Mentre l’ex protagonista di
Blade,
Wesley Snipes,
ha precedentemente dato la sua benedizione a Mahershala Ali che ha assunto il ruolo
nel MCU, sembrerebbe che
Stephen Dorff, che nel film del 1998 è
l’antagonista Deacon Frost, non è neanche lontanamente entusiasta
della prospettiva dell’imminente riavvio.
Definendo la maggior parte delle
uscite di supereroi moderni “spazzatura senza valore”, Dorff offre
un pungente rimprovero degli attuali piani del MCU per Blade mentre
parla con The Daily Beast. Suggerendo che
il nuovo film non sarà all’altezza dell’originale del 1998 diretto
da Stephen Norrington, l’attore afferma che
l’uscita di Ali “sarà derisa da tutti”.
“La Marvel è abituata a me che li
distruggo, comunque. Come andrà quel film di “Blade”, che non
riesce a trovare un regista? [ride] Perché chiunque accetti il
lavoro sarà deriso da tutti, perché l’abbiamo già fatto e lo
abbiamo fatto al meglio. Non c’è nessun Steve Norrington là
fuori.”
Del nuovo Blade e
si sa ancora molto poco se non che esplorerà la natura del
personaggio, un vampiro in grado di camminare alla luce del sole
che usa i suoi poteri per dare la caccia ai suoi simili malvagi. Il
personaggio era già stato raccontato al cinema con i film Blade,
Blade II e Blade: Trinity, dove ad
interpretare il personaggio vi era l’attore Wesley Snipes.
La scelta di Ali per assumere ora tale ruolo sembra aver messo d’accordo
tutti, con l’attore indicato perfettamente idoneo sia a livello
estetico che di carisma.
Il Blade di Ali, come noto, ha già
avuto un suo piccolo ingresso nell’MCU. Sua è infatti la voce che si
può ascoltare nella scena post titoli di coda del film Eternals, quella in cui
compare anche l’attore Kit Harington e
la celebre Lama d’Ebano, che a sua volta sembra comparirà in
Blade. Con il periodo di riprese annunciato, è solo
questione di tempo prima che inizio ad arrivare ulteriori notizie
sul film, sia per quanto riguarda il cast sia per quanto riguarda
il look del protagonista e dell’opera in sé.
James Cameron aveva
una buona ragione per volere che
Sigourney Weaver dirigesse una scena in
Avatar: la via dell’acqua. Mentre il film continua a
raccontare le avventure di Jake Sully (Sam
Worthington) e Neytiri (Zoe
Saldana) mentre forgiano la propria famiglia e il
proprio percorso nella vita, sposta anche l’attenzione sui loro
bambini, sia quelli naturali, sia quelli adottati. I loro figli,
Neteyam (Jamie Flatters), Lo’ak (Britain
Dalton), Tuk (Trinity Jo-Li Bliss),
Spider (Jack Champion) e Kiri (Sigourney
Weaver) hanno tutti i propri ruoli da interpretare
nella narrazione, ma Kiri è sicuramente il personaggio più
affascinante.
L’importanza di Kiri nella
narrazione di
Avatar: la via dell’acqua è evidente, come
conferma Cameron in una sessione di domande e risposte con il cast
e la troupe ripresa su YouTube da Vicky Marx. Ad
un certo punto, Cameron ha persino chiesto alla Weaver di dirigere
la sua scena per catturare correttamente la performance e il
personaggio.
Nonostante la sua morte in
Avatar, la dottoressa Grace ritorna in La
via Dell’Acqua per interagire con sua figlia in una breve
scena onirica. Nella scena, Kiri fa visita a sua madre ed è in
grado di intrattenere una breve conversazione con lei, e la Weaver
svolge in realtà un doppio compito, poiché recita e dirige la
scena.
“Penso al giorno in cui Kiri era
nel mondo degli spiriti, e stava incontrando sua madre, e Sigourney
ha dovuto passare velocemente da una all’altra. Grace è una persona
molto competente e scientifica, ma anche piuttosto amorevole, e poi
cambia alla figlia che aveva solo bisogno di un po’ di supporto
emotivo. Recitava una scena con se stessa! Quindi, abbiamo avuto
una controfigura molto fidata, Alicia Vela-Bailey, con cui ha
lavorato Sigourney. Abbiamo fatto una cosa interessante, che era…
Alicia avrebbe fatto le cose che Sig non poteva fare fisicamente
come saltare sul carro armato come una… ragazza gazzella Na’Vi di
15 anni. Volevo che si creasse in qualche modo un rapporto di
fiducia, dove le cose che non poteva fare fisicamente, le avrebbe
fatte Alicia per lei. Questo era il mio ricordo. E così ho
praticamente detto, “Okay, quel ruolo da regista lo assegno a te in
questa scena”, in modo che Alicia potesse fare tutte le cose
fisiche, ma lei faceva i due personaggi e seguiva la regia.
Sigourney ha fatto circa il 90% delle sue cose, inclusa la parte
sott’acqua e tutto quel genere di cose.”
Avatar: la via dell’acqua ha debuttato il 14
dicembre 2022, e sarà seguito dal terzo capitolo il
20 dicembre 2024. Per il quarto e quinto capitolo,
invece, si dovrà attendere ancora qualche anno: 18 dicembre
2026 e 22 dicembre 2028.
Il cast della serie di film è
formato da
Kate Winslet, Edie Falco,
Michelle Yeoh,
Vin Diesel, insieme ad un gruppo di attori che
interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno
anche i protagonisti del primo film, ossia
Sam Worthington,
Zoe Saldana,
Stephen Lang,
Sigourney Weaver, Joel David Moore,
Dileep Rao e Matt Gerald.
Tra le prossime guest di
Saturday Night Live,
Michael B. Jordan ha partecipato ai promo per la
nuova puntata dello show, in occasione della promozione del suo
CREED
3. Per sfruttare al meglio la promozione del film in
cui Jordan interpreta Adonis Creed, lo spot di SNL ha fatto appello
al pugno dell’attore che è “rimasto in character”. Ecco il
video!
CREED
3 ci mostrerà Adonis Creed in azione contro
Jonathan Majors nei panni del misterioso nuovo
antagonista del film, Damian Anderson. Il primo
trailer del film vede Adonis (Michael
B. Jordan) alle prese con il suo successo, ma il suo
passato lo raggiunge in grande stile quando un vecchio amico
(supponiamo che Adonis avesse qualcosa a che fare con il suo
arresto) esce di prigione dopo un periodo di 18 anni dietro le
sbarre e si posiziona come il prossimo sfidante di Creed.
I film di Creed non
hanno mai deciso di reinventare la storia di Rocky Balboa, ma i
primi due sono stati molto efficaci nella posta in gioco di
azione/dramma, e quest’ultima puntata sembra essere altrettanto
incisiva. CREED
3 è diretto da
Michael B. Jordan con
Michael B. Jordan,
Tessa Thompson, Jonathan Majors e Phylicia
Rashad.
Creed 3 – la trama ufficiale
Dopo aver dominato il mondo della
boxe, Adonis Creed (Michael
B. Jordan) ha prosperato sia nella sua carriera che
nella vita familiare. Quando un amico d’infanzia ed ex prodigio
della boxe, Damian (Jonathan Majors), riemerge dopo aver scontato
una lunga pena in prigione, è ansioso di dimostrare di meritare il
suo posto sul ring. Il confronto tra ex amici è più di una semplice
rissa. Per regolare i conti, Adonis deve mettere in gioco il
suo futuro per combattere Damian, un combattente che non ha nulla
da perdere.
Michael B. Jordan si siede per la prima volta dietro
la macchina da presa per dirigere questo terzo capitolo del
franchise drammatico di boxe. Tessa Thompson e
Phylicia Rashad riprenderanno i rispettivi ruoli,
ma Sylvester Stallone non tornerà come Rocky Balboa. Zach Baylin e
Keenan Coogler hanno scritto la sceneggiatura. Prodotto da Irwin
Winkler, pga, Charles Winkler, William Chartoff, David
Winkler, Ryan Coogler, Michael B. Jordan, Elizabeth Raposo,
Jonathan Glickman e Sylvester
Stallone, Creed 3
uscirà nei cinema 2 marzo 2023. Distribuito da Warner Bros.
Pictures.
Con una distribuzione
mirata e una uscita non casuale, arriva nelle sale italiane
La seconda via, lungometraggio d’esordio di
Alessandro Garilli, qui anche sceneggiature di una
storia che si annuncia come il primo film sugli alpini nella
ritirata di Russia. Dopo l’uscita nei cinema dal 26 gennaio
(distribuito da RS Productions, che lo presenta
con QualityFilm e Angelika Vision
in collaborazione con Rai Cinema), la vita
produttiva di questo progetto dovrebbe continuare poi con un
percorso pensato per le scuole medie, inferiori e superiori.
La seconda via,
l’obbiettivo del film
L’obiettivo, quello di
ricordare una storia che ha toccato molte famiglie italiane in
occasione dell’ottantesimo anniversario della ritirata di Russia e
della Prima Giornata Nazionale della Memoria e del Sacrificio
Alpino (stabilita dalla legge n. 44 del 5 maggio 2022, approvata
all’unanimità dal Parlamento). Una data scelta perché quella della
battaglia di Nikolajewka, combattuta nel 1943 dagli Alpini durante
la ritirata dal fronte russo, che è anche alla base della vicenda
che vediamo sullo schermo.
La battaglia di
Nikolajewka e il Sacrificio Alpino
Gennaio 1943, fronte
russo. La compagnia 604 si trova costretta ad attraversare la
steppa per sfuggire all’accerchiamento nemico. Quando sopraggiunge
la notte, però, di tutta la 604 non rimangono che sei alpini, più
un mulo, che avanzano in silenzio sotto una neve incessante mentre
la temperatura tocca i 40 gradi sottozero. L’esasperante cammino,
compiuto in quel deserto bianco, spinge gli uomini a perdere la
percezione del tempo e, passo dopo passo, li porta a rifugiarsi in
una dimensione onirica dove esiste una “seconda via ” fatta di
sogni, incubi e ricordi. Una lunga notte di guerra e un viaggio
nell’umano, fra balke, boschi, laghi di montagna, villaggi
infuocati, spiagge innevate e campi di grano.
Una fotografia
d’altri tempi, troppo moderna
I produttori insistono
sul fatto che “in un’epoca dominata dall’audiovisivo non possedere
un’immagine è come cancellare un ricordo”, e per il regista
corrispondeva a “una urgenza umana” il poter “asciugare le lacrime
delle 100.000 madri che non han visto tornare i loro figli dalla
Russia”. Una pagina di storia che anche Olmi – pare – avesse voluto
trattare all’esordio e che qui e lì torna in film di altro genere
(come il Letto a tre piazze di
Steno con Totò
protagonista), ma che anche in questo caso – esaurito il valore
documentarle e la citazione – non sembra potersi dire raccontata
compiutamente.
In parte per le
difficoltà oggettive incontrate, sia per quanto riguarda le riprese
nella neve sia per la mancanza di documentazione storica o immagini
alle quali rifarsi, ma anche per alcune scelte di regia e
narrative. Il viaggio a ritroso dei nostri soldati – allora alleati
dei nazisti e inseguiti dalle truppe sovietiche – rende sicuramente
la “perdita della concezione del tempo” e la ‘Seconda
via‘ di ricordi e speranze che questi esuli si trovarono a
percorrere oltre a quella durissima nel gelo, ma il film risulta
più un risarcimento – apprezzato, a sentire le prime testimonianze
– per gli eredi di quei caduti che qualcosa di diverso.
Fotograficamente, le
immagini del deserto bianco che ci accolgono e accompagnano sono la
cornice perfetta per lo sviluppo della ritirata dei sei
protagonisti, ma tutto resta fin troppo patinato, senza mai rendere
davvero la sofferenza, la durezza di quei momenti, di quella
“naja balorda“. Tanti dettagli (le divise integre, le
sciarpe intonse, le contadine depilate) e una rappresentazione
parziale, se privata delle necessarie premesse, ne fanno qualcosa
di più simile a una ricostruzione da reportage televisivo che a una
cronaca credibile, nonostante l’impegno profuso, evidente anche
nella ricerca linguistica e delle musiche (spesso dominanti, visto
i lunghi silenzi).
A meno di 3 settimane dall’inizio
della nona stagione della serie The
Flash della The
CW, la rete ha finalmente rilasciato la
descrizione ufficiale del primo episodio della stagione 9. C’è
molto da scoprire nella descrizione, a partire dalla storia di
Barry e Iris in questa stagione. Dopo averla persa più volte di
quante ne possiamo contare, con la scorsa stagione che è stata il
suo punto di svolta, il tempo che trascorreranno insieme sarà
sicuramente più ampio che mai.
“Barry (Grant
Gustin) crea un libro di mappe per guidare lui e Iris (Candice
Patton) nel loro futuro al fine di tenerla al sicuro, ma i
risultati non sono quelli che si aspettava, e invece rivivono lo
stesso giorno ancora e ancora. “. Joe (Jesse L. Martin) ha un cuore
a cuore con Cecile (Danielle Nicolet). Un nuovo grande cattivo
viene presentato al Team Flash e amici e nemici, vecchi e nuovi,
iniziano a scendere su Central City.”
