Home Blog Pagina 32

It: Welcome To Derry ricalca alla perfezione una scena iconica di Shining

It: Welcome to Derry presenta una scena interessante che sembra ricalcare alla perfezione un momento iconico di Shining di Stanley Kubrick.

Simile a Castle Rock del 2018, It: Welcome To Derry adotta un approccio interessante nel portare le storie di Stephen King sul piccolo schermo. Pur fungendo da prequel ai due film di IT, come Castle Rock, non si tira indietro nel trarre spunti narrativi ed elementi da molti altri libri di Stephen King. Uno dei riferimenti più evidenti ad altre opere del Re del Brivido è il coinvolgimento di Dick Hallorann come personaggio principale, che era stato interpretato come uno dei principali personaggi secondari in Shining.

Interpretato da Chris Chalk, Dick Hallorann, nella versione di It: Welcome To Derry, è molto più giovane ma possiede già “la luccicanza”, che identifica anche in Danny nel film di Stanley Kubrick. È interessante notare che la serie sembra richiamare l’attenzione sulla conversazione tra Danny e Dick in Shining, cogliendo alla perfezione un dettaglio che Hallorann evidenzia sul suo passato e sui suoi poteri soprannaturali.

It: Welcome To Derry richiama un altro importante collegamento tra Dick Hallorann e Shining nell’episodio 3

In Shining, poco dopo aver scoperto che anche Danny possiede “la luccicanza”, Dick Hallorann ha una conversazione a tu per tu con lui nella cucina dell’Overlook Hotel. Insinua a Danny di aver condiviso il potere della “luccicanza” con sua nonna e che le parlerebbe persino senza muovere le labbra. Questo dettaglio ha un’incredibile ricaduta in It: Welcome To Derry.

Nell’episodio 3, Hallorann incontra Pennywise per la prima volta quando i suoi superiori militari gli chiedono di rintracciare il mostro. Prima che Hallorann possa capire con cosa ha a che fare, viene attirato dall’oscura influenza di Pennywise e lotta per liberarsi. Tuttavia, è proprio in quel momento che il fantasma di sua nonna emerge dall’ombra e lo avverte di andarsene.

La scena sembra evidenziare perfettamente che, nonostante la nonna di Hallorann sia morta, la sua capacità di “luccicare” gli permette di avere una connessione psichica con lei. Poiché la “luccicanza” conferisce un’ampia gamma di poteri soprannaturali a un individuo, la scena della serie indica la portata del potere che si estende oltre la telepatia o la precognizione.

Shining ha privato Hallorann di un finale eroico, ma Welcome To Derry gli sta dando la storia che merita

Shining di Stanley Kubrick è spesso considerato uno dei migliori film horror di tutti i tempi, e a ragione. Tuttavia, se si tratti di un buon adattamento di Stephen King è discutibile. Anche King ha spesso espresso la sua opinione su Shining, considerandolo un ottimo film ma non un degno adattamento del suo libro. Sebbene Stephen King possa essere stato un po’ troppo duro con il film, è comprensibile la sua posizione. Shining di Kubrick si prende troppe libertà creative per essere considerato un adattamento fedele.

Per più di un motivo, migliora il libro originale. Tuttavia, il suo problema più grande risiede nel modo in cui tratta Dick Hallorann. Dopo averlo inizialmente ritratto come una forza guida per Danny, Shining lo uccide bruscamente nella seconda metà, senza dargli la conclusione eroica che merita. Fortunatamente, It: Welcome to Derry non gli riserva lo stesso trattamento. Finora, Hallorann è stato una parte cruciale della narrazione nella serie e la sua caratterizzazione diventerà sempre più importante con il progredire della storia.

L’illusione perfetta – Now You See Me: Now You Don’t, recensione del film con Jesse Eisenberg e Isla Fisher

A dieci anni dal loro ultimo spettacolo, i Quattro Cavalieri tornano sul palco e sul grande schermo. L’illusione perfetta – Now You See Me: Now You Don’t, in uscita il 13 novembre, riporta in scena i celebri illusionisti della trilogia Now You See Me, con un nuovo capitolo che unisce azione, mistero e spettacolo. J. Daniel Atlas (Jesse Eisenberg), Henley Reeves (Isla Fisher), Merritt McKinney (Woody Harrelson) e Jack Wilder (Dave Franco) tornano insieme, affiancati da un nuovo trio di artisti dell’inganno: Charlie (Justice Smith), Bosco (Dominic Sessa) e June (Ariana Greenblatt).

“It takes a village to make magic” (“Per fare magia serve un intero villaggio”), una delle prime frasi del film, ne definisce subito l’impronta corale: la magia non è più performance individuale, ma un processo condiviso, che a tratti assume persino la forza di un gesto politico.

Jesse Eisenberg in Now You See Me 3 Recensione
Crediti Katalin Vermes

L’illusione perfetta – Now You See Me: Now You Don’t – L’Occhio che vede tutto

Dietro il ritorno dei Cavalieri si muove “The Eye” (“L’Occhio”), l’enigmatica società segreta che continua a orchestrare eventi su scala mondiale. È “The Eye” a reclutare il gruppo di esperti di arti magiche per indagare su Veronika Vanderberg (Rosamund Pike), spietata imprenditrice sudafricana a capo di un impero di diamanti. Da Bushwick, quartiere di New York, ad Anversa, passando per Abu Dhabi e Johannesburg, la trama si sviluppa come un mosaico di colpi di scena, indizi e illusioni che si inseguono fino all’ultimo frame.

Al centro, il misterioso Heart Diamond, pietra leggendaria capace di riflettere la luce – e la verità – da ogni angolo. Simbolo perfetto dell’illusione stessa, il diamante diventa metafora della doppiezza del mondo che i Cavalieri tentano di smascherare.

Magia e inganno: oltre lo spettacolo in L’illusione perfetta

Il film si muove costantemente tra illusione e rivelazione, costruendo una riflessione sul potere della magia come linguaggio di resistenza. Come nei capitoli precedenti, il trucco diventa lo strumento per svelare la realtà, e i Cavalieri si trasformano in eroi contemporanei: rubano ai corrotti per restituire verità a un pubblico stanco di menzogne.

La regia alterna scene d’azione spettacolari e momenti di introspezione, mantenendo l’equilibrio tra il divertimento e la critica sociale. Il montaggio frenetico, le location internazionali e le illusioni costruite con grande cura visiva restituiscono l’idea di un mondo dove ogni apparenza è un inganno, e ogni inganno nasconde un messaggio.

Rosamund Pike in Now You See Me 3 Recensione
Crediti Katalin Vermes

L’illusione perfetta: un cast affiatato e una storia che convince

Il ritorno di Isla Fisher è uno dei punti di forza del film: la sua Henley Reeves ritrova la brillantezza del primo film della trilogia, bilanciando l’ironia e la tensione emotiva. Eisenberg, Franco e Harrelson confermano la loro intesa perfetta, mentre i nuovi ingressi Smith, Sessa e Greenblatt – danno energia e freschezza, portando una prospettiva più giovane e più disincantata sulla magia.

Rosamund Pike, nel ruolo dell’antagonista, regala una performance elegante e glaciale, incarnando con credibilità la doppia natura del potere e della ricchezza. Morgan Freeman, nei panni di Thaddeus Bradley, torna come figura di raccordo, memoria viva dell’illusione e custode del segreto che lega i Cavalieri all’Occhio.

Luci, ombre e illusioni

L’illusione perfetta – Now You See Me: Now You Don’t è un film che intrattiene e sorprende, ma che non rinuncia a interrogarsi sul significato della verità in un mondo dominato dalle apparenze. La magia, ancora una volta, non è fuga ma rivelazione: un modo per ribaltare le regole del potere, svelando ciò che si cela dietro lo sfarzo e il controllo.

Visivamente ricco e dal ritmo serrato, il film alterna adrenalina e introspezione, offrendo allo spettatore la sensazione che la magia, forse, non sia mai solo finzione. Con un cast brillante e una narrazione che intreccia mistero, ironia e riflessione, questo terzo capitolo convince: meno ingenuo del primo, più ambizioso del secondo, riesce a mantenere viva la meraviglia e ad ampliare la mitologia dei Cavalieri dell’Illusione.

La regia bilancia l’effetto spettacolare con una costruzione più matura del racconto, esplorando il prezzo del talento e il sottile confine tra verità e inganno. Dietro ogni colpo di scena affiora la domanda che attraversa l’intera saga: è davvero possibile cambiare il mondo attraverso l’illusione? O la magia è solo un altro modo di raccontare la realtà?

Harrelson and Freeman in Now You See Me 3 Recensione
Crediti Katalin Vermes

L’illusione perfetta – Now You See Me: Now You Don’t chiude (o forse rilancia) il cerchio con energia e consapevolezza, confermando la serie come una delle saghe più curiose e vitali del cinema mainstream contemporaneo. Uno spettacolo intelligente e dal fascino visivo innegabile, che invita a credere ancora – almeno per due ore – che la magia esista davvero.

Le 10 serie Netflix più controverse della storia dello streamer

Essendo il servizio di streaming televisivo più popolare al mondo, Netflix è inevitabilmente destinato a imbattersi in qualche controversia con i suoi 300 milioni di abbonati. Una piattaforma di questa portata non può produrre contenuti che piacciano a tutti in ogni momento, e inevitabilmente ci saranno alcuni show che alcuni spettatori troveranno offensivi. Questi 10 show originali Netflix hanno portato le cose a un livello superiore.

Dal volgare e insensibile al discriminatorio e addirittura pericoloso, il colosso dello streaming si è più volte spinto oltre i limiti di ciò che è generalmente considerato socialmente accettabile nell’ultimo decennio. In alcuni casi è stato persino accusato di blasfemia e citato in giudizio per aver rilasciato contenuti ritenuti diffamatori.

Non tutti gli show più controversi su Netflix sono tra i peggiori dal punto di vista puramente artistico, anche se molti lo sono certamente. Esistono infatti moltissimi modi per generare controversia, dalla natura stessa dello show, ai modi in cui è stato creato, fino all’impatto negativo che può avere sulla società.

Si può sostenere che oggi Netflix generi più controversie con le cancellazioni che con gli show che produce. Tuttavia, negli ultimi cinque anni in particolare, si è osservato un aumento costante del numero di serie sulla piattaforma che hanno fatto parlare di sé per motivi sbagliati.

Harry & Meghan – 2022

Harry e Meghan
Harry e Meghan durante l’intervista

L’episodio più banale di questa lista in termini di contenuto, Harry & Meghan ha ricevuto forti critiche al momento del rilascio, per quanto l’intero progetto apparisse autoreferenziale e fuori tono. Allo stesso tempo, non ha offerto novità interessanti per la stampa e gli osservatori reali.

Senza specificare quali lavori Harry o Meghan intendessero fare dopo aver sfruttato la loro storia personale, la serie documentaria li mostrava vivere in un certo lusso, raccontando, tra le altre cose, di una baby shower da 277.000 dollari organizzata da Serena Williams e della gratitudine di un pilota per i loro servizi al Regno Unito. Povera Meghan.

Tiger King – 2020–2021

Tiger KingQuesto bizzarro documentario true-crime doveva essere visto per essere creduto – e milioni di spettatori Netflix lo hanno fatto. Data la sua materia, la serie era destinata a suscitare controversie, e sembra che fosse proprio l’obiettivo.

Dall’apparente mancanza di rispetto per gli animali rappresentati, alla causa intentata da Carole Baskin dopo la seconda stagione, questo documentario scioccante ha mantenuto le promesse. Nel modo più sensazionalistico, in un episodio Joe Exotic ha affermato che Baskin avesse dato in pasto il proprio ex-marito ai tigri. Non c’è da stupirsi se alcuni spettatori l’hanno trovata troppo estrema.

Dahmer – Monster: The Jeffrey Dahmer Story – 2022

DahmerIl primo capitolo dell’antologia true-crime Monster di Netflix ha subito attirato critiche, poiché la famiglia di Tony Hughes, vittima di Jeffrey Dahmer, e altre hanno reagito con rabbia alla sua uscita. Le famiglie hanno lamentato di non essere state consultate e di percepire uno sfruttamento del dolore per profitto.

Non ha aiutato che la serie non sia stata particolarmente apprezzata dalla critica: molti hanno ritenuto l’attenzione ai dettagli dei crimini di Dahmer fondamentalmente sfruttatrice, seppur ben prodotta. Questo ha dato il tono alle stagioni successive di Monster, che hanno ricevuto critiche ancora peggiori.

Messiah – 2020

Anni prima della presunta tendenza alle massicce cancellazioni di Netflix nel 2024, questo thriller a tema religioso ha suscitato proteste in diverse regioni del mondo. La rappresentazione fisica di un uomo che si dichiara Gesù – o ʿĪsā, in arabo – è stata ritenuta offensiva dalla religione islamica, che proibisce di rappresentare i profeti.

La serie è stata condannata in varie parti del Medio Oriente e del mondo musulmano, e la Royal Film Commission della Giordania ha tentato di bloccarne la trasmissione. Messiah ha ricevuto critiche negative ed è stata cancellata dopo una sola stagione.

Dear White People – 2017–2021

Una durissima risposta all’oppressione dei neri, Dear White People è anche una delle migliori serie LGBTQ+ su Netflix e probabilmente la più impressionante di questa lista. È una commedia satirica che colpisce quasi sempre nel segno.

La sua rappresentazione ironica di certe dinamiche sociali nelle università americane doveva essere interpretata in questo modo. Nonostante ciò, alcuni elementi del web si sono offesi, accusando la serie di razzismo contro i bianchi e chiedendone la cancellazione. Tuttavia, tre stagioni dopo, la serie andava ancora forte.

Squid Game: La sfida – 2023 – in corso

Squid Game: La Sfida
Squid Game: La Sfida | Stagione 1

A metà della prima stagione, alcuni spettatori hanno iniziato a dubitare della veridicità della competizione, sospettando che fosse solo un tentativo di sfruttare il successo della serie originale. I concorrenti hanno lamentato presunti favoritismi e minacciato azioni legali per infortuni e ipotermia causati dallo show.

Tuttavia, i concorrenti si lamentavano che questa versione reality di Squid Game non fosse esattamente come sembrava. Alcuni sostenevano che i giochi fossero truccati a favore di certi partecipanti, mentre altri minacciavano azioni legali per infortuni e ipotermia presumibilmente causati dallo show (via The Guardian). Potrebbe essere stata un po’ più fedele alla versione originale di quanto pensassimo.

Baby Reindeer – 2024

Baby Reindeer storia veraFiona Harvey ha citato in giudizio Netflix per diffamazione a causa di Baby Reindeer. Osservando il comportamento del personaggio che apparentemente l’ha ispirata, è facile capire perché possa aver ritenuto la serie diffamatoria. Tuttavia, la miniserie vincitrice di premi si basa sulle esperienze reali che il suo creatore, Richard Gadd, avrebbe avuto con Harvey.

La controversia in questo caso non ha nulla a che fare con il contenuto dello show, che è sensibile, sfumato e stimolante. È solo che il benessere di una persona reale entra in gioco, una volta che gli spettatori di Netflix riescono a collegare la sua identità reale al personaggio sullo schermo. Grazie a Baby Reindeer, Fiona Harvey è diventata un’emarginata pubblica.

The Goop Lab – 2018–2019

Ampiamente smentita come “pseudoscienza” da esperti, come quelli intervistati da The Detroit News, The Goop Lab rappresenta l’esempio perfetto che i media tradizionali citano come prova della mancanza di controlli e bilanciamenti da parte di Netflix. La serie documentaria ha subito una reazione così ampia che è difficile immaginare che ci siano ancora molti sostenitori di Goop.

Ci sono comunque, e il patrimonio netto di Gwyneth Paltrow è aumentato proprio grazie a questa guida al benessere “naturale”, il che, secondo alcuni, spiega il motivo della sua produzione. Tuttavia, vale la pena approfondire la scienza dietro i suoi suggerimenti prima di prenderli come riferimento.

Insatiable – 2018–2019

Un rapporto commissionato nel 2022 attribuisce un calo storico delle azioni Netflix alla controversia intorno a Insatiable. Questo dramma adolescenziale dark-comico avrebbe dovuto affrontare il tema del fat-shaming e promuovere la positività corporea, ma il suo approccio maldestro e fuorviante spesso trasmetteva esattamente il contrario.

Se la gestione inadeguata del tema principale non fosse stata già abbastanza grave, la serie ha poi esagerato con battute grossolane e offensive su razza e sessualità. Quando, in qualche modo, è stata rinnovata per una seconda stagione, le cose sono peggiorate ulteriormente. È sorprendente che Netflix non l’abbia rimossa, nonostante una petizione su Change.org firmata da centinaia di migliaia di persone lo richiedesse.

13 – 2017–2020

Non smetterà mai di sorprendere il fatto che 13 Reasons Why sia stata rinnovata per un totale di quattro stagioni, nonostante un flusso apparentemente interminabile di critiche. Il modo in cui la serie ha affrontato i problemi di salute mentale degli adolescenti ha diviso l’opinione pubblica come pochi altri prodotti nella storia di Netflix.

Le trame legate al suicidio e alle sparatorie scolastiche sono forse le più notevoli e controverse dello show. Ma nel complesso, 13 Reasons Why si è addentrata un po’ troppo in argomenti che non poteva trattare in modo sicuro e sufficientemente sensibile per le esigenze del suo pubblico. Netflix ha continuato a riconoscere il valore della serie, ma con il senno di poi non è diventata meno controversa.

VisionQuest: un’esordiente e un fenomeno della tv si uniscono al cast

0

L’esordiente Lauren Morais e Diane Morgan, nota in TV per la sua creazione comica Philomena Cunk, si sono unite al Marvel Cinematic Universe come parte della prossima serie Disney+ VisionQuest.

Descritta come la terza parte di una trilogia che include “WandaVision” e “Agatha All Along“, la serie vede Paul Bettany riprendere il ruolo dell’androide superpotente Visione al fianco di James Spader, Todd Stashwick, Ruaridh Mollica, T’Nia Miller, Emily Hampshire, Orla Brady, Henry Lewis, Jonathan Sayer e James D’Arcy.

Variety ha appreso che Morais interpreterà Lisa Molinari, un personaggio strettamente legato al Thomas Shepherd di Mollica, mentre Morgan interpreterà un collaboratore del personaggio di Stashwick, Paladin.

La serie Vision Quest

Il progetto Vision Quest è stato descritto come “la terza parte di una trilogia iniziata con WandaVision e che continua con Agatha All Along“.

Oltre a Paul Bettany nel ruolo di Visione, James Spader di Avengers: Age of Ultron riprenderà il ruolo di Ultron (non è chiaro se Ultron tornerà come robot o in forma umana). Non c’è stato alcun accenno al potenziale coinvolgimento di Elizabeth Olsen, ma la serie sarà ambientata dopo gli eventi di WandaVision, “mentre il fantasma di Visione presumibilmente esplora il suo nuovo scopo nella vita”. T’Nia Miller è stata confermata per il ruolo di Jocasta. Orla Brady apparirà nei panni di F.R.I.D.A.Y. in forma umana, mentre Emily Hampshire sarà E.D.I.T.H. Todd Stashwick sarà Paladino. James D’Arcy tornerà invece nei panni di Edwin Jarvis in qualche modo.

Il finale di WandaVision ha rivelato che la Visione con cui avevamo trascorso del tempo nel corso della stagione era in realtà una delle creature di Wanda, ma la vera “Visione Bianca” è stata ricostruita dalla S.W.O.R.D. e programmata per rintracciare e uccidere Scarlet Witch. Questa versione del personaggio si è allontanata verso luoghi sconosciuti verso la fine dell’episodio, dopo essersi dichiarata la “vera Visione”.

Per quanto riguarda Wanda, l’ultima volta che abbiamo visto la potente strega era mentre devastava gli Illuminati e si faceva crollare una montagna addosso in Doctor Strange nel Multiverso della Follia. Anche l’attore di Picard, Todd Stashwick, è nel cast, nei panni di “un assassino sulle tracce di un androide e della tecnologia in suo possesso”. Vision debutterà su Disney+ nel 2026.

Una nuova immagine di Wonder Man rivela il ritorno di un iconico villain dell’MCU

0

I Marvel Studios inizieranno il 2026 con Wonder Man, l’attesissima serie TV con Yahya Abdul-Mateen II nei panni di Simon Williams, un attore di Hollywood catapultato nel mondo dei supereroi quando ottiene dei poteri. Nell’ambito dell’evento Exclusive Preview di Collider di questo inverno, siamo entusiasti di collaborare con Marvel Studios e Disney+ per presentare in esclusiva una nuova immagine di Wonder Man che mostra Yahya Abdul-Mateen II in difficoltà con Ben Kingsley. Kingsley ha fatto il suo famoso debutto nell’MCU in Iron Man 3 prima di riprendere il ruolo in Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli.

La trama esatta di Wonder Man è tenuta segreta, ma il primo poster del film ha anticipato la direzione che avrebbe preso la serie. Simon Williams appare sul primo poster di Wonder Man sulla copertina di una rivista, con il titolo “Hollywood sta vivendo la stanchezza da supereroe: è ora di appendere il mantello?”. Questo è stato un argomento di conversazione comune negli ultimi anni, e sembra che la Marvel si appoggerà al concetto con qualche commento intelligente su Wonder Man, invece di evitarlo.

Yahya Abdul-Mateen II ora metterà alla prova il suo coraggio nell’MCU dopo la conclusione del DCEU qualche anno fa (nei panni di Black Mantha). Ha anche collaborato con Jake Gyllenhaal per il recente film di Michael Bay, Ambulance, ed è famoso per aver interpretato Cadillac in The Get Down, la serie drammatica per adolescenti andata in onda per due stagioni su Netflix tra il 2016 e il 2017.

Cosa succederà dopo “Wonder Man” l’anno prossimo?

La Marvel inizierà l’anno con un’intensa attività televisiva: dopo Wonder Man, lo studio pubblicherà la seconda stagione di Daredevil: Rinascita, in uscita a marzo. La seconda stagione di Your Friendly Neighborhood Spider-Man arriverà anch’essa nel 2026. La Marvel aprirà l’anno con il suo primo grande successo il 31 luglio 2026, quando Spider-Man: Brand New Day arriverà nei cinema di tutto il mondo. Secondo quanto riferito, il film presenterà altri eroi come Hulk di Mark Ruffalo e Punisher di Jon Bernthal. L’ultimo progetto Marvel nel 2026 sarà Avengers: Doomsday, il primo grande film evento della Saga del Multiverso.

Addio a Tatsuya Nakadai, protagonista di Harakiri e Ran

0

Apprendiamo da The Guardian della scomparsa dell’attore giapponese Tatsuya Nakadai, spentosi l’8 novembre 2025 a Tokyo all’età di 92 anni, a causa di una polmonite. Nato il 13 dicembre 1932 a Tokyo (all’anagrafe Motohisa Nakadai), Nakadai fu scoperto nei primi anni ’50 dal regista Masaki Kobayashi mentre lavorava come commesso: da lì iniziò una carriera straordinaria che lo avrebbe portato a diventare uno degli interpreti più amati e rispettati del cinema giapponese.

La sua filmografia copre più di sette decenni, con oltre cento apparizioni sullo schermo e numerose produzioni teatrali. Tra i ruoli più memorabili: il pacifista Kaji nella trilogia anti‑bellica The Human Condition (1959‑1961) diretta da Kobayashi, il ronin Tsugumo Hanshirō in Harakiri (1962) e soprattutto il signore della guerra Hidetora Ichimonji in Ran (1985) del maestro Akira Kurosawa, film ispirato al “Re Lear” di Shakespeare.

Nakadai fu, oltre che volto del cinema, appassionato uomo di teatro e didatta: nel 1975 fondò la scuola d’arte scenica Mumeijuku, dedicandosi alla formazione delle nuove generazioni. Nel 2015 ricevette l’Order of Culture, la massima onorificenza giapponese per le arti e la cultura. Il suo sguardo intenso, la voce profonda, la capacità di incarnare la ferocia, la dignità, la fragilità — tutto in lui parlava del mondo del cinema, della storia del Giappone e dell’animo umano. Con Nakadai se ne va un pezzo importante dell’identità culturale nipponica e, più in generale, del cinema mondiale.

Perché Badlands è ambientato così tanto tempo dopo tutti gli altri film di Predator e Alien, chiarito dal regista

0

Il regista di Predator: Badlands, Dan Trachtenberg, chiarisce la decisione di ambientare la storia in un futuro lontano rispetto alle saghe di Predator e Alien. Il nuovo film segue le vicende di uno Yautja di nome Dek (Dimitrius Schuster-Koloamatangi) e Thia (Elle Fanning), una sintetica danneggiata creata dalla Weyland-Yutani corporation.

Durante un’intervista con Variety, a Trachtenberg è stato chiesto come ha deciso quando ambientare Badlands, soprattutto perché la storia incorpora entrambi i franchise di Predator e Alien. Egli spiega che non voleva interferire con nessuno degli altri progetti che erano in lavorazione contemporaneamente a Badlands, incluso Alien: Romulus.

Trachtenberg sottolinea anche che ambientare le storie di Dek e Thia in un futuro lontano, anche oltre Resurrection nella timeline di Alien, ha permesso al film di essere “una cosa a sé stante”. Inoltre, si sentiva già a suo agio nell’esplorare un periodo storico completamente nuovo, dopo averlo già fatto in Prey e Killer of Killers. Leggi i commenti di Trachtenberg qui sotto:

È stato una scelta molto intenzionale quella di ambientarlo nel futuro più lontano sia di “Predator” che di ‘Alien’. Quando lo stavamo realizzando, non sapevo bene cosa stesse succedendo con “Alien: Romulus” e non so nemmeno quanto fossi a conoscenza di “Alien: Earth”. Quindi non volevo pestare i piedi a nessuno. Volevo assicurarmi che stessimo facendo una cosa nostra e, egoisticamente, avevo già realizzato così tanti “Predator” in periodi storici diversi che ero entusiasta all’idea che questo fosse ambientato nel futuro, anche oltre “Alien: Resurrection”.

Alien – Pianeta Terra è ambientato due anni prima del film originale della serie, mentre Alien: Romulus è ambientato 20 anni dopo il primo incontro di Ellen Ripley (Sigourney Weaver) con uno Xenomorfo. Questo permette a Romulus e Earth di avere molti legami con l’originale Alien, mentre Badlands adotta un approccio completamente diverso in un futuro lontano.

Elle Fanning è thia in Predator- Badlands (2025)
Foto di 20th Century Studios/20th Century Studios

La maggior parte delle recensioni di Predator: Badlands indicano che questo approccio riscuote il favore della critica e del pubblico in generale. Ha ottenuto un punteggio critico “Certified Fresh” e un punteggio del pubblico “Verified Hot” del 95% su Rotten Tomatoes.

Badlands ha ottenuto buoni risultati anche al botteghino, dove ha registrato il miglior debutto nazionale di sempre della serie Predator, con 40 milioni di dollari. Con un incasso mondiale di 80 milioni di dollari, il film di Trachtenberg ha già superato Predator 2 (1990) e il suo incasso mondiale complessivo di 54,8 milioni di dollari. Badlands si sta avvicinando anche all’originale Predator (1987) e ai suoi 98,3 milioni di dollari di incassi globali.

Il finale di Predator: Badlands apre la strada a un potenziale sequel e ad altre avventure per Dek e Thia. Il sequel non è ancora stato confermato, ma l’incasso del weekend di apertura e le recensioni positive sono di buon auspicio e consentiranno a Trachtenberg di portare i franchise di Predator e Alien in un futuro ancora più lontano.

Ci sono anche speranze per il rinnovo della seconda stagione di Alien: Earth e si è discusso di un sequel di Romulus. Indipendentemente da ciò che accadrà con questi progetti, tuttavia, essi non interferiranno con un sequel di Predator: Badlands, dato che Trachtenberg ha deciso di collocare la storia di Dek e Thia nelle linee temporali di Predator e Alien.

Predator: la spiegazione della cronologia completa della saga

La serie cinematografica Predator comprende cinque film principali e due crossover, creando una trama complessa da districare. Il film Predator ha sfruttato la nuova fama di Arnold Schwarzenegger come star d’azione, offrendo un mix di azione, horror e fantascienza nella storia di un gruppo di commandos braccati nella giungla da un alieno che caccia per sport. Il risultato è stato un successo al botteghino che sarebbe poi diventato un classico del genere, ma non era mai stato pensato per dare vita a una serie.

Il cacciatore alieno è diventato così iconico che è presto apparso in fumetti spin-off, videogiochi e Predator sequel. Nel corso degli anni, molti registi, autori e artisti hanno contribuito alla mitologia della serie, ampliando le usanze e i gadget utilizzati dai cacciatori. I film di Predator hanno pochi crossover in termini di cast o troupe, il che ha portato a interpretazioni molto diverse e, forse inevitabilmente, a conflitti di continuità o di linea temporale. Per avere un’idea del franchise e della sua mitologia, è necessario uno sguardo più approfondito al franchise di Predator.

Movie Anno di uscita Timeline
Prey 2022 1719
Predator 1987 1987
Predator 2 1990 1997
Alien vs. Predator 2004 2004
Alien vs. Predator: Requiem 2007 2004
Predators 2010 2010
The Predator 2018 2018
Predator: Badlands 2025 Unknown

Antichi alieni

3000 a.C.

Alien Vs Predator del 2004 ha segnato il ritorno di quest’ultimo franchise sul grande schermo dopo una lunga pausa ed era molto atteso proprio per questo motivo. Il crossover di Paul W.S. Anderson era incentrato su un team di archeologi finanziato da Charles Bishop Weyland, interpretato da Lance Henriksen, che si recava in Antartide per esplorare un tempio sepolto sotto il ghiaccio. Il capo della squadra, Lex (Sanaa Lathan), scopre grazie a dei geroglifici esplicativi che i Predator visitano la Terra da migliaia di anni e hanno persino insegnato alle prime civiltà come costruire le piramidi.

Prey ha anche indebolito l’argomentazione secondo cui Alien vs Predator è canonico, affermando che racconta la storia della prima visita di uno Yautja sulla Terra…

Questi visitatori provenienti dal cielo erano venerati come divinità e gli umani spesso fungevano da sacrifici, fungendo da ospiti per gli Xenomorfi. Le tracce dei primi contatti con gli Yautja sono state infine perse nel corso dei secoli, anche se la natura canonica di Alien Vs Predator è in dubbio a causa del prequel di Alien, Prometheus, che contraddice diversi elementi della linea temporale del film. Prey ha anche indebolito l’argomentazione secondo cui Alien vs Predator è canonico, affermando che racconta la storia della prima visita di uno Yautja sulla Terra, avvenuta molto più tardi di quanto suggerisce Alien vs Predator.

Predator & Prey

Prey film Amber Midthunder
Foto di David Bukach/ HULU – © 2022 20th Century Studios. All Rights Reserved.

1719

Prey è il quinto capitolo della saga principale di Predator e si svolge nel 1719. Questo prequel racconta uno dei primi incontri tra l’umanità e i cacciatori alieni e descrive una giovane guerriera comanche di nome Naru (Amber Midthunder) che combatte contro un feroce Yautja soprannominato “Feral Predator”. Nonostante i vantaggi tecnologici dell’alieno rispetto alla tribù che sta perseguitando, Naru dimostra di essere il tipo di preda che sta cercando: una che reagisce.

È interessante notare che, sebbene il Predator abbia sicuramente un vantaggio in termini di armamenti, il suo arsenale non è così avanzato come quello dei Predator visti nei film successivi. Ad esempio, invece del cannone al plasma sulla spalla, ha una freccia guidata da laser. Ciò potrebbe significare che alcune delle armi dei Predator viste più avanti nella serie non erano ancora state sviluppate, oppure che i Predator scelgono le loro armi in base al livello di avanzamento dei loro bersagli. Fondamentale per la cronologia della serie, Prey presenta la pistola vista in Predator 2, regalata a Harrigan (Danny Glover) dagli Yautja.

L’incidente di Val Verde

1987

Predator si apre con Dutch e i suoi uomini inviati nel paese sudamericano immaginario di Val Verde. Dutch è stato reclutato dal suo vecchio amico della CIA Dillion (Carl Weathers) per un’operazione di salvataggio, che in realtà era solo una copertura per sventare un’invasione pianificata sostenuta dai sovietici. Dillion aveva precedentemente inviato un’altra squadra che è stata trovata scuoiata e appesa agli alberi, opera degli Yautja in agguato nella giungla. Questi insegue e uccide la squadra di Dutch fino a quando rimane solo lui, che deve spogliarsi delle armi moderne e dare la caccia alla creatura alle sue condizioni.

Quando il Predator perde, attiva un dispositivo di autodistruzione che rasa al suolo parte della giungla e cancella ogni traccia della sua esistenza, anche se l’evento attira in seguito l’interesse del governo americano e la possibilità di catturare vivo un cacciatore. Mentre il Dutch di Schwarzenegger non ritorna mai più nella serie Predator, gli eventi del primo film vengono citati nei sequel, come quando Isabelle (Alice Braga) racconta agli altri le storie che ha sentito su questa missione.

L’attacco a Los Angeles

Teschi nella sala dei trofei

1997

I Predator sono attratti dal calore e dai conflitti, quindi quando un’ondata di caldo colpisce Los Angeles nel 1997, nel bel mezzo di una brutale guerra tra bande, i cacciatori visitano la città in Predator 2. Il “City Hunter” si fa nemico il poliziotto Danny Glover, il tenente Harrigan, quando uccide il suo partner Danny, e Harrigan decide di dargli la caccia. Harrigan scopre anche che il misterioso agente della DEA Peter Keyes (Gary Busey) sta guidando una task force che vuole catturare la bestia e studiarne la tecnologia, avendo appreso della sua esistenza dall’incidente di Val Verde.

Predator 2 è degno di nota anche per la presenza di un teschio xenomorfo nella collezione di trofei del Predator, che accende l’idea di un confronto tra questi due alieni.

Una breve immagine di Anna (Elpidia Carrillo) dal primo film viene mostrata in una sala interrogatori, suggerendo che lei abbia rivelato alcuni dettagli su ciò che è accaduto. Keyes e la sua squadra vengono massacrati quando la bestia li supera in astuzia, mentre Harrigan la rintraccia sulla sua nave e la uccide con le sue stesse armi. Altri Yautja emergono per recuperare il suo corpo, ma lasciano a Harrigan un trofeo per la sua vittoria: una pistola a pietra focaia del XVIII secolo. È la prima volta che i Predator mostrano rispetto per la preda che esce vittoriosa.

La spedizione Weyland

Alien vs. Predator cast

2004

L’azione principale di Alien Vs Predator è ambientata nel 2004, con Weyland che finanzia una spedizione per esplorare una piramide scoperta sotto il ghiaccio. Questa struttura è un campo di addestramento per giovani cacciatori che devono dimostrare il proprio valore combattendo contro gli Xenomorfi. L’intero evento era una trappola progettata per attirare gli umani nella piramide con l’intento di usarli come ospiti degli Xenomorfi, ma dopo che due membri del gruppo di cacciatori Yautja vengono uccisi, il Predator sopravvissuto Scar si allea con l’ultima umana rimasta, Lex, per fuggire. Il tempio viene distrutto e i due uccidono la Regina Alien, ma Scar viene ferito mortalmente.

Altri Yaujta arrivano per recuperare il suo corpo e riportarlo sulla nave, ma non si rendono conto che Scar era stato infettato da un facehugger all’inizio della storia. Nella scena finale, un ibrido Predalien emerge dal corpo di Scar, preparando il terreno per il sequel. È un altro film che contribuisce a consolidare una vena più comprensiva nei Predator, disposti a combattere al fianco degli umani e ad onorare la partnership risparmiando la vita di Lex.

Il massacro di Gunnison

Alien Vs Predator: Requiem

2004

Il film del 2007 Alien Vs Predator: Requiem riprende pochi istanti dopo la fine del film precedente. Il Predalien massacra gli Yautja sulla nave, che precipita sulla Terra e atterra nella città di Gunnison, in Colorado. Il Predalien dimostra di avere le abilità di caccia degli Yautja, ma il suo lato Xenomorfo è più pronunciato. Ciò include la capacità di impiantare direttamente embrioni nelle vittime attraverso la gola. Un Predator solitario di nome Wolf viene inviato a Gunnison per ripulire il disastro, ma la città viene presto invasa dagli Xenomorfi.

Il Predalien e Wolf finiscono per uccidersi a vicenda, mentre l’esercito, rendendosi conto che la situazione è senza speranza, bombarda la città con armi nucleari per impedire alle creature di diffondersi. Alien Vs Predator: Requiem accennava a un’altra storia con la signora Yutani che recuperava un lanciatore di plasma Yautja, ma non ci fu alcun seguito e anche la natura canonica del sequel è discutibile.

Il pianeta dei giochi

Predators (2010)
Foto di Photo credit : Rico Torres – © TM and 2010 Twentieth Century Fox Film Corporation.

2010

Predators è ambientato su un pianeta dei giochi progettato dagli Yautja per cacciare la preda più pericolosa dell’universo, che sia umana o meno. Questo film del 2010 non specifica mai in quale anno sia ambientato, anche se generalmente si ritiene che sia ambientato nell’anno in cui è stato distribuito, dato che i personaggi provengono chiaramente dal mondo moderno. Il mercenario Royce (Adrian Brody) guida una squadra composta da assassini e soldati dopo che sono rimasti bloccati nella riserva di caccia, e da Noland (Laurence Fishburne), un sopravvissuto bloccato lì, apprendono che ci sono due tribù di Predator in lotta tra loro.

Sono braccati da un trio di Super Predator, più forti, più veloci e più aggressivi di quelli raffigurati nei precedenti film di Predator; sono anche meno onorevoli e più assetati di sangue. Royce e la cecchina Isabelle (Alice Braga) sono gli unici sopravvissuti, rimasti sul pianeta mentre arrivano altri “prede”.

L’incidente del Predator fuggitivo

2018

The Predator si apre con un cosiddetto Predator fuggitivo che atterra sulla Terra e viene catturato dal Progetto Stargazer. Questo cacciatore trasportava un carico misterioso nella sua nave ed è inseguito dall’Upgrade Predator, una bestia ibrida gigantesca che è il risultato della combinazione del DNA degli Yautja con quello di altre specie. Questo ha reso l’Upgrade Predator praticamente a prova di proiettile e in grado di respirare nell’atmosfera terrestre senza un bio-elmetto.

Il film The Predator del 2018 approfondisce la politica interna degli Yaujta, rivelando che il Predator fuggitivo stava arrivando sulla Terra per donare agli umani una tuta speciale che avrebbe permesso loro di combattere l’imminente invasione di una fazione che voleva conquistare il pianeta, reso ideale come nuova dimora dal riscaldamento globale. Tuttavia, lo scarso successo al botteghino e l’accoglienza negativa della critica hanno bloccato qualsiasi progetto di sequel.

Il film fa riferimento agli eventi del primo film Predator, includendo anche il personaggio di Sean Keyes, il figlio di Peter Keyes di Predator 2, interpretato dal figlio di Gary Busey nella vita reale, Jake Busey.

Dove si colloca Predator: Badlands nella linea temporale?

Dek Angry in Predator: Badlands

Il nuovo film Predator è in sala

Il prossimo Predator: Badlands continua la serie in modi inaspettati, avanzando anche la linea temporale della serie. Il regista di Prey, Dan Trachtenberg, torna nell’universo di Predator, ma mentre quel prequel era ambientato nel passato, questo sequel fa un salto nel futuro e ha un eroe inaspettato. Il film segue come protagonista un giovane guerriero Predator, che è stato espulso dal suo clan e si propone di dimostrare il proprio valore come guerriero, stringendo anche un’alleanza inaspettata.

Sebbene non sia ancora stato confermato quando si svolga esattamente questa storia, è chiaro che finirà per essere l’ultima nella linea temporale dell’universo di Predator. Uno dei maggiori indizi sulla sua collocazione nella linea temporale rivela anche l’emozionante notizia che è collegato in modo significativo al franchise di Alien. È stato confermato che il personaggio di Elle Fanning in Predator: Badlands è un androide della società Weyland-Yutani. Anche se non è chiaro a cosa porterà questo collegamento, il primo personaggio androide del franchise di Alien è stato David in Prometheus, ambientato nel 2093.

Alien: la storia della Weyland-Yutani Corporation spiegata

Introdotta nel film di Ridley Scott del 1979, Alien, la storia della Weyland-Yutani Corporation spiega che essa è una forza della natura altrettanto distruttiva, terrificante e inarrestabile quanto gli xenomorfi. Entrambe le entità sono cattivi del mondo di Alien a pieno titolo, ma la Weyland-Yutani Corporation è nota per controllare gran parte del mondo spaziale, compresa la tecnologia, la colonizzazione, l’esplorazione e la ricerca scientifica, il tutto con intenzioni tutt’altro che nobili. La Weyland-Yutani Corporation svolge un ruolo significativo nella serie Alien e nell’universo esteso, spesso fungendo da comprimario negli eventi che si svolgono sullo schermo.

È anche la principale responsabile delle morti e dei pericoli in cui vengono coinvolti i personaggi centrali. Introdotta nell’originale Alien come Weyland-Yutani, la società è il risultato della fusione tra l’azienda tecnologica britannica Weyland Corporation e l’azienda giapponese di cibernetica Yutani Corporation. Poiché la società svolge un ruolo importante negli eventi dei film Alien, la sua storia contribuisce ad arricchire il mondo e le vite dei suoi personaggi umani.CorrelatiIn che modo LV-223 differisce da LV-426Nella serie Alien di Ridley Scott, LV-223 e LV-426 sono le lune che svolgono il ruolo più importante, favorendo nel tempo lo sviluppo degli Ingegneri e degli Xenomorfi.

Weyland Corporation

Fondata da Peter Weyland

La metà più nota della Weyland-Yutani Corporation, la Weyland Corporation è stata fondata da Peter Weyland l’11 ottobre 2012. È stata la prima azienda nella storia a guadagnare 100 miliardi di dollari nei suoi primi cinque anni. L’azienda si è concentrata sui progressi tecnologici, compiendo enormi passi avanti in campi quali l’olografia, la colonizzazione extraterrestre, i viaggi FTL, la cibernetica, i trasporti e la sanità. Nel 2015, la Weyland Corp ha lanciato la prima missione spaziale industrializzata per installare l’esclusivo design dei pannelli solari di Peter Weyland, che si allinea con il piano orbitale terrestre ma con un’inclinazione assiale, creando un solstizio d’estate perpetuo.

