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Parasite torna al cinema negli USA in bianco e nero

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Parasite torna al cinema negli USA in bianco e nero

Dopo le sue sei nomination agli Oscar, Parasite di Bong Joon-Ho sta per tornare al cinema, anche negli Stati Uniti, ma in bianco e nero. Neon sta collaborando con Film at Lincoln Center in New York and the American Cinematheque di Los Angeles per distribuire la versione in bianco e nero del film che debutterà a Los Angeles all’Egyptian Theater il 31 gennaio e al Walter Reade Theater di New York il 30 gennaio. Verrà quindi proiettato al Francesca Beale Theater dal 31 gennaio al 6 febbraio.

Questa presentazione speciale di Parasite debutterà all’International Film Festival di Rotterdam alla fine di gennaio prima di arrivare negli Stati Uniti. Essendosi ispirato al Nosferatu di F.W. Murnau del 1922, Bong ha sognato per tutta la vita di realizzare un film in formato bianco e nero. La versione in bianco e nero di Parasite è stata fatta prima della premiere del film a Cannes (Festival dove il film ha vinto la Palma d’oro) e ora il pubblico vedrà proprio quella versione.

“Sono estremamente felice di presentare Parasite in bianco e nero e proiettarlo sul grande schermo – ha dichiarato Bong – Sarà affascinante vedere come cambia l’esperienza visiva quando un film identico viene presentato in bianco e nero. Ho visto due volte questa versione e sembra una favola, mi ha dato lo strano senso che stavo guardando una storia dei vecchi tempi. “

Ha aggiunto: “La seconda volta che l’ho visto, il film sembrava più realistico e nitido come se fossi tagliato da una lama. Ha inoltre messo in evidenza le prestazioni degli attori e sembrava ruotare di più intorno ai personaggi. Ho avuto molte impressioni fugaci di questa nuova versione, ma non desidero definirle prima che venga presentata. Spero che tutti possano confrontare le proprie esperienze con la versione a colori e trovare il proprio percorso verso Parasite in bianco e nero.”

Parasite è stato un successo di pubblico e critica, ha guadagnato 148 milioni di dollari in tutto il mondo e $ 28,5 milioni solo negli Stati Uniti. Recentemente ha fatto la storia ai SAG Awards diventando il primo film in lingua non inglese ad aver mai vinto per una performance d’insieme. Nominato per sei Oscar, incluso quello per il miglior film, è il primo film coreano (e Bong Joon-Ho il primo regista coreano) ad essere nominato per un Oscar. Ha anche vinto il Golden Globe per il miglior film in lingua straniera.

Volevo nascondermi: trailer del film con Elio Germano

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Volevo nascondermi: trailer del film con Elio Germano

Dopo il primo poster ufficiale arriva il trailer ufficiale di Volevo nascondermi, il nuovo film del regista Giorgio Diritti, con Elio Germano in uscita il 27 febbraio distribuito da 01 distribution.

https://www.youtube.com/watch?v=D5oC_NYpV0s&feature=youtu.be

Toni, figlio di una emigrante italiana, respinto in Italia dalla Svizzera dove ha trascorso un’infanzia e un’adolescenza difficili, vive per anni in una capanna sul fiume senza mai cedere alla solitudine, al freddo e alla fame. L’incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati è l’occasione per riavvicinarsi alla pittura, è l’inizio di un riscatto in cui sente che l’arte è l’unico tramite per costruire la sua identità, la vera possibilità di farsi riconoscere e amare dal mondo. “El Tudesc,” come lo chiama la gente è un uomo solo, rachitico, brutto, sovente deriso e umiliato, diventa il pittore immaginifico che dipinge il suo mondo fantastico di tigri, gorilla e giaguari, stando sulla sponda del Po. Sopraffatto da un regime che vuole “nascondere” i diversi e vittima delle sue angosce, viene richiuso in manicomio. Anche lì in breve riprende a dipingere.

Più di tutti, Toni dipinge se stesso, come a confermare il suo desiderio di esistere al di là dei tanti rifiuti subiti fin dall’infanzia. L’uscita dall’Ospedale psichiatrico è il punto di svolta per un riscatto e un riconoscimento pubblico del suo talento. La fama gli consente di ostentare un raggiunto benessere e aprire il suo sguardo alla vita e ai sentimenti che sempre aveva represso. Le sue opere si rivelano nel tempo un dono per l’intera collettività, il dono della sua diversità.

Volevo nascondermi è prodotto da PALOMAR con RAI CINEMA con il sostegno della REGIONE EMILIA-ROMAGNA in associazione con COOP ALLEANZA 3.0, DEMETRA FORMAZIONE SRL, FINREGG SPA ai sensi delle norme sul Tax Credit

Miss Americana: trailer, cast, trama e uscita

Miss Americana: trailer, cast, trama e uscita

Miss Americana è l’atteso film documentario originale Netflix in uscita, diretto da Lana Wilson, che segue la cantautrice americana Taylor Swift e la sua vita nel corso di diversi anni della sua carriera.

Miss Americana è stato presentato il 23 gennaio 2020 al Sundance Film Festival. Netflix ha descritto il film come “crudo ed emotivo sguardo rivelatore “l’artista” durante un periodo di trasformazione della sua vita mentre impara ad abbracciare il suo ruolo non solo come cantautrice e performer, ma come donna che sfrutta tutto il potere della sua voce “.

Miss Americana: quando esce e dove vederlo in streaming

Miss Americana uscirà su Netflix e in alcuni cinema il 31 gennaio 2020.

Miss Americana: trailer ufficiale

 

Curiosità sul film

Taylor Swift ha rivelato del documentario a novembre 2019, quando ha dichiarato che il proprietario e fondatore della sua ex etichetta Big Machine Records, ovvero Scooter Braun e Scott Borchetta, le hanno impedito di usare le musiche più vecchia e filmati di performance per il documentario. Ha inoltre aggiunto che il documentario non menziona Braun, Borchetta o Big Machine. Big Machine successivamente ha negato le accuse in una dichiarazione In risposta, un rappresentante della Swift ha pubblicato un’email di un dirigente di Big Machine  rifiuta di rilasciare licenze in relazione al documentario. A dicembre, Variety ha riferito che Big Machine ha autorizzato l’uso del materiale più vecchio di Swift per il film.

Il documentario includerà una nuova canzone ” Only the Young “, che verrà riprodotta durante i titoli di coda del film. Swift ha scritto la canzone dopo le elezioni negli Stati Uniti del 2018.

Star Wars: le 10 azioni senza pietà compiute da Kylo Ren

Star Wars: le 10 azioni senza pietà compiute da Kylo Ren

La trilogia sequel di Star Wars è riuscita a regalare diversi fantastici momenti non soltanto al fandom, ma anche all’intero franchise nel suo insieme. Tra i personaggi sicuramente più affascinanti della nuova trilogia, non possiamo non citare Kylo Ren e l’eccezionale interpretazione di Adam Driver, nonostante non tutti siano rimasti soddisfatti dalla conclusione riservata all’arco narrativo del personaggio ne L’Ascesa di Skywalker

Di seguito abbiamo raccolto le 10 azioni compiute senza alcuna pietà da Ben Solo:

Sterminare gli Alazmec su Mustafar

Ne L’Ascesa di Skywalker vediamo Kylo alla ricerca di un Wayfinder dei Sith che possa condurlo su Exegol per affrontare Palpatine. Per trovare il Wayfinder in questione, Kylo ha dovuto recarsi prima su Mustafar ed affrontare gli Alazmecs, che Kylo uccide senza pietà.

Gli Alazmec erano un gruppo di nativi che colonizzò Mustafar dopo la morte di Darth Vader. Onoravano il potere di Vader e veneravano il suo castello, attirati dal misticismo del pianeta e dal potere che possedeva. Avevano però ostacolato la ricerca del Wayfinder e perciò vennero massacrati da Kylo.

Dare la caccia a Palpatine

Kylo è sempre stato un personaggio particolarmente audace, ed uno dei momenti in cui ha certamente mostrato tutto il suo coraggio è stato durante la sua caccia a Palpatine. Kylo era così desideroso del poter tanto da arrivare a vedere Palpatine come un rivale da sconfiggere: ecco perché all’inizio de L’Ascesa di Skywalker lo vediamo sulle sue tracce.

Cacciare uno dei più potenti detentori della Forza che sia mai esistito, stanarlo ed essere pronti ad ucciderlo, è sicuramente una decisione che richiede audacia, coraggio e nessun particolare freno inibitorio. 

Idolatrare Darth Vader

Da Il Risveglio della Forza in poi, l’ammirazione di Kylos nei confronti di suo nonno è diventata sempre più palese. Anche soltanto i trailer hanno evidenziato più volte l’ossessione di Kylo nei confronti di Vader (per non parlare del valore simbolico dell’elmetto bruciato del potentissimo Sith).

È come se Kylo fosse segretamente geloso di lui e del suo regno da Sith. Lo mette su un piedistallo, lo ammira profondamente, cerca di emularlo. D’altronde, i percorsi dei due personaggi sono molti simili, nel senso che entrambi si sono prima smarriti e poi sono stati redenti: forse è anche per qeusto motivo che Ben Solo non ha mai cercato di nascondere la sua spropositata ammirazione per il grande leader dell’Impero Galattico.

Torturare i nuovi eroi

Kylo non ha mai avuto paura di usare le sue tecniche di tortura sulla base dello Starkiller: aveva addirittura una stanza adibita ad esse, che per ben due volte vediamo ne Il Risveglio della Forza. La prima volta che vediamo Kylo usare i suoi poteri è nei confronti di Poe per estorcergli informazioni sulla ricerca della mappa di Luke Skywalker, dopo averlo catturato nel villaggio di Jakku.

La seconda volta è quando cattura Rey e tenta di estrapolare l’immagine della mappa dalla sua mente, ma con scarsi risultati. L’uso di queste tecniche di tortura è sufficiente a giustificare quanto Ben sia stato vittima dei suoi tormenti e della sua brama di potere per l’ennesima volta.

Uccidere Lor San Tekka

Il primo esempio del carattere così spietato di Kylo Ren arriva subito, all’inizio de Il Risveglio della Forza, quando lui e le sue truppe del Primo Ordine arrivano a Jakku nella loro ricerca della mappa di Luke Skywalker. Lì, Kylo incontra Lor San Tekka.

Lor San Tekka era un membro della Chiesa della Forza e lui e Ben si conoscevano già. Dopo aver scambiato qualche battuta, Kylo prende la sua spada laser e colpisce Lor San Tekka, eliminando il primo di tantissimi pezzi del suo passato che distruggerà nel corso dell’intera trilogia.

Massacrare tutti gli abitanti di Jakku

Dopo l’uccisione di Lor San Tekka da parte di Kylo e la cattura di Poe su Jakku, Ben continua a lasciare dietro di sé morte e distruzione quando ordina alle truppe del Primo Ordine che sono giunte insieme a lui su Jakku di massacrare tutti gli abitanti del villaggio (dopo aver catturato Poe).

Questa volta Kylo preferisce non sporcarsi le mani: nonostante non sia il diretto responsabile della morte di tutte quelle persone innocenti, è stato comunque il mandatario dello sterminio. Uomini, donne e bambini: tutti innocenti, fucilati e uccisi dagli Stormtrooper per ordine di Kylo senza alcuna pietà o rimorso.

Uccidere Snoke e diventare il Leader Supremo

Ne Gli Ultimi Jedi, vediamo la vera forma di Snoke per la prima volta, poiché il personaggio appare nella sala del trono come Leader Supremo del Primo Ordine e maestro di Kylo Ren. In quello che diventerà un punto di svolta nella trilogia e nell’arco narrativo di Ben, quest’ultimo porta Rey da Snoke e invece di ucciderla come il Leader sembra ordinargli, Kylo uccide proprio il suo maestro.

Da quel momento, Kylo diventa il Leader Supremo e assume il controllo di Hux e del Primo Ordine, con grande sgomento del Generale. Kylo che uccide il suo maestro, mentendo al riguardo e prendendo le redini dell’esercito imperiale del Primo Ordine, è forse il più grande atto deplorevole da lui commesso.

Dare la caccia a Luke, a Rey e alla Resistenza

Kylo è uno dei personaggi più emotivi e instabili della nuova trilogia, ma questi aspetti della sua personalità lo rendono anche uno dei personaggi più affascinanti. Ciò è in gran parte dovuto all’eccellente performance di Adam Driver, in grado di trasmettere con la dovuta espressività tutto il peso delle decisioni avventate ed emotive prese da Ben, inclusa la sua ossessione per trovare determinati personaggi e distruggere la Resistenza. 

L’obiettivo principale di Kylo è quello di inseguire Rey. Per quanto riguarda Luke, la sua accecante ossessione per il maestro Jedi diventa palese ne Gli Ultimi Jedi, quando Ben scatena tutto il potere del Primo Ordine per cercare di uccidere la sua proiezione astrale di Forza. Dà la caccia, insegue e tenta di eliminare i nostri eroi e la Resistenza senza preoccuparsi del giudizio di nessuno se non del suo. 

Aiutare a distruggere il sistema Hosnian

Kylo sembra nutrire un forte bisogno di generare massacri e dare vita a cacce spietate nel corso della triloigia sequel, soprattutto ne Il Risveglio della Forza. Ne è un esempio lampante il potere scatenato da Base Starkiller.