Il tempo nel quale vedremo Barry di
Grant Gustin proteggere Iris in modo efficace consisterà nel
diventare ossessionato dal loro futuro insieme, e si presume che il
tutto sarà incluso in questo “libro delle mappe” che ha creato per
tenerla al sicuro. Tuttavia, abbiamo visto come in passato il loro
futuro si svolge, quindi sembra che ancora una volta questo futuro
si ritorcerà contro di loro, e il mondo sarà ancora una volta in
pericolo contro di loro intrappolandoli in una sorta di loop
temporale.
Nella nona stagione di The
Flash immaginiamo che Joe fornirà la sua
saggezza per il bene di sua moglie Cecile. Non è stato rivelato
molto riguardo a questo aspetto della loro trama in questa
stagione, ma si può prevedere che quando Cecile sale di livello, i
suoi poteri potrebbero finire per causare più danni alla sua
famiglia e ai suoi amici, piuttosto che benefici. Infine, il grande
male. Red Death è stato confermato come uno dei
cattivi per l’ultima stagione di The
Flash, e causerà distruzione e caos ovunque vada. Il
Team Flash non sarà l’unico eroe a opporsi a Red Death,
poiché sappiamo che vecchi amici e nemici aiuteranno Barry ad
affrontarlo.
The Hotness, Goldface, Pied
Piper e Dio sa quanti altri cattivi riformati che il Team
Flash ha nel loro arsenale, combatteranno al fianco di Barry
in una delle battaglie, più epiche di sempre! Ovviamente man mano
che ci avviciniamo alla data di uscita della nona stagione di The
Flash (8 febbraio) nuovi dettagli sulla trama saranno rivelati,
dunque rimanete sintonizzati con noi nel prossimo futuro!
Durante una recente intervista al programma radiofonico australiano
Fitzy and Wippa, a
Russell Crowe è stato chiesto se fa parte del sequel.
“Niente affatto”, ha
risposto. “Quindi, so più o meno come [Ridley
Scott] sta dando forma alla storia. Ma sì, ti ricordi, c’era un
ragazzino che voleva battere il Gladiatore? Il che porta al
discorso ‘Mi chiamo’…. cresciuto, e ora è l’imperatore.“Non so cos’altro accadrà a quel punto, ma questa è
l’idea”, ha concluso l’attore, apparentemente confermando
i dettagli approssimativi della trama.
Mentre alcuni potrebbero obiettare
che avrebbe senso per Russell Crowe interpretare un ruolo di
supporto come Maximus Decimus Meridius solo per il
potenziale di marketing, molte persone sembrano aver dimenticato un
dettaglio cruciale: il personaggio nel film muore! Dopo essere
diventato un
Gladiatore, ottiene la sua vendetta sul malvagio Commodo, ma
alla fine viene ucciso e si riunisce con la sua famiglia
nell’aldilà. Con questo in mente, concentrarsi su un nuovo
protagonista e affrontare l’eredità di Commodo e Massimo è
destinato a portare a una storia molto più interessante che se
quest’ultimo fosse in qualche modo resuscitato.
Il Gladiatore è stato un grande successo, incassando
460,5 milioni di dollari al botteghino mondiale e vincendo cinque
premi Oscar, tra cui “Miglior film” e “Miglior attore” per Russell Crowe. L’annunciato sequel Il
Gladiatore 2 sarà diretto da Sir Ridley Scott, ma al momento non ha una data di
uscita confermata.
È passato più di un anno da
quandoSpider-Man: No Way
Home ha unito tutti e tre
gli Spider-Men dal vivo e sin dall’epico evento, i
fan hanno chiesto a gran voce di vedere ancora i tre
Spider-Man a lavoro. Sfortunatamente, tuttavia, né
la Sony Pictures né i Marvel Studios sono stati particolarmente
disponibili sul futuro del wall crawler di Tom Holland né hanno detto nulla sulle
apparizioni aggiuntive di Tobey Maguire e/o Andrew Garfield, anche se sembra che tutte le
parti siano molto interessate in un bis.
In vista dell’uscita del mese
prossimo diSpider-Man
No Way Home: The Official Movie
Special, la Marvel ha condiviso estratti di
nuove interviste con
Maguire e
Garfield, con il primo che condivide alcuni commenti
interessanti sulla potenziale ripresa del suo ruolo originale di
Spider-Man in futuri film dell’MCU. Quando gli è stato chiesto di
quando ha ricevuto la chiamata per entrare a far parte del cast
diNo Way Home, l’attore ha
racconta:
“Quando hanno chiamato inizialmente, ero come
finalmente! [Ride] Ho ricevuto la chiamata e sono stato
immediatamente disponibile a venire a farlo. Non senza ansie – sai,
“Come sarà e quale sarà l’esperienza?” Ma arrivare a presentarsi
con persone belle, talentuose e creative e recitare insieme? È
divertente ed eccitante “. Tobey Maguire continua e dichiara
con entusiasmo la sua disponibilità a tornare nei panni dell’Uomo
Ragno originale, se/quando chiamato. “Amo questi film e amo tutte le
diverse serie. Se questi ragazzi mi chiamassero e dicessero: “Ti
presenteresti stasera per uscire e scherzare?” o “Ti
presenteresti per fare questo film o leggere una scena o fare una
cosa di Spider-Man?”, sarebbe un “sì!” Perché non dovrei
volerlo fare?“.
Sebbene
Garfield non abbia rilasciato una dichiarazione così
definitiva, tutti i segnali indicano che è anche molto interessato
a riprendere la parte se/quando verrà il momento, da quando si è
divertito moltissimo a lavorare suNo Way Home al
fianco del suo predecessore e successore. L’attore due volte
candidato all’Oscar dice alla Marvel: “Penso che io,
Tom e
Tobey siamo entrati in questa situazione dicendo: “Beh, come
andrà?” In precedenza avevo avuto interazioni adorabili con
Tom e Tobey; non grandi ritrovi, ma momenti davvero dolci alle
feste o agli eventi – o dolci e profondi quanto possono essere
queste cose, il che non è molto! Ma ho avuto un’atmosfera davvero
positiva da Tom e un’atmosfera davvero positiva da parte di
Tobey, quindi ero entusiasta di conoscere meglio questi ragazzi
e di vedere cosa avremmo potuto creare
insieme.
Siamo venuti
tutti con la nostra storia e con il nostro rapporto con il
personaggio nei nostri film. Penso che ciò che è stato è
davvero meraviglioso, e come si è svolto tutto molto veloce, sia
Tobey e io ci siamo sentiti molto allineati e molto chiari su
quali fossero le nostre intenzioni per essere lì. Alla fine, doveva
servire Tom come attore e, come personaggi, servire il Peter Parker
di
Tom. Penso che da quell’intento sia fluito tutto. Ha
permesso a
Tobey e a me di divertirci forse un po’ di più di quello che
avremmo avuto se fossimo stati noi a portare avanti la storia per
intero“.
Nulla è scolpito nella pietra ed è
probabile che Marvel Studios e Sony Pictures
abbiano pianificato insieme cosa fare con Spider-Man nel corso del
prossimo decennio, quindi speriamo di ricevere qualche tipo di
notizia su questo fronte prima della fine dell’anno, se non al
CinemaCon di aprile, al più presto. C’è da dire che la saga del
multiverso continuerà dunque non è propriamente sbagliato presumere
che qualche eroe da altri universi potrebbe correre a supportare
altri eroi titolari! I rumors dei scooper continuano ad
agitare le acque online e hanno affermano che Maguire e Garfield
sono già pronti per avere un posto di rilievo inAvengers: Secret Warsche
arriverà nel 2026, e questa è certamente una prospettiva
entusiasmante, per non dire altro.Resta da vedere
cosa accadrà realmente, ma stiamo sicuramente facendo il tifo
perché gli eroi si presentino e aiutino a salvare il
multiverso.
Dopo sei anni e 100 episodi,
il personaggio di McCall Pack torna per salvare il mondo ancora una
volta nel nuovo Teen
Wolf: Il Film, un’avventura ricca di
azione che costringerà Scott McCall (Tyler
Posey) e la sua famiglia allargata a riunirsi a Beacon
Hills per affrontare una minaccia più pericolosa di qualsiasi altra
abbiano mai visto prima, cercando contemporaneamente di elaborare
la scioccante resurrezione di un ex amico.
Mentre la serie si è conclusa
con un salto temporale di due anni, il film successivo riprenderà
la storia oltre un decennio dopo gli eventi del finale di serie, il
che significa che molto è cambiato per i lupi mannari, specialmente
per Scott, che da allora se n’è andato. Beacon Hills – e Malia
(Shelley Hennig) – per usare le sue abilità come True Alpha per
continuare ad aiutare i bisognosi in tutto il paese. A differenza della serie, in cui il protagonista
Tyler Posey interpretava un adolescente per l’intera
durata, l’enorme salto temporale del film gli ha permesso di
interpretare Scott McCall come un 33enne, che gli ha
permesso di immedesimarsi di più con il personaggio, dato che lui
stesso ha 31 anni.
Parlando proprio di questo
Tyler Posey, ha spiegato di come ha attinto alle
proprie esperienze personale per tornare essenzialmente nel
personaggio e capire come Scott è cresciuto in se stesso negli
ultimi 10-15 anni. È sempre lo stesso vecchio Scott McCall, che fa
del suo meglio per salvare coloro che ama, ma senza avere il peso
del mondo sulle sue spalle da quando lo spettacolo è finito, è
stato in grado di lavorare per trovare se stesso, abbracciare il
suo status di True Alpha e riflettere su tutto ciò che è accaduto,
incluso il lutto per la perdita del suo amore di una volta Allison
Argent (Crystal Reed).
“Volevo davvero sapere che il
pubblico può guardarlo e sapere che è una persona diversa da come
l’abbiamo visto l’ultima volta, e quindi, il mio approccio è stato
semplicemente quello di usare quello che ho passato come esempio, e
come sono ora , da adulto, sono un po’ più presente. Non sono così
consumato e preoccupato per il passato e il futuro. Sono un po’ più
rilassato riguardo alle mie scelte, ma ancora una volta, ho questo
tipo di peso e questo bagaglio, questa oscurità, è sempre
lì.
“Quindi, volevo avvicinarmi a Scott con quello e
vederlo sotto una luce diversa. Questa è la prima volta che lo
vediamo come un Alfa, come un Vero Alfa, come un lupo mannaro, ma
un po’ abbandonato, e perso e senza conoscere la sua prossima
direzione, mentre, nello show televisivo, non lo sapeva davvero
tempo per pensarci, perché era così distratto dal salvare il mondo
e salvare Beacon Hills.”
Teen
Wolf: Il Film, scritto e prodotto da Jeff
Davis, sarà disponibile in esclusiva su Paramount+ ad inizio 2023 negli Stati
Uniti, in Canada, nel Regno Unito, in Australia, in America Latina
e in Brasile. Anche in Italia arriverà nei primi mesi del 2023. Le
date delle première per gli altri mercati internazionali di
Paramount+ saranno annunciate in seguito.
In Teen
Wolf: Il Film, prodotto da MTV Entertainment Studios e
MGM, la luna piena sorge a Beacon Hills e con essa emerge un male
terrificante. I lupi ululano ancora una volta, invocando il ritorno
di banshee, mannari, segugi infernali, kitsune e ogni altro
mutaforma della notte. Ma solo un licantropo come Scott McCall
(Posey), non più adolescente ma ancora alfa, può raccogliere nuovi
alleati e riunire amici fidati per combattere quello che potrebbe
essere il nemico più potente e letale che abbiano mai
affrontato.
Il cast comprende
Tyler Posey, Crystal Reed, Holland Roden, Shelley Hennig, JR
Bourne, Orny Adams, Colton Haynes, Linden Ashby, Melissa Ponzio,
Ryan Kelley, Seth Gilliam, Ian Bohen, Dylan Sprayberry, Vince
Mattis, Khylin Rhambo, Amy Workman, Nobi Nakanishi e
Tyler Hoechlin.
Ennesimo rumors sul casting
dei Fantastici
Quattro, ma questa proviene da una fonte
molto affidabile.Durante l’ultimo episodio del
podcast The Hot
Mic, Jeff Sneider ha
affermato di aver sentito alcune voci che vedevano Ryan Gosling come uno dei grandi nomi che
sono presenti “nel mix” per uno dei ruoli principali nel riavvio di
Fantastici
Quattro dei Marvel Studios, ma ha anche aggiunto
che non ha saputo per quale dei quattro ruolo della
squadra.