Nel 2042, Weyland ha presentato David 4 come primo modello commercialmente disponibile della serie David

L’energia rinnovabile raccolta da questa spedizione ha consolidato la Weyland Corp come uno dei principali attori nel settore tecnologico e ha permesso a Peter Weyland di guadagnare il suo primo miliardo di dollari. Nel 2025, la Weyland Corp ha introdotto il primo prototipo avanzato di Android, David. Nel 2028, sono state apportate modifiche significative al prototipo David, facilitando le sue prime interazioni con gli esseri umani, un incontro che si è rivelato promettente per il futuro della tecnologia androide. Nel 2042, Weyland ha presentato David 4 come il primo modello commercialmente disponibile della serie David, introducendolo come un assistente progettato per migliorare i flussi di lavoro e l’efficienza negli uffici e a casa.

Il progetto Prometheus iniziò a prendere forma nel 2073 e finalmente partì nel 2091, quando la USCSS Prometheus lasciò la Terra, diretta verso LV-223, seguendo la mappa stellare scoperta dalla dottoressa Elizabeth Shaw e Charlie Holloway. Due anni dopo, nel 2093, la nave arrivò a destinazione e si svolsero gli eventi di Prometheus.

Yutani Corporation

Azienda giapponese di cibernetica fondata nel 2074

La Weyland Corp e la Weyland-Yutani hanno un ruolo molto più significativo negli eventi dei film di Alien e nell’universo esteso dei romanzi e dei fumetti rispetto alla Yutani Corporation, quindi le informazioni disponibili sulla Yutani sono significativamente inferiori rispetto alle sue controparti. Tuttavia, le informazioni disponibili indicano che la Yutani Corporation era un’azienda giapponese di cibernetica fondata nel 2074. Tuttavia, alcune prove suggeriscono che potrebbe aver operato segretamente per qualche tempo prima della data ufficiale di fondazione.

Yutani appare nelle scene finali di Alien vs Predator: Requiem

Quando l’amministratore delegato originale, Yutani, acquisì la pistola al plasma Yautja (Predator) tramite il colonnello Stevens dell’operazione Gunnison, utilizzò la tecnologia per promuovere il successo della sua azienda nel progresso della tecnologia umana. Yutani appare nelle scene finali di Alien vs Predator: Requiem per recuperare la pistola dal colonnello Stevens. L’unica altra informazione presentata sulla Yutani Corporation è una controversia brevettuale con la Weyland Corporation sulla serie David Android depositata nel 2029, anche se la Weyland vinse la causa e il brevetto anni dopo.

Fusione Weyland-Yutani

Yutani ha acquistato la Weyland Corp

Infine, nel 2099, la Weyland Corp si è fusa con la Yutani Corporation, formando la Weyland-Yutani Corporation. La versione distribuita dalla metà Weyland dell’azienda è che Weyland ha assorbito Yutani in un’acquisizione ostile, mentre in realtà è vero il contrario. La Yutani Corporation ha acquistato la Weyland, battendo le offerte concorrenti di molti altri potenziali acquirenti. Dopo la fusione tra la Weyland e la Yutani Corporation, nel 2099 hanno formato il conglomerato multinazionale britannico-giapponese Weyland-Yutani Corporation. A seguito della fusione, la Weyland-Yutani ha aperto con il più alto valore azionario mai registrato alla Borsa dei Sistemi, acquistando numerose altre aziende e investendo in quasi tutti i settori.

Weyland sostiene di aver acquisito Yutani con un’operazione ostile, ma non è vero.

Secondo alcuni, Weyland-Yutani possedeva o deteneva partecipazioni in quasi tutto nel 2150, con sedi principali a Tokyo, Londra, San Francisco, Thedus e il Mare della Tranquillità sulla Luna. L’azienda si occupa principalmente di tecnologia, produzione di sintetici, astronavi e computer per clienti industriali e commerciali. Oltre alla divisione produttiva, la Weyland-Yutani controlla anche una grande quantità di beni nel settore delle spedizioni e dei trasporti interplanetari. Gestisce colonie umane al di fuori del sistema solare attraverso l’Amministrazione per la Colonizzazione Extrasolare ed è una delle principali società che finanziano l’esplorazione e gli insediamenti coloniali.

Weyland-Yutani e la ricerca sugli Xenomorfi

L’azienda era ossessionata dagli alieni

Sulla base di indizi contestuali tratti dalla serie di film Alien e dai media estesi, quasi tutti i dipendenti della Weyland-Yutani sanno che l’azienda è altamente corrotta e che corrompe regolarmente gli ispettori invece di rispettare i protocolli di sicurezza. Pertanto, qualche tempo prima del 2122, la Weyland-Yutani ha rilevato un segnale trasmesso dal relitto su LV-426, che ha tradotto e scoperto essere un avvertimento sul letale Xenomorfo XX121. La Weyland-Yutani ha quindi inviato la USCSS Nostromo a indagare sul segnale senza informare l’equipaggio del motivo della missione.

Questa missione porta al primo contatto umano con lo xenomorfo in Alien e alla morte dell’intero equipaggio, ad eccezione di Ellen Ripley e Jones, il gatto. La Weyland-Yutani Corporation ha insabbiato l’incidente e l’esistenza dello xenomorfo, e il segnale è stato successivamente disattivato dall’equipaggio della USCSS Anesidora in Alien: Isolation.

Il nome Weyland-Yutani Corporation non è mai stato menzionato fino ad Aliens.

Nel 2137, la Weyland-Yutani è stata fortemente coinvolta nella colonizzazione di pianeti extrasolari, compresa la terraformazione di corpi celesti con atmosfere inospitali attraverso la costruzione della loro rivoluzionaria tecnologia Atmosphere Processing Plant. L’azienda ha costruito e supervisionato numerose colonie in tutta la galassia, tra cui Hadley’s Hope su LV-426, l’insediamento mostrato in Aliens, e Freya’s Prospect su BG-386, l’ambientazione del videogioco Aliens vs Predator. Weyland-Yutani è stata anche coinvolta in colonie non civili, in particolare supervisionando l’unità correzionale di classe C e la relativa fonderia industriale penale su Fiorina “Fury” 161, esplorata in Alien 3 di David Fincher.

Importanti laboratori della Weyland-Yutani furono installati su LV-1201 (Aliens Versus Predator 2) e BG-386, così come la Origin Facility su LV-426. Questi laboratori operavano spesso in condizioni particolarmente amorali, specialmente nella ricerca sugli xenomorfi, utilizzando esseri umani come ospiti involontari e persino sacrificando deliberatamente dipendenti di basso livello come prede vive. Nonostante la stretta sicurezza imposta dagli androidi da combattimento della Weyland-Yutani, le strutture di ricerca dell’azienda erano famose per i fallimenti nel contenimento e le epidemie, che causavano una notevole perdita di vite umane tra il personale e i civili. Queste violazioni spesso comportavano l’uso del Corpo dei Marines Coloniali degli Stati Uniti per ripristinare il contenimento.

Il crollo e la rinascita della Weyland Yutani

Gli Stati Uniti li hanno chiusi, ma sono risorti

Infine, negli anni 2290, la Weyland-Yutani Corporation iniziò a subire significative pressioni finanziarie e politiche. La loro colonia Nu Indi ottenne con successo l’indipendenza dalla società, segnando l’inizio della loro perdita di influenza. La Weyland-Yutani perse un contratto con la United Systems Military (USM) per i motori FTL, battuta dal conglomerato rivale Ridton, e questo influì gravemente sui risultati finanziari della società. Nel 2349, le megacorporazioni come la Weyland-Yutani furono messe fuori legge. La società fece ricorso contro la decisione, ma il divieto fu confermato e la Weyland-Yutani fu formalmente sciolta, con l’esercito degli Stati Uniti che rilevò gran parte della sua attività di ricerca e sviluppo nel campo delle armi.

La Weyland-Yutani Corporation formalizzò quei dati, compilandoli con le proprie ricerche nel Alien: The Weyland-Yutani Report.

Tuttavia, molti agenti della Weyland-Yutani Corporation continuarono a operare segretamente, utilizzando i contatti all’interno dell’USM per raccogliere informazioni sui progetti in corso. Dopo gli eventi di Alien: Resurrection, l’USM Auriga si schiantò sulla Terra e gli agenti della Weyland-Yutani sequestrarono gran parte delle informazioni raccolte sugli xenomorfi. La Weyland-Yutani Corporation ha formalizzato tali dati, compilandoli con le proprie ricerche nel Alien: The Weyland-Yutani Report. Il documento è una guida tecnica allo Xenomorfo XX121 come specie e delinea tutte le sue interazioni con l’umanità fino ad oggi e i risultati di tutti gli studi conosciuti sulla sua biologia.

Alla fine, l’esercito degli Stati Uniti cadde e la Weyland-Yutani riemerse come una potente multinazionale. Dopo aver ripulito la Terra gravemente danneggiata e inquinata, la società ha potuto crescere nuovamente grazie al forte aumento del consenso pubblico. Nonostante il ruolo dello xenomorfo come cattivo nella serie Alien, il vero cattivo nel mondo di Alien è la Weyland-Yutani Corporation, che alimenta la ricerca e le missioni pericolose attraverso macchinazioni invisibili che la avvicinano allo xenomorfo.

Il ruolo della Weyland-Yutani Corporation in ogni film, compreso Alien: Romulus

Da Alien ad Alien: Romulus

Per quanto riguarda la Weyland-Yutani Corporation, la sua prima apparizione risale ad Alien, ma in quel film era semplicemente un’organizzazione di sfondo. La società ha inviato il cargo USCSS Nostromo per indagare su un segnale di soccorso. Quello che nessuno sapeva all’epoca era che la società (rimasta senza nome fino al film successivo) sapeva che a bordo c’erano degli xenomorfi, ma solo l’androide Kane conosceva la vera missione. Nessuno è sopravvissuto tranne Ellen e il suo gatto, anche se la Weyland-Yutani Corporation l’ha trovata e ha continuato a indagare sugli xenomorfi contro cui ha combattuto.

In Aliens, la Weyland-Yutani Corporation è diventata un’organizzazione cattiva a tutti gli effetti. Il primo volto aziendale è stato aggiunto alla storia con Carter Burke (Paul Reiser), un vero burocrate che ha portato con sé Ellen e un gruppo di Colonial Marines per trovare gli xenomorfi, ancora una volta senza rivelare che la vera missione era catturarne uno da utilizzare, e che le vite di tutti quelli che erano con lui erano irrilevanti. Ellen sopravvisse ancora una volta, ma Carter morì, un momento molto amato dai fan, che mostra quanto la società fosse finita per essere odiata.

Ellen finalmente capisce che questa società è più malvagia persino degli xenomorfi.

In Alien 3, Ellen precipita su un pianeta prigione e scopre che la Weyland-Yutani Corporation sta arrivando per salvarla. Tuttavia, quando arrivano, mostrano le loro vere intenzioni malvagie quando cercano di catturare ancora una volta lo xenomorfo che hanno sempre voluto trovare, senza alcun problema nell’uccidere tutti gli esseri umani sul pianeta prigione. Quando Ellen finalmente capisce che questa azienda è più malvagia persino degli xenomorfi, si suicida per impedire loro di prendere l’embrione xenomorfo che cresce nel suo corpo.

Alien: Resurrection si svolge 200 anni dopo Alien 3, quando l’esercito degli Stati Uniti crea un clone di Ellen Ripley, nella speranza di rimuovere chirurgicamente lo xenomorfo che stava crescendo dentro di lei quando è morta. L’alieno fugge e il nuovo clone di Ripley parte per fermare nuovamente la Regina. La Weyland-Yutani Corporation non compare in questo film.

Il film successivo della serie è Alien vs. Predator, e la società è di nuovo presente. Charles Bishop Weyland organizza una spedizione in cui trova un terreno di caccia dove i Predator cacciano e uccidono gli xenomorfi per divertimento. Questo film mostra che la società ha modellato l’androide Bishop su Charles Bishop Weyland. Sebbene Weyland non fosse presente in AVP: Requiem, questo film si conclude con Cullen Yutani che riceve l’arma Predator dopo la fuga, consentendo a entrambi gli spin-off di fare riferimento alla Weyland-Yutani Corporation.

Weyland ha però un secondo fine, poiché spera che gli Ingegneri possano impedirgli di morire.

Ridley Scott è tornato con Prometheus, riportando in grande stile la Weyland-Yutani Corporation. La trama del prequel vede Peter Weyland inviare una spedizione a seguire le mappe stellari per scoprire le origini dell’universo e degli Ingegneri. Weyland ha però un secondo fine, poiché spera che gli Ingegneri possano impedirgli di morire di vecchiaia, dimostrando che l’azienda è sempre stata guidata da motivi egoistici. Il suo piano fallisce quando David lo tradisce e lo uccide, permettendo agli xenomorfi di uscire dal petto dell’ultimo Ingegnere.

Alien: Covenant era il sequel di Prometheus, che collegava i nuovi film alla quadrilogia originale di Alien. Tuttavia, la società non ha avuto quasi nulla a che fare con questo film, oltre a finanziare la fatidica missione coloniale Covenant su Origae-6.

Infine, in Alien: Romulus, la linea temporale torna al futuro, poiché l’uscita del 2024 si colloca tra Alien e Aliens. Questo film fa molto per mostrare quanto sia malvagia la Weyland-Yutani Corporation, ancora più di qualsiasi altro film dopo Aliens. Le condizioni di vita su Jackson’s Star erano opprimenti, le persone morivano di stenti nelle miniere, quindi l’azienda raddoppiava il carico di lavoro dei sopravvissuti. Volevano poi il patogeno per poterlo iniettare nei loro lavoratori. In Alien, la Weyland-Yutani Corporation è il male assoluto, e persino i letali xenomorfi impallidiscono al confronto.

Predator: l’ambientazione futuristica di Badlands influisce sulla cronologia della saga di Alien

Predator: Badlands è l’ultimo capitolo della famosissima saga fantascientifica, e forse la domanda più importante che circonda il progetto riguarda proprio quando si colloca questa sequel nella timeline di Predator. La risposta avrà importanti ripercussioni sia per la saga di Predator che per quella di Alien, dato che Badlands è stato confermato come parte del loro universo condiviso.

Le linee temporali possono essere difficili da seguire a causa di tutti gli spin-off di Alien e Predator realizzati nel corso degli anni, ma Badlands prende una decisione importante per semplificare questo problema.

Predator: Badlands è ambientato in un futuro lontano

Predator: Badlands andrà più lontano nel futuro di quanto entrambi i franchise abbiano mai fatto prima. Non c’è stata alcuna conferma di un anno ufficiale, ma questo conferma essenzialmente che Badlands sarà ambientato almeno trecento anni da oggi. Alien: Resurrection detiene attualmente il record di essere il film più lontano nel futuro, e quel film è ambientato nel 2381.

I film Predator sono in genere piuttosto contemporanei, ambientati ai giorni nostri o con salti nel passato come in Prey e Killer of Killers. Ciò significa che sarà un enorme salto per la serie, e il pubblico può aspettarsi di vedere alcuni cambiamenti importanti nel modo in cui la società Yautja è cambiata e si è evoluta nel corso degli anni.

La storia di Predator: Badlands visiterà diverse nuove location, tra cui il cosiddetto “Genna World”, dove Dek e Thia incontrano il pericoloso Kalisk. Ciò dimostra ulteriormente che il film sarà un’impresa enorme che svilupperà il franchise di Predator più di qualsiasi sequel esistente.

Cosa significa l’ambientazione futuristica di Badlands per i franchise di Alien e Predator

Questa ambientazione futuristica è entusiasmante per due motivi principali. In primo luogo, sarà il primo film di Predator ambientato in un futuro lontano. Abbiamo visto come gli Yautja si comportano nei confronti degli umani del passato e persino di quelli dei giorni nostri, ma non abbiamo mai saputo come se la cavano contro creature altamente evolute provenienti da centinaia di anni nel futuro. Questo aumenta enormemente la posta in gioco.

Ma è interessante notare che è il franchise di Alien a trarre il massimo vantaggio da questo enorme salto temporale. C’è un senso di interconnessione molto più ricco nel franchise di Alien; i sequel di Predator tendono ad essere più autonomi, con meno personaggi ricorrenti e sottotrame continue tra i film.

Alien è l’opposto, quindi la posta in gioco è molto più alta per questo salto temporale. I progetti più recenti, come Alien: Earth e Alien: Romulus, hanno fatto un ottimo lavoro nel rendere la Weyland-Yutani Corporation un personaggio vivo e pulsante, quindi sarà affascinante vedere cosa farà l’azienda tra trecento anni.

Thia è uno dei tanti synth inclusi in Predator: Badlands, con zero esseri umani biologici presenti nell’equipaggio della sua nave. Questo è un cambiamento importante per la Weyland-Yutani, che in genere inviava esseri umani in ogni missione che abbiamo visto nel franchise di Alien.

Il produttore del sequel, Ben Rosenblatt, ha anche confermato che i synth di Predator: Badlands saranno in grado di “sentire” più delle versioni precedenti, sottolineando che sono molto più sensibili di David, Ash o Bishop dei film precedenti. Questo evidenzia quanto la Weyland-Yutani abbia sviluppato le proprie tecnologie nel corso degli anni, dimostrando così quanto Badlands sarà cruciale nella timeline di Alien.

Sfortunatamente, questa ambientazione futuristica presenta anche alcuni svantaggi. La decisione di Predator: Badlands di fare un salto così lontano nel futuro significa che probabilmente questo sequel non avrà molti collegamenti tangibili con i film precedenti o con i personaggi che ritornano. I fan hanno ipotizzato il ritorno di Arnold Schwarzenegger in Badlands o la possibilità di un sequel di Alien Vs Predator, ma ora sembra improbabile.

Come Predator: Badlands può influenzare il futuro di Alien & Predator

Dan Trachtenberg ha chiaramente una visione distinta per il franchise di Predator da quando ha assunto il controllo creativo nel 2022, ma non è immediatamente chiaro come Badlands si inserisca in quella linea temporale. Il film è ambientato molto più tardi rispetto a Prey e Killer of Killers, escludendo essenzialmente qualsiasi collegamento tra loro.

Per inciso, Rosenblatt ha confermato che la storia di Prey 2 non è stata abbandonata, ma che invece volevano fare qualcosa di nuovo e inaspettato con il prossimo film di Trachtenberg. Ciò significa che il pubblico non dovrebbe necessariamente aspettarsi che l’epilogo Killer of Killers trovi una conclusione in Badlands, dato che Prey 2 è ancora ufficialmente in lavorazione.

Se ci sarà un collegamento più ampio con il franchise in Predator: Badlands, è più probabile che sia con Alien. Sebbene diverse fonti abbiano confermato che il prossimo sequel di Trachtenberg non sarà un film Alien vs Predator, la presenza del synth Weyland-Yutani di Elle Fanning significa che c’è qualcosa di molto più grande in ballo.

Rosenblatt ha anche confermato un importante colpo di scena per Thia alla fine di Predator: Badlands, che sembra un modo sicuro per preparare il terreno per il prossimo film di Alien, o addirittura gettare le basi per un film di AVP nel prossimo futuro. Fede Alvarez, regista di Alien: Romulus, ha spesso parlato del suo desiderio di realizzare un altro film di AVP, quindi le basi ci sono.

5 modi in cui Predator: Badlands cambia il franchise di Alien

0

Le saghe di Alien e Predator si uniscono come mai prima d’ora in Predator: Badlands. Sebbene le due classiche serie di fantascienza fossero già collegate sin da Predator 2 e si fossero ufficialmente incrociate con due film Alien vs. Predator, questo nuovo capitolo è un vero e proprio mash-up delle proprietà intellettuali.

Con Dek, il primo protagonista Yautja, al centro, Predator: Badlands pone Alien al centro dell’attenzione con la presenza di Weyland-Yutani su Gemma. La storica organizzazione della serie Alien e i suoi synth sono i punti focali qui, andando ben oltre i semplici Easter eggs di Predator: Badland.

Il loro uso prominente significa che il franchise di Alien appare molto diverso dopo questo film. Per quanto il finale di Predator: Badlands prepari il terreno per ciò che verrà dopo nella visione di Dan Trachtenberg, tutto ciò che si svolge ha anche un effetto a catena sulla 20th Century e sulle altre iconiche proprietà fantascientifiche della Disney. Questo cambia alcune cose importanti per il futuro di Alien.

Predator: Badlands porta il futuro di Alien al punto più estremo

Dek Angry in Predator: Badlands

Tutti i cambiamenti che avvengono per Alien possono essere ricondotti a una singola decisione presa con questo film. Guardando Predator: Badlands è chiaro che tutto è più avanzato e futuristico rispetto ai precedenti film di Predator e Alien. Le armi degli Yautja sono più avanzate, così come quelle della Weyland-Yutani.

Ciò è dovuto alla collocazione temporale di Predator: Badland. Trachtenberg ha confermato che il film è ambientato in un futuro più lontano rispetto a quello di entrambe le proprietà. Ciò è stato facile da fare per Predator, che in precedenza non era andato oltre il 2018 circa. Alien è sempre stato ambientato in un futuro più lontano, con Alien: Resurrection che arriva fino al 2381.

Non è specificato quanto tempo dopo Resurrection si svolga Badlands. Questo punto è persino controverso, dato che Resurrection ha rivelato che la Weyland-Yutani non esisteva più e che in precedenza l’azienda aveva creato dei sintetici così realistici, noti come Auton, che questi si erano ribellati contro di loro. A parte questa potenziale incongruenza nella trama, l’intenzione del regista è quella di andare oltre qualsiasi cosa il pubblico abbia visto prima in entrambi i franchise.