Per distruggere la Nuova Repubblica e portare il Primo Ordine alla ribalta, usano la base di Starkiller per distruggere i 5 pianeti del Sistema Hosnian – incluso Hosnian Prime. Kylo ha preso parte ad una missione collettiva mirata a distruggere questi pianeti, ma per uccidere così tanti milioni di innocenti, senza vergogna e senza rimorso, ci vuole davvero tanto coraggio…

Uccide suo padre, Han Solo

È stato rivelato ne Il Risveglio della Forza che Kylo Ren è Ben Solo, figlio di Han Solo e Leia Organa, un colpo di scena che in realtà molti fan avevano già teorizzato prima dell’uscita del film al cinema. Sfortunatamente, questa parte della storia di Kylo ha portato nel film di J.J. Abrams alla morte di uno dei personaggi più iconici di Star Wars.

Durante il loro confronto su Base Starkiller, Kylo deve decidere tra il Lato Chiaro e Oscuro della Forza, ma alla fine sceglie di uccidere suo padre Han Solo. Uccidere tuo padre, ucciderlo a sangue freddo, di fronte al suo migliore amico (Chewbacca), è uno degli atti più spudorati mai compiuti in tutta la saga. Ecco perché non poteva che finire al primo posto di questa classifica. 

Fonte: ScreenRant

Berlinale 2020: My Salinger Year sarà il film d’apertura

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Berlinale 2020: My Salinger Year sarà il film d’apertura

Sarà My Salinger Year dello scrittore-regista Philippe Falardeau ad aprire la 70° edizione della Berlinale, il prossimo 20 febbraio 2020 al Berlinale Palast.

La tre volte candidata all’Oscar Sigourney Weaver, l’attrice Margaret Qualley e l’attore Douglas Booth recitano nella co-produzione canadese-irlandese che racconta di una laureata (Qualley) che lavora per l’agente letterario ( Weaver) del famoso scrittore solitario JD Salinger, autore de Il giovane Holden. Il film è basato sul romanzo omonimo dell’autrice statunitense Joanna Rakoff.

Il film è stato prodotto da micro_scope (Canada) e Parallel Films (Irlanda). Memento Films International gestisce le vendite internazionali e UTA gestisce le vendite negli Stati Uniti.

Il direttore artistico del Festival, Carlo Chatrian, ha dichiarato: “Siamo lieti di aprire la 70a edizione del festival con una storia per adulti che prende il punto di vista del protagonista che ha una nuova prospettiva, che non è affatto ingenuo. Philippe Falardeau raffigura il piccolo mondo letterario di New York degli anni ’90 con umorismo e una nota dolce, ma non dimentica mai il 21 ° secolo in cui viviamo o il ruolo unificante che l’arte svolge in tutte le nostre vite. Non vediamo l’ora di dare il benvenuto a Margaret Qualley e Sigourney Weaver e ad altri membri del grande cast e della troupe di Philippe Falardeau.”

Il regista ha commentato: “Sono entusiasta che il mio film aprirà la Berlinale 2020. Non avremmo potuto sperare in una prima mondiale migliore. In passato, la Berlinale si è aperta con meravigliosi film di registi affermati; inutile dirlo, sono onorato di essere in quella lista. Ho ricordi affettuosi del festival in cui uno dei miei film è stato proiettato alla Generation nel 2009. Non vedo l’ora di ricongiungermi con Margaret Qualley e Sigourney Weaver per l’evento.”

L’Amica Geniale – Storia del nuovo cognome, il 27, 28, 29 gennaio al cinema i primi due episodi

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In attesa dell’arrivo in TV de L’Amica Geniale – Storia del nuovo cognome, è in programmazione nelle sale The Space Cinema – il 27, 28, 29 gennaio – un appuntamento unico per far vivere ai fan in anteprima sul grande schermo e condividere con tutti gli altri appassionati i nuovi episodi della saga che ha conquistato oltre dieci milioni di lettori in tutto il mondo.

La serie, tratta dalla tetralogia del libro di Elena Ferrante, riprende il racconto da dove era stato interrotto: Lila si è appena sposata ma, nell’assumere il cognome del marito, ha l’impressione di aver perso sé stessa. Elena è ormai una studentessa modello ma, proprio durante il banchetto di nozze dell’amica, ha capito che non sta bene né nel rione né fuori. Tra paesaggi bucolici e lotta tra classi sociali si svolge la vita nel Rione Sanità; scenario che fa da sfondo ad un’amicizia profonda e controversa ma allo stesso tempo unica, un tuffo nella vitalissima giovinezza delle due ragazze, dentro il ritmo con cui si tallonano, si perdono, si ritrovano.

Maledetto Modigliani, al cinema il 30 e 31 marzo e l’1 aprile

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In occasione delle celebrazioni a 100 anni dalla morte di Modigliani, arriva al cinema solo il 30 e 31 marzo e l’1 aprile Maledetto Modigliani, prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital. Diretto da Valeria Parisi e scritto con Arianna Marelli su soggetto di Didi Gnocchi, il docufilm racconta la vita e la produzione di Amedeo Modigliani (1884-1920), un artista d’avanguardia diventato un classico contemporaneo amato e imitato in tutto il mondo.

Livornese dalla vita breve e tormentata, Dedo o Modì, come fu soprannominato, viene qui narrato da un punto di vista originale: quello di Jeanne Hébuterne, l’ultima giovane compagna, che si suicidò due giorni dopo la morte dell’amato, avvenuta all’Hôpital de la Charité di Parigi il 24 gennaio del 1920. All’epoca Jeanne era incinta e lasciava una figlia di un anno. È proprio a partire dalla sua figura e dalla lettura di un passo dai “Canti di Maldoror”, il libro che Modigliani teneva sempre con sé, che si apre il nuovo docufilm della stagione 2020 della Grande Arte al Cinema. Il docufilm trae ispirazione anche dalla mostra “Modigliani – Picasso. The Primitivist Revolution” curata da Marc Restellini che aprirà all’Albertina di Vienna nel settembre del 2020 ed è arricchito dalle immagini di opere esposte sia all’Albertina, sia alla National Gallery of Art di Washington, nei musei e nelle collezioni di Parigi e nella grande mostra “Modigliani e l’avventura di Montparnasse” del Museo della Città di Livorno.

Per comprendere Modigliani, quarto figlio di una famiglia di origini ebraiche sull’orlo di una crisi finanziaria, bisogna partire proprio dalla sua Livorno e da una provincia italiana che sin dagli albori gli è troppo stretta. Modigliani decide di partire e andare in cerca di altro. Va a Firenze, poi a Venezia. Arriva a Parigi nel 1906, a 21 anni. Sembrerebbe un approdo. È qui che nasce la sua leggenda: tombeur de femmes, alcolista, artista maledetto. In realtà è un uomo che maschera una malattia, che si aggrappa alla vita e alla propria arte. Ha una verità da trasmettere: valori universali racchiusi nella semplicità di linee e volti che ne fanno uno dei maggiori esponenti di primo Novecento e un classico del XXI secolo.

Nel docufilm sono proprio i suoi dipinti ripresi in set dedicati, da “La Filette en Bleu” al ritratto di Jeanne Hébuterne, a parlarci. Giocando tra riprese della città di oggi e foto e filmati d’archivio in bianco e nero, la voce narrante di Jeanne racconta di quella Parigi di inizio secolo: la ville lumière, la metropoli, il centro della modernità, già mercato d’arte e polo d’attrazione per pittori e scultori da tutta Europa. Quelli che allora facevano la fame e oggi valgono milioni, primo fra tutti proprio Modigliani. Durante il suo errare da un alloggio di fortuna all’altro, Amedeo Modigliani, povero, affamato, ma pieno di entusiasmo, incontra un’aspirante poetessa russa, la ventenne Anna Achmatova, e la giornalista e femminista inglese Beatrice Hastings. Tutte donne che raffigura e i cui volti, tra cariatide e ritratto, diventano icone stesse della sua arte. Il suo orizzonte immaginativo – comune a Pablo Picasso, a Constantin Brancusi e a molti altri – è del resto quello del primitivismo: l’interesse per le culture extraeuropee e antiche, un altrove nello spazio e nel tempo in cui gli artisti delle avanguardie cercano il ritorno alla natura, minacciata dalla modernità. Ma Modigliani declina il primitivismo in una maniera unica, fondendolo con la tradizione classica e rinascimentale.

Il docufilm percorre le tracce dell’artista nei suoi luoghi più tipici: le strade, le piazze, il quartiere livornese della Venezia Nuova, la sinagoga, il mercato centrale, le montagne vicine e la campagna in cui aveva imparato il mestiere di pittore coi macchiaioli e dove trova poi materia per le sue statue, l’arenaria e il marmo. Scopriamo poi Modigliani nel confronto con le opere degli altri artisti a lui coevi, primi fra tutti proprio Brancusi e Picasso raccontati attraverso opere e spazi (l’Atelier Brancusi del Centre Pompidou e il Musée Picasso Paris). Tra i pittori dell’École de Paris, c’è anche Soutine, ebreo come lui, con il quale per un periodo condivide una casa-studio ancora rimasta inalterata. Ritroviamo Modigliani anche al caffè La Rotonde con Jean Cocteau che ne fissa per sempre la presenza sulla “terrace” insieme a Picasso, André Salmon e Max Jacob. Di nuovo riusciamo a individuare tracce di Modigliani nella Parigi di oggi: il vagare notturno scendendo le scalinate di Montmartre verso Montparnasse nuovo centro di aggregazione, le passeggiate intorno al Pantheon, le cancellate chiuse del Jardin du Luxembourg. E poi i carri immaginifici della nuit blanche parigina che rappresentano possibili allucinazioni provocate dalle droghe – l’hashish, l’oppio e l’assenzio – che aprono le porte della visione. Ci sono poi i suoi mercanti e collezionisti: Paul Alexandre, il medico mecenate; Paul Guillaume il dandy parvenu ritratto più volte; Léopold Zborowski, l’ultimo mercante dell’artista, un poeta avventuriero, capace – grazie alla conoscenza del collezionista Jonas Netter – di garantirgli un piccolo salario mensile.

Modigliani, però, morirà povero e non riconosciuto. Solo in seguito diventerà uno degli artisti più quotati al mondo. E tra i più copiati. Il suo stile sembra facile, ma è solo apparenza. Lo scopriremo al porto franco di Ginevra, nel laboratorio di Marc Restellini, tra i maggiori esperti al mondo di Modigliani che nel docufilm racconta la cifra dell’arte di Modigliani e la sua evoluzione. E a Londra, tra le fiere d’arte e lo studio di un pittore – falsario dichiarato – che ora firma le sue opere d’imitazione alla luce del sole. Solo pochi decenni fa – nel 1984, a 100 anni dalla nascita dell’artista – le teste ripescate nei fossi livornesi hanno sconvolto il mondo con una delle truffe più celebri che la storia dell’arte ricordi.

Tra gli interventi del docu-film, oltre a quelli dello storico dell’arte e specialista di Amedeo Modigliani Marc Restellini, quelli di Ann L. Ardis, professoressa e Dean al College of Humanities and Social Sciences della George Mason University, esperta di letteratura modernista inglese; Chloe Aridjis, scrittrice e studiosa di poesia francese dell’Ottocento; Harry Bellet, giornalista di Le Monde, studioso e critico d’arte; Giovanni Bertazzoni, Co-Chairman Impressionist and Modern Art Department Christie’s; Laura Dinelli, responsabile Musei Civici di Livorno; Pier Francesco Ferrucci, Direttore Unità di Bioterapia dei Tumori, IEO che da studente è stato tra gli autori della famosa “beffa delle teste” del 1984 a Livorno; l’ebraista Paolo Edoardo Fornaciari; lo scrittori Simone Lenzi, attualmente assessore alla Cultura del Comune di Livorno; il gallerista David Lévy; la pittrice Mira Maodus; lo stilista, costumista e artista Antonio Marras; la pittrice Isabelle Muller; la curatrice del Musée d’Art Moderne de Paris Jacqueline Munck; l’artista John Myatt che grazie al suo talento per l’imitazione, tra il 1986 e il 1995 ha falsificato e collocato sul mercato – insieme al suo complice John Drewe – 200 opere di maestri moderni; il collezionista Gérard Netter; l’artista Jan Olsson; la curatrice del Musée Picasso Paris Emilia Philippot; il Direttore Generale dell’Albertina di Vienna Klaus Albrecht Schröder; il Vicepresidente della Comunità Ebraica di Livorno, Guido Servi; il regista, sceneggiatore e produttore cinematografico Paolo Virzì.

La Grande Arte al Cinema è un progetto originale ed esclusivo di Nexo Digital.

Nel 2020 la Grande Arte al Cinema è distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital con i media partner Radio Capital, Sky Arte, MYmovies.it, Arte.it e in collaborazione con Abbonamento Musei.

Star Wars: nuovi concept della versione Duel of the Fates di Trevorrow

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Arrivano online nuovi concept della versione di Colin Trevorrow di Star Wars: Episodio IX, nota come Duel of the Fates. I concept in questione mostrano diverse scene presenti all’interno dello script di Trevorrow, i cui dettagli sono emersi online nelle ultime settimane. I concept sono arrivati online su Reddit; la loro veridità è stata confermata da The Playlist.

In alcuni dei concept è possibile vedere Rey con la sua spada laser a doppia lama, la nuova maschera di Kylo Ren, la battaglia tra Ben Solo e suo nonno Darth Vader, e infine anche Tor Valum, il maestro Sith dell’Imperatore Palpatine mentre addestra Kylo Ren. La sceneggiatura di Trevorrow venne scritta prima della morte di Carrie Fisher e venne consegnata alla Lucasfilm una settimana prima della tragica scomparsa dell’attrice.