Reed Richards sembra la scommessa più
probabile, ma Johnny Storm, Doctor Doom o persino Ben
Grimm sono tutte possibilità. Sneider ha
anche menzionato il nome di Adam Driver in
relazione sia a Mr. Fantastic che a Doctor Doom alla fine
dell’anno scorso, ma da allora non abbiamo avuto aggiornamenti
concreti. Sappiamo che Kevin Feige e co. stanno lanciando
un’ampia rosa di papabili interpreti nel tentativo di ottenere il
miglior cast di ensemble possibile, quindi anche se Gosling è in
lizza, potrebbe benissimo competere con numerosi altri attori di
cui non abbiamo ancora sentito parlare.
Abbiamo anche sentito che
Ryan Gosling potrebbe essere pronto per il
ruolo di Sentry in
Thunderbolts, quindi forse sta
parlando con lo studio di più di una parte?Il casting
è in corso da un po’, quindi i rumors potrebbero essere presto o
confermati o smentiti.
Matt Shakman
si è recentemente unito al progetto come regista, con Jeff Kaplan e
Ian Springer stanno attualmente lavorando alla sceneggiatura. I
dettagli della trama sono ancora un mistero, ma Kevin Feige ha confermato che questa non
sarà un’altra storia sulle origini del super team.“Molte persone conoscono questa storia. Molte persone
conoscono le basi. Come possiamo prenderlo e portare qualcosa
che non hanno mai visto prima? ha detto
in una recente intervista, confrontando questa nuova
interpretazione degli eroi con il patto dei Marvel Studios con la Sony per
portare Spider-Man nel
MCU. “Abbiamo
fissato un livello molto alto per noi stessi portando questo sullo
schermo.” Fantastici
Quattro è attualmente impostato per
uscire nei cinema nel 2025.
L’annuncio di ieri che Titans e Doom
Patrol della DC sarebbero finiti è stato un ennesimo
shock per molti fan, ma mentre alcuni di loro hanno iniziato a
puntare il dito contro James
Gunn e Peter Safran, il primo si è rivolto ai social
media per notare che non avuto alcun ruolo nella decisione di
cancellare le due serie tv.
Su Twitter, James Gunn ha risposto a un fan che aveva
incolpato sia Gunn che Safran per la cancellazione dei due
spettacoli. Nel suo tweet, Gunn ha affermato che la decisione di
terminare la serie li ha preceduti, ma augura comunque il meglio a
coloro che sono stati colpiti dalla cancellazione.
“La decisione di terminare la
serie ci precede“, ha detto Gunn nel suo tweet. “Ma
sicuramente auguro il meglio al talentuoso gruppo di creatori,
attori e al resto della troupe che ha prodotto entrambi gli
spettacoli“. Il futuro del DCU rimane poco chiaro, ma Gunn ha
recentemente affermato che ha in programma di svelare parte di ciò
che i fan possono aspettarsi entro la fine di gennaio. Dunque
rimanete sintonizzati con noi!
The decision to end the series precedes us.
But I certainly wish the best for the talented group of creators,
actors, and the rest of the crew that produced both shows. https://t.co/jdqDc9TqU1
Entrambi gli spettacoli, prodotti
da Greg Berlanti, erano stati sviluppati per DC
Universe e successivamente sono stati assorbiti da HBO
Max. Titans ha debuttato
nel 2017, mentre il suo spin-off Doom
Patrol è arrivato un anno dopo. In una
dichiarazione di ieri, HBO Max ha ringraziato tutti i soggetti
coinvolti.
La Marvel ha rivelato molti degli
attori che reciteranno nel suo film Thunderbolts,
ma a quanto pare proprio non tutti. Secondo un nuovo rapporto, Ayo
Edebiri, nota soprattutto per i suoi ruoli in The
Bear e Big Mouth, è l’ultima
arrivata ad essere stata aggiunta al roster del film.
Secondo quanto apprendiamo da
Deadline, il ruolo di Edebiri non è attualmente
noto. Tuttavia, sappiamo che sarà affiancata da Contessa
Valentina Allegra de Fontaine (Julia Louis-Dreyfus), Red
Guardian (David
Harbour), Ghost (Hannah
John-Kamen), US Agent (Wyatt Russell),
Taskmaster (Olga
Kurylenko), Yelena Belova/ Black Widow (Florence
Pugh) e The Winter Soldier (Sebastian
Stan). Sam Rockwell non è stato confermato, ma
ha dichiarato che sarebbe disposto a riprendere il ruolo di Justin
Hammer , il personaggio che ha interpretato in Iron
Man 2 .
Thunderbolts
sarà diretto da Jake Schreier, la cui storia come regista non è
estremamente ampia, avendo lavorato solo a Robot & Frank
del 2012, aPaper Towns del
2015 e alla versione girata del 2021 di Chance the
Rapper’s Magnificent Coloring World Tour.Vi
ricordiamo che Thunderbolts
uscirà nelle sale il 26 luglio 2024. Il film sarà diretto da
Jake Schreier, e vedrà protagonisti
Florence Pugh,
Hannah John-Kamen,
Sebastian Stan,
David Harbour,
Olga Kurylenko, Wyatt Russell, Julia Louis-Dreyfus
l’ultimo grande annuncio Harrison Ford.
Negli ultimi trent’anni l’industria
videoludica ha raggiunto traguardi artistici estremamente
importanti, influenzando spesso e volentieri le altre forme d’arte
esistenti. In particolare, molti videogiochi di successo hanno poi
trovato nuova vita anche al cinema, con film basati sulle loro
storie e i loro personaggi, come dimostra il recente caso di
The Last of Us. Se non attingendo
esplicitamente dall’ampio bacino di storie offerte dal settore dei
videogame, il cinema ha ad ogni modo acquisito molte delle
canoniche logiche di gameplay, riadattandole e coniugandole con i
propri canoni. Un esempio particolarmente brillante di ciò è il
film del 2011 Source
Code (qui la recensione).
Diretto da Duncan
Jones, che nel 2016 avrebbe poi diretto il film
Warcraft – L’inizio,
esplicitamente basato su di un videogioco, Source Code
deve infatti molto alle regole del videogame. È l’applicazione di
queste, tra ripetizione delle azioni, presenza di livelli e
ricompense che conferiscono valore ad una narrazione altrimenti
canonica di genere, a cui non mancano anche elementi da film
romantico. Scritto da Ben Rypley, autore anche di
L’ottava nota – Boychoir e Flatliners, il film si
è così potuto affermare come uno dei più apprezzati titoli del suo
anno, tanto tra la critica quanto tra il pubblico.
Prima di esplorare meglio le
caratteristiche che rendono Source Code un brillante
esempio di cinema che incontra il videogioco, sarà utile sapere
qualcosa di più sulla sua trama, il cast di attori che vi recitano
e anche le piattaforme streaming dove poterlo trovare, qualora si
sviluppi il desiderio di vederlo. Ad oggi, infatti, in un
panorama cinematografico che sempre più, a livello più o meno
esplicito, presenta narrazioni con dinamiche da videogioco,
Source Code rimane un esemplare particolarmente
interessante sia per una semplice visione a fini di
intrattenimento, sia per essere guardato e analizzato con più
attenzione, data la sua capacità di dire molto sul cinema
contemporaneo.
La trama di Source Code e il cast di attori del
film
Protagonista del film è
Colter Stevens, un soldato che fa parte di un
programma governativo sperimentale per le investigazioni. Colter si
sveglia improvvisamente nel corpo di un’altra persona che viaggia
su un treno diretto a Chicago. Prima che possa capire da solo come
sia finito lì, si verifica una tremenda esplosione che uccide tutti
i passeggeri presenti sul convoglio. Quando riprende conoscenza, un
ufficiale di collegamento, Colleen Goodwin, in un
laboratorio segreto gli spiega che fa parte di un programma
chiamato Source Code, che consente di rivivere gli ultimi
8 minuti dell’esistenza di una persona attraverso la
tecnologia.
Il soldato si ritroverà quindi
costretto a vivere la tragedia più volte, finché non riuscirà a
identificare gli autori del crimine e assicurarli alla giustizia
prima che possano compiere un nuovo attacco terroristico.
Nonostante gli sviluppatori gli abbiano spiegato che non c’è
nessuna possibilità di modificare gli eventi e cambiare il passato,
Stevens tenterà in ogni modo di evitare la tragedia e salvare la
vita di Christina, una ragazza di cui si è
innamorato durante la missione. C’è però anche qualcos altro che
non torna, qualcosa che la Goodwin sembra avergli nascosto, un
elemento che potrebbe cambiare nettamente la sua percezione di
quella delicata missione.
Ad interpretare Colter Stevens vi è
l’attore Jake
Gyllenhaal, il quale volle Jones come regista dopo
aver visto il suo film Moon. Accanto a lui, nel ruolo di
Colleen Goodwin vi è invece l’attrice Vera Farmiga,
la quale si trovò a dover girare tutte le sue scene in soli 10
giorni in quanto, scopertasi incinta, non sarebbe poi più stata
disponibile per le riprese. L’attore Jeffrey Wright
interpreta il Dr. Rutledge, superiore della Goodwin. Poiché i due
non condividevano nessuna scena con Gyllenhaal, ma i loro
personaggi interagiscono comune tramite alcuni dispositivi,
quest’ultimo decise di restare anche oltre i suoi orari per fornire
loro le battute. Completa poi il cast l’attrice Michelle
Monaghan nei panni di Christina Warren.
Source Code e i videogame,
il significato del film tra livelli e ricompense
Come anticipato in apertura,
Source Code riprende in modo piuttosto esplicito alcune
delle regole base dei videogiochi, non tanto estranee a quelle
della narrazione. Dalla ripetizione delle azioni alla presenza di
diversi livelli di avventura, dalle distorsioni spazio-temporali
alla presenza di obiettivi da raggiungere, ostacoli da superare,
eventuali punizioni e ricompense da conquistare. Alla luce di ciò,
guardando il film risulta evidente come questo si configuri come un
gioco di ruolo, con un avatar (Colter Stevens) che rappresenta il
giocatore all’interno dell’ambiente trene. Qui il protagonista si
trova a dover compiere una serie di azioni nel tentativo di
progredire nella sua ricerca. Se non riesce a completare queste
prima che il tempo scada, la bomba esplode e il gioco termina.
Colter deve a quel punto
ricominciare da capo, facendo tesoro degli errori precedenti per
poter superare gli ostacoli. Ogni volta, dunque, egli impara e
diventa più abile. Dunque l’ambiente treno, nel suo essere chiuso,
presenta un inizio e una fine certi, ma diversi enigmi da risolvere
per poter sperare di arrivare trionfanti alla conclusione del
“livello”. Nell’arrivare al termine di esso, Colter non solo
sconfigge l’ostacolo primario (trovare l’attentatore e disinnescare
la bomba), ma ottiene anche delle ricompense che gratificano i suoi
sforzi, ovvero il poter contattare suo padre e salvare i
passeggeri, tra cui Christina, la donna di cui nel mentre si è
innamorato.
Infine, Colter sembra approdare ad
una modalità sandbox, con la possibilità dunque di
esplorare la nuova realtà in cui si trova e sfuggire alle
limitazioni precedentemente imposte. Ecco dunque come in Source
Code si fondono le strutture del videogame con la narrazione
cinematografica, dando dunque vita sì ad un’opera che fa
dell’intrattenimento il suo obiettivo primario, ma capace di
proporre brillanti riflessioni sull’ibridazione di queste due forme
d’arte. Sono sempre di più i film che presentano infatti tali
logiche, come ad esempio i film di Christopher
NolanInception e Tenet. Ciò a
dimostrazione di come i canoni narrativi, pur non perdendo i propri
elementi tradizionali, si arricchiscano delle novità apportate dai
nuovi media, con il cinema che le adatta alle proprie esigenze.
Il trailer di Source Code
e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Source Code grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Google Play, Apple iTunes, Now, Rai Play e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 26 gennaio alle ore 21:10
sul canale Rai Movie.
Mentre la maggior parte del filmato è stato ripreso dai
trailer rilasciati in precedenza, c’è un nuovo momento divertente
con Scott Lang e sua figlia Cassie proprio alla fine.
I Super Eroi Scott Lang
(Paul Rudd) e Hope Van Dyne (Evangeline
Lilly) tornano per continuare le loro avventure come
Ant-Man e Wasp. Insieme ai genitori di Hope, Janet Van Dyne
(Michelle Pfeiffer) e Hank Pym (Michael
Douglas), e alla figlia di Scott Cassie Lang
(Kathryn Newton), la famiglia si ritrova a
esplorare il Regno Quantico, a interagire con nuove strane creature
e a intraprendere un’avventura che li spingerà oltre i limiti di
ciò che pensavano fosse possibile.
Diretto da Peyton
Reed e prodotto da Kevin Feige, p.g.a. e Stephen Broussard,
p.g.a., Ant-Man and The Wasp:
Quantumania è interpretato anche da
Jonathan Majors nel ruolo di Kang, David
Dastmalchian nel ruolo di Veb, Katy O’Brian nel ruolo di
Jentorra, William Jackson Harper nel ruolo di Quaz
e Bill Murray in quello di Lord Krylar.
Kevin e la sua famiglia diventano
celebri all’improvviso sui social dopo aver trovato un fantasma di
nome Ernest che infesta la loro nuova casa. Ma quando infrangono le
regole per indagare sul misterioso passato dello spettro, Kevin ed
Ernest entrano nel mirino della CIA.