Questo è molto importante per Alien, poiché Badlands diventa una finestra sul futuro della serie. C’è un nuovo status quo per la Weyland-Yutani e una diversa composizione dell’universo da esplorare. Non è chiaro quando questo entrerà davvero in gioco per un nuovo Alien film, poiché tutti i progetti futuri confermati sono ambientati prima o durante il periodo dei due film originali.

Thia e Tessa sono i synth Weyland-Yutani più avanzati di sempre

Elle Fanning è thia in Predator- Badlands (2025)
Foto di 20th Century Studios/20th Century Studios

I film Alien hanno introdotto nel corso del tempo alcuni synth incredibilmente avanzati. Dopo aver visto David, Walter, Andy, Ash, Rook, Bishop, Walter e Annalee Call, Badlands mostra come Weyland-Yutani abbia portato i propri androidi a un altro livello con Thia e Tessa.

Si dice che le “sorelle” sintetiche di Elle Fanning siano i modelli più avanzati che l’azienda abbia mai prodotto. Non solo entrambe si dimostrano altamente efficienti in combattimento, ma hanno anche una sensibilità superiore rispetto agli altri modelli.

Il motivo di quest’ultima caratteristica è che possono entrare in contatto emotivo con gli esseri che incontrano e manipolarli. Questo conferisce loro maggiori capacità per raggiungere i loro obiettivi primari. Sono sintetici speciali prodotti dall’azienda, non il nuovo standard.

Se continuiamo a considerare Resurrection come canonico, cosa che non abbiamo motivo di non fare, allora Thia e Tessa sembrano rappresentare le lezioni che la Weyland-Yutani ha imparato dagli Auton. Questi synth hanno molta personalità, determinazione ed emozione. Dopo aver esagerato nella creazione degli Auton, l’azienda potrebbe aver trovato un equilibrio migliore nella costruzione di Thia e Tessa.

Questo è degno di nota per il futuro di Alien, basato su ciò che accade a Thia e Tessa. Quest’ultima viene distrutta nella battaglia finale, mentre la prima si ribella completamente contro MU/TH/UR e si allea con Dek. La Weyland-Yutani ora è priva di entrambi i suoi sintetici avanzati.

Resta da vedere se ne creeranno altri simili (permettendo a Fanning di ottenere un altro ruolo) o se ne inventeranno uno completamente nuovo e più avanzato.

Weyland-Yutani vuole il DNA rigenerativo per aiutare l’umanità

Divisione Armi Biologiche

Un’altra grande rivelazione per la serie Alien, e per tutta l’umanità, arriva con il desiderio di Weyland-Yutani in Predator: Badlands. L’azienda ha avuto synth su Genna per due anni cercando di catturare il Kalisk, la bestia “immortale” nativa del pianeta.

Non è immediatamente chiaro perché Weyland-Yutani desideri così tanto il gigantesco alieno, finché non vengono rivelati i poteri della creatura. Il Kalisk possiede capacità rigenerative che gli consentono di guarire da qualsiasi ferita o morte, tranne che dall’essere congelato ed esplodere dall’interno.

Questo è il motivo per cui l’azienda lo desidera così tanto. I cattivi di Alien vogliono raccogliere il DNA del Kalisk per cercare di replicare queste capacità negli esseri umani.

L’interesse della Weyland-Yutani per gli alieni non è una novità, dato che da tempo cercano lo xenomorfo per sviluppare armi biologiche e semplicemente arricchirsi. Quest’ultimo è sicuramente un altro punto di interesse nella capacità di guarigione del Kalisk, dato che l’azienda potrebbe mettere un prezzo praticamente irraggiungibile sull’immortalità e avere comunque persone disposte a pagarlo.

Per quanto ne sappiamo in Badlands, l’azienda non riesce ad acquisire il DNA completo dei Kalisk, quindi questa possibilità non è ancora realizzabile per gli esseri umani. Ma la ricerca non finirà qui. Esiste almeno un altro Kalisk insieme a Bud, quindi l’alieno che alla fine non è poi così piccolo potrebbe finire per essere più importante per il futuro di Alien.

Weyland-Yutani ha già avuto precedenti incontri con gli Yautja

Dimitrius Schuster-Koloamatangi in Predator: Badlands (2025)
Foto di 20th Century Studios/20th Century Studios

Per quanto i sintetici di Weyland-Yutani attirino l’attenzione in Predator: Badlands, i veri protagonisti del film sono gli Yautja. Il film è immerso nella cultura e nelle tradizioni del clan di Dek, e possiamo anche intravedere quanto sia famosa questa razza aliena in tutto l’universo.

Si suggerisce che questa non sia la prima volta che Weyland-Yutani incontra uno Yautja. Il traduttore universale di Thia è in grado di comprendere la lingua degli Yautja, cosa che sarebbe possibile solo se ci fosse stata qualche esperienza con essa.

Weyland-Yutani non mostra alcun interesse reale per gli Yautja una volta che MU/TH/UR scopre che uno di loro si trova su Genna. L’attenzione rimane sui Kalisk, ma se gli Yautja fossero una specie completamente misteriosa per il supercomputer dell’azienda, sarebbe strano che la missione non si espandesse per saperne di più su di loro.

Questo potrebbe sembrare sensato, data la storia di crossover del franchise. La Weyland-Yutani ha imparato tutto sugli Yautja in Alien vs. Predator, ma quel film non è considerato canonico. Neanche i film di Alien hanno mai fatto riferimento diretto agli Yautja.

Di conseguenza, deve esserci stata qualche altra interazione tra Weyland-Yutani e gli Yautja che è avvenuta fuori dallo schermo nel canone del franchise. Thia accenna a questi eventi quando dice che altri Yautja sono venuti su Genna per uccidere i Kalisk e hanno fallito, ma potrebbero esserci stati altri crossover tra i due avvenuti molto prima.

Gli Xenomorfi non sono più la specie aliena più temuta

Alien: Earth

Potrebbe non esserci alcun Xenomorfo in Predator: Badlands, ma la loro esistenza e la loro posizione nell’universo hanno comunque subito un notevole aggiornamento. I film della serie Alien hanno dedicato molto tempo a costruire queste creature terrificanti come i mostri più spaventosi dell’universo, grazie al loro design, al sangue acido e alle nascite che fanno esplodere il torace.

Mentre gli Yautja combattono contro gli Xenomorfi per stabilire chi sia più letale, questi ultimi rimangono comunque i re (o le regine). Ora, dopo Badlands, grazie all’introduzione dei Kalisk, le cose sono un po’ diverse. Questi alieni giganti e immortali salgono immediatamente in cima alla classifica ipotetica delle specie aliene più pericolose dell’universo.

Badlands cerca di mostrare il lato più morbido di queste creature attraverso Bud, ma vediamo anche l’enorme potenza della madre. Le loro dimensioni, la loro forza e la loro capacità rigenerativa le pongono al di sopra degli Xenomorfi e degli Yautja senza bisogno di discutere.

Potrebbe essere solo una questione di tempo prima che il franchise faccia scontrare un Kalisk, uno Yautja e uno Xenomorfo per determinare la gerarchia di potere sullo schermo. Ma fino a quando ciò non accadrà, Predator: Badlands mostra abbastanza per rendere il Kalisk la creatura più temuta in circolazione.

20 dei più grandi Easter Eggs & References presenti in Predator: Badlands

0

Predator: Badlands è finalmente uscito nelle sale cinematografiche, con una vasta collezione di easter egg epici e riferimenti alla più ampia saga di Predator. Tuttavia, ci sono altrettanti legami con la saga di Alien (ambientata nello stesso universo).

L’ultimo capitolo di Predator del regista Dan Trachtenberg, Badlands, è un film davvero unico in cui un guerriero Yautja è per la prima volta il protagonista. Questo guerriero, chiamato Dek (Dimitrius Schuster-Koloamatangi), è affiancato da Thia (Elle Fanning), una sintetica della Weyland-Yutani Corporation. Imparando a lavorare insieme, i due diventano una coppia improbabile nel finale di Predator: Badlands.

Di fronte a un mondo pieno di pericoli letali, Predator: Badlands è anche ricco di diversi easter egg, riferimenti e collegamenti sia al franchise di Predator che a quello di Alien (e oltre). Ecco i 20 più importanti che abbiamo trovato.

Il Codice Yautja

The Yautja Codex
© Walt Disney Studios Motion Pictures / Per gentile concessione di Everett Collection

Predator: Badlands si apre con una citazione dal Codice Yautja, un rigido codice d’onore seguito da ogni clan della razza guerriera.

Mentre questa nuova voce conferma che “gli Yautja non sono amici né prede di nessuno”, l’antologia animata Killer of Killers è stato il primo progetto Predator ad aprire con una voce del Codice: “Vai tra le stelle e cerca solo la preda più forte. Sarà il tuo trofeo. Diventa l’assassino degli assassini.

Yautja Prime

Yautja Prime

Sebbene non sia la prima volta che vediamo il pianeta, è sempre emozionante vedere qualcosa in più di Yautja Prime, il pianeta natale dei Predator e dei suoi vari clan di guerrieri nella tradizione consolidata del franchise.

Moto volanti

Moto volanti

Sia Dek che suo padre sono raffigurati mentre guidano moto volanti, che sembrano avere lo stesso design di quelle apparse per la prima volta nell’animazione Predator: Killer of Killers, uscita all’inizio del 2025.

Teschi nella sala dei trofei

Teschi nella sala dei trofei

A bordo della nave del fratello di Dek, è presente una parete con trofei di teschi. La maggior parte sembrano essere di generiche creature aliene, anche se spiccano un teschio e una colonna vertebrale umani, oltre a un teschio di T. Rex. Allo stesso modo, uno dei teschi alieni centrali sembra appartenere a un Harvester di Independence Day.

Il caratteristico plasmacaster del Predator

Il Plasmacaster caratteristico del Predator

Mostrato per la prima volta utilizzato dal padre di Dek con i classici sistemi di puntamento a triplo laser, il plasmacaster/cannone a spalla è senza dubbio l’arma più caratteristica del Predator nell’intera serie. Tuttavia, Predator: Badlands conferisce all’arma un aggiornamento organico unico alla fine del film, con Dek che utilizza una creatura lucertola vivente che sputa acido come plasmacaster improvvisato.

Lingua Yautja

Lingua Yautja

Mentre Thia utilizza un traduttore universale per comunicare con Dek in inglese, la lingua parlata da Dek è una lingua Yautja completamente sviluppata, poiché il regista Dan Trachtenberg ha assunto il linguista Paul Frommer, che ha anche sviluppato la lingua Na’vi per la serie Avatar di James Cameron.

Weyland-Yutani Corporation

Alien: Pianeta Terra
Foto cortesia di © FX

Thia conferma il suo status di synth impiegata dalla Weyland-Yutani Corporation, la società predominante introdotta per la prima volta nella serie Alien come antagonista principale (oltre agli stessi letali Xenomorfi alieni).

Gli occhi di Thia

Quando è disattivata, la parte posteriore degli occhi di Thia mostra il classico logo Weyland-Yuyani impresso su di essi. Lo stesso logo era presente sugli occhi di Andy, un synth predominante apparso per la prima volta nel 2024 in Alien: Romulus.

“Non abbiamo ancora superato la velocità subluce”

_Non abbiamo superato la velocità subluce_

Interrogando Dek sulla sua nave e sulla sua capacità di viaggiare a velocità subluce, Thia conferma che l’umanità non ha ancora superato questa barriera tecnologica, collegandosi al franchise Alien, che fa spesso uso della criostasi per i suoi equipaggi nello spazio profondo e dei synth per gestire le operazioni della nave durante le lunghe spedizioni.

Predator: Chewbacca e Threepio di Badlands come fonte di ispirazione

Predator: Chewbacca e Threepio di Badlands come fonte di ispirazione

Dek crea un mezzo per trasportare Thia, priva di gambe, sulla schiena, e il parallelo con Chewbacca che trasporta un C-3PO smontato in L’Impero colpisce ancora non è una coincidenza, essendo stato un’ispirazione chiave per il film, come confermato dallo stesso Trachtenberg.

Allo stesso modo, la parte inferiore e superiore del corpo di Thia che funzionano in modo indipendente l’una dall’altra potrebbero anche essere considerate un altro divertente riferimento al classico droide di Star Wars, come quando la testa e il corpo di Threepio sono stati separati in L’attacco dei cloni.

XX0552

XX0552

XX0552 è la designazione della specie data alla pericolosa bestia conosciuta come Kalisk dalla Weyland-Yutani Corporation. Come tale, non è dissimile dalla designazione del classico Xenomorfo, che è XX121.

MU/TH/UR

muthur-6000-in-alien-franchise

Dando istruzioni alla “gemella” sintetica più oscura di Thia, Tessa, MUTHUR 6000 è il classico supercomputer che impartisce ordini a vari equipaggi e dipendenti della Weyland nella serie Alien.

Tuttavia, in Badlands vediamo anche il numero 062578 accanto al nome MUTHUR, il che potrebbe indicare che si tratta di un modello aggiornato di MUTHUR, considerando che il film è ambientato nel periodo più lontano nelle rispettive linee temporali dei franchise collegati.

Divisione Armi Biologiche

Divisione Armi Biologiche

È stato anche confermato che Thia e Tessa fanno parte della Divisione Armi Biologiche della Weyland, la stessa divisione che ha fatto della cattura e della sperimentazione degli Xenomorfi la sua priorità assoluta. Tuttavia, sembra che sfruttare le proprietà rigenerative del Kalisk sia un altro obiettivo della divisione.

Teschi e spine

Skulls and Spines

In una classica mossa di vittoria che celebra la fine di una caccia, Dek viene mostrato mentre strappa teschi e spine dai corpi, in particolare dal Bone Bison che ha diviso in due con la sua spada mentre caricava lui e Thia.

Tuttavia, alla fine del film anche il giovane Kalisk di nome Bud fa la stessa mossa con i resti di Tessa, dopo aver replicato in modo divertente molte delle azioni e dei manierismi di Dek durante il film.

Classica attrezzatura Weyland-Yutani

Diversi pezzi di attrezzatura sono piuttosto familiari alla serie Alien, come i fucili a impulsi Weyland-Yutani e il classico suono dei loro spari (anche se le armi stesse sembrano modelli nuovi). Tuttavia, molti dei veicoli sembrano molto simili a quelli che abbiamo visto in progetti precedenti (incluso uno in particolare).

“Building Better Worlds”

Building Better Worlds

Il classico slogan della Weyland-Yutani è presente anche in Predator: Badlands, dopo essere apparso per la prima volta nel film Aliens del 1986 del regista James Cameron.

Un classico montaggio preparatorio (con un cenno a Dutch)

Prima della battaglia finale, Dek viene mostrato mentre prepara varie armature e armi, rispecchiando lo stesso montaggio preparatorio incluso nel film Prey del 2022 con Naru di Amber Midthunder, entrambi perfetti richiami al Dutch di Arnold Schwarzenegger nel film originale Predator, che preparava varie armi e trappole per affrontare il Predator che lo cacciava nella giungla.

Weyland non impara (ricordando Alien: Pianeta Terra)

Alla fine di Predator: Badlands, viene rivelato che il team Weyland aveva intenzione di prendere il Kalisk, Dek e anche un campione della creatura vivente simile a un ramo d’albero che aveva attaccato Dek poco dopo l’atterraggio di fortuna su Genna.

Questo ricorda il disastroso fallimento dell’equipaggio della Weyland-Yutani a bordo della USCSS Maginot nella recente conclusione della stagione 1 di Alien: Earth del 2025 di Noah Hawley, che in modo simile aveva a bordo diversi esemplari letali prima che si scatenasse l’inferno. Nel caso di Badlands, il team di Tessa è persino riuscito a lasciare il pianeta.

Il grande caricatore giallo di Tessa contro il Kalisk (un epico omaggio ad Aliens)

Il finale di Aliens del 1986 ha visto Ripley, interpretata da Sigourney Weaver, affrontare la Regina Xenomorfa in un grande mech giallo, in una delle battaglie fantascientifiche più memorabili di tutti i tempi.

Sorprendentemente, Predator: Badlands porta quella battaglia a un livello superiore, invertendo anche i nostri tifosi, con Tessa che guida un caricatore giallo molto più grande per combattere Dek e il potente Kalisk (che è anche molto più grande di una Regina Xenomorfa).

La nave madre di Dek

Alla fine di Predator: Badlands, dopo che Dek ha ucciso suo padre, il guerriero Yautja conferma che sua madre è a bordo della nave che si profila all’orizzonte. Inoltre, la nave stessa sembra avere lo stesso design delle navi viste alla fine della serie animata Killer of Killers di Trachtenberg.

Predator: Badlands è ora nelle sale della 20th Century Fox.

Flash arriverà presto nel DCU grazie a una serie appena confermata?

0

Le indiscrezioni sul progetto Dc Studios dal titolo DC Crime sono state finalmente confermate. La serie sarà presentata come una docuserie di genere true crime, con Jimmy Olsen (Skyler Gisondo) come presentatore.

Il piano prevede che la prima stagione ruoti attorno a Gorilla Grodd, apparso brevemente in Creature Commandos, e confermato come uno dei personaggi preferiti del co-CEO di DC Studios, James Gunn. Tony Yacenda e Dan Perrault (American Vandal) saranno sceneggiatori, produttori esecutivi e showrunner della serie.

Si potrebbe dire molto sul fatto che DC Studios stia procedendo con un’altra serie non annunciata come parte del programma “Capitolo 1: Dei e Mostri” all’inizio del 2023, soprattutto considerando che Waller, Paradise Lost e The Brave and the Bold non sono attesi in tempi rapidi.

In ogni caso, se questa docuserie parodia vuole raccontare la storia di Gorilla Grodd, allora dovrà sicuramente includere il suo più grande nemico, Flash. Il Velocista Scarlatto è stato il primo eroe con cui Grodd si è mai confrontato, e da allora i due sono indissolubilmente legati. Grodd è al 100% un cattivo di Flash, e rivelare le sue precedenti imprese senza l’ingresso dell’Uomo Più Veloce del Mondo è come raccontare la storia di Venom senza Spider-Man (e sappiamo tutti com’è andata).

Quindi, Gunn sceglierà Flash per DC Crime? Come minimo, ci aspettiamo che Barry Allen sia tra gli intervistati per la serie, visto che è un medico legale del Dipartimento di Polizia di Central City! Al momento, però, nulla è stato confermato.

Lo scorso dicembre, Gunn ha dichiarato che “stiamo tenendo il passo con lo sviluppo” per quanto riguarda il debutto di Flash nel DCU. Ad agosto, gli è stato chiesto dei riferimenti all’eroe (e a Wonder Woman) nella prima stagione di Peacemaker, e ha risposto: “Sì, sono canonici? Non lo so. Dovremo aspettare e vedere. Voglio dire, prima o poi esisteranno. Se esistano già, non lo so.”

Il ritorno di Ezra Miller è sicuramente fuori discussione per ovvi motivi, ma Grant Gustin, star della serie TV The Flash, potrebbe riprendere il suo ruolo più famoso a teatro? Beh, ha parlato con Gunn, che ha confermato di essere un fan dell’attore in più occasioni.

“Grant è un ragazzo incredibilmente talentuoso, credo che ora si esibisca a Broadway, e non sprecherà assolutamente nulla solo perché al momento non è impegnato in un progetto DC. Ma, ovviamente, mi piacerebbe molto lavorare con lui prima o poi”, aveva promesso in precedenza.

Per certi versi, ha senso che il DCU passi a Wally West. In ogni caso, non includere Flash in DC Crime sarebbe un errore madornale da parte dei DC Studios, e un aspetto che fa ben sperare per l’introduzione dell’eroe potrebbe essere quanto Gunn abbia apprezzato il film del 2023 dedicato al personaggio.

“È uno dei migliori film di supereroi che abbia mai visto. [Il regista] Andy Muschietti ha fatto un lavoro straordinario”, disse all’epoca. “Posso dire un’altra cosa? Flash è fottutamente fantastico.”

Wicked – Parte Due: il nuovo trailer ufficiale

0

Il fenomeno culturale cinematografico globale dello scorso anno, diventato l’adattamento cinematografico di Broadway di maggior successo di tutti i tempi, giunge ora alla sua epica, elettrizzante ed emozionante conclusione in Wicked – Parte Due.

Diretto ancora una volta dal pluripremiato regista Jon M. Chu e con il ritorno dello spettacolare cast guidato dalle superstar candidate all’Oscar® Cynthia Erivo e Ariana Grande, il capitolo finale della storia mai raccontata delle streghe di Oz inizia con Elphaba e Glinda che si allontanano vivendo le conseguenze delle loro scelte.

Elphaba (Cynthia Erivo), ormai demonizzata come la Strega Malvagia dell’Ovest, vive in esilio nella foresta di Oz, continuando la sua lotta per la libertà degli animali di Oz e cercando disperatamente di rivelare la verità sul Mago (Jeff Goldblum).

Glinda, nel frattempo, è diventata l’emblema della bontà per tutta Oz, vive nel palazzo della Città di Smeraldo e gode dei vantaggi della fama e della popolarità. Sotto le direttive di Madame Morrible (il premio Oscar® Michelle Yeoh), Glinda viene scelta come brillante punto di riferimento per il popolo di Oz, rassicurando le masse che tutto va bene sotto il governo del Mago.