Sempre di recente, erano emersi online altri concept di Episodio IX, ma in quel caso è stato lo stesso Colin Trevorrow a confermare che quelle immagini non appartengono alla sua versione del film.

Potete vedere i nuovi concept – via Imgur – di seguito:

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LEGGI ANCHE – Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, 10 cose de Gli Ultimi Jedi che il film ha ignorato

Lucasfilm e il regista J.J. Abrams uniscono ancora una volta le forze per condurre gli spettatori in un epico viaggio verso una galassia lontana lontana con Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, l’avvincente conclusione dell’iconica saga degli Skywalker, in cui nasceranno nuove leggende e avrà luogo la battaglia finale per la libertà.

Il cast del film comprende Carrie Fisher, Mark Hamill, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Anthony Daniels, Naomi Ackie, Domhnall Gleeson, Richard E. Grant, Lupita Nyong’o, Keri Russell, Joonas Suotamo, Kelly Marie Tran, con Ian McDiarmid Billy Dee Williams.

Diretto da J.J. Abrams e prodotto da Kathleen Kennedy, Abrams e Michelle Rejwan, Star Wars: L’Ascesa di Skywalker è scritto da J.J. Abrams e Chris Terrio, mentre Callum Greene, Tommy Gormley e Jason McGatlin sono i produttori esecutivi.

Blade Runner 2049: Denis Villeneuve sogna uno spin-off, non un sequel

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Nonostante voglia tornare ad occuparsi dell’universo di Blade Runner, il regista Denis Villeneuve ha rivelato di essere più interessato a realizzare uno spin-off piuttosto che un sequel del suo Blade Runner 2049. All’epoca della sua uscita in sala, l’adattamento cinematografico del romanzo di Philip K. Dick ad opera di Ridley Scott non ottenne il successo sperato, ma con gli anni è diventato un vero e proprio cult del genere fantascientifico, da molti considerato addirittura un capolavoro. Anche il sequel di Villeneuve è stato accolto in maniera contrastante (non tanto dalla critica, quanto dal pubblico), nonostante abbia confermato il grande talento visionario del regista e sia riuscito a portarsi a casa anche due Oscar (miglior fotografia e migliori effetti visivi).

In una recente intervista con Empire, Denis Villeneuve ha parlato dell’universo di Blade Runner come di un “luogo stimolante” che amerebbe rivisitare in un nuovo film “non connesso” con i precedenti. Il regista ha spiegato perché trova molto più interessante uno spin-off di Blade Runner piuttosto che un sequel della sua pellicola uscita nel 2017:

“Il problema è nella parola ‘sequel’. Penso che il cinema abbia bisogno di storie originali. Ma se mi stai chiedendo se mi piacerebbe rivisitare l’universo di Blade Runner in modo diverso, posso dirti di sì. Dovrebbe però essere un progetto a sé stante. Qualcosa di non collegato ai due film precedenti. Una storia noir, poliziesca, ambientata nel futuro… a volte mi sveglio di notte perché l’ho sognata.” 

Almeno in parte, già Blade Runner 2049 funzionava come film indipendente, dal momento che la maggior parte dei riferimenti alla pellicola di Ridley Scott del 1982 non sono stati palesati dall’inizio, come ad esempio il personaggio di Rick Deckard (Harrison Ford), che appare soltanto nel terzo atto.

Vedremo se Denis Villeunve – attualmente impegnato con la produzione del nuovo adattamento di Dune – riuscirà a realizzare il suo progetto di un nuovo Blade Runner che riesca ad assecondare la sua visione… ed i suoi sogni.

LEGGI ANCHE – Blade Runner 2049: Denis Villeneuve sulla prima versione di quattro ore

Nel cast di Blade Runner 2049 figurano Ryan Gosling, Harrison Ford, Robin Wright, Ana de Armas, Sylvia Hoeks, Carla Juri, Mackenzie Davis, Barkhad Abdi, Dave Bautista, David Dastmalchian, Lennie JamesHiam Abbass e Jared Leto.

La sceneggiatura del sequel è affidata a Hampton Francher e Michael Green e segue la storia originale scritta da Francher e David Peoples basata sul romanzo di Philip K. Dick Il Cacciatore di Androidi.

Produttori esecutivi del film sono Frank Giustra e Tim Gamble, CEO di Thunderbird Film. Lo stesso Ridley Scott sarà produttore esecutivo della pellicola così come Bill Carraro.

The Batman, Colin Farrell sulla sceneggiatura: “È dark e molto commovente”

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Colin Fafrell è stato ospite dello show di Jimmy Kimmel in occasione della promozione di The Gentlemen, il nuovo film di Guy Ritchie. Naturalmente, l’ospitata dell’attore dal celebre conduttore televisivo americano è stata un’ulteriore occasione per parlare di The Batman, l’attesissimo cinecomic DC diretto da Matt Reeves, in cui Farrell avrà il ruolo di Pinguino.

L’attore irlandese – che pare abbia messo su un po’ di peso per calarsi al meglio nei panni della celebre nemesi di Batman – non ha voluto chiaramente discutere dei dettagli circa il personaggio di Oswald Cobblepot, esprimendo invece le sue opinioni in merito alla sceneggiatura del nuovo film dedicato al Crociato di Gotham.

“Sono in quella fase in cui sto avendo delle lunghe chiacchierate con Matt Reeves, il regista del film che ha anche curato la sceneggiatura. Ha scritto una sceneggiatura bellissima: dark, commovente, davvero stupenda”, ha dichiarato Farrell. “Sembra che tutto sia quasi sussurrato, ma davvero, la sceneggiatura che Matt ha scritto è bellissima. Si vede che ama la storia. Detto ciò… stiamo finendo di progettare l’estetica del mio personaggio.”

Farrell ha poi continuato lodando i suoi compagni d’avventura, tra cui Robert Pattinson (Bruce Wayne), Jeffrey Wright (Jim Gordon) e Zoe Kravitz (Catwoman), e rivelando di non vedere l’ora di lavorare con loro.

Nonostante alcune recenti foto dell’attore con i capelli color argento abbiano immediatamente fatto pensare al look che Pinguino sfoggerà in The Batman, è stato proprio Colin Farrell a negare che quel colore avesse qualcosa a che fare con il film di Reeves, dal momento che inizierà le sue riprese soltanto nelle prossime settimane.

Di seguito il video dell’intervento di Farrell da Jimmy Kimmel:

LEGGI ANCHE – The Batman, Robert Pattinson: “Voglio spingermi oltre i limiti”

Il cast di The Batman è formato da molti volti noti: insieme a Robert Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno anche Andy Serkis (Alfred), Colin Farrell (Oswald Chesterfield/Pinguino), Zoe Kravitz (Catwoman), Jeffrey Wright (Jim Gordon) e Paul Dano (Enigmista). Infine, John Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast anche Peter Sarsgaard, ma c’è ancora mistero sul suo ruolo.

HN Entertainment ha suggerito che le riprese del cinecomic si svolgeranno presso i Leavesden Studios di Londra (gli stessi della saga di Harry Potter ma anche di Batman v Superman: Dawn of Justice, Justice League, Wonder Woman e del sequel Wonder Woman 1984) mentre l’uscita nelle sale è stata già fissata al 25 giugno 2021.

The Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono le fonti, “Quando alcune persone iniziano a morire in modi strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più villain, poiché sono tutti sospettati“.

Fonte: ComicBookMovie

Ghostbusters: Legacy, Bill Murray conferma il suo ritorno e parla della storia

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Da quando è stato annunciato ufficialmente Ghostbusters: Legacy, il nuovo capitolo della popolare saga diretto da Jason Reitman, si è discusso a lungo del ritorno del cast dei due film originali usciti negli anni ’80. Adesso, grazie ad un nuovo report di Vanity Fair, apprendiamo ufficialmente che Bill Murray farà la sua apparizione nella pellicola in arrivo nelle sale a giugno.

Anthony Breznican, giornalista della celebre rivista, ha avuto la possibilità di visitare il set di Ghostbusters: Legacy e di intervistare il leggendario attore, che tornerà davvero nei panni di Peter Venkman, personaggio già interpretato nei due Ghostbusters usciti nel 1984 e nel 1989. Chiaramente Bill Murray non ha potuto rivelare il modo in cui il suo personaggio verrà reintrodotto nel film, ma ha comunque condiviso i suoi pensieri a proposito della storia:

“Beh, adesso manca uno di noi. Questo è il fatto”, ha dichiarato Bill Murray, confermando che la scomparsa di Harold Ramis (interprete di Egon nelle pellicole degli anni ’80) ha inevitabilmente influenzato la sceneggiatura. “Ed è questa la storia che racconteremo. È questa la storia che hanno scritto. La sceneggiatura è buona. Ci sono tantissime emozioni. Tanti sentimenti legati alla famiglia, con battute che sono davvero interessanti. Funzionerà.” 

LEGGI ANCHE – Ghostbusters: Legacy, tutti i riferimenti all’originale nel trailer

A più di trent’anni dall’uscita nelle sale dell’iconico Ghostbusters, il cast originale, composto da Bill Murray, Dan Aykroyd, Ernie Hudson, Sigourney Weavere Annie Potts di nuovo insieme per ridar vita a una delle saghe cinematografiche più amate della storia. Diretto da Jason Reitman, il film sarà nelle sale dall’estate 2020 prodotto da Sony Pictures e distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia. Tra i protagonisti anche Mckenna Grace, Finn Wolfhard, Carrie Coon e Paul Rudd.

Ghostbusters: Legacy, diretto da Jason Reitman e prodotto da Ivan Reitman, è il nuovo capitolo della saga originale Ghostbusters. Arrivati in una piccola città, una madre single e i suoi due figli iniziano a scoprire la loro connessione con gli Acchiappafantasmi originali e la segreta eredità lasciata dal nonno. Ghostbusters: Legacy è scritto da Jason Reitman & Gil Kenan.

Obi-Wan Kenobi: la serie tv per Disney+ finisce in standby

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Obi-Wan Kenobi: la serie tv per Disney+ finisce in standby

Arriva da Collider la notizia che la Lucasfilm ha messo in attesa l’annunciata serie tv su Obi-Wan Kenobi. A quanto pare le prime stesure della serie non hanno convinto del tutto i produttori che ora rimangono in attesa che vengano rielaborate.

La serie tv su Obi-Wan Kenobi era in pre-produzione e doveva entrare in produzione quest’estate.  Le voci su possibili ritardi hanno iniziato a rimbalzare la scorsa settimana e che  addirittura la serie era stata cancellata. Al momento da fonte autorevole pare non sia stata così drastica la decisione ma è la serie accumulerà ritardi rispetto alla prima previsione. Anche la serie Obi-Wan Kenobi avrebbe dovuto essere composta da sei episodi, ma The Hollywood Reporter aggiunge che il numero degli episodi è stato ora ridotto a quattro.

Hossein Amini (Drive) stava scrivendo le sceneggiature e ne aveva scritte due finora, ma Kathleen Kennedy di Lucasfilm non era molto soddisfatta della storia finora. Lucasfilm è ora alla ricerca di un nuovo scrittore per scrivere la serie.

Deborah Chow (The Mandalorian) rimane saldo in regia, mentre Ewan McGregor tornerà ancora a interpretare Obi-Wan Kenobi. La serie si svolge otto anni dopo gli eventi di Star Wars: la vendetta dei Sith.

In merito al regista la produttrice Kennedy in precedenza aveva commentato: “Volevamo davvero selezionare un regista in grado di esplorare sia la calma determinazione che la ricchezza di Obi-Wan in un modo che si integri perfettamente nella saga di Star Wars. Basato sul suo fenomenale lavoro nello sviluppo dei nostri personaggi in The Mandalorian, sono assolutamente sicuro che Deborah sia la regista giusta per raccontare questa storia.”

Netflix a Parigi e aumenta gli investimenti in Francia

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Netflix a Parigi e aumenta gli investimenti in Francia

Netflix celebra oggi l’apertura del nuovo ufficio di Parigi nel cuore del IX arrondissement. È una testimonianza dell’impegno a lungo termine della società nei confronti della comunità creativa francese che si concretizzerà con oltre 20 produzioni made in France nel 2020.

Sede centrale francese di Netflix: dedicata alla comunità creativa

Situata nel cuore di Parigi, la sede centrale francese è il quarto ufficio di Netflix in Europa. Attualmente Netflix impiega 40 dipendenti in Francia nei settori film e serie, partnership e marketing.

“È un vero onore essere presenti in Francia, un paese caratterizzato da una ricca cultura e una lunga tradizione creativa. L’apertura di questo ufficio dimostra il nostro impegno a lungo termine nei confronti del paese e ci consentirà di lavorare ancora più a stretto contatto con la comunità creativa francese a serie e film eccezionali realizzati in Francia che saranno guardati in tutto il mondo”, ha dichiarato Reed Hastings, fondatore e CEO di Netflix.

Serie e film realizzati in Francia che mettono in luce la creatività del paese per il pubblico francese e quello di tutto il mondo

In risposta ai gusti eterogenei degli abbonati francesi e a quelli dei più di 158 milioni di abbonati in tutto il mondo, sin dal lancio in Francia nel 2014 Netflix ha sviluppato 24 titoli francesi, tra cui sei film, nove serie, cinque speciali comici, tre documentari e un reality.

Il 2019 è stato un anno di grandi successi per le storie originali francesi, con la serie horror Marianne e quella fantascientifica per ragazzi Mortale, le commedie Operazione amore Altro che caffè, il film Vita nella banlieue, Grégory, la docuserie su un caso che ha commosso la Francia intera.