Dai un’occhiata al trailer di Un
fantasma in casa (We Have a Ghost)
qui sotto:
Un
fantasma in casa (We Have a Ghost) è scritto e diretto
da Landon, basato sul racconto di Geoff Manaugh intitolato Ernest.
Insieme a Harbour e Mackie ci sono la vincitrice del Golden Globe
Jennifer Coolidge, Jahi Di’Allo Winston, Tig Notaro, Erica
Ash, Faith Ford, Niles Fitch, Isabella Russo e Steve
Coulter.
Le nomination al Razzie Award
sono state annunciate all’inizio di questa settimana, e mentre
l’annuale “celebrazione” del peggior cinema ha ricevuto la solita
pioggia di critiche, è stata una nomination in particolare a
causare davvero scalpore online e nella community a
Hollywood. La dodicenne star
di FirestarterRyan Kiera Armstrong è stata nominata come “Peggior attrice”
per la sua interpretazione nel tanto criticato adattamento di
Stephen King, e la decisione di scegliere una così giovane
interprete è stata accolta una pioggia di condanne e e accuse di
bullismo.
Il fondatore di Razzies, John
Wilson, ha ora rilasciato delle scuse (tramite Variety ), revocando la
nomina di Armstrong e affermando che, andando avanti, nessuno di
età inferiore ai 18 anni potrà essere nominato. “A
volte, fai le cose senza pensare. Poi sei chiamato a riflettere su
questo”, ha scritto Wilson in una
dichiarazione. “Allora capisci. È per questo che
i Razzies sono stati creati in primo luogo. La recente valida
critica alla scelta dell’undicenne Armstrong come candidato per uno
dei nostri premi ha portato la nostra attenzione su quanto siamo
stati insensibili in questo caso. Di conseguenza, abbiamo rimosso
il nome di Armstrong dal ballottaggio finale che i nostri membri
esprimeranno il mese prossimo. Riteniamo inoltre che le scuse
pubbliche siano dovute alla signora Armstrong e desideriamo
esprimere il nostro rammarico per qualsiasi ferita subita a causa
di le nostre scelte».
I Razzies sono stati fondati
nel 1981 e il premio parodia degli Oscar è stato visto come un
divertimento innocuo per molti anni (Halle
Barry si è persino presentata per ritirare il suo
premio come peggior attrice perCatwoman), ma è
comprensibile capire perché questa particolare nomination sia stata
una scelta infelice, che ha causato un generale sentimento di
critica.
Sebbene il nome della Armstrong sia stato ora rimosso dalla
votazione per la peggiore attrice,
Firestarter rimane
nominato per il peggior remake/fregatura/sequel.
Warner Bros. e New
Line hanno pubblicato un nuovissimo trailer di Shazam! Furia
degli Deiprima della sua uscita in
arrivo al cinema il 17 marzo 2023.Quest’ultimo
sguardo al sequel di DC Comics presenta molta azione, mentre il Big
Red Cheese e i suoi compagni membri della famiglia Shazam
affrontano le malvagie – e
apparentemente moltopotenti
– Figlie di Atlante. Di seguito la versione in lingua originale, in
attesa della versione italiana.
Shazam! Furia degli
Dei
Shazam! Furia
degli Dei continua la storia dell’adolescente Billy
Batson che, dopo aver recitato la parola magica “SHAZAM!“,
si trasforma nel suo alter ego da supereroe adulto, Shazam.
Il cast del sequel include Zachary Levi nei panni di Shazam,
Asher Angel nei panni di Billy Batson,
Jack Dylan Grazer nei panni di Freddy Freeman,
Adam Brody nei panni del supereroe Freddy,
Ross Butler nei panni del supereroe Eugene,
Meagan Good nei panni del supereroe Darla,
DJ Cotrona nei panni del supereroe Pedro,
Grace Caroline Currey nel ruolo di Mary
Bromfield/la supereroina Mary. Djimon Hounsou ritorna nei panni del Mago,
mentre Rachel Zegler,
Lucy Liu e Helen Mirren si sono unite al film come
cattivi appena creati. Shazam! Furia
degli Dei uscirà il 17 marzo 2023. Il film è prodotto
da Peter Safran.
Sony Pictures ha
diffuso il trailer di 65, il
prossimo thriller fantascientifico. Il trailer presenta Adam Driver e Ariana
Greenblatt che rimangono bloccati su un pianeta pieno di
dinosauri. Il nuovo contributo mostra le sequenze d’azione da
batticuore del film, poiché il personaggio di Adam Driver dovrà affrontare creature
preistoriche per sopravvivere.
65 è
scritto e diretto da Scott Beck e Bryan Woods, noti per aver
co-scrittoA
Quiet Place e aver diretto il film slasher del
2019 Haunt. Il film vedep protagonisti Adam
Driver ( film di Star Wars),
Ariana Greenblatt (Love and Monsters) e Chloe Coleman
(My Spy).
“Dopo un catastrofico incidente
su un pianeta sconosciuto, il pilota Mills (Adam Driver) scopre
rapidamente di essere effettivamente bloccato sulla Terra… 65
milioni di anni fa“, si legge nella sinossi. “Ora,
con una sola possibilità per salvarsi, Mills e l’unico altro
sopravvissuto, Koa (Ariana Greenblatt), devono farsi strada
attraverso un terreno sconosciuto pieno di pericolose creature
preistoriche in un’epica lotta per la sopravvivenza.“
Il film è prodotto da Beck e Woods
attraverso il loro banner Beck/Woods insieme al creatore
di Evil Dead e al regista di
Doctor Strange in the
Multiverse of MadnessSam Raimi
attraverso il suo banner Raimi Productions. Questo segnerà
anche l’ultima collaborazione del duo di registi con Sam Raimi dopo
aver lavorato insieme a un episodio di 50 States of
Fright di Quibi . Altri produttori sono Zainab
Azizi e Debbie Liebling di Raimi Productions, con Douglas
Merrifield come produttore esecutivo.
Oltre a 65,
Adam Driver sarà presto visto in alcuni progetti
di alto profilo, tra cui il film biografico sulla Ferrari di
Michael Mann e l’epico dramma di Francis
Ford CoppolaMegalopolis . Nel
frattempo, Greenblatt e Coleman sono stati entrambi scelti per
progetti imminenti ad alto budget, con Greenblatt che apparirà
nell’adattamento cinematografico di Borderlands
di Eli Roth. Per quanto riguarda Coleman, reciterà accanto a
Chris Pine in Dungeons & Dragons:
Honor Among Thieves della Paramount .
Pubblicato il teaser trailer della
quarta, attesissima stagione di Succession,
il
premiato cult HBO creato da Jesse Armstrong. La nuova
stagione, in dieci episodi, andrà in esclusiva su Sky e in
streaming solo su NOW dal 3 aprile, con un nuovo episodio
ogni lunedì.
Succession
esplora i temi del potere e delle dinamiche familiari attraverso
gli occhi del magnate dei media Logan Roy (Brian
Cox) e dei suoi quattro figli, Kendall (Jeremy
Strong), Siobhan (Sarah Snook), Roman
(Kieran Culkin) e Connor (Alan
Ruck).
Succession: la
trama
Nella quarta stagione, la vendita
della media company Waystar Royco al visionario del tech Lukas
Matsson (Alexander
Skarsgård) si avvicina sempre di più. La prospettiva
di questa vendita epocale provoca angoscia e contrasti familiari
tra i Roy, che prefigurano come saranno le loro vite una volta
completato l’affare. La famiglia intravede un futuro in cui il
proprio peso culturale e politico sarà fortemente ridimensionato,
ne scaturirà quindi una lotta per il potere ancora più accesa.
Succession: il
cast
Il cast della quarta stagione:
Brian Cox, Jeremy Strong, Sarah Snook, Kieran Culkin, Alan
Ruck, Matthew Macfadyen, Nicholas Braun, J. Smith-Cameron, Peter
Friedman, David Rasche, Fisher Stevens, Hiam Abbass, Justine Lupe,
Dagmara Domińczyk, Arian Moayed, Scott Nicholson, Zoë Winters,
Annabelle Dexter Jones, Juliana Canfield e Jeannie
Berlin. Si aggiungono al cast Alexander Skarsgård, che diventa
regular dei nuovi episodi, Cherry Jones, Hope
Davis, Justin Kirk e Stephen Root. E vengono annunciati
oggi anche Annabeth Gish, Adam Godley, Eili Harboe e Jóhannes
Haukur Jóhannesson. Fra gli attori delle precedent Stagioni che
tornano nei nuovi episodi, annunciati anche Harriet Walter (Lady
Caroline Collingwood), James Cromwell (Ewan Roy), Natalie Gold
(Rava Roy), Caitlin Fitzgerald (Tabitha), Ashley Zukerman (Nate
Sofrelli), Larry Pine (Sandy Furness), Mark-Linn Baker (Maxim
Pierce), Pip Torrens (Peter Munion).
Creata da Jesse Armstrong;
produttori esecutivi Jesse Armstrong, Adam McKay, Frank Rich, Kevin
Messick, Jane Tranter, Mark Mylod, Tony Roche, Scott Ferguson, Jon
Brown, Lucy Prebble, Will Tracy e Will Ferrell. Jesse Armstrong è
lo showrunner.
Le prime tre stagioni di SUCCESSION
hanno ottenuto 48 nomination agli Emmy® e 13 premi vinti, tra cui
Miglior serie drammatica, per la seconda e la terza stagione. La
terza stagione, che ha debuttato nell’ottobre 2021, ha ottenuto il
SAG Award per il cast e ha vinto ai WGA, DGA e PGA.
Dopo Sulla mia pelle, dedicato all’Odissea di
Stefano Cucchi e alla sua ultima settimana di
vita, Alessio Cremonini si conferma un regista al
quale dare ascolto, e sale. Mai banale, il suo cinema continua a
raccontare storie comunque utili a sollevare interrogativi e a
sfidare l’abitudine nella quale spesso pigrizia e timore ci
spingono. Come succede anche nel suo nuovo Profeti,
in sala dal 26 gennaio
(distribuito da Lucky Red), nel quale torna a
collaborare con Jasmine
Trinca, già Ilaria Cucchi nel
film del 2018.
In
Profeti l’attrice romana è Sara è una giornalista
italiana, in Medio Oriente per un reportage sulla guerra nello
Stato Islamico, che viene rapita dall’Isis. In quanto donna, quindi
inferiore e rispettabile solo se sottomessa al maschio, non può
stare in una prigione dove siano anche degli uomini, per cui viene
trasferita nella casa di Nur (interpretata dalla Isabella Nefar di
Waiting for the Barbarians), che da quel momento diventa la
sua carceriera.
Anche Nur è una
straniera, una foreign fighter radicalizzata a Londra che ha poi
sposato un miliziano e ora vive nel Califfato nella casa che le due
donne saranno costrette a condividere a lungo, proprio nel mezzo di
un campo di addestramento dell’ISIS, dove altri prigionieri vengono
torturati e uccisi. Fuori continua il conflitto che conosciamo,
mentre tra le quattro mura si sviluppa una diversa guerra,
psicologica, fatta di silenzi e sottili ricatti, per convertire
Sara.
ISIS, Islam,
religione, libertà
Non saranno mai
abbastanza le occasioni di sottolineare l’abisso che intercorre tra
fanatismo religioso e l’Islam praticato dai musulmani che la stessa
foreign fighter attacca sullo schermo, un tema e un ambito
culturale che il regista conosce bene, e al quale si dedica – come
sottolinea lo stesso vincitore del David di Donatello come Miglior
regista esordiente del 2018 – sin dal
Private di Saverio
Costanzo (del quale era co-sceneggiatore) e dal
Border del 2013, “un piccolissimo film
sulla rivoluzione siriana mai uscito nelle sale“. Alla base il
“desiderio di guardare fuori, a storie non italiane, ma che ci
devono interessare“.
“In Medio Oriente, se
sei una donna, devi imparare a difenderti il prima possibile“,
queste parole ci accolgono all’inizio del film, ma più – e oltre –
che essere un inevitabile riferimento a quanto vediamo accadere in
Iran, con l’incedere della storia è altrettanto naturale tornare
con la mente alla vicenda vissuta dalla cooperante Silvia
Aisha Romano, convertitasi all’Islam durante la prigionia
in Somalia. Una scelta sincera? Disperata? Figlia della
costrizione? Per quanto riguarda i casi citati, non ci permettiamo
di fare ipotesi, ma per quanto riguarda il film speriamo sia una
scelta deliberata quella di lasciare il dubbio nello spettatore
riguardo quel che accade nella casa, tra le due donne.
Nessun dubbio, troppi
dubbi
In
Profeti, ci sono due donne occidentali che hanno
fatto scelte diametralmente opposte, una lontana da qualsiasi fede,
l’altra assolutamente convinta della propria, come molti, troppi.
