Dopo le sue sei nomination agli
Oscar, Parasite di
Bong Joon-Ho sta per tornare al cinema, anche
negli Stati Uniti, ma in bianco e nero. Neon sta collaborando con
Film at Lincoln Center in New York and the American Cinematheque di
Los Angeles per distribuire la versione in bianco e nero del film
che debutterà a Los Angeles all’Egyptian Theater il 31 gennaio e al
Walter Reade Theater di New York il 30 gennaio. Verrà quindi
proiettato al Francesca Beale Theater dal 31 gennaio al 6
febbraio.
Questa presentazione speciale di
Parasite debutterà
all’International Film Festival di Rotterdam alla fine di gennaio
prima di arrivare negli Stati Uniti. Essendosi ispirato al
Nosferatu di F.W. Murnau
del 1922, Bong ha sognato per tutta la vita di realizzare un film
in formato bianco e nero. La versione in bianco e nero di
Parasite è stata fatta prima della
premiere del film a Cannes (Festival dove il film ha vinto la Palma
d’oro) e ora il pubblico vedrà proprio quella versione.
“Sono estremamente felice di
presentare Parasite in bianco e nero e proiettarlo sul grande
schermo – ha dichiarato Bong – Sarà affascinante vedere
come cambia l’esperienza visiva quando un film identico viene
presentato in bianco e nero. Ho visto due volte questa versione e
sembra una favola, mi ha dato lo strano senso che stavo guardando
una storia dei vecchi tempi. “
Ha aggiunto: “La seconda volta
che l’ho visto, il film sembrava più realistico e nitido come se
fossi tagliato da una lama. Ha inoltre messo in evidenza le
prestazioni degli attori e sembrava ruotare di più intorno ai
personaggi. Ho avuto molte impressioni fugaci di questa nuova
versione, ma non desidero definirle prima che venga presentata.
Spero che tutti possano confrontare le proprie esperienze con la
versione a colori e trovare il proprio percorso verso Parasite in
bianco e nero.”
Parasite
è stato un successo di pubblico e critica, ha guadagnato 148
milioni di dollari in tutto il mondo e $ 28,5 milioni solo negli
Stati Uniti. Recentemente ha fatto la storia ai SAG
Awards diventando il primo film in lingua non inglese ad
aver mai vinto per una performance d’insieme. Nominato per sei
Oscar, incluso quello per il miglior film, è il primo film coreano
(e Bong Joon-Ho il primo regista coreano) ad
essere nominato per un Oscar. Ha anche vinto il Golden Globe per il
miglior film in lingua straniera.
Dopo il primo poster ufficiale
arriva il trailer ufficiale di Volevo
nascondermi, il nuovo film del regista Giorgio
Diritti, con Elio Germano in uscita il 27
febbraio distribuito da 01 distribution.
Toni, figlio di una emigrante
italiana, respinto in Italia dalla Svizzera dove ha trascorso
un’infanzia e un’adolescenza difficili, vive per anni in una
capanna sul fiume senza mai cedere alla solitudine, al freddo e
alla fame. L’incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati è
l’occasione per riavvicinarsi alla pittura, è l’inizio di un
riscatto in cui sente che l’arte è l’unico tramite per costruire la
sua identità, la vera possibilità di farsi riconoscere e amare dal
mondo. “El Tudesc,” come lo chiama la gente è un uomo solo,
rachitico, brutto, sovente deriso e umiliato, diventa il pittore
immaginifico che dipinge il suo mondo fantastico di tigri, gorilla
e giaguari, stando sulla sponda del Po. Sopraffatto da un regime
che vuole “nascondere” i diversi e vittima delle sue angosce, viene
richiuso in manicomio. Anche lì in breve riprende a dipingere.
Più di tutti, Toni dipinge se
stesso, come a confermare il suo desiderio di esistere al di là dei
tanti rifiuti subiti fin dall’infanzia. L’uscita dall’Ospedale
psichiatrico è il punto di svolta per un riscatto e un
riconoscimento pubblico del suo talento. La fama gli consente di
ostentare un raggiunto benessere e aprire il suo sguardo alla vita
e ai sentimenti che sempre aveva represso. Le sue opere si rivelano
nel tempo un dono per l’intera collettività, il dono della sua
diversità.
Volevo nascondermi è prodotto da
PALOMAR con RAI CINEMA
con il sostegno della REGIONE EMILIA-ROMAGNA in
associazione con COOP ALLEANZA 3.0,
DEMETRA FORMAZIONE SRL, FINREGG
SPA ai sensi delle norme sul Tax Credit
Miss Americana è
l’atteso film documentario
originale Netflix in uscita, diretto da Lana
Wilson, che segue la cantautrice americana Taylor
Swift e la sua vita nel corso di diversi anni della sua
carriera.
Miss Americana è
stato presentato il 23 gennaio 2020 al Sundance Film Festival.
Netflix ha descritto il film come “crudo ed
emotivo sguardo rivelatore “l’artista” durante un periodo di
trasformazione della sua vita mentre impara ad abbracciare il suo
ruolo non solo come cantautrice e performer, ma come donna che
sfrutta tutto il potere della sua voce “.
Miss Americana: quando esce e dove vederlo in streaming
Miss Americana uscirà su Netflix
e in alcuni cinema il 31 gennaio 2020.
Miss Americana: trailer ufficiale
Curiosità sul film
Taylor Swift ha
rivelato del documentario a novembre 2019, quando ha dichiarato che
il proprietario e fondatore della sua ex etichetta Big Machine
Records, ovvero Scooter Braun e Scott Borchetta, le hanno impedito
di usare le musiche più vecchia e filmati di performance per il
documentario. Ha inoltre aggiunto che il documentario non menziona
Braun, Borchetta o Big Machine. Big Machine successivamente ha
negato le accuse in una dichiarazione In risposta, un
rappresentante della Swift ha pubblicato un’email di un dirigente
di Big Machine rifiuta di rilasciare licenze in relazione al
documentario. A dicembre, Variety ha riferito che Big Machine ha
autorizzato l’uso del materiale più vecchio di Swift per il
film.
Il documentario includerà una nuova
canzone ” Only the Young “, che verrà riprodotta durante i titoli
di coda del film. Swift ha scritto la canzone dopo le elezioni
negli Stati Uniti del 2018.
La trilogia sequel di
Star
Wars è riuscita a regalare diversi fantastici
momenti non soltanto al fandom, ma anche all’intero franchise nel
suo insieme. Tra i personaggi sicuramente più affascinanti della
nuova trilogia, non possiamo non citare Kylo
Ren e l’eccezionale interpretazione di Adam
Driver, nonostante non tutti siano rimasti soddisfatti
dalla conclusione riservata all’arco narrativo del personaggio ne
L’Ascesa di
Skywalker.
Di seguito abbiamo raccolto le 10 azioni compiute senza alcuna
pietà da Ben Solo:
Sterminare gli Alazmec su Mustafar
Ne L’Ascesa di Skywalker
vediamo Kylo alla ricerca di un Wayfinder dei Sith che possa
condurlo su Exegol per affrontare Palpatine. Per trovare il
Wayfinder in questione, Kylo ha dovuto recarsi prima su Mustafar ed
affrontare gli Alazmecs, che Kylo uccide senza pietà.
Gli Alazmec erano un gruppo di
nativi che colonizzò Mustafar dopo la morte di Darth Vader.
Onoravano il potere di Vader e veneravano il suo castello, attirati
dal misticismo del pianeta e dal potere che possedeva. Avevano però
ostacolato la ricerca del Wayfinder e perciò vennero massacrati da
Kylo.
Dare la caccia a Palpatine
Kylo è
sempre stato un personaggio particolarmente audace, ed uno dei
momenti in cui ha certamente mostrato tutto il suo coraggio è stato
durante la sua caccia a Palpatine. Kylo era così desideroso del
poter tanto da arrivare a vedere Palpatine come un rivale da
sconfiggere: ecco perché all’inizio de L’Ascesa di
Skywalker lo vediamo sulle sue tracce.
Cacciare uno dei più
potenti detentori della Forza che sia mai esistito, stanarlo ed
essere pronti ad ucciderlo, è sicuramente una decisione che
richiede audacia, coraggio e nessun particolare freno
inibitorio.
Idolatrare Darth Vader
Da Il Risveglio della Forza
in poi, l’ammirazione di Kylos nei confronti di suo nonno è
diventata sempre più palese. Anche soltanto i trailer hanno
evidenziato più volte l’ossessione di Kylo nei confronti di Vader
(per non parlare del valore simbolico dell’elmetto bruciato del
potentissimo Sith).
È come se Kylo fosse segretamente
geloso di lui e del suo regno da Sith. Lo mette su un piedistallo,
lo ammira profondamente, cerca di emularlo. D’altronde, i percorsi
dei due personaggi sono molti simili, nel senso che entrambi si
sono prima smarriti e poi sono stati redenti: forse è anche per
qeusto motivo che Ben Solo non ha mai cercato di nascondere la sua
spropositata ammirazione per il grande leader dell’Impero
Galattico.
Torturare i nuovi eroi
Kylo non ha mai avuto paura di usare
le sue tecniche di tortura sulla base dello Starkiller: aveva
addirittura una stanza adibita ad esse, che per ben due volte
vediamo ne Il Risveglio della Forza. La prima volta che
vediamo Kylo usare i suoi poteri è nei confronti di Poe per
estorcergli informazioni sulla ricerca della mappa di Luke
Skywalker, dopo averlo catturato nel villaggio di Jakku.
La seconda volta è quando cattura
Rey e tenta di estrapolare l’immagine della mappa dalla sua mente,
ma con scarsi risultati. L’uso di queste tecniche di tortura è
sufficiente a giustificare quanto Ben sia stato vittima dei suoi
tormenti e della sua brama di potere per l’ennesima volta.
Uccidere Lor San Tekka
Il primo esempio del carattere così
spietato di Kylo Ren arriva subito, all’inizio de Il Risveglio
della Forza, quando lui e le sue truppe del Primo Ordine
arrivano a Jakku nella loro ricerca della mappa di Luke Skywalker.
Lì, Kylo incontra Lor San Tekka.
Lor San Tekka era un membro della
Chiesa della Forza e lui e Ben si conoscevano già. Dopo aver
scambiato qualche battuta, Kylo prende la sua spada laser e
colpisce Lor San Tekka, eliminando il primo di tantissimi pezzi del
suo passato che distruggerà nel corso dell’intera trilogia.
Massacrare tutti gli abitanti di Jakku
Dopo
l’uccisione di Lor San Tekka da parte di Kylo e la cattura di Poe
su Jakku, Ben continua a lasciare dietro di sé morte e distruzione
quando ordina alle truppe del Primo Ordine che sono giunte insieme
a lui su Jakku di massacrare tutti gli abitanti del villaggio (dopo
aver catturato Poe).
Questa volta Kylo preferisce non
sporcarsi le mani: nonostante non sia il diretto responsabile della
morte di tutte quelle persone innocenti, è stato comunque il
mandatario dello sterminio. Uomini, donne e bambini: tutti
innocenti, fucilati e uccisi dagli Stormtrooper per ordine di Kylo
senza alcuna pietà o rimorso.
Uccidere Snoke e diventare il Leader Supremo
Ne Gli Ultimi Jedi, vediamo
la vera forma di Snoke per la prima volta, poiché il personaggio
appare nella sala del trono come Leader Supremo del Primo Ordine e
maestro di Kylo Ren. In quello che diventerà un punto di svolta
nella trilogia e nell’arco narrativo di Ben, quest’ultimo porta Rey
da Snoke e invece di ucciderla come il Leader sembra ordinargli,
Kylo uccide proprio il suo maestro.
Da quel momento, Kylo diventa il
Leader Supremo e assume il controllo di Hux e del Primo Ordine, con
grande sgomento del Generale. Kylo che uccide il suo maestro,
mentendo al riguardo e prendendo le redini dell’esercito imperiale
del Primo Ordine, è forse il più grande atto deplorevole da lui
commesso.
Dare la caccia a Luke, a Rey e alla Resistenza
Kylo è uno
dei personaggi più emotivi e instabili della nuova trilogia, ma
questi aspetti della sua personalità lo rendono anche uno dei
personaggi più affascinanti. Ciò è in gran parte dovuto
all’eccellente performance di Adam Driver, in grado di trasmettere
con la dovuta espressività tutto il peso delle decisioni avventate
ed emotive prese da Ben, inclusa la sua ossessione per trovare
determinati personaggi e distruggere la
Resistenza.
L’obiettivo
principale di Kylo è quello di inseguire Rey. Per quanto riguarda
Luke, la sua accecante ossessione per il maestro Jedi diventa
palese ne Gli Ultimi Jedi, quando Ben scatena tutto il
potere del Primo Ordine per cercare di uccidere la sua proiezione
astrale di Forza. Dà la caccia, insegue e tenta di eliminare i
nostri eroi e la Resistenza senza preoccuparsi del giudizio di
nessuno se non del suo.
Aiutare a distruggere il sistema Hosnian
Kylo sembra nutrire un forte bisogno
di generare massacri e dare vita a cacce spietate nel corso della
triloigia sequel, soprattutto ne Il Risveglio della Forza.
Ne è un esempio lampante il potere scatenato da Base
Starkiller.