I direttori dei contenuti francesi hanno rivelato oggi diverse serie originali che verranno prodotte da Netflix nei prossimi anni, oltre a una varietà di serie e film realizzati dai partner di produzione della società. Tra i titoli vi sono:

  • BigBug, il nuovo film del regista premiato ai César Jean-Pierre Jeunet, una commedia ambientata nel futuro con l’attrice premiata ai César Elsa Zylberstein, la candidata ai César Isabelle Nanty e Manu Payet. Il film è basato su un copione scritto da Jeunet stesso assieme a Guillaume Laurant.
  • Una serie in sei parti sulle vite di quattro giovani comici che provano a sfondare nella scena stand-up parigina, sviluppata dalla celebre sceneggiatrice Fanny Herrero.
  • Il ritorno per una seconda stagione della serie fantascientifica originale per ragazzi Mortale, creata da Frédéric Garcia.
  • Sentinelle, un film ricco d’azione con Olga Kurylenko, diretto da Julien Leclercq (Braqueurs e La terra e il sangue).

Questi titoli si aggiungono alle serie originali già annunciate per il 2020:

  • Arsène Lupin, con Omar Sy, creata da George Kay in collaborazione con François Uzan. I primi 3 episodi saranno diretti da Louis Leterrier.
  • La Révolution, una serie thriller storica creata da Aurélien Molas.
  • The Eddy, la serie di Damien Chazelle creata da Jack Thorne, in cui tornano a recitare insieme Leïla Bekhti e Tahar Rahim.
  • Vampiri, con Oulaya Amamra e Suzanne Clément, creata da Benjamin Dupas e Isaure Pisani-Ferry.
  • Due documentari, uno sviluppato da Franck Nataf su Nicolas Anelka e l’altro diretto da Florent Bodin su Maître Gims.

“Siamo incredibilmente orgogliosi delle produzioni a cui stiamo lavorando, di quelle in fase di sviluppo e di quelle che abbiamo rivelato oggi. La creazione di un nuovo hub creativo in Francia porta con sé opportunità innovative di collaborazione con i migliori e più interessanti talenti creativi francesi, per rendere disponibili generi e contenuti diversi per tutti coloro che amano la narrazione in stile francese”, ha aggiunto Damien Couvreur, Director of Series per la Francia.

Scommettere sui talenti creativi del domani e promuovere la diversità in tutte le sue forme

Netflix ha inoltre annunciato oggi una serie di partnership con le principali organizzazioni del settore creativo francese per dare spazio a nuove voci e promuovere una crescente diversità all’interno della comunità creativa. Fanno parte di questo obiettivo:

  • Il rafforzamento dell’attuale partnership di Netflix con La Fémis, in particolare il sostegno al programma “La Résidence” della scuola, un corso di formazione a tempo pieno della durata di 11 mesi per aiutare i giovani provenienti da contesti svantaggiati a entrare nel mondo del cinema e della TV.
  • 1000 visages, un’associazione creata nel 2006 da Houda Benyamina che offre diversi programmi di formazione nel campo cinematografico e promuove l’accesso a posizioni nei settori creativi. Netflix diventerà il partner principale del programma dedicato alla scrittura di sceneggiature per le serie, il cui lancio è previsto a gennaio 2020. Houda Benyamina è inoltre la regista di due episodi di The Eddy.
  • La collaborazione di Netflix con GOBELINS L’École de l’Image. Iniziata nel 2019, offre ogni anno a un diplomato della scuola l’opportunità di lavorare accanto agli esperti di animazione della società in Giappone. Netflix comincerà inoltre a contribuire al programma di formazione della scuola finanziando borse di studio di quattro anni per cinque studenti del master in “Character Animation and Animated Filmmaking”.

Doctor Strange: il sequel introdurrà Miss America nel MCU?

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Doctor Strange: il sequel introdurrà Miss America nel MCU?

Ancora non sappiamo quali nuovi personaggi vedremo in Doctor Strange in the Multiverse of Madness, che proprio di recente ha visto il regista Scott Derrickson abbandonare il progetto. In attesa di scoprire chi sarà a prendere in mano le redini del sequel delle avventure dello Stregone Supremo, un nuovo report sembra confermare la presenza nel film di uno dei membri degli Young Avengers più amati dai fan.

È da un po’ di tempo che secondo alcuni rumor il personaggio di America Chavez, alter ego di Miss America, sia pronto a fare il suo debutto nell’Universo Cinematografico Marvel. Adesso, stando a quanto riportato da The Illuminerd (via ComicBookMovie), sembra proprio che la supereroina potrebbe fare il suo debutto nel MCU nel sequel di Doctor Strange in arrivo a Maggio del 2021.

Come riportato dalla fonte, la produzione – tramite un casting call – sarebbe alla ricerca di una giovane ragazza ispanica, possibilmente in età adolescenziale, che dovrebbe ricoprire il ruolo di spalla destra di Stephen Strange. Il collegamento con Miss America è più che plausibile, dal momento che il personaggio creato da Otto Binder e Al Gabriele proviene da una dimensione alternativa ed è in grado di viaggiare attraversi i mondi.

Se dunque nel film Strange esplorerà universi paralleli come diretta conseguenza della perdita di controllo da parte di Scarlet Witch/Wanda Maximoff dei suoi poteri, allora è probabile che lo Stregone Supremo e America Chavez entreranno in azione fianco a fianco, probabilmente aiutati anche da Wong.

LEGGI ANCHE – Doctor Strange: nel sequel tornerà la Gemma del Tempo?

Annunciato ufficialmente questa estate al Comic-Con di San Diego, Doctor Strange 2 vedrà Benedict Cumberbatch tornare nel ruolo di Stephen Strange. Diretto da Scott Derrickson, il sequel vedrà anche Wanda Maximoff alias Scarlet Witch (Elizabeth Olsen) assumere un ruolo da co-protagonista dopo WandaVision. Le riprese dovrebbero cominciare nella prima metà del 2020.

Secondo Collider, la produzione ha fatto già un passo in avanti assumendo lo sceneggiatore Jade Bartlett. Il suo ruolo non è stato ancora chiarito, visto che lo script dovrebbe essere firmato da Derrickson in persona e quindi Bartlett dovrebbe intervenire solo a limare il testo o magari a scrivere a quattro mani con il regista.

Il primo film su Doctor Strange è uscito nel 2016 e ha raccontato la nascita dell’eroe, dall’incidente di Stepehn Strange fino al confronto con Dormammu. Nel film c’erano anche Benedict Wong, Tilda Swinton, Chiwetel Ejiofor e Rachel McAdams. Abbiamo rivisto Strange in Infinity War e in Endgame.

Doctor Strange in the Multiverse of Madness arriverà al cinema il 7 maggio 2021.

Obi-Wan Kenobi: la serie Disney+ è stata momentaneamente sospesa

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Obi-Wan Kenobi: la serie Disney+ è stata momentaneamente sospesa

Sembra che la produzione dell’annunciata serie dedicata a Obi-Wan Kenobi sia stata ufficialmente sospesa. All’inizio alcune voci avevano suggerito che la serie fosse stata addirittura cancellata, ma si è chiaramente trattato di una fuga di notizie fin troppo repentina: è stato infatti Collider a chiarire in merito allo stato dei lavori sullo show destinato a Disney+ che vedrà il ritorno di Ewan McGregor nei panni dell’iconico personaggio già interpretato nella trilogia prequel della saga di Star Wars.

Come riportato dalla fonte, i lavori sulla serie incentrata su Obi-Wan Kenobi sono stati ufficialmente sospesi e che il team creativo riunitosi negli ultimi giorni presso i Pinewood Studios di Londra è stato momentaneamente sciolto. Stando alla fonte, Kathleen Kennedy, presidente della Lucasfilm, non sarebbe rimasta soddisfatta delle prime bozze della sceneggiatura della serie, ordinando una riscrittura della stessa nel minor tempo possibile. La casa di produzione mira a rimettere insieme la crew entro la prossima estate, ma al momento si tratta di una mera speculazione.

In seguito al report di Collider, nuove informazioni sull’accaduto sono emerse online grazie a The Hollywood Reporter. Inizialmente la sceneggiatura della serie era stata affidata a Hossein Amini (Drive), mentre Deborah Chow (The Mandalorian) era stata incaricata di occuparsi della regia. Stando alla fonte, la Lucasfilm starebbe cercando un nuovo sceneggiatore che possa sostituire Amini e che l’intenzione sia quella di ridurre gli episodi dello show da sei a quattro.

Sempre la fonte suggerisce che i problemi sarebbero sorti a causa della storia, ritenuta troppo simile a quella di The Mandalorian, la serie ambientata nell’universo di Star Wars che ha fatto il suo debutto su Disney+ a novembre dello scorso anno. La regista Deborah Chow e Ewan McGregor sarebbe tuttavia ancora collegati al progetto.

LEGGI ANCHE – Obi-Wan Kenobi: 5 cose che vorremmo vedere nella serie

Obi-Wan Kenobi sarà il terzo titolo di Star Wars ad approdare su Disney+ (il cui lancio è previsto in Italia per il 24 marzo) dopo The Mandalorian, la serie prodotta da Jon Favreau, e un progetto ancora senza titolo descritto come un prequel di Rogue One del 2016 con protagonista Cassian Andor, l’ufficiale dell’Alleanza Ribelle interpretato da Diego Luna.

Vi ricordiamo che il personaggio è, ad oggi, l’unico personaggio della saga a comparire in tutti e sei i film “tradizionali” in diverse vesti. In Guerre Stellari è chiaramente il vecchio Ben Kenobi, mentre ne L’Impero colpisce ancora e ne Il Ritorno dello Jedi appare in forma di spirito, di Forza, a Luke, nei suoi momenti di difficoltà. In questo caso ha le sembianze di Alec Guinness.

Non tutti sanno che la voce di Obi-Wan si può ascoltare anche ne Il Risveglio della Forza, nel momento in cui Rey tocca per la prima volta la spada di Luke.

Jason Segel: 10 cose che non sai sull’attore

Jason Segel: 10 cose che non sai sull’attore

Tra i più noti volti della televisione statunitense, Jason Segel ha conquistato i cuori di numerosi spettatori dando vita al personaggio di Marshall Eriksen nella celebre sit-com How I Met Your Mother. Negli anni Segel ha però dato non solo ulteriore conferma delle sue doti comiche, ma ha sfoggiato anche notevoli capacità drammatiche, prendendo parte a film di diverso genere. Ecco 10 cose che non sai di Jason Segel.

Jason Segel: i suoi film

1. Ha recitato in celebri commedie. Segel debutta al cinema nel 1998 con il film Giovani, pazzi e svitati, per poi recitare in Fuori di testa (1998), Slackers (2002), Ore 11:14 – Destino fatale (2003), Molto incinta (2007), Non mi scaricare (2008), I Love You, Man (2009), I fantastici viaggi di Gulliver (2010), Bad Teacher – Una cattiva maestra (2011), I Muppet (2011), A casa con Jeff (2011), The Five-Year Engagement (2012), Questi sono i 40 (2012), Facciamola finita (2013), Sex Tape – Finiti in rete (2014), The End of the Tour – Un viaggio con David Foster Wallace (2015), La scoperta (2017) e Domenica (2018).

2. È celebre per una sit-com. L’attore ottiene una prima popolarità recitando nella serie Freaks and Geeks (1999-2000), accanto agli attori James Franco e Seth Rogen. Successivamente ha una parte in Undeclared (2001-2002) e recita in tre episodi di CSI – Scena del crimine (2004-2005). La consacrazione avviene tuttavia quando prende parte alla serie How I Met Your Mother, dove dal 2005 al 2014 interpreta il ruolo di Marshall Eriksen. Nel 2020 sarà invece tra i protagonisti della serie Dispatches from Elsewhere.

3. Si è distinto come sceneggiatore. Negli anni Segel ha partecipato alla scrittura dei film da lui anche interpretati. Tra questi si annoverano Non mi scaricare, In viaggio con una rock star, I Muppet, The Five Year Engagement, Sex Tape – Finiti in rete. L’attore è inoltre l’autore dell’episodio pilota della serie Dispatches from Elsewhere.

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Jason Segel ha una fidanzata

4. Ha una relazione sentimentale. L’attore non è sposato, ma sembra essere attualmente impegnato sentimentalmente con Alexis Minter, fotografa professionista. I due hanno iniziato a frequentarsi nel 2014, facendo diverse apparizioni insieme in occasioni di eventi come il red carpet dei premi Oscar. Non sono soliti tuttavia condividere ulteriori informazioni riguardo la loro vita privata, che rimane lontana dai riflettori.

Jason Segel e Michelle Williams

5. Ha avuto una relazione con l’attrice. Nel febbraio del 2012 l’attore intraprende una relazione con l’attrice Michelle Williams, celebre per i suoi numerosi ruoli nominati all’Oscar. I due hanno affermato di essersi sentiti rinvigoriti dalla relazione, mantenendo un profilo basso per evitare l’invasività di media e fan. Nel febbraio del 2013, tuttavia, annunciano la separazione dovuta alle difficoltà generate dalla distanza. Segel per lavoro era infatti costretto a passare molto tempo a Los Angeles, mentre la Williams a New York.

Jason Segel in How I Met Your Mother

6. Ha dovuto smettere di fumare. Segel aveva il vizio di fumare, cosa che ha portato l’attrice Alyson Hannigan, sua moglie nella serie, a rifiutarsi di baciarlo per via del sapore di fumo. Inizialmente i baci tra i due vennero infatti limitati, ma in seguito l’attrice costrinse Segel a smettere, così che si potesse dar vita ad una maggiore intimità tra i due personaggi.