Temi cardinali – insieme a quello della prigionia, fisica e non
solo, declinato anche nel film sul caso Cucchi – che il film tratta
in maniera forse troppo ordinata, dall’inizio, quando la prima
stazione del calvario di Sara si rivela particolarmente
sopportabile, evidentemente in considerazione del reale obiettivo
della cellula.
In un cinema politico
come quello di Cremonini, d’altronde, l’importante è mettere in
scena una realtà e delle metafore che il pubblico possa digerire, e
portare con sé, anche a costo di rischiare di non chiarire elementi
narrativi importanti o di aprire crepe nella coerenza interna dei
personaggi. Se dopo aver visto il film qualcuno in più penserà che
sia meglio spegnere le fiamme della casa del vicino piuttosto che
voltargli le spalle, il resto non sarà poi così importante.
Io rispetto la fede ma è il
dubbio che ti educa. (Bruce Lee)
Sono ufficialmente aperte le
prevendite dei biglietti per il celebre film di
James Cameron, Titanic, che
tornerà nelle sale italiane in 3D dal 9 febbraio in occasione del
25° anniversario, distribuito da The Walt Disney Company Italia.
Per prenotare i biglietti è possibile accedere al
sito www.titanicilfilm.it, in
continuo aggiornamento.
Una versione rimasterizzata di
Titanic, il film di
James Cameron pluripremiato agli Academy Award, torna nelle
sale cinematografiche in 3D durante il periodo di San Valentino:
con un cast guidato dai vincitori del premio Oscar
Leonardo DiCaprio e
Kate Winslet, il film è un’epica storia d’amore ricca di azione
ambientata nello sfortunato viaggio inaugurale dell’“inaffondabile”
Titanic, all’epoca il più grande oggetto in movimento mai
costruito.
Titanic ha vinto un record
di 11 Academy Award, tra cui miglior film, miglior regia, miglior
fotografia, miglior montaggio, miglior scenografia, migliori
costumi, miglior colonna sonora originale, miglior canzone
originale, miglior sonoro, miglior montaggio sonoro e migliori
effetti speciali. Alla sua prima uscita, nel 1997, il film è
diventato il campione d’incassi mondiale numero 1 di tutti i tempi
ed è attualmente il terzo film di maggior incasso a livello
mondiale.
Paramount Pictures e 20th Century
Studios presentano una produzione Lightstorm Entertainment,
Titanic, con Leonardo DiCaprio, Kate Winslet, Billy Zane,
Kathy Bates, Frances Fisher, Bernard Hill, Jonathan Hyde, Danny
Nucci, Gloria Stuart, David Warner, Victor Garber e Bill
Paxton. Scritto e diretto da James Cameron, il film è prodotto
da Cameron e Jon Landau, mentre Rae Sanchini è la produttrice
esecutiva.
La Sony Pictures
sarà anche responsabile di portare Spider-Man sul
grande schermo, ma la Disney è ancora proprietaria dei diritti di
merchandising dell’arrampica muri. Questo spiega in parte il motivo
per cui, da Captain America: Civil War del 2016, il
Peter Parker di Tom Holland ha indossato così tanti costumi
diversi!
Nei momenti finali di Spider-Man: No Way Home, l’adolescente ha dato
l’addio alla sua tuta tecnologicamente avanzata per indossarne una
più in linea con la sua controparte fumettistica. Una svolta
praticamente perfetta e che rappresenta un’interpretazione
dell’eroe che speriamo di vedere al centro della scena nella
prossima trilogia di film. Tuttavia, non crediamo che Spidey
rinuncerà presto a indossare costumi alternativi. Anzi, ci sono
alcuni costumi dei fumetti che non vediamo l’ora di vedere un
giorno in versione live-action.
La tuta del clone Ben Reilly
Ben Reilly farà
parte di Spider-Man: Across the Spider-Verse, vestito
con il costume classico che ha ispirato la tuta casalinga di Peter
del MCU in
Spider-Man: No Way Home. Tuttavia, quando è
passato ad essere Spider-Man a tempo pieno, ha cominciato ad
indossare il costume rosso e blu che vedete qui sopra.
I Marvel Studios si sono avvicinati
all’idea di adattare il costume in diverse occasioni ma non si
pensa che sia necessariamente questa la scelta definitiva. Quindi,
perché non cedere questo costume allo Spider-Man
di Holland? Potrebbe mantenere gli elementi
classici della tuta che abbiamo visto per la prima volta alla fine
di No Way Home, anche se in un modo che faccia
risaltare questa variante dell’eroe. Il logo renderebbe omaggio ai
tempi dell’Iron Spider, mentre gli spara-ragnatele
esterni rimarrebbero sempre efficaci a livello di design.
Il “bombastic Bag-Man”
I Fantastici Quattro stanno per arrivare nel
Marvel Cinematic
Universe e, sebbene Jon Watts non sia più al
timone del film, una collaborazione tra Spider-Man e questi eroi
rimane un must. Dopotutto, Peter ha un passato
storico con la Prima Famiglia Marvel e sarebbe assurdo se non
incrociasse la sua strada con quella dei prossimi Avengers. Se e
quando ciò accadrà, dobbiamo assolutamente vedere il
Bombastic Bag-Man in azione!
Se il suo costume venisse
danneggiato o distrutto in battaglia, Peter potrebbe facilmente
prendere in prestito una delle tute di Johnny
Storm e indossare un comico sacchetto di carta per
nascondere il suo volto durante il ritorno a casa. Sarebbe una
chicca per i fan e un ottimo modo per aumentare il valore di
Amazing Spider-Man #258 (al momento facile da trovare) se
siete collezionisti!
Superior Spider-Man
Non vogliamo assolutamente che
Otto Octavius diventi il nuovo
Spider-Man del MCU, e la storyline
di Superior Spider-Man nel suo complesso
preferiremmo che rimanesse sulla pagina per il momento. Tuttavia,
quel costume… beh, è davvero notevole. Il talentuoso team di
concept artist dei Marvel Studios si è sicuramente
ispirato a questo costume per
Spider-Man: Far From Home, come si evince dal libro di
approfondimento “Art of”. Il simbolo del ragno è davvero bello,
mentre il nero e il rosso sono qualcosa che ormai sappiamo
funzionare bene.
Potrebbe trattarsi di un semplice
aggiornamento della tuta di Peter Parker con
l’avanzare dell’età, e forse di un modo per alludere al fatto che
sta imboccando una strada oscura dopo aver affrontato alcuni anni
tragici che lo hanno visto perdere Tony Stark,
zia May e persino l’amore della sua vita dopo che
il mondo ha dimenticato chi è.
La tuta “Big Time”
Una delle cose migliori
della serie Amazing Spider-Man di Dan
Slott sono stati i costumi. Questo è sicuramente il caso
della tuta “Big Time” dell’Arrampica-Muri, un
costume con lo scopo principale di proteggere l’eroe dalla risata
sonica del nuovo Hobgoblin. Tuttavia, possiede
anche una modalità mimetica che la rende una tuta stealth che siamo
sicuri Spidey potrebbe utilizzare all’occorrenza. Dove troverebbe
la tecnologia? Questa è una domanda a cui un film futuro dovrà
rispondere.
Nel corso degli anni è stata sia
verde che arancione, e una di queste due varianti potrebbe
funzionare nel MCU. Ora che
Spidey è apparentemente percepito come una
minaccia grazie a J. Jonah Jameson, potrebbe essere costretto a
essere un po’ più furtivo come Spidey!
La tuta antiproiettile
Questa versione aggiornata della
Spider-Armatura proviene anch’essa dalla serie
Amazing Spider-Man di Dan Slott ed è
stata creata per compensare la perdita del senso di ragno di
Peter Parker (che è stato usato solo
sporadicamente nel MCU tra
Spider-Man: Far From Home e la scena con Norman Osborn nell’appartamento di
Happy Hogan nel sequel).
Completamente antiproiettile, questa
tuta è di grande impatto visivo e, se avete giocato al videogioco
Spider-Man per PlayStation, saprete che in azione
è a dir poco straordinaria. Cosa potrebbe portare al MCU? Beh, se
Spider-Man è in qualche modo indebolito o ha
bisogno di proteggersi dalla polizia, questo potrebbe essere un
ottimo costume da utilizzare… tuttavia, vorremmo vederlo indossare
per combattere il Punitore di Jon Bernthal!
Scarlet Spider II
Peter Parker non ha
mai indossato questo costume, che apparteneva invece al suo clone
Kaine. Come nuovo Scarlet Spider, era sicuramente un eroe, ma
con un approccio molto diverso da quello di suo “fratello”.
Quindi, cosa potrebbe portare
Peter a indossare questo costume da Ragno
Scarlatto? Beh, non siamo sicuri che ci sia bisogno di un
motivo… è semplicemente bello! Si tratterebbe di un grande
cambiamento per lo spara-ragnatele, ma anche di un altro costume
che potrebbe indicare la sua maturazione come supereroe. Se le voci
che lo vogliono in squadra con Daredevil
sono vere, questo costume sarebbe davvero tosto al fianco del
vecchio Hornhead! Naturalmente, il modo più
semplice per portare questo costume sul grande schermo sarebbe
quello di adattare la Saga dei Cloni, e anche se
non tutti saranno d’accordo, siamo sicuri che i Marvel Studios potrebbero rendere
giustizia alla trama.
La Spider-Armor
Uno dei primi costumi alternativi di
Peter Parker, lo “Spider-Armor Mk I”, non è
rimasto a lungo in circolazione, ma rimane un costume di grande
impatto visivo che potrebbe risultare incredibile in
un’ambientazione live-action.
L’arrampica muri indossava questa
tuta per combattere i Nuovi Enforcer e, sebbene lo
rallentasse, ha reso l’eroe meno vulnerabile agli attacchi (in
particolare ai proiettili). Benché Spidey abbia indossato un
costume separato e isolante per combattere Electro, la combinazione di questi due costumi
– mantenendo l’aspetto di questa tuta – potrebbe essere un modo
intelligente per dare a Peter un potente aggiornamento per
affrontare un futuro nemico mortale. Ci viene subito in mente
Scorpion, così come il formidabile avversario che
la versione di Kingpin del MCU si prospetta
essere. Se Spider-Man sta per affrontare le
famiglie del crimine organizzato della Grande Mela, questo potrebbe
essere un must.
“Black Suit” Spider-Man
Se ci si ferma a pensare, è assurdo
che Spider-Man non sia tornato dallo spazio con
questa nuova tuta. È probabile che i piani della
Sony per Venom abbiano fatto
deragliare l’idea, ma No Way Home ha aperto la porta alla
possibilità di realizzarla.
Non è un segreto che lo studio
desideri che il Peter Parker di Tom Holland incroci la sua strada
con l’Eddie Brock di Tom Hardy, ed entrambi gli attori hanno
espresso il loro interesse a realizzarlo. Purtroppo, pensiamo che
Venom: La furia di Carnage e Spider-Man:No Way Home siano
quanto di più vicino a un crossover otteremo. Tuttavia, un pezzo
del costume è ora nel MCU! Dovrebbe
avvenire prima di Avengers: Secret Wars, giusto? Sarebbe anche
la scusa perfetta per far sì che Spidey cerchi l’aiuto dei
Fantastici Quattro, portando all’introduzione del già citato
Bombastic Bag-Man…
Una donna, un uomo, la storia di una coppia tra
amore, complicità, equivoci, tradimenti, addii. Una storia
appassionata, unica e insieme comune, se non fosse per i nomi che
portano: Mussolini lei, Ciano lui. Lei la figlia più amata del Capo
del regime, lui lo sposo, il brillante diplomatico, l’uomo della
comunicazione e dei rapporti col mondo. Una coppia seguita,
discussa, invidiata. Due rampolli sotto i riflettori del novecento,
destinati a diventare protagonisti schiacciati da un potere molto
più grande di quello che pensavano di avere. Sono i protagonisti di
“Quei due – Edda e
Galeazzo Ciano”, il nuovo
film diWilma
Labate, prodotto
daLuce
Cinecittàcon la
collaborazione diRai
Documentari, ideato da
Beppe Attene che lo sceneggia con la regista, in onda in prima
serata su Rai Trevenerdì
3 febbraio, dopo il
successo della presentazione al Tertio Millennio Film Festival,
dove si è aggiudicato sia la Menzione speciale del Concorso che il
premio del Sindacato Critici Cinematografici per il Miglior
film.
In un gioco cinematografico affascinante “Quei
due – Edda e Galeazzo Ciano” mescola, accanto alle straordinarie
immagini dell’Archivio Luce con momenti anche privati e familiari
della coppia Edda-Galeazzo, un racconto filmico contemporaneo,
vivace e ‘pop’, che vive delle interpretazioni di due talenti
comeSilvia
D’AmicoeSimone
Liberati, in azione
all’interno di un teatro di Cinecittà, fotografati dalla lente
creativa diDaniele
Ciprì. Un racconto che
rende emotiva una storia italiana e ci avvicina ai suoi
contraddittori personaggi. Giocando con la scenografia e i costumi
contaminati dall’attualità, Edda e Galeazzo si raccontano senza
pudore grazio all’uso delle parole originali contenute nei diari
privati e nei discorsi pubblici di Galeazzo Ciano e nelle
autobiografie di Edda Mussolini. Un lavoro di tessitura che dà al
vivo le espressioni dei protagonisti, in un dialogo serrato e
coinvolgente.
