva una sceneggiatura che insiste con
pienezza sulla dualità dolorosa del protagonista Kevin, diviso tra
il senso del dovere e la frustrazione crescente di fronte
all’impossibilità di compierlo.
In secondo luogo la
magnifica messa in scena, la quale pur non distanziandosi mai da un
realismo di fondo riesce a superarlo grazie all’eleganza delle
immagini e la densità quasi autunnale della fotografia
dell’ungherese Mátyás Erdély (Figlio
di Saul). Soprattutto nella seconda parte The
Warrior – The Iron Claw possiede quel senso di
predestinazione scaturito da una visione “elegia” del dramma che lo
avvicina a un capolavoro evocativo quale Picnic a Hanging
Rock di Peter Weir.
Un cast vicino alla
perfezione
Il resto lo fa un cast
di attori che davvero si avvicina alla perfezione: Efron sforna
realmente la prova che vale una carriera, volutamente strabordante
nella performance fisica e insieme sorprendentemente capace di
esplicitare i dissidi interiori del suo sfaccettato personaggio.
Alla fine quello che rimane impresso a fondo di The
Warrior è il percorso umano di Kevin, e questo è
senz’altro merito enorme dell’attore che lo interpreta. Tra i
comprimari dobbiamo necessariamente applaudire l’ambiguità della
prova di Holt McCallany e la compostezza rocciosa
di Maura Tierney del ruolo della matriarca: in
un
film che inscena atletismo e acrobazie coreografiche, il
linguaggio del corpo sempre trattenuto della madre diventa un pugno
emotivo allo stomaco del pubblico, capace di raccontare in maniera
sottile e profonda la condizione della donna in quell’universo
dominato dal “maschio”.
Raramente nel cinema
americano, mainstream oppure maggiormente orientato verso gli
stilemi dell’indipendenza, si riesce a trovare quel connubio di
forma e contenuto che The Warrior – The Iron
Claw offre al pubblico. Si tratta seriamente di uno
dei lungometraggi migliori di questo 2023 che volge al termine,
quello che probabilmente riesce a esprimere meglio il non detto, i
dilemmi e il dolore interiore prima di tutto del personaggio
principale. Basta vedere, anzi “vivere,” il percorso che compie nel
corso del film proprio
la “Iron Claw” la morsa di ferro che sul ring era il marchio
distintivo della famiglia Von Erich: il doloroso
scavalcamento di senso che da gesto simbolico di vittoria si
trasforma in metafora dell’oppressione basta e avanza per
raccontare dell’abilità di Sean Durkin come
sceneggiatore e regista. Da applausi.
Giovedì sera per molti ormai vuol
dire serata fissa sul divano a vedere Doc –
Nelle tue mani 3 e durante la messa in onda ne sono successe di
cose al Policlinico Ambrosiano. Nel
quinto e nel sesto episodio di
questa terza stagione, come già gli sceneggiatori ci hanno abituato
della puntata precedente, tutto si focalizza sulla dottoressa
Giordano. L’ultima scena poi si conclude anche con
la vittoria di quelli che hanno sempre tifato per la coppia
Giulia e Andrea, con un momento che i loro
fans aspettavano da sempre.
La trama di Doc – Nelle tue
mani 3 episodio 5
Il primo episodio
della terza puntata, intitolato “Il beneficio del dubbio” si apre
con il ricovero nel reparto di Medicina Interna di
Rita, una ragazza di vent’anni che ha una forte
difficolta a respirare. Doc, l’attore protagonista
Luca Argentero e Giulia con la loro equipe medica
scoprono però che la giovane è affetta anche da un tumore ma che
rifiuta, categoricamente, di fare la chemioterapia
per guarirne. Alla fine il male che l’aveva portata all’ospedale
sarà un altro, verrà operata al cuore per un soffio, e accetterà,
anche per amore del padre vedovo, di farsi curare con la
chemio.
Per smorzare i toni di queste
malattie, quasi incurabili, in corsia la writers‘ room di Doc – Nelle tue
mani ha deciso per il quinto episodio di far ridere il loro
pubblico fedele grazie ad un’insalata pazza. La
caposala Teresa inizia a delirare all’improvviso
dopo aver mangiato l’erba del diavolo che ha
intaccato l’orto di Doc sulla terrazza e che invece lei pensava che
era della verdura commestibile. Alla fine ovviamente il problema si
risolverà e l’infermiera tornerà al lavoro.
