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The Rossellinis: recensione del documentario di Alessandro Rossellini

C’è chi considera Roberto Rossellini il più grande regista italiano (e non solo) mai esistito, e c’è invece chi di tale figura ha ben altra considerazione. Dipende quale punto di vista si adotta a riguardo, ma se a parlare è Alessandro Rossellini, nipote dell’autore di Roma città aperta, allora questo non potrà che essere condizionato dall’esistenza vissuta con tale importante cognome sulle spalle. Nel debuttare alla regia del suo primo film, The Rossellinis, questi si propone infatti di raccontare la propria versione della storia della sua famiglia. Un occhio interno che non fa mai male, e in questo caso particolarmente inedito rispetto a quanto già si conosce della famiglia del regista. Presentato durante la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il film sarà al cinema soltanto dal 26 al 28 ottobre.

La volontà di realizzare un documentario a riguardo nasce dalla presa di coscienza di Alessandro circa la Rossellinite. Questo è il nome da lui dato ad una particolarissima malattia, esclusiva della sua famiglia. Che lo si ammetta o pure no, tutti i discendenti del celebre regista neorealista sembrano esserne affetti. Per Alessandro, che si assume il compito di far riconoscere anche ai suoi parenti tale patologia, essa sarebbe caratterizzata dalla difficoltà di gestire un nome tanto importante. Tale responsabilità porterebbe dunque a reazioni e comportamenti che tentano di alleviarne il peso, con risultati talvolta imprevedibili. Si tratta ovviamente di un grande gioco, che non manca però di avere il suo fondo di verità. Attraverso il viaggio di Alessandro Rossellini si ripercorrerà così tanto la filmografia del celebre regista quanto la storia della sua numerosa famiglia.

Le colpe dei padri

Marito, amante, padre, nonno. Roberto Rossellini oltre a quello di regista ha ricoperto nella sua vita anche tali ruoli famigliari. Se con successo o meno dipende a quale dei suoi congiunti lo si chiede. Per Alessandro, il nipote, la figura del nonno è evidentemente stata piuttosto ingombrante nella propria personale formazione e autorealizzazione. Nonostante la sua scomparsa avvenuta nel 1977, questi ha continuato ad essere una figura centrale nella vita del regista di questo documentario, che decide ora di fare i conti con il suo passato e con quello della sua famiglia. Impresa più facile a dirsi che a farsi, ovviamente. L’autore neorealista ha infatti avuto ben tre mogli, nonché diversi figli. Riunirli per l’occasione richiede diversi spostamenti, alcuni in luoghi particolarmente remoti.

Dall’Italia alla Svezia e fino agli Stati uniti, nel tentativo di scoprire come ognuno dei figli di Roberto abbia gestito un cognome tanto invadente. Tale viaggio porta Alessandro alla scoperta di realtà diverse, tra chi come la zia Isabella Rossellini ha saputo far fruttare la cosa, a chi invece, come lo zio Robin, ha scelto una vita da eremita su di un’isola. In percorsi di vita tanto diversi si ritrova però un elemento comune, e che sembra infondo aver influenzato il modo di vivere e pensare di ognuno dei Rossellini. Si tratta del ricordo di Roberto come di un possessivo, ma benevolo, padre o nonno. Vero e proprio collante tra famiglie che esercitava, ed esercita tutt’ora, tale insostituibile ruolo.

Pur non essendo più fisicamente presente tra loro, la sua figura è comunque motivo di riunione e riscoperta. In fondo, pur partendo da motivi personali, è in nome del nonno che Alessandro intraprende il suo viaggio, e sempre nel suo nome si svolgono le conversazioni tra i vari parenti. The Rossellinis acquista così la forma di un vero e proprio album di famiglia, dove si collezionano ricordi e immagini di un passato che ha ancora molto da dire. Quelle che potevano essere le classiche colpe di un padre che ricadono sui figli diventano invece motivo di riflessione e di riaffermazione delle proprie individualità.

The Rossellinis recensione

The Rossellinis: la recensione del documentario

Quello che poteva facilmente diventare un non necessario focus sulla famiglia Rossellini acquista ben più interesse di quanto si poteva immaginare. Nel seguire il regista nel corso dei suoi viaggi e delle sue reunion famigliari, lo spettatore ne esce arricchito con affascinanti retroscena, curiosità ed episodi spesso inediti. L’elemento che più sorprende, tuttavia, è la grande ironia che Alessandro infonde nel documentario. Nell’affrontare il suo primo esperimento cinematografico, egli sembra essere consapevole dei propri limiti, e sceglie da subito di non prendersi sul serio. Ciò gli permette di non acquisire un’autorità che avrebbe rischiato di allontanare lo spettatore, assumendo invece un ruolo con cui è più facile relazionarsi.

Egli, pur parlando sempre e comunque dei Rossellini e di Roberto, riesce allo stesso tempo a far acquisire alla propria famiglia quell’universalità con la quale è possibile generare un legame. In fin dei conti, ciò che ci viene mostrato, pur con le caratteristiche uniche, non è altro che il bisogno di una famiglia di ritrovarsi. Attraverso questo sentimento è possibile costruire un racconto coinvolgente ed emozionante, che permette di riflettere tanto sui Rossellini quanto sul proprio privato.

Le streghe di Robert Zemeckis in esclusiva digitale dal 28 ottobre

Preparatevi a festeggiare la notte di Halloween con “Le streghe“, il film fantasy diretto dal regista premio Oscar Robert Zemeckis (“Forrest Gump”, “Ritorno al futuro”) e tratto dall’amato racconto di Roald Dahl, in arrivo in Italia in esclusiva digitale da lunedì 28 ottobre, disponibile per l’acquisto e il noleggio premium su Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film & TV e per il noleggio premium su Sky Primafila e Infinity.

Le Streghe”, che vede tra i produttori anche Guillermo del Toro e Alfonso Cuaron, sarà inoltre presentato in anteprima domenica 25 ottobre, nella giornata di chiusura della 18° edizione di “Alice nella Città”, con una speciale proiezione alla Sala Alice TIMVISION La Nuvola all’EUR (Viale Asia).

Il film è interpretato dalle attrici premi Oscar Anne Hathaway (“Les Misérables”, “Il Diavolo veste Prada”, “Ocean’s 8”) e Octavia Spencer (“The Help”, “La forma dell’acqua – The Shape of Water”), dal candidato all’Oscar Stanley Tucci (i film di “Hunger Games”, “Amabili resti”), con Kristin Chenoweth (le serie TV “Glee” e “BoJack Horseman”) e il pluripremiato comico leggendario Chris Rock. Fa parte del cast anche l’esordiente Jahzir Kadeem Bruno (“Atlanta” in TV), al fianco di Codie-Lei Eastick (“Holmes & Watson”).

Rivisitando l’amato racconto di Roald Dahl per un pubblico moderno, la visione innovativa de “Le streghe” di Zemeckis, narra la storia commovente e ricca di humor nero di un giovane orfano (Bruno) che, alla fine del 1967, va a vivere con la sua adorata nonna (Spencer) a Demopolis, una cittadina rurale dell’Alabama. Il ragazzo e sua nonna si imbattono in alcune streghe apparentemente glamour ma completamente diaboliche, così la nonna saggiamente decide di portare il nostro giovane eroe in una sfarzosa località balneare. Purtroppo arrivano esattamente nello stesso momento in cui la Strega Suprema (Hathaway) ha riunito la sua congrega di fattucchiere di tutto il mondo -sotto copertura- per portare a termine i suoi piani malefici.

Con un libro venduto ogni 2,5 secondi per un totale di oltre 300 milioni di copie vendute, tradotto in 41 diverse lingue nel mondo, il racconto di Roald Dahl rimane uno dei testi di riferimento per i ragazzi di tutte le generazioni.

La sceneggiatura, basata sul libro di Roald Dahl, è di Robert Zemeckis e Kenya Barris (la serie TV “black-ish“, “Shaft”) e il premio Oscar Guillermo del Toro (“La forma dell’acqua – The Shape of Water”). Il film è prodotto dallo stesso Zemeckis, al fianco di Jack Rapke, del Toro, Alfonso Cuaron e Luke Kelly; mentre la produzione esecutiva è di Jacqueline Levine, Marianne Jenkins, Michael Siegel, Gideon Simeloff e Cate Adams.

La squadra creativa di Zemeckis che ha lavorato dietro le quinte, include un elenco di suoi frequenti collaboratori, tra cui il direttore della fotografia nominato all’Oscar Don Burgess (“Forrest Gump”), lo scenografo Gary Freeman, i montatori Jeremiah O’Driscoll e Ryan Chan, la costumista candidata all’Oscar Joanna Johnston (“Allied: Un’ombra nascosta”, “Lincoln”) e il compositore nominato all’Oscar Alan Silvestri (“Polar Express”, “Forrest Gump”).

Warner Bros. Pictures presenta, una produzione Image Movers / Necropia / Experanto Filmoj, un film di Robert Zemeckis, “Le streghe”.

Diabolik: il teaser trailer dei film con Luca Marinelli

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Diabolik: il teaser trailer dei film con Luca Marinelli

01 Distribution ha diffuso il primo teaser trailer di Diabolik, l’adattamento cinematografico del personaggio creato dalle sorelle Giussani e portato su grande schermo dai Manetti Bros. Nel breve video vediamo Luca Marinelli, Miriam Leone e Valerio Mastandrea nei panni, rispettivamente, di Diabolik, Eva Kant e Ginko.

Il film, adattamento cinematografico delle avventure del personaggio creato da Angela e Luciana Giussani, è diretto dai Manetti bros., scritto da Michelangelo La Neve e Manetti bros., che hanno firmato anche il soggetto insieme a Mario Gomboli.

DIABOLIK è una produzione Mompracem con Rai Cinema, prodotto da Carlo Macchitella e Manetti bros., in associazione con Astorina, con il sostegno di Emilia – Romagna Film CommissionFriuli Venezia Giulia Film CommissionFilm Commission Vallee D’Aoste.

Il film uscirà nelle sale italiane il 31 dicembre 2020 distribuito da 01 Distribution.

The Jump, recensione del film di Giedrė Žickytė #RFF15

The Jump, recensione del film di Giedrė Žickytė #RFF15

Fa parte della Selezione Ufficiale della Festa del Cinema di Roma The Jump, il film lituano della regista Giedre Zickyte, documentarista nota in patria – e produttrice del film con la sua Moonmakers, assieme a  VFS Films e Faites Un Voeu, in associazione con Naked Edge Films – le cui opere sono state scelte per diversi festival internazionali. Tanto è vero che The Jump arriva a Roma dopo essere stato presentato in prima mondiale al Warsaw International Film Festival.

Quella che la regista sceglie di raccontare è una storia di disperata ricerca di libertà da parte di un uomo vissuto sotto il regime sovietico. Regime che lei stessa ha conosciuto da bambina, essendo la Lituania tornata indipendente quando aveva 10 anni, nel 1990. E’ quella voglia di libertà e quell’America sognata come un paradiso, ma troppo difficile da raggiungere che si vuole raccontare.

La trama di The Jump, diserzione, detenzione e infine di libertà

E’ il 23 novembre del 1970 quando una motovedetta della Guardia Costiera americana e una nave sovietica si incontrano a largo della costa orientale degli Stati Uniti per discutere di diritti di pesca nell’Atlantico. I comandanti sovietici salgono a bordo della nave Usa ed è lì che il marinaio lituano Simas Kudirca decide di tentare il tutto per tutto e fare lo stesso. Le due navi sono vicinissime e lui con un balzo è sulla nave americana, dove chiede asilo politico. In un primo momento gli americani danno rifugio a Simas, ma poi sono costretti da ordini superiori a restituirlo ai sovietici. Sarà processato per tradimento e condannato a 10 anni, spedito poi sugli Urali nei campi di lavoro. Nel frattempo in Usa si moltiplicano le proteste di piazza e i movimenti che chiedono la liberazione di Simas. Quando ormai sembra non ci sia più nulla da fare, un fatto nuovo promette di spalancare al marinaio le porte della tanto sognata libertà e quelle degli Stati Uniti.

Il racconto di protagonista e testimoni

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E’ lo stesso Simas, oggi novantenne, ad accompagnare lo spettatore lungo tutta la sua storia, sono la passione e il trasporto nei suoi occhi azzurri lucidi e sgranati, l’autentica commozione, ma  al tempo stesso la grande forza che promana da quest’uomo a coinvolgere lo spettatore. Inoltre, la regista fa una scelta vincente: servirsi dell’energia di Simas e della sua voglia di rendere il pubblico partecipe, mettere in atto una vera e propria ricostruzione degli eventi nelle loro fasi salienti, tornando con l’anziano marinaio sui luoghi della vicenda. Le concitate fasi della tentata fuga sulla nave americana Vigilant hanno il ritmo avvincente di un film d’azione e la suspense di un thriller, con l’anziano trascinato quasi da un furor mentre le racconta e le rivive. I corridoi della prigione  di Vilnius, dove fu rinchiuso, e la cella 13, che Simas definisce “la sua casa”, mentre ricorda la durezza della prigionia. Poi il campo di lavoro, il gelo e le privazioni. Ma non c’è solo la sua voce. Vi sono anche il comandante della nave Usa, Ralph W. Eutis, sospeso dopo l’inchiesta che venne aperta sull’accaduto, e altri membri dell’equipaggio come Paul E. Pakos. Vi sono le voci delle attiviste che si spesero tantissimo per creare un movimento per la liberazione di Simas, Daiva Kezis e Grazina Peagle, fino alle testimonianze di politici del calibro di Henry Kissinger.

La seconda parte del documentario, che ripercorre il soggiorno statunitense di Simas e della sua famiglia, durato fino al 2007, quando l’anziano ha fatto ritorno in Lituania dove oggi vive, è meno avvincente, come prevedibile. Manca la tensione della prima parte e la narrazione è più lenta. Colpiscono però alcune dichiarazioni rilasciate da Simas alle tv Usa, dove era invitato come una celebrità, trattato da eroe. Egli, conscio di cosa significassero povertà e privazioni, invitava gli americani a riflettere sul proprio benessere, a non sprecare e non dare nulla per scontato.

I materiali inediti e i filmati d’epoca

La ricostruzione è interessante non solo per la passione trascinante che il protagonista mette nel racconto, ma anche per la modalità in cui questo si dipana, alternando i ricordi dei testimoni a materiale di repertorio eterogeneo e spesso inedito, abilmente montato. Dalle  foto ai documenti d’epoca, ai filmati delle manifestazioni, a quelli dei discorsi di un imbarazzato Nixon che non sa come giustificare il comportamento della democratica America, patria della libertà, che in piena Guerra Fredda restituisce un richiedente asilo all’Urss. Fino a un vero e proprio film di finzione, The Defection of Simas Kudirca,  che raccontò la vicenda negli anni Settanta, protagonista Alan Arkin. Moltissimo materiale, ben assemblato nel montaggio efficace di Thomas Ernst e Danielius Kokanauskis, che spinge a una riflessione sui diritti umani e civili in Russia, in America e ad ogni latitudine, indagando però soprattutto il rapporto degli Usa con questi temi.

The Jump è il racconto di un sogno di libertà infine realizzato. Un racconto coinvolgente da un testimone prezioso, diretto da una talentuosa regista, i cui lavori sono da riscoprire e che farà ancora parlare di sé.

The Batman: nuovi video in sella alle moto direttamente dal set

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The Batman: nuovi video in sella alle moto direttamente dal set

Sono ripartite a pieno regime le riprese di The Batman, e dopo le belle foto, ecco due video dal set in cui l’Uomo Pipistrello è alle prese con un inseguimento, ai danni di Selina Kyle. Riuscirà ad acciuffarla?

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https://twitter.com/HeadsScreen/status/1316082514457497601?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1316082514457497601%7Ctwgr%5Eshare_3%2Ccontainerclick_1&ref_url=https%3A%2F%2Fscreenrant.com%2Fbatman-movie-catwoman-set-photos-video%2F

Il cast di The Batman è formato da molti volti noti: insieme a Robert Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno anche Colin Farrell (Oswald Chesterfield/Pinguino), Zoe Kravitz (Catwoman), Jeffrey Wright (Jim Gordon), Paul Dano (Enigmista) e Andy Serkis (Alfred). Infine, John Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast anche Peter Sarsgaard che sarà Gil Colson, il Procuratore Distrettuale di Gotham.

The Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più villain, poiché sono tutti sospettati“.

Spider-Man 3 – Holland, Maguire, Garfiled, la SONY seda gli entusiasmi

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La Sony Pictures ha smentito e così sedato le voci che volevano Tobey Maguire e Andrew Garfield vicini alla firma per partecipare a Spider-Man 3. La voce circola da un po’ di tempo con i fan che comprensibilmente si stanno emozionando e agitando, perché sarebbe davvero l’inizio di uno Spiderverse anche al cinema! SONY fa ora chiarezza.

Maguire ha interpretato il supereroe in tutti e tre i film di Sam Raimi – Spider-Man, Spider-Man 2 e Spider-Man 3 – mentre Garfield ha assunto il ruolo per il reboot di Sony in The Amazing Spider-Man del 2012. Ma visto che il secondo film non è andato come previsto, la SONY ha bloccato il progetto ed ha poi stretto un accordo con Marvel Studios e assunto Tom Holland, Spider-Man attualmente in carica.

Questa settimana sono circolate online voci secondo cui Maguire e Garfield erano in trattativa o addirittura avevano già firmato per interpretare i rispettivi personaggi di Peter Parker in Spider-Man 3. Tuttavia, in una dichiarazione a ET Canada, un rappresentante di Sony Pictures ha detto: “Quei casting di voci non sono confermati”. Gli studi non sempre commentano le voci sul casting, ma in questo caso Sony ha smentito le voci attualmente in circolazione su Maguire e Garfield.

Questo non esclude un futuro coinvolgimento dei “vecchi” Uomo Ragno nel film, tuttavia, al momento, si tratta solo di voci alimentate dall’entusiasmo.

Cosa sappiamo di Spider-Man 3?

Di Spider-Man 3 – che arriverà al cinema il 17 Dicembre 2021 – si sa ancora molto poco, sebbene la teoria più accredita è quella secondo cui il simpatico arrampicamuri sarà costretto alla fuga dopo essere stato incastrato per l’omicidio di Mysterio (e con il personaggio di Kraven il Cacciatore che sarebbe sulle sue tracce). Naturalmente, soltanto il tempo sarà in grado di fornirci maggiori dettagli sulla trama, ma a quanto pare il terzo film dovrebbe catapultare il nostro Spidey in un’avventura molto diversa dalle precedenti…

Tom Holland si è unito al MCU nei panni di Peter Parker nel 2016: da allora, è diventato un supereroe chiave all’interno del franchise. Non solo è apparso in ben tre film dedicati ai Vendicatori della Marvel, ma anche in due standalone: Spider-Man: Homecoming e Spider-Man: Far From Home. La scorsa estate, un nuovo accordo siglato tra Marvel e Sony ha permesso al personaggio dell’Uomo Ragno di restare nel MCU per ancora un altro film a lui dedicato – l’annunciato Spider-Man 3 – e per un altro film in cui lo ritroveremo al fianco degli altri eroi del MCU.

Disney+ aggiunge un avviso in testa ai film con contenuti razzisti

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Disney+ ha aggiunto degli avvisi in testa ai film del suo catalogo con contenuti razzisti. Il 2020 ha visto un’enorme resa dei conti culturale per quanto riguarda il trattamento delle persone di colore, sia nell’industria dell’intrattenimento che al di fuori di essa.

Mentre nella produzione hollywoodiana si chiede più inclusione nelle strutture produttive dei film e delle serie tv, alcune aziende hanno affrontato l’argomento che per troppo tempo è stato messo da parte nella storia. Ad esempio, gli episodi televisivi passati che coinvolgono Blackface sono stati rimossi da vari servizi di streaming e film di un certo calibro, quali ad esempio Via Col Vento, sono stati etichettati come film che contengono contenuti sensibili.

Dal suo lancio ad oggi, Disney+ ha compiuto i suoi piccoli passi per combattere gli esempi passati di stereotipi razziali. La piattaforma ha incluso dichiarazioni di non responsabilità nelle descrizioni di vari film che avvertivano il pubblico che “potrebbero contenere rappresentazioni culturali obsolete”. A quel tempo, alcuni apprezzarono il gesto, mentre altri notarono che così facendo si mancava di sottolineare il problema più grande, definendo queste raffigurazioni “obsolete” invece che razziste. Ora, Disney+ sta ufficialmente portando avanti la politica di questi avvisi con un ulteriore passo avanti.