Per distruggere la Nuova Repubblica
e portare il Primo Ordine alla ribalta, usano la base di Starkiller
per distruggere i 5 pianeti del Sistema Hosnian – incluso Hosnian
Prime. Kylo ha preso parte ad una missione collettiva mirata a
distruggere questi pianeti, ma per uccidere così tanti milioni di
innocenti, senza vergogna e senza rimorso, ci vuole davvero tanto
coraggio…
Uccide suo padre, Han Solo
È stato
rivelato ne Il Risveglio della Forza che Kylo Ren è Ben
Solo, figlio di Han Solo e Leia Organa, un colpo di
scena che in realtà molti fan avevano già teorizzato prima
dell’uscita del film al cinema. Sfortunatamente, questa parte della
storia di Kylo ha portato nel film di J.J. Abrams alla morte di uno
dei personaggi più iconici di Star Wars.
Durante il loro
confronto su Base Starkiller, Kylo deve decidere tra il Lato Chiaro
e Oscuro della Forza, ma alla fine sceglie di uccidere suo padre
Han Solo. Uccidere tuo padre, ucciderlo a sangue freddo, di fronte
al suo migliore amico (Chewbacca), è uno degli atti più spudorati
mai compiuti in tutta la saga. Ecco perché non poteva che finire al
primo posto di questa classifica.
Sarà My Salinger
Year dello scrittore-regista Philippe
Falardeau ad aprire la 70° edizione della Berlinale, il
prossimo 20 febbraio 2020 al Berlinale Palast.
La tre volte candidata all’Oscar
Sigourney Weaver, l’attrice Margaret
Qualley e l’attore Douglas Booth recitano
nella co-produzione canadese-irlandese che racconta di una laureata
(Qualley) che lavora per l’agente letterario ( Weaver) del famoso
scrittore solitario JD Salinger, autore de Il giovane Holden. Il
film è basato sul romanzo omonimo dell’autrice statunitense Joanna
Rakoff.
Il film è stato prodotto da
micro_scope (Canada) e Parallel Films (Irlanda). Memento Films
International gestisce le vendite internazionali e UTA gestisce le
vendite negli Stati Uniti.
Il direttore artistico del Festival,
Carlo Chatrian, ha dichiarato: “Siamo lieti di
aprire la 70a edizione del festival con una storia per adulti che
prende il punto di vista del protagonista che ha una nuova
prospettiva, che non è affatto ingenuo. Philippe Falardeau
raffigura il piccolo mondo letterario di New York degli anni ’90
con umorismo e una nota dolce, ma non dimentica mai il 21 ° secolo
in cui viviamo o il ruolo unificante che l’arte svolge in tutte le
nostre vite. Non vediamo l’ora di dare il benvenuto a Margaret
Qualley e Sigourney Weaver e ad altri membri del grande cast e
della troupe di Philippe Falardeau.”
Il regista ha commentato: “Sono
entusiasta che il mio film aprirà la Berlinale 2020. Non avremmo
potuto sperare in una prima mondiale migliore. In passato, la
Berlinale si è aperta con meravigliosi film di registi affermati;
inutile dirlo, sono onorato di essere in quella lista. Ho ricordi
affettuosi del festival in cui uno dei miei film è stato proiettato
alla Generation nel 2009. Non vedo l’ora di ricongiungermi con
Margaret Qualley e Sigourney Weaver per l’evento.”
In attesa dell’arrivo in TV de
L’Amica Geniale – Storia del nuovo
cognome, è in programmazione nelle
sale The Space Cinema – il 27, 28,
29 gennaio – un appuntamento unico per far vivere ai fan
in anteprima sul grande schermo e condividere con tutti gli altri
appassionati i nuovi episodi della saga che ha conquistato oltre
dieci milioni di lettori in tutto il mondo.
La serie, tratta dalla tetralogia
del libro di Elena Ferrante, riprende il racconto
da dove era stato interrotto: Lila si è appena
sposata ma, nell’assumere il cognome del marito, ha l’impressione
di aver perso sé stessa. Elena è ormai una
studentessa modello ma, proprio durante il banchetto di nozze
dell’amica, ha capito che non sta bene né nel rione né fuori. Tra
paesaggi bucolici e lotta tra classi sociali si svolge la vita
nel Rione Sanità; scenario che fa da sfondo ad
un’amicizia profonda e controversa ma allo stesso
tempo unica, un tuffo nella vitalissima giovinezza
delle due ragazze, dentro il ritmo con cui si tallonano, si
perdono, si ritrovano.
In occasione delle celebrazioni a
100 anni dalla morte di Modigliani, arriva al cinema solo il
30 e 31 marzo e l’1
aprileMaledettoModigliani,
prodotto da 3D Produzioni e Nexo
Digital.Diretto
da Valeria Parisi e scritto con
Arianna Marelli su soggetto di Didi
Gnocchi, il docufilm racconta la vita e la produzione di
Amedeo Modigliani (1884-1920), un artista
d’avanguardia diventato un classico contemporaneo amato e imitato
in tutto il mondo.
Livornese dalla vita breve e
tormentata, Dedo o Modì, come fu soprannominato, viene qui narrato
da un punto di vista originale: quello di Jeanne
Hébuterne, l’ultima giovane compagna, che si suicidò due
giorni dopo la morte dell’amato, avvenuta all’Hôpital de la
Charité di Parigi il 24 gennaio del 1920.
All’epoca Jeanne era incinta e lasciava una figlia di un anno. È
proprio a partire dalla sua figura e dalla lettura di un passo dai
“Canti di Maldoror”, il libro che Modigliani teneva sempre con sé,
che si apre il nuovo docufilm della stagione 2020 della Grande Arte
al Cinema. Il docufilm trae ispirazione anche dalla mostra
“Modigliani – Picasso. The Primitivist Revolution” curata da
Marc Restellini che aprirà all’Albertina di Vienna
nel settembre del 2020 ed è arricchito dalle immagini di opere
esposte sia all’Albertina, sia alla
National Gallery of Art di Washington, nei
musei e nelle collezioni di Parigi e nella grande
mostra “Modigliani e l’avventura di Montparnasse”
del Museo della Città di Livorno.
Per comprendere Modigliani, quarto
figlio di una famiglia di origini ebraiche sull’orlo di
una crisi finanziaria, bisogna partire proprio dalla sua Livorno e
da una provincia italiana che sin dagli albori gli è troppo
stretta. Modigliani decide di partire e andare in cerca di altro.
Va a Firenze, poi a Venezia. Arriva a Parigi nel 1906, a 21 anni.
Sembrerebbe un approdo. È qui che nasce la sua leggenda:
tombeur de femmes, alcolista, artista maledetto. In realtà
è un uomo che maschera una malattia, che si aggrappa alla vita e
alla propria arte. Ha una verità da trasmettere: valori universali
racchiusi nella semplicità di linee e volti che ne fanno uno dei
maggiori esponenti di primo Novecento e un classico del XXI
secolo.
Nel docufilm sono proprio i suoi
dipinti ripresi in set dedicati, da “La Filette en Bleu” al
ritratto di Jeanne Hébuterne, a parlarci. Giocando tra riprese
della città di oggi e foto e filmati d’archivio in bianco e nero,
la voce narrante di Jeanne racconta di quella Parigi di inizio
secolo: la ville lumière, la metropoli, il centro della
modernità, già mercato d’arte e polo d’attrazione per pittori e
scultori da tutta Europa. Quelli che allora facevano la fame e oggi
valgono milioni, primo fra tutti proprio Modigliani. Durante il suo
errare da un alloggio di fortuna all’altro, Amedeo Modigliani,
povero, affamato, ma pieno di entusiasmo, incontra un’aspirante
poetessa russa, la ventenne Anna Achmatova, e la
giornalista e femminista inglese Beatrice
Hastings. Tutte donne che raffigura e i cui volti, tra
cariatide e ritratto, diventano icone stesse della sua arte. Il suo
orizzonte immaginativo – comune a Pablo Picasso, a
Constantin Brancusi e a molti altri – è del resto
quello del primitivismo: l’interesse per le culture extraeuropee e
antiche, un altrove nello spazio e nel tempo in cui gli artisti
delle avanguardie cercano il ritorno alla natura, minacciata dalla
modernità. Ma Modigliani declina il primitivismo in una maniera
unica, fondendolo con la tradizione classica e rinascimentale.
Il docufilm percorre le tracce
dell’artista nei suoi luoghi più tipici: le strade, le piazze, il
quartiere livornese della Venezia Nuova, la sinagoga, il mercato
centrale, le montagne vicine e la campagna in cui aveva imparato il
mestiere di pittore coi macchiaioli e dove trova poi materia per le
sue statue, l’arenaria e il marmo. Scopriamo poi Modigliani nel
confronto con le opere degli altri artisti a lui coevi, primi fra
tutti proprio Brancusi e Picasso raccontati
attraverso opere e spazi (l’Atelier Brancusi del Centre Pompidou e
il Musée Picasso Paris). Tra i pittori dell’École de Paris, c’è
anche Soutine, ebreo come lui, con il quale per un
periodo condivide una casa-studio ancora rimasta inalterata.
Ritroviamo Modigliani anche al caffè La Rotonde con Jean
Cocteau che ne fissa per sempre la presenza sulla
“terrace” insieme a Picasso, André Salmon e Max
Jacob. Di nuovo riusciamo a individuare tracce di
Modigliani nella Parigi di oggi: il vagare notturno scendendo le
scalinate di Montmartre verso Montparnasse nuovo centro di
aggregazione, le passeggiate intorno al Pantheon, le cancellate
chiuse del Jardin du Luxembourg. E poi i carri immaginifici della
nuit blanche parigina che rappresentano possibili
allucinazioni provocate dalle droghe – l’hashish, l’oppio e
l’assenzio – che aprono le porte della visione. Ci sono poi i suoi
mercanti e collezionisti: Paul Alexandre, il
medico mecenate; Paul Guillaume il dandy parvenu
ritratto più volte; Léopold Zborowski, l’ultimo
mercante dell’artista, un poeta avventuriero, capace – grazie alla
conoscenza del collezionista Jonas Netter – di
garantirgli un piccolo salario mensile.
Modigliani, però, morirà povero e
non riconosciuto. Solo in seguito diventerà uno degli artisti più
quotati al mondo. E tra i più copiati. Il suo stile sembra facile,
ma è solo apparenza. Lo scopriremo al porto franco di Ginevra, nel
laboratorio di Marc Restellini, tra i maggiori
esperti al mondo di Modigliani che nel docufilm racconta la cifra
dell’arte di Modigliani e la sua evoluzione. E a Londra, tra le
fiere d’arte e lo studio di un pittore – falsario dichiarato – che
ora firma le sue opere d’imitazione alla luce del sole. Solo pochi
decenni fa – nel 1984, a 100 anni dalla nascita dell’artista – le
teste ripescate nei fossi livornesi hanno sconvolto il mondo con
una delle truffe più celebri che la storia dell’arte ricordi.
Tra gli interventi del docu-film,
oltre a quelli dello storico dell’arte e specialista di Amedeo
Modigliani Marc Restellini, quelli di Ann
L. Ardis, professoressa e Dean al College of Humanities
and Social Sciences della George Mason University, esperta di
letteratura modernista inglese; Chloe Aridjis,
scrittrice e studiosa di poesia francese dell’Ottocento;
Harry Bellet, giornalista di Le Monde, studioso e
critico d’arte; Giovanni Bertazzoni, Co-Chairman
Impressionist and Modern Art Department Christie’s; Laura
Dinelli, responsabile Musei Civici di Livorno;
Pier Francesco Ferrucci, Direttore Unità di
Bioterapia dei Tumori, IEO che da studente è stato tra gli autori
della famosa “beffa delle teste” del 1984 a Livorno; l’ebraista
Paolo Edoardo Fornaciari; lo scrittoriSimone Lenzi, attualmente assessore alla Cultura
del Comune di Livorno; il gallerista David Lévy; la
pittriceMira Maodus; lo stilista,
costumista e artista Antonio Marras; la pittrice
Isabelle Muller; la curatrice del Musée d’Art
Moderne de Paris Jacqueline Munck; l’artista
John Myatt che grazie al suo talento per
l’imitazione, tra il 1986 e il 1995 ha falsificato e collocato sul
mercato – insieme al suo complice John Drewe – 200 opere di maestri
moderni; il collezionista Gérard Netter; l’artista Jan
Olsson; la curatrice del Musée Picasso Paris
Emilia Philippot; il Direttore Generale
dell’Albertina di Vienna Klaus Albrecht Schröder;
il Vicepresidente della Comunità Ebraica di Livorno, Guido
Servi; il regista, sceneggiatore e produttore
cinematografico Paolo Virzì.
La Grande Arte al Cinema è un
progetto originale ed esclusivo di Nexo Digital.
Nel 2020 la Grande Arte al Cinema è
distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital con i media
partner Radio Capital, Sky Arte, MYmovies.it, Arte.it e in
collaborazione con Abbonamento Musei.
Arrivano online nuovi concept della
versione di Colin Trevorrow di
Star
Wars: Episodio IX, nota come Duel of
the Fates. I concept in questione mostrano diverse
scene presenti all’interno dello script di Trevorrow,
i cui dettagli sono emersi online nelle ultime settimane. I concept
sono arrivati online su Reddit; la loro
veridità è stata confermata da The Playlist.
In alcuni dei concept è possibile
vedere Rey con la sua spada laser a doppia lama, la nuova maschera
di Kylo Ren, la battaglia tra Ben Solo e suo nonno Darth Vader, e
infine anche Tor Valum, il maestro Sith dell’Imperatore Palpatine
mentre addestra Kylo Ren. La sceneggiatura di Trevorrow venne
scritta prima della morte di Carrie
Fisher e venne consegnata alla Lucasfilm una settimana
prima della tragica scomparsa dell’attrice.
