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Kenneth Branagh potrebbe continuare a interpretare Hercule Poirot nel franchise Disney

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Il produttore di Assassinio a Venezia (A Haunting in Venice), James Prichard, ha lasciato intendere che il detective di Kenneth Branagh, Hercule Poirot, potrebbe potenzialmente tornare in molte altre avventure future. Segnando ufficialmente la terza volta che Branagh interpreta l’iconico detective belga di Agatha Christie, Assassinio a Venezia è l’ultimo capitolo di una trilogia cinematografica iniziata con Assassinio sull’Orient Express del 2017. Allontanandosi da alcune delle opere più note di Christie, quest’ultimo film è basato sul romanzo Poirot e la strage degli innocenti del 1969 e sostituirà l’ambientazione londinese originale del libro con la città italiana.

Parlando con Total Film (via GamesRadar+), Prichard ha rivelato che ci sono molte opportunità per il franchise che Kenneth Branagh dirige e interpreta di continuare dopo l’imminente uscita di Assassinio a Venezia. Citando l’ampio catalogo di storie di Poirot di Christie, il produttore ha rivelato che “ne faremo sicuramente un altro” se Branagh e lo sceneggiatore Michael Green si sentiranno inclini a continuare. “Se Ken vuole fare di più e Michael vuole scrivere di più, ne faremo sicuramente un altro. C’è ancora molto materiale da raccontare, quindi non rimarremo senza ispirazione”.

Assassinio a Venezia è ambientato nella misteriosa Venezia del secondo dopoguerra alla vigilia di Ognissanti, dove Hercule Poirot, ormai in pensione e vivendo in un esilio autoimposto nella città più affascinante del mondo, partecipa con riluttanza a una seduta spiritica in un palazzo fatiscente e infestato. Quando uno degli ospiti viene assassinato, il detective viene catapultato in un sinistro mondo di ombre e segreti, costretto nuovamente a dover risolvere il caso prima che qualcos altro di spiacevole possa accadere.

Il film, come già riportato, è diretto da Kenneth Branagh con una sceneggiatura del candidato all’Oscar Michael Green (Logan). I produttori sono Kenneth Branagh, Judy Hofflund, Ridley Scott e Simon Kinberg, con Louise Killin, James Prichard e Mark Gordon come produttori esecutivi. Un brillante ensemble interpreta un cast di personaggi indimenticabili, tra cui Kenneth Branagh, Kyle Allen (Rosaline), Camille Cottin (Call My Agent), Jamie Dornan (Belfast), Tina Fey (30 Rock), Jude Hill (Belfast), Ali Khan (6 Underground), Emma Laird (Mayor of Kingstown), Kelly Reilly (Yellowstone), Riccardo Scamarcio (L’ombra di Caravaggio) e la recente vincitrice dell’Oscar Michelle Yeoh (Everything Everywhere All at Once).

Suicide Squad: David Ