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Terminator: Destino Oscuro potrebbe essere il primo film di una nuova trilogia

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Con Terminator: Destino Oscuro pronto ad arrivare in sala, gli autori si stanno già interrogando sul futuro del iconico franchise sci-fi.

L’ideatore James Cameron, che è produttore e co-sceneggiatore del nuovo film, ha dichiarato che mentre sviluppavano la storia, che segna il ritorno di Linda Hamilton, si sono ritrovati ad avere progetti per un’intera nuova trilogia, di cui Destino Oscuro sarebbe solo il primo capitolo.

“Abbiamo passato diverse settimane per cercare di capire che tipo di storia volessimo raccontare, – ha dichiarato Cameron in un’intervista con Deadline – e ben presto ci siamo ritrovati con abbastanza materiale per un arco narrativo di tre film. C’è ancora molto da raccontare, e se saremo abbastanza fortunati da fare gli incassi necessari con Destino Oscuro, sappiamo perfettamente come far evolvere la storia.”

Terminator: Destino Oscuro è il sesto film del franchise, il quale però ignora gli eventi dei precedenti film ad eccezione dell’originale del 1984 e del suo sequel diretto Terminator 2: Judgment Day, entrambi diretti da Cameron stesso.

Il nuovo film è ambientato ventisette anni dopo la distruzione della Cyberdyne Systems. Un nuovo Terminator modificato in metallo liquido, il Rev 9, viene inviato dal futuro da Skynet per eliminare la giovane Dani Ramos. Sarah Connor e un vecchio T-800 si impegneranno a salvarla, in una lotta per la tutela del futuro.

Terminator: Destino Oscuro è diretto da Tim Miller e prodotto da James Cameron. Il cast comprende Arnold Schwarzenegger, Linda Hamilton, Mackenzie Davis, Gabriel Luna, Natalia Reyes e Diego Boneta. Il filma sarà nelle sale cinematografiche italiane dal 31 ottobre.

Fonte: ComicBookResource

 
 

Merrily We Roll Along: Richard Linklater dirigerà il film nell’arco di 20 anni

Dopo aver speso 12 anni a lavorare sul film Boyhood, considerata la summa del suo cinema, il regista texano Richard Linklater sembra essere pronto a compiere nuovamente un’impresa simile.

Il regista dirigerà infatti l’adattamento cinematografico dell’opera Merrily We Roll Along, di Stephen Sondheim e George Furth. La storia è ambientata nell’arco temporale di 20 anni, e Linklater sembra voler onorare questa linea temporale, proprio come avvenuto per il film nominato ad inizio articolo.

“Mi sono innamorato di quest’opera negli anni ’80, – ha dichiarato il regista – e non riesco a pensare ad un miglior posto dove spendere i prossimi 20 anni, se non nel mondo musicale inventato da Sondheim. Non mi getto in imprese simili con leggerezza, ma questo mi sembra il migliore, forse l’unico modo, per trasporre questa storia in film”.

Il musical ripercorre al contrario la storia dell’amicizia tra il compositore Franklin Shepard, il paroliere Charles Kringas e la scrittrice Mary Flynn, dalla definitiva rottura nel 1976 al suo inizio nel 1957. L’opera raccoglie in sé numerose tematiche, dalla nostalgia alla delusione, dalla mercificazione dell’arte allo spirito capitalista che rovina i rapporti tra gli uomini.

Tematiche ricorrenti nel cinema di Linklater, che avrà 79 anni al termine delle riprese, e potrebbe con questo nuovo progetto realizzare l’opera più imponente della sua carriera.

Il cast di Merrily We Roll Along prevede gli attori Beanie Feldstein (Lady Bird, La rivincità delle sfigate), Ben Plattt (Billy Lynn – Un giorno da eroe) e Blake Jenner (Tutti vogliono qualcosa). A produrre ci saranno invece lo stesso Linklater insieme a Jonathan Marc Sherman, Ginger Sledge e Jason Blum con la sua Blumhouse.

Fonti: Variety, ScreenRant

 
 

Spider-Man: zia May testa lo Spider-Sense in un nuovo concept art

Spider-Man: Far From Home ha reintrodotto il celebre “Spider-Sense”, uno dei più celebri poteri del celebre personaggio Marvel. Nel film è possibile infatti vedere zia May, interpretata da Marisa Tomei, lanciare oggetti contro il nipote per testare la sua abilità.

Viene ora pubblicato un concept art inutilizzato all’interno del film, dove è possibile osservare uno Spider-Man bendato, e alle sue spalle proprio zia May intenta a puntargli contro un fucile da paintball, pronta per testare ulteriormente lo Spider-Sense.

Sin dalla scoperta dell’identità di Spider-Man, avvenuta alla fine di Spider-Man: Homecoming, zia May si è dimostrata la sua sostenitrice numero uno, incoraggiando il nipote a continuare la sua carriera da supereroe per salvare la città e il mondo.

Benché l’attuale futuro del personaggio nell’MCU rimanga incerto, con le negoziazioni tra Sony e Marvel ancora in atto, questo concept art svela un curioso retroscena di un’idea poi non finita nel montaggio finale.

Spider-Man: Far From Home è uscito il 10 luglio in sala, ed è ancora oggi presente al cinema. Nel film, ambientato pochi mesi dopo gli eventi di Avengers: Endgame, Spider-Man si ritroverà a dover fronteggiare gli Elementali, esseri composti dai quattro elementi fondamentali che minacciano di distruggere il pianeta. Al suo fianco ci sarà però Quentin Beck, rinominato Mysterio, eroe dall’enigmatico passato.

 Il film è diretto da Jon Watts con Tom Holland, Jake Gyllenhaal, Zendaya, Samuel L. Jackson, Cobie Smulders, Jon Favreau, JB Smoove, Jacob Batalon e Marisa Tomei.

Fonte: ComicBookResource

 
 

Obi-Wan Kenobi: la serie Disney sarà ambietata otto anni dopo La vendetta dei Sith

ewan mcgregor

Dopo mesi di rumor, al D23 Expo la Disney ha confermato il ritorno dell’attore Ewan McGregor nel ruolo di Obi-Wan Kenobi in una serie a lui dedicata, la quale sarà disponibile direttamente sulla piattaforma streaming Disney+.

Iniziano ora ad arrivare i primi dettagli riguardanti la serie, che sembra verrà ambientata otto anni dopo gli eventi avvenuti in La vendetta dei Sith, terzo film della trilogia prequel, che ha visto nascere il personaggio di Darth Vader.

Non si hanno ancora dettagli sulla trama, anche se le teorie dei fan sono numerose e molti ipotizzano un ritorno del Sith Darth Maul, affrontato dal Kenobi di McGregor nel film La minaccia fantasma. Molte potrebbero tuttavia essere le avventure nel quale potrebbe ritrovarsi coinvolto il personaggio, il quale solo più tardi avrebbe fatto la conoscenza di Luke Skywalker e Han Solo.

Nonostante siano passati quasi quindici anni dal film La vendetta dei Sith, McGregor non sembrerebbe essere invecchiato a sufficienza per il tempo in cui la serie è ambientata, facendo presupporre che potrebbe acquistare gli anni necessari grazie al trucco o alle nuove tecnologie CGI.

Ciò che per ora sembra essere certo è che la sceneggiatura è pronta, e le riprese inizieranno il prossimo anno. Prima di allora, la prossima incursione nell’Universo di Star Wars sarà a dicembre, con l’uscita nelle sale del film L’Ascesa di Skywalker, ultimo capitolo della nuova trilogia diretto nuovamente da J.J. Abrams.

Fonte: Empire

 
 

Joker: il nuovo trailer rivela un easter egg legato a Batman v. Superman

Come riportato da alcuni utenti di Reddit, all’interno del nuovo trailer del film Joker si nasconderebbe un particolare riferimento al film Batman v. Superman, diretto da Zack Snyder nel 2016.

Nel trailer è possibile osservare numerosi uomini indossanti una maschera che riproduce il trucco del Joker. Gli uomini si aggirano per tutta Gotham, e in un’inquadratura in particolare questi si trovano nei pressi di un cinema dove viene proiettato il film Excalibur, fantasy del 1981.

Potrebbe trattarsi proprio dello stesso cinema visto nel film di Snyder, il quale segnalava in cartellone proprio il film Excalibur. In quel cinema si trovavano Thomas e Martha Wayne, insieme al piccolo Bruce, prima di essere uccisi.

Questo dettaglio potrebbe collegare i due film, rendendo così la nuova versione di Joker indirettamente responsabile per la creazione di Batman.

Anche se si trattasse solamente di un easter egg, è un brillante stratagemma che conferirebbe un aspetto ancora più cupo al film, e al destino dei genitori di Bruce Wayne.

Joker sarà un film scollegato dal DC Extended Universe, e avrà per protagonista Arthur Fleck, un aspirante cabarettista il cui scarso successo lo costringe a lavorare come pagliaccio. Alienato ed emarginato dalla società, nel tentativo di ribellarsi finirà con il trasformarsi in una delle peggiori menti criminali mai viste a Gotham.

Vi ricordiamo che il film Joker sarà presentato alla 76° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, per poi arrivare nei cinema dal 4 ottobre. Il film è diretto da Todd Phillips e ha nel suo cast attori quali Joaquin Phoenix, Robert De Niro, Zazie Beetz, Bill Camp, Frances Conroy e Brett Cullen.

Fonte: ComicBookResource

 
 

The Flash: Andy Muschietti sarà il regista del film

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Dopo alcune insistenti voci, è finalmente arrivata la conferma che Andy Muschietti sarà il regista del film The Flash, per la Warner Bros. Il film sarà così il nuovo progetto di Muschietti dopo i due capitoli dedicati alla trasposizione cinematografica di IT.

Proprio durante una conferenza stampa di promozione del film IT – Capitolo Due, il regista ha confermato tali voci. Il regista ha poi aggiunto qualche dettaglio su quello che ci si deve aspettare da questo progetto.

“Non credo ci saranno elementi horror nel film. – ha dichiarato il regista – Quello che mi affascina di Flash è il suo dramma umano, le emozioni e i sentimenti che entrano in gioco. Sarà stimolante lavorarci. Non posso garantire che ci saranno elementi di genere horror, ma sarà sicuramente una storia profondamente umana”.

Christina Hodson è attualmente in trattative per scrivere una nuova versione del film, dopo i suoi lavori in film come Bumblebee e Birds of Prey, dedicato prevalentemente alla figura di Harley Quinn, interpretata nuovamente da Margot Robbie.

L’attore Ezra Miller ha più volte ribadito che il film è assolutamente confermato e certo, e con la conferma di Andy Muschietti alla regia sembrerebbe essere tutto pronto per un imminente inizio della produzione.

The Flash avrà nuovamente Miller nel ruolo del protagonista, Barry Allen, mentre sembra confermato anche Billy Crudup nel ruolo di Herny Allen. Al momento tuttavia non è stata ancora rivelata una data di uscita nei cinema.

Fonte: ComicBookResource

 
 

New Gods: Darkseid è più minaccioso di Thanos secondo Ava DuVernay

Ava DuVernay, regista del prossimo progetto targato DC Films intitolato New Gods, si è schierata dalla parte di chi sostiene che il potente villain Darkseid sia più minaccioso del Titano Pazzo Thanos, apparso nei film Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame della Marvel.

Su Twitter la regista ha infatti ricondiviso un post che recita “Perfino con tutte e sei le Gemme dell’Infinito, Darkseid sconfiggerebbe il Titano Pazzo.” Il post continua dichiarando che i Titani furono infatti uccisi dai Nuovi Dei, di cui Darkseid fa parte.

Nel ricondividere il post, la regista ha commentato sprezzante con “un po’ più forte per le persone in fondo”, confermando il suo appoggio alla teoria.

Uno dei più potenti villain DC sarebbe dunque in grado di sconfiggere Thanos sia che egli abbia o meno il Guanto dell’Infinito.

Per guanto riguarda il film New Gods, non si hanno ancora notizie ufficiali sulla trama o il cast, ma la regista ha dichiarato che ci sono forti probabilità che selezionerà un attore dal suo precedente progetto, la serie Netflix When They See Us.

“In ognuno dei miei lavori, sin dal mio primo film, ho sempre richiamato qualcuno dall’ultimo progetto, quindi ci sono forti probabilità che ciò accadrà nuovamente”, ha dichiarato la regista.

Vi ricordiamo che i Nuovi Dei sono un gruppo di personaggi appartenenti all’universo fumettistico della DC Comics, che ha esordito nel 1971 nella serie a fumetti omonima. All’interno di questa si narra dei due pianeti gemelli, Nuova Genesi e Apokolips. Il primo è un pianeta idilliaco pieno di foreste incontaminate, fiumi e montagne, ed è governato dal benevolo Altopadre. Apokolips invece è una distopia infernale piena di macchinari e pozzi infuocati, governata dal tiranno Darkseid. La trama del film potrebbe probabilmente strutturarsi intorno alla rivalità tra i due pianeti.

Fonte: ComicBookResource

 
 

Brad Pitt è il più bello del reame a Venezia 76

Brad Pitt
Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Fascino assassino di uno space cowboy dell’animo tenero, Brad Pitt ce la mette proprio tutta per apparire desiderabile e sexy, e i suoi 56 anni splendidamente portati, insieme alla gentilezza, al garbo e all’eleganza dell’uomo, oltre al talento dell’attore e produttore, completano il quadro di un ospite d’eccezione che ha impreziosito la seconda serata veneziana al festival del Lido.

L’attore ha presentato in concorso Ad Astra, film di James Gray di cui è protagonista e produttore. Ecco gli scatti dal tappeto rosso firmati da Luigi De Pompeis:

 
 

Scarlett Johansson in rosso Celine sul tappeto rosso di Venezia 76

Scarlett Johansson Venezia 76
Foto di Luigi De Pompeis - ©Cinefilos.it

Scarlett Johansson è stata trai protagonisti del tappeto rosso della seconda serata di Venezia 76, dove ha presentato Marriage Story, il film di Noah Baumbach che la vede protagonista, al fianco di Adam Driver.

Dopo il look da giorno comodo e raffinato, Scarlett Johansson ha optato, per la serata di gala, per un abito lungo e rosso, che ne esalta le forme morbide del corpo e un look “bagnato” per i capelli che torna a portare lunghi.

Ecco gli scatti di Luigi De Pompeis:

 
 

Venezia 76: Brad Pitt, Scarlett Johanson, Adam Driver, Live Tyler e Laura Dern sul red carpet

venezia 76

La seconda serata di Venezia 76 ha riservato a pubblico e fotografi una grande sfilata di star. Le prime in Sala Grande sono state dedicate a Ad Astra, con Brad Pitt e James Gray, e Marriage Story, con Scarlett Johansson e Adam Driver, accompagnati dal regista Noah Baumbach.

Ecco le foto dal red carpet:

Foto di Luigi De Pompeis

 
 

Venezia 76: oggi Polanski e Martone animano il Concorso

L'ufficiale e la spia César 2020

Arrivano oggi a Venezia 76 Mario Martone e Roman Polanski, o meglio il suo film nel caso del regista polacco che sarà però presente in conferenza stampa in collegamento skype dalla Francia.

Il regista italiano, primo dei tre “di casa” in Concorso a venire presentato in Mostra, porta al cinema Il Sindaco del Rione Sanità, il testo di Eduardo De Filippo, mentre Polanski, in quello che forse sarà il suo ultimo film, racconta affare Dreyfus, con un punto di vista che sarà sicuramente interessante.

L’aspetto glamour del Festival, vede oggi protagonista Kristen Stewart, che sarà la protagonista del Fuori Concorso Seberg, diretto da Benedict Andrews.

 
 

Ad Astra, recensione del film con Brad Pitt #Venezia76

trailer ad astra venezia 76

Un doloroso rapporto tra padre e figlio, che si spinge fino ai confini del sistema solare e dell’universo conosciuto, è al centro dello spettacolare Ad Astra, film di James Gray, proiettato in concorso nella seconda giornata della 76° Mostra d’Arte Internazionale del Cinema di Venezia.

Roy McBride, interpretato da un convincente e dolente Brad Pitt, è un esperto cosmonauta con decine di missioni valorose portate a termine, grazie al suo carattere freddo e controllato, che sembra in grado di nascondere anche le emozioni più intime. Dopo un grave incidente, legato a una serie di cataclismi che arrivano dallo spazio più profondo, viene incaricato di partire per ritrovare suo padre, scomparso misteriosamente trent’anni prima e legato tragicamente a tali eventi.

Roy intraprende un periglioso viaggio per ritrovarlo e tentare di svelare un mistero che minaccia la sopravvivenza della Terra e che potrebbero svelare la natura dell’esistenza umana e il ruolo dell’essere umano  nell’universo. Ma i sentimenti profondi, i dubbi, i drammi interiori, i traumi rimossi, riaffiorano a poco a poco, parallelamente all’allontanamento dal pianeta natale e dalle sue radici.

James Gray racconta di aver riflettuto a lungo su una frase di Arthur C. Clarke, autore di 2001: Odissea nello spazio, che sosteneva: “Esistono due possibilità: o siamo soli nell’universo, o non lo siamo. Entrambe sono terrificanti”. Si è reso conto di non aver mai visto un film che sottolineasse la presenza e la solitudine dell’essere umano nell’universo e che sarebbe stato assai stimolante lavorare su un tema così sconfinato, ma allo stesso tempo intimo. Ha così raccontato di un mondo futuro, ma non troppo, dove i viaggi sulla luna, o su Marte e Nettuno sono ormai una consuetudine e dove la colonizzazione spaziale, il consumismo e la brama di possesso hanno spostato i confini fino all’inverosimile. Inoltre ha così avuto modo di indagare sul desiderio di fuggire e di come i viaggi, quelli lunghi e in questo caso verso nuovi mondi sconosciuti, siano spesso un’ occasione di fuga mascherata da atto eroico.

Gli spunti narrativi di partenza di Ad Astra sono assai intriganti e di grande potenzialità, ma sono purtroppo soffocati da una serie di soluzioni forzate, che allontanano continuamente dalla sospensione dell’incredulità che dovrebbe regnare in un film di questo genere. Espedienti da cinema colossale e catastrofico, come l’antimateria e gli ordigni nucleari, si mescolano con pirati lunari e scimmie da laboratorio ribelli, riconducendo quello che poteva essere un originale viaggio nello spazio e nel profondo della natura umana all’ennesimo film spettacolare intergalattico di probabile incasso al botteghino.

L’elaborazione del lutto, la riflessione sull’atto eroico e sull’etica dell’esplorazione scientifica e Il delicato e complesso rapporto padre-figlio, divengono una mera cornice per nobilitare incidenti spaziali, scontri armati e disastri galattici. Non basta a sollevare la storia il misurato e convincente tormento interiore di un pacato Brad Pitt, o la lucida follia di Tommy Lee Jones, che interpreta il padre sperduto da decenni verso l’infinito e oltre, ma relegato a un ruolo appena abbozzato, che prevede ciò che accadrà fin dai primi minuti della storia. Anche molti ruoli secondari sono tenuti a margine e di conseguenza risultano addirittura superflui, come quello di Liv Tyler, la moglie dell’astronauta, o di Donald Sutherland, un anziano generale che lo accompagna nella prima parte del viaggio.

Ad Astra è una storia spettacolare che non deluderà gli appassionati del genere e gli ammiratori di Brad Pitt, ma che avrebbe certamente meritato più introspezione e forse anche astrazione, per centrare l’intento iniziale che James Gray voleva, ovvero una dimensione intima per descrivere la storia di un padre e di un figlio, per far comprendere alle persone che proteggendo i legami umani si compie un primo fondamentale passo per preservare l’universo in cui viviamo dispersi.

 
 

The perfect candidate, recensione del film di Haifaa Al Mansour #Venezia76

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Una storia ispirata a fatti realmente accaduti e di grande attualità arriva in concorso nella prima giornata della 76° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, ad opera della regista Saudita Haifaa Al Mansour, già autrice di La bicicletta verde e Mary Shelley – un amore immortale.

The perfect candidate racconta in maniera originale la vicenda di una donna forte, determinata, che vive con il padre musicista e le due sorelle, lavorando come medico d’emergenza in un pronto soccorso. Un giorno riceve una candidatura alle elezioni comunali della sua città, tanto inaspettata quanto scomoda. Da quel momento le sue decisioni sconvolgono la tranquillità e l’ottusità della comunità e della sua famiglia, facendo emergere le infinite difficoltà dell’essere la prima candidata a competere per un ruolo che vorrebbe solamente uomini a ricoprirlo.

Haifaa al-Mansour è l’ottava figlia, di dodici, del poeta Abdul Rahman Mansour, che fin da piccola le ha trasmesso la passione per il cinema, mostrandole, quasi clandestinamente, i suoi film prediletti in videocassetta, vista la difficoltà di vederli in sala Arabia saudita, soprattutto per una donna. Si è poi laureata in lettere all’Università Americana del Cairo e successivamente in regia cinematografica a Sidney in Australia. Haifaa al-Mansour racconta che quando ha cominciato a fare cinema non era intenzionata a raccontare storie incentrate sulla questione femminile, ma si rese conto subito che il problema fosse troppo importante per non essere affrontato.