Sempre di recente, erano emersi
online altri concept di
Episodio IX, ma in quel caso è stato lo
stesso Colin Trevorrow a confermare che quelle
immagini non appartengono alla sua versione del film.
Potete vedere i nuovi concept – via Imgur – di seguito:
Lucasfilm e il
regista J.J. Abrams uniscono ancora una
volta le forze per condurre gli spettatori in un epico viaggio
verso una galassia lontana lontana con Star Wars:
L’Ascesa di Skywalker, l’avvincente conclusione
dell’iconica saga degli Skywalker, in cui nasceranno nuove leggende
e avrà luogo la battaglia finale per la libertà.
Il cast del film
comprende Carrie Fisher, Mark Hamill, Adam Driver,
Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Anthony Daniels, Naomi
Ackie, Domhnall Gleeson, Richard E. Grant, Lupita Nyong’o, Keri
Russell, Joonas Suotamo, Kelly Marie
Tran, con Ian
McDiarmid e Billy Dee
Williams.
Diretto da J.J. Abrams e prodotto da
Kathleen Kennedy, Abrams e Michelle Rejwan, Star Wars:
L’Ascesa di Skywalker è scritto da J.J. Abrams e Chris Terrio,
mentre Callum Greene, Tommy Gormley e Jason McGatlin sono i
produttori esecutivi.
Nonostante voglia tornare ad
occuparsi dell’universo di Blade Runner,
il regista Denis Villeneuve ha rivelato di essere
più interessato a realizzare uno spin-off piuttosto che un sequel
del suo Blade Runner 2049. All’epoca
della sua uscita in sala, l’adattamento cinematografico del romanzo
di Philip K. Dick ad opera di Ridley
Scott non ottenne il successo sperato, ma con gli anni
è diventato un vero e proprio cult del genere fantascientifico, da
molti considerato addirittura un capolavoro. Anche il sequel di
Villeneuve è stato accolto in maniera contrastante (non tanto dalla
critica, quanto dal pubblico), nonostante abbia confermato il
grande talento visionario del regista e sia riuscito a portarsi a
casa anche due Oscar (miglior fotografia e migliori effetti
visivi).
In una recente intervista con
Empire, Denis
Villeneuve ha parlato dell’universo di Blade
Runner come di un “luogo stimolante” che
amerebbe rivisitare in un nuovo film “non connesso” con i
precedenti. Il regista ha spiegato perché trova molto più
interessante uno spin-off di Blade Runner piuttosto che un
sequel della sua pellicola uscita nel 2017:
“Il problema è nella parola ‘sequel’. Penso che il cinema
abbia bisogno di storie originali. Ma se mi stai chiedendo se mi
piacerebbe rivisitare l’universo di Blade Runner in modo diverso,
posso dirti di sì. Dovrebbe però essere un progetto a sé stante.
Qualcosa di non collegato ai due film precedenti. Una storia noir,
poliziesca, ambientata nel futuro… a volte mi sveglio di notte
perché l’ho sognata.”
Almeno in parte, già
Blade Runner 2049 funzionava come film
indipendente, dal momento che la maggior parte dei riferimenti alla
pellicola di Ridley Scott del 1982 non sono stati
palesati dall’inizio, come ad esempio il personaggio di Rick
Deckard (Harrison Ford), che appare soltanto nel
terzo atto.
Vedremo se Denis
Villeunve – attualmente impegnato con la produzione
del nuovo adattamento di Dune – riuscirà
a realizzare il suo progetto di un nuovo Blade Runner che
riesca ad assecondare la sua visione… ed i suoi sogni.
Nel cast di Blade
Runner 2049 figurano Ryan Gosling, Harrison Ford, Robin Wright, Ana
de Armas, Sylvia Hoeks, Carla Juri,
Mackenzie Davis, Barkhad Abdi, Dave Bautista, David
Dastmalchian, Lennie James, Hiam
Abbass e Jared
Leto.
La
sceneggiatura del sequel è affidata a Hampton
Francher e Michael Green e
segue la storia originale scritta da Francher e David
Peoples basata sul romanzo di Philip K.
Dick Il Cacciatore di
Androidi.
Produttori esecutivi del film sono Frank Giustra
e Tim Gamble, CEO di Thunderbird Film. Lo
stesso Ridley Scott sarà produttore
esecutivo della pellicola così come Bill
Carraro.
Colin Fafrell è
stato ospite dello show di Jimmy Kimmel in
occasione della promozione di The Gentlemen,
il nuovo film di Guy Ritchie. Naturalmente, l’ospitata dell’attore
dal celebre conduttore televisivo americano è stata un’ulteriore
occasione per parlare di The
Batman, l’attesissimo cinecomic DC diretto da
Matt Reeves, in cui Farrell avrà il ruolo di
Pinguino.
L’attore irlandese – che pare abbia
messo su un po’ di peso per calarsi al meglio nei panni della
celebre nemesi di Batman – non ha voluto chiaramente discutere dei
dettagli circa il personaggio di Oswald Cobblepot, esprimendo
invece le sue opinioni in merito alla sceneggiatura del nuovo film
dedicato al Crociato di Gotham.
“Sono in quella fase in cui sto
avendo delle lunghe chiacchierate con Matt Reeves, il regista del
film che ha anche curato la sceneggiatura. Ha scritto una
sceneggiatura bellissima: dark, commovente, davvero stupenda”,
ha dichiarato Farrell. “Sembra che tutto sia quasi sussurrato,
ma davvero, la sceneggiatura che Matt ha scritto è bellissima. Si
vede che ama la storia. Detto ciò… stiamo finendo di progettare
l’estetica del mio personaggio.”
Farrell ha poi continuato lodando i
suoi compagni d’avventura, tra cui Robert
Pattinson (Bruce Wayne), Jeffrey Wright
(Jim Gordon) e Zoe Kravitz (Catwoman), e rivelando
di non vedere l’ora di lavorare con loro.
Nonostante alcune recenti foto
dell’attore con i capelli color argento abbiano immediatamente
fatto pensare al look che Pinguino sfoggerà in
The
Batman, è stato proprio Colin
Farrella negare che
quel colore avesse qualcosa a che fare con il film di Reeves, dal
momento che inizierà le sue riprese soltanto nelle prossime
settimane.
Di seguito il video dell’intervento
di Farrell da Jimmy Kimmel:
Il cast di The
Batman è formato da molti volti noti: insieme
a Robert
Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno
anche Andy
Serkis (Alfred), Colin
Farrell(Oswald
Chesterfield/Pinguino), Zoe
Kravitz (Catwoman), Jeffrey
Wright (Jim Gordon) e Paul
Dano (Enigmista). Infine, John
Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast
anche Peter
Sarsgaard, ma c’è ancora mistero sul suo ruolo.
HN Entertainment ha suggerito che
le riprese del cinecomic si svolgeranno presso i Leavesden Studios
di Londra (gli stessi della saga di Harry Potter ma anche
di Batman v Superman: Dawn of Justice,
Justice League, Wonder Woman e del
sequel Wonder Woman 1984) mentre l’uscita
nelle sale è stata già fissata al 25 giugno 2021.
“The Batman esplorerà un caso
di detective“, scrivono le fonti, “Quando alcune persone
iniziano a morire in modi strani, Batman dovrà
scendere nelle profondità di Gotham per trovare indizi e risolvere
il mistero di una cospirazione connessa alla storia e ai criminali
di Gotham City. Nel film, tutta la Batman Rogues
Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a quella originale
fumetti e dei film animati. Il film presenterà più villain, poiché
sono tutti sospettati“.
Da quando è stato annunciato
ufficialmente Ghostbusters: Legacy, il
nuovo capitolo della popolare saga diretto da Jason
Reitman, si è discusso a lungo del ritorno del cast dei
due film originali usciti negli anni ’80. Adesso, grazie ad un
nuovo report di Vanity Fair,
apprendiamo ufficialmente che Bill
Murray farà la sua apparizione nella pellicola in
arrivo nelle sale a giugno.
Anthony Breznican, giornalista della
celebre rivista, ha avuto la possibilità di visitare il set di
Ghostbusters: Legacy e di intervistare il
leggendario attore, che tornerà davvero nei panni di Peter Venkman,
personaggio già interpretato nei due Ghostbusters usciti
nel 1984 e nel 1989. Chiaramente Bill Murray non
ha potuto rivelare il modo in cui il suo personaggio verrà
reintrodotto nel film, ma ha comunque condiviso i suoi pensieri a
proposito della storia:
“Beh, adesso manca uno di noi.
Questo è il fatto”, ha dichiarato Bill
Murray, confermando che la scomparsa di Harold
Ramis (interprete di Egon nelle pellicole degli anni
’80) ha inevitabilmente influenzato la sceneggiatura. “Ed è
questa la storia che racconteremo. È questa la storia che hanno
scritto. La sceneggiatura è buona. Ci sono tantissime emozioni.
Tanti sentimenti legati alla famiglia, con battute che sono davvero
interessanti. Funzionerà.”
A più di trent’anni dall’uscita
nelle sale dell’iconico Ghostbusters, il cast
originale, composto da Bill Murray, Dan Aykroyd, Ernie
Hudson, Sigourney
Weavere Annie Potts di nuovo
insieme per ridar vita a una delle saghe cinematografiche più amate
della storia. Diretto da Jason Reitman, il film sarà nelle sale
dall’estate 2020 prodotto da Sony Pictures e distribuito da Warner
Bros. Entertainment Italia. Tra i protagonisti
anche Mckenna Grace, Finn Wolfhard, Carrie
Coon e Paul
Rudd.
Ghostbusters:
Legacy, diretto da Jason Reitman e
prodotto da Ivan Reitman, è il nuovo capitolo
della saga originale Ghostbusters. Arrivati in una piccola
città, una madre single e i suoi due figli iniziano a scoprire la
loro connessione con gli Acchiappafantasmi originali e la segreta
eredità lasciata dal nonno. Ghostbusters: Legacy è
scritto da Jason Reitman & Gil Kenan.
Arriva da Collider
la notizia che la Lucasfilm ha messo in attesa
l’annunciata serie tv su Obi-Wan
Kenobi. A quanto pare le prime stesure della serie non
hanno convinto del tutto i produttori che ora rimangono in attesa
che vengano rielaborate.
La serie tv su Obi-Wan
Kenobi era in pre-produzione e doveva entrare in
produzione quest’estate. Le voci su possibili ritardi hanno
iniziato a rimbalzare la scorsa settimana e che addirittura
la serie era stata cancellata. Al momento da fonte autorevole pare
non sia stata così drastica la decisione ma è la serie accumulerà
ritardi rispetto alla prima previsione. Anche la serie Obi-Wan Kenobi avrebbe dovuto essere composta
da sei episodi, ma The Hollywood Reporter aggiunge che il numero
degli episodi è stato ora ridotto a quattro.
Hossein Amini (Drive) stava scrivendo le
sceneggiature e ne aveva scritte due finora, ma Kathleen Kennedy di
Lucasfilm non era molto soddisfatta della storia finora. Lucasfilm
è ora alla ricerca di un nuovo scrittore per scrivere la serie.
In merito al regista la produttrice
Kennedy in precedenza aveva commentato: “Volevamo davvero
selezionare un regista in grado di esplorare sia la calma
determinazione che la ricchezza di Obi-Wan in un modo che si
integri perfettamente nella saga di Star
Wars. Basato sul suo fenomenale lavoro nello sviluppo dei
nostri personaggi in The Mandalorian, sono assolutamente sicuro
che Deborah sia la regista giusta per raccontare questa
storia.”
Netflix
celebra oggi l’apertura del nuovo ufficio di Parigi nel cuore del
IX arrondissement. È una testimonianza dell’impegno a lungo termine
della società nei confronti della comunità creativa francese che si
concretizzerà con oltre 20 produzioni made in France nel 2020.
Sede centrale francese di
Netflix: dedicata alla comunità creativa
Situata nel cuore di Parigi, la
sede centrale francese è il quarto ufficio di Netflix
in Europa. Attualmente Netflix impiega 40 dipendenti in Francia nei
settori film e serie, partnership e marketing.
“È un vero onore essere
presenti in Francia, un paese caratterizzato da una ricca cultura e
una lunga tradizione creativa. L’apertura di questo ufficio
dimostra il nostro impegno a lungo termine nei confronti del paese
e ci consentirà di lavorare ancora più a stretto contatto con la
comunità creativa francese a serie e film eccezionali realizzati in
Francia che saranno guardati in tutto il mondo”, ha
dichiarato Reed Hastings, fondatore e CEO di Netflix.
Serie e film realizzati in
Francia che mettono in luce la creatività del paese per il pubblico
francese e quello di tutto il mondo
In risposta ai gusti eterogenei
degli abbonati francesi e a quelli dei più di 158 milioni di
abbonati in tutto il mondo, sin dal lancio in Francia nel 2014
Netflix ha sviluppato 24 titoli francesi, tra cui sei film, nove
serie, cinque speciali comici, tre documentari e un reality.
Il 2019 è stato un anno di grandi
successi per le storie originali francesi, con la serie
horror Marianne e quella fantascientifica per
ragazzi Mortale, le commedie Operazione
amore e Altro che caffè, il
film Vita nella
banlieue, e Grégory, la docuserie su
un caso che ha commosso la Francia intera.