7. È stato scelto grazie al suo passato televisivo. Gli autori della serie hanno dichiarato di aver pensato esclusivamente a Segel per il ruolo di Marshall, avendolo particolarmente apprezzato nella serie Freaks and Geeks, di cui erano grandi fan.

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8. Non sapeva cosa sarebbe successo in un preciso episodio. Nella puntata Brutte notizie, all’attore non era stato comunicato il finale, che gli venne rivelato solo al momento delle riprese dall’attrice Alyson Hannigan, con cui condivideva la scena. Il risultato fu che Segel arrivò del tutto impreparato alla notizia che gli viene riportata, e la sua reazione è del tutto spontanea.

9. Non ha visto il finale. Segel ha recentemente dichiarato di non aver mai visto il finale della serie, questo gli permette infatti di non porre la parola fine ad un progetto che vuole mantenere vivo nella sua testa. Particolarmente affezionato al suo personaggio e alla serie, l’attore ha infatti ammesso di sperare sempre in una reunion.

Jason Segel: età e altezza

10. Jason Segel è nato a Los Angeles, in California, Stati Uniti, il 18 gennaio 1980. L’attore è alto complessivamente 193 centimetri.

Fonte: IMDb

Locarno Film Festival: le prime anticipazioni della 73esima edizione

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Sono stati annunciati oggi, 23 gennaio, nella cornice delle Giornate del cinema di Soletta, i primi elementi della 73esima edizione del Locarno Film Festival: la Retrospettiva, quest’anno dedicata per la prima volta a una donna regista e attrice, la giapponese Kinuyo Tanaka “uno dei segreti meglio preservati” della storia del cinema giapponese; la nuova collaborazione con SWISS FILMS e, infine, il manifesto ufficiale dell’edizione 2020.

Kinuyo Tanaka, attrice e regista

Sarà dedicata per la prima volta a un’autrice donna, la regista e interprete Kinuyo Tanaka (1909 –1977), la Retrospettiva della 73a edizione del Locarno Film Festival (5 – 15 agosto 2020). Attraverso la presentazione integrale della sua filmografia da regista e una selezione tra gli oltre 250 film da lei interpretati come attrice, si proverà a far luce su “uno dei segreti meglio preservati” della storia del cinema giapponese. Ovvero, l’inedito sguardo autoriale di una diva che ha attraversato 50 anni di storia del Giappone, collaborando con i più grandi maestri dell’età d’oro del cinema nipponico e proponendo un nuovo sguardo come cineasta donna.

Lili Hinstin, Direttrice artistica del Locarno Film Festival: “È la prima volta in 73 anni che il Festival dedica la sua retrospettiva al lavoro di una regista. È indubbiamente un segno della straordinaria consapevolezza collettiva che si sta manifestando negli ultimi due anni – la questione della rappresentazione delle donne ha assunto ormai un valore economico e culturale – ma è soprattutto un’occasione per chiedersi perché un’opera così originale e appassionante come quella di Tanaka sia stata finora mostrata e studiata così poco. Sulla base dei sei film realizzati da Kinuyo Tanaka come regista, l’obiettivo è quello di approfondire l’esperienza di un altro sguardo, sia esso femminile, femminista o semplicemente personale”.

Kinuyo Tanaka è stata sin da giovanissima un’attrice molto popolare in Giappone, capace di rappresentare con i suoi ruoli l’evoluzione della società e della condizione femminile tra gli anni Venti e gli anni Settanta del secolo scorso. Dapprima, sotto contratto come nome di punta della Shochiku – uno dei maggiori studi giapponesi il cui dipartimento Cinema festeggia proprio questo anno il centenario – ha lavorato con i più noti registi “modernisti”, come Heinosuke Gosho, Yasujiro Ozu e Hiroshi Shimizu. In seguito, nel dopoguerra e negli anni Cinquanta, ha segnato con la sua straordinaria presenza molte delle opere maggiori dei registi dell’età d’oro del cinema giapponese quali, Keisuke Kinoshita, Mikio Naruse, Kaneto Shindo e di nuovo lo stesso Ozu, ma soprattutto Kenji Mizoguchi, con cui ha lavorato in 15 film, dando vita a un affascinante sodalizio artistico culminato con il capolavoro Saikaku ichidai onna (The Life of Oharu, 1952). Nello stesso periodo, l’attrice ha scelto di diventare un’artista indipendente, affiancando alla recitazione l’attività di regista con diversi studi. Vera e propria pioniera della settima arte – sarà la seconda donna a girare un film in Giappone –, svilupperà il proprio percorso in direzione analoga a Ida Lupino, attrice hollywoodiana che nello stesso momento si avvicinava alla regia. A differenza di quest’ultima, l’opera di Tanaka, che include sei pellicole capaci di dipingere in maniera innovativa la condizione e il ruolo della donna nei cambiamenti sociali del Giappone moderno, è tuttora da riscoprire. La Retrospettiva intende quindi far conoscere il sorprendente e appassionato lavoro di Tanaka come attrice e cineasta, raccontandone l’evoluzione, dal muto alla “golden age”, affiancando grandi classici a opere rare e poco viste, rivelatrici di uno sguardo personale e precursore.

Roberto Turigliatto, curatore della Retrospettiva del Locarno Film Festival, ha così aggiunto: “Ricollegandosi alle Retrospettive consacrate al Giappone e ad Akira Kurosawa (1957), Yasujiro Ozu (1979), Mikio Naruse (1983), Keisuke Kinoshita (1986) e all’universo Manga (2009), il Locarno Film Festival torna a esplorare una delle cinematografie più ricche e affascinanti al mondo”.

La Retrospettiva è organizzata da Locarno Film Festival in collaborazione con la Cinémathèque suisse, the Japan Foundation, National Film Archive of Japan, Shochiku Co., Ltd. e TOHO Co., Ltd. Il progetto vede inoltre coinvolte prestigiose istituzioni svizzere e internazionali che assicureranno una circuitazione che farà viaggiare la Retrospettiva fino al 2021. Fra le istituzioni già confermate: Arsenal – Institut für Film und Videokunst, Berlin; Cinémathèque française; Cinémathèque suisse; Cineteca Madrid; EYE Filmmuseum Amsterdam; Filmpodium Zurich; Film at Lincoln Center New York; I Mille Occhi a Trieste; the National Gallery of Art, Washington insieme alla Freer Gallery of Art and Arthur M. Sackler Gallery, Smithsonian’s National Museum of Asian Art e Rex Berna.

SWISS FILMS Previews al 73° Locarno Film Festival

Il Locarno Film Festival è lieto di accogliere per la prima volta SWISS FILMS Previews. Durante le giornate di Locarno Pro (6 – 11 agosto), SWISS FILMS presenterà una selezione di work-in-progress svizzeri ai rappresentanti dell’industria cinematografica estera e svizzera che prenderanno parte alla manifestazione, fornendo una panoramica dei più interessanti progetti in via di realizzazione sul nostro territorio. I produttori dei film potranno presentare estratti o trailer dei loro film ed entrare così in contatto con professionisti dell’industria da tutto il mondo per aprire la strada a possibili collaborazioni e accendere l’attenzione sul cinema elvetico.

Le parole al centro del manifesto della 73a edizione del Locarno Film Festival

Anche in occasione della sua 73a edizione il Locarno Film Festival si è affidato allo studio Jannuzzi e Smith per elaborare una nuova immagine che figurerà sui manifesti. Protagoniste, quest’anno, saranno le parole, come ha spiegato l’ideatore, Michele Jannuzzi: “Ogni film contiene parole che esistono solo per qualche istante. Parole recitate da attrici e attori; scritte che appaiono casualmente su muri delle case, lungo le strade o su una maglietta indossata da una comparsa; titoli, sottotitoli e titoli di coda. La somma di queste parole costituisce un codice unico che definisce l’identità di ogni opera. Dal 1946 a oggi anche il Locarno Film Festival ha redatto un proprio immenso dizionario multilingue”. Per questo, le lettere costituiranno la base da cui far emergere l’immancabile pardo: “Con il manifesto della 73a edizione useremo i titoli dei film presentati nelle edizioni passate del Festival per creare una trama tipografica e, come per magia, dare forma al tradizionale leopardo giallo e nero – l’identità del Locarno Film Festival”.

MCU: i 10 migliori rapporti genitori/figli

MCU: i 10 migliori rapporti genitori/figli

Fin da quando Tony Stark ha detto di suo padre: “Era freddo, calcolatore, non mi ha mai detto che mi amava, non mi ha nemmeno  mai detto che gli piaccio”, le relazioni genitori/figli sono diventate parte integrante dell’Universo Cinematografico Marvel. Quasi ogni eroe del MCU ha un legame molto particolare, spesso complicato, con uno o entrambi i genitori.

Di seguito abbiamo raccolto i 10 migliori rapporti genitori/figli del MCU:

T’Challa & T’Chaka

Quando il padre di T’Challa, T’Chaka, era ancora vivo, tutto ciò che il futuro sovrano di Wakanda voleva fare era renderlo orgoglioso di lui. Purtroppo, T’Chaka viene ucciso in un attentato dinamitardo (la scena in cui T’Challa abbraccia suo padre in fin di vita è davvero straziante, interpretata con grande intensità da Chadwick Boseman), e T’Challa diventa per successione il nuovo re di Wakanda, con una grande responsabilità sulle sue spalle.

Anche se suo padre non c’è più, T’Challa continua a rivolgersi al suo spirito per chiedergli aiuto. E il fatto che T’Challa non abbia timore di affrontare suo padre nel Piano Ancestrale e criticarlo per gli errori passati e chiedere una spiegazione, dimostra quanto i due abbiano sempre avuto una relazione molto aperta. 

Peter Quill & Yondu

Una delle cose più riuscite di Guardiani della Galassia Vol. 2 è quando il film ci mostra i rimpianti di Yondu per i suoi errori passati. GOTG Vol. 2 è un film sulla paternità (la maggior parte dei film della MCU lo sono, in realtà!): Peter Quill incontra suo padre biologico e, dopo aver fantasticato per decenni sulla sua identità, scopre con profondo rammarico che si tratta di un malvagio megalomane.

Alla fine del film, mentre Yondu arriva per salvare la vita di Quill sacrificando la sua, Peter si rende conto, in realtà, di conoscere da sempre il suo vero padre. Il successivo elogio di Quill, in cui paragona Yondu a David Hasselhoff, è un altro momento decisamente emozionante.

Clint & Lila Barton

Clint Barton ha un ottimo rapporto con tutti i suoi figli, ma ha un legame particolarmente speciale con Lila. È lei ad appassionarsi al tiro con l’arco, visto che vediamo Clint mentre l’addestra nel prologo di Avengers: Endgame (anche se non raccoglierà la sua eredità nella serie su Occhio di Falco destinata a Disney+, dal momento che quel compito toccherà a Kate Bishop).

È anche il nome della figlia che Clint esclama quando mette alla prova il GPS spazio/temporale di Tony Stark per viaggiare indietro nel tempo e ritrovare la sua famiglia ancora in vita. Perdere i suoi cari ha spinto Clint oltre il limite, che adesso è preoccupato di non riuscire più a ritornare nei panni dell’uomo che era..

Janet & Hope Van Dyne

La relazione di Hope Van Dyne con suo padre, Hank Pym, è sempre stata piuttosto tesa. Hope era la scelta più ovvia per la missione al centro del primo Ant-Man. Era più qualificata, conosceva le tecnologie e aveva accesso all’edificio. Ma Hank era troppo protettivo nei suoi confronti per permetterle di agire, e ha invece insistito per usare Scott Lang.

Dall’altra parte, la relazione di Hope con sua madre, Janet, è sempre stata molto più sana e amorevole. Quando finalmente tornò dal Regno Quantico e scoprì che sua figlia era diventata una scienziata di talento e una validissima supereroina, Janet non poteva fare altro che essere estremamente orgogliosa di Hope. 

Maria & Monica Rambeau

La migliore amica di Carol Danvers, Maria Rambeau, è una madre single, che cresce da sola in Louisiana sua figlia Monica. La sicurezza di Monica significa tutto per Maria. Ecco perché entra subito in azione quando uno Skrull si introduce in casa sua e si finge lei di fronte alla bambina.

Quando Carol chiede a Maria di aiutarla nella battaglia finale, Maria è titubante, perché deve pensare a Monica, al suo futuro e al fatto di essere presente per sua figlia. Ma il male sta arrivando, e ascoltando i consigli di Monica, Maria capisce di avere gli strumenti per affrontare una guerra, quindi decide di unirsi alla sua amica. Inoltre, per Maria ogni occasione è buona per rendere sua figlia orgogliosa di sua madre…

Tony & Morgan Stark

Dopo essere stata introdotta nel primo atto di Avengers: Endgame, non siamo riusciti a vedere Tony trascorrere molto tempo con la figlia Morgan di cinque anni: dopo che suo padre decide di prendere parte al piano dei Vendicatori per recuperare le Gemme dell’Infinito, rivediamo Morgan direttamente al funerale del padre. Ma nel tempo trascorso insieme dai due, era chiaro quanto Tony amasse Morgan più di ogni altra cosa al mondo (o, per usare le parole della stessa ragazzina, quanto “l’amasse 3000!”).

C’è naturalmente un senso di fine, di chiusura di un cerchio, che prevale in Endgame, e l’ultima conversazione di Tony con suo padre Howard nel 1970 gli ha permesso di liberarsi della sua paura di diventare padre e di accettare che sarebbe diventato un genitore migliore di quello che ha avuto lui.