In The Perfect Candidate la regista saudita ha scelto di raccontare la storia di una giovane dottoressa che sfida il sistema patriarcale, l’ottusità e le idee bigotte di una società maschilista radicata nel suo paese d’origine. La regista ha voluto però avere uno sguardo ottimista, costruendo nel suo film una visione positiva del ruolo che le donne saudite possono e devono ricoprire. Soprattutto ha voluto sottolineare l’importanza e il diritto inalienabile di essere artefici del proprio destino, liberandosi del peso di un sistema che da secoli ha deliberatamente ostacolato l’emancipazione femminile. Haifaa al-Mansour sottolinea nella sua storia l’importanza delle profonde tradizioni culturali e artistiche e di come queste siano state proibite in un momento importante di sviluppo del suo paese. Oggi Cinema, gallerie d’arte, teatri, sale da concerto, sono state finalmente riaperte, facendo rinascere la speranza di un nuovo corso e la conservazione di un patrimonio culturale che rischiava di cadere per sempre nell’oblio. E in questo, le donne avranno l’opportunità di contribuire e partecipare a una società che per generazioni intere le ha estromesse.

Lontano dalla fotografia patinata e dalla sontuosità di Mary Shelley – un amore immortale, The perfect candidate risulta ben scritto e congegnato, con espedienti narrativi mai banali, come ad esempio il modo fortuito che porterà la protagonista a candidarsi per il consiglio cittadino. Tutti i personaggi sono sufficientemente caratterizzati e contribuiscono armoniosamente a costruire uno spaccato della condizione delle donne in Arabia Saudita. Gli attori sono calati nei ruoli, anche se alcuni forse si rivelano eccessivamente caricati, soprattutto i personaggi di contorno, allontanando la narrazione dal gusto realistico che il film avrebbe meritato e spostandosi su una costruzione forzata di gusto televisivo.

 
 

Venezia 76: Marriage Story di Noah Baumbach, tra autobiografia e universalità

Marriage Story venezia 76
di Luigi De Pompeis

Il delicato equilibrio che si cerca di mantenere per il bene dei figli, quando una storia finisce, la sofferenza che questa rottura provoca, il dolore e il senso di fallimento sono il cuore sanguinante ma anche consapevole di Marriage Story, che Noah Baumbach ha presentato a Venezia 76 insieme ai suoi attori, Adam Driver, Scarlett Johansson e Laura Dern.

Incontrati tutti nell’ambito della promozione del film, attori e regista si sono profusi in commenti e spiegazioni relativi ad un film che tocca le sfere private di ognuno, in maniera diversa (sia la Johansson che Baumbach hanno affrontato separazioni dopo i figli) e che in maniera travolgente può interessare anche lo spettatore.

Rompe il ghiaccio la Johansson, che nel film interpreta Nicole, una donna che prende coscienza della fine del suo matrimonio e per prima, rispetto al marito con una visione meno lucida, mette le carte in tavola. “Si parla di due persone colte alla fine della loro relazione, del loro rapporto di intimità, sono a un punto di rottura.” Quello che però ha catturato l’attenzione dell’attrice, nello script di Baumbach, è “la perfetta coscienza che entrambi i due protagonisti nutrono un fortissimo amore reciproco, che comunque li tiene legati e li rende reciprocamente compassionevoli. Il loro obbiettivo comune è il bene di Henry, il bambino nato dal loro amore, e questo li spinge, nonostante qualche difficoltà, a remare comunque nella stessa direzione. Ed è questo l’elemento più reale possibile della storia.”

Per Baumbach si tratta, come accennato, di una storia che nasce dall’autobiografia, ma che nel lavoro con gli attori si sviluppa poi su un percorso autonomo ed universale: “I miei genitori hanno divorziato quando ero un ragazzino, io a mia volta ho divorziato. Ma quando ho cominciato a pensare a questa storia, mi sono venuti in mente subito gli attori e li ho coinvolti nella scrittura. È una storia ampia, che coinvolge tante persone, e poi ovviamente ho fatto delle ricerche, ho parlato con avvocati e mediatori, e questo ha contribuito ad allargare la storia. Si tratta di una famiglia che deve rimanere tale nonostante non lo sia più, deve trasformarsi, per il bene del bambino. Poi la storia si evolve, diventa un procedurale, un thriller, una commedia romantica, quasi un musical ad un certo punto, non avrei mai immaginato che potesse raggiungere una tale vastità”.

Adam Driver, versatile protagonista del film nei panni di Charlie, ha invece rievocato un momento particolare delle riprese, quello della grossa lite che i due personaggi hanno nella seconda metà del film, una scena dolorosa e furibonda, che porta con se sicuramente molte conseguenze emotive e un pesante strascico sullo spettatore.

“La scena della litigata è stata girata in ben due giorni di lavorazione, avevamo un sacco di tempo, quindi. Sapevamo che sarebbe stata una scena fondamentale e l’abbiamo sezionata in modo tale da avere saldi in mente i cardini degli scambi di battute, così da percepire la presenza del figlio, anche se non c’era. Era una scena di impianto teatrale, tutta in una sola ripresa, molto difficile. Ma le scene difficili ci sono in molti film, in questo caso, invece, tutte sembravano una vera sfida, proprio perché sono scritte così bene.”

Oltre ai due protagonisti, alla presentazione del film era presente anche Laura Dern, che nel film interpreta la divorzista assunta da Nicole: “Noah ha creato per me un personaggio spietato, manipolativo e determinato. Una grandissima professionista che può anche sembrare amica di Nicole, ma che alla fine presenta sempre il conto. È un personaggio importante per la Johansson, la quale durante il film è volubile e cambia spesso la sua strategia per raggiungere l’obiettivo. Penso che abbia assolutamente ragione in merito alle sue decisioni.”

In conclusione, Baumbach ha commentato le reazioni dei suoi personaggi: “Nessuno dei due si aspettava questo esito. Per entrambi è importantissimo che abbiano la loro felicità individuale, ma è altrettanto importante che ne trovino una generale, un equilibrio tra le due. La protagonista aveva già intrapreso questo un percorso, era stata la prima a prendere coscienza della situazione, e mette lui in condizioni di fare lo stesso.”

Marriage Story è una produzione Netflix e partecipa, in Concorso ufficiale, a Venezia 76.

 
 

Venezia 76: in Ad Astra, Brad Pitt affronta il moderno concetto di “mascolinità”

Brad Pitt
Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

In Concorso a Venezia 76 con Ad Astra di James Gray, Brad Pitt è la star che oggi ha catalizzato l’attenzione al Lido. L’attore, da sempre “gravato” del titolo di sex symbol, si è trovato ad affrontare, secondo quanto dichiarato in conferenza, il moderno concetto di “mascolinità”.

“Quello a cui James e io stavamo pensando era una definizione di mascolinità”, ha detto Pitt, insieme a Gray e alla co-protagonista Liv Tyler“Siamo entrambi cresciuti in un’era in cui ci è stato chiesto di essere forti… e c’è un valore in questo, ma anche una barriera perché ci viene chiesto di nascondere alcune di quelle cose di cui ti vergogni. Tutti nascondiamo e portiamo dentro un dolore e ferite personali.”