I direttori dei contenuti francesi
hanno rivelato oggi diverse serie originali che verranno prodotte
da Netflix nei prossimi anni, oltre a una varietà di serie e film
realizzati dai partner di produzione della società. Tra i titoli vi
sono:
BigBug, il nuovo film del regista premiato ai
César Jean-Pierre Jeunet, una commedia ambientata nel futuro con
l’attrice premiata ai César Elsa Zylberstein, la candidata ai César
Isabelle Nanty e Manu Payet. Il film è basato su un copione scritto
da Jeunet stesso assieme a Guillaume Laurant.
Una serie in sei parti sulle vite di quattro giovani
comici che provano a sfondare nella scena stand-up parigina,
sviluppata dalla celebre sceneggiatrice Fanny Herrero.
Il ritorno per una seconda stagione della serie
fantascientifica originale per ragazzi Mortale,
creata da Frédéric Garcia.
Sentinelle, un film ricco d’azione con Olga
Kurylenko, diretto da Julien Leclercq
(Braqueurs e La terra e il
sangue).
Questi titoli si aggiungono alle
serie originali già annunciate per il 2020:
Arsène Lupin, con Omar Sy, creata da
George Kay in collaborazione con François Uzan. I primi 3 episodi
saranno diretti da Louis Leterrier.
La Révolution, una serie thriller
storica creata da Aurélien Molas.
The Eddy, la serie di Damien Chazelle
creata da Jack Thorne, in cui tornano a recitare insieme Leïla
Bekhti e Tahar Rahim.
Vampiri, con Oulaya Amamra e Suzanne Clément,
creata da Benjamin Dupas e Isaure Pisani-Ferry.
Due documentari, uno sviluppato da Franck Nataf su
Nicolas Anelka e l’altro diretto da Florent Bodin su Maître
Gims.
“Siamo incredibilmente
orgogliosi delle produzioni a cui stiamo lavorando, di quelle in
fase di sviluppo e di quelle che abbiamo rivelato oggi. La
creazione di un nuovo hub creativo in Francia porta con sé
opportunità innovative di collaborazione con i migliori e più
interessanti talenti creativi francesi, per rendere disponibili
generi e contenuti diversi per tutti coloro che amano la narrazione
in stile francese”, ha aggiunto Damien Couvreur, Director
of Series per la Francia.
Scommettere sui talenti
creativi del domani e promuovere la diversità in tutte le sue
forme
Netflix ha inoltre annunciato oggi
una serie di partnership con le principali organizzazioni del
settore creativo francese per dare spazio a nuove voci e promuovere
una crescente diversità all’interno della comunità creativa. Fanno
parte di questo obiettivo:
Il rafforzamento
dell’attuale partnership di Netflix con La
Fémis, in particolare il sostegno al programma “La
Résidence” della scuola, un corso di formazione a tempo pieno della
durata di 11 mesi per aiutare i giovani provenienti da contesti
svantaggiati a entrare nel mondo del cinema e della TV.
1000
visages, un’associazione creata nel 2006 da Houda
Benyamina che offre diversi programmi di formazione nel campo
cinematografico e promuove l’accesso a posizioni nei settori
creativi. Netflix diventerà il partner principale del programma
dedicato alla scrittura di sceneggiature per le serie, il cui
lancio è previsto a gennaio 2020. Houda Benyamina è inoltre la
regista di due episodi di The Eddy.
La collaborazione di Netflix
con GOBELINS L’École de l’Image. Iniziata nel
2019, offre ogni anno a un diplomato della scuola l’opportunità di
lavorare accanto agli esperti di animazione della società in
Giappone. Netflix comincerà inoltre a contribuire al programma di
formazione della scuola finanziando borse di studio di quattro anni
per cinque studenti del master in “Character Animation and Animated
Filmmaking”.
Ancora non sappiamo quali
nuovi personaggi vedremo in Doctor Strange in the
Multiverse of Madness, che proprio di recente ha
visto il regista Scott
Derrickson abbandonare il progetto. In attesa di
scoprire chi sarà a prendere in mano le redini del sequel delle
avventure dello Stregone Supremo, un nuovo report sembra confermare
la presenza nel film di uno dei membri degli Young
Avengers più amati dai fan.
È da un po’ di tempo che secondo
alcuni rumor il personaggio di America Chavez, alter ego di
Miss America, sia pronto a fare il suo debutto
nell’Universo Cinematografico Marvel. Adesso, stando a quanto
riportato da The
Illuminerd (via ComicBookMovie),
sembra proprio che la supereroina potrebbe fare il suo debutto nel
MCU nel sequel di
Doctor Strange in arrivo a Maggio del
2021.
Come riportato dalla fonte, la
produzione – tramite un casting call – sarebbe alla ricerca di una
giovane ragazza ispanica, possibilmente in età adolescenziale, che
dovrebbe ricoprire il ruolo di spalla destra di Stephen Strange. Il
collegamento con Miss America è più che plausibile, dal momento che
il personaggio creato da Otto Binder e Al Gabriele
proviene da una dimensione alternativa ed è in grado di viaggiare
attraversi i mondi.
Se dunque nel film Strange esplorerà
universi paralleli come diretta conseguenza della perdita di
controllo da parte di Scarlet Witch/Wanda
Maximoff dei suoi poteri, allora è probabile che lo Stregone
Supremo e America Chavez entreranno in azione fianco a fianco,
probabilmente aiutati anche da Wong.
Annunciato ufficialmente questa
estate al Comic-Con di San Diego, Doctor Strange
2 vedrà Benedict
Cumberbatch tornare nel ruolo di Stephen Strange.
Diretto da Scott Derrickson, il sequel vedrà
anche Wanda Maximoff alias Scarlet Witch (Elizabeth
Olsen) assumere un ruolo da co-protagonista dopo
WandaVision. Le riprese
dovrebbero cominciare nella prima metà del 2020.
Secondo Collider, la
produzione ha fatto già un passo in avanti assumendo lo
sceneggiatore Jade Bartlett. Il suo ruolo non
è stato ancora chiarito, visto che lo script dovrebbe essere
firmato da Derrickson in persona e quindi Bartlett dovrebbe
intervenire solo a limare il testo o magari a scrivere a quattro
mani con il regista.
Il primo film su Doctor
Strange è uscito nel 2016 e ha raccontato la nascita
dell’eroe, dall’incidente di Stepehn Strange fino al confronto con
Dormammu. Nel film c’erano anche Benedict Wong, Tilda
Swinton, Chiwetel
Ejiofor e Rachel McAdams.
Abbiamo rivisto Strange in Infinity
Ware
inEndgame.
Sembra che la produzione
dell’annunciata serie dedicata a Obi-Wan
Kenobi sia stata ufficialmente sospesa.
All’inizio alcune voci avevano suggerito che la serie fosse stata
addirittura cancellata, ma si è chiaramente trattato di una fuga di
notizie fin troppo repentina: è stato infatti Collider a chiarire
in merito allo stato dei lavori sullo show destinato a
Disney+
che vedrà il ritorno di Ewan
McGregor nei panni dell’iconico personaggio già
interpretato nella trilogia prequel della saga di
Star
Wars.
Come riportato dalla fonte, i
lavori sulla serie incentrata su Obi-Wan
Kenobi sono stati ufficialmente sospesi e che il
team creativo riunitosi negli ultimi giorni presso i Pinewood
Studios di Londra è stato momentaneamente sciolto. Stando alla
fonte, Kathleen Kennedy, presidente della
Lucasfilm, non sarebbe rimasta soddisfatta delle prime bozze della
sceneggiatura della serie, ordinando una riscrittura della stessa
nel minor tempo possibile. La casa di produzione mira a rimettere
insieme la crew entro la prossima estate, ma al momento si tratta
di una mera speculazione.
In seguito al report di Collider,
nuove informazioni sull’accaduto sono emerse online grazie a
The Hollywood
Reporter. Inizialmente la sceneggiatura della serie era stata
affidata a Hossein Amini (Drive), mentre
Deborah Chow (The Mandalorian) era stata incaricata di
occuparsi della regia. Stando alla fonte, la Lucasfilm starebbe
cercando un nuovo sceneggiatore che possa sostituire Amini e che
l’intenzione sia quella di ridurre gli episodi dello show da sei a
quattro.
Sempre la fonte suggerisce che i
problemi sarebbero sorti a causa della storia, ritenuta troppo
simile a quella di The
Mandalorian, la serie ambientata nell’universo di
Star Wars che ha fatto il suo debutto su
Disney+
a novembre dello scorso anno. La regista Deborah
Chow e Ewan McGregor sarebbe tuttavia
ancora collegati al progetto.
Obi-Wan
Kenobi sarà il terzo titolo di Star Wars ad approdare
su Disney+
(il cui lancio è previsto in Italia per il 24 marzo) dopo
The Mandalorian, la serie prodotta da Jon
Favreau, e un progetto ancora senza titolo descritto come un
prequel di Rogue
One del 2016 con protagonista Cassian Andor,
l’ufficiale dell’Alleanza Ribelle interpretato
da Diego Luna.
Vi ricordiamo che il personaggio è,
ad oggi, l’unico personaggio della saga a comparire in tutti e sei
i film “tradizionali” in diverse vesti. In Guerre
Stellari è chiaramente il vecchio Ben Kenobi, mentre
ne L’Impero colpisce ancora e ne Il
Ritorno dello Jedi appare in forma di spirito, di Forza,
a Luke, nei suoi momenti di difficoltà. In questo caso ha le
sembianze di Alec Guinness.
Non tutti sanno che la voce di
Obi-Wan si può ascoltare anche ne Il Risveglio della
Forza, nel momento in cui Rey tocca per la prima volta la
spada di Luke.
Tra i più noti volti della
televisione statunitense, Jason Segel ha
conquistato i cuori di numerosi spettatori dando vita al
personaggio di Marshall Eriksen nella celebre sit-com
How I Met Your Mother. Negli anni Segel ha però
dato non solo ulteriore conferma delle sue doti comiche, ma ha
sfoggiato anche notevoli capacità drammatiche, prendendo parte a
film di diverso genere. Ecco 10 cose che non sai di Jason
Segel.
Jason Segel: i suoi film
1. Ha recitato in celebri
commedie. Segel debutta al cinema nel 1998 con il film
Giovani, pazzi e svitati, per poi recitare in Fuori di
testa (1998), Slackers (2002), Ore 11:14 –
Destino fatale (2003), Molto incinta (2007), Non
mi scaricare (2008), I Love You, Man (2009), I
fantastici viaggi di Gulliver (2010), Bad Teacher – Una
cattiva maestra (2011), I Muppet (2011), A casa
con Jeff (2011), The Five-Year Engagement (2012),
Questi sono i 40 (2012), Facciamola finita
(2013), Sex Tape – Finiti in rete (2014), The End of
the Tour – Un viaggio con David Foster Wallace (2015), La
scoperta (2017) e Domenica (2018).
2. È celebre per una
sit-com. L’attore ottiene una prima popolarità recitando
nella serie Freaks and Geeks (1999-2000), accanto agli
attori James
Franco e Seth
Rogen. Successivamente ha una parte in
Undeclared (2001-2002) e recita in tre episodi di CSI
– Scena del crimine (2004-2005). La consacrazione avviene
tuttavia quando prende parte alla serie How I Met Your
Mother, dove dal 2005 al 2014 interpreta il ruolo di Marshall
Eriksen. Nel 2020 sarà invece tra i protagonisti della serie
Dispatches from Elsewhere.
3. Si è distinto come
sceneggiatore. Negli anni Segel ha partecipato alla
scrittura dei film da lui anche interpretati. Tra questi si
annoverano Non mi scaricare, In viaggio con una rock star, I
Muppet, The Five Year Engagement, Sex Tape – Finiti in rete.
L’attore è inoltre l’autore dell’episodio pilota della serie
Dispatches from Elsewhere.
Jason Segel ha una fidanzata
4. Ha una relazione
sentimentale. L’attore non è sposato, ma sembra essere
attualmente impegnato sentimentalmente con Alexis Minter, fotografa
professionista. I due hanno iniziato a frequentarsi nel 2014,
facendo diverse apparizioni insieme in occasioni di eventi come il
red carpet dei premi Oscar. Non sono soliti tuttavia condividere
ulteriori informazioni riguardo la loro vita privata, che rimane
lontana dai riflettori.
Jason Segel e Michelle
Williams
5. Ha avuto una relazione
con l’attrice. Nel febbraio del 2012 l’attore intraprende
una relazione con l’attrice Michelle Williams,
celebre per i suoi numerosi ruoli nominati all’Oscar. I due hanno
affermato di essersi sentiti rinvigoriti dalla relazione,
mantenendo un profilo basso per evitare l’invasività di media e
fan. Nel febbraio del 2013, tuttavia, annunciano la separazione
dovuta alle difficoltà generate dalla distanza. Segel per lavoro
era infatti costretto a passare molto tempo a Los Angeles, mentre
la Williams a New York.
Jason Segel in How I Met Your
Mother
6. Ha dovuto smettere di
fumare. Segel aveva il vizio di fumare, cosa che ha
portato l’attrice Alyson Hannigan, sua moglie
nella serie, a rifiutarsi di baciarlo per via del sapore di fumo.
Inizialmente i baci tra i due vennero infatti limitati, ma in
seguito l’attrice costrinse Segel a smettere, così che si potesse
dar vita ad una maggiore intimità tra i due personaggi.