Mentre la celebrità di Glinda cresce e si prepara a sposare il Principe Fiyero (il vincitore del premio Olivier e candidato agli Emmy e ai SAG Jonathan Bailey) in uno spettacolare matrimonio oziano, è tormentata dalla separazione da Elphaba. Tenta una riconciliazione tra Elphaba e il Mago, ma i suoi sforzi falliranno, allontanando ulteriormente Elphaba e Glinda. Le conseguenze trasformeranno Boq (il candidato al Premio Tony Ethan Slater) e Fiyero per sempre, e metteranno in pericolo la sicurezza della sorella di Elphaba, Nessarose (Marissa Bode), quando una ragazza del Kansas si intrometterà nelle loro vite.

Mentre una folla inferocita si solleva contro la Strega Malvagia, Glinda ed Elphaba dovranno riunirsi un’ultima volta. Con la loro singolare amicizia al centro del loro futuro, dovranno confrontarsi con sincerità ed empatia, se vorranno cambiare se stesse, e tutta Oz, per sempre.

Il cast di Wicked – Parte Due comprende anche i candidati all’Emmy Bowen Yang e Bronwyn James nei panni degli assistenti di Glinda, Pfannee e ShenShen, e la candidata ai BAFTA e ai Grammy Sharon D. Clarke (Caroline, or Change) come voce della tata di Elphaba, Dulcibear.

Il film è prodotto da Marc Platt, già vincitore di Tony ed Emmy, e da David Stone, più volte vincitore di Tony. I produttori esecutivi sono Stephen Schwartz, David Nicksay, Jared LeBoff, Winnie Holzman e Dana Fox. Il primo film, Wicked, uscito nel novembre 2024, ha ottenuto 10 nomination agli Oscar®, tra cui quella per il miglior film, vincendo gli Oscar® per Migliori Costumi e per la Migliore Scenografia. Ad oggi, il film ha incassato 750 milioni di dollari in tutto il mondo.

Wicked – Parte Due è basato sul musical che ha segnato una generazione, con le musiche e i testi del leggendario compositore e paroliere Stephen Schwartz, vincitore di Grammy e Oscar®, e sul libro di Winnie Holzman, tratto dal romanzo bestseller di Gregory Maguire. La sceneggiatura è di Winnie Holzman e Winnie Holzman & Dana Fox. La colonna sonora del film è di John Powell & Stephen Schwartz, con musiche e testi di Stephen Schwartz.

Amanda Seyfried: 10 cose che non sai sull’attrice

Amanda Seyfried è una delle attrici che farà ancora molta strada nella storia del cinema. Ha sempre dimostrato di avere un talento innato per la recitazione e per il canto e, nonostante il suo successo, non si è mai montata la testa. Sempre umile, con quel viso da bambina, con i suoi occhi azzurri e la sua chioma bionda ha fatto innamorare il pubblico di mezzo mondo. Da Mamma Mia! a First Reformed, il successo continua ad avanzare, così come la sua bravura.

Ecco, allora, dieci cose che non sapevate di Amanda Seyfried.

Amanda Seyfried oggi: film e carriera

Amanda Seyfried
Amanda Seyfried sul red carpet di Venezia 82 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

1. Amanda Seyfried: i film e la carriera. Il debutto cinematografico della Seyfried risale al 2004, quando partecipa alla commedia Mean Girls. Successivamente reciterà in Alpha Dog (2006), Solstice (2008) e all’adattamento cinematografico di Mamma Mia!, in cui interpreta Sophie, la figlia di Donna, interpretata da Meryl Streep. In seguito, ha lavorato in film come Jennifer’s Body (2008), Chloe – Tra seduzione e inganno (2009), Letters to Juliet (2010), Dear John (2010), Cappuccetto rosso sangue (2011) e In Time (2011). Ritorna al musical con Les Misérables nel 2012, e interpreta poi la pornodiva Linda Lovelace in Lovelace (2013), per poi lavorare in Un milione di modi per morire nel West (2014), Giovani si diventa (2015), Pan – Viaggio sull’isola che non c’è (2015) e Padri e Figlie (2015). Tra i suoi film più recenti si annoverano First Reformed (2017), Mamma Mia! Ci risiamo (2018), Anon (2018), Ve ne dovevate andare (2020), Mank (2020) e L’apparenza delle cose (2021).

Nel 2025 Amanda Seyfried conferma il suo status di attrice completa e in continua evoluzione. Dopo aver conquistato pubblico e critica con Mank e la serie The Dropout, che le è valsa un Emmy Award come miglior attrice protagonista, Seyfried è tornata alla Mostra del Cinema di Venezia per presentare The Testament of Ann Lee, diretto da Michael Almereyda. Il film, atteso nelle sale italiane nel 2026, segna per l’attrice un nuovo passo nella sua esplorazione di ruoli intensi e psicologicamente complessi.

Sempre più selettiva nelle sue scelte, Amanda Seyfried sembra oggi orientata verso film che uniscono autorialità e forza emotiva, continuando a costruire una carriera solida e credibile, capace di evolversi senza mai rinunciare alla propria autenticità artistica.

Amanda Seyfried
AMANDA SEYFRIED as Valerie in Warner Bros. Pictures’ fantasy thriller “RED RIDING HOOD,” a Warner Bros. Pictures release.

2. Ha recitato anche per la televisione. La carriera dell’attrice è però iniziata in televisione, dove dal 2000 al 2001 ha recitato nella soap opera Così gira il mondo. Successivamente è apparsa anche in serie come La valle dei pini (2002-2003), Veronica Mars (2004-2006), Dr. House (2005), Wildfire (2006) e Big Love (2006-2011). Nel 2015, Amanda Seyfriend si è aggiudicata una parte molto importante nella terza stagione di Twin Peaks, quella di Rebecca Burnett.

Sul fronte televisivo, Amanda Seyfried è invece protagonista della serie drammatica Long Bright River, tratta dal romanzo di Liz Moore, in cui interpreta una poliziotta alle prese con un’indagine che intreccia crimine e legami familiari. Accanto a questo, è tornata anche nel cast della miniserie The Crowded Room (Apple TV+), dove affianca Tom Holland nel ruolo della psicologa Rya Goodwin. Questi progetti confermano la sua capacità di spaziare tra cinema indipendente e produzioni di ampio respiro, mantenendo una presenza costante e riconoscibile nel panorama contemporaneo.

Film con Amanda Seyfried su Netflix

Negli ultimi anni Amanda Seyfried ha collaborato spesso con Netflix, che ha distribuito alcuni dei suoi titoli di maggior successo, come L’apparenza delle cose e Mank. La piattaforma continua a essere uno dei principali partner della sua carriera, con cui l’attrice mantiene un forte legame anche per i progetti futuri.

Amanda Seyfried e gli Oscar

3. È stata candidata al prestigioso premio. Il 2020 è stato un anno particolarmente importante per la Seyfried. Oltre ad essere diventata mamma per la seconda volta, ha infatti recitato nel film Mank, interprentando l’attrice Marion Davies. Grazie a questo ruolo la Seyfried ha ottenuto alcune delle migliori recensioni della sua carriera, vincendo anche diversi premi. Ha poi guadagnato anche la sua prima candidatura al premio Oscar come miglior attrice non protagonista. Pur non vincendo il premio, si è rilanciata come una delle grandi interpreti della sua generazione.

Amanda Seyfried è hot

4. Amanda Seyfried non ha problemi ha girare scene di nudo. L’attrice americana ha ammesso che, per lei, le scene di sesso sono liberatorie. Nel girare il film Lovelace, in cui interpreta la pornodiva Linda Lovelace, la Seyfried ha ammesso di sentirsi libera e di essersi divertita mentre girava le scene hot, senza avere nessun problema di vergogna o di pudore: “Crescendo mi hanno fatto sentire il nudo come qualcosa di sbagliato perché veniva sempre censurato nei film, ma perché continuiamo a coprire noi stessi?”.

Amanda Seyfried in In Time

Amanda Seyfried e Justin Timberlake in In Time. Foto di Stephen Vaughan – © 2011 Twentieth Century Fox Film Corporation.

5. Per il film si è esercitata nella corsa con i tacchi. Nel film fantascientifico In Time, l’attrice interpreta la figlia dei due ricchi Weis, Sylvia. Pur essendo la co-protagonista, la Seyfried compare in scena soltanto a mezz’ora dall’inizio del film. L’attrice ha ricordato con entusiasmo il set di questo film, raccontando però di aver avuto molta difficoltà nel recitare in questo, poiché erano per lei previste diverse scene di corsa sui tacchi. Per poter riuscire in queste, ha dunque dovuto esercitarsi a lungo per evitare di farsi male.

Amanda Seyfried in Mamma Mia!

6. Amanda Seyfried si è fatta conoscere anche grazie alla sua voce. Amanda ha sempre coltivato la passione per il canto, seguendo delle lezioni già quando era bambina. Passione che poi è diventata parte integrante ed importante del suo lavoro. Infatti, è stato grazie all’enorme successo di Mamma Mia! che l’attrice è diventata famosa in tutto il mondo, mostrando tutte le sue qualità di attrice e cantante. È proprio lei a cantare i tanti brani degli ABBA previsti per il suo personaggio, senza essere dunque ricorsa ad alcuna sostituta.

Amanda Seyfried

Amanda Seyfried è su Instagram

7. Amanda Seyfried è utilizzatrice di social. L’attrice americana ha un profilo Instagram seguito da più di 5,1 milioni di persone: una cifra mica da ridere. L’attrice non è ossessionata dall’utilizzo del social, ma è comunque molto attiva. Le foto la ritraggono sempre protagonista di momenti lavorativi ma anche, e soprattutto, dei momenti quotidiani che desidera condividere con i suoi fan. Seguendola si può dunque rimanere aggiornati su di lei e sulle sue attività.

Amanda Seyfried: il marito e i figli

8. Amanda Seyfried ha avuto dei fidanzati da invidia. L’attrice americana è sposata dal 2017 con il collega Thomas Sadoski, conosciuto nel 2015 sul set di The Way We Get By e pare che tra i due sia stato colpo di fulmine. Ma Amanda ha dei precedenti da invidia: in passato, infatti, Amanda è stata fidanzata con Justin Long e, ancora prima, con Ryan Philippe e Dominic Cooper, quest’ultimo conosciuto sul set di Mamma Mia!.

9. Amanda Seyfried è una mamma a tempo pieno. Nel marzo del 2017, la Seyfried ha dato alla luce la sua prima figlia, avuta dall’oggi marito Thomas Sadoski. Da quel momento l’attrice ha parzialmente diradato le sue partecipazioni cinematografiche per stare accanto alla piccola di casa. Nel settembre del 2020, invece, è nato Thomas, secondo figlio della coppia.

Amanda Seyfried: età e altezza dell’attrice

10. Amanda Seyfried è piccoletta. L’attrice, nata il 3 dicembre del 1985, non è di certo una donnona, ma si sa che il vino buono sta nella botte piccola. Alta 1 metro e 59 centimetri, la sua grazia innata non è passata comunque inosservata ed è riuscita a tenere testa a tutti i suoi colleghi. Se poi si aggiunge che ha gli occhi come il color del cielo e i capelli biondi come il grano, ci si rende conto che la sua bellezza è totale.

Fonti: IMDb, biography, famousbirthdays

Zoey Deutch farebbe “qualsiasi cosa” per lavorare di nuovo con Jesse Eisenberg

0

In un’intervista con Tatiana Hullender di ScreenRant, Zoey Deutch ha parlato delle sue speranze di lavorare con Jesse Eisenberg, in particolare in uno dei prossimi film del franchise Now You See Me, in cui reciterà al fianco di Isla Fisher, Dave Franco e Morgan Freeman. Nell’intervista, la Deutch ha parlato del suo affetto per il suo ex co-protagonista e ha dichiarato:

“Posso essere nel prossimo Now You See Me? Farei qualsiasi cosa per lavorare di nuovo con Jesse. È così divertente. Non ne ho idea e nessuna informazione su nulla, ma girare quel film è stato sicuramente uno dei momenti più belli della mia vita. Mi sono divertita tantissimo. Ehi, se la gente lo vuole, spero che la gente lo capisca. Spero di poterlo essere! Sono stata semplicemente fortunata ad essere lì, davvero.”

Deutch ed Eisenberg hanno recitato insieme in Zombieland: Doppio Colpo (2019), che ha seguito il primo film Zombieland del 2009. Il primo Zombieland ha incassato oltre 100 milioni di dollari al botteghino in tutto il mondo, mentre Double Tap ne ha guadagnati oltre 125 milioni. Zombieland: Doppio Colpo ha un punteggio di Rotten Tomatoes del 68%, mentre Zombieland ha un punteggio dell’89%.

Il sequel vede Woody Harrelson, Abigail Breslin e Emma Stone riprendere i loro ruoli, mentre Deutch entra nel franchise nei panni di un nuovo personaggio di nome Madison. La banda deve sopravvivere a un’apocalisse zombie mentre gli zombie si evolvono, quindi fanno del loro meglio per proteggere l’umanità.

Eisenberg ha recentemente recitato nel suo franchise d’azione rilanciato intitolato Now You See Me: Now You Don’t, il terzo film della serie. La serie è iniziata nel 2013 con Now You See Me, e i primi due film hanno incassato rispettivamente oltre 350 e 335 milioni di dollari in tutto il mondo.

Now You See Me: Now You Don’t uscirà nelle sale il 13 novembre, con un quarto capitolo confermato in fase di sviluppo. Non è noto se Deutch sarà o potrebbe essere scelta per il quarto film, ma l’attrice è determinata a lavorare di nuovo con Eisenberg.

Zoey Deutch è nota per i suoi ruoli in Not Okay, Anniversary, Set It Up e Why Him? Ha alcuni nuovi ruoli attualmente in produzione, tra cui Hound, Most Dangerous Game, Voicemails for Isabelle e un film attualmente sconosciuto con il nome provvisorio Untitled Celebrity Pass Movie, con Jon Hamm e John Slattery.

Nicole Kidman fa doppietta soprannaturale: dopo Practical Magic 2, un altro progetto horror

0

Osgood Perkins è uno dei registi horror emergenti più interessanti degli ultimi anni, con i successi consecutivi di Longlegs e The Monkey. Nel frattempo, sta già sviluppando il suo prossimo progetto, intitolato The Young People, per il quale lo studio ha appena annunciato una grande star: Nicole Kidman.

Il prossimo film di Perkins, che segna la sua quarta collaborazione con Neon, aveva già confermato la presenza di Lola Tung di The Summer I Turned Pretty e Nico Parker di Dragon Trainer. Oltre a Nicole Kidman, il cast include Brendan Hines, Cush Jumbo, Heather Graham, Johnny Knoxville, Lexi Minetree, Lily Collins e la collaboratrice abituale di Perkins, Tatiana Maslany.

La trama di The Young People, le cui riprese sono attualmente in corso a Vancouver, non è ancora stata rivelata ufficialmente. Possiamo aspettarci di vedere il film tra la fine del prossimo anno e l’inizio del 2027, il che lo metterebbe in competizione con uno dei principali progetti futuri di Nicole Kidman. Kidman, infatti, è confermato per il ritorno al fianco di Sandra Bullock in “Practical Magic 2“, la cui produzione è stata completata a settembre 2025.

L’amato dramma fantasy del 1998 con le due future star di Hollywood racconta la storia di due sorelle streghe condannate a non trovare mai un amore duraturo. La data di uscita del sequel è confermata per il 18 settembre 2026. Sia The Young People che Practical Magic 2 potrebbero beneficiare di un’uscita stagionale, e Neon potrebbe anche puntare a una data per l’autunno 2026.

Nicole Kidman è reduce dal suo controverso successo Babygirl, oltre a diversi ruoli televisivi importanti. La star di Big Little Lies ha interpretato ruoli diversi e stimolanti negli ultimi anni, spesso con risultati provocatori. Con l’horror in ascesa quest’anno, con titoli come Weapons e I Peccatori, Kidman protagonista di un film horror in senso stretto sarà un’ottima cosa per lei e per il genere.

Nel frattempo, il lavoro di Perkins non è ancora entrato nel mirino dei grandi premi, e il pubblico è in attesa di vedere se Keeper continuerà la sua serie di film horror acclamati dalla critica. Ma lavorare con una star come Kidman è un segno che le star di Hollywood gli stanno prestando attenzione, rafforzando al contempo il cast di The Young People con il suo status di premio Oscar.

The Young People è prodotto da Osgood Perkins e dal suo socio Chris Ferguson tramite la loro casa di produzione Phobos, oltre che da Brian Kavanaugh-Jones per Range. I più grandi fan dei film di Perkins saranno entusiasti di questa notizia su Nicole Kidman, che dimostra come i film del regista possano attrarre sia i talenti veterani che le più grandi stelle nascenti.

Millie Bobby Brown: 10 cose che non sai sull’attrice

Millie Bobby Brown è una giovane attrice che ha contribuito a cambiare il mondo delle serie tv negli ultimi anni, soprattutto grazie alle sue performance in Stranger Things. L’attrice, che ha cominciato a recitare sin da bambina, è diventata protagonista indiscussa di una serie che è amata ed apprezzata in tutto il mondo, spianando una larga e lunga strada per quello che sarà sicuramente un futuro più che roseo nel mondo della recitazione.

Ecco, allora, dieci cose da sapere su Mille Bobby Brown.

Millie Bobby Brown: i suoi film

Damsel Millie Bobby Brown
Credit Netflix

1. Ha recitato in popolari film. Sebbene la carriera di attrice sia attiva da qualche anno, la Brown non aveva mai lavorato ad un film. Il lungometraggio di debutto è stato, quindi, Godzilla II – King of the Monsters, arrivato nei nostri cinema alla fine di maggio 2019. In seguito ha recitato anche in Enola Holmes (2020) e Godzilla vs. Kong (2021).

2. Ha lavorato in numerose serie tv. La giovane attrice ha iniziato la sua attività sul piccolo schermo, apparendo per la prima volta, nel 2013, con la serie C’era una volta nel Paese delle Meraviglie. In seguito, è apparsa in Intruders (2014), NCIS – Unità anticrimine (2014), Modern Family (2015), Grey’s Anatomy (2015) e Stranger Things (2016-2019), che l’ha resa una star. Inoltre, è apparsa in alcuni videoclip come Fin Me dei Sigma (2016), I Dare You dei The xx (2017) e Girls Like You dei Maroon 5 (feat Cardi B) (2018).

Millie Bobby oggi: film, progetti 2025 e matrimonio con Jake Bongiovi

Nel 2025 Millie Bobby Brown è ormai una delle giovani attrici più influenti al mondo. Dopo aver conquistato la fama con il ruolo di Undici (Eleven) in Stranger Things, la serie Netflix che ha ridefinito la cultura pop contemporanea, l’attrice britannica ha costruito una carriera solida e versatile, alternando blockbuster, drammi e progetti d’autore.

Nel 2024 è stata protagonista di Damsel, fantasy d’azione targato Netflix, dove interpreta una giovane donna destinata al sacrificio che decide di ribellarsi al suo destino, mostrando un lato più maturo e potente della sua recitazione. Nel 2025 la vedremo invece accanto a Chris Pratt in The Electric State, kolossal fantascientifico diretto dai fratelli Russo (già autori di Avengers: Endgame), in cui veste i panni di una ragazza in viaggio con un robot in un futuro distopico.

È inoltre in post-produzione Enola Holmes 3, terzo capitolo della fortunata saga Netflix che la vede nuovamente nei panni della brillante sorella minore di Sherlock Holmes. Il film, di cui la Brown è anche produttrice esecutiva, promette di ampliare ulteriormente l’universo narrativo inaugurato nel 2020 e di rafforzare la collaborazione dell’attrice con la piattaforma di streaming.

Parallelamente, la Brown si prepara a tornare per l’ultima volta nei panni di 11 nella quinta e conclusiva stagione di Stranger Things, attesa per il 2026, che chiuderà definitivamente una delle saghe più amate della storia della TV.

Millie Bobby Brown ha un marito

3. È sposata. Sul piano personale, l’attrice ha sposato nel maggio 2024 Jake Bongiovi, figlio del musicista Jon Bon Jovi, in una cerimonia privata celebrata in Georgia, negli Stati Uniti. La coppia mantiene un profilo riservato ma continua a essere seguita con grande affetto dai fan di entrambi.

Millie Bobby Brown in Stranger Things

4. Si è davvero rasata la testa. Per interpretare Undici, la giovane attrice si sarebbe dovuta rasare la testa e all’inizio non era molto convinta della faccenda. Quando, poi, le è stato fatto notare come stesse bene Charlize Theron in Mad Max: Fury Road, la ragazza si è decisa. Su Internet esiste anche un video ripreso dalla madre, mentre le viene rasata l’intera testa. Per sua fortuna, nelle stagioni seguenti ha potuto farsi ricrescere e sfoggiare i suoi veri capelli.

5. È stata candidata a importanti premi. Per la sua interpretazione nella serie, la Brown è stata candidata in molteplici occasioni a premi di grande prestigio. In particolare è stata candidata nel 2017 e nel 2018 ai SAG Awards come miglior attrice in una serie drammatica e come parte del miglior cast di una serie drammatica. Ancor più importanti sono però state le nomination come miglior attrice non protagonista in una serie drammatica ricevute agli Emmy Awards (gli Oscar della televisione). Pur non riportando vittorie, la Brown ha ottenuto maggiore popolarità.

Millie Bobby Brown in Godzilla

6. Il ruolo è stato scritto appositamente pensando a lei. Godzilla II – King of the Monster è stato il film di debutto per la Brown, dove interpreta Madison Russell. In fase di lavorazione il team di ha basato il volto del personaggio proprio su quello dell’attrice, ben prima che questa fosse poi effettivamente scelta. Secondo il regista Michael Dougherty, “Ci siamo così abituati a vedere la sua faccia che abbiamo semplicemente detto: ‘Beh… perché non le facciamo l’offerta?‘”. Una volta ricevuta questa, la Brown è stata lieta di accettare il ruolo.

Florence by Mills: il brand di Millie Bobby Brown cresce nel 2025

7. Ha ideato una linea di cosmetici. Oltre alla carriera di attrice, Millie Bobby Brown ha saputo costruire un vero e proprio impero imprenditoriale con il suo brand di cosmetici Florence by Mills, lanciato nel 2019 e oggi tra i marchi più amati della Generazione Z. Il brand, ispirato ai valori di autenticità e autoaccettazione, prende il nome dalla bisnonna dell’attrice e promuove una bellezza naturale, inclusiva e accessibile.

Nel 2025, Florence by Mills continua la sua espansione internazionale, con nuove linee dedicate alla cura della pelle e dei capelli, packaging sostenibili e collaborazioni con influencer e ambasciatori globali. Il marchio è distribuito in oltre 30 paesi e disponibile sia online che in store selezionati, tra cui Sephora e Ulta Beauty.

Millie Bobby Brown segue da vicino ogni fase creativa e comunicativa del brand, partecipando attivamente al design dei prodotti e alle campagne promozionali. Il successo di Florence by Mills conferma la sua immagine di giovane imprenditrice consapevole, capace di coniugare popolarità, etica e responsabilità sociale in un progetto coerente con i valori della sua generazione.

Millie Bobby Brown attrice
L’attrice britannica Millie Bobby Brown. Foto di Image Press Agency via DepositPhotos.com

 

Millie Bobby Brown è su Instagram

8. Ha un account seguitissimo. Come la maggior parte dei suoi colleghi, anche la giovane attrice ha aperto da qualche anno il proprio profilo Instagram, seguito da qualcosa come 47,9 milioni di persone. Il suo profilo è un tripudio di foto che la ritraggono protagonista tra momenti lavorativi e di svago. Seguendola, si potrà dunque rimanere aggiornati su tutte le sue attività, dalla recitazione alla pubblicità, fino ai luoghi da lei visitati e molto altro.

8. Ha diversi haters. Con l’avvento dei social, gli hater si sono scatenati in rete. I classici leoni da tastiera non hanno risparmiato nemmeno la Brown, che si è trovata a dover rispondere a chi la criticava per il fatto, secondo loro, di fare la grande quando, invece, dovrebbe vestirsi e comportarsi come una ragazza della sua età.

Millie Bobby Brown: età e altezza nel 2021

10. Millie Bobby Brown è nata il 19 febbraio del 2004 a Malaga, in Andalucia. L’attrice ha dunque da poco compiuto 21 anni. La sua altezza complessiva corrisponde a 163 centimetri.

Fonti: IMDb, Screenrant, Variety

Sydney Sweeney commenta il deludente esordio al botteghino di Christy

0

Christy è l’ennesimo film con Sydney Sweeney a floppare al botteghino, sebbene l’attrice sia ferma sostenitrice della sua interpretazione di questa storia vera. Il film biografico su Christy Martin vede Sweeney nei panni del personaggio principale, una pugile rivoluzionaria che raggiunse la fama negli anni ’90 mentre la sua relazione con il suo allenatore, diventato marito, diventava sempre più pericolosa.

Diretto da David Michôd e interpretato anche da Ben Foster, Merritt Wever e Katy O’Brian, Christy ha incassato la sbalorditiva cifra di 1,3 milioni di dollari al botteghino mondiale nel suo primo weekend, con un budget stimato tra i 30 e i 40 milioni di dollari. Sweeney ha avuto successo al botteghino in passato con Tutti tranne te che ha incassato 220 milioni di dollari e Immaculate 35,1 milioni di dollari (entrambi ottimi incassi per i loro budget).

Tuttavia, il 2025 si sta rivelando un anno negativo per la star di Euphoria. È apparsa per la prima volta nel thriller Eden, al fianco di Ana de Armas e Vanessa Kirby, che ha incassato 2,7 milioni di dollari a livello globale con un budget di 35 milioni di dollari. Tuttavia, Eden è diventato un successo digitale dopo la sua uscita in VOD. Nel frattempo, Americana non ha superato il milione di dollari, ma ora è anch’esso disponibile in digitale.

In ogni caso, dopo il weekend di apertura di Christy, Sydney Sweeney è andata su Instagram (lunedì 10 novembre) per affermare che “non sempre creiamo arte per i numeri, la creiamo per l’impatto”. Nel suo post, Sweeney sottolinea la rappresentazione della violenza domestica da parte di Christy, definendola “il progetto più significativo della [sua] vita”.

“Sono profondamente orgogliosa di questo film. […] Questa esperienza è stata uno dei più grandi onori della mia vita. Questo film rappresenta la sopravvivenza, il coraggio e la speranza. Attraverso le nostre campagne, abbiamo contribuito a sensibilizzare così tante persone colpite dalla violenza domestica. Abbiamo tutti firmato per questo film con la convinzione che la storia di Christy potesse salvare delle vite”, afferma Sweeney.

Sydney Sweeney attrice
Sydney Sweeney at the world premiere of Madame Web – Photo by imagepressagency via Depositphoto.com

Sebbene le recensioni della critica siano medio-buone, il punteggio del pubblico di Christy su Rotten Tomatoes è quasi perfetto, il che suggerisce che il film sta commuovendo il pubblico proprio come spera Sydney Sweeney. Christy potrebbe essere controverso, ma racconta una storia importante. Sebbene lo studio sia probabilmente ancora preoccupato per i numeri, Sweeney si dice soddisfatta del fatto che il film sia uscito.

Il suo team, tuttavia, spera che possa avere una ripresa al botteghino prima della fine del 2025 con The Housemaid, con Amanda Seyfried. Sweeney potrebbe essere contenta di Christy, ma i suoi due film precedenti non danno la stessa sensazione di essere stati realizzati a prescindere dal profitto. Tuttavia, anche il fatto che parli del film in questo modo potrebbe rendere le persone più interessate a vederlo.

Sadie Sink: 10 cose che non sai sull’attrice

Divenuta una star mondiale grazie alla serie Stranger Things, l’attrice Sadie Sink è oggi un’attrice estremamente richiesta, sia per progetti televisivi che cinematografici. Nonostante la giovane età, ha infatti dimostrato di possedere un talento con pochi eguali tra i suoi coetanei e oltre ad essere diventata la vera stella della serie Netflix vanta tra le mani numerosi progetti di rilievo da qui al futuro. Ci si possono dunque aspettare grandi cose da lei, che sempre più sarà una delle nuove protagoniste di Hollywood.

Ecco 10 cose che non sai di Sadie Sink.

Sadie Sink oggi: carriera, film recenti e i progetti del 2025

1. È diventata famosa grazie ad alcune serie TV. Dopo il successo mondiale di Stranger Things, Sadie Sink è oggi una delle giovani attrici più richieste di Hollywood. La sua capacità di interpretare personaggi intensi e vulnerabili, unita a un carisma naturale, le ha permesso di passare dal piccolo al grande schermo con grande maturità artistica.

2. Ha preso parte a noti film. Parallelamente alla serie Netflix, l’attrice ha modo di recitare ache in film come The Bleeder – La storia del vero Rocky Balboa (2016) con Liev Schreiber, Il castello di vetro (2017), con Brie Larson, l’horror Eli (2019) e i film Fear Street Parte 2: 1978 (2021) e Fear Street Parte 3: 1666 (2021). Negli ultimi anni ha consolidato la propria carriera con ruoli di rilievo in Dear Zoe (2022) e soprattutto in The Whale di Darren Aronofsky, dove interpreta Ellie, la figlia del protagonista interpretato da Brendan Fraser. La performance le è valsa ampi consensi da parte della critica e una candidatura ai Critics Choice Awards come miglior giovane attrice.

Nel 2025, Sadie Sink è protagonista di diversi progetti di grande interesse. Tra questi Berlin Nobody, thriller psicologico diretto da Jordan Scott, accanto a Eric Bana, e O’Dessa, musical drammatico prodotto da La La Land Productions in cui l’attrice interpreta una giovane donna in viaggio attraverso un’America post-apocalittica. Sarà inoltre nel film A Sacrifice, sempre con Eric Bana, ispirato al romanzo Tokyo Nobody, che la confermerà come una delle interpreti più versatili della sua generazione.

Sadie-Sink-film

Parallelamente, Sadie Sink tornerà sul set dell’ultima stagione di Stranger Things, prevista per il 2026, continuando a interpretare Max Mayfield, uno dei personaggi più amati della serie Netflix. Con una filmografia in continua crescita e un forte impegno artistico, l’attrice texana è ormai considerata una delle voci più promettenti del cinema contemporaneo.

Sadie Sink in Spider-Man: Brand New Day

Nel 2026 Sadie Sink farà ufficialmente il suo ingresso nel mondo dei supereroi con Spider-Man: Brand New Day, il nuovo capitolo dell’universo Marvel diretto da Jon Watts. La notizia, confermata dai principali media americani, ha subito acceso l’entusiasmo dei fan di Stranger Things e del franchise di Spider-Man, curiosi di scoprire il ruolo che l’attrice interpreterà.

Al momento i dettagli sul personaggio di Sadie Sink sono ancora top secret, ma le prime indiscrezioni la indicano come una figura centrale nella nuova trilogia, destinata a rinnovare la storia di Peter Parker dopo gli eventi di No Way Home. La sua presenza nel cast rappresenta un passo importante nella carriera dell’attrice, che unisce così il suo nome a uno dei franchise cinematografici più iconici di sempre.

L’annuncio ha consolidato il 2025-2026 come un biennio cruciale per Sadie Sink, che passa con disinvoltura da progetti autoriali come Berlin Nobody e A Sacrifice ai blockbuster hollywoodiani, confermando la sua versatilità e la sua capacità di alternare ruoli complessi e produzioni mainstream.

3. Ha recitato anche in un celebre cortometraggio. il 12 novembre 2021 è stato pubblicato All Too Well: The Short Film, un cortometraggio di 15 minuti scritto e diretto dalla cantante Taylor Swift. Esso prende il nome dal suo brano omonimo e ne mette in scena i contenuti, fungendo da video musicale per la versione estesa di dieci minuti. Sadie Sink e l’attore Dylan O’Brien sono stati scelti per interpretare la coppia presente nel cortometraggio, mentre la cantante stessa prende parte al filmato interpretando la versione più adulta del personaggio di Sadie Sink.

Sadie-Sink-Stranger-Things

Sadie Sink recita da quando era molto piccola

4. Ha iniziato a recitare sin da giovanissima. Al contrario della sua famiglia, che era orientata allo sport, Sink si interessò sin da piccola alle arti dello spettacolo. Ha iniziato a recitare in un teatro di comunità vicino a Houston, con una produzione di The Best Christmas Pageant Ever all’età di sette anni. Ha in seguito fatto un provino e ottenuto la parte del ruolo principale in una produzione teatrale locale di Il giardino segreto. Dopo questa esperienza, la giovane ha deciso di intraprendere ulteriormente la carriera di attrice, fino a farla diventare la sua professione.

Sadie Sink in Stranger Things

5. Ha raccontato una bugia durante uno dei provini per la serie. Quello di Max è un personaggio che, da quando ha fatto il suo ingresso nella seconda stagione, è divenuto sempre più importante nella serie. La giovane è inoltre spesso accompagna dal suo skateboard o dai rollerblade, con cui si sposta. Nel corso di uno dei provini sostenuti, l’attrice ha mentito sul fatto di saper andare su di essi. Così, pur di ottenere il ruolo, si è impagnata per imparare a non cadere e a spostarsi con naturalezza, cosa che poi è riuscita ad ottenere.

6. Andava molto d’accordo con un suo collega. Nella serie Max è la sorella di Billy, il violento ragazzo interpretato da Dacre Montgomery. Nella serie i due, pur volendosi bene, hanno un rapporto estremamente conflittuale, che li porta facilmente a sfociare nella violenza. Nella realtà, l’attrice ha raccontato di essere andata da subito molto d’accordo con il collega, tanto da considerarlo un vero e proprio amico. I due hanno dovuto dunque trovare dei modi per far nascere una sincera tensione tra di loro e permettere così di rendere più credibile il difficile rapporto dei loro personaggi.

Sadie-Sink-Venezia

Sadie Sink presente The Whale a Venezia

7. Ha incantato il Lido. Nel corso dell’ultima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, l’attrice ha avuto modo di sfilare sul red carpet per prendere parte all’anteprima mondiale del film The Whale, dove si racconta di un uomo estremamente obeso e in fin di vita che cerca di riallacciare i rapporti con la sua unica figlia, interpretata appunto dalla Sink. La bellezza dell’attrice, unita all’abito sfoggiato, hanno incantato il lido, e una volta di più la Sink si è confermata capace di catalizzre su di sé tutte le attenzioni.

Sadie Sink ha un fidanzato?

8. È molto riservata. Proprio perché costantemente sotto i riflettori della celebrità, l’attrice ci tiene a mantenere alcuni aspetti della propria vita privati. Tra questi vi è la sfera sentimentale, di cui ad oggi si sa poco o nulla. La Sink non ha infatti mai rivelato ufficialmente il proprio status, mantenendo il riserbo a riguardo. Nel corso del 2022 si è però fatta insistente la voce secondo cui si starebbe frequentando con Patrick Alwyn. Questi è il fratello di Joe Alwyn, il fidanzato di Taylor Swift, con cui l’attrice ha collaborato per il cortometraggio All Too Well. Naturalmente, anche su tale voce non ci sono conferme ufficiali.

Sadie Sink è su Instagram

9. È presente sul social network. L’attrice è presente sul social network Instagram, con un proprio profilo verificato seguito da ben 25,6 milioni di persone e dove attualmente si possono ritrovare circa 100 post. Questi sono principalmente immagini relative a suoi lavori da attrice e da modella, inerenti il dietro le quinte di tali progetti o promozionali nei loro confronti. Ma non mancano anche curiosità, momenti di svago, eventi a cui ha preso parte e altre situazioni ancora. Seguendola, si può dunque rimanere aggiornati su tutte le sue novità.

Sadie Sink: età e altezza dell’attrice

10. Sadie Sink è nata il 16 aprile del 2002 a Brenham, Texas, Stati Uniti. L’attrice è alta complessivamente 1,59 metri.

Fonte: IMDb, Instagram

Josh Brolin anticipa un eventuale ritorno di Thanos in vista di Avengers: Doomsday?

0

Con Avengers: Doomsday a un anno dall’uscita nelle sale, uno dei più grandi cattivi del Marvel Cinematic Universe sembra fare il suo ritorno. La Saga del Multiverso si prepara ad affrontare Victor von Doom, alias Dottor Destino, con Robert Downey Jr. che darà vita all’iconico cattivo nel franchise guidato dagli Avengers.

Tuttavia, un tuffo nel passato potrebbe arrivare nella Fase 6. In un’intervista con Entertainment Tonight, Josh Brolin ha lasciato intendere che potrebbe tornare nell’MCU nei panni di Thanos, commentando: “Se Joe Russo venisse da me, cosa che potrebbe aver fatto, non lo so, e avesse un’idea, allora potrei acconsentire. Probabilmente molto rapidamente.” Thanos è il grande cattivo della Saga dell’Infinito e è stato sconfitto definitivamente in Avengers: Endgame del 2019.

L’idea che Brolin riprenda il ruolo di Thanos non è impossibile, dato che esiste il concetto di multiverso che potrebbe permettergli di interpretare versioni varianti del suo famoso nemico degli Avengers. La timeline dell’MCU ha persino esplorato questa premessa in progetti precedenti, dato che l’attore presta la voce a una versione diversa del personaggio in What If…?

Dato che il marketing precedente di Avengers: Doomsday aveva suggerito che il Dottor Destino avesse sconfitto Thanos in un’altra realtà, questo potrebbe essere un modo in cui l’attore tornerà nel 2026. È anche fondamentale ricordare che Kevin Feige ha dichiarato al CinemaCon 2025 di non aver ancora rivelato tutti i membri del cast del prossimo film corale.

Con il trailer di Avengers: Doomsday confermato in uscita a dicembre, è possibile che il ritorno di Thanos sia una delle tante sorprese che i Marvel Studios hanno in serbo per il pubblico più affezionato. Tuttavia, vale anche la pena considerare che le riprese di Avengers: Secret Wars, un altro progetto in arrivo per i fratelli Russo, devono ancora iniziare.

Se non fa parte del cast di Avengers: Doomsday, i commenti di Brolin potrebbero suggerire qualcosa che lo prepari a un ruolo in Avengers: Secret Wars, che sarà l’ultimo capitolo della Saga del Multiverso. Mentre i Marvel Studios stanno preparando un reset per l’MCU nella Fase 7 e oltre, sarebbe appropriato riavere Thanos in qualche modo di nuovo un’ultima volta.

Avengers: Doomsday uscirà il 18 dicembre 2026.

Star Wars: Starfighter, Shawn Levy conferma che “non è né un sequel né un prequel di nulla”

0

Da quando la Disney ha annunciato l’inizio delle riprese del film Star Wars: Starfighter di Shawn Levy all’inizio di quest’anno, sono circolate diverse voci, con alcuni che sostengono che il film sarà direttamente collegato alla trilogia sequel, gettando le basi per i futuri piani della Lucasfilm riguardanti Rey e il “Nuovo Ordine Jedi”. Sebbene Starfighter possa includere alcuni collegamenti con l’universo più ampio di Star Wars, Levy ha ora chiarito che il suo film sarà una storia a sé stante.

Beh, per prima cosa, è diverso in quanto è un’avventura completamente nuova, né sequel né prequel. Ci sono nuovi personaggi, una nuova linea temporale. Il film eredita i temi tradizionali, ma cerca davvero di offrire ai fan di Star Wars, e al pubblico in generale, qualcosa di fresco, di nuovo. E con uno spirito giocoso e un’avventura generosa, con momenti di vera leggerezza che, francamente, Una nuova speranza aveva in modo rivoluzionario“, ha detto il regista di Deadpool & Wolverine a Collider.

Stiamo davvero cercando di prendere quel tono come una stella polare ogni giorno. La mia troupe, il mio direttore della fotografia, Claudio Miranda, Gosling è il mio collaboratore principale nel ruolo principale. È stato sicuramente un sogno che si è avverato. Il me stesso di 10 anni è sul set con me ogni giorno. Infatti, stasera prenderà un volo per tornare sul set e continuare le riprese lunedì. Ma è un’opportunità enorme e stimolante perché la Lucasfilm mi ha incoraggiato molto a fare qualcosa di nuovo. Non c’è alcuna pressione ad essere derivativo o limitato da un obbligo verso ciò che è venuto prima. C’è solo l’amore per ciò che è venuto prima“.

Sebbene Star Wars: Starfighter non sia il sequel diretto di nessun film precedente di Star Wars, sappiamo che il film sarà ambientato diversi anni dopo gli eventi di L’ascesa di Skywalker. È surreale e fantastico ogni giorno entrare in questo set, aver creato una storia nuova e originale di Star Wars che non è né un sequel né un prequel di nulla”, dice Levy in un’altra intervista con EW. “Ho un profondo rispetto e amore per questa eredità storica, ma ho anche la possibilità di fare qualcosa di nuovo e originale e di farlo con Jonathan Tropper, lo sceneggiatore di The Adam Project, e con Gosling. Ogni giorno è durissimo, ma è anche un sogno che si avvera”.

Cosa sappiamo di Star Wars: Starfighter

Il prossimo film di Star Wars è descritto come un capitolo autonomo dell’iconica saga fantascientifica che si svolgerà cinque anni dopo gli eventi di L’ascesa di Skywalker del 2019.  Oltre a Ryan Gosling nel cast ritroviamo Amy Adams, Aaron Pierre, Flynn Gray, Simon Bird, Jamael Westman e Daniel Ings. Gli attori Matt Smith e Mia Goth interpreteranno invece due antagonisti nel film.

Finora, la trama del prossimo film di Star Wars è rimasta segreta. Tuttavia, l’immagine condivisa nel post dell’annuncio sembra suggerire che il personaggio di Ryan Gosling sarà in qualche modo una figura protettrice o mentore del personaggio interpretato da Flynn Gray. Questo evocherebbe una relazione adulto-bambino che è comune in tutta la saga di Star Wars ed è stata al centro di episodi come The Mandalorian, Obi-Wan Kenobi, Skeleton Crew e La minaccia fantasma.

Il film è ora atteso al cinema 28 maggio 2027.

Paul Mescal: 10 cose che non sai sull’attore

Il giovane Paul Mescal ha all’attivo solamente una manciata di titoli tra cinema e televisione, ma sono bastati questi a mettere in luce il suo grande talento nonché la generosità con cui si approccia ad ogni personaggio. Sempre più Mescal è sulla bocca di tutti, facendo immaginare per lui un futuro particolarmente roseo. Ora che è sul punto di consacrarsi e divenire ancor più popolare, meglio sapere quanto più possibile su di lui.

Ecco 10 cose che non sai di Paul Mescal.