Pitt ha aggiunto: “Ci chiedevamo: ‘Esiste una migliore definizione [di mascolinità] per noi … una migliore relazione con i propri cari, con i propri figli e con noi stessi?” L’attore ha inoltre affermato che lui e Gray non hanno una “normale relazione” reciproca, visto che non molto “aperti a condividere sentimenti, fallimenti o passi falsi” in reciprocità, cosa che esula dalla definizione magari più arcaica ma anche più diffusa di mascolinità.

Pitt ha anche affermato che Ad Astra è stato “uno dei film più stimolanti su cui abbia mai lavorato”, ma non perché il film fosse ambientato nello spazio – sebbene abbia ammesso di aver “condiviso alcune storie di disagio” con George Clooney, che ha recitato in Gravity.

“La storia è così delicata e sapevamo che qualsiasi espediente avrebbe potuto cambiare il film, renderlo troppo ovvio, quindi è stato uno sforzo costante cercare di mantenere un equilibrio e raccontare questa storia in modo molto sottile e delicato” ha proseguito l’attore. “Il film mi ha ispirato come uomo, come padre, come figlio”.

Alla domanda che proietta il film verso la stagione dei premi e gli Oscar, Brad Pitt ha detto che era prima ansioso di vedere il film “uscire” e “curioso di vedere come viene accolto” perché “ha qualcosa da dire su chi siamo… sul nostro scopo”. Per poi aggiungere: “Ogni anno vedo un talento straordinario venire riconosciuto e un altro non essere riconosciuto… Quando il tuo nome viene fuori è fantastico e quando non succede, di solito viene nominato un amico, quindi sono contento”, ha detto Brad Pitt.

Di seguito le foto dal photocall di Pitt, in compagnia di Ruth Negga, James Gray e Liv Tyler:

 
 

Spider-Man di Tom Holland in Venom, ma Disney ha imposto il taglio

Spider-Man: Far From Home

Per molto tempo sono circolate voci secondo cui Tom Holland avesse fatto un cameo nel ruolo di Spider-Man nel film del 2018 Venom, con Tom Hardy. Ora finalmente arriva la conferma.

Stando a quanto riportato, Tom Holland ha effettivamente girato un cameo all’interno del film, ma la Disney e i Marvel Studios erano contrari al collegamento tra i due franchise, così hanno richiesto alla Sony di tagliare il cameo dal montaggio finale del film. Un eventuale cameo del Peter Parker interpretato da Holland avrebbe infatti di conseguenza comportato che lo stesso Venom facesse parte dell’MCU.

Con Spider-Man ora tornato in pieno possesso della Sony, c’è da aspettarsi che il personaggio possa effettivamente comparire all’interno dei film dedicati all’antieroe Venom, magari già a partire dal suo sequel previsto per il 2020.

Con la rottura del patto da Disney e Sony, numerose sono ora le domande sul futuro del personaggio. La Sony sembrerebbe intenzionata a riprendere lì dove il personaggio era stato lasciato, ovvero con lo svelamento della sua identità al termine del film Spider-Man: Far From Home.

Numerosi sono inoltre i progetti legati Sony legati al mondo narrativo del personaggio, al quale ora potrebbero effettivamente aggiungersi nuovi sequel a lui dedicati.

Non si hanno novità riguardo nuove eventuali trattative tra le due case di produzione, e se per molti è ormai certo che Spider-Man non comparirà più all’interno dell’MCU, molti sperano invece in un suo ritorno a sorpresa.

Fonte: ComicBookMovie

 
 

Avenger: Endgame, dal D23 il poster che celebra Toni Stark

Avengers: Endgame

Un nuovo poster di Avengers: Endgame è stato svelato al D23. L’autore è Ryan Meinerding, che ha voluto rendere omaggio al personaggio interpretato da Robert Downey Jr., Toni Stark, riproponendo la celebre frase “We Love You 3000”.

Il poster racchiude le avventure del personaggio all’interno del Marvel Cinematic Universe, dalla sua introduzione con il film Iron Man del 2008 allo scontro con Captain America del film Captain America: Civil War, fino all’ultimo eroico sacrificio avvenuto in Avengers: Endgame, dove ha posto fine alla battaglia sconfiggendo il terribile Thanos con lo stesso schiocco di dita da egli precedentemente utilizzato. Così facendo Toni Stark ha inoltre permesso che la metà polverizzata dell’Universo tornasse in vita, sacrificando però la sua e concludendo nel migliore dei modi il suo arco narrativo.

Il poster svelato rende tributo ad uno dei più grandi eroi cinematografici, vero padrino di questa prima decade di MCU.

Di seguito è possibile trovare il poster .

avengers-endgame-poster

Vi ricordiamo che Endgame ha ufficialmente superato Avatar al box office mondiale, diventando così il maggior incasso di sempre nella storia del cinema e mettendo fine al dominio di James Cameron che durava da dieci anni.

Nel cast del film si ritrovano Robert Downey Jr., Chris Hemsworth, Mark Ruffalo, Chris Evans, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch, Jeremy Renner, Don Cheadle, Tom Holland, Chadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Antony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson e Samuel L. Jackson.

Dopo gli eventi devastanti di Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero esserci.

Fonte: ComicBookMovie

 
 

Mademoiselle, recensione del film di Park Chan-wook

mademoiselle

Dopo il passaggio nel concorso di Cannes 2016, arriva anche nelle sale italiane Mademoiselle (The Handmaiden) di Park Chan-wook. Il film, raffinato e rifinito, si presenta con un gioco di scatole cinesi, dove niente è come sembra e dove la morbosità e l’erotismo vengono mostrati sotto una lente asettica.

1930, la Corea vive un lungo periodo di occupazione giapponese. Sook-hee, una ragazza di umili origini, viene assunta come cameriera dalla nobile e ricca famiglia del conte Kouzuki per servire la nipote Hideko, che vive una vita solitaria nella grande tenuta di campagna con il bizzarro e autoritario zio e tutore. Ma la cameriera nasconde un segreto: è un’abile borseggiatrice ingaggiata da un truffatore che si finge un nobile giapponese. Dovrà aiutarlo a sedurre Hideko e convincerla a fuggire da casa: dopo averle sottratto l’eredità, il piano prevede di rinchiuderla in un manicomio. Tutto sembra procedere come previsto, ma Sook-hee e Hideko scoprono di provare una reciproca attrazione…

Il regista della Trilogia della vendetta, dopo l’inquietante parentesi anglofona con Stoker, torna al coreano, inserendo in un contesto storico preciso una storia di tradimenti morbosi, vizi e virtù, inganno, sesso e passione, ma anche di meschinità, ingordigia e complottismo. Davvero tante, troppe cose per una sola storia che, seppure con grande eleganza, si ferma alla superficie e tacco tutto senza affondare la sua bella lama in nulla.

La levigata patina lussuriosa del film si solleva senza lasciar vedere carne e sangue, senza diventare viva e vivida come era accaduto in capolavori del calibro di Oldboy, ma rimanendo un giorno anestetizzato per spettatori senza pulsioni.

Abile costruttore della messa in scena e capacissimo regista, con Mademoiselle, Park Chan-wook si lascia distrarre dalla moltitudine dei temi e degli argomenti, rimanendo sulla superficie di una bellissima scatola vuota.