7. È stato scelto grazie al
suo passato televisivo. Gli autori della serie hanno
dichiarato di aver pensato esclusivamente a Segel per il ruolo di
Marshall, avendolo particolarmente apprezzato nella serie
Freaks and Geeks, di cui erano grandi fan.
8. Non sapeva cosa sarebbe
successo in un preciso episodio. Nella puntata Brutte
notizie, all’attore non era stato comunicato il finale, che
gli venne rivelato solo al momento delle riprese dall’attrice
Alyson Hannigan, con cui condivideva la scena. Il
risultato fu che Segel arrivò del tutto impreparato alla notizia
che gli viene riportata, e la sua reazione è del tutto
spontanea.
9. Non ha visto il
finale. Segel ha recentemente dichiarato di non aver mai
visto il finale della serie, questo gli permette infatti di non
porre la parola fine ad un progetto che vuole mantenere vivo nella
sua testa. Particolarmente affezionato al suo personaggio e alla
serie, l’attore ha infatti ammesso di sperare sempre in una
reunion.
Jason Segel: età e altezza
10. Jason Segel è nato a
Los Angeles, in California, Stati Uniti, il 18 gennaio
1980. L’attore è alto complessivamente 193 centimetri.
Sono stati annunciati oggi, 23
gennaio, nella cornice delle Giornate del cinema di Soletta, i
primi elementi della 73esima edizione del Locarno Film
Festival: la Retrospettiva, quest’anno dedicata per la
prima volta a una donna regista e attrice, la giapponese Kinuyo
Tanaka “uno dei segreti meglio preservati” della storia del cinema
giapponese; la nuova collaborazione con SWISS FILMS e, infine, il
manifesto ufficiale dell’edizione 2020.
Kinuyo Tanaka, attrice e
regista
Sarà dedicata per la prima volta a
un’autrice donna, la regista e interprete Kinuyo Tanaka (1909
–1977), la Retrospettiva della 73a edizione del Locarno Film
Festival (5 – 15 agosto 2020). Attraverso la presentazione
integrale della sua filmografia da regista e una selezione tra gli
oltre 250 film da lei interpretati come attrice, si proverà a far
luce su “uno dei segreti meglio preservati” della storia del cinema
giapponese. Ovvero, l’inedito sguardo autoriale di una diva che ha
attraversato 50 anni di storia del Giappone, collaborando con i più
grandi maestri dell’età d’oro del cinema nipponico e proponendo un
nuovo sguardo come cineasta donna.
Lili Hinstin, Direttrice artistica
del Locarno Film Festival: “È la prima volta in
73 anni che il Festival dedica la sua retrospettiva al lavoro di
una regista. È indubbiamente un segno della straordinaria
consapevolezza collettiva che si sta manifestando negli ultimi due
anni – la questione della rappresentazione delle donne ha assunto
ormai un valore economico e culturale – ma è soprattutto
un’occasione per chiedersi perché un’opera così originale e
appassionante come quella di Tanaka sia stata finora mostrata e
studiata così poco. Sulla base dei sei film realizzati da Kinuyo
Tanaka come regista, l’obiettivo è quello di approfondire
l’esperienza di un altro sguardo, sia esso femminile, femminista o
semplicemente personale”.
Kinuyo
Tanaka è stata sin da giovanissima un’attrice molto
popolare in Giappone, capace di rappresentare con i suoi ruoli
l’evoluzione della società e della condizione femminile tra gli
anni Venti e gli anni Settanta del secolo scorso. Dapprima, sotto
contratto come nome di punta della Shochiku – uno dei maggiori
studi giapponesi il cui dipartimento Cinema festeggia proprio
questo anno il centenario – ha lavorato con i più noti registi
“modernisti”, come Heinosuke Gosho, Yasujiro Ozu e Hiroshi Shimizu.
In seguito, nel dopoguerra e negli anni Cinquanta, ha segnato con
la sua straordinaria presenza molte delle opere maggiori dei
registi dell’età d’oro del cinema giapponese quali, Keisuke
Kinoshita, Mikio Naruse, Kaneto Shindo e di nuovo lo stesso Ozu, ma
soprattutto Kenji Mizoguchi, con cui ha lavorato in 15 film,
dando vita a un affascinante sodalizio artistico culminato con il
capolavoro Saikaku ichidai onna (The Life of
Oharu, 1952). Nello stesso periodo, l’attrice ha scelto di
diventare un’artista indipendente, affiancando alla recitazione
l’attività di regista con diversi studi. Vera e propria pioniera
della settima arte – sarà la seconda donna a girare un film in
Giappone –, svilupperà il proprio percorso in direzione analoga a
Ida Lupino, attrice hollywoodiana che nello stesso momento si
avvicinava alla regia. A differenza di quest’ultima, l’opera di
Tanaka, che include sei pellicole capaci di dipingere in maniera
innovativa la condizione e il ruolo della donna nei cambiamenti
sociali del Giappone moderno, è tuttora da riscoprire. La
Retrospettiva intende quindi far conoscere il sorprendente e
appassionato lavoro di Tanaka come attrice e cineasta,
raccontandone l’evoluzione, dal muto alla “golden age”, affiancando
grandi classici a opere rare e poco viste, rivelatrici di uno
sguardo personale e precursore.
Roberto Turigliatto, curatore della
Retrospettiva del Locarno Film Festival, ha così aggiunto:
“Ricollegandosi alle Retrospettive consacrate al Giappone e ad
Akira Kurosawa (1957), Yasujiro Ozu (1979), Mikio Naruse (1983),
Keisuke Kinoshita (1986) e all’universo Manga (2009), il Locarno
Film Festival torna a esplorare una delle cinematografie più ricche
e affascinanti al mondo”.
La Retrospettiva è organizzata da
Locarno Film Festival in collaborazione con la Cinémathèque suisse,
the Japan Foundation, National Film Archive of Japan, Shochiku Co.,
Ltd. e TOHO Co., Ltd. Il progetto vede inoltre coinvolte
prestigiose istituzioni svizzere e internazionali che assicureranno
una circuitazione che farà viaggiare la Retrospettiva fino al 2021.
Fra le istituzioni già confermate: Arsenal – Institut für Film und
Videokunst, Berlin; Cinémathèque française; Cinémathèque suisse;
Cineteca Madrid; EYE Filmmuseum Amsterdam; Filmpodium Zurich; Film
at Lincoln Center New York; I Mille Occhi a Trieste; the National
Gallery of Art, Washington insieme alla Freer Gallery of Art and
Arthur M. Sackler Gallery, Smithsonian’s National Museum of Asian
Art e Rex Berna.
SWISS FILMS
Previews al 73° Locarno Film
Festival
Il Locarno Film Festival è lieto di
accogliere per la prima volta SWISS FILMS Previews.
Durante le giornate di Locarno Pro (6 – 11 agosto), SWISS FILMS
presenterà una selezione di work-in-progress svizzeri ai
rappresentanti dell’industria cinematografica estera e svizzera che
prenderanno parte alla manifestazione, fornendo una panoramica dei
più interessanti progetti in via di realizzazione sul nostro
territorio. I produttori dei film potranno presentare estratti o
trailer dei loro film ed entrare così in contatto con
professionisti dell’industria da tutto il mondo per aprire la
strada a possibili collaborazioni e accendere l’attenzione sul
cinema elvetico.
Le parole al centro del
manifesto della 73a edizione del Locarno Film
Festival
Anche in occasione della sua 73a
edizione il Locarno Film Festival si è affidato allo studio
Jannuzzi e Smith per elaborare una nuova immagine che figurerà sui
manifesti. Protagoniste, quest’anno, saranno
le parole, come ha spiegato l’ideatore, Michele
Jannuzzi: “Ogni film contiene parole che esistono solo per
qualche istante. Parole recitate da attrici e attori; scritte che
appaiono casualmente su muri delle case, lungo le strade o su una
maglietta indossata da una comparsa; titoli, sottotitoli e titoli
di coda. La somma di queste parole costituisce un codice unico che
definisce l’identità di ogni opera. Dal 1946 a oggi anche il
Locarno Film Festival ha redatto un proprio immenso dizionario
multilingue”. Per questo, le lettere costituiranno la base da
cui far emergere l’immancabile pardo: “Con il manifesto della
73a edizione useremo i titoli dei film presentati nelle edizioni
passate del Festival per creare una trama tipografica e, come per
magia, dare forma al tradizionale leopardo giallo e nero –
l’identità del Locarno Film Festival”.
Fin da quando Tony
Stark ha detto di suo padre: “Era freddo,
calcolatore, non mi ha mai detto che mi amava, non mi ha
nemmeno mai detto che gli piaccio”,le relazioni
genitori/figli sono diventate parte integrante
dell’Universo Cinematografico Marvel. Quasi ogni eroe
del MCU ha un legame molto
particolare, spesso complicato, con uno o entrambi i genitori.
Di seguito abbiamo raccolto i 10 migliori rapporti
genitori/figli del MCU:
T’Challa & T’Chaka
Quando il padre di
T’Challa, T’Chaka, era ancora vivo, tutto ciò che il futuro sovrano
di Wakanda voleva fare era renderlo orgoglioso di lui. Purtroppo,
T’Chaka viene ucciso in un attentato dinamitardo (la scena in cui
T’Challa abbraccia suo padre in fin di vita è davvero straziante,
interpretata con grande intensità da Chadwick Boseman), e T’Challa
diventa per successione il nuovo re di Wakanda, con una grande
responsabilità sulle sue spalle.
Anche se suo padre
non c’è più, T’Challa continua a rivolgersi al suo spirito per
chiedergli aiuto. E il fatto che T’Challa non abbia timore di
affrontare suo padre nel Piano Ancestrale e criticarlo per gli
errori passati e chiedere una spiegazione, dimostra quanto i due
abbiano sempre avuto una relazione molto aperta.
Peter Quill & Yondu
Una delle cose più riuscite
di Guardiani della
Galassia Vol. 2 è quando il film ci mostra i rimpianti di
Yondu per i suoi errori passati. GOTG Vol. 2 è un film sulla
paternità (la maggior parte dei film della MCU lo sono, in realtà!): Peter
Quill incontra suo padre biologico e, dopo aver fantasticato per
decenni sulla sua identità, scopre con profondo rammarico che si
tratta di un malvagio megalomane.
Alla fine del film, mentre Yondu
arriva per salvare la vita di Quill sacrificando la sua, Peter si
rende conto, in realtà, di conoscere da sempre il suo vero padre.
Il successivo elogio di Quill, in cui paragona Yondu a David
Hasselhoff, è un altro momento decisamente emozionante.
Clint & Lila Barton
Clint Barton ha un ottimo rapporto
con tutti i suoi figli, ma ha un legame particolarmente speciale
con Lila. È lei ad appassionarsi al tiro con l’arco, visto che
vediamo Clint mentre l’addestra nel prologo di Avengers:
Endgame (anche se non raccoglierà la sua eredità nella
serie su Occhio di Falco destinata a Disney+, dal momento che quel compito
toccherà a Kate Bishop).
È anche il nome della figlia che
Clint esclama quando mette alla prova il GPS spazio/temporale di
Tony Stark per viaggiare indietro nel tempo e ritrovare la sua
famiglia ancora in vita. Perdere i suoi cari ha spinto Clint oltre
il limite, che adesso è preoccupato di non riuscire più a ritornare
nei panni dell’uomo che era..
Janet & Hope Van Dyne
La
relazione di Hope Van Dyne con suo padre, Hank Pym, è sempre stata
piuttosto tesa. Hope era la scelta più ovvia per la missione al
centro del primo Ant-Man. Era più qualificata, conosceva
le tecnologie e aveva accesso all’edificio. Ma Hank era troppo
protettivo nei suoi confronti per permetterle di agire, e ha invece
insistito per usare Scott Lang.
Dall’altra parte, la
relazione di Hope con sua madre, Janet, è sempre stata molto più
sana e amorevole. Quando finalmente tornò dal Regno Quantico e
scoprì che sua figlia era diventata una scienziata di talento e una
validissima supereroina, Janet non poteva fare altro che essere
estremamente orgogliosa di Hope.
Maria & Monica Rambeau
La migliore amica di Carol Danvers,
Maria Rambeau, è una madre single, che cresce da sola in Louisiana
sua figlia Monica. La sicurezza di Monica significa tutto per
Maria. Ecco perché entra subito in azione quando uno Skrull si
introduce in casa sua e si finge lei di fronte alla bambina.
Quando Carol chiede a Maria di
aiutarla nella battaglia finale, Maria è titubante, perché deve
pensare a Monica, al suo futuro e al fatto di essere presente per
sua figlia. Ma il male sta arrivando, e ascoltando i consigli di
Monica, Maria capisce di avere gli strumenti per affrontare una
guerra, quindi decide di unirsi alla sua amica. Inoltre, per Maria
ogni occasione è buona per rendere sua figlia orgogliosa di sua
madre…
Tony & Morgan Stark
Dopo essere stata introdotta nel
primo atto di Avengers: Endgame, non siamo riusciti
a vedere Tony trascorrere molto tempo con la figlia Morgan di
cinque anni: dopo che suo padre decide di prendere parte al piano
dei Vendicatori per recuperare le Gemme dell’Infinito, rivediamo
Morgan direttamente al funerale del padre. Ma nel tempo trascorso
insieme dai due, era chiaro quanto Tony amasse Morgan più di ogni
altra cosa al mondo (o, per usare le parole della stessa ragazzina,
quanto “l’amasse 3000!”).