Importanti i contributi
tecnico-artistici: oltre
alla fotografia di Daniele Ciprì, le musiche di Riccardo Giagni,
insieme al montaggio di Patrizia Penzo, le scenografie di Valeria
Zamagni, i costumi di Metella Raboni. Le riprese del film si sono tenute interamente
negli Studi di Cinecittà. Le parole di Galeazzo Ciano sono
tratte dal ‘Diari 1937-1943’, e dai volumi di Giordano Bruno Guerri
‘Galeazzo Ciano, Una vita’, ‘Galeazzo Ciano’ e ‘Un amore fascista.
Benito, Edda e Galeazzo’, e da ‘Ciano. L’ombra di Mussolini’ di Ray
Moseley, oltre che da interventi parlamentari. Le parole di Edda
provengono dai libri ‘La mia vita’ di Edda Ciano e Domenico
Oliveri, e ‘La mia testimonianza’. Dopo la prima serata firmata Rai Documentari su
Rai Tre, “Quei due – Edda e Galeazzo Ciano” sarà disponibile su
Raiplay.
Luce-Cinecittà – Direzione di Cinecittà spa attiva nella
distribuzione di opere prime e seconde e nella produzione di
documentari. Con una rilettura della nostra storia grazie al
materiale dell’Archivio Luce, e di indagine del presente con grandi
autori, scouting di giovani talenti, presenza nei festival
internazionali, in sala e in tv, che ne fanno una grande Casa del
cinema del reale.
Rai Documentari– Creata nel gennaio 2020, Rai Documentari è la
Direzione di riferimento all’interno dell’azienda per l’industria
del documentario. Direttore Fabrizio Zappi.
A dicembre del 2022 è approdata
sulla piattaforma Disney+Tra il mondo e noi, serie drammatico-sentimentale
diretta dalla regista Hulya Gezer e scritta da
Pinar Bulut. Conclusasi il 25 gennaio 2023, la
storia ha come protagonista una delle attrici più famose nel
panorama cinematografico turco,
Demet Ozdemir, conosciuta e amata anche in Italia
grazie al suo ruolo di Sanem in DayDreamer – Le ali del sogno.
Ozdemir, dopo il successo della soap
opera che l’ha lanciata come stella nella serialità turca, ha
svestito i panni della ingenua e sognatrice Sanem Aydin per potersi
calare in ruoli più sfaccettati e drammatici, come quello di Zeynep
nel drama Doğduğun Ev Kaderindir. Per questa nuova serie
l’attrice ha dovuto ricoprire un ruolo complesso, quello della
disillusa caporedattrice Ilkin, grazie alla quale Demet è tornata a
mostrare le sue spiccate doti recitative. Tra il mondo e
noi è prodotta da MF Yapim per The Walt
Disney Company.
Tra il mondo e noi, la trama
Ilkin (Demet
Ozdemir) è caporedattrice di una famosa rivista a
Istanbul, fidanzata con un noto attore turco di nome Tolga
(Bugra Gulsoy). La loro relazione però inizia a
vacillare quando quest’ultimo entra in crisi con la produzione
della sua nuova serie. A causa della incomunicabilità tra di loro,
Ilkin, sotto suggerimento della sua amica nonché collega Burçin
(Zerrin Tekindor), decide di creare un profilo
falso per poter parlare con il suo compagno da perfetta
sconosciuta.
Il rapporto che si instaura fra la
fittizia Berlin (nome del profilo) e Tolga, finisce per degenerare,
tanto da spingere Ilkin a dare un vero volto a questa donna
inesistente. Il coinvolgimento di un’impiegata della rivista, Sinem
(Hafsanur Sancaktutan), sarà la goccia che farà
traboccare il vaso, capovolgendo all’improvviso la sfera
sentimentale della giornalista a cui seguirà un crollo
psicologico.
Turchia, allora sei brava!
Le produzioni turche, arrivate ad
occupare il palinsesto delle reti italiane nel lontano 2016 con
Cherry Season – La stagione del cuore, sono sempre apparse
avvolte in una rigida atmosfera pudica agli occhi dei propri
spettatori. Sembrava – e in realtà lo era – esserci una censura,
motivo per il quale non erano concesse e contemplate né effusioni
esplicite né tantomeno scene hardcore. Con il tempo però qualcosa
nel sistema si è mosso e, complici gli investimenti delle grandi
piattaforme di streaming, anche la Turchia ha cominciato ad
aprirsi a prodotti di diverso tipo e registro. La
serialità turca è riuscita così a compiere quel passo in avanti
necessario per guadagnarsi una fetta di spazio nei servizi a
pagamento, ottenendo anche un plauso per le proposte originali di
cui oggi possiamo fruire.
Il velo, perciò, è caduto. Se prima
erano le soap a riempire gran parte dell’offerta turca, adesso le
serie disponibili sono di tutt’altro genere e tono, e le dinamiche
al loro interno vengono presentate senza troppo filtri. Fra le
novità del 2022 Tra il mondo e noi è quello che
segue le nuove “linee guida” delle rinnovate produzioni turche,
emancipandosi da operette di basso rilievo, portando su Disney+ una storia
intensa e ben costruita. È Hulya Gezer a mettersi dietro
la macchina da presa, strutturando una trama d’impatto emotivo e di
bellezza formale.
Quel che colpisce subito l’occhio
cinefilo è lo stile adottato dalla regista. Per seguire le
dinamiche di Ilkin e Tolga, Gezer sceglie spesso lo
split screen, arricchito con transizioni a tendina e
dissolvenze, volte a separare visivamente i percorsi dei due
protagonisti. Di entrambi i personaggi vengono così restituite le
luci e le ombre e tale dicotomia è esaltata da una fotografia
mista. Il bianco e nero racconta le sequenze di maggior pathos,
enfatizzandone le emozioni e sottolineandone la solitudine; le
immagini a colori, invece, fungono più da maschera metaforica,
indossata da Ilkin e Tolga per interfacciarsi con il mondo
esterno.
La trama progredisce senza
interruzioni e il suo ritmo incalzante invoglia alla visione; unica
pecca potrebbe essere il suo script, non proprio solido nella
composizione di alcune parti, ma la cui ottima resa visiva arriva
in soccorso per non lasciar navigare l’impianto drammaturgico negli
abissi dell’inanità.
Perdere se stessi
nell’oscurità
Il baricentro di Tra il
mondo e noi è l’amore, ma non quello da favola. Il
sentimento, nella storia fra Ilkin e Tolga, è trattato nella sua
forma discinta e caduca, causa di un effetto che va oltre
l’idilliaco romanticismo: la perdita di se stessi.
È partendo dall’amore che Gezer incastra all’interno della
narrazione un discorso più ampio, tanto contemporaneo quanto
anacronistico. Amare qualcuno in modo errato conduce al
disinnamoramento di se stessi e, di conseguenza, allo smarrimento.
L’amore non è dunque il punto di arrivo, quanto piuttosto quello di
partenza, da cui si ramificano le diverse tematiche quali fragilità
psicologica, depressione e trauma, dispiegate in maniera omogenea
fino alla risoluzione ultima.
È nell’impeccabile e audace
recitazione di Demet Ozdemir che confluiscono
tutti i contenuti di cui la serie si fa carico; Ozdemir riesce a
frammentare lentamente e dolorosamente la sua Ilkin in numerosi
beat strazianti, segmenti in cui lo sguardo spiritato e
l’espressione angosciata irrompono sullo schermo stretto per
riportare ogni singola sfaccettatura della donna. Ma è solo
riducendo in mille pezzi il suo animo – nonché la sua vita – che
Ilkin riesce a ricostruire la giusta versione di sé, pronta ad
amare davvero se stessa.
Tra il mondo e noi
si trasforma, in conclusione, in una bella parabola sulla
forza delle donne, sul loro coraggio di rialzarsi
nonostante le ferite e sulla determinazione nel chiedere aiuto; un
invito a non lasciarsi mai abbattere né tantomeno ad avvilirsi per
una relazione malsana; un monito ad amarsi sempre,
anche quando allo specchio il trucco è sbavato, gli occhi sono
stanchi e le lacrime solcano il viso. Perché, come la fenice, si
può sempre rinascere dalle proprie ceneri.
La prima docu-serie di
Elodie, “Sento ancora la vertigine”, sarà disponibile dal 20
febbraio su Prime
Video.
In “Sento ancora
la vertigine”, una produzione Groøenlandia in
collaborazione con Prime Video. Elodie per la prima volta sceglie la
narrazione attraverso immagini video per mostrare alcuni dei
momenti più importanti della sua carriera, la sua sfida per trovare
la canzone per Sanremo 2023 e il suo essere costantemente in bilico
tra la continua voglia di migliorarsi e la paura di non essere mai
abbastanza. I tre episodi, prodotti da Matteo Rovere e Leonardo
Godano, sono stati diretti da Nicola Sorcinelli.
Sempre a febbraio,
venerdì 10, è prevista l’uscita del nuovo album “Ok. Respira”,
all’interno del quale sarà contenuto anche “Due”, brano con cui
Elodie sarà in gara al Festival della canzone italiana. Già
annunciato, tra gli appuntamenti del 2023, anche il suo primo show
al Mediolanum Forum il 12 maggio, prodotto da Vivo Concerti.
Brendan Gleeson,
noto per i suoi personaggi da mentore o da figura burbera e
autoritaria, è un attore dotato di un talento raro, che gli
permette non solo di interpretare qualunque tipo di personaggio,
passando con naturalezza da un genere cinematografico ad un altro,
ma anche di conferire a tali personaggi una profonda umanità, ben
oltre quella che viene per lo scritta. È proprio questo uno degli
aspetti più incantevoli della sua attività di interprete e che lo
rende tanto memorabile nel cuore degli spettatori.
2. Ha preso parte anche a
progetti per la TV. Oltre ai tanti film per il cinema in
cui ha recitato, Gleeson ha preso parte, ancora agli inizi della
sua carriera, anche a film per la TV come Hard Shoulder
(1990), Saint Oscar (1991), The Treaty (1991),
The Snapper (1993), Avventure nei mari del nord
(1995), Making the Cut (1998) e Into the Storm – La
guerra di Churchill (2009). Negli ultimi anni ha poi recitato
anche in tre serie: 1916 Seachtar
Dermadta (2013), Mr. Mercedes (2017-2019),
tratta dall’omonimo romanzo di Stephen King,
e State of the Union (2022).
3. Ha ottenuto importanti
riconoscimenti. Nel corso della sua carriera Gleeson ha
ricevuto nomination ad alcuni dei più importanti premi assegnati
per il cinema. Tra questi si anoverano sette candidature ai
Satellite Award, dove ha vinto due volte come
miglior attore per Into the Storm e Mr. Mercedes,
due candidature agli Emmy Award, dove ha vinto
come miglior attore per Into the Storm, e cinque
nomination ai Golden Globe. Nel 2023 ha infine
ricevuto la sua prima candidatura ai premi Oscar come miglior
attore non protagonista per Gli spiriti dell’isola.
Brendan Gleeson è Malocchio Moody
in Harry Potter
4. Non era sicuro di voler
recitare nel film. Il ruolo più celebre di Gleeson è senza
dubbio quello di Alastor “Malocchio” Moody nella saga di Harry
Potter. Più precisamente egli compare nel quarto, nel quinto e nel settimo film. Inizialmente,
però, l’attore ha raccontato di aver firmato solo per un film,
poiché non se la sentiva di partecipare ad una saga di un genere
che non sentiva suo. In particolare, l’attore era preoccupato
all’idea di lavorare con interpreti molto giovani. Una volta sul
set, però, si è lasciato conquistare dall’atmosfera magica e
tutt’altro che infantile, decidendo di rimanere nella saga.
5. Ha basato il personaggio
su sue esperienze pregresse. Prima di diventare un attore,
Gleeson a lavorato per dieci anni come insegnante di lingua e
letteratura inglese e irlandese al Catholic Belcamp College di
Dublino. L’attore ha raccontato di essersi basato sulle sue
esperienze come docente per interpretare Malocchio Moody,
riproponendo alcuni dei suoi atteggiamenti in aula, portandoli
naturalmente all’estremo. Gleeson, inoltre, ha affermato di essersi
sentito capace di “esorcizzare” qualche cattiveria compiuta nella
sua carriera di professore.
Brendan Gleeson in Braveheart –
Cuore impavido
6. Quello in
Braveheart è stato uno dei suoi primi ruoli
importanti. Dopo alcuni ruoli per il cinema e la
televisione, Gleeson si è fatto conoscere per il personaggio di
Hamish, ruolo secondario nel film Braveheart – Cuore
impavido, diretto e interpretato da Mel Gibson. Nel
film Gleeson interpreta dunque uno dei più fedeli capitani del
protagonista, anche se il vero condottiero a cui il suo Hamish è
ispirato era scozzese e non irlandese, come è invece l’attore. Ad
ogni modo, fu questo uno dei primi ruoli a conferire popolarità a
Gleeson.