Rocket Raccoon & Baby Groot

Groot è sempre stato una sorta di figura paterna per Rocket nel primo Guardiani della Galassia, anche se i ruoli si sono invertiti nel sequel, dopo che Groot si è sacrificato ed è rinato bambino. Rocket ha sempre avuto a cuore la sicurezza di Baby Groot, tanto da fuggire via nel bel mezzo di una battaglia per impedirgli di mangiare una mosca.

James Gunn ha rivelato che quando la versione adolescente di Groot esclama: “Io sono Groot”, dopo che diviene polvere a seguito dello schiocco delle dita di Thanos e allunga la mano per prendere quella di Rocket, la traduzione inglese della sceneggiatura era: “Papà”. Un momento già di per sé abbastanza devastante, poteva trasformarsi davvero in una valle di lacrime… 

Thor & Frigga

Cinque anni dopo il genocidio di metà dell’universo che Thor ha permesso indirettamente che accadesse crogiolandosi nel suo stesso ego un po’ troppo a lungo quando ha affrontato Thanos, scopriamo che il Dio del Tuono è caduto vittima di una profonda ed oscura depressione. È diventato un alcolizzato, ha perso fiducia nelle sue capacità e anche nel bel mezzo del piano dei Vendicatori per recuperare le Gemme dell’Infinito, i suoi dubbi sulle sue abilità lo attanagliano.

Quando lui e Rocket si recano ad Asgard nel 2013, nel giorno della morte di Frigga, la madre di Thor, capiamo che tutto ciò di cui il figlio di Odino aveva bisogno per ritrovare la fiducia in se stesso era semplicemente una parola di conforto da parte di sua madre.

Peter Parker & Zia May

Tecnicamente, Zia May non è la madre biologica di Peter Parker, ma è comunque la sua tutrice legale. Da quando i genitori di Peter sono morti, May lo ha cresciuto come se fosse suo figlio. Tutta la sua vita ruota attorno a Peter: se fa tardi la sera, vuole assicurarsi che stia bene; se qualcuno lo infastidisce, vuole che gliene parli in modo da riuscire insieme a trovare una soluzione.

È anche favorevole alla doppia vita di Peter in quanto supereroe: addirittura, lo incoraggia a portare con sé la sua tuta da Uomo Ragno in occasione del viaggio in Europa, nel caso in cui fosse costretto ad affrontare i suoi nemici.

Scott & Cassie Lang

La figlia di Scott Lang, Cassie – o “Peanut”, come la chiama affettuosamente -, è la cosa più importante della sua vita. Ogni volta che prende una decisione (come quando si trova agli arresti domiciliari e deve scegliere se unirsi o meno ad Hank e Hope in una nuova missione), pensa prima se la cosa potrà o meno avere qualche effetto su Cassie. Cerca sempre di fare la cosa più giusta per lei…

Cassie adora il fatto che suo padre sia un supereroe e lo incoraggia sempre ad entrare in azione quando il mondo ha bisogno di lui. Quando tornò dal Regno Quantico e si rese conto che qualcosa di terribile era accaduto a metà della popolazione, Scott si precipitò a visitare un sito commemorativo e cercò disperatamente il nome di sua figlia per capire se era vita o morta…

Fonte: ScreenRant

The Falcon and the Winter Soldier: ecco U.S. Agent sul set

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The Falcon and the Winter Soldier: ecco U.S. Agent sul set

Grazie a Page Six (via ComicBookMovie), possiamo dare un primo sguardo all’attore Wyatt Russell sul set di The Falcon and the Winter Soldier, l’attesissima serie Marvel che debutterà su Disney+. Nelle immagini è possibile vedere l’attore brandire tra le mani lo scudo di Captain America: la cosa interessante è che si tratta dello stesso scudo che Steve Rogers ha donato a Sam Wilson/Falcon alla fine di Avengers: Endgame. A questo punto, una teoria emersa già da diverso tempo sembrerebbe essere confermata…

In The Falcon and the Winter Soldier il governo degli Stati Uniti d’America impedirà a Sam Wilson di ricoprire il ruolo di nuovo Captain America, scegliendo come nuovo difensore della Terra il loro prescelto John F. Walker, alter ego di U.S. Agent. Ad interpretare il personaggio, sarà proprio Russell.

A questo punto è palese che nella serie vedremo come Sam Wilson tornerà ad impossessarsi dello scudo lasciatogli in eredità dal suo amico e ricoprire finalmente il ruolo di nuovo Captain America.

LEGGI ANCHE – The Falcon and the Winter Soldier: il primo scatto ufficiale di Bucky

Vi ricordiamo che nel cast è previsto anche il ritorno di due volti noti dell’universo cinematografico, ovvero Emily VanCamp, Sharon Carter in Captain America: The Winter Soldier e Civil War Daniel Bruhl, nei panni del Barone Zemo.

Per quanto concerne la serie, il lancio è fissato in autunno 2020 e Kari Skogland (The Handmaid’s Tale, Penny Dreadful, Boardwalk Empire, The Killing, The Walking Dead, Fear the Walking Dead, Under the Dome, Vikings, The Americans, House of Cards e The Punisher) dirigerà tutti i sei episodi.

Probabile, visti gli esiti di Avengers: Endgame, che lo show si concentrerà sulla dinamica  del rapporto tra le due figure più vicine a Captain America (nonché suoi eredi) e sulle imprese dei supereroi per garantire la sicurezza mondiale.

Hunger Games: il romanzo e il film prequel incentrati sulle origini di Snow

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Lo scorso anno abbiamo appreso la notizia che la Lionsgate, la compagnia dietro il successo della saga cinematografica di Hunger Games, avrebbe realizzato un nuovo film basato sul romanzo prequel della trilogia letteraria firmata da Suzanne Collins, dal titolo “The Ballad of Songbirds and Snakes“. Adesso, grazie ad un nuovo report di Entertainment Weekly, sono emersi online i primi dettagli sulla trama e sui personaggi del romanzo prequel, il quale racconterà le origini dell’antagonista principale della saga letteraria, ossa il Presidente Snow, interpretato nei film dal vincitore dell’Emmy Donald Sutherland.

The Ballad of Songbirds and Snakes” arriverà nelle librerie americane il prossimo 19 maggio, a 12 anni di distanza dall’uscita del primo libro della trilogia letteraria, pubblicato nel 2008. Il romanzo prequel avrà al centro della storia un giovane Coriolanus Snow, descritto come “un teenager privilegiato ma alla costante ricerca di qualcosa di più… è amichevole. È affascinante. E, almeno per ora, è un eroe”. Tale descrizione è molto lontana dal personaggio del dispotico dittatore che i fan hanno imparato a conoscere attraverso i libri e i film.

The Ballad of Songbirds and Snakes” è ambientato 64 anni prima degli eventi narrati nella trilogia originale. La storia inizia il mattino della raccolta dei decimi Hunger Games, durante i quali Coriolanus Snow viene assegnato in qualità di mentore ad una ragazza tributo del Distretto 12.

A proposito del romanzo prequel, Suzanne Collins aveva in passato dichiarato: “Con questo libro ho voluto esplorare il concetto di stato di natura, chi siamo e ciò che percepiamo sia necessario per la nostra sopravvivenza. Dieci anni dopo la guerra, il periodo di ricostruzione comunemente chiamato Dark Days mentre Panem sta cercando di rimettersi in piedi, fornisce ai personaggi un terreno fertile per affrontare queste domande e definire così le loro opinioni sull’umanità.”

La saga cinematografica di Hunger Games ha contribuito a lanciare la carriera di Jennifer Lawrence. Il primo film, in cui l’attrice ha interpretato il ruolo della protagonista Katniss Everdenn, è uscito nel 2012. Ai film della saga hanno partecipato anche Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Lenny Kravitz, Elizabeth Banks, Sam Claflin, Stanley Tucci e il compianto Philip Seymour Hoffman. Il franchise cinematografico è composto da quattro film (Hunger Games, Hunger Games – La ragazza di fuoco, Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte I e Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte II). Complessivamente, la saga ha incassato oltre 2 miliardi di dollari in tutto il mondo. Di seguito la prima illustrazione ufficiale di “The Ballad of Songbirds and Snakes“:

Hunger Games
Illustration by Charles Chaisson for EW

Morbius: i 5 camei del MCU che vorremmo vedere nel film

Morbius: i 5 camei del MCU che vorremmo vedere nel film

Da quando è arrivato online il primo trailer ufficiale del film, tutti non fanno altro che parlare di Morbius, il nuovo cinecomic Sony nei confronti del quale i fan nutrono una serie di aspettative decisamente elevate. Le prime immagini ufficiali del film con Jared Leto hanno anticipato quello che sembrerebbe essere un film dark e molto avvincente.

Il personaggio è noto per essere uno dei più grandi nemici di Spider-Man e possiede tutta una serie di caratteristiche (inclusa la sua storia personale) che lo rendono assolutamente perfetto per uno standalone. Grazie al primo trailer (e alla presenza del personaggio di Avvoltoio/Michael Keaton), sappiamo che il film sarà collegato al MCU.

Di seguito elenchiamo 5 camei del MCU che vorremmo vedere in Morbius:

Spider-Man

Le probabilità che Spider-Man appaia in Morbius sono abbastanza alte, soprattutto dopo che il personaggio di Avvoltoio è stato avvistato nel primo trailer: inoltre, Peter Parker ha una profonda connessione con i personaggi coinvolti nella storia.

Sony e Marvel hanno un accordo in merito allo sfruttamento del personaggio, quindi ci sono buone probabilità che qualcosa sia già stato orchestrato per permettere a Tom Holland di apparire in alcuni dei film realizzati dalla Sony e dedicati agli storici nemici dell’Uomo Ragno. Con Michael Morbius tra i più noti nemici del simpatico arrampicamuri, il minimo che i fan si aspettano è che il personaggio di Peter venga almeno citato nel film con Jared Leto.

Bruce Banner

Uno dei grandi temi che riguardano il viaggio di Michael Morbius è il fatto che stia cercando disperatamente di trovare una cura per la sua malattia. Se quella parte della storia – almeno dal trailer – sembra essere raccontata in maniera molto dettagliato, avrebbe allora senso nel film il cameo di un personaggio del MCU dotato di grande intelligenza e di enorme conoscenza scientifica.

Il primo supereroe che ci viene in mente è naturalmente Bruce Banner, un personaggio che ha molta esperienza nella ricerca di cure per salvarsi da potere sconosciuti. Vederlo interagire con Morbius sarebbe un ottimo modo per includere nel film un personaggio del MCU

Scarlet Witch

Parlando di personaggi interessanti del MCU che sarebbero bello vedere in Morbius, Scarlet Witch è sicuramente uno di questi. Stiamo parlando di uno dei personaggi più forti e potenti dell’Universo Cinematografico Marvel: proprio per questo, c’è bisogno di coinvolgere maggiormente Wanda Maximoff sul grande schermo.

Molto presto Scarlet Witch avra una serie a lei interamente dedicata che debutterà su Disney+, l’annunciata WandaVision, e un cameo del personaggio in Morbius potrebbe essere una mossa decisamente intelligente da parte della Marvel per suscitare ancora più interesse nei confronti della show. Dalle prime immagini del film, sembra che Morbius avrà dei toni particolarmente dark che potrebbero facilmente adattarsi alla personalità di Scarlet.

J. Jonah Jameson

J. Jonah Jameson non è un personaggio folle, dotato di superpoteri incontrollabili: eppure, sembra difficile riuscire a trovare qualcuno che odi Spider-Man più di lui.

Abbiamo visto Jameson fare il suo ritorno nella scena post-credit di Spider-Man: Far From Home, quindi sappiamo che il personaggio tornerà sul grande schermo. E se fosse proprio lui a manipolare Morbius e Avvoltoio, preparando così il terreno per il terzo film dedicato all’Uomo Ragno?

Blade

Sappiamo che Blade farà il suo debutto nel MCU grazie al film con protagonista il premio Oscar Mahershala Ali, ma cosa accadrebbe se la Marvel decidesse di introdurre il personaggio in Morbius? Il film con Jared Leto collegherà per la prima volta l’Universo Cinematografico Marvel al mondo dei vampiri, un’ambientazione a cui appartiene anche il personaggio di Blade.

Morbius potrebbe dunque essere il film perfetto attraverso il quale introdurre Eric Brooks, offrendo quindi alla Marvel la possibilità di accennare le origini del personaggio, senza così scendere in ulteriori dettagli con l’annunciato standalone che vedrà protagonista Ali. E se i film venissero collegati, il Vampiro Vivente potrebbe addirittura comparire nel film dedicato a Blade…

Fonte: ScreenRant

Permette? Alberto Sordi, al cinema il film con Edoardo Pesce

Permette? Alberto Sordi, al cinema il film con Edoardo Pesce

Gli esordi, le amicizie, gli amori e tanti aneddoti della vita del ‘nostro’ Alberto Sordi negli anni del debutto nel mondo dello spettacolo. Questo e molto altro racconta il film evento Permette? Alberto Sordi che sarà al cinema solo il 24, 25 e 26 febbraio distribuito grazie ad Altre Storie per celebrare i 100 anni della nascita di uno dei più grandi interpreti del cinema italiano. Una coproduzione Rai Fiction – Ocean Productions, il film andrà in onda prossimamente su Rai1.