C’è naturalmente un senso di fine,
di chiusura di un cerchio, che prevale in Endgame, e
l’ultima conversazione di Tony con suo padre Howard nel 1970 gli ha
permesso di liberarsi della sua paura di diventare padre e di
accettare che sarebbe diventato un genitore migliore di quello che
ha avuto lui.
Rocket Raccoon & Baby Groot
Groot è
sempre stato una sorta di figura paterna per Rocket nel primo
Guardiani della Galassia, anche
se i ruoli si sono invertiti nel sequel, dopo che Groot si è
sacrificato ed è rinato bambino. Rocket ha sempre avuto a cuore la
sicurezza di Baby Groot, tanto da fuggire via nel bel mezzo di una
battaglia per impedirgli di mangiare una mosca.
James
Gunn ha rivelato che quando la versione adolescente di Groot
esclama: “Io sono Groot”, dopo che diviene polvere a
seguito dello schiocco delle dita di Thanos e allunga la mano per
prendere quella di Rocket, la traduzione inglese della
sceneggiatura era: “Papà”. Un momento già di per sé
abbastanza devastante, poteva trasformarsi davvero in una valle di
lacrime…
Thor & Frigga
Cinque anni dopo il genocidio di
metà dell’universo che Thor ha permesso indirettamente che
accadesse crogiolandosi nel suo stesso ego un po’ troppo a lungo
quando ha affrontato Thanos, scopriamo che il Dio del Tuono è
caduto vittima di una profonda ed oscura depressione. È
diventato un alcolizzato, ha perso fiducia nelle sue capacità e
anche nel bel mezzo del piano dei Vendicatori per recuperare le
Gemme dell’Infinito, i suoi dubbi sulle sue abilità lo
attanagliano.
Quando lui e Rocket si recano ad
Asgard nel 2013, nel giorno della morte di Frigga, la madre di
Thor, capiamo che tutto ciò di cui il figlio di Odino aveva bisogno
per ritrovare la fiducia in se stesso era semplicemente una parola
di conforto da parte di sua madre.
Peter Parker & Zia May
Tecnicamente, Zia May non è la madre biologica di Peter
Parker, ma è comunque la sua tutrice legale. Da quando i genitori
di Peter sono morti, May lo ha cresciuto come se fosse suo figlio.
Tutta la sua vita ruota attorno a Peter: se fa tardi la sera, vuole
assicurarsi che stia bene; se qualcuno lo infastidisce, vuole che
gliene parli in modo da riuscire insieme a trovare una
soluzione.
È anche favorevole
alla doppia vita di Peter in quanto supereroe: addirittura, lo
incoraggia a portare con sé la sua tuta da Uomo Ragno in occasione
del viaggio in Europa, nel caso in cui fosse costretto ad
affrontare i suoi nemici.
Scott & Cassie Lang
La figlia di Scott Lang, Cassie – o
“Peanut”, come la chiama affettuosamente -, è la cosa più
importante della sua vita. Ogni volta che prende una decisione
(come quando si trova agli arresti domiciliari e deve scegliere se
unirsi o meno ad Hank e Hope in una nuova missione), pensa prima se
la cosa potrà o meno avere qualche effetto su Cassie. Cerca sempre
di fare la cosa più giusta per lei…
Cassie adora il fatto che suo padre
sia un supereroe e lo incoraggia sempre ad entrare in azione quando
il mondo ha bisogno di lui. Quando tornò dal Regno Quantico e si
rese conto che qualcosa di terribile era accaduto a metà della
popolazione, Scott si precipitò a visitare un sito commemorativo e
cercò disperatamente il nome di sua figlia per capire se era vita o
morta…
Grazie a Page Six (via
ComicBookMovie),
possiamo dare un primo sguardo all’attore Wyatt
Russell sul set di The Falcon and the Winter
Soldier, l’attesissima serie Marvel che debutterà su Disney+. Nelle immagini è possibile
vedere l’attore brandire tra le mani lo scudo di Captain America:
la cosa interessante è che si tratta dello stesso scudo che Steve
Rogers ha donato a Sam Wilson/Falcon alla fine di
Avengers: Endgame. A questo
punto, una teoria emersa già da diverso tempo sembrerebbe essere
confermata…
In The Falcon and the
Winter Soldier il governo degli Stati Uniti d’America
impedirà a Sam Wilson di ricoprire il ruolo di nuovo Captain
America, scegliendo come nuovo difensore della Terra il loro
prescelto John F. Walker, alter ego di
U.S. Agent. Ad interpretare il personaggio, sarà
proprio Russell.
A questo punto è palese che nella
serie vedremo come Sam Wilson tornerà ad impossessarsi dello scudo
lasciatogli in eredità dal suo amico e ricoprire finalmente il
ruolo di nuovo Captain America.
Vi ricordiamo che nel cast è
previsto anche il ritorno di due volti noti dell’universo
cinematografico, ovvero Emily VanCamp, Sharon
Carter in Captain America: The Winter
Soldier e Civil War e Daniel
Bruhl, nei panni del Barone Zemo.
Per quanto concerne la serie, il
lancio è fissato in autunno 2020 e Kari
Skogland (The Handmaid’s Tale, Penny Dreadful,
Boardwalk Empire, The Killing, The Walking Dead, Fear the
Walking Dead, Under the Dome, Vikings, The Americans, House of
Cards e The Punisher) dirigerà tutti i sei episodi.
Probabile, visti gli esiti
di Avengers:
Endgame, che lo show si concentrerà sulla
dinamica del rapporto tra le due figure più vicine a Captain
America (nonché suoi eredi) e sulle imprese dei supereroi per
garantire la sicurezza mondiale.
Lo scorso anno abbiamo appreso la
notizia che la
Lionsgate, la compagnia dietro il successo della saga
cinematografica di Hunger Games, avrebbe
realizzato un nuovo film basato sul romanzo prequel della trilogia
letteraria firmata da Suzanne Collins, dal titolo
“The
Ballad of Songbirds and Snakes“. Adesso, grazie ad un
nuovo report di Entertainment Weekly,
sono emersi online i primi dettagli sulla trama e sui personaggi
del romanzo prequel, il quale racconterà le origini
dell’antagonista principale della saga letteraria, ossa il
Presidente Snow, interpretato nei film dal
vincitore dell’Emmy Donald Sutherland.
“The Ballad of Songbirds
and Snakes” arriverà nelle librerie americane il prossimo
19 maggio, a 12 anni di distanza dall’uscita del primo libro della
trilogia letteraria, pubblicato nel 2008. Il romanzo prequel avrà
al centro della storia un giovane Coriolanus Snow,
descritto come “un teenager privilegiato ma alla costante
ricerca di qualcosa di più… è amichevole. È affascinante. E, almeno
per ora, è un eroe”. Tale descrizione è molto lontana dal
personaggio del dispotico dittatore che i fan hanno imparato a
conoscere attraverso i libri e i film.
“The
Ballad of Songbirds and Snakes” è ambientato 64 anni
prima degli eventi narrati nella trilogia originale. La storia
inizia il mattino della raccolta dei decimi Hunger Games, durante i
quali Coriolanus Snow viene assegnato in qualità di mentore ad una
ragazza tributo del Distretto 12.
A proposito del romanzo prequel,
Suzanne Collins aveva in passato dichiarato:
“Con questo libro ho voluto esplorare il concetto di stato di
natura, chi siamo e ciò che percepiamo sia necessario per la nostra
sopravvivenza.Dieci anni dopo la guerra, il periodo di
ricostruzione comunemente chiamato Dark Days mentre Panem sta
cercando di rimettersi in piedi, fornisce ai personaggi un terreno
fertile per affrontare queste domande e definire così le loro
opinioni sull’umanità.”
La saga cinematografica di
Hunger Games ha contribuito a lanciare la
carriera di Jennifer
Lawrence. Il primo film, in cui l’attrice ha
interpretato il ruolo della protagonista Katniss Everdenn, è uscito
nel 2012. Ai film della saga hanno partecipato anche Josh
Hutcherson, Liam Hemsworth, Lenny Kravitz, Elizabeth Banks, Sam
Claflin, Stanley Tucci e il compianto Philip
Seymour Hoffman. Il franchise cinematografico è composto
da quattro film (Hunger Games,
Hunger Games – La ragazza
di fuoco, Hunger Games: Il canto
della rivolta – Parte I e Hunger Games: Il canto
della rivolta – Parte II). Complessivamente, la saga ha
incassato oltre 2 miliardi di dollari in tutto il mondo. Di seguito
la prima illustrazione ufficiale di “The
Ballad of Songbirds and Snakes“:
Hunger Games
Illustration by Charles Chaisson for EW
Da quando è arrivato online il
primo trailer
ufficiale del film, tutti non fanno altro che parlare di
Morbius, il nuovo cinecomic Sony nei
confronti del quale i fan nutrono una serie di aspettative
decisamente elevate. Le prime immagini ufficiali del film con
Jared
Leto hanno anticipato quello che sembrerebbe essere un
film dark e molto avvincente.
Il personaggio è noto per essere uno
dei più grandi nemici di Spider-Man e possiede tutta una serie di
caratteristiche (inclusa la sua storia personale) che lo rendono
assolutamente perfetto per uno standalone. Grazie al primo trailer
(e alla presenza del personaggio di Avvoltoio/Michael
Keaton), sappiamo che il film sarà collegato al
MCU.
Di seguito elenchiamo 5 camei del MCU che vorremmo vedere in
Morbius:
Spider-Man
Le probabilità che
Spider-Man appaia in Morbius sono abbastanza alte,
soprattutto dopo che il personaggio di Avvoltoio è stato avvistato
nel primo trailer: inoltre, Peter Parker ha una profonda
connessione con i personaggi coinvolti nella storia.
Sony e Marvel hanno un accordo in merito
allo sfruttamento del personaggio, quindi ci sono buone probabilità
che qualcosa sia già stato orchestrato per permettere a Tom Holland
di apparire in alcuni dei film realizzati dalla Sony e dedicati
agli storici nemici dell’Uomo Ragno. Con Michael Morbius tra i più
noti nemici del simpatico arrampicamuri, il minimo che i fan si
aspettano è che il personaggio di Peter venga almeno citato nel
film con Jared Leto.
Bruce Banner
Uno dei
grandi temi che riguardano il viaggio di Michael Morbius è il fatto
che stia cercando disperatamente di trovare una cura per la sua
malattia. Se quella parte della storia – almeno dal trailer –
sembra essere raccontata in maniera molto dettagliato, avrebbe
allora senso nel film il cameo di un personaggio del MCU dotato di grande intelligenza e
di enorme conoscenza scientifica.
Il primo supereroe
che ci viene in mente è naturalmente Bruce Banner, un personaggio
che ha molta esperienza nella ricerca di cure per salvarsi da
potere sconosciuti. Vederlo interagire con Morbius sarebbe un
ottimo modo per includere nel film un personaggio del MCU.
Scarlet Witch
Parlando di personaggi interessanti
del MCU che sarebbero bello vedere in
Morbius, Scarlet Witch è sicuramente uno di questi. Stiamo
parlando di uno dei personaggi più forti e potenti dell’Universo
Cinematografico Marvel: proprio per questo, c’è
bisogno di coinvolgere maggiormente Wanda Maximoff sul grande
schermo.
Molto presto Scarlet Witch avra una
serie a lei interamente dedicata che debutterà su Disney+, l’annunciata WandaVision, e
un cameo del personaggio in Morbius potrebbe essere una mossa
decisamente intelligente da parte della Marvel per suscitare ancora più
interesse nei confronti della show. Dalle prime immagini del film,
sembra che Morbius avrà dei toni particolarmente dark che
potrebbero facilmente adattarsi alla personalità di Scarlet.
J. Jonah Jameson
J. Jonah Jameson non è un
personaggio folle, dotato di superpoteri incontrollabili: eppure,
sembra difficile riuscire a trovare qualcuno che odi Spider-Man più
di lui.
Abbiamo visto Jameson fare il suo
ritorno nella scena post-credit di Spider-Man: Far From
Home, quindi sappiamo che il personaggio tornerà sul
grande schermo. E se fosse proprio lui a manipolare Morbius e
Avvoltoio, preparando così il terreno per il terzo film dedicato
all’Uomo Ragno?
Blade
Sappiamo che Blade farà il suo
debutto nel MCU grazie al film con protagonista
il premio Oscar Mahershala Ali, ma
cosa accadrebbe se la Marvel decidesse di introdurre il
personaggio in Morbius? Il film con Jared Leto collegherà
per la prima volta l’Universo Cinematografico Marvel al mondo dei vampiri,
un’ambientazione a cui appartiene anche il personaggio di
Blade.
Morbius potrebbe dunque
essere il film perfetto attraverso il quale introdurre Eric Brooks,
offrendo quindi alla Marvel la possibilità di accennare
le origini del personaggio, senza così scendere in ulteriori
dettagli con l’annunciato standalone che vedrà protagonista Ali. E
se i film venissero collegati, il Vampiro Vivente potrebbe
addirittura comparire nel film dedicato a Blade…
Gli esordi, le amicizie, gli amori
e tanti aneddoti della vita del ‘nostro’ Alberto Sordi negli anni
del debutto nel mondo dello spettacolo. Questo e molto altro
racconta il film evento Permette?
Alberto Sordi che sarà al cinema solo il 24, 25 e 26
febbraio distribuito grazie ad Altre Storie per
celebrare i 100 anni della nascita di uno dei più grandi interpreti
del cinema italiano. Una coproduzione Rai Fiction – Ocean
Productions, il film andrà in onda prossimamente su Rai1.