La Disney ha creato una nuova campagna chiamata “Stories Matter“, che mira a mettere sotto i riflettori più voci diverse mentre rivede i casi del passato in cui la società non ha lavorato bene in fatto di inclusione. In primo luogo, questa iniziativa viene portata avanti attraverso nuovi avvisi per Disney+. Invece di lasciare un disclaimer all’interno della descrizione, gli avvisi vengono ora riprodotti prima del film stesso e non sono ignorabili. Il messaggio recita:

Questo programma include rappresentazioni negative e / o maltrattamenti di persone o culture. Questi stereotipi erano sbagliati allora e sono sbagliati adesso. Piuttosto che rimuovere questo contenuto, vogliamo riconoscere il suo impatto dannoso, imparare da esso e stimolare la conversazione per creare un futuro più inclusivo insieme.

Disney si impegna a creare storie con temi ispiratori e ambiziosi che riflettano la ricca diversità dell’esperienza umana in tutto il mondo.

Per saperne di più sull’impatto delle storie sulla società, visita il sito www.disney.com/StoriesMatter

Denis Villeneuve aveva dimenticato di aver scartato Timothée Chalamet in Prisoners

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Il regista Denis Villeneuve aveva completamente dimenticato di aver incontrato Timothée Chalamet prima di Dune, poiché ha scartato il giovane attore, quando si propose per Prisoners, suo bellissimo film del 2013.

Villeneuve è l’ultimo regista in ordine di tempo ad affrontare l’epopea tentacolare di Frank Herbert, e questa volta i fan si sentono un po’ più ottimisti sulle sue possibilità di successo del film. Dune vedrà Chalamet nei panni di Paul Atreides, figlio fedele del leader del pianeta Arrakis. Prima della pandemia di coronavirus, Dune era uno dei film più attesi del 2020, ma recentemente è stato posticipato a ottobre 2021.

Il regista canadese ha dato modo ai fan di essere uno in cui poter riporre la propria fiducia, dati i buoni risultati dei suoi lavori precedenti, ad esempio Arrival e Blade Runner 2049, ma anche oltre il genere sci-fi, come hanno dimostrato Sicario e Prisoners, appunto. Quest’ultimo ha visto Hugh Jackman nei panni di un uomo le cui due figlie scompaiono e Jake Gyllenhaal nei panni del detective che le cerca.

Villeneuve ha scelto Chalamet come suo protagonista in Dune, ma si è scoperto che non era la prima volta che i due si incrociavano. In un nuovo profilo GQ su Chalamet, Villeneuve ha ricordato come aveva detto a Chalamet che era entusiasta di incontrarlo mentre parlava di Dune. Tuttavia, Chalamet ha dovuto ricordargli gentilmente che si erano incontrati prima, quando il giovane attore aveva fatto un provino per Prisoners. “‘Certamente!'”, Ricorda Villeneuve. Quando si è trattato del tentativo di Chalamet di unirsi a Prisoners, Villeneuve ha detto: “Ha fatto una grande audizione, ma non si è adattato fisicamente alla parte. Probabilmente mi avrà insultato perché non l’ho scelto!”.

In DuneTimothée Chalamet interpreterà il protagonista Paul Atreides, nato sul pianeta Caladan dal matrimonio fra il duca Leto Atreides I e la sua concubina Lady Jessica. Nel cast anche Javier BardemZendayaOscar IsaacRebecca FergusonStellan SkarsgardDave Bautista, Charlotte Rampling Jason Momoa. Ricordiamo che il film arriverà nelle sale americane il 18 Dicembre 2020.

Anya Taylor-Joy: la sua Furiosa sarà molto diversa da quella di Charlize Theron

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Dopo l’annuncio ufficiale, Anya Taylor-Joy ha commentato il suo casting nei panni della giovane Furiosa, spiegando che la sua interpretazione del personaggio nel prequel di Mad Max sarà diversa dalla rappresentazione originale di Charlize Theron in Fury Road.

Il regista australiano George Miller ha lanciato il franchise di Mad Max in forma di trilogia nel 1979, con Mel Gibson nei panni di “Mad” Max Rockatansky, un violento agente di polizia che cerca di abbattere una banda di motociclisti e proteggere la sua famiglia nella distopica Australia. I temi post-apocalittici di quei primi film e le immagini delle terre desolate sono radicati nella cultura popolare, mentre Miller ha sdoganato il paesaggio australiano in tutto il mondo, con quei film.

Il franchise ha visto uscire un altro capitolo nel 2015, e non si è trattato di un film qualsiasi, ma del travolgente e adrenalinico Mad Max: Fury Road, che ha visto Tom Hardy sostituire Mel Gibson come eroe del titolo. Ma questa volta Max è dolo la star di facciata, poiché il film si concentra principalmente sugli sforzi dell’Imperatrice Furiosa (interpretata da Charlize Theron) per far fuggire cinque donne che vengono usate come femmine da riproduzione dal tirannico leader Immortan Joe.

Fury Road è stato un successo clamoroso, ha incassato oltre 374 milioni di dollari in tutto il mondo, vincendo sei Premi Oscar, diventando uno dei migliori film degli anni ’10 e ora godendo di un prequel che indagherà l’origine di Furiosa, con Anya Taylor-Joy che reciterà al fianco di Chris Hemsworth e Yahya Abdul-Mateen II.

Ospite nel podcast Happy Sad Confused, Taylor-Joy ha discusso della sua eccitazione e ansia per l’interpretazione dell’ormai iconica Furiosa nel prequel di Miller. Ha spiegato come intende adottare un approccio diverso al personaggio dal momento che le prestazioni di Charlize Theron in Mad Max: Fury Road sarebbero impossibili da eguagliare:

“Mi sono innamorato di Furiosa, del modo in cui Charlize l’ha presentata. Ha fatto un lavoro così incredibile ed è stato così bello e non riesco nemmeno a pensare di provare a mettermi nei suoi panni. Deve essere qualcosa di diverso perché non può essere fatto allo stesso modo.”

Matt Damon a Ben Affleck: “Pattinson si è preso il tuo lavoro!”

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Matt Damon e Ben Affleck tornano a mettere in palio il loro tempo per Omaze in favore di cause umanitarie e, come al solito, regalano delle perle davvero impagabili nei loro battibecchi!

In particolare, questa volta si sono concentrati sull’attualità, nel senso che mentre Affleck prende in giro Damon perché Jeremy Renner lo ha sostituito nel franchise di Jason Bourne, Damon replica con un secco: “Pattinson si è preso il tuo lavoro!”, in riferimento, naturalmente, al passaggio di testimone del ruolo di Batman da Ben Affleck a Robert Pattinson. Ecco di seguito l’esilarante video:

https://www.instagram.com/p/CGXq4VMDRV_/?utm_source=ig_embed

Ricordiamo però che Ben Affleck tornerà nel ruolo dell’Uomo Pipistrello per Justice League Snyder Cut e soprattutto in un breve cameo in The Flash, insieme a Michael Keaton che riprende il ruolo del Crociato di Gotham.

Paul Bettany nel trailer di Uncle Frank

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Paul Bettany nel trailer di Uncle Frank

Ecco il primo trailer di Uncle Frank, il film con Paul Bettany che arriverà su Amazon Prime Video il prossimo 25 novembre. Scritto e diretto da Alan Ball, il film vede nel cast Paul Bettany, Sophia Lillis, Peter Macdissi, Judy Greer, Steve Zahn, Lois Smith, con Margo Martindale e Stephen Root.

La trama di Uncle Frank

Nel 1973, l’adolescente Beth Bledsoe (Sophia Lillis) lascia la sua città natale rurale meridionale per studiare alla New York University, dove il suo amato zio Frank (Paul Bettany) è un venerato professore di letteratura. Presto scopre che Frank è gay e vive con il suo partner di lunga data Walid “Wally” Nadeem (Peter Macdissi) – una relazione che ha tenuto segreta per anni. Dopo la morte improvvisa del padre di Frank, il nonno di Beth, Frank è costretto a tornare a casa con riluttanza per il funerale con Beth al seguito, e ad affrontare finalmente un trauma sepolto da tempo da cui è scappato per tutta la sua vita adulta.

Tessa Thompson romantica nel trailer di Sylvie’s Love

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Tessa Thompson romantica nel trailer di Sylvie’s Love

Ecco il primo trailer di Sylvie’s Love, il film con Tessa Thompson che arriverà su Amazon Prime Video il prossimo 25 dicembre. Scritto e diretto da Eugene Ashe, il film è prodotto da Nnamdi Asomugha, Gabrielle Glore, Jonathan T. Baker, Eugene Ashe, Matthew Thurm, con produttori esecutivi Tessa Thompson, Bobbi Sue Luther, Akbar Gbajabiamila, Matt Rachamkin, Sidra Smith, Emmet Dennis. Nel cast del film Tessa Thompson, Nnamdi Asomugha, Aja Naomi King, Jemima Kirke, Tone Bell, Alano Miller, con Wendi Mclendon-Covey ed Eva Longoria.

La trama di Sylvie’s Love

In Sylvie’s Love, il jazz è dolce e l’aria afosa nella calda estate newyorchese del 1957. Robert (Nnamdi Asomugha), un sassofonista, passa le notti a suonare dietro un leader di band meno talentuoso di lui ma noto, come membro di un jazz quartetto. Sylvie (Tessa Thompson), che sogna una carriera in televisione, trascorre le sue giornate estive aiutando nel negozio di dischi di suo padre, mentre aspetta che il suo fidanzato torni dalla guerra. Quando Robert viene assunto part-time al negozio di dischi, i due iniziano un’amicizia che accende in ciascuno di loro una passione profonda, diversa da qualsiasi cosa abbiano provato prima.

Mentre l’estate finisce, la vita li porta in direzioni diverse, ponendo fine alla loro relazione. Passano gli anni, la carriera di Sylvie come produttrice televisiva sboccia, mentre Robert deve fare i conti con ciò che l’età della Motown sta facendo per la popolarità del Jazz. In un incontro casuale, Sylvie e Robert si incrociano di nuovo, solo per scoprire che mentre le loro vite sono cambiate, i loro sentimenti reciproci rimangono gli stessi. Lo scrittore / regista Eugene Ashe combina romanticismo e musica in una storia travolgente che riunisce tempi che cambiano, una cultura che cambia e il vero prezzo dell’amore.

Time, recensione del documentario su Fox e Rob Rich #RFF15

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Time, recensione del documentario su Fox e Rob Rich #RFF15

Si intitola Time il nuovo film di Garret Bradley, un documentario che raccoglie immagini intime, repertorio e documenti legali, una storia che ripercorre la vita e la lotta di Fox Rich, una donna di New Orleans che combatte ogni giorno per tenere unita la sua famiglia, mentre il marito, Rob, sconta una pena di 60 anni nel famigerato Louisiana State Penitentiary (alias Angola).

Fox Rich è un combattente. L’imprenditrice, abolizionista e madre di sei ragazzi che ha trascorso gli ultimi due decenni a fare campagne per la scarcerazione di suo marito, Rob G. Rich, che sta scontando una pena per una rapina che entrambi hanno commesso all’inizio degli anni ’90 in un momento di disperazione. Time combina i video-diari che Fox ha registrato per Rob nel corso degli anni con scorci intimi della sua vita attuale, il regista Garre.

Nelle note di regia, Garrett Bradley descrive il racconto di Time come un affascinante ritratto della resilienza e dell’amore radicale necessari per prevalere su una separazione infinita, a causa del complesso e ingiusto sistema carcerario statunitense.

Bradley riesce a toccare tutte le corde giuste, con delicatezza e riguardo per il delicato materiale che gestisce, lo offre all’occhio del pubblico, eppure ne ha cura. Fox e Rob non sono offerti alla macchina mediatica ma sono raccontati, soprattutto grazie ai documenti che la donna stessa ha realizzato e fornito, nel corso dei vent’anni in cui ha provato a non far sentire al marito la lontananza sua e dei suoi figli, e ha vissuto con i ragazzi ogni giorno di Natale con la fervida speranza che l’anno successivo sarebbero stati insieme, con Rob a tavola con loro.

Time è una storia d’amore e di lotta

A questo racconto privato e intimo, delicato e pieno di vita, si associano le immagini delle udienze, della lotta di Fox per la scarcerazione del marito, del suo impegno nell’abolizionismo, della sua indefessa testimonianza d’amore non solo per il marito in carcere, ma anche per tutte quelle famiglie ingiustamente spezzate che un sistema carcerario folle tiene separate per tutta la vita.

Nel momento storico che viviamo, con le proteste nelle strade degli Stati Uniti che non cedono di un passo e il movimento Black Lives Matter che diventa sempre più urgente e importante, Time offre un nuovo sguardo, un nuovo lato di un problema endemico che, pur essendo legato al territorio statunitense, deve interessare tutto il mondo.

Le attese, le speranze e la lotta. Time racconta la vita di questa donna che rappresenta moltissime persone, la vita di Fox e Rob, che nonostante le circostanze, anzi, forse proprio a causa di quelle, sono stati capaci di testimoniare l’amore e la famiglia come pochi altri riescono.

Soul: recensione del film di Pete Docter #RFF15

Soul: recensione del film di Pete Docter #RFF15

Ci si è a lungo interrogati, talvolta scherzando, su quale fosse il presupposto comune di tutti i film prodotti dalla Pixar, giungendo alla conclusione che questi avevano al centro delle loro storie un personaggio non appartenente alla sfera “umana” (animali, oggetti, mostri di fantasia) dotata però dei nostri stessi sentimenti ed emozioni: in breve, avevano un’anima. Col passare del tempo, e grazie all’uscita di Soul – un titolo che potrebbe finalmente mettere il punto su quella teoria – ci si è resi conto che il vero elemento ricorrente è la perdita e il senso di ricostruzione o nuovo inizio che divampa nella mente dei protagonisti.

In A Bug’s Life e Alla ricerca di Nemo era la scomparsa dell’appartenenza; nella trilogia di Cars la sconfitta della presunzione; in Toy Story il saluto all’infanzia e in Inside Out quello all’innocenza; in Up, Coco e Onward la morte degli affetti. Soul invece va alla ricerca del vuoto più intimo e ancora più difficile da rappresentare: la perdita di se stessi, e quindi, di ciò che ci rende tali. Un’anima.

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Soul è scritto e diretto da Pete Docter (insieme a Kemp Powers) e si sente. In qualche modo sembra raccogliere le implicazioni psicologiche di Inside Out diventandone il seguito spirituale, come a volerne ampliare le riflessioni senza però uscire dal tradizionale schema Pixar. Anche la trama non tradisce il solito programma dello studio, e nel suo divincolarsi tra tematiche adulte e prese di posizione piuttosto politiche presenta allo spettatore l’ennesimo outsider schiacciato da una vita insoddisfacente e sogni che fatica a realizzare; in Soul si chiama Joe Gardner, ha le fattezze di un insegnante di musica afroamericano e pianista jazz, e un imprevisto – altra ricorrenza dello storico Pixar – lo mette davanti ad una nuova realtà. Fisica, perché ad un passo dalla morte, metafisica, perché precipita nel mondo parallelo “The Great Before”, il grande prima, dove strane creature creano la personalità, l’identità e le peculiarità degli esseri umani.

soul trailerLa trama di Soul

In questo paesaggio-laboratorio, a Joe viene affidata 22, un’anima che fatica a trovare la giusta direzione e che non conosce le gioie e le delusioni dell’esperienza sul pianeta terra. 22 come il numero che nella simbologia della cabala indica l’universo, ma anche 22 come numero maestro che simboleggia la capacità di costruire della sua somma, il numero quattro. Casuale o meno, la scelta degli sceneggiatori punta su una co-protagonista che muove dentro la storia e verso il pubblico una potente energia e la risoluzione dell’intreccio; un’attitudine simile a ogni eroe Pixar, bambino, adolescente o adulto, sempre spinto al miglioramento di sé dopo una grave perdita. Nessuno dice che sia un percorso semplice, anzi Soul e gli altri film dimostrano proprio il contrario, ma si può iniziare dalla consapevolezza di un problema.

Si attraversano gli stadi della conoscenza

La cosa straordinaria, soprattutto perché stiamo parlando di animazione (che nel linguaggio comune viene ancora considerato un immaginario infantile e bidimensionale), è che a scomparire sono i crismi del viaggio eroico tradizionale: i villain, di fatto, non esistono; l’avventura non ci mette di fronte a sfide materiali ma attraversa gli stadi della conoscenza e della psicologia (la Pixar sta abituando i bambini ai termini “depressione”, “salute mentale”, “debolezze” e “paura”). È un esercizio apparentemente semplice ma che ci proietta in una costante seduta terapeutica dove al centro c’è il miglior commento sull’essere umano contemporaneo e una critica – mai troppo dura – su come viviamo oggi e come potremo vivere tra qualche anno. Nel grande dopo…

Time: Fox Rich, eroina del nostro tempo, racconta la sua vita e il suo amore

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Lei si chiama Fox Rich, è una donna incredibile, una vera eroina del nostro tempo e la sua storia è raccontata in Time, il documentario della talentuosa Garrett Bradley. Fondendo materiale d’archivio con filmati privati, il film racconta la vita di Fox e dei suoi sei figli mentre il marito è condannato a 60 anni di prigione da scontare ad Angola, così come è chiamato il Louisiana State Penitentiary, uno degli istituti più sanguinosi degli States.

Ho raggiunto la Signora Rich al telefono, a New Orleans, e mi ha raccontato la sua storia, la sua vita, così come fa nel film, con vivacità, ironia, passione, come fossimo sedute una accanto all’altra, a bere tè e a chiacchierare. Fox comincia a raccontare che ha conosciuto la regista del film, Garrett Bradley, mentre lei era al lavoro su un cortometraggio dal titolo Alone che racconta la condizione delle donne che vivono in solitudine ed attesa, perché il loro partner è in carcere. A presentarle è stata Gina Womack, direttore esecutivo e co-fondatrice dell’associazione Famiglie e amici dei Bambini incarcerati della Louisiana (FFLIC), e subito Bradley si è resa conto che Fox non era come le altre.

Fox Rich ha infatti cominciato a registrare video della sua famiglia molti anni fa, quando i figli erano piccolissimi, perché così il marito in carcere non perdesse neanche un momento di quella che era la loro crescita. E il film mostra tutti questi spaccati di vita, così Fox ci ha fatti entrare dentro alla sua vita e al suo passato. Ma perché ha accettato di raccontare una storia così personale?

“Quando ero in prigione io stessa, pregavo che Dio mi desse la possibilità di usare la mia voce per parlare in nome di coloro che una voce non ce l’avevano – ha spiegato la donna – Ho sperimentato cosa volesse dire non avere voce, essere rinchiusa in un luogo in cui non potevo comunicare con nessuno e ho pensato che da libera avrei dato voce a chi era rimasto dentro, condividendo la mia storia.”

Intervista a Fox Rich, protagonista del doc Time

Senti il senso di responsabilità per le persone che rappresenti e che, come hai detto, non hanno voce?

“Sia io che Rob (il marito, ndr) sappiamo che ci sono innumerevoli persone che contano su di noi. Mi ricordo una volta, in un periodo in cui il nostro matrimonio era in un momento difficile, Rob mi disse che dovevamo tenere duro, perché c’erano un sacco di persone che contavano su di noi, la storia che stavano portando avanti era ed è più grande di noi due soltanto, più grande della nostra famiglia. Ed è stato in quel momento che abbiamo deciso di diventare una dimostrazione di come appare l’amore, anche nelle situazioni più difficili, come la prigione, soprattutto se poi si parla dell’Angola. Siamo stati molto istintivi nello stabilire che volevamo essere un’ispirazione per altre persone, stimolandole a combattere con noi.”

Il risultato del vostro racconto, privato e pubblico, è un documentario dai toni molto delicati e intimi. Si tratta di una scelta che avete operato insieme alla regista?

“Questo capolavoro è tutto opera di Garrett. L’unica nostra intenzione era quella di rimanere insieme, di lottare per farcela, e la regista ha catturato tutte le nostre emozioni, le ha messe insieme. Il risultato è un documentario meraviglioso.”