 
 

Venezia 76, Leone d’Oro a Pedro Almodovar: “Una giustizia politica del tempo”

Pedro Almodovar
Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Una giustizia politica ottenuta grazie al tempo, così Pedro Almodovar ha parlato del suo Leone d’Oro alla carriera, riconoscimento che gli viene assegnato nell’ambito di Venezia 76. Il regista, uscito in sala lo scorso maggio con Dolore e Gloria, ha ricordato della sua prima volta alla Mostra e di come proprio al Lido è stato consacrato come regista internazionale.

“All’epoca della mia prima volta a Venezia, nel 1983, il direttore era Gianluigi Rondi e al governo c’era la Democrazia Cristiana. Il mio film era L’indiscreto fascino del peccato ed era stato considerato troppo osceno, ma la stampa ne parlò così tanto che fu impossibile, poi, toglierlo dalla selezione. Questo generò grande empatia e quindi ho un buon ricordo del mio primo Festival.”

Almodovar è poi tornato al Lido nel 1988, con il vitale Donne sull’orlo di una crisi di nervi: “Ricordo la mia seconda volta a Venezia come una festa. Ricordo le attrici, i colori dei loro vestiti, la loro varietà e l’immagine così vitale che davano della Spagna di allora. Abbiamo vinto il premio alla migliore sceneggiatura, quell’anno.”

Il suo ultimo film, Dolore e Gloria, è stato presentato al Festival di Cannes 2019, conquistando il premio alla migliore interpretazione maschile, Antonio Banderas, e ricevendo il plauso della critica internazionale e buone possibilità di arrivare anche agli Oscar.

“Dolore e gloria riassume parole per cui provo pudore, non voglio lamentarmi del dolore né mi piace vantarmi della gloria. Questo Leone d’Oro è un premio importantissimo. Qui a Venezia sono nato come regista, questa è un’emozione speciale. Se si vive abbastanza a lungo, il tempo diventa un elemento importante nella considerazione di ciò che ci accade. Nel ’88, quando ho presentato il film qui, il presidente di giuria era Sergio Leone, e con lei c’era anche Lina Wertmuller. Li ho incontrati per strada, in giro, e mi dissero quanto era importante per loro vedere film come il mio alla Mostra di Venezia. Mi piace considerare questo Leone come un segno di giustizia, poetica e politica, dopo 31 anni da quell’incontro.”

Ma Pedro Almodovar non è solo il regista che racconta di sesso e tabù, è quel regista che lo fa offrendo al pubblico di tutto il mondo una grande lente sulla società spagnola, rappresentando da sempre una grandissima libertà di espressione, di genere, di orientamento.

“Quando ho iniziato a fare il regista, non si parlava affatto di diversità. Gli anni ’80, in Spagna, hanno celebrato la fine di una dittatura di 40 anni e la cosa davvero importante per la popolazione era aver finalmente perso la paura e poter godere di una libertà mai vista prima. Il mio potere da regista mi ha permesso di imporre la varietà della vita che vedevo intorno a me, i miei personaggi stravaganti rappresentavano la vita e tutti gli orientamenti sessuali. Come artista il mio potere è quello di dare libertà morale ai miei personaggi. Quando ho cominciato, la cosa che più mi affascinava era proprio questo cambiamento, che ho visto e assorbito dalle strade, dalle infinite notti di Madrid. Io mi sono formato a questa università e questa ho raccontato, in un tempo in cui la democrazia in Spagna era reale.”

 
 

Star Wars IX: il cast parla del ritorno dell’Imperatore

Star Wars: Episodio IX
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Come ormai noto, Star Wars IX: L’Ascesa di Skywalker riporterà sul grande schermo il personaggio dell’Imperatore. Il mistero riguardo il come ciò avverrà non sarà probabilmente risolto fino al debutto nelle sale del film.

Intervistato a riguardo, il regista J.J. Abrams ha chiarito alcuni interrogativi a riguardo, dichiarando che “Il suo ritorno è parte di ciò su cui il film si basa. E’ nella locandina per un motivo ben preciso.”

“E’ il più grande cattivo nella storia di Star Wars. Ora che abbiamo concluso la storia, posso solo dire che non poteva andare diversamente. – dichiara invece l’attrice Daisy Ridley ha invece espresso il suo parere a riguardo. – “E’ perfettamente funzionale alla trama del film. Non si tratterà solo di come apparirà, ma tutto verrà spiegato.”

“Il Lato Oscuro è quello che è per mano sua, per i suoi piani e le sue azioni. – afferma John Boyega“Averlo nuovamente implica dover combattere nuovamente contro il più grande nemico di sempre. Sarà entusiasmante.”

Per attendere maggiori informazioni bisognerà attendere il prossimo trailer, ancora senza data d’uscita, nel quale potrebbe venir mostrato di più a riguardo.

Si ricorda che Star Wars IX – L’Ascesa di Skywalker arriverà nei cinema il 19 dicembre 2019. Alla regia ci sarà J.J. Abrams, già regista dell’episodio VII, mentre faranno parte del cast gli attori Daisy Ridley, John Boyega, Adam Driver, Oscar Isaac, Domhnall Gleeson, Mark Hamill, Richard E. Grant, Anthony Daniels, Billy Dee Williams, Carrie Fischer e Ian McDiarmid.

Fonte: ComicBookMovie

 
 

Pelikanblut, recensione del film di Katrin Gebbe #Venezia76

Pelikablut venezia 76

In apertura nella sezione Orizzonti di Venezia 76, la regista tedesca Katrin Gebbe presenta Pelikablut, la sua opera seconda, un interessante progetto che gioca con la mescolanza dei generi e si concentra su una visione estrema, esasperata, totalizzante della maternità.

Wiebke vive con la figlia adottiva di nove anni, Nicolina, in un maneggio, dove addestra cavalli per la polizia, da utilizzare durante le manifestazioni. Dopo aver atteso molto tempo, ora ha la possibilità di adottare Raya, bambina di cinque anni, traumatizzata, per dare a Nicolina una sorella. Le prime settimane trascorrono in armonia, con Nicolina che gioca alla sorella maggiore e Raja che risponde con dolcezza alle sollecitazioni della nuova sorella. Ma poco dopo, Raya diventa sempre più aggressiva, tanto che la donna ricorre subito ad uno specialista e poi, di fronte ad atteggiamenti sempre più aggressivi, si rivolge addirittura a una sciamana.

Il concept si innesta un quella tradizione cinematografica che mescola il thriller psicologico al registro drammatico, tuttavia la durata eccessiva del film ne sfilaccia l’intensità emotiva, e la trama si arricchisce di sottotesti e similitudini ingenue che invece di rafforzare l’idea di partenza la annacquano.

Pure lo stile registico, così preciso all’inizio, diventa sciatto e lascia andare la tensione attentamente costruita nella prima parte del film. Quello che però lascia davvero spiazzati è l’ingenuità con cui la regista sceglie di concludere la storia, scivolando vertiginosamente nella giustificazione della superstizione, nella risoluzione del trauma e nello scioglimento dei noti in maniera semplicistica.

Pelikablut presenta un’intuizione vincente, che potrebbe portare il film in direzioni interessanti, anche solo per la scelta di generi tanto differenti da mettere insieme nella stessa storia, ma che manca clamorosamente il centro del bersaglio.