Un film che vuole ricordare la
straordinaria vitalità di Alberto Sordi, il suo immenso talento, la
sottile ironia, l’artista e l’uomo, tra difetti e virtù. “Non
ci ha mai permesso di essere tristi”, disse di lui Ettore
Scola. La sua capacità di scherzare e ironizzare sulle piccolezze,
sulle nevrosi e le contraddizioni degli italiani, nel corso degli
anni, ha lasciato un segno nella storia del costume del nostro
Paese.
La trama e il cast di Permette? Alberto
Sordi
Un
giovaneAlberto Sordi, tenace e destinato ad
emergere, è quello che racconta il film Permette?
Alberto
Sordi, ripercorrendovent’anni
– dal 1937 al 1957 – dedicati a una continua crescita
professionale. Anni in cui Sordi si fa conoscere come doppiatore di
Oliver Hardy, alla Radio e nel Varietà, conquistando il pubblico
con i suoi primi personaggi divertenti. In quel periodo nasce
l’amicizia con Fellini che lo avrebbe portato al successo come
attore. Nel film c’è anche il Sordi meno conosciuto: gli amori, la
famiglia, gli amici.
Diretto da Luca Manfredi, con un
eccezionale Edoardo Pesce nel ruolo del giovane
Alberto, il film vede nel cast Pia Lanciotti nel ruolo di Andreina
Pagnani, Alberto Paradossi nel ruolo di Federico Fellini, Paola
Tiziana Cruciani, Luisa Ricci, Michela Giraud, Paola Giangrasso,
con la partecipazione amichevole di Giorgio Colangeli, Martina
Galletta, Francesco Foti, Sara Cardinaletti e Lillo Petrolo nel
ruolo di Aldo Fabrizi.
‘Permette? Alberto
Sordi’vuole essere un affettuoso omaggio al grande
talento di uno dei maggiori interpreti di un genere che ci ha reso
famosi in tutto il mondo: la Commedia all’italiana –
racconta il regista Luca Manfredi. Un genere capace di
raccontare i drammi e i vizi della nostra società, appena uscita
dall’ultima guerra, con il sorriso e l’ironia. Un attore
straordinario, dotato di un talento innato, che ci ha regalato con
più di duecento film una galleria di personaggi indimenticabili con
un gioco di invenzioni e di “tic” sui loro modi di parlare e di
muoversi, come il suo famosissimo saltello. Ma Alberto ha dovuto
faticare non poco, per vedere riconosciuto il suo talento. Senza
mai abbattersi, ma anzi, combattendo con una tenacia inarrestabile
(che poi ha trasferito in uno dei suoi personaggi più noti, il
Dentone) è riuscito a diventare uno degli attori più apprezzati del
grande cinema italiano.
SINOSSI
Da giovanissimo Alberto Sordi viene
espulso dall’Accademia di Recitazione dei Filodrammatici a Milano
per la sua incorreggibile parlata romana. Ma Alberto non si arrende
e, tornato a Roma, con la sua ricerca della qualità attoriale e con
impegno tenace, riesce a diventare l’inconfondibile voce di Oliver
Hardy, si fa notare sui palcoscenici del Varietà e alla Radio con
il personaggio di Mario Pio. In quegli anni stringe una grande
amicizia con il giovane Federico Fellini, che da lì a poco lo
avrebbe diretto ne Lo Sceicco
Bianco e I Vitelloni (sua la
pernacchia più celebre del cinema italiano!), si innamora
dell’attrice e doppiatrice Andreina Pagnani e raggiunge il trionfo
con Nando Moriconi, l’Americano a Roma!
Permette?
Alberto Sordi racconta i vent’anni in cui il
giovane Alberto Sordi è diventato l’Albertone nazionale, l’uomo che
– come disse Ettore Scola – “non ci ha mai permesso di essere
tristi”.
Darth Vader ha
giocato un ruolo chiave in Rogue One: A Star Wars
Story, nonostante il breve minutaggio a
disposizione. Durante gli ultimi minuti dello spin-off diretto da
Gareth Edwards, abbiamo visto il castello del Sith
su Mustafar e abbiamo visto il celebre antagonista fare fuori un
gran numero di Ribelli. Adesso, è stato rivelato che inizialmente
il personaggio avrebbe dovuto trovarsi al centro di una sequenza
d’azione ancora più epica.
A rivelare l’indiscrezione è stato
uno degli sceneggiatori che hanno lavorato al film, Gary
Whitta, che via Twitter ha spiegato
che in origine Lord Fener avrebbe dovuto essere protagonista di una
battaglia molto violenta con un numero ancora più grande di
Ribelli, questa volta sulle spiagge di Scarif.
È difficile dire come mai la scena
non sia stata più realizzata, ma è probabile che c’entri qualcosa
una totale revisione del terzo atto del film avvenuta in fase di
scrittura. Su Twitter, Whitta ha raccontato: “Le truppe di
terra ribelli si sono infiltrate attorno alla torre di comando
imperiale su Scarif. Gli stormtrooper non riescono a farsi strada
per fermare Jyn che sta arrivando per trasmettere i piani. Vader
esclama: ‘Portatemi su quella spiaggia’. Ne consegue una
carneficina. Alla fine avete visto qualcosa di simile nella scena
del corridoio…”
Diretto da Gareth
Edwards e basato su una sceneggiatura di Gary
Whitta e Chris Weitz, Rogue One: A Star
Wars Story è un film prequel ambientato negli
anni tra La Vendetta dei Sith e Una Nuova
Speranza. Nel cast del film Felicity Jones,Mads Mikkelsen,Riz Ahmed,Diego Luna,Forest
Whitaker, Jiang
Wen e Ben Mendelsohn.
In tempo di conflitto, un gruppo di
improbabili eroi si unisce per una missione: rubare i piani della
Morte Nera, l’arma di distruzione definitiva dell’Impero. L’evento
chiave nella timeline degli eventi di Star Wars mette insieme
persone ordinarie che scelgono di fare cose straordinarie,
diventando così parte di qualcosa di più grande di loro stessi.
All’inizio di questa settimana sono
apparse online una serie di immagini di Colin
Farrell con un nuovo look che hanno immediatamente fatto
pensare a The
Batman, l’atteso cinecomic DC in cui l’attore
avrà l’iconico ruolo di Pinguino. Nelle foto in
questione, Farrell sfoggia un inedito capello color argento, e
in molti hanno subito pensato che sarebbe stato proprio quello il
look che l’attore avrebbe utilizzato per dare vita ad Oswald
Cobblepot nel film di Matt Reeves.
Adesso, però, è stato lo stesso
Colin Farrell a negare categoricamente la
connessione tra quel colore di capelli e le riprese di
The
Batman in una recente ospitata allo show di
Ellen DeGeneres. Inoltre,
l’attore ha anche specificato di non aver ancora iniziato a girare
il film: come rivelato dallo stesso, le sue riprese partiranno
entro due settimane.
La cosa interessante è che Farrell
si è presentato da Ellen con il suo tradizionale colore di capelli:
e se quel look color argento fosse servito in realtà per una prova
costume? È probabile che l’attore non abbia potuto confermare la
teoria…
Potete vedere il video dell’intervento di Farrell da Ellen di
seguito:
Il cast di The
Batman è formato da molti volti noti: insieme
a Robert
Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno
anche Andy
Serkis (Alfred), Colin
Farrell(Oswald
Chesterfield/Pinguino), Zoe
Kravitz (Catwoman), Jeffrey
Wright (Jim Gordon) e Paul
Dano (Enigmista). Infine, John
Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast
anche Peter
Sarsgaard, ma c’è ancora mistero sul suo ruolo.
HN Entertainment ha suggerito che
le riprese del cinecomic si svolgeranno presso i Leavesden Studios
di Londra (gli stessi della saga di Harry Potter ma anche
di Batman v Superman: Dawn of Justice,
Justice League, Wonder Woman e del
sequel Wonder Woman 1984) mentre l’uscita
nelle sale è stata già fissata al 25 giugno 2021.
“The
Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono le fonti,
“Quando alcune persone iniziano a morire in modi
strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di
Gotham per trovare indizi e risolvere il mistero di una
cospirazione connessa alla storia e ai criminali di Gotham
City. Nel film, tutta la Batman Rogues Gallery sarà
disponibile e attiva, molto simile a quella originale fumetti e dei
film animati. Il film presenterà più villain, poiché sono tutti
sospettati“.
Nuove immagini dal set de
Gli Eterni, l’atteso nuovo film Marvel, ci permettono di dare un
primo sguardo al personaggio di Ikaris
interpretato da Richard
Madden, ex star di Game of
Thrones, da oggi nelle nostre sale con 1917 di Sam
Mendes. Madden è stato avvistato sul set in compagnia di Kit
Harington (che proprio con Madden aveva recitato ne
Il Trono di
Spade) e di Barry Keoghan(Dunkirk). Le riprese del nuovo epico film della
Marvel sono partite lo scorso
settembre in Inghilterra.
Le nuove immagini dal set de
Gli Eterni sono approdate online grazie a
Metro UK. Nei nuovi
scatti dal set londinese è possibile vedere Richard
Madden nei panni di Ikaris levarsi in
aria grazie all’utilizzo di un enorme gru, sicuramente intento a
girare una scena in cui il suo personaggio necessita di utilizzare
i suoi superpoteri. Nelle nuove foto è possibile vedere anche
Kit Hartington, che nel film avrà il ruolo di
Dan Whitman/Black Knight. Inoltre, pare che sul
set fosse presente anche Barry Keoghan, che
invece interpreterà l’antagonista Druig.
Gli
Eterni, diretto da Chloe
Zhao, vedrà nel cast Angelina
Jolie (Thena), Richard
Madden (Ikaris), Kit
Harington (Black Knight), Kumail
Nanjiani (Kingo), Lauren
Ridloff (Makkari), Brian Tyree
Henry (Phastos), Salma
Hayek (Ajak), Lia
McHugh (Sprite), Gemma
Chan (Sersi) e Don
Lee (Gilgamesh).
Secondo gli ultimi aggiornamenti, il
cinecomic includerà nel MCU gli esseri superpotenti e quasi
immortali conosciuti dai lettori come Eterni e i mostruosi
Devianti, creati da esseri cosmici conosciuti come Celestiali. Le
fonti hanno inoltre rivelato a The Hollywood Reporter che un
aspetto della storia riguarderà la storia d’amore tra Ikaris, un
uomo alimentato dall’energia cosmica, e Sersi, eroina che ama
muoversi tra gli umani.
La sceneggiatura è stata scritta
da Matthew e Ryan
Firpo, mentre l’uscita nelle sale è stata fissata al 6
novembre 2020.
Era solo questione di tempo! Grazie
a THR,
apprendiamo che i Marvel Studios hanno ufficialmente messo in
cantiere il sequel di Captain Marvel, il cinecomic con
protagonista il premio Oscar Brie
Larson che ha incassato 1 miliardo di dollari al box
office mondiale. Stando alla fonte, Megan McDonnell, sceneggiatrice
dell’attesa serie WandaVision, si
occuperà di curare lo script del nuovo film dedicato alle avventure
di Carol Danvers.
Sfortunatamente, Anna
Boden e Ryan Fleck, registi del primo
film, non torneranno dietro la macchina da presa: a quanto pare, i
Marvel Studios sarebbero
interessati ad affidare la regia del nuovo film ad una sola regista
donna. Secondo la fonte, Boden e Fleck potrebbero essere comunque
coinvolti in una delle serie Marvel attualmente in sviluppo e
destinate a Disney+.
Nessun dettaglio sulla trama del
sequel è stato rivelato, ma l’ambientazione del film dovrebbe
spostarsi dagli anni ’90 ai giorni nostri. Naturalmente,
Brie Larson tornerà nei panni di Carol
Danvers.
Il sequel di Captain Marvel dovrebbe
arrivare già nel 2022.
Vi ricordiamo che Captain
Marvelè ambientato negli
anni ’90. Il film segue le vicende di Carol Danvers, nel suo
diventare uno degli eroi più potenti dell’universo. Quando una
guerra galattica tra due razze aliene raggiunge la Terra, Danvers
sarà coinvolta nel conflitto insieme ad un piccolo gruppo di
alleati.
Il film è interpretato
da Brie Larson, Samuel
L. Jackson, Be Mendelsohn, Djimo Hounsou, Lee Pace, Gemma Chan,
Clark Gregg e Jude Law. Uscito a marzo
nei cinema, il film è attualmente disponibile in home-video.
In occasione dell’uscita al cinema
di Odio l’Estate, il nuovo film di Aldo, Giovanni e
Giacomo, Cinefilos.it offre la possibilità ai suoi lettori
di assistere gratuitamente all’anteprima del
film.
Martedì, 28 gennaio, alle 20.30, in
diverse sale italiane, è prevista l’anteprima del film, tratto da
una storia vera.
Le regole per una vacanza perfetta:
non si parte senza il canotto, non si parte senza il cane, ma
soprattutto non si prenota la stessa casa.
Aldo Giovanni e Giacomo partono per
le vacanze estive, non si conoscono e non potrebbero avere delle
famiglie e delle vite più diverse: il precisetto organizzatissimo
ma con un’attività in proprio fallimentare, il medico di successo
alle prese con un figlio in piena crisi preadolescenziale,
l’ipocondriaco nullafacente con un cane di nome Brian e la passione
per Massimo Ranieri.