Brendan Gleeson in Troy
7. Ha interpretato un
celebre condottiero. Dopo essere stato un guerriero in
Braveheart, Gleeson ha avuto l’occasione pochi anni dopo
di interpretarne un altro ancor più celebre nel film epico
Troy. Qui egli è infatti Menelao, l’uomo a cui Paride ruba
la bella Elena, di fatto scatenando la guerra tra greci e troiani.
Gleeson si è dunque stavolta trovato a doversi confrontare con
abiti di scena particolarmente elaborati e con sequenze di
battaglia molto complesse. Anche questo è poi divenuto un altro dei
ruoli per cui l’attore è oggi maggiormente ricordato.
Brendan Gleeson e Colin
Farrell
8. Ha lavorato in due
occasioni con il collega irlandese. Brendan Gleeson e
Colin Farrell si sono
dimostrati essere una straordinaria coppia cinematografica, forte
della grande sintonia esistente tra i due interpreti. I due hanno
ad oggi lavorato insieme per i film In Bruges – La coscienza
dell’assassino e Gli spiriti dell’isola, entrambi
diretti da Martin McDonagh, anche lui irlandese di
origini. In entrambi i casi i due si sono sempre dichiarati
entusiasti del lavoro svolto insieme, considerando il periodo di
lavoro sui due film realizzati insieme come estremamente creativo e
personalmente rinvigorente.
Brendan Gleeson e i suoi figli
9. Ha quattro
figli. Sposato dal 1982 con Mary Weldon,
l’attore ha quattro figli: lo scrittore Rory
e gli attori Fergus, Brian e
Domhnall
Gleeson. Quest’ultimo è il più noto tra i tre, celebre
per aver recitato, come il padre, nella saga di Harry
Potter, ricoprendo il ruolo di Bill Weasley, ma anche nei film
Ex
Machina, Anna Karenin e nella trilogia sequel di
Star
Wars nei pani del Generale Armitage Hux. Domhnall ha
dunque recitato accanto al padre in Harry Potter, anche se
inizialmente contrario alla cosa per via del suo non voler essere
giudicato in base alla loro parentela.
Brendan Gleeson: età e altezza
dell’attore
10. Brendan Gleeson è nato a
Dublino, Irlanda, il 20 marzo del 1955. L’attore è alto
complessivamente 1,86 metri.
Negli ultimi anni la figura
femminile al cinema si è arricchita di sempre più sfumature e
ruoli, allontanandosi dagli stereotipi con cui per troppo a lungo
era stata raccontata e abbracciando rappresentazioni più variegate
e fedeli alla realtà. Uno dei film più recenti che senza dubbio ha
contribuito a ciò è La favorita (qui la recensione), uscito nel
2018 per la regia del greco Yorgos Lanthimos, già
autore di The Lobster e Il sacrificio del cervo
sacro e ora al cinema con Povere
creature! (qui
la recensione). Scritto da Deborah Davis e
TonyMcNamara, il film non solo
ritrae figure realmente esistite nella storia, ma si concentra su
dinamiche e temi particolarmente attuali ancora oggi.
Le prime bozze della sceneggiatura
erano in circolazione già dalla fine degli anni Novanta, ma il
progetto faticava a trovare finanziatori per via della mancanza di
personaggi maschili significativi e per i contenuti lesbici. Con il
cambiamento della società e l’accresciuta popolarità del movimento
#MeToo, il film ha infine potuto trovare il proprio posto
in un contesto ormai pronto a questa tipologia di storie. Curato
sino al minimo dettaglio e girato prevalentemente nella Hatfield
House, nell’Hertfordshire, il film venne poi presentato in concorso
al Festival di Venezia, dove ottenne i primi
onori.
Osannato dalla critica, La
favorita divenne uno dei principali protagonisti della
stagione dei premi, ottenendo infine ben 10 nomination al premio
Oscar. Tra i film più importanti del suo anno, è un’opera che
merita più visioni per poter essere sviscerata in ogni suo
elemento, tema e significato. Prima di intraprendere una visione
del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alla storia vera.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast del film La favorita
Ambientato durante i primi ani del
1700, nel pieno della guerra tra Francia e Inghilterra, il film ha
per protagonista la regia Anna Stuart, donna ormai
non più giovane e con diversi problemi di salute che la portano a
trascurare i suoi impegni di regnante. Al suo fianco non manca mai
Sarah Churchill, sua fidata consigliera nonché
amica intima. È lei ad amministrare il potere per conto della
regina, traendone benefici di ogni sorta. L’arrivo a corte della
cugina di Sarah, Abigail Masham, nobile caduta in
disgrazia, finirà per scuotere gli equilibri vigenti. Ben presto,
tra le due donne avrà inizio una vera e propria guerra per
decretare chi sarà la favorita della regista.
Per il ruolo della regina Anna,
Lanthimos aveva preso in considerazione un’unica interprete,
Olivia Colman, che aveva già lavorato per lui
in The Lobster. L’attrice si è dichiarata da subito molto
attratta dal ruolo, per il quale ha accettato di guadagnare circa
16 chili. Per la sua complessa interpretazione, l’attrice ha poi
vinto numerosi onori, tra cui la Coppa Volpi al Festival di Venezia
e l’Oscar alla miglior attrice protagonista. Nel ruolo di Sarah
Churchill vi è invece Rachel Weisz,
la quale ha affermato di aver accettato la parte poiché raramente
le erano capitati personaggi femminili tanto complessi. Anche lei è
poi stata nominata all’Oscar nella categoria alla miglior attrice
non protagonista.
Chiude il terzetto di attrici la
premio Oscar Emma Stone,
interprete di Abigail Masham. Inizialmente la Stone pensava di
rifiutare il ruolo, credendo che il personaggio di Abigail non
sarebbe stata altro che una succube, ma quando arrivò alla fine
della sceneggiatura implorò Lanthimos di assegnarle la parte. Per
prepararsi a questa, però, la Stone dovette fare molta pratica con
l’accento britannico e in particolare con il modo di parlare
vigente nell’700. Come le due colleghe, anche la Stone è poi stata
candidata all’Oscar nella categoria alla miglior attrice non
protagonista. Nel film si ritrovano poi anche Nicholas Hoult
nel ruolo di Robert Harley e Joe Alwyn in quelli
di Samuel Masham.
La favorita: la vera storia dietro al film
Seppur molto romanzata e spesso
discordante rispetto alla realtà, la vicenda di La
favorita è ispirata alla vera
regina Anna, salita al trono di Inghilterra
nel 1702. Poiché questa aveva ricevuto una scarsa educazione, non
poteva essere particolarmente autonoma nel prendere decisioni
politiche. Per tale motivo le venne affiancata l’amica d’infanzia
Sarah Churchill, duchessa di Marlborough, la quale
divenne di fatto la detentrice del potere. Benché fossero
legatissime, Sarah era solita abusare del controllo che aveva sulla
regina, manipolandola proprio come un burattino. In breve, divenne
così la donna più influente del regno.
Questo almeno fino a quando non si
trovò spodestata dal suo ruolo di favorita dalla cugina
Abigail Masham. Contrariamente a Sarah, Abigail si
presentava come gentile, affabile e disposta ad esaudire ogni
desiderio della regina. Ella finì con il diventare, nel 1704, Lady
of the Bedchamber della Regina. A questo punto del film, il regista
enfatizza le teorie su un possibile rapporto sentimentale tra le
tre donne. In realtà gli storici tendono a screditare tali voci, le
quali sembrerebbero essere state messe in giro dalla stessa Sarah
al fine di rovinare il rapporto tra la regina e Abigail. Attraverso
la vicenda delle tre, però, Lanthimos può parlare di tematiche a
lui care: il potere e le sue implicazioni e sfumature.
La salute della regina peggiorò poi
nel corso del 1713. Anna, che già soffriva di gotta, fu colpita da
un’erisipela che le causò un ascesso e febbre, conducendola a 49
anni alla morte il 1º agosto 1714. Sarah, che dopo la definitiva
rottura con Anna nel 1711 era stata allontanata insieme al marito
dalla corte degli Stuart, ritornò in auge quando alla morte della
regina salirono al trono gli Hannover, continuando dunque ad avere
un ruolo importante fino alla sua morte, avvenuta nel 1744.
Abigail, invece, si ritirò a vita privata nel 1714, alla morte
della regina, spegnendosi poi il 6 dicembre 1734.
Il trailer di La
favorita e dove vedere il film in streaming
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. La
favorita è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Google Play, Apple TV, Prime Video, Disney+ e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È
bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite
temporale entro cui guardare il titolo.
Life Upside
Down era stato presentato alla scorsa edizione delle
Giornate degli Autori durante la 79esima Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Si tratta del
nuovo film di Cecilia Miniucchi, cineasta italiana
che lavora negli Stati Uniti, e che aveva inizialmente il titolo di
Worlds Apart – Monti
Lontani.
Interamente girato tra
giugno e luglio 2020, in pieno lockdown, dagli stessi attori
protagonisti della pellicola con i loro smartphone, tablet e PC, è
stato poi man mano montato dalla regista che guidava il cast
tramite FaceTime. Dal 27 gennaio uscirà on demand e in sala in
diverse città USA, tra cui Los Angeles e New York, e in Italia
verrà distribuito a maggio da Genoma Films.
Life Upside Down girato in pieno lockdown
I protagonisti di questa
storia di (più o meno) vecchi ricordi da quarantena, sono Jonathan
(Bob
Odenkirk, celeberrimo per Better Call Saul), Clarissa
(Radha Mitchell), Paul (Danny
Huston) e Rita (Rosie Fellner). Nella
prima sequenza (che è l’unica, oltre all’ultima, ad essere stata
girata all’aperto, in presenza) il gallerista Paul accoglie
entusiasta la sua amante Clarissa, accompagnata dai suoi ricchi
amici Paul e Rita, venuti a trovarlo in occasione di una nuova
esposizione di opere nel grande spazio che ha affittato. La
passione e la complicità con Clarissa sono al massimo, mentre la
loro coppia di amici, per quanto sembri poco avvezza all’arte, sta
per comprare un quadro dalla cifra esorbitante garantendo così a
Jonathan un incasso coi fiocchi. Tutto sembra andare per il meglio,
se non fosse che un’epidemia di proporzioni globali mette in
ginocchio il mondo attorno e dentro di loro.
L’effetto generato dalle
riprese ottenute con device mobili è naturalmente straniante, dal
punto di vista dell’immagine, perché è chiaro che i colori e la
fluidità risultino inevitabilmente freddi, quasi come se spiassimo
gli attori da telecamere di sorveglianza. Tra l’altro
Cecilia Miniucchi sceglie di far posizionare il
punto di vista delle riprese tendenzialmente in basso, accentuando
l’impressione di cogliere di sorpresa le scene a cui assistiamo,
sensazione alla quale siamo ben abituati, quali continui spettatori
di filmati amatoriali che guardiamo instancabili dai nostri
telefoni.
Chiusi in casa prima di
tutto con noi stessi
Una volta blindati in
casa i protagonisti, iniziano a innescarsi tutte le dinamiche che
abbiamo imparato a conoscere molto bene, con fiumi d’inchiostro che
si sono sprecati sulle riflessioni rispetto alle menzogne su cui
costruiamo le nostre relazioni più intime (in primis verso noi
stessi), e la quantità di idee che ci vengono per alienarci da
esse.
Da una parte c’è la
coppia composta da Paul e Rita: lui abbastanza più grande di lei,
scrittore e intellettuale, lei affascinante, sportiva e giovanile,
che inizieranno progressivamente a toccare con mano la distanza
sostanziale tra loro e a riflettere su quale sia davvero il
collante che li tiene insieme. Dall’altro lato, anzi: due, c’è
Jonathan malvolentieri rinchiuso in casa con la moglie, e Clarissa,
sola. Cercheranno in ogni modo di sentirsi in quei brevi ritagli di
tempo tra la proverbiale passeggiata con il cane e il tragitto per
buttare sacco dell’immondizia.
Quanti ricordi – e forse
altrettanti incubi – lascia emergere Life Upside
Down. È bello il coraggio creativo che Cecilia
Miniucchi tira fuori e a cui dà vita insieme a questo
piccolo cast di grandi attori. Riporta alla memoria tanti dei
discorsi che abbiamo ascoltato e letto in ore e ore di calma (per
chi ha avuto la grazia di non vivere l’emergenza in prima linea,
chiaramente) e silenzi, quando riflettevamo sul senso delle nostre
vite con un’ottica globale come forse mai prima di quei momenti era
capitato. È quindi interessante fare un riepilogo di come stanno le
cose a distanza di tre anni, perché le brevi storie dei quattro
protagonisti di Life Upside Down sono identiche a
quelle che ognuno di noi ha vissuto in quei mesi, quando ci siamo
posti domande importanti senza però aver modo di sfuggire alle
risposte.