 
 

The Irishman: rivelata la durata del film di Martin Scorsese

The Irishman

Dopo un primo trailer, e l’annuncio delle date di distribuzione, viene ora finalmente svelata la durata complessiva del nuovo film di Martin Scorsese, intitolato The Irishman.

Stando a quanto riportato, il film avrà una durata di 210 minuti, ben al di sopra delle tre ore di The Wolf of Wall Street, fino ad ora il film più lungo del regista. Una notizia in parte prevedibile, considerando che più volte Scorsese ha dichiarato che il film prevede un numero di scene particolarmente sopra alla media dei suoi soliti film. Oltre al citato film con protagonista Leonardo DiCaprio, tra gli altri film di Scorsese con un elevato minutaggio si contano Quei bravi ragazzi, dalla durata di 146 minuti, The Aviator, che ne conta 170, e Silence, con i suoi 161 minuti.

The Irishman è basato sul romanzo I Heard You Paint Houses, scritto da Charles Brandt e basato sulla vita di Frank Sheeran, sicario della mafia e veterano della seconda guerra mondiale. Diventato ormai vecchio, Sheeran si trova a riflettere sugli eventi che hanno definito la sua carriera di sicario, e in particolare il ruolo che ha avuto nella scomparsa del leader sindacalista Jimmy Hoffa.

Ad interpretare Sheeran vi sarà Robert De Niro, che torna a collaborare con Scorsese a 24 anni da Casinò, mentre nel ruolo di Jimmy Hoffa ci sarà Al Pacino, alla sua prima collaborazione con il regista newyorkese. Tra gli altri interpreti si annoverano Joe Pesci, Harvey Keitel, Bobby Cannavale e Anna Paquin. The Irishman verrà presentato in anteprima il 27 settembre 2019 al New York Film Festival, per poi debuttare in alcuni cinema selezionati e su Netflix dal mese di novembre.

Fonte: CinemaBlend

 
 

The Laundromat: il primo trailer del film di Steven Soderbergh

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Contrariamente a quanto annunciato qualche anno fa, il regista Steven Soderbergh sembra ben lontano dal ritirarsi dal cinema. In questi anni il premio Oscar ha infatti realizzato film come La truffa dei Logan, Unsane, e High Flying Bird.

Ora il regista è pronto a tornare al cinema, e su Netflix, con il suo nuovo film intitolato The Laundromat. Il film è basato sul libro “Secrecy World”, del giornalista Jake Bernstein ed è incentrato sullo scandalo dei Panama Papers.

Il film ha per protagonista la vedova Ellen Martin, la quale inizia ad indagare su una frode assicurativa che la conduce ad uno studio legale di Panama City, gestito dai soci in affari Jurgen Mossack e Ramon Fonseca. La donna scoprirà presto che il suo caso è solo una piccola parte di milioni di file che contengono informazioni su società offshore impegnate in attività di riciclaggio.

Ad interpretare Ellen Martin ci sarà la tre volte premio Oscar Meryl Streep, mentre nei ruoli di Mossack e Fonseca ci saranno rispettivamente Gary Oldman e Antonio Banderas.

The Laundromat sarà presentato in anteprima al Festival di Venezia 2019, dove competerà per il Leone d’oro al miglior film. Il film verrà poi distribuito in alcune selezionate sale cinematografiche prima di approdare il 18 ottobre 2019 sulla piattaforma streaming Netflix. Così facendo potrà rientrare nella stagione dei premi cinematografici che conduce fino agli Oscar, previsti per il febbraio 2020.

Fonte: Empire

 

 
 

IT – Capitolo Due: secondo il regista c’è materiale per altri sequel

IT: Capitolo Due

Con l’uscita di IT – Capitolo Due nei cinema il prossimo 5 settembre si conclude la trasposizione cinematografica del romanzo di Stephen King ad opera di Andy Muschietti.

Eppure stando alle parole del regista, ci sarebbe ancora molto materiale legato alle origini della creatura comunemente chiamata IT che potrebbe essere esplorato in uno o più sequel.

“C’è un’intera mitologia legata al libro. – ha dichiarato Muschietti in un’intervista – E la mitologia offre numerose opportunità all’esplorazione. IT ha vissuto sulla terra per milioni di anni, è stato in contatto con gli umani per centinaia di secoli, ogni 27 anni. Immaginate quindi quanto materiale ci sarebbe da poter approfondire.”

Le parole del regista farebbero dunque pensare ad un universo cinematografico basato sull’opera di King, ma sempre Muschietti ci tiene a ribadire che per quanto sia bello fantasticare sulla mitologia, per il momento non ci sono sequel o prequel in lavorazione.

Dopo il successo del primo capitolo, che ha incassato 700 milioni di dollari, divenendo il film horror con il maggior incasso nella storia del cinema, IT – Capitolo Due promette una nuova epica avventura, dove il gruppo denominato Perdenti si scontrerà nuovamente contro il malvagio Pennywise, tornato in cerca di vendetta.

Il cast del film è composto da Bill Skarsgard, James McAvoy, Jessica Chastain, Jay Ryan, Bill Hader, Isaiah Mustafa, James Ransone, Xavier Dolan, Sophia Lillis, Jeremy Ray Taylor, Finn Wolfhard, Jaeden Lieberher, Will Beinbrink, Chosen Jacobs e Nicholas Hamilton.

Fonti: ComicBookResource

 
 

Black 5: Michael Bay alla regia del nuovo film Sony

Michael Bay sul set de Transformers - La vendetta del caduto
© TM and2009 Dreamworks LLC. and Paramount Pictures. All Rights Reserved.

Il regista Michael Bay (Bad Boys, Transformers, 13 Hours) dirigerà il nuovo film programma per la Sony, dal titolo Black 5. Benché per ora cast e trama non siano stati rivelati, una prima descrizione del film riporta che sarà ricco d’azione, il che è una costante nella filmografia di Bay.

La sceneggiatura del film è stata scritta da Ehren Kruger (The Talisman). Lo stesso Bay avrà anche il ruolo di produttore insieme al socio Erwin Stoff, con cui ha già collaborato per 13 Hours. L’inizio della produzione del film è prevista per i primi mesi del 2020.

Black 5 andrà così ad arricchire la filmografia del regista, specializzato in sequenze ad alto tasso esplosivo e dinamico. Tra i titoli per cui è più celebre si citano inoltre Armageddon, Pearl Harbor, The Island, e Pain & Gain.

Prima dell’annunciato film Sony, Bay tornerà al cinema con il film 6 Underground, con protagonista Ryan Reynolds e attualmente in post-produzione, ed il film Robopocalypse, un thriller sci-fi scritto da Drew Goddard ambientato in un futuro distopico dove i robot hanno preso il sopravvento sull’umanità.

Tra gli imminenti film in uscita per la Sony si annoverano invece Piccole donne, diretto da Greta Gerwig, Zombieland: Double Tap, Charlie’s Angel e Bad Boys for Life, terzo film della trilogia con Will Smith e Martin Lawrence.

Fonte: ComingSoon.net

 
 

The New Pope: il primo trailer della serie di Paolo Sorrentino

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In procinto di essere presentata in anteprima al Festival di Venezia 2019, The New Pope, la nuova stagione della serie di Paolo Sorrentino si svela attraverso un primo accattivante teaser trailer.