Tre vite lontanissime che si
incontrano accidentalmente in una piccola isola della costa
italiana: stessa spiaggia, stesso mare, ma soprattutto stessa
casa in affitto.
Lo scontro è inevitabile e
spassosissimo: abitudini diverse, due figli che si innamorano, tre
mogli che partono col piede sbagliato ma finiscono per ballare
insieme in una sera d’estate e tre nuovi amici alla ricerca di un
figlio in fuga.
Aldo Giovanni e Giacomo ci
raccontano una storia di amicizia e sentimenti come nella loro
tradizione cinematografica più amata.
Odio
l’Estate uscirà al cinema il 30 gennaio distribuito
da Medusa Film.
Joker, il film
diretto, co-scritto e prodotto da
Todd Phillips, attualmente in corsa agli
Oscar con 11 Nomination, già
vincitore di 2 Golden Globe (Miglior attore
protagonista in un film drammatico” per l’interpretazione di
Joaquin Phoenix e “Miglior Colonna Sonora
Originale” per il lavoro di Hildur Guðnadóttir) e del Leone
D’Oroper il Miglior Film alla
76°
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di
Venezia, a partire dal 23 gennaio sarà
disponibile per l’acquisto in digitale su Apple Tv,
Youtube, Google Play, TIMvision, Chili, Rakuten TV, PlayStation
Store, Microsoft Film & TV.
Inoltre, a partire dalle
ore 12.00 di giovedì 23 gennaio, in occasione dell’uscita
digitale del film, i primi 10 minuti di Joker saranno
disponibili sul canale Youtube ufficiale di Warner Bros.
Italia. Di seguito il player dove vedere i primi 10 minuti
del film:
Dal prossimo 6 febbraio, il film – dopo aver
superato la soglia dei 4 milioni di spettatori in Italia e
incassato più di $1 miliardo nel mondo, sarà infine
disponibile per il noleggio in digitale e in DVD,
Blu-Ray (che includerà film e contenuti speciali in alta
definizione) e 4K UHD.
IL FILM
Da sempre solo in mezzo alla folla,
Arthur Fleck (Joaquin
Phoenix) desidera ardentemente che la luce risplenda
su di lui. Cercando di cimentarsi come comico di cabaret, scopre
che lo zimbello sembra invece essere proprio lui. Intrappolato in
un’esistenza ciclica sempre in bilico tra apatia, crudeltà e, in
definitiva, tradimento, Arthur prenderà una decisione sbagliata
dopo l’altra, provocando una reazione a catena di eventi.
Il tre volte candidato all’Oscar
Joaquin Phoenix (The
Master, Quando l’amore brucia l’anima, Il Gladiatore) è il
protagonista del film al fianco del premio Oscar Robert De Niro (“Toro scatenato”, ” Il Padrino
– Parte II”). Fanno parte del cast anche
Zazie Beetz (la serie TV “Atlanta”, “Deadpool
2“), Frances Conroy (“American Horror
Story” in TV, “Castle Rock” in TV), Brett Cullen
(“42 – La vera storia di una leggenda americana”,
“Narcos” in TV), Glenn Fleshler (le serie TV
“Billions” e “Barry”), Bill Camp
(“Red Saprrow”, “Molly’s Game”), Shea Whigham
(“First Man – Il primo uomo”, “Kong: Skull Island”), Marc Maron (le
serie TV “Maron” e “GLOW”), Douglas Hodge (“Red
Sparrow”, “Penny Dreadful” in TV), Josh Pais
(“Insospettabili sospetti”) e Leigh Gill (la serie
TV “Il trono di
spade”).
Phillips ha diretto il film da una
sceneggiatura che ha scritto insieme all’autore candidato all’Oscar
Scott Silver (“The Fighter”), basata sui personaggi di DC. Il film
è prodotto da Phillips e dal candidato all’Oscar Bradley Cooper con
la loro Joint Effort, e dalla nominata all’Oscar Emma Tillinger
Koskoff. I produttori esecutivi sono Michael E. Uslan, Walter
Hamada, Aaron L. Gilbert, Joseph Garner, Richard Baratta e Bruce
Berman.
Dietro le quinte, Phillips è stato
affiancato dal direttore della fotografia Lawrence Sher (“Godzilla II: King of the Monsters”, la trilogia di
“Una notte da leoni”), lo scenografo Mark Friedberg (“Se la strada
potesse parlare”, “Selma – La strada per la libertà”), il montatore
Jeff Groth (“Trafficanti”, “Una notte da leoni III”) e il
costumista premio Oscar Mark Bridges (“Il filo nascosto”, “The
Artist”). Musiche di Hildur Guðnadóttir (“Chernobyl” in TV,
“Soldado”).
Arriva al cinema il 23 gennaio il
nuovo film di Sam Mendes, 1917,
spettacolare ricostruzione storica della guerra di trincea e
racconto di una missione pericolosissima, attraverso lo sguardo di
quello che sembra un unico piano sequenza.
Il regista di American Beauty parte da un fatto
storico, nel 1917 le truppe tedesche in Francia si ritirarono
dietro la Linea di Hindenburg, e ci imbastisce sopra un
storia, quella di due giovani soldati che devono recapitare un
messaggio all’esercito inglese, il quale non sa che quella ritirata
nemica è in realtà la preparazione a un’imboscata che potrebbe
costare la vita a 16mila uomini. I due soldati (interpretati da
Dean Charles Chapman e George MacKay) intraprendono così questa
missione suicida, con la speranza di riuscire ad arrivare in tempo
per annullare l’attacco inglese. Inoltre, uno dei due spera anche
di ricongiungersi con il fratello, che guida proprio l’altro
battaglione.
Il significato del piano sequenza
di 1917
Gli elementi che giustificano la
scelta tecnica di Mendes di utilizzare il “piano sequenza” si
rintracciano tutti nell’abbozzo di trama che basta conoscere per
parlare del film. In 1917, la forma
linguistica della ripresa lunga si trasforma in strumento
drammaturgico perché mette lo spettatore in condizione di vivere
un’esperienza immersiva. L’occhio della macchina da presa è sempre
alle spalle, accanto o poco avanti ai protagonisti, sempre alla
loro altezza, come a suggerire costantemente allo spettatore che
lui è lì, proprio accanto al soldato, e, con un po’ di
immaginazione, ne sente il freddo, la stanchezza, la fame, la
paura.
L’espediente tecnico e
l’ambientazione durante la guerra faranno sicuramente volare la
mente a film che prima di Mendes hanno scritto la storia del
cinema, basti pensare a Orizzonti di
Gloria o a Arca Russa. Il
piano sequenza di Mendes e il suo racconto di guerra sono però
differenti da questi esempi, sono distanti anni luce dal
virtuosismo tecnico fine a se stesso (come fu invece per il
Birdman di
Inarritu, non per questo meno pregevole) e dalla
complessità politica che, ad esempio, Kubrick
infonde nel suo sguardo sulla guerra.
Mendes cerca lo spettacolo
L’obbiettivo di Sam Mendes sembra dunque quello di fare
spettacolo, emozionare e coinvolgere. Non siamo quindi dalle parti
degli illustri esempi citati ma più da quelle dello
Spielberg di Salvate il Soldato Ryan, nonostante
anche qui il paragone sia esclusivamente concettuale.
Come i due soldati sono
completamente dedicati a raggiungere la Linea di
Hindenburg e a consegnare il loro messaggio, così anche il
regista si avvale di tutti gli strumenti che possiede, dalla
fotografia (Roger Deakins), al montaggio fino alla
musica, per garantire allo spettatore l’esperienza di immersione
nella storia.
Tutto questo supportato da una
sceneggiatura semplice e semplicistica; da una parte si può notare
facilmente come la storia sia essenziale e lineare, dall’altra si
capisce bene come Mendes, che firma anche la sceneggiatura insieme
a Krysty Wilson-Cairns, si sia liberato delle
complicazioni ideologiche moderne nella rappresentazione degli
avversari, che diventano semplici villain delle storia e non
personaggi antagonisti che stanziano in una zona grigia.
Per Mendes, in questo film, ci sono
i buoni e ci sono i cattivi, nettamente separati, perché era
importante per lui non raccontare la guerra come male del mondo,
come aveva fatto per esempio Malick ne La Sottile Linea Rossa, né usarla
come pretesto per la glorificazione del mezzo cinema, come ha fatto
invece Nolan con
Dunkirk, ma portare il fuoco del film
sull’avventura di due uomini coraggiosi che devono compiere una
missione per la salvezza di altri giovani soldati loro pari. È in
questo aspetto che va ricercata la chiave di lettura di
1917: non un esperimento tecnico, non un
esercizio di stile, ma un racconto che cerca l’empatia e il
coinvolgimento, avvalendosi di competenze e tecnica fuori dal
comune.
Sono passati già alcuni anni da
quando Avengers:
Infinity War ha lasciato il pubblico con il fiato
sospeso. I Vendicatori hanno fatto il possibile per fermare
Thanos, ma alla fine
nulla poteva ostacolare la furia del Titano Pazzo. Mentre Thanos
portava avanti la sua decimazione dell’universo, il temibile
villain del MCU si lascia alle spalle
una scia di distruzione mai vista prima.
In Infinity War, Thanos
riuscì nell’impensabile quando entrò in possesso di tutte le Gemme
dell’Infinito e riuscì a spazzare via metà della popolazione
mondiale con un solo semplice schiocco della dita. Lo spettatore ha
dovuto incassare il colpo e vedere alcuni dei suoi eroie preferiti
svanire nel nulla. Ecco di seguito le cinque morti più strazianti
che abbiamo visto in Infinity War:
Groot
Sia che stesse ballando a suon di
musica anni ’80 durante un importante combattimento o che stesse
sbeffeggiando gli atteggiamenti di Star-Lord mentre volavano
attraverso la Galassia, Groot ha subito conquistato il cuore dei
fan. Mentre si unisce agli altri Guardiani della Galassia, Groot è
diventato un membro dei Vendicatori molto amato dai fan. Alla fine
di Infinity War, Groot si trasforma in polvere tra le
braccia di Rocket Raccoon.
La scena è senza dubbio straziante e
arriva alla fine del film come un pugno nello stomaco dello
spettatore, con Rocket che piange cercando di salvare il suo amico.
La morte di Groot è sicuramente una delle perdite più tristi del
film.
Gamora
Gamora è diventata uno dei membri
più amati dei Guardiani della Galassia e in Infinity War è
protagonista di più di un momento particolarmente emozionante.
Gamora è la figlia di Thanos: mentre il Titano Pazzo cerca di
eliminare metà dell’universo, Gamora sente una grande
responsabilità e sa che deve fare di tutto per fermarlo.
Quando Thanos sceglie di sacrificare
la vita di sua figlia in cambio di una delle Gemme dell’Infinito,
siamo di fronte ad una delle scene del film sicuramente più
brutali. La morte di Gamora è un momento davvero straziante, ma
contribuisce ad aumentare ancora di più la posta in gioco quando,
in seguito, gli eroi scopriranno cosa le ha fatto Thanos.
Bucky
Il Soldato d’Inverno è sempre stato
un personaggio al limite tra un amico e un nemico. Con un passato
che lo perseguiterà sempre, Bucky Barnes ha iniziato una nuova vita
a Wakanda, dove è stato riabilitato per cancellare la
programmazione che lo aveva reso un assassino russo.
Quando Thanos e il suo esercito
entrano in azione, Bucky si unisce ai suoi amici nella battaglia
contro il Titano Pazzo. Nel corso dell’intero film, Bucky si è
dimostrato un vero eroe, non solo quando si ritrova a dover
combattere per Wakanda al fianco degli altri eroi. La morte di
Bucky Barnes è stata particolarmente straziante perché fu il primo
degli eroi a scomparire, con il suo migliore amico, Steve Rogers,
che si volta con orrore per assistere alla scena.
Loki
Loki è stato uno dei personaggi più
memorabili dell’Universo Cinematografico Marvel, sia come nemico dei
Vendicatori che come alleato di Thor e dei suoi compagni. Sebbene
non sia mai stato un vero eroe, Loki è sempre stato un personaggio
comprensivo che a volte ha anche dimostrato di avere un cuore.
Nonostante le sue colpe, l’ultimo suo gesto è stato quello di
cercare di fermare Thanos. Non ci riesce e viene ucciso dal Titano
Pazzo proprio di fronte a suo fratello.
Anche se Loki è già “morto” in
passato, questa morte sembra definitiva. È stato particolarmente
straziante perché abbiamo visto Thor indifeso in quel momento,
perdendo l’ultimo membro della sua famiglia proprio davanti ai suoi
occhi.
Spider-Man
Questa
morte è semplicemente il momento più straziante di tutto il film.
Peter Parker ha seguito Tony Stark nello spazio, disobbedendo al
suo mentore. Per tutta la durata del film, Peter sta solo cercando
di dimostrarsi degno di essere un Vendicatore. Dopo che Spider-Man
salva Doctor Strange, Iron Man si aggrappa al
giovane eroe e, a quel punto, lo elegge ufficialmente a
Vendicatore.
Peter Parker ha un
cuore immenso e vuole solo fare ciò che è giusto. Nelle ultime
battute del film, Peter crolla tra le braccia di Stark, affrontando
l’inevitabile. La scena è particolarmente straziante: è un modo
assolutamente scioccante di chiudere un film con la morte di uno
dei personaggi più adorabili di tutto il MCU.