Un film che vuole ricordare la straordinaria vitalità di Alberto Sordi, il suo immenso talento, la sottile ironia, l’artista e l’uomo, tra difetti e virtù. “Non ci ha mai permesso di essere tristi”, disse di lui Ettore Scola. La sua capacità di scherzare e ironizzare sulle piccolezze, sulle nevrosi e le contraddizioni degli italiani, nel corso degli anni, ha lasciato un segno nella storia del costume del nostro Paese.

La trama e il cast di Permette? Alberto Sordi

Un giovane Alberto Sordi, tenace e destinato ad emergere, è quello che racconta il film Permette? Alberto Sordiripercorrendo vent’anni – dal 1937 al 1957 – dedicati a una continua crescita professionale. Anni in cui Sordi si fa conoscere come doppiatore di Oliver Hardy, alla Radio e nel Varietà, conquistando il pubblico con i suoi primi personaggi divertenti. In quel periodo nasce l’amicizia con Fellini che lo avrebbe portato al successo come attore. Nel film c’è anche il Sordi meno conosciuto: gli amori, la famiglia, gli amici.

Diretto da Luca Manfredi, con un eccezionale Edoardo Pesce nel ruolo del giovane Alberto, il film vede nel cast Pia Lanciotti nel ruolo di Andreina Pagnani, Alberto Paradossi nel ruolo di Federico Fellini, Paola Tiziana Cruciani, Luisa Ricci, Michela Giraud, Paola Giangrasso, con la partecipazione amichevole di Giorgio Colangeli, Martina Galletta, Francesco Foti, Sara Cardinaletti e Lillo Petrolo nel ruolo di Aldo Fabrizi.

‘Permette? Alberto Sordi’ vuole essere un affettuoso omaggio al grande talento di uno dei maggiori interpreti di un genere che ci ha reso famosi in tutto il mondo: la Commedia all’italiana – racconta il regista Luca Manfredi. Un genere capace di raccontare i drammi e i vizi della nostra società, appena uscita dall’ultima guerra, con il sorriso e l’ironia. Un attore straordinario, dotato di un talento innato, che ci ha regalato con più di duecento film una galleria di personaggi indimenticabili con un gioco di invenzioni e di “tic” sui loro modi di parlare e di muoversi, come il suo famosissimo saltello. Ma Alberto ha dovuto faticare non poco, per vedere riconosciuto il suo talento. Senza mai abbattersi, ma anzi, combattendo con una tenacia inarrestabile (che poi ha trasferito in uno dei suoi personaggi più noti, il Dentone) è riuscito a diventare uno degli attori più apprezzati del grande cinema italiano. 

SINOSSI

Da giovanissimo Alberto Sordi viene espulso dall’Accademia di Recitazione dei Filodrammatici a Milano per la sua incorreggibile parlata romana. Ma Alberto non si arrende e, tornato a Roma, con la sua ricerca della qualità attoriale e con impegno tenace, riesce a diventare l’inconfondibile voce di Oliver Hardy, si fa notare sui palcoscenici del Varietà e alla Radio con il personaggio di Mario Pio. In quegli anni stringe una grande amicizia con il giovane Federico Fellini, che da lì a poco lo avrebbe diretto ne Lo Sceicco Bianco e I Vitelloni (sua la pernacchia più celebre del cinema italiano!), si innamora dell’attrice e doppiatrice Andreina Pagnani e raggiunge il trionfo con Nando Moriconi, l’Americano a Roma!

Permette? Alberto Sordi racconta i vent’anni in cui il giovane Alberto Sordi è diventato l’Albertone nazionale, l’uomo che – come disse Ettore Scola – “non ci ha mai permesso di essere tristi”.

Rogue One: una scena molto violenta con Darth Vader è stata scartata

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Darth Vader ha giocato un ruolo chiave in Rogue One: A Star Wars Story, nonostante il breve minutaggio a disposizione. Durante gli ultimi minuti dello spin-off diretto da Gareth Edwards, abbiamo visto il castello del Sith su Mustafar e abbiamo visto il celebre antagonista fare fuori un gran numero di Ribelli. Adesso, è stato rivelato che inizialmente il personaggio avrebbe dovuto trovarsi al centro di una sequenza d’azione ancora più epica.

A rivelare l’indiscrezione è stato uno degli sceneggiatori che hanno lavorato al film, Gary Whitta, che via Twitter ha spiegato che in origine Lord Fener avrebbe dovuto essere protagonista di una battaglia molto violenta con un numero ancora più grande di Ribelli, questa volta sulle spiagge di Scarif.

È difficile dire come mai la scena non sia stata più realizzata, ma è probabile che c’entri qualcosa una totale revisione del terzo atto del film avvenuta in fase di scrittura. Su Twitter, Whitta ha raccontato: “Le truppe di terra ribelli si sono infiltrate attorno alla torre di comando imperiale su Scarif. Gli stormtrooper non riescono a farsi strada per fermare Jyn che sta arrivando per trasmettere i piani. Vader esclama: ‘Portatemi su quella spiaggia’. Ne consegue una carneficina. Alla fine avete visto qualcosa di simile nella scena del corridoio…”

LEGGI ANCHE – Rogue One: A Star Wars Story aveva in origine un finale più felice

Diretto da Gareth Edwards e basato su una sceneggiatura di Gary Whitta e Chris Weitz, Rogue One: A Star Wars Story è un film prequel ambientato negli anni tra La Vendetta dei SithUna Nuova Speranza. Nel cast del film Felicity Jones,Mads Mikkelsen,Riz Ahmed,Diego Luna,Forest Whitaker, Jiang Wen e Ben Mendelsohn.

In tempo di conflitto, un gruppo di improbabili eroi si unisce per una missione: rubare i piani della Morte Nera, l’arma di distruzione definitiva dell’Impero. L’evento chiave nella timeline degli eventi di Star Wars mette insieme persone ordinarie che scelgono di fare cose straordinarie, diventando così parte di qualcosa di più grande di loro stessi.

Fonte: ComicBookMovie

The Batman: Colin Farrell nega il look di Pinguino e rivela quando inizierà a girare

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All’inizio di questa settimana sono apparse online una serie di immagini di Colin Farrell con un nuovo look che hanno immediatamente fatto pensare a The Batman, l’atteso cinecomic DC in cui l’attore avrà l’iconico ruolo di Pinguino. Nelle foto in questione, Farrell sfoggia un inedito capello color argento, e in molti hanno subito pensato che sarebbe stato proprio quello il look che l’attore avrebbe utilizzato per dare vita ad Oswald Cobblepot nel film di Matt Reeves.

Adesso, però, è stato lo stesso Colin Farrell a negare categoricamente la connessione tra quel colore di capelli e le riprese di The Batman in una recente ospitata allo show di Ellen DeGeneres. Inoltre, l’attore ha anche specificato di non aver ancora iniziato a girare il film: come rivelato dallo stesso, le sue riprese partiranno entro due settimane.

La cosa interessante è che Farrell si è presentato da Ellen con il suo tradizionale colore di capelli: e se quel look color argento fosse servito in realtà per una prova costume? È probabile che l’attore non abbia potuto confermare la teoria…

Potete vedere il video dell’intervento di Farrell da Ellen di seguito:

LEGGI ANCHE – The Batman, Robert Pattinson: “Voglio spingermi oltre i limiti”

Il cast di The Batman è formato da molti volti noti: insieme a Robert Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno anche Andy Serkis (Alfred), Colin Farrell (Oswald Chesterfield/Pinguino), Zoe Kravitz (Catwoman), Jeffrey Wright (Jim Gordon) e Paul Dano (Enigmista). Infine, John Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast anche Peter Sarsgaard, ma c’è ancora mistero sul suo ruolo.

HN Entertainment ha suggerito che le riprese del cinecomic si svolgeranno presso i Leavesden Studios di Londra (gli stessi della saga di Harry Potter ma anche di Batman v Superman: Dawn of Justice, Justice League, Wonder Woman e del sequel Wonder Woman 1984) mentre l’uscita nelle sale è stata già fissata al 25 giugno 2021.

The Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono le fonti, “Quando alcune persone iniziano a morire in modi strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più villain, poiché sono tutti sospettati“.

Fonte: ComicBookMovie

Gli Eterni: è reunion di Game of Thrones nelle nuove foto dal set

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Nuove immagini dal set de Gli Eterni, l’atteso nuovo film Marvel, ci permettono di dare un primo sguardo al personaggio di Ikaris interpretato da Richard Madden, ex star di Game of Thrones, da oggi nelle nostre sale con 1917 di Sam Mendes. Madden è stato avvistato sul set in compagnia di Kit Harington (che proprio con Madden aveva recitato ne Il Trono di Spade) e di Barry Keoghan (Dunkirk). Le riprese del nuovo epico film della Marvel sono partite lo scorso settembre in Inghilterra.

Le nuove immagini dal set de Gli Eterni sono approdate online grazie a Metro UK. Nei nuovi scatti dal set londinese è possibile vedere Richard Madden nei panni di Ikaris levarsi in aria grazie all’utilizzo di un enorme gru, sicuramente intento a girare una scena in cui il suo personaggio necessita di utilizzare i suoi superpoteri. Nelle nuove foto è possibile vedere anche Kit Hartington, che nel film avrà il ruolo di Dan Whitman/Black Knight. Inoltre, pare che sul set fosse presente anche Barry Keoghan, che invece interpreterà l’antagonista Druig.

Potete vedere tutti i nuovi scatti di seguito:

LEGGI ANCHE – Gli Eterni: il film sarà ambientato dopo gli eventi di Endgame

Gli Eterni, diretto da Chloe Zhao, vedrà nel cast Angelina Jolie (Thena), Richard Madden (Ikaris), Kit Harington (Black Knight), Kumail Nanjiani (Kingo), Lauren Ridloff (Makkari), Brian Tyree Henry (Phastos), Salma Hayek (Ajak), Lia McHugh (Sprite), Gemma Chan (Sersi) e Don Lee (Gilgamesh).

Secondo gli ultimi aggiornamenti, il cinecomic includerà nel MCU gli esseri superpotenti e quasi immortali conosciuti dai lettori come Eterni e i mostruosi Devianti, creati da esseri cosmici conosciuti come Celestiali. Le fonti hanno inoltre rivelato a The Hollywood Reporter che un aspetto della storia riguarderà la storia d’amore tra Ikaris, un uomo alimentato dall’energia cosmica, e Sersi, eroina che ama muoversi tra gli umani.

La sceneggiatura è stata scritta da Matthew Ryan Firpo, mentre l’uscita nelle sale è stata fissata al 6 novembre 2020.

Captain Marvel 2 è ufficiale, non torneranno i registi del primo film

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Era solo questione di tempo! Grazie a THR, apprendiamo che i Marvel Studios hanno ufficialmente messo in cantiere il sequel di Captain Marvel, il cinecomic con protagonista il premio Oscar Brie Larson che ha incassato 1 miliardo di dollari al box office mondiale. Stando alla fonte, Megan McDonnell, sceneggiatrice dell’attesa serie WandaVision, si occuperà di curare lo script del nuovo film dedicato alle avventure di Carol Danvers.

Sfortunatamente, Anna Boden e Ryan Fleck, registi del primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: a quanto pare, i Marvel Studios sarebbero interessati ad affidare la regia del nuovo film ad una sola regista donna. Secondo la fonte, Boden e Fleck potrebbero essere comunque coinvolti in una delle serie Marvel attualmente in sviluppo e destinate a Disney+.

Nessun dettaglio sulla trama del sequel è stato rivelato, ma l’ambientazione del film dovrebbe spostarsi dagli anni ’90 ai giorni nostri. Naturalmente, Brie Larson tornerà nei panni di Carol Danvers.

Il sequel di Captain Marvel dovrebbe arrivare già nel 2022.

LEGGI ANCHE – Captain Marvel 2: il film potrebbe introdurre un nuovo supereroe gay

Vi ricordiamo che Captain Marvel è ambientato negli anni ’90. Il film segue le vicende di Carol Danvers, nel suo diventare uno degli eroi più potenti dell’universo. Quando una guerra galattica tra due razze aliene raggiunge la Terra, Danvers sarà coinvolta nel conflitto insieme ad un piccolo gruppo di alleati.

Il film è interpretato da Brie Larson, Samuel L. Jackson, Be Mendelsohn, Djimo Hounsou, Lee Pace, Gemma Chan, Clark Gregg Jude Law. Uscito a marzo nei cinema, il film è attualmente disponibile in home-video.

Odio l’Estate gratis al cinema con Cinefilos.it il nuovo film di Aldo, Giovanni e Giacomo

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In occasione dell’uscita al cinema di Odio l’Estate, il nuovo film di Aldo, Giovanni e Giacomo, Cinefilos.it offre la possibilità ai suoi lettori di assistere gratuitamente all’anteprima del film.

Martedì, 28 gennaio, alle 20.30, in diverse sale italiane, è prevista l’anteprima del film, tratto da una storia vera.

Ecco l’elenco delle sale disponibili:

MILANO 28/01/2020 21:30 ANTEO PALAZZO DEL CINEMA 10
MILANO 28/01/2020 20:30 NOTORIOUS CINEMAS 20
NAPOLI 28/01/2020 20:30 THE SPACE CINEMA 10
BOLOGNA 28/01/2020 20:30 THE SPACE CINEMA 10
ROMA 28/01/2020 20:15 MULTISALA LUX 10
ROMA 28/01/2020 20:15 CINEMA ANDROMEDA 10
TORINO 28/01/2020 20:45 MULTISALA REPOSI 10
PALERMO 27/01/2020 20:30 CINE ARLECCHINO 10
PADOVA 27/01/2020 20:15 CINEMA PORTO ASTRA 10

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SINOSSI

Le regole per una vacanza perfetta: non si parte senza il canotto, non si parte senza il cane, ma soprattutto non si prenota la stessa casa.