Paul Mescal oggi: film, serie TV e i progetti del 2025

1. È stato protagonista di una nota serie TV. Negli ultimi anni Paul Mescal si è imposto come uno degli attori più promettenti della sua generazione. Dopo gli esordi in televisione con Bump (2019) e The Deceived (2020), il successo internazionale arriva grazie alla serie Normal People (2020), tratta dal romanzo di Sally Rooney, dove interpreta Connell Waldron accanto a Daisy Edgar-Jones. La sua interpretazione intensa e vulnerabile gli vale riconoscimenti internazionali e lo consacra come una delle nuove star del panorama europeo.

2. Ha recitato in celebri film. Al cinema debutta con La figlia oscura (2021) di Maggie Gyllenhaal, accanto a Olivia Colman e Dakota Johnson, per poi imporsi con Aftersun (2022) di Charlotte Wells, film che gli vale la candidatura all’Oscar come Miglior Attore Protagonista. Negli anni successivi recita in God’s Creatures (2022), Carmen (2022) e Foe (2023), consolidando una carriera segnata da scelte autoriali e ruoli complessi.

Nel 2025 Paul Mescal è protagonista dell’attesissimo Il Gladiatore 2 di Ridley Scott, dove interpreta Lucio, il figlio ormai adulto di Lucilla (Connie Nielsen). Il film segna la sua definitiva consacrazione hollywoodiana e lo riunisce con un cast internazionale che include Denzel Washington, Pedro Pascal e Barry Keoghan. Nello stesso anno l’attore è stato protagonista nel dramma fantastico Estranei (All of Us Strangers), accanto a Claire Foy e Andrew Scott, e nel film musicale The History of Sound. Sempre nel 2025 arriverà anche Hamnet, adattamento cinematografico del romanzo di Maggie O’Farrell, dove Mescal interpreta William Shakespeare accanto a Jessie Buckley. Il film è già indicato tra i possibili candidati ai prossimi Premi Oscar.

Paul Mescal in Hamnet (2025)
Foto di Agata Grzybowska – © 2025 FOCUS FEATURES

3. Ha diversi progetti in arrivo. Tra i progetti futuri, Mescal ha confermato anche la partecipazione al film Merrily We Roll Along di Richard Linklater, un progetto unico che sarà girato nell’arco di vent’anni e si concluderà intorno al 2040. Una scelta che conferma il suo desiderio di esplorare il tempo, la memoria e l’evoluzione personale attraverso il cinema.

Paul Mescal e gli Oscar

4. È stato candidato al prestioso premio. Dopo aver guadagnato diverse nomination importanti per il suo ruolo in Aftersun, tra cui quella come miglior attore ai premi Bafta, Mescal è stato candidato anche come miglior attore ai premi Oscar. La sua candidatura, da molti auspicata, è stata una delle grandi sorprese emerse durante l’annuncio delle nomination, in quanto l’attore non era stato candidato né ai Golden Globe né ai SAG Awards, importanti premi che anticipano le candidature all’Oscar. Anche se la sua vittoria sembra improbabile, per l’attore si tratta di una consacrazione, che lo porterà ad una nuova fase della sua carriera.

Paul Mescal in Normal People

Paul-Mescal-normal-people

5. Non avrebbe recitato nella serie se non ci fossero state scene di nudo. Parlando del suo ruolo nella serie Normal People, l’attore ha raccontato che non avrebbe accettato di recitarvi se non fossero state previste scene di nudo, poiché queste sono molto importanti per il suo personaggio e la storia in sé. “Il libro da cui la serie è tratta è così viscerale e crudo, e quando ll’ho letto i personaggi erano chiaramente nudi per la maggior parte del tempo nella mia immaginazione“. Chi ha visto la serie saprà dunque che le richieste di Mescal sono state accontentate, poiché nella serie sono diverse le scene di nudo presenti.

Paul Mescal in Aftersun

6. Ha lavorato molto sul rapporto con la co-protagonista. Nel film Aftersun, Mescal interpreta Calum, padre di Sophie, il quale trascorre con la figlia una vacanza estiva particolarmente importante per il loro rapporto. Stando a quanto raccontato dall’attore in alcune interviste, lui e Frankie Corio, interprete di Sophie, i due hanno trascorso due settimane insieme prima delle riprese in un hotel resort in vacanza per formare il legame necessario per ritrarre la relazione padre-figlia una volta iniziate le riprese. Hanno così raggiunto quel grado di sintonia e complicità necessario alla riuscita del film.

Paul-Mescal-aftersun

Paul Mescal sarà in Il gladiatore 2

7. Reciterà nell’atteso sequel. Dopo anni di speculazioni, Ridley Scott sembra pronto a realizzare Il gladiatore 2, sequel del film campione d’incassi del 2000. Non ci sarà più, per ovvie ragioni, Russell Crowe nei panni di Massimo Decimo Meridio, poiché il regista avrebbe trovato il suo nuovo protagonista proprio in Paul Mescal, il quale sarebbe in trattative per ricoprire il ruolo di Lucio, il giovane figlio di Lucilla, che ora è un uomo adulto dato che la storia si svolge anni dopo il primo film. Sono tuttavia attesa maggiori conferme a riguardo.

Paul Mescal: fisico e trasformazione per Il Gladiatore 2

Il Gladiatore II Paul Mescal 3
Il Gladiatore II – Paul Mescal

Per vestire i panni di Lucio nel film Il Gladiatore 2, Paul Mescal ha affrontato una trasformazione fisica imponente. L’attore, noto per il suo approccio realistico e disciplinato ai ruoli, ha raccontato di essersi allenato intensamente per mesi sotto la supervisione di un team di preparatori atletici scelti da Ridley Scott, con l’obiettivo di costruire un corpo credibile per un guerriero dell’antica Roma.

Mescal ha seguito una dieta ad alto contenuto proteico e un programma quotidiano di allenamenti con pesi, corsa e combattimento scenico. L’attore ha spiegato che non si trattava soltanto di ottenere muscoli, ma di acquisire resistenza, potenza e presenza scenica, per rendere il personaggio fisicamente e psicologicamente credibile.

In diverse interviste ha dichiarato di non voler emulare il modello estetico di Russell Crowe, ma di trovare un equilibrio tra forza e vulnerabilità: «Lucio non è un gladiatore per nascita — ha detto —, ma lo diventa per necessità. La sua fisicità doveva raccontare quel percorso».

Il risultato è una delle trasformazioni più commentate della sua carriera, che conferma l’impegno di Mescal nel cercare l’autenticità anche negli aspetti più estremi della preparazione attoriale.

Paul Mescal e Phoebe Bridgers

8. Ha avuto una relazione con la nota cantante. Nel maggio del 2020 sono iniziati a circolare dei rumor circa una possibile relazione tra Mescal e la cantante Phoebe Bridgers, specialmente in seguito ad alcuni loro scambi di messaggi sui social. Nel dicembre dello stesso anno, Mescal ha poi recitato nel videoclip del brano della Bridgers Savior Complex, per la regia di Phoebe Waller-Bridge. Solamente nel novembre del 2021, però, i due hanno fatto il loro debutto insieme su un red carpet e da quel momento la loro relazione divenne certezza. A distanza di un anno, tuttavia, sul finire dunque del 2022 i due sembrano essersi separati, senza però fornire maggiori dettagli a riguardo.

Paul Mescal non è su Instagram

9. Ha cancellato il proprio account. Mescal, a differenza della maggior parte dei suoi coetanei e dei suoi colleghi, non è presente su Instagram dopo aver deciso di cancellare il suo account l’anno scorso. “Penso solo che non sia particolarmente utile per le persone vedere, come sei, letteralmente“, ha detto Mescal spiegando le motivazioni dietro la scelta di abbandonare il social. Ad oggi, dunque, non vi è un account ufficiale dell’attore su Instagram, ma si possono ritrovare diverse fan page a lui dedicate dove poter ritrovare sue foto e notizie a lui legate.

Paul Mescal: età e altezza dell’attore

10. Paul Mescal è nato il 2 febbraio del 1996 a Maynooth, in Irlanda. L’attore è alto complessivamente 1,80 metri.

Fonti: IMDb, Buzz, Cosmopolitan

Avengers: Doomsday, la Marvel avrebbe realizzato oltre 30 versioni del trailer

0

Ora che è stato ampiamente confermato che il primo trailer di Avengers: Doomsday sarà proiettato prima di Avatar: Fuoco e Cenere il 19 dicembre, l’entusiasmo dei fan per vedere il film in anteprima sta crescendo rapidamente. Non sappiamo ancora se questa anteprima sarà un’esclusiva per il cinema, ma la Marvel Studios deve offrire qualcosa di speciale e potrebbe fare di tutto per garantire che sia così.

Secondo John Campea, il personaggio di YouTube che ha condiviso le foto trapelate da Spider-Man: No Way Home di Tobey Maguire e Andrew Garfield, gli è stato detto che “questo trailer è così importante che ne hanno realizzate più di 20 versioni diverse”. Dopo aver contattato un referente della Marvel, Campea avrebbe scoperto che in realtà ce ne sono “30 o più” e che sono state coinvolte “diverse società di produzione di trailer”.

Il piano è chiaramente quello di trovare il trailer perfetto in grado di ripristinare la fiducia in un marchio che ha subito un calo di popolarità piuttosto significativo dall’uscita di Avengers: Endgame nel 2019. Captain America: Brave New World, Thunderbolts* e I Fantastici Quattro: Gli Inizi hanno tutti faticato al botteghino quest’anno, anche se gli ultimi due hanno ricevuto recensioni entusiastiche da parte della critica e del pubblico.

È quindi fondamentale che questo trailer convinca il pubblico che Avengers: Doomsday è un evento da non perdere. Sebbene recenti notizie suggeriscano che sarà incentrato su Doom, sarebbe meglio prendere qualsiasi “descrizione” con le pinze, sulla base di questo ultimo aggiornamento. A questo punto, non resta che attendere ancora poco più di un mese per poter vedere un primo trailer, che potrebbe non rivelare poi molto ma senza dubbio offrirà qualche primo entusiasmante dettagli sul film.

Cosa sappiamo di Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars arriveranno in sala rispettivamente il 18 dicembre 2026, e il 17 dicembre 2027. Entrambi i film saranno diretti da Joe e Anthony Russo, che tornano anche nel MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.

La sinossi ufficiale conferma il ritorno di Robert Downey Jr. all’interno dell’universo Marvel, questa volta nel ruolo di Doom. La trama resta però al momento sotto riserbo. Stephen McFeely e Michael Waldron risultano accreditati come sceneggiatori.

Il cast di Avengers: Doomsday è stato rivelato per la prima volta durante una diretta streaming a sorpresa della Marvel Studios, in cui diverse sedie hanno svelato il ritorno di numerosi attori. Una delle grandi novità è il ritorno di diversi attori degli X-Men dell’era Fox-Marvel.

Sono confermati nel cast del film (per ora): Paul Rudd (Ant-Man), Simu Liu (Shang-Chi), Tom Hiddleston (Loki), Lewis Pullman (Bob/Sentry), Florence Pugh (Yelena), Danny Ramirez (Falcon), Ian McKellen (Magneto), Sebastian Stan (Bucky), Winston Duke (M’Baku), Chris Hemsworth (Thor), Kelsey Grammer Bestia), James Marsden (Ciclope), Channing Tatum (Gambit), Wyatt Russell (U.S. Agent), Vanessa Kirby (Sue Storm), Rebecca Romijn (Mystica), Patrick Stewart (Professor X), Alan Cumming (Nightcrawler), Letitia Wright (Black Panther), Tenoch Huerta Mejia (Namor), Pedro Pascal (Reed Richards), Hannah John-Kamen (Ghost), Joseph Quinn (Johnny Storm), David Harbour (Red Guardian), Robert Downey Jr. (Dottor Destino), Ebon Moss-Bachrach (La Cosa), Anthony Mackie (Captain America).

L’amore è cieco: Italia, il trailer della serie Netflix

0

È ora disponibile il trailer de “L’amore è cieco: Italia”, l’adattamento italiano della serie di successo Love Is Blind, prodotto da Banijay Italia, che sarà disponibile solo su Netflix a partire dall’1 dicembre.

Nel trailer vengono svelate le prime immagini dei protagonisti che prenderanno parte all’esperimento, anticipando emozioni, incontri e le prime scintille che animeranno il dating show. Alla guida de “L’amore è cieco: Italia” gli host Benedetta Parodi e Fabio Caressa, pronti a dare il via all’emozionante viaggio alla scoperta dell’amore vero, accompagnando i partecipanti nel percorso che li porterà a scegliere qualcuno da sposare senza averlo mai incontrato di persona.

La serie sarà divisa in più parti per un totale di 10 episodi:

  • Da lunedì 1 dicembre saranno disponibili i primi quattro episodi, in cui i partecipanti inizieranno a conoscersi all’interno delle capsule, fino ad arrivare alle proposte di matrimonio.

  • Da lunedì 8 dicembre saranno disponibili gli episodi 5-8, in cui le coppie sperimenteranno la reciproca quotidianità fino all’altare. 

  • L’episodio 9 con i matrimoni uscirà lunedì 15 dicembre e venerdì 19 dicembre sarà la volta della reunion, in cui verrà svelato il destino delle coppie a distanza di mesi.

L’amore è cieco: Italia” rappresenta un vero e proprio esperimento sociale, un approccio meno convenzionale al dating moderno, in occasione del quale un gruppo di single che vogliono essere amati per quello che sono avrà l’opportunità di cercare l’anima gemella senza le distrazioni del mondo esterno e scegliere qualcuno da sposare senza averlo mai incontrato di persona. Dopo essersi visti ed essere promessi in matrimonio, i protagonisti avranno la possibilità di approfondire la loro conoscenza nella normale routine quotidiana di coppia fatta di lavoro, amici e parenti. La realtà e i fattori esterni li allontaneranno o, quando arriverà il giorno delle nozze, sposeranno la persona di cui si sono innamorati ciecamente?

L’adattamento italiano, con la regia di Angelo Poli, è scritto da Magda Geronimo, Valentina Massouda e Antonio Vicaretti.

Love is Blind ha debuttato negli Stati Uniti il 14 febbraio 2020 e da allora è diventato un fenomeno globale. La serie originale ha avuto un tale successo da esser stata adattata in molti paesi, come Giappone, Brasile, Svezia, Regno Unito, Messico, Arabia Saudita, Germania, Argentina, Francia e Italia.

Antonio Banderas al Torino Film Festival per ricevere la “Stella della Mole”

Uno degli attori più amati e riconosciuti a livello internazionale, Antonio Banderas sarà presente al 43° Torino Film Festival, in programma dal 21 al 29 novembre 2025. Il pluripremiato interprete, regista e produttore cinematografico riceverà la Stella della Moledurante la serata inaugurale al Teatro Regio di Torino, in riconoscimento di una lunga carriera che si è distinta per la capacità di unire intensità drammatica, passione e dedizione, portandolo a diventare un simbolo del cinema latino nel mondo.

Dopo gli esordi nelle pellicole di Pedro Almodóvar, con cui collabora in titoli iconici come Labirinto di passioni (1982), Matador (1986), La legge del desiderio (1987) e Donne sull’orlo di una crisi di nervi(1988), Antonio Banderas si afferma anche in produzioni hollywoodiane con interpretazioni di forte carisma e versatilità: da Philadelphia (1993) a Intervista col vampiro (1994) ed Evita (1996), fino ai più recenti Official Competition e Babygirl. Lo vedremo prossimamente nel film biografico su Anthony Bourdain della A24, Tony, al fianco di Dominic Sessa, e in Rose’s Baby di Trudie Styler.

Proprio per celebrare la sua longeva collaborazione con il maestro Almodóvar, il Festival presenterà una proiezione speciale del film Dolor y Gloria (2019), opera intensa e autobiografica che ha valso a Banderas il premio come Miglior Attore al Festival di Cannes e, tra le altre, una nomination agli Oscar e ai Golden Globe.

Giulio Base, Direttore del Torino Film Festival, ha dichiarato: “Antonio Banderas, forgiato nella fucina creativa almodovariana e che è stato capace di conquistare Hollywood, incarna l’immagine dell’attore totale: interprete di vertiginosa profondità e al tempo stesso sex symbol planetario della sua generazione. Attraversa il mondo senza mai tradire le sue radici, portando sempre con sé in ogni ruolo la luce mediterranea. A Torino accogliamo non solo un artista immenso, ma un mito vivente del nostro immaginario”.

La Stella della Mole è il riconoscimento cinematografico assegnato a figure di spicco del cinema internazionale, che hanno dato contributi significativi al mondo della settima arte. Una celebrazione del cinema d’autore e della creatività artistica che onora chi ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama cinematografico mondiale.

Il Torino Film Festival è realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e si svolge con il contributo del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT.

Jeremy Strong: 10 cose che non sai sull’attore

Jeremy Strong è uno degli attori più talentuosi attualmente in circolazione, che però non sempre ottiene le attenzioni che meriterebbe. Estremamente maniacale nel costruire i propri personaggi, al fine di dar vita ad interpretazioni particolarmente intense e veritiere, Strong si è costruito una solida carriera tra cinema e televisione, distinguendosi anche con i ruoli di minor rilievo. Egli è senza dubbio una delle personalità della recitazione da non sottovalutare. Per evitare confusione, va ricordato che Jeremy Strong non è imparentato con l’attore britannico Mark Strong, noto per film come Kingsman e Sherlock Holmes: i due condividono solo il cognome ma hanno origini e carriere completamente diverse.

Ecco 10 cose che forse non sai sull’attore Jeremy Strong.

Jeremy Strong: i suoi film e le serie TV

1. Ha preso parte a celebri film. Strong ha iniziato a recitare in film come Humboldt County (2008), E venne il giorno (2008) e Oltre le regole – The Messenger (2009). Ha poi recitato in film molto importanti come Lincoln (2012), Zero Dark Thirty (2012), con Jessica Chastain, Parkland (2013), The Judge (2013), con Robert Downey Jr., Selma – La strada per la libertà (2014), Black Mass – L’ultimo gangster (2015), con Johnny Depp, La grande scommessa (2015), Detroit (2017), Molly’s Game (2017), Serenity – L’isola dell’inganno (2019), con Matthew McConaughey, The Gentlemen (2019), di Guy Ritchie, Il processo ai Chicago 7 (2020) e Armageddon Time – Il tempo dell’apocalisse (2022), con Anne Hathaway.

Nel 2024 è protagonista di due film di successo: The Apprentice – Alle origini di Trump, in cui veste i panni di un consigliere politico nell’America degli anni Ottanta, e Springsteen: Liberami dal Nulla, dramma musicale ispirato alle origini e ai testi del celebre cantautore, dove interpreta Jon Landau, storico produttore e amico di Bruce Springsteen, in un racconto che esplora la nascita del mito del “Boss”.

Jeremy Strong sarà Mark Zuckerberg in The Social Reckoning

Guardando al futuro, nel 2026 Jeremy Strong tornerà sul grande schermo con The Social Reckoning, un thriller politico che riprende idealmente il tema dell’etica del potere già affrontato nel film The Social Network (2010), dove appariva in un piccolo ma significativo ruolo.

Parallelamente, l’attore tornerà in televisione come protagonista della miniserie The Boys from Brazil, una nuova produzione che mescola intrigo e tensione morale, confermando la sua predilezione per ruoli psicologicamente complessi e sfaccettati.

2. Ha recitato anche in note serie TV. La prima apparizione televisiva per Strong è quella nella serie The Good Wife, in cui ha recitato tra il 2011 e il 2013. In seguito ha preso parte ad alcuni episodi della serie Mob City (2013) e Masters of Sex (2016). Dal 2018 è invece impegnato in una serie tv dove recita accanto a Brian Cox, con la quale raggiunge la fama mondiale interpretando Kendall Roy, il tormentato erede del colosso mediatico nella serie HBO Succession (2018–2023). La sua interpretazione gli vale un Emmy Award e un Golden Globe, rendendolo uno dei volti più riconoscibili del panorama drammatico contemporaneo. Dopo la conclusione della quarta e ultima stagione nel 2023, l’attore ha continuato a lavorare su progetti di grande ambizione artistica.

3. Ha svolto anche altri lavori oltre quello di attore. Prima di intraprendere la carriera di attore a tempo pieno, Strong ha ricoperto diversi altri ruoli all’interno del mondo del cinema. È ad esempio stato stagista nel reparto di scenografia per il film La seduzione del male (1996), e assistente di produzione per i film Harry a Pezzi (1997), Amistad (1997) e C’è posta per te (1998). Un lavoro per lui particolarmente importante è però stato per lui quello avuto per il film La storia di Jack & Rose (2005), dove è stato l’assistente personale di Daniel Day-Lewis. Proprio guardando il grande attore prepararsi al suo ruolo e interpretarlo ha spinto Strong a voler intraprendere una carriera da attore.

Jeremy Strong in Succession

Jeremy-Strong-Succession

4. Si è preparato al ruolo in modo molto particolare. Nella serie Succession l’attore interpreta Kendall Roy, uno dei quattro figli di Logan Roy, impegnato nel processo di successione della compagnia gestita dal padre. Per prepararsi al provino per tale ruolo, Strong ha raccontato di aver letto la biografia dedicata a Rupert Murdoch e la sua famiglia, così da comprendere meglio le dinamiche esistenti all’interno di un nucleo famigliare simile a quello raccontato dalla serie. Nel libro, inoltre, è riportato che il figlio di Murdoch, James, è noto per l’allacciarsi le scarpe. Strong ha quindi fatto lo stesso per l’audizione, sostenendo che esprimesse la tensione interiore del personaggio.