Trasportandoci in un futuro dai
tratti distopici, JUNG_E è
la nuova pellicola sci-fi scritta e diretta dal regista sudcoreano
Yeon Sang-ho. Il film prodotto dalla Climax Studios e distribuito
in tutto il mondo da Netflix, presenta un cast di figure rilevanti nel
cinema sudcoreano. Tra queste si ricorda specialmente l’attrice
Kang
Soo-yeon nel ruolo di Yun Seo-hyun, prematuramente
scomparsa il sette maggio dello scorso anno, dopo la fine delle
riprese di JUNG_E. A questa si affiancano Kim
Hyun-joo e Ryu Kyung-soo nei panni rispettivamente di
JUNG_E e del direttore Kim Sang-Hoon. Nei primi
giorni dall’uscita sulla piattaforma streaming,
JUNG_E ha scalato le classifiche piazzandosi
ai primi posti a livello globale su Netflix.
JUNG_E: un futuro di guerra
Con l’aggravarsi delle condizioni
climatiche sul pianeta Terra per via dell’innalzamento delle
temperature e del livello dei mari, gran parte della popolazione
umana è costretta ad abbandonare la propria casa alla volta di
rifugi spaziali. Qui alcuni di questi si auto proclamano
indipendenti, formando la Repubblica Adriana, scatenando una guerra
con le altre forze alleate, conflitto che durerà per decenni.
In questo contesto, il progetto
JUNG_E si occupa di creare cloni da guerra; per
fare ciò, la scienziata Yun Seo-hyun porta avanti numerosi
esperimenti con la memoria della formidabile mercenaria Yun
Jung-yi, sua madre, immagazzinata in cervelli artificiali. Numerosi
cloni di Yun Jung-yi vengono sottoposti a delle simulazioni della
sua ultima battaglia, per poterne studiare le stimolazioni
cerebrali ed usare tale conoscenza per creare soldati perfetti come
questa eroina. Trattandosi di una clonazione di tipo c, i cloni non
vengono riconosciuti come persone e non hanno alcun diritto. Ma gli
esperimenti non sembrano dare i risultati sperati, e con la fine
della guerra il progetto JUNG_E sembra essere
destinato a concludersi senza risultati.
Dalla clonazione al rapporto
madre-figlia
Le tematiche trattate in
JUNG_E sono molteplici: prima fra tutte la
condizione umana in questo futuro dai tratti post apocalittici.
L’elemento del disastro ambientale provocato dall’uomo permea nelle
vicende già dal preambolo, dal motivo che ha portato gli umani a
vivere nello spazio. Resta presente nel resto del film tramite
visioni di paesaggi di inquietanti distese di rifiuti nel nuovo
centro abitato. Anche dopo aver distrutto la Terra, non sembra si
sia ancora imparata la lezione di dover avere cura dell’ambiente in
cui si vive.
Altro fattore dominante è
la clonazione. Si tratta di uno dei temi maggiormente presenti
nelle pellicole sci-fi. Si pensi a film come
Ghost in the shell, diretto da Rupert Sanders e con l’attrice
Scarlett Johansson, oppure al cult
Blade Runner, diretto da
Ridley Scott con
Harrison Ford. La possibilità di prolungare la propria
esistenza in corpi robotici sembra essere un tema molto
affascinante nel cinema, ma anche qui in JUNG_E ne
vengono riconosciuti i limiti: la macchina non potrà mai sostituire
in tutto e per tutto l’uomo
Infine, l’ultimo tema che viene
sviluppato nel film è il rapporto tra Yun Seo-hyun e sua madre. Yun
Jung-yi ha fatto molti sacrifici per dare la possibilità alla
figlia di guarire, malata da piccola di cancro. Questo la portò a
divenire una mercenaria. Yun Seo crede che la madre sia bloccata
nella simulazione per una sorta di risentimento nei suoi confronti,
si sente in colpa ed in qualche modo responsabile per la morte di
Jung-yi. Nel volgere verso la fine del film, la figlia potrà
chiarire i propri sentimenti, se pur solo con un clone della
propria madre.
La violazione dei diritti della
personalità
Una tematica presente i
JUNG_E che merita un suo particolare focus è
il trattamento dei dati personali, che qui non si limitano ad
essere semplicemente nome cognome, data di nascita o altre cose
simili. Qui ad essere venduti come se nulla fosse sono interi
complessi cerebrali che danno vita a persone. Considerando il
diritto privato attuale, una cosa del genere sarebbe al momento
impensabile. La stessa Costituzione italiana, tra i diritti
inviolabili dell’uomo all’articolo 2, garantisce il diritto
all’identità personale. Ma riflettendoci un attimo, giorno dopo
giorno, social dopo social, tutti noi accettiamo continuamente
delle micro-violazioni della nostra privacy, accettando condizioni
sul trattamento dei nostri dati, i “cookies”, a cui non facciamo
molto caso. Pellicole di questo genere ci aiutano a riflettere
sull’importanza e sull’unicità del nostro essere, che deve sempre
essere salvaguardato, per evitare di divenire un giorno un clone di
tipo c!
JUNG_E: una pellicola a metà
La più grande pecca di
JUNG_E è il pressappochismo con cui tutti questi
elementi vengono riportati sullo schermo. In soli 99 minuti si
cerca di rappresentare tutta una realtà nuova, ma in tale maniera
si lascia molto inspiegato ed in sospeso allo spettatore. Si
sarebbe potuto approfondire l’aspetto sociale, che ci è noto solo
in qualche fugace scena, mentre Yun Seo-hyun è sul treno. Piuttosto
che posizionare delle semplici didascalie all’inizio del film,
esplicative della guerra tra adriani e forze alleate, sarebbe
stato preferibile sviluppare alcune scene in funzione di
flashback.
Ecco la nostra intervista a
Alessio Cremonini, il regista di Sulla mia pelle che arriva in sala con la sua
opera seconda, Profeti,
interpretata da
Jasmine Trinca. Il film arriva in sala dal 26 gennaio
distribuito da Lucky Red.
Profeti,
il nuovo film di Alessio Cremonini, vincitore
del David di Donatello come Miglior regista esordiente
per Sulla
mia pelle, arriverà solo al cinema dal 26
gennaio, dopo aver vinto il Black Panther
Award 2022 – Menzione speciale della giuria al Noir
InFestival, dove è stato presentato in anteprima. Il
lungometraggio con protagonista Jasmine
Trinca –due volte David di Donatello
come Migliore attrice e Premio Un Certain Regard per la migliore
interpretazione femminile al Festival
di Cannes – una sorprendente Isabella Nefar e
Ziad Bakri, è una produzione Cinemaundici e Lucky Red con Rai
Cinema in collaborazione con Sky Cinema.
Profeti è la storia
del confronto tra Sara (Jasmine
Trinca), una giornalista italiana andata in Medio Oriente per
raccontare la guerra dello Stato Islamico, e Nur (Isabella Nefar),
una foreign fighter radicalizzata a Londra che ha sposato un
miliziano e ora vive nel Califfato. Sara viene rapita dall’Isis e
in quanto donna, in quanto essere inferiore che ha dignità solo se
sottomessa al maschio, non può stare in una prigione dove sono
presenti anche degli uomini. Per questo motivo viene data in
custodia ad una sua “pari”: ad una donna. Nur diventa la sua
carceriera. La casa di Nur, la sua prigione. E sarà proprio quella
casa nel mezzo di un campo di addestramento dello Stato Islamico il
luogo dove Sara e Nur si confronteranno. Un confronto quasi
impossibile che si trasforma in guerra psicologica mentre attorno
scoppiano le bombe e i nemici vengono bruciati vivi per vendetta.
Un confronto fatto di silenzi, di sottili ricatti, e dal
progressivo tentativo di Nur di convertire Sara.
Dopo aver raccontato le vicende di
Stefano Cucchi in Sulla mia pelle, Alessio Cremonini
si confronta con temi altrettanto attuali: la prigionia, i diritti
delle donne, il Medio Oriente, la religione, lo scontro di civiltà.
«Sono questi i temi della mia indagine: lo strumento è il
cinema. Un cinema inteso come “viaggio” che svela storie, che
percorre strade poco battute. Un cinema politico. Un cinema
radicale. Un cinema essenziale» – ha dichiarato
Cremonini – «Un film su due donne occidentali che
hanno fatto scelte diametralmente opposte. Sara, una giornalista
italiana rapita dall’Isis durante un reportage di guerra in Siria,
e Nur che la tiene prigioniera per mesi in una casa costruita in un
campo di addestramento dello Stato Islamico. Quello che il cinema
può e deve fare, è mettere in scena la vicenda di Sara e Nur senza
manicheismi o semplificazioni retoriche. Questa storia, infatti,
non soltanto è metafora di quello che accade in molte parti del
Medio Oriente, ma ci riguarda da vicino. Poiché, ormai lo sappiamo,
se nell’altra sponda del Mediterraneo inizia un incendio poi le
fiamme arrivano anche da noi».
Il film inizia con le parole di una
combattente curda intervistata da Sara, la giornalista italiana
interpretata da Jasmine Trinca: «Combatto per i curdi,
per la libertà e per le donne. In Medio Oriente, se sei una donna,
devi imparare a difenderti il prima possibile. Qui, la maggior
parte dei regimi è basata sulla sottomissione, sull’oppressione
delle donne. È per questo che le uniche persone che possono
cambiare questa mentalità sono le donne», parole che portano
subito la mente quanto sta accadendo in Iran.
Dopo il successo di The Shrink Next Door con
Will Ferrell e Paul Rudd,
Apple
TV+ propone Shrinking,
una nuova serie dramedy, creata da Brett Goldstein, Bill
Lawrence e lo stesso Jason Segel che la interpreta, che vede
protagonisti un gruppo di psicoterapeuti, ognuno di essi alle prese
con i propri problemi personali.
Shrinking, la trama
Al centro della storia di Shrinking si trova Jimmy
(Jason
Segel), il quale dopo aver perso la moglie in un
tragico incidente non riesce a rimettere in piedi la propria vita.
A farne le spese è principalmente sua figlia adolescente. Sua
collega è Gaby (Jessica Williams), donna che
riesce a vedere il lato positivo di ogni cosa, anche del divorzio
che sta affrontando. A capo dello studio si trova invece il
veterano Phil (Harrison
Ford), affetto dalle prime fasi del Morbo di
Parkinson. Insieme questi tre terapeuti devono affrontare non
soltanto i pazienti che si presentano loro ma anche una serie di
piccole, grandi catastrofi di tutti i giorni.
Fin dal pilot di
Shrinking si può facilmente comprendere come ogni
elemento dello show sia stato curato con discreta precisione,
dall’ambientazione alla delineazione psicologica dei personaggi.
Tutti i tasselli del puzzle sono stati incastrati con cura, a
formare un ritratto che non possiede sbavature o imprecisioni. Il
che però non significa necessariamente essere in grado di catturare
l’attenzione del pubblico o rimanere impresso nella memoria.
Mancanza di originalità
Poiché per quanto non si
riescano a trovare evidenti difetti nelle varie puntate di
Shrinking, ugualmente si fatica a scovarne un
minimo di originalità. Ogni elemento dello show realizzato per
Apple TV+ possiede un vago sapore derivativo, il
quale sembra essere stato già provato – e probabilmente gustato con
maggiore efficacia – da qualche altra parte. Certo, quando poi hai
nel cast attori consumati alla commedia come Jason Segel (How I Met Your
Mother) o Christa Miller
(Scrubs), a cui aggiungere una leggenda vivente
come Harrison Ford, è quasi scontato che non ci si
annoi.
Harrison Ford, un’icona
inossidabile
In particolare proprio
l’attore che non vediamo l’ora di rivedere nel ruolo di
Indiana Jones “gioca” con discreta intelligenza
con il suo essere un’icona apparentemente inossidabile. E così gli
episodi di Shrinking scorrono via leggeri e
spigliati, lasciando comunque la sensazione costante che avrebbero
potuto regalare allo spettatore qualche brivido emotivo in più, un
momento di malinconia o addirittura di melodramma capace di
produrre quella lacrimuccia che in fondo ci aspettiamo in
produzioni di questo tipo. Tutto sommato il personaggio che
convince maggiormente è quello di Gaby, anche perché
Jessica Williams rappresenta l’elemento di novità
e freschezza rispetto al resto del cast.
Creata da Brett Goldstein, Bill
Lawrence e lo stesso Jason Segel, Shrinking è una serie dramedy che a conti
fatti non aggiunge o toglie nulla al proprio genere di
appartenenza. e questo è probabilmente il suo maggior difetto. Un
prodotto che avesse rischiato qualcosa in più uscendo fuori dai
binari del consueto, magari rischiando anche qualche strafalcione
nel tono o nella linea narrativa, avrebbe probabilmente suscitato
una maggiore curiosità rispetto uno show che invece scivola via
pacato, fin troppo, tanto da non incidere mai veramente. Rimane
l’efficacia di qualche duetto, il divertimento assicurato da alcune
situazioni più propriamente di genere, elementi che di certo non
bastano a fare di Shrinking uno show degno di
essere ricordato a lungo…