Aldo Giovanni e Giacomo partono per le vacanze estive, non si conoscono e non potrebbero avere delle famiglie e delle vite più diverse: il precisetto organizzatissimo ma con un’attività in proprio fallimentare, il medico di successo alle prese con un figlio in piena crisi preadolescenziale, l’ipocondriaco nullafacente con un cane di nome Brian e la passione per Massimo Ranieri.

Tre vite lontanissime che si incontrano accidentalmente in una piccola isola della costa italiana: stessa spiaggia, stesso mare, ma soprattutto stessa casa in affitto.

Lo scontro è inevitabile e spassosissimo: abitudini diverse, due figli che si innamorano, tre mogli che partono col piede sbagliato ma finiscono per ballare insieme in una sera d’estate e tre nuovi amici alla ricerca di un figlio in fuga.

Aldo Giovanni e Giacomo ci raccontano una storia di amicizia e sentimenti come nella loro tradizione cinematografica più amata.

Odio l’Estate uscirà al cinema il 30 gennaio distribuito da Medusa Film.

Joker: il film con Joaquin Phoenix in digital da domani

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Joker: il film con Joaquin Phoenix in digital da domani

Joker, il film diretto, co-scritto e prodotto da Todd Phillips, attualmente in corsa agli Oscar con 11 Nomination, già vincitore di 2 Golden Globe (Miglior attore protagonista in un film drammatico” per l’interpretazione di Joaquin Phoenix e “Miglior Colonna Sonora Originale” per il lavoro di Hildur Guðnadóttir) e del Leone D’Oro per il Miglior Film alla 76° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, a partire dal 23 gennaio sarà disponibile per l’acquisto in digitale su Apple Tv, Youtube, Google Play, TIMvision, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film & TV.

Inoltre, a partire dalle ore 12.00 di giovedì 23 gennaio, in occasione dell’uscita digitale del film, i primi 10 minuti di Joker saranno disponibili sul canale Youtube ufficiale di Warner Bros. Italia. Di seguito il player dove vedere i primi 10 minuti del film:

Dal prossimo 6 febbraio, il film – dopo aver superato la soglia dei 4 milioni di spettatori in Italia e incassato più di $1 miliardo nel mondo, sarà infine disponibile per il noleggio in digitale e in DVD, Blu-Ray (che includerà film e contenuti speciali in alta definizione) e 4K UHD.

IL FILM

Da sempre solo in mezzo alla folla, Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) desidera ardentemente che la luce risplenda su di lui. Cercando di cimentarsi come comico di cabaret, scopre che lo zimbello sembra invece essere proprio lui. Intrappolato in un’esistenza ciclica sempre in bilico tra apatia, crudeltà e, in definitiva, tradimento, Arthur prenderà una decisione sbagliata dopo l’altra, provocando una reazione a catena di eventi.

Il tre volte candidato all’Oscar Joaquin Phoenix (The Master, Quando l’amore brucia l’anima, Il Gladiatore) è il protagonista del film al fianco del premio Oscar Robert De Niro (“Toro scatenato”, ” Il Padrino – Parte II”). Fanno parte del cast anche Zazie Beetz (la serie TV “Atlanta”, “Deadpool 2“), Frances Conroy (“American Horror Story” in TV, “Castle Rock” in TV), Brett Cullen (“42 La vera storia di una leggenda americana”, “Narcos” in TV), Glenn Fleshler (le serie TV “Billions” e “Barry”), Bill Camp (“Red Saprrow”, “Molly’s Game”), Shea Whigham (“First Man – Il primo uomo”, “Kong: Skull Island”), Marc Maron (le serie TV “Maron” e “GLOW”), Douglas Hodge (“Red Sparrow”, “Penny Dreadful” in TV), Josh Pais (“Insospettabili sospetti”) e Leigh Gill (la serie TV “Il trono di spade”).

Phillips ha diretto il film da una sceneggiatura che ha scritto insieme all’autore candidato all’Oscar Scott Silver (“The Fighter”), basata sui personaggi di DC. Il film è prodotto da Phillips e dal candidato all’Oscar Bradley Cooper con la loro Joint Effort, e dalla nominata all’Oscar Emma Tillinger Koskoff. I produttori esecutivi sono Michael E. Uslan, Walter Hamada, Aaron L. Gilbert, Joseph Garner, Richard Baratta e Bruce Berman.

Dietro le quinte, Phillips è stato affiancato dal direttore della fotografia Lawrence Sher (“Godzilla II: King of the Monsters”, la trilogia di “Una notte da leoni”), lo scenografo Mark Friedberg (“Se la strada potesse parlare”, “Selma – La strada per la libertà”), il montatore Jeff Groth (“Trafficanti”, “Una notte da leoni III”) e il costumista premio Oscar Mark Bridges (“Il filo nascosto”, “The Artist”). Musiche di Hildur Guðnadóttir (“Chernobyl” in TV, “Soldado”).

1917: recensione del film di Sam Mendes

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1917: recensione del film di Sam Mendes

Arriva al cinema il 23 gennaio il nuovo film di Sam Mendes, 1917, spettacolare ricostruzione storica della guerra di trincea e racconto di una missione pericolosissima, attraverso lo sguardo di quello che sembra un unico piano sequenza.

Il regista di American Beauty parte da un fatto storico, nel 1917 le truppe tedesche in Francia si ritirarono dietro la Linea di Hindenburg, e ci imbastisce sopra un storia, quella di due giovani soldati che devono recapitare un messaggio all’esercito inglese, il quale non sa che quella ritirata nemica è in realtà la preparazione a un’imboscata che potrebbe costare la vita a 16mila uomini. I due soldati (interpretati da Dean Charles Chapman e George MacKay) intraprendono così questa missione suicida, con la speranza di riuscire ad arrivare in tempo per annullare l’attacco inglese. Inoltre, uno dei due spera anche di ricongiungersi con il fratello, che guida proprio l’altro battaglione.

Il significato del piano sequenza di 1917

Gli elementi che giustificano la scelta tecnica di Mendes di utilizzare il “piano sequenza” si rintracciano tutti nell’abbozzo di trama che basta conoscere per parlare del film. In 1917, la forma linguistica della ripresa lunga si trasforma in strumento drammaturgico perché mette lo spettatore in condizione di vivere un’esperienza immersiva. L’occhio della macchina da presa è sempre alle spalle, accanto o poco avanti ai protagonisti, sempre alla loro altezza, come a suggerire costantemente allo spettatore che lui è lì, proprio accanto al soldato, e, con un po’ di immaginazione, ne sente il freddo, la stanchezza, la fame, la paura.

L’espediente tecnico e l’ambientazione durante la guerra faranno sicuramente volare la mente a film che prima di Mendes hanno scritto la storia del cinema, basti pensare a Orizzonti di Gloria o a Arca Russa. Il piano sequenza di Mendes e il suo racconto di guerra sono però differenti da questi esempi, sono distanti anni luce dal virtuosismo tecnico fine a se stesso (come fu invece per il Birdman di Inarritu, non per questo meno pregevole) e dalla complessità politica che, ad esempio, Kubrick infonde nel suo sguardo sulla guerra.

Mendes cerca lo spettacolo

L’obbiettivo di Sam Mendes sembra dunque quello di fare spettacolo, emozionare e coinvolgere. Non siamo quindi dalle parti degli illustri esempi citati ma più da quelle dello Spielberg di Salvate il Soldato Ryan, nonostante anche qui il paragone sia esclusivamente concettuale.

Come i due soldati sono completamente dedicati a raggiungere la Linea di Hindenburg e a consegnare il loro messaggio, così anche il regista si avvale di tutti gli strumenti che possiede, dalla fotografia (Roger Deakins), al montaggio fino alla musica, per garantire allo spettatore l’esperienza di immersione nella storia.

Tutto questo supportato da una sceneggiatura semplice e semplicistica; da una parte si può notare facilmente come la storia sia essenziale e lineare, dall’altra si capisce bene come Mendes, che firma anche la sceneggiatura insieme a Krysty Wilson-Cairns, si sia liberato delle complicazioni ideologiche moderne nella rappresentazione degli avversari, che diventano semplici villain delle storia e non personaggi antagonisti che stanziano in una zona grigia.

Per Mendes, in questo film, ci sono i buoni e ci sono i cattivi, nettamente separati, perché era importante per lui non raccontare la guerra come male del mondo, come aveva fatto per esempio Malick ne La Sottile Linea Rossa, né usarla come pretesto per la glorificazione del mezzo cinema, come ha fatto invece Nolan con Dunkirk, ma portare il fuoco del film sull’avventura di due uomini coraggiosi che devono compiere una missione per la salvezza di altri giovani soldati loro pari. È in questo aspetto che va ricercata la chiave di lettura di 1917: non un esperimento tecnico, non un esercizio di stile, ma un racconto che cerca l’empatia e il coinvolgimento, avvalendosi di competenze e tecnica fuori dal comune.

Avengers: Infinity War, le 5 morti più strazianti che non abbiamo superato

Sono passati già alcuni anni da quando Avengers: Infinity War ha lasciato il pubblico con il fiato sospeso. I Vendicatori hanno fatto il possibile per fermare Thanos, ma alla fine nulla poteva ostacolare la furia del Titano Pazzo. Mentre Thanos portava avanti la sua decimazione dell’universo, il temibile villain del MCU si lascia alle spalle una scia di distruzione mai vista prima.

In Infinity War, Thanos riuscì nell’impensabile quando entrò in possesso di tutte le Gemme dell’Infinito e riuscì a spazzare via metà della popolazione mondiale con un solo semplice schiocco della dita. Lo spettatore ha dovuto incassare il colpo e vedere alcuni dei suoi eroie preferiti svanire nel nulla. Ecco di seguito le cinque morti più strazianti che abbiamo visto in Infinity War: 

Groot

Sia che stesse ballando a suon di musica anni ’80 durante un importante combattimento o che stesse sbeffeggiando gli atteggiamenti di Star-Lord mentre volavano attraverso la Galassia, Groot ha subito conquistato il cuore dei fan. Mentre si unisce agli altri Guardiani della Galassia, Groot è diventato un membro dei Vendicatori molto amato dai fan. Alla fine di Infinity War, Groot si trasforma in polvere tra le braccia di Rocket Raccoon.

La scena è senza dubbio straziante e arriva alla fine del film come un pugno nello stomaco dello spettatore, con Rocket che piange cercando di salvare il suo amico. La morte di Groot è sicuramente una delle perdite più tristi del film.

Gamora

Gamora è diventata uno dei membri più amati dei Guardiani della Galassia e in Infinity War è protagonista di più di un momento particolarmente emozionante. Gamora è la figlia di Thanos: mentre il Titano Pazzo cerca di eliminare metà dell’universo, Gamora sente una grande responsabilità e sa che deve fare di tutto per fermarlo.

Quando Thanos sceglie di sacrificare la vita di sua figlia in cambio di una delle Gemme dell’Infinito, siamo di fronte ad una delle scene del film sicuramente più brutali. La morte di Gamora è un momento davvero straziante, ma contribuisce ad aumentare ancora di più la posta in gioco quando, in seguito, gli eroi scopriranno cosa le ha fatto Thanos.

Bucky

Il Soldato d’Inverno è sempre stato un personaggio al limite tra un amico e un nemico. Con un passato che lo perseguiterà sempre, Bucky Barnes ha iniziato una nuova vita a Wakanda, dove è stato riabilitato per cancellare la programmazione che lo aveva reso un assassino russo.

Quando Thanos e il suo esercito entrano in azione, Bucky si unisce ai suoi amici nella battaglia contro il Titano Pazzo. Nel corso dell’intero film, Bucky si è dimostrato un vero eroe, non solo quando si ritrova a dover combattere per Wakanda al fianco degli altri eroi. La morte di Bucky Barnes è stata particolarmente straziante perché fu il primo degli eroi a scomparire, con il suo migliore amico, Steve Rogers, che si volta con orrore per assistere alla scena.

Loki

Loki è stato uno dei personaggi più memorabili dell’Universo Cinematografico Marvel, sia come nemico dei Vendicatori che come alleato di Thor e dei suoi compagni. Sebbene non sia mai stato un vero eroe, Loki è sempre stato un personaggio comprensivo che a volte ha anche dimostrato di avere un cuore. Nonostante le sue colpe, l’ultimo suo gesto è stato quello di cercare di fermare Thanos. Non ci riesce e viene ucciso dal Titano Pazzo proprio di fronte a suo fratello.

Anche se Loki è già “morto” in passato, questa morte sembra definitiva. È stato particolarmente straziante perché abbiamo visto Thor indifeso in quel momento, perdendo l’ultimo membro della sua famiglia proprio davanti ai suoi occhi.

Spider-Man

Questa morte è semplicemente il momento più straziante di tutto il film. Peter Parker ha seguito Tony Stark nello spazio, disobbedendo al suo mentore. Per tutta la durata del film, Peter sta solo cercando di dimostrarsi degno di essere un Vendicatore. Dopo che Spider-Man salva Doctor Strange, Iron Man si aggrappa al giovane eroe e, a quel punto, lo elegge ufficialmente a Vendicatore.

Peter Parker ha un cuore immenso e vuole solo fare ciò che è giusto. Nelle ultime battute del film, Peter crolla tra le braccia di Stark, affrontando l’inevitabile. La scena è particolarmente straziante: è un modo assolutamente scioccante di chiudere un film con la morte di uno dei personaggi più adorabili di tutto il MCU.

Fonte: CBR

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