5. Ha corso numerosi rischi sul set. La devozione di Strong per il suo mestiere lo ha occasionalmente portato a lesioni personali. Nella prima stagione di Succession, ad esempio, poiché Kendall doveva correre per un lungo tratto, Strong, per risultare veramente sudato e senza fiato in ogni ripresa, ha corso più veloce e lontano che poteva con le scarpe eleganti, fratturandosi un piede. Due stagioni dopo, ha deciso di saltare da una piattaforma alta 1,5 m, indossando anche in questo caso scarpe eleganti, riportando contusioni alla tibia e al femore, dovendo poi portare un tutore per le gambe.

Jeremy Strong in Il processo ai Chicago 7

6. Ha fatto una richiesta estrema al regista. Nel film candidato agli Oscar Il processo ai Chicago 7, incentrato sul reale processo ad un gruppo di attivisti contro la guerra in Vietnam, Strong interpreta Jerry Rubin, uno dei sette manifestanti. Come sempre impegnato a ricercare il massimo grado di immedesimazione con il proprio personaggio, l’attore chiese al regista Aaron Sorkin di fargli spruzzare contro del vero gas lacrimogeno per una scena. Sorkin, pur se dispiaciuto di dover dire no all’attore, non poté accettare la sua richiesta in quanto la scena coinvolgeva centinaia di altri attori e comparse, la cui salute non poteva essere messa a rischio.

Jeremy Strong in The Good Wife

7. Ha recitato in alcuni episodi della serie. Tra il 2011 e il 2013 l’attore ha recitato in cinque episodi tra la seconda e la quarta stagione della celebre serie The Good Wife, di genere drammatico e giudiziario. Qui ha interpretato Matt Becker, un sondaggista impegnato nella campagna elettorale del governatore. Il personaggio non è di particolare rilievo all’interno della serie, ma è stato uno dei primi ruoli a conferire una maggiore popolarità all’attore.

Jeremy-Strong-moglie

Jeremy Strong, Michelle Williams e Matilda Ledger

8. È molto amico della nota attrice. Particolarmente nota è l’amicizia che intercorre tra Strong e l’attrice Michelle Williams. I due si sono conosciuti nel 2004, mentre partecipavano ad un festival teatrale e da quel momento sono sempre rimasti molto legati. In particolare, Strong è stato molto vicino all’attrice nel periodo successivo alla morte di Heath Ledger, con il quale la Williams ha avuto la figlia Matilda. Strong si è preoccupato di aiutarla a superare quel terribile lutto e ha ricoperto un vero e proprio ruolo paterno nei confronti della bambina. Ancora oggi i due sono molto legati e si supportano reciprocamente.

Jeremy Strong: chi è sua moglie?

9. È sposato. Nel 2016, Strong ha sposato Emma Wall, una psichiatra danese. I due si erano conosciuti quattro anni prima a una festa a New York durante l’uragano Sandy. Oggi vivono a New York, insieme alle loro tre figlie, nate nell’aprile 2018, nel novembre 2019 e nel settembre 2021. Strong cerca di tenere particolarmente privata la sua vita famigliare, tenendosi alla larga da ogni possibile invasione dei media, così da preservare un senso di tranquillità e di distacco dal suo lavoro, specialmente considerando quanto egli vi si dedichi in maniera maniacale.

Jeremy Strong: età e altezza dell’attore

10. Jeremy Strong è nato a Boston, nel Massachusetts, Stati Uniti, il 25 dicembre del 1978. L’attore è alto complessivamente 1,79 metri.

Fonte: IMDb, Eonline

Emma D’Arcy: 10 cose che forse non sai sull’attrice

Sono bastati una manciata di ruoli all’attrice Emma D’Arcy per affermarsi come una delle interpreti più talentuose della sua generazione. Attiva tra cinema e televisione, D’Arcy ha già dato prova in più occasioni di sapersi destreggiare tra generi diversi, dando vita a personaggi iconici. Ora che è più popolare che mai, sono molti i progetti in cui la si può ritrovare protagonista.

Ecco 10 cose che non sai di Emma D’Arcy.

Emma D’Arcy: i suoi film e le serie TV

1. Ha recitato in diverse serie TV. L’attrice debutta sul piccolo schermo nel 2018 con la serie drammatica Wanderlust, dove recita nei panni di Naomi Richards accanto a Toni Collette. In seguito compare in alcuni episodi delle serie Wild Bill (2019) e Hanna (2020). Maggiore popolarità la ottiene grazie alla serie Truth Seekers, che mescola commedia e fantascienza, e dove recita nei panni di Astrid accanto agli attori Nick Frost e Simon Pegg. In seguito ha recitato in Baptiste (2021) e Foresight (2021). Dal 2022 è una delle protagoniste della serie House of the Dragon insieme agli attori Olivia Cooke, Matt Smith e Rhys Ifans.

Il successo dello show, prodotto da HBO, ha consacrato la D’Arcy come una delle figure più influenti della televisione contemporanea. Dopo il trionfo della seconda stagione, uscita nel 2024, è già in produzione la terza stagione di House of the Dragon, che debutterà nel 2026 e vedrà ancora una volta l’attrice tra i protagonisti principali.

Nel frattempo, nel 2025, Emma D’Arcy continua a collaborare con progetti teatrali a Londra e con nuove produzioni cinematografiche indipendenti, portando avanti un percorso artistico coerente con la propria sensibilità e identità non binaria. Sempre più riconosciuta come un’icona di talento e autenticità, l’attore si conferma una delle voci più interessanti del panorama contemporaneo.

2. Ha recitato in alcuni film. Oltre che per la televisione, la D’Arcy ha iniziato a recitare anche per il cinema. Il primo lungometraggio in cui è comparsa è Il concorso (2020), dove interpreta Hazel accanto alle attrici Keira Knightley e Gugu Mbatha-Raw. Nel 2021 è invece tra le protagoniste del film drammatico sentimentale Secret Love (titolo italiano di Mothering Sunday). Qui, nei panni di Emma Hobday, ha recitato accanto a Olivia Colman e Odessa Young.

Emma D’Arcy è Rhaenyra Targaryen in House of the Dragon, il prequel di Il Trono di Spade

3. Ha sostenuto numerosi provini. Nella serie prequel di Il Trono di Spade, House of the Dragon, D’Arcy interpreta la principessa Rhaenyra. D’Arcy ha raccontato che il processo di casting per il ruolo è durato diversi mesi, durante i quali ha per lo più dovuto registrare dei self-tape da casa, per i quali si è applicata delle extensions. Successivamente si è sottoposta a lunghe sessioni di prove dal vivo, davanti agli autori della serie, e solo dopo aver completato questo lungo processo ha potuto avere la certezza di essere stata scelta per la parte.

house of the dragon stagione 2 recensione
Emma D’Arcy in una scena della seconda stagione di House of the Dragon

4. Le è stato proibito di incontrare una sua collega. Inizialmente, il ruolo di Rhaenyra è interpretato da due attrici: Milly Alcock (la giovane Rhaenyra) e Emma D’Arcy (la Rhaenyra adulta). Alle due è stato detto di non parlarsi e di non essere sul set quando l’altra stava girando una scena. Gli autori volevano infatti che entrambe recitassero in modo indipendente e che non si ispirassero l’una all’altra, così da essere certi che pur essendo lo stesso personaggio ci fosse un evidente scarto tra la versione giovane e adulta di Rhaenyra.

Emma D’Arcy e la sua principessa gender-fluid

5. È la prima principessa non binaria. Come noto, l’attrice si identifica come non binaria e utilizza i pronomi they/them per riferirsi a sé stessa. Parlando di Rhaenyra, l’attrice ha raccontato di essere rimasta particolarmente colpita da come sia una donna in profondo conflitto con la società che la circonda, desiderosa di poter sfoggiare anche la propria mascolinità. D’Arcy è stata dunque di poter spingere Rhaenyra ai limiti della femminilità nel corso della serie, divenendo un personaggio tanto ambiguo quanto ricco di affascinanti sfumature.

Emma D’Arcy non è Hunter Schafer di Euphoria

6. È stata confusa con un’altra attrice. Dopo averla vista nei primi episodi di House of the Dragon, l’attrice è stata da molti confusa con Hunter Schafer, una delle protagoniste di Euphoria, le serie HBO con Zendaya. Saranno stati i capelli biondi sfoggiati dalla D’Arcy nella serie o alcuni lineamenti del volto che ricordano quelli della Schafer, ma ad ogni modo è bene precisare che le due non sono la stessa persona e che la Schafer non ha un ruolo in House of the Dragon, per quanto da sempre i suoi fan l’hanno indicata come una perfetta Targaryen. L’attrice era stata anche effettivamente presa in considerazione, ma alla fine il ruolo è andato a D’Arcy.

Emma D’Arcy è su Instagram

7. È presente sul social network. L’attrice è presente sul social network Instagram, con un proprio profilo verificato seguito da 966 mila persone e dove attualmente si possono ritrovare 175 post. Questi sono principalmente immagini relative a suoi lavori da attrice, ma non mancano anche curiosità, momenti di svago, eventi a cui ha preso parte e altre situazioni ancora. Tante, in particolare, sono le immagini di elementi particolari in cui l’attrice si imbatte nella vita di tutti i giorni.

Emma D’Arcy in una scena della seconda stagione di House of the Dragon

Emma D’Arcy: vita privata, partner e curiosità sulla sua relazione

8. È molto riservata. Emma D’Arcy è sempre stata molto riservata riguardo alla propria vita privata. Nonostante la crescente popolarità dovuta al successo di House of the Dragon, l’artista ha scelto di mantenere un profilo basso al di fuori del set, evitando di condividere dettagli personali o sentimentali sui social.

Identificandosi come persona non binaria, la D’Arcy utilizza i pronomi they/them e ha più volte sottolineato quanto sia importante per loro preservare la propria intimità e separare la sfera pubblica da quella privata. Questa scelta li ha resi una figura di riferimento per molti fan, che vedono in loro un esempio di autenticità e libertà espressiva.

Sebbene non ci siano conferme ufficiali, negli ultimi anni si è parlato di un possibile legame con il regista Thomas May Bailey, noto per il film Persuasion (2022). Nessuna delle due parti ha commentato pubblicamente la notizia, e l’interprete preferisce che l’attenzione resti focalizzata sul proprio lavoro e sui progetti artistici futuri.

Emma D’Arcy, Olivia Cooke e… il Negroni sbagliato

9. È diventata virale per il suo drink preferito. Durante una conversazione con la sua collega di House of the Dragon, Olivia Cooke, l’attrice ha rivelato che il suo drink preferito è il “Negroni sbagliato”, corretto con del prosecco. La pronuncia che l’attrice fa della parola “sbagliato”, detta in italiano, ha mandato in visibilio i fan, che hanno permesso al video di raggiungere circa 10 milioni di visualizzazioni e migliaia di commenti. Lo si può vedere qui.

Emma D’Arcy: età e altezza

10. Emma D’Arcy è nata il 27 giugno del 1992 a Londra, in Inghilterra. L’attrice è alta complessivamente 1.71 metri.

Fonte: IMDb, Instagram

Oscar Isaac pronto a tornare nell’universo di Star Wars se la Disney “non soccomberà al fascismo”

0

Oscar Isaac sta riconsiderando i suoi piani di tornare nell’universo di Star Wars, ma ha una condizione per lavorare di nuovo con la Disney. In una nuova intervista, l’attore ora nel film Frankenstein ha rivelato che sarebbe disposto a riprendere il ruolo del pilota di caccia X-wing Poe Dameron, un personaggio che ha interpretato per la prima volta nel film Star Wars: Il risveglio della Forza del 2015.

Durante l’intervista con GQ, a Isaac è stato chiesto se sarebbe tornato nell’universo di Star Wars dopo aver dichiarato che lo avrebbe fatto solo se avesse “avuto bisogno di un’altra casa”. “Sì. È stata una citazione davvero simpatica. Gesù Cristo”, ha detto. “Sai, la gente ti fa delle domande, tu rispondi, senza pensarci troppo. Ho detto una cosa un po’ stupida”.

Dopo anni passati a dire che non lo avrebbe fatto, Isaac ora dice di essere “aperto a questa possibilità”, aggiungendo: “Anche se al momento non sono così aperto a lavorare con la Disney”. “Ma se riuscissero a capirlo e, sai, a non soccombere al fascismo, sarebbe fantastico”, ha detto.

La pubblicazione ha sottolineato di aver intervistato Isaac dopo che la ABC e la Disney hanno sospeso Jimmy Kimmel dal suo programma televisivo in seconda serata a seguito dei commenti fatti dal conduttore su Charlie Kirk dopo la sua morte. Kimmel è poi tornato a condurre il programma quattro giorni dopo l’intervista.

Dopo la sua prima apparizione in Il risveglio della Forza, Isaac è tornato nell’universo di Star Wars in Gli ultimi Jedi nel 2017. Nel 2019, Isaac ha ripreso il suo ruolo in L’ascesa di Skywalker e ha anche doppiato il suo personaggio nella serie animata Star Wars Resistance. L’attore fa anche parte del Marvel Cinematic Universe della Disney, avendo recitato nella serie Disney+ Moon Knight, dove ha anche ricoperto il ruolo di produttore esecutivo.

Proprio per quest’ultimo titolo, sono molti i fan che si aspettano di rivedere il personaggio di Moon Knight altrove nel Marvel Cinematic Universe. Al momento, tuttavia, non ci sono progetti confermati in cui Oscar Isaac riprenderà il suo ruolo e data l’affermazione dell’attore per cui non è molto ben disposto a lavorare con la Disney, viene da pensare che potrebbe non tornare tanto presto né nel MCU né nell’universo di Star Wars.

Frankenstein di Guillermo del Toro: la sua poetica trova qui la massima espressione?

Frankenstein di Guillermo del Toro è finalmente nelle mani di tutti. Il film, scritto e diretto dal regista messicano e ispirato al celebre romanzo Frankenstein, o il moderno Prometeo di Mary Shelley, è stato distribuito su Netflix il 7 novembre ed è stato in concorso alla 82ª edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Nel cast figurano Oscar Isaac, Jacob Elordi, Mia Goth e Christoph Waltz. E dopo averlo visto, la domanda sorge spontanea: è lui il film “summa” di Del Toro?

Dal libro… a Guillermo del Toro

Dopo il successo del suo Pinocchio, premiato agli Oscar, Del Toro torna a confrontarsi con la letteratura classica e con una delle figure più emblematiche della narrativa gotica. Un progetto che sognava da oltre un decennio – fin dal 2010 – e che ora sembra pronto a diventare il manifesto definitivo della sua poetica cinematografica. Lo pensavamo prima che uscisse, ora è certo: Del Toro ha seguito, bene o male, la storia originale (sia a livello di veicolazione del messaggio che di impostazione), arricchendola però con la sua visione autoriale.E l’idea che la creatura di Frankenstein possa rappresentare il “mostro” per eccellenza del suo cinema non appare affatto azzardata. Per capirlo, però, bisogna partire dal principio.

Oscar Isaac in Frankenstein di Guillermo Del Toro
© Cortesia di Netflix

I mostri di Guillermo del Toro

Guillermo del Toro ama i mostri. Sono loro il cuore pulsante del suo cinema: creature orrorifiche ma dolenti, protagoniste di fiabe dark che mettono in discussione l’umanità. Per lui, il monstrum non è un’entità negativa. Al contrario, incarna un Bene nascosto, frainteso, che la società condanna solo perché diverso. È su questo sguardo che si fonda l’intera visione autoriale del regista. Del Toro racconta l’Altro – il diverso, l’emarginato – perché è da lì che viene.

Le sue creature sono figure tragiche, spesso più umane degli uomini stessi, immerse in contesti storici segnati da violenza, guerra e oppressione. Ed è proprio l’uomo, il “normale”, a risultare spesso il vero mostro. E in Frankenstein, lo stesso uomo, alla fine, lo ammette.

Frankenstein: la sua creatura è davvero il suo mostro per eccellenza?

Due tra i suoi film più acclamati, Il labirinto del fauno e La forma dell’acqua, incarnano perfettamente questo principio. In entrambi i casi, Del Toro inserisce figure inquietanti – il Fauno e l’Uomo Anfibio – che inizialmente suscitano diffidenza ma si rivelano strumenti di salvezza per le protagoniste, a differenza dei loro antagonisti umani: il capitano Vidal e il colonnello Strickland.

Il Fauno guida Ofelia verso una verità nascosta – forse verso la morte, forse verso un ritorno al suo regno sotterraneo – ma è il crudele Vidal, simbolo del potere fascista, a toglierle la vita. L’Uomo Anfibio, invece, viene studiato come cavia militare e brutalizzato. Eppure salva Elisa, restituendole una nuova esistenza. In entrambi i film, perciò, i mostri sono salvifici. Mettono in luce la degenerazione dell’essere umano, la sua incapacità di accettare ciò che non comprende.

Con Pinocchio, il discorso si evolve. Il burattino, questa volta, è una creazione recente. Non nasce già “altro”, ma viene plasmato da un uomo – da un padre – e cresce in un contesto che prova a cambiarlo. Pinocchio è ribelle, curioso, pieno di slancio infantile verso la conoscenza e la bellezza. La sua scelta finale – schierarsi contro il Male, incarnato da Benito Mussolini – è un atto di libertà morale. Ed è proprio da qui che Del Toro approda naturalmente a Frankenstein. Se il Fauno e l’Uomo Anfibio sono creature già compiute, e Pinocchio un’anima in  formazione che sceglie il Bene, la creatura di Frankenstein si pone in mezzo: è un essere che nasce neutro, ma viene corrotto. E non trova un vero e proprio lieto fine.

Frankenstein Film 2025
© Cortesia di Netflix

Una riflessione sul mondo

Nel romanzo originale di Mary Shelley (così come nel film), la creatura è inizialmente pura. È come un neonato gettato nel mondo: non conosce odio, dolore, nemmeno linguaggio. Un po’ come Pinocchio, a ben pensarci. Victor Frankenstein, però, la rifiuta. Non riesce ad accettare ciò che ha generato. La creatura impara a vivere da sola, spia una famiglia per apprendere emozioni, sogna il Bene. Ma viene respinta, odiata, tradita. Ed è lì che qualcosa si spezza.

Da spettatore silenzioso e sensibile, diventa assassino. Uccide, si vendica, agisce per rabbia. Non perché malvagio, ma perché ferito. La sua evoluzione – da innocente a mostro – è causata interamente dal comportamento umano. Del Toro, che ha sempre mostrato come i suoi mostri incarnino una purezza alternativa rispetto al mondo, trova proprio in questa figura il punto più profondo della sua poetica. Frankenstein non è una creatura che nasce mostro: lo diventa per colpa dell’uomo. È l’incarnazione materiale delle sue colpe, delle sue paure, della sua violenza. Questo lo vediamo sin dall’inizio anche nel film: Victor, che dovrebbe essere suo padre, lo tratta con disprezzo. Lo ferisce – anche fisicamente – con costanza, finché non tenta di bruciarlo vivo.

Tutto perché la Creatura pronuncia solo il suo nome – che, come dirà Elizabeth, “significa tutto per lui” – ma per lo scienziato è solo un errore di creazione. Da questo momento in poi non c’è più un confine netto tra Bene e Male. Nella Creatura convivono entrambi. Ma a prevalere è il Male che ha assorbito dal mondo e dal suo stesso padre. Ed è come se, attraverso di lei, Del Toro volesse mostrarci quanto facilmente la crudeltà umana possa deformare persino ciò che nasce incline al Bene – specie se trasmessa dalle persone che amiamo o che abbiamo accanto.

Il mostro perfetto per il suo cinema

La Creatura di Guillermo del Toro ne è consapevole più di tutti gli altri mostri raccontati nelle sue pellicole. Anzi, è come se fosse la rappresentazione di tutti loro. Capisce che l’uomo è egoista, che può essere malvagio, e sa che non accetta nulla che esca dai suoi canoni distorti. Lo dice lui stesso in una frase commovente: “Forse era così che andava il mondo. Vieni cacciato e ucciso solo perché sei quello che sei.” È da lì che parte tutto: la ricerca, la rabbia accecante. E quando alla fine arriva il perdono della stessa Creatura, assume un significato ancora più potente. In quel momento c’è la summa di tutto: c’è l’uomo che capisce di essere mostro – lo stesso Victor lo ammette: “Il mostro sono io”– e c’è il mostro che sa di poter essere più uomo dell’uomo stesso.

Frankenstein di Guillermo Del Toro
© Cortesia di Netflix

L’uomo mostro, il mostro uomo

Il libro di Shelley lo diceva bene: viviamo in un mondo che ci rende cattivi, che è cattivo, e che, senza rendersene conto, condanna l’altro a credere di essere peggio di lui. L’altro che nasce puro, incontaminato, e una volta messo al mondo affronta una prova difficilissima: dover combattere contro tutti gli orrori che vede per non soccombere a essi. E quando ce la fa – quelle poche volte – l’altro, il Mostro, il diverso, diventa anche la prova che si può sempre tornare indietro. Anche quando si hanno tutte le ragioni per lasciarsi travolgere dall’odio.

Ci insegna che si può essere migliori. Anzi, che chi è migliore è proprio colui che si etichetta come il male. Per tutte queste ragioni, Frankenstein rappresenta il punto di sintesi più potente del cinema di Guillermo del Toro: un film che, anche attraverso una rilettura personale della storia, diventa il suo manifesto definitivo. Perché la vera paura – e Del Toro ce lo ricorda da sempre – non risiede nelle creature diverse da noi, ma negli occhi che le guardano. E questa è un’opera che parla del nostro tempo più di quanto vorremmo ammettere.