Intanto Doc di nuovo è in crisi per
dei ricordi e non capisce se sono veri o
falsi, quindi chiede aiuto e si avvicina sempre di più a
Giulia. La dottoressa Giordano, l’attrice
Matilde Gioli, grazie ad Andrea riesce a convincere la
commissione e accettare la sua ricerca da presentare poi per la sua
richiesta da primario.
Ph Virginia Bettoja
La trama di Doc – Nelle tue
mani 3 episodio 6
Il sesto episodio
“La Vela” si divide tra l’oggi e i flashback del
2019, in cui si possono rivedere due volti amati della
serie, ovvero i dottori Lazzarini e Kidane
interpretati da
Gianmarco Saurino e
Alberto Boubakar Malanchino. Queste scene ambientate nel
passato molto recente, poco prima dello sparo alla testa al dottore
Fanti, sono un modo per mostrare com’è nata la storia
d’amore tra Andrea e Giulia.
Nel presente si punta invece sul
neo triangolo amoroso delle due giovani
specializzande Martina e Lin affascinate dal loro
tutor e specializzando Riccardo
Bonvegna. Ovviamente c’è anche il caso di ricovero di un
ragazzo con ADHD ammalato di meningite
tubercolare che verrà salvato dalla specializzanda non
laureata in Medicina, la ragazza a fine episodio è sul punto di
confessare ma alla fine ci rinuncia.
Il vero colpo di scena è quello già
annunciato all’inizio, cioè Andrea che capisce, dopo aver parlato
con una sua ex amante, che la “Sua Vela” è da sempre Giulia. Dopo
un discorso in cui Andrea ammette i suoi sentimenti
bacia Giulia sulla terrazzaPoliclinico Ambrosiano.
Doc – Nelle tue mani 3 una
gioia per il team Andrea – Giulia
La puntata è stata all’insegna del
team Andrea e Giulia, ma come ormai abbiamo
imparato negli anni di certo non finirà così. Doc infatti ora
sembra aver trovato la sua pace ma ancora troppe domande e ricordi
senza risposte non sono state spiegate e non siamo neanche a metà
di questa terza stagione.
I Marvel Studios hanno pubblicato una
nuova lunga featurette per Echo,
che approfondisce il memorabile e duro scontro tra Maya Lopez (Alaqua Cox) e
Daredevil (Charlie
Cox).
Anche se alla fine si è trattato di
poco più di 90 secondi di tempo nella première dello show, è stata
una sequenza tosta che ha richiesto molto lavoro per essere portata
sullo schermo. Il coordinatore degli stunt di Echo e
direttore della seconda unità Marc Scizak ci parla
del combattimento e vediamo tonnellate di filmati dietro le quinte
di Alaqua e Charlie mentre si preparano allo scontro.
Siamo certi che apprezzerete anche
uno sguardo più ravvicinato alla tuta dell’Uomo senza Paura.
Sfortunatamente, non vanta ancora il classico logo “DD”; possiamo
solo sperare che sia imminente (era assente anche in
She-Hulk: Attorney at Law).
C’è la possibilità che ECHO
faccia un’apparizione in Daredevil:
Born Again, naturalmente, ma con tutto quello che sta
succedendo in quella serie, sembra improbabile. Tutti i cinque
episodi di ECHO
sono ora disponibili in streaming su Disney+.
Sotto la nuova etichetta di
Marvel Spotlight, la
serie sarà classificata come TV-MA e, per ora, i teaser e il
materiale di marketing la definiscono come una serie Marvel ben distinta.
Inoltre, i fan che non hanno visto le precedenti serie
Disney+
potranno seguire la storia senza problemi, nonostante alcuni volti
noti e alcuni nuovi personaggi. Forse, Echo
può essere la serie che finalmente fornisce una narrazione da
“strada” che i fan dei supereroi desiderano da un po’.
Il cast di
Echo
Creata da Marion Dayre, Echo
vede nel cast Alaqua Cox nel ruolo di Maya Lopez,
Chaske Spencer nel ruolo di Henry, Tantoo
Cardinal nel ruolo di Chula, Devery
Jacobs nel ruolo di Bonnie, Zahn
McClarnon nel ruolo del padre di Maya, William,
Cody Lightning nel ruolo del cugino Biscuits e
Graham Greene nel ruolo di Skully insieme a
Vincent D’Onofrio nel ruolo di Wilson Fisk e
Charlie Cox nel ruolo di Matt
Murdock/Daredevil. Tutti gli episodi di Echo saranno
disponibili su Disney+a partire dal 9
gennaio.