Le dico poi che il film fa parte della selezione ufficiale della Festa di Roma 2020 e si parla già di Oscar Buzz (Time ha già vinto un premio al Sundance, ndr), Fox esulta come una bambina, con grande entusiasmo, e poi spiega: “Credo che in questo momento, con le proteste per le strade e il movimento Black Lives Matter, questa storia rappresenta un vero testamento, e riuscire ad ottenere il riconoscimento di un premio prestigioso come quello degli Oscar in questo momento, penso aiuti molto a far circolare il messaggio, rendendo le persone più consapevoli delle condizioni dei detenuti nell’Angola, della necessità di libertà.”

E quando le chiedo cosa direbbe alla se stessa più giovane, la signora Fox Rich quasi si commuove, dicendo: “Probabilmente direi alla me stessa più giovane che sono fiera di lei, nonostante abbia fatto delle scelte sbagliate, ha avuto il coraggio di lottare.”

Quando ci dicono che il nostro tempo è finito e la ringrazio, salutandola, Fox ci tiene a dire: “Ti ringrazio perché ci dai la possibilità di condividere la nostra storia anche con l’Italia”. Al che sono io che mi sento di ringraziarla, per lo straordinario documento che ha offerto ma soprattutto l’incredibile forza di volontà e per aver mostrato al mondo che forma ha il vero amore.

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Armando Iannucci racconta il suo straordinario David Copperfield

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Armando Iannucci racconta il suo straordinario David Copperfield

Regista caustico e satirico che si è sempre confrontato con storie vietate ai minori, Armando Iannucci si cimenta con il classico della letteratura inglese per eccellenza, David Copperfiled. Non è la prima volta però che il regista si approccia a Dickens, dal momento che la sua formazione accademica ne è imbevuta e ha già lavorato in passato sull’autore, con un documentario che già lo spogliava della sua austerità vittoriana. Lo stesso approccio ha proposto per La straordinaria vita di David Copperfield.

Come ha lavorato tirando fuori la vis comica da testo di Dickens?

“Questo approccio ha molto a che fare con Simon Blackwell con cui ho collaborato molto, lui è un grande appassionato di Dickens e abbiamo sempre parlato di quanto lui fosse divertente. Lo abbiamo sempre paragonato a Chaplin, quegli inglesi diventati molto famosi da giovani in tutto il mondo per le loro storie. Ho riletto David Copperfield dieci anni fa e ho deciso di farci un film. Ho deciso di coglierne la parte visiva e comunicativa che rasenta la slapstick comedy in molte scene. Nel lavoro di adattamento ci siamo resi conto che c’era moltissimo materiale da utilizzare e volevamo farlo in modo diverso da ciò che era stato fatto prima, perché c’era sempre stata una reverenza nei confronti della storia, invece secondo noi il rispetto si doveva più allo spirito che alla storia, perché è un libro ricco di creatività e immaginazione.”

E così ha fatto, perché il film è sicuramente molto fedele allo spirito dickensiano, pur adattando la storia a necessità narrative, tanto che per Iannucci non è affatto importante conoscere la storia originale: “Non mi aspetto che le persone conoscano la storia prima di entrare in sala. È uno standalone, non c’è nessun esame d’ingresso, la storia comincia in mezzo ai fatti e volevo che lo spettatore si facesse trasportare da subito”.

A differenza della sua produzione solita, La straordinaria vita di David Copperfield è adatta a tutta la famiglia. “Il film è uscito in UK prima del lockdown, è andato abbastanza bene ed è il mio primo film che esce senza il divieto ai minori. Vorrei che venisse considerato un film per famiglie. Non è un film per bambini ma per tutte le età, credo che ogni fascia d’età possa trovare nel film un momento per identificarsi nella storia.”

La straordinaria vita di David Copperfield si diverte anche a mescolare luoghi e tempi, ma soprattutto, la caratteristica che balzerà subito all’occhio, si diverte a mescolare etnie di personaggi che sulla pagina erano pensati per essere tutti bianchi. Di fronte al rischio di apparire troppo politicamente corretto, Iannucci spiega: “Dickens era molto connesso ai problemi del suo tempo, che racconta nei suoi romanzi. Volevo mettere un piede nel passato, nel 1840 quando è ambientato il film, ma volevo anche che ci fosse una modernità, un riflesso della quotidianità di adesso. Non credo che sia politicamente corretto mostrare le diversità tra ricchi e poveri nelle grandi città, né tanto meno la rappresentazione della battaglia di qualcuno per entrare a far parte dell’establishment. Credo siano temi eterni, oggi più di ieri. Credo che Dev (Patel, ndr) sia stato perfetto per il personaggio di David, ha nobiltà fragilità vulnerabilità che sono evidenti e necessarie per il ruolo. Credo sia perfetto e credo che questo debba valere per qualsiasi scelta di casting.”

La straordinaria vita di David Copperfield, recensione del film con Dev Patel

Il film dà molto risalto alla parola scritta, che è poi quello che diventerà, dopo molte peripezie, il destino di David. A commento, Armando Iannucci spiega: “È un film che parla di scrittura, ma anche di amicizia, di amore e comunità. Siccome non ho visto molto spesso nel cinema celebrare la persona che scrive, lo scrittore, ho pensato che potesse essere una sfida e incoraggiare il pubblico a godere dell’uso delle parole. Per questo vediamo sempre le parole sullo schermo, che vengono mostrate, perché sono importanti. Anche io, come David, mi sono preoccupato se quello che facevo, se il sogno che rincorrevo potesse avere un esito positivo o negativo. Mi ci è voluto molto tempo per avere sicurezza e sentirmi uno scrittore. Un po’ come accade per David, che ci mette tempo a trovare la sua strada ma poi trova la fiducia in se stesso.”

La straordinaria vita di David Copperfield arriva in sala il 16 ottobre, distribuito da Lucky Red.

La straordinaria vita di David Copperfield, recensione del film con Dev Patel

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La straordinaria vita di David Copperfield porta al cinema un Charles Dickens che ci stupirà. Punto cardinale della letteratura popolare inglese, l’autore, che ha promosso la cura dell’infanzia e ha denunciato attraverso i suoi romanzi la condizione in cui versavano i più deboli all’inizio dell’epoca vittoriana, non era mai stato rappresentato al cinema o in tv con un approccio tanto fresco, libero, moderno, fedele allo spirito più che alla storia. A farlo è Armando Iannucci, che firma il suo primo film non vietato ai minori, insieme a Simon Blackwell, che collabora alla sceneggiatura e all’adattamento del romanzo di Dickens.

La storia è quella di David, un ragazzo che cresce senza padre e che si trova costretto a crescere in una fabbrica di cristalli a Londra quando la madre si sposa con un uomo burbero e intransigente, che vede il ragazzo come un ostacolo. Lo manda quindi in città, dove David alimenterà la sua intelligenza e crescerà bene, remissivo ma non certo sciocco, in mezzo alle brutture del mondo. Diventato un giovane uomo e messo al corrente della morte della madre, David abbandona la fabbrica e si rivolge ad una zia, sorella del padre, che si prenderà cura di lui e lo aiuterà a concludere gli studi ed a trovare lavoro. Di nuovo in città, con tutt’altre prospettive, David lotterà per trovare la sua strada, sempre attratto dalle parole, dalle storie, dall’esigenza di raccontare la sua.

La straordinaria vita di David Copperfield è un adattamento nello spirito

La straordinaria vita di David Copperfield è un adattamento dal classico di Charles Dickens che si distingue per due caratteristiche fondamentali, che ne attestano unicità e valore. In primo luogo, l’adattamento del regista Iannucci, insieme allo sceneggiatore Blackwell, è una modernizzazione mai vista prima dell’opera più personale di Dickens stesso. La storia si apre con lo stesso David che racconta in prima persona la sua vita, racconta la sua nascita e quello che non poteva ricordarsi, fino all’infanzia, dove tutto appare più colorato e vivace di come è in realtà, la sua fantasia, l’immaginazione, la passione per giocare con le parole e metterle ferme su carta, fino all’età adulta alla ricerca della fortuna, al trovare un amore, una storia, una vita da raccontare, trovare le parole giuste per la sua stessa storia.

Iannucci racconta tutto con un spirito leggero, allegro, giocoso, usando uno stile visivo originale, in cui i racconti dei personaggi prendono vita sui fondali delle scene, come fossero proiezioni, in cui si viaggia da un luogo all’altro con balzi in avanti o indietro, da slapstick comedy, con battute sopra le righe e personaggi bizzarri, assurdi, a volte sgradevoli, ma sempre accarezzati da una mano divertita.

La vita straordinaria di David CopperfieldUna bella boccata d’aria fresca rispetto a quanto era stato fatto rpima di adesso con i personaggi dickensiani, tutti appesantiti dalla polvere vittoriana, dagli scenari desolanti delle città, dalla Londra iconograficamente legata al fumo e alla povertà. La straordinaria vita di David Copperfield è, secondo le parole del regista stesso, più fedele allo spirito di Dickens che alla storia stessa, come dimostra anche il casting, che è il secondo elemento di originalità e pregio del film.

Un trionfo di etnie diverse

Per interpretare i personaggi del romanzi, tutti bianchi scritti per bianchi, Iannucci sceglie una varietà di etnie che arricchiscono di colori vivacissimi ogni singola scena, completamente incurante non solo dei testi originali, ma anche della genetica, tanto che lo stesso David, ad esempio, è interpretato da Dev Patel, di origini indiane, e sua madre e sua zia paterna, ad esempio, sono attrici bianche (Morfydd Clark e Tilda Swinton). E così la madre del migliore amico di David, interpretato da un attore caucasico (Aneurin Barnad) è interpretata da un’attrice di colore (Nikki Amuka-Bird). Una mescolanza di etnie che rende il film estremamente contemporaneo, quasi una fotografia di quello che è diventato adesso il tessuto sociale londinese, in particolare.

La regia si lascia andare a momenti molto romantici e toccanti, cambiando rotta e toccando punte di epica e adagiandosi al sicuro tra le braccia della commedia, non la caustica a cui il regista scozzese ci ha abituati, ma un linguaggio vivace e leggero, ma mai superficiale, che fa di La straordinaria vita di David Copperfield un film adatto alle famiglie di ogni foggia e tipo.

Avatar 2: le nuove foto dal set mostrano un’altra location

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Avatar 2: le nuove foto dal set mostrano un’altra location

Il produttore della serie di Avatar, Jon Landau, ha condiviso su Instagram una serie di immagini dal set di Avatar 2 in cui ci viene data la possibilità di sbirciare nel luogo in cui James Cameron crea meraviglie. Si tratta del set del film e in particolare della location che sarà il laboratorio scientifico degli umani, nella storia. Ecco le foto di seguito:

Avatar 2 debutterà il 17 dicembre 2021, seguito dal terzo capitolo il 22 dicembre 2023. Per il quarto e quinto capitolo, invece, si dovrà attendere ancora qualche anno: 19 dicembre 2025 17 dicembre 2027.

Il cast della serie di film è formato da Kate WinsletEdie FalcoMichelle YeohVin Diesel, insieme ad un gruppo di attori che interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno anche i protagonisti del primo film, ossia Sam WorthingtonZoe SaldanaStephen LangSigourney WeaverJoel David MooreDileep Rao e Matt Gerald.

Cooke, Ziche, Johnson e Come VIte Distanti in mostra: “ARF! presenta: QUALCOS’ALTRO!”

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Dopo l’annullamento di ARF! il Festival del Fumetto di Roma – a causa dell’emergenza Coronavirus – rimandando la sesta edizione a maggio 2021, gli organizzatori (definiti da sempre ARFers) tornano al Mattatoio, il Museo d’arte contemporanea di Testaccio, per presentare da venerdì 20 novembre a domenica 22 QUALCOS’ALTRO, un intero weekend di mostre dedicate al fumetto, concepite come esperienza totalizzante e immersiva.

Una grande esposizione, allestita nel Padiglione 9B, con le tavole originali di Darwyn Cooke – uno dei veri innovatori del medium fumetto – mostrate per la prima volta assoluta in Italia, le copertine di Dave Johnson, il poliedrico artista contemporaneo di comic book, asceso alla fama internazionale grazie a un capolavoro come Superman: Red Son, le riflessioni e avventure/disavventure dei personaggi di Silvia Ziche e le tavole degli oltre 80 autori del libro COme Vite Distanti.

Silvia Ziche, che illustra il manifesto dell’esposizione, è senza ombra di dubbio una delle più affermate fumettiste italiane. Autrice Disney sin dal 1991, una firma costante del settimanale Topolino, ha creato storie a fumetti e vignette satiriche anche per LinusSmemoranda, Comix e Cuore.

Pubblica i suoi lavori con i più importanti editori italiani tra i quali Einaudi, Rizzoli, Mondadori, Feltrinelli Comics e Sergio Bonelli Editore che l’hanno portata e tante prestigiose collaborazioni che includono Vincenzo Cerami e Luciana Littizzetto. E’ però per il settimanale Donna Moderna che crea Lucrezia, probabilmente il suo personaggio più celebre, considerato suo alter-ego, di cui, dal 2006 ogni settimana, racconta le riflessioni, le avventure/disavventure, le crisi sentimentali.  E proprio con Lucrezia, Silvia Ziche oltrepassa il costume e la satira, toccando, attraverso libri come E noi dove eravamo? o L’allegra vita delle quote rosa tematiche tanto femminili quanto femministe: la lotta delle donne per l’emancipazione e la libertà, l’eradicazione del concetto stesso di patriarcato impresso nel nostro retaggio culturale. Un “attivismo disegnato” che non utilizza slogan, ma le matite, lo humour, l’acume e la sensibilità della pluripremiata autrice veneta.

Darwyn Cooke l’autore canadese, prematuramente scomparso, è stato uno dei veri innovatori del medium fumetto, grazie al suo inconfondibile stile retrò che ha rielaborato in chiave moderna gli stilemi del noir e del fumetto supereroistico degli anni ’40, ’50 e ‘60. La mostra delle sue tavole originali a Roma, esposte per la prima volta assoluta in Italia, ripercorre tutto il suo percorso artistico, da BatmanCatwoman e tutte le leggende della DC Comics (The New Frontier) fino a The Spirit e i mutanti della Marvel, includendo momenti più adulti come il Parker dello scrittore Richard Stark o i Minutemen tratti dal Watchmen di Alan Moore.

L’opera di Darwyn Cooke (1962-2016), vincitore di tredici Eisner Awards, otto Harvey Awards e cinque Joe Schuster Awards, prosegue idealmente quel filo tematico inaugurato da ARF! nel 2019 con la mostra di Frank Quitely, cioè la ricerca di una personalissima cifra stilistica “autoriale” applicata alle grandi icone POP del fumetto mainstream nordamericano: «Se c’è stata una costante nella carriera di Darwyn Cooke è stata la coerenza nel restare sempre lontano dalle mode. Non le ha mai inseguite, proprio come fanno gli innovatori, ma non le ha mai nemmeno dettate, perché è stato un disegnatore e un autore letteralmente inimitabile» (Fumettologica).

Dave Johnson, classe 1965, è uno dei più poliedrici artisti contemporanei di comic book (scrittore, disegnatore, colorista, inchiostratore, letterista, designer) che collabora regolarmente con Marvel, DC Comics e Dark Horse, asceso alla fama internazionale grazie a un capolavoro come Superman: Red Son di Mark Millar. La mostra al Mattatoio celebra quella specifica parte del suo lavoro per cui è stato consacrato nel mondo: la sua attività da copertinista. Capaci di raccontare ed evocare interi mondi, di definire la linea editoriale stessa delle collane in cui vengono pubblicate, le straordinarie copertine di Johnson – grazie al proprio segno riconoscibilissimo e all’impressionante senso grafico nella gestione di equilibri e spazi – attraversano senza soluzione di continuità personaggi e generi: BatmanSupermanHellboyLuciferDeadpool100 BulletsHarley Quinn e tanti altri, esposti con studi preparatori e illustrazioni inedite, mai viste prima in Europa.

Infine, la mostra dedicata al libro COme Vite Distanti, ideato e prodotto da ARF! in collaborazione con PressUP durante il lockdown della scorsa primavera, i cui 62.385 euro raccolti grazie alla sua vendita on-line sono stati interamente donati all’INMI Lazzaro Spallanzani di Roma per l’emergenza Covid e la ricerca. Introdotta dalla penna di Alessandro Bariccola mostra presenta tutte le tavole del volume con oltre 80 dei maggiori autori del panorama nazionale tra i quali Milo ManaraGipiZerocalcareManuele FiorFumettibruttiGiuseppe PalumboSioSara PichelliZuzuMirka Andolfo e Paolo Bacilieri, coinvolti “coralmente” in un’unica storia, per quella che è stata unanimemente riconosciuta da lettori e critica come l’espressione più alta di coesione e generosità di un’intera categoria professionale italiana.

ARF! presenta: QUALCOS’ALTRO! è un intero weekend di mostre dedicate al Fumetto, concepite come esperienza totalizzante e immersiva, nel cui bookshop i visitatori potranno trovare tutti i titoli degli autori esposti, un catalogo esclusivo (acquistabile solo ed esclusivamente durante i tre giorni dell’evento) e una specialissima tiratura di COme Vite Distantifresco vincitore del Premio Boscarato 2020 assegnato dal Treviso Comic Book Festival.

“ARF! presenta Qualcos’altro” è promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita Culturale e Azienda Speciale Palaexpo, con il sostegno della Regione Lazio; ARF! e Comicon fanno parte dell’Associazione nazionale RIFF – Rete Italiana Festival del Fumetto.

qualcos'altro

La rassegna fa parte di Romarama, il programma di eventi culturali di Roma Capitale.

ARF! presenta: QUALCOS’ALTRO!

Mattatoio – Padiglione 9B, piazza Orazio Giustiniani n. 4, Roma.

Orario: venerdì, sabato e domenica dalle 10:00 alle 20:00 (ultimo ingresso 19:30)

Ingresso: € 10,00, acquistabile SOLO on-line https://www.go2.it/evento/arf_presenta:_qualcos_altro/4497

Per informazioni: www.arfestival.it + [email protected]

Amy Adams e Glenn Close da Oscar nel trailer di Hillbilly Elegy

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Amy Adams e Glenn Close da Oscar nel trailer di Hillbilly Elegy

Netflix ha rivelato il trailer del prossimo film di Ron Howard, Hillbilly Elegy, un adattamento del libro di memorie dell’autore J.D. Vance. Il libro è uscito nel 2016, e si concentra sulle esperienze e sulla storia della crescita di Vance a Middletown, Ohio. Vance ha raccontato la lotta della sua famiglia contro la povertà e lo sfruttamento. Per portare in vita questa complessa storia di famiglia, Howard si è affidato ad alcune delle più grandi interpreti contemporanee, Glenn Close e Amy Adams.

Il trailer di Hillbilly Elegy, pubblicato da Netflix, racconta dei personaggi di Glenn Close e Amy Adams, madre e figlia, che si scontrano per crescere la loro famiglia multi-generazionale anche se il film è raccontato dalla prospettiva di Vance (interpretato da Gabriel Basso). Ex marine americano e studente di legge di Yale, Vance è costretto a tornare a casa per affrontare una crisi familiare.

Nicolas Cage era la prima scelta per interpretare il Dottor Destino

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Prima di scegliere Julian McMahon per il ruolo, i produttori di I Fantastici Quattro avevano pensato a Nicolas Cage per interpretare il classico cattivo Marvel, dottor Destino. Distribuito nel 2005, il film ha visto Ioan Gruffudd nei panni di Reed Richards, Jessica Alba nei panni di Sue Storm, Chris Evans, prima che diventasse Captain America, nei panni di Johnny Storm e Michael Chiklis in quelli di Ben Grimm. Diretto da Tim Story, il film era una storia di origine per il team di supereroi e li ha visti affrontare il Dr. Destino di McMahon. Il film non ha avuto successo di critica, ma è stato un successo al botteghino e ha generato un sequel, I Fantastici Quattro e Silver Surfer.

McMahon ha interpretato una versione abbastanza naif del classico cattivo della Marvel, ma al netto della sceneggiatura molto debole, ha dato senso al personaggio. Il problema era che la scrittura e la trama hanno portato a un terzo atto che non ha entusiasmato molto e, nonostante sia sopravvissuto agli eventi del film, non è tornato per il sequel del 2007. Toby Kebbel ha interpretato il personaggio nel riavvio del 2015, ma ha avuto a che fare con uno script ancora peggiore, con il film che è stato un vero disastro (senza star qui ad indagarne le cause).

Il concept artist Ryan Unicomb, che sta anche producendo un documentario sul film cancellato di George Miller dedicato alla Justice League, ha recentemente rivelato su Instagram che McMahon non è stata la prima scelta per interpretare il personaggio nel 2005. Secondo Unicomb, Nicolas Cage è stato contattato per interpretare il personaggio, ai tempi in cui sarebbe stato una versione molto diversa, con braccia biomeccaniche senza pelle e un viso ispirato al trucco di scena di Marilyn Manson. Chiaramente, Cage non ha accettato il ruolo, e il resto è storia. Ecco cosa ha dichiarato Unicomb:

Prima che Julian McMahon accettasse il ruolo, Nicholas Cage era stato scelto come per interpretare il Dottor Destino nel film dei Fantastici Quattro. Il team di produzione ha deciso di avvicinarsi a Cage dopo che un concept artist aveva usato le sembianze del cantante Marilyn Manson per alcuni dei loro lavori. A quel tempo, il progetto era notevolmente più oscuro e l’aspetto di Destino era avviato su un binario del film vietato. Questo ovviamente non ha mai funzionato, ma comunque era un approccio interessante.

Joaquin Phoenix sarà Napoleone per Ridley Scott in Kitbag

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Joaquin Phoenix sarà Napoleone per Ridley Scott in Kitbag

Joaquin Phoenix interpreterà Napoleone Bonaparte in Kitbag, il prossimo film biografico di Ridley Scott sull’imperatore francese del XIX secolo.

Kitbag si concentrerà sulle origini di Napoleone e sul suo rapporto instabile con sua moglie Giuseppina. Condusse campagne militari durante le guerre rivoluzionarie francesi e fu imperatore della Francia dal 1804 al 1814, guidando il paese in una serie di battaglie prima di essere sconfitto a Waterloo. Fu esiliato prima all’isola d’Elba e poi nell’isola di Sant’Elena, dove morì nel 1821 all’età di 51 anni.

Il titolo del film deriva dal detto “C’è la staffa di un generale nascosta nella valigia di ogni soldato”, stando a quanto riporta Deadline, che per primo ha dato la notizia. Kitbag è nelle prime fasi di pianificazione e sarà girato nei 20th Century Studios della Disney. Il progetto sarà diretto e prodotto da Scott attraverso la sua società di produzione Scott Free con Kevin Walsh produttore. Scott ha contattato lo sceneggiatore David Scarpa per scrivere la sceneggiatura. Scarpa e Scott hanno già collaborato al thriller poliziesco del 2017 Tutti i soldi del mondo, reso tristemente noto dalla cancellazione di Kevin Spacey dal film, a seguito delle accuse di molestie.

Ridley Scott ha da poco completato la produzione di The Last Duel, con Matt Damon, Adam Driver, Jodie Comer e Ben Affleck, e inizierà la produzione in Italia a marzo di Gucci, che vedrà Lady Gaga nei panni di Patrizia Reggiani al fianco di Robert. De Niro, Al Pacino, Adam Driver e Jared Leto.

Gal Gadot difende la “sua” cover di Image di John Lennon

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All’inizio del lockdown, il 18 marzo, Gal Gadot ha pubblicato sul suo account Instagram una specie di video challenge in cui lei, insieme a molti altri vip, cantavano tutti insieme Image di John Lennon. Sebbene fosse un gesto chiaramente innocuo e volto a portare un po’ di bellezza e conforto in un mondo sull’orlo del baratro, l’attrice si è comunque trovata a doversi difendere da chi la accusava di aver compiuto un gesto inutile, di fronte alla sofferenza del mondo.

Nel video compaiono moltissimi amici e colleghi di Gadot, da Jimmy Fallon, Kristen Wiig a Natalie Portman, e ora, parlando con Vanity Fair, Gal Gadot ha difeso il video e le motivazioni dietro di esso:

<<A volte, sai, provi a fare una buona azione e non è solo la giusta buona azione. Non avevo altro che buone intenzioni e le mie motivazioni venivano dai migliori propositi. Ho iniziato con alcuni amici e poi ho parlato con Kristen [Wiig]. Kristen è il sindaco di Hollywood. Tutti la amano e ha portato un sacco di persone nel video. Ma sì, l’ho iniziato io, e posso solo dire che volevo fare qualcosa di buono e puro.>>

L’attrice è protagonista in questi giorni della cover di Vanity Fair, dove tra le altre cose parla anche del suo prossimo Wonder Woman 1984, che ha subito parecchi rinvii a causa della pandemia.

KIKO Milano Wonder Woman Collection: la collezione limited in attesa dell’80esimo anniversario

Wonder Woman 1984 uscirà il 25 Dicembre 2020 in America e il 14 Gennaio 2021 in Italia. Il film è stato definito dal produttore Charles Roven un sequel “inusuale“, che poterà in scena lo stesso personaggio grazie al lavoro dello stesso team creativo e che seguirà gli eventi del precedente capitolo, ma che i fan non dovrebbero aspettarsi un seguito tradizionale definendolo “la prossima iterazione della supereroina”.

L’ordine cronologico del personaggio di Diana Prince è stato già rimescolato, essendo stata introdotta nell’era contemporanea di Batman v Superman: Dawn of Justice per poi tornare al vecchio secolo con Wonder Woman. Il sequel vedrà ancora Gal Gadot nei panni di Diana Prince opposta a Kristen Wiig, scelta per interpretare la villain Cheetah. Nel cast figureranno anche Chris Pine (volto del redivivo Steve Trevor) e Pedro Pascal (nei panni di Maxwell Lord).

Soul: nuovo trailer per il film di apertura della Festa del Cinema di Roma 2020

Arriverà il 25 dicembre 2020 su Disney+ il nuovo lungometraggio d’animazione Disney e Pixar Soul. Il film diretto da Pete Docter e prodotto da Dana Murray accompagnerà il pubblico in un viaggio inaspettato dalle strade di New York all’immensità di regni cosmici mai visti prima e nell’immaginario “You Seminar”, un luogo fantastico in cui tutti scoprono la propria personalità e unicità!

Nella versione originale del film, il cast di voci comprende Jamie Foxx, che presta la voce a Joe Gardner, insegnante di musica di scuola media la cui vera passione è suonare il jazz, e Tina Fey che interpreta 22, un’anima ancora in formazione che per uno strano scherzo del destino incontra Joe quando quest’ultimo si ritrova accidentalmente allo “You Seminar”. Insieme, i due cercheranno di trovare un modo per far tornare Joe sulla Terra, scoprendo davvero cosa significhi avere una personalità e un’anima.

Il musicista rinomato in tutto il mondo Jon Batiste scriverà alcune composizioni jazz originali per il film e i vincitori dell’Oscar® Trent Reznor e Atticus Ross (The Social Network) della band Nine Inch Nails scriveranno una colonna sonora originale che oscillerà tra il mondo reale e quello delle anime.

Jurassic World: Dominion proseguirà la sotto-trama romantica del primo film

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Jurassic World: Dominion potrebbe fare giustizia e regalare al dottor Alan Grant la conclusione degno del suo arco narrativo, in merito alla sottot-trama romantica che abbiamo visto svilupparsi in Jurassic Park.

Mentre Il Regno Distrutto non ha dato molto spazio al cameo di Jeff Goldblum, questo terzo film vedrà il cast originale comparire in vesti importanti, con Laura Dern e Sam Neill che si uniscono al cast e tornano ad interpretare Alan Grant e Ellie Sattler, insieme a Ian Malcom.

Oltre ad avere dei ruoli principali, i protagonisti del film originale avranno finalmente una conclusione degna della loro storia romantica che nel primo film era accennata. Questa storia potrebbe rendere giustizia al personaggio di Alan Grant e al suo ritorno nel finale di Jurassic Park III.

Jurassic World: Dominion vedrà sia Chris Pratt che Bryce Dallas Howard tornare nei loro ruoli. Insieme a loro, ritroveremo anche Justice Smith, Daniella Pineda, Jake Johnson e Omar SyLaura Dern e Sam Neill riprenderanno rispettivamente i ruoli che avevano in Jurassic Park, rispettivamente la Dr. Ellie Sattler e il Dr. Alan Grant. I personaggi sono stati visti per l’ultima volta nel Jurassic Park 3 del 2001. Un altro eroe originale, Ian Malcolm, interpretato da Jeff Goldblum, ha firmato per tornare in Jurassic World 3. Goldblum è stato visto l’ultima volta in Jurassic World: Il Regno Distrutto.

Don’t Look Up: DiCaprio, Streep, Lawrence e Chalamet per Adam McKay

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Leonardo DiCaprio, Meryl Streep e Timothee Chalamet si uniranno a Jennifer Lawrence nel cast stellare di Don’t Look Up, una nuova commedia Netflix di Adam McKay. Nel cast saranno anche Jonah Hill e Himesh Patel, insieme ad Ariana Grande, Kid Cudi e Matthew Perry. Come annunciato in precedenza, Cate Blanchett e Rob Morgan fanno parte del cast.

McKay scriverà e dirigerà Don’t Look Up, che segue due astronomi di basso livello che intraprendono un tour mediatico per avvertire l’umanità di un imminente asteroide che potrebbe distruggere il pianeta. Lawrence e DiCaprio dovrebbero interpretare i due astronomi, ma Netflix non lo conferma. Le riprese del film dovrebbero iniziare prima della fine dell’anno.

DiCaprio reciterà a breve anche nell’adattamento di Martin Scorsese, Killers of the Flower Moon. Il prossimo film di Meryl Streep è un altro film Netflix, The Prom di Ryan Murphy, insieme alla commedia HBO Max di Steven Soderbergh Let Them All Talk. Chalamet, che in precedenza aveva già recitato con Streep nel remake di Piccole donne di Greta Gerwig, sarà protagonista di Dune, The French Dispatch e il biopic su Bob Dylan di James Mangold Going Electric. Patel, che ha visto il suo successo esplodere con la commedia romantica musicale della Universal Yesterday, è apparso di recente in Tenet di Christopher Nolan.

Il film più recente di McKay, Vice, un pungente film biografico sull’ex vicepresidente Dick Cheney, è stato nominato per otto Oscar, incluso quello per il miglior film. McKay ha vinto un Academy Award per La Grande Scommessa del 2015, aggiudicandosi il premio per la sceneggiatura adattata.

Fonte: Variety

Sette anime: trama e cast del film con Will Smith

Sette anime: trama e cast del film con Will Smith

Dopo il successo del suo primo film americano, La ricerca della felicità, il regista italiano Gabriele Muccino realizza un nuovo lungometraggio originale basato sulla sceneggiatura di Grant Nieporte e intitolato Sette anime. Per realizzarlo si avvale nuovamente della presenza di Will Smith, con il quale aveva già collaborato per il precedente titolo. Uscito in sala nel 2008, il film si è affermato un grande successo per la sua vicenda struggente, all’interno della quale si ritrova non solo una passionale storia d’amore, ma anche tematiche come la donazione di organi e il senso di colpa umano. Tutti elementi che hanno permesso a Muccino di riaffermare le proprie doti anche al di fuori del panorama italiano.

Prima delle sua uscita il film è a lungo stato tenuto avvolto dal mistero. Nessun dettaglio è infatti stato rilasciato circa la trama, e il solo titolo di per sé era fonte di grande curiosità da parte dei fan. In molti hanno sottolineato come il titolo (in originale Seven Pounds), potesse essere un riferimento all’opera Il mercante di Venezia di William Shakespeare, dove «a pound of flesh» (una libra di carne umana) per saldare il credito dovutogli. Tale riferimento è stato poi confermato dal regista e dai produttori, affermando che molta della storia del film proviene proprio da quel celebre concetto.

Al momento dell’uscita in sala il film si è poi affermato come un grande successo di pubblico, ed a fronte di un budget di circa 54 milioni di dollari è arrivato ad incassarne oltre 168 in tutto il mondo. Sette anime non ha ripetuto le grandi cifre ottenute dal precedente film di Muccino e Smith, ma si è comunque affermato come un ottimo risultato a livello internazionale. Non particolarmente positivi sono però stati i pareri della critica, che hanno sottolineato le diverse ingenuità del film. Messe da parte queste, però, il film ha affascinato proprio per le grandi emozioni messe in gioco, e ancora oggi non manca di attrarre i tanti fan del celebre attore statunitense.

Sette anime: la trama del film

Protagonista del film è Tim Thomas, brillante ingegnere aerospaziale la cui vita viene improvvisamente cambiata per sempre da un tragico evento. Per via di una distrazione al volante, infatti, l’uomo causa un tragico incidente stradale nel quale perdono la vita sette persone, tra cui sua moglie Sarah. Ad un anno di distanza dall’accaduto, Tim è un uomo completamente distrutto. La sua vita non è più come prima, ed egli è alla ricerca di un nuovo scopo. Licenziatosi dal suo lavoro, trova occasione di redenzione nella possibilità di aiutare tante persone quante quelle che ha involontariamente ucciso. È così che inizia a donare parti di sé, dei suoi organi, a bisognosi che senza un trapianto rischierebbero di non sopravvivere.

Dopo le prime cinque donazioni, Tim è ora alla ricerca di due persone meritevoli a cui donare le parti più importanti di sé. Individua queste in Ezra Turner, che lavora presso un call center, ed Emily Posa, una giovane artigiana che stampa biglietti d’auguri. Il primo è non vedente, e a lui Tim decide di donare le sue cornee. La seconda, Emily, vive invece una difficile esistenza a causa di una malformazione cardiaca, ed ha bisogno quanto prima di un trapianto di cuore. A lei Tim sceglie di donare questa parte di sé. Le cose si fanno però per lui più complicate nel momento in cui inizia a passare diverso tempo con lei, finendo con l’innamorarsene. Il tempo a disposizione per Emily non è però molto, e Tim sarà costretto a prendere una dolorosa decisione.

Sette anime cast

Sette anime: il cast del film

Come anticipato, ad interpretare il ruolo del protagonista è l’attore Will Smith. Venuto a conoscenza del progetto, egli si dichiarò da subito attratto dal personaggio di Tim Thomas, specialmente perché questo era diverso da qualunque altro ruolo precedentemente interpretato. Una volta ottenuta la parte, l’attore iniziò subito a lavorare sul carattere di questo, costruendolo come un uomo introverso e silenzioso. Smith raccontò anche di quanto sia stato difficile gestire un personaggio con un carico emotivo così forte. Per dar vita a questo, egli si è inoltre trovato a dover girare anche le sue prime scene di sesso. Particolarmente nervoso a riguardo, Smith ha raccontato di aver portato con sé sua moglie, Jada Pinkett Smith, sul set, così da sentirsi più tranquillo.

Ad interpretare la protagonista femminile Emily Posa, invece, è l’attrice Rosario Dawson. Questa aveva già lavorato con Smith in Men in Black II, e si era fatta notare anche grazie ai titoli Sin City e Grindhouse – A prova di morte. Del film, la sua è stata l’interpretazione più apprezzata dalla critica, la quale ha descritto la sua performance come particolarmente amabile. Il candidato all’Oscar Woody Harrelson interpreta invece il non vedente Ezra, un ruolo tanto delicato quanto affascinante. Nel film si ritrovano poi anche Michael Ealy, nel ruolo di Ben Thomas, fratello di Tim, e l’attrice Octavia Spencer, che interpreta invece Kate, l’infermiera che si occupa di Emily.

Sette anime: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Per gli appassionati del film, o per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme streaming oggi disponibili. Sette anime è infatti presente su Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Netflix, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per poter usufruire del film, sarà necessario sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. In questo modo sarà poi possibile vedere il titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video, senza limiti di tempo. Il film è inoltre in programma in televisione per mercoledì 14 ottobre alle ore 21:30 sul canale TV8.

Fonte: IMDb

Monster Hunter: il trailer del film con Milla Jovovich

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Monster Hunter: il trailer del film con Milla Jovovich

Ecco il trailer di Monster Hunter che ripropone la coppia (anche nella vita) Paul W.S. Anderson + Milla Jovovich, dopo la saga di Resident Evil. Il film arriverà il prossimo 3 dicembre in sala.

Nella nuova trama estesa si legge: “Dietro il nostro mondo, ce n’è un altro: un mondo fatto di mostri pericolosi e potenti che governano il loro dominio con ferocia mortale. Quando un’inaspettata tempesta di sabbia trasporta il tenente Artemis (Milla Jovovich) e la sua unità (TI Harris, Meagan Good, Diego Boneta) in un nuovo mondo, i soldati restano scioccati nello scoprire che questo ambiente ostile e sconosciuto ospita mostri enormi e terrificanti, immuni alle loro armi da fuoco.”

E ancora: “Nella loro disperata battaglia per la sopravvivenza, l’unità incontra il misterioso Hunter (Tony Jaa), le cui abilità uniche gli permettono di stare un passo avanti rispetto alle potenti creature. Mentre Artemis e Hunter iniziano a fidarsi l’una dell’altro, il tenente scopre che l’unità fa parte di un squadra guidata dall’Ammiraglio (Ron Perlman). Di fronte ad un pericolo così grande che potrebbe minacciare di distruggere il loro mondo, i coraggiosi guerrieri uniscono le forze per la resa dei conti finale.”

Tutto quello che sappiamo su Monster Hunter

Monster Hunter è l’adattamento dell’omonimo videogioco sviluppato da Capcom. Il film, scritto e diretto da Paul W.S. Anderson (regista della saga di Resident Evil), annovera nel cast Milla Jovovich, Tony Jaa, T.I., Ron Perlman, Meagan Good e Diego Boneta. L’uscita nelle sale americane è fissata per il 23 aprile 2021.

I’m your woman, il trailer del film con Rachel Brosnahan

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I’m your woman, il trailer del film con Rachel Brosnahan

Ecco il trailer di I’m your woman, il nuovo film Amazon Studios che sarà distribuito negli USA da 4 dicembre e che arriverà su Amazon Prime Video dall’11 Dicembre. Diretto da Julia Hart e da lei scritto con Jordan Horowitz, il film è prodotto da Rachel Brosnahan che è anche la protagonista. Con lei Arinzé Kene, Marsha Stephanie Blake, Bill Heck, Frankie Faison.

La trama di I’m your woman

I’m your woman è ambientato negli anni Settanta, e racconta di una donna costretta alla fuga quando il marito tradisce il suo socio, costringendo lei e il suo bambino ad un viaggio pericoloso.

EST – Dittatura Last Minute: trailer del road-movie italiano

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EST – Dittatura Last Minute: trailer del road-movie italiano

EST – Dittatura Last Minute è un originale road-movie ambientato nel 1989 alla vigilia della caduta del muro, tratto da una storia vera e girato tra il Cesenate e la Romania. Il film è scritto e diretto da Antonio Pisu (che ritorna alla regia dopo la sua opera prima Nobili Bugie) e prodotto da Genoma Films di Paolo Rossi Pisu, e in collaborazione con Maurizio Paganelli e Andrea Riceputi, autori del libro “Addio Ceausescu” da cui è tratta la sceneggiatura.

La storia nasce appunto da un’idea degli stessi Maurizio Paganelli e Andrea Riceputi che nel 1989, giovani ventiquattrenni dal grande entusiasmo, intrapresero con un amico il viaggio raccontato nel film. Il ruolo del protagonista è affidato a Lodo Guenzi – voce e chitarra de Lo Stato Sociale nonché diplomato all’accademia di Arte Drammatica Nico Pepe – che con il film EST – Dittatura Last Minute fa il suo esordio sul grande schermo. Al suo fianco gli altri due attori esordienti Matteo Gatta e Jacopo Costantini. Il film è stato realizzato con il sostegno della Regione Emilia Romagna.

Dopo essere stato presentato a l’Isola di Edipo come film di apertura della Sezione non competitiva “Notti Veneziane – L’Isola degli Autori” alla selezione delle Giornate degli Autori nell’ambito della 77a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, evento che ha avuto come ospite d’onore il noto regista Oliver Stone che ha speso parole di elogio per il film, Genoma Films è lieta di annunciare che distribuirà a partire dal 5 novembre il nuovo progetto cinematografico Il nuovo film di Antonio Pisu dal titolo EST – Dittatura Last Minute, che fa seguito al successo produttivo, di critica e di pubblico ottenuto nel 2018 con la black comedy in costume Nobili Bugie.

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