La nuova miniserie è il sequel diretto di The Young Pope, trasmessa su Sky Atlantic dal 21 ottobre al 18 novembre 2016. Per questa nuova stagione Sorrentino ha arricchito il cast, affiancando a Jude Law, Diane Keaton e Silvio Orlando attori come John Malkovich, Jane Fonda e Marilyn Manson.

Negli episodi andati in onda nel 2016 facevamo la conoscenza di Lenny Belardo (Jude Law), giovane cardinale statunitense, mite e dallo scarso peso politico. Eletto pontefice con il nome pontificale di Pio XIII, egli si dimostrerà un papà controverso e per nulla incline a farsi comandare, rivelando un carattere machiavellico e manipolatore.

Stando a quanto riportato da Sorrentino, regista di tutti gli episodi, la nuova stagione ripartirà esattamente da dove terminava la precedente, esplorando i temi lì solo accennati. Ancora non si sa molto della trama, che il regista ha voluto tenere il più segreta possibile, ma dal titolo e da quanto mostrato nel teaser sembra proprio che un nuovo papa, incarnato dall’attore John Malkovich, prenderà il posto di Lenny Belardo.

Come detto, la serie verrà inizialmente presentata in anteprima a Venezia, per poi ottenere una distribuzione televisiva su Sky Atlantic a partire dall’autunno.

https://www.youtube.com/watch?v=g1Gm_txfh_s

Fonte: Empire

 
 

Christopher Nolan, Martin Scorsese e altri presentano la “Filmmaker Mode”

Martin Scorsese 2019
Foto di Aurora Leone © Cinefilos.it

Vedere i film sul televisore di casa propria è ormai una pratica ampiamente diffusa. Spesso però proprio su questo vengono a modificarsi una serie di parametri che inficiano sulla visione. Per questo motivo è nata una coalizione tra alcuni dei maggiori autori cinematografici per porre rimedio a questi inconvenienti, preservando la qualità di un film riprodotto sul televisore.

Martin Scorsese, Christopher Nolan, James Cameron, J.J. Abrams, Rian Johnson e altri ancora sono attualmente in aperta collaborazione con UHU Alliance per stabilire un nuovo standard per la TV in 4K chiamato “Filmmaker mode”.

“Attraverso questa modalità sarà infatti possibile preservare quanto originariamente realizzato dai registi, – ha dichiarato Christopher Nolandagli aspetti tecnici al modo in cui è stato ultimato in cabina di montaggio. Questo permetterà allo spettatore una fruizione come l’autore la desidera.”

“Le moderne televisioni offrono numerose possibilità in termini di capacità tecniche, ma questo significa anche che occorre preservare l’intento originale del regista, affinché non venga snaturato nella riproduzione in home video. La “Filmmaker Mode” avrà proprio questo compito.” Conclude sempre Nolan.

Stando a quanto riportato nel video di presentazione del progetto, la Filmmaker Mode disabiliterà il livellamento del movimento, e preserverà invece l’originale aspect ratio, il bilanciamento dei colori e il frame rate di un film.

Per questa nuova modalità non è ancora prevista una data di lancio, ma per ogni amante del cinema ben presto sarà un fattore da verificare al momento dell’acquisto di un nuovo televisore.

Fonte: Empire

 
 

Venezia 76: Ad Astra e Marriage Story per il primo giovedì della Mostra

Ad Astra

Dopo il maestro orientale Kore-eda, Venezia 76 torna a quello che è stato il trend degli ultimi anni, i grandi registi americani. Arrivano oggi in laguna Noah Baumbach e James Gray che presentano, rispettivamente, Marriage Story e Ad Astra.

Con i due registi arriva anche una delegazione di superstar, con Baumbach che porta con sé i suoi protagonisti, Scarlett Johansson e Adam Driver, e Grey che invece ha diretto Brad Pitt, già avvistato ieri al Lido.

Se Baumbach si concentra sulla quotidianità e in particolare sul dolore legato alla separazione di una coppia, Gray proietta lo spettatore in un viaggio fantascientifico oltre le stelle, come aveva già fatto, con grande successo, Alfonso Cuaron, che proprio qui a Venezia aveva presentato Gravity.

 
 

Le verità: recensione del film di Hirokazu Kore-eda #Venezia76

le verità

Ai registi di fama internazionale e di livello artistico riconosciuto può capitare di sentirsi disorientati nel momento in cui decidono di dirigere un film in un’altra lingua e di produrre film in un territorio che non è il loro di origine, e il timore era lo stesso anche per Hirokazu Kore-eda con Le verità, titolo di apertura, in Concorso, di Venezia 76.

Il regista di Un affare di famiglia poteva inciampare nello scalino su cui sono caduti autori del calibro di Asghar Farhadi e Ingmar Bergman, fino al recente caso di Xavier Dolan, e invece riesce ad aggirare l’ostacolo, senza consegnare al suo pubblico il suo film migliore, ma regalando comunque il suo tocco personale alla storia.

Le verità, basato su una piece teatrale, racconta di Fabienne, grande star del cinema francese che volge ai 70 anni, e del rapporto che ha con la figlia, sceneggiatrice che è dovuta scappare negli USA per allontanasi dalla presenza ingombrante della madre. Nel loro rapporto conflittuale si inseriscono molti personaggi, dal passato e dal presente, ad arricchire e scombussolare ancora di più la loro relazione.

Le verità è un film di un umorismo sottile, un racconto fluido in cui Kore-eda riesce a diluire i temi che gli sono cari, in particolare quelli legati all’ambito familiare, con un tono ironico che non sempre gli appartiene ma che si sposa alla perfezione con i tempi degli attori, in particolare della magnifica Catherine Deneuve e dell’altrettanto brava Juliette Binoche.

Il regista giapponese riesce a infondere nella storia, soprattutto nel personaggio della giovanissima Charlotte, una dolcezza che arriva allo spettatore con grande immediatezza ed è direttamente mutuato dal modo che ha Kore-eda di raccontare.

La scelta del titolo, che in italiano è declinato al plurale, sembra stare ad indicare tutti quei segreti, quegli atteggiamenti, quelle scelte che nel corso della vita hanno condizionato e ostacolato le due donne nel loro approccio reciproco. La verità è quello che nessuna delle due conosce sull’altra ed è quella che non si riesce mai a dire, soprattutto per Fabienne, attrice anche nella vita vera.

Il tono controllatissimo del film non lascia trasparire la furia che la sensibilità di un altro regista avrebbe potuto scatenare, dato l’argomento, ma si ha l’impressione che tutto questo controllo penalizzi l’emozione, ed è un peccato, data la grande capacità che il cineasta giapponese ha di controllarle e di lasciarle fluire attraverso le sue storie.

 
 

Venezia 76, red carpet: il gala di apertura all’insegna della bellezza

Alessandra Mastronardi venezia 76
Alessandra Mastronardi venezia 76 partecipa alla Cerimonia di Apertura della 76esima Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia - Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

La madrina Alessandra Mastronardi, ma anche la giuria presieduta da Lucrecia Martel, gli ospiti e i protagonisti del film di apertura, in Concorso, Le verità.

Il tappeto rosso del gala di apertura di Venezia 76 è stato ricco di volti, abiti, glamour, e di seguito ecco il nostro racconto della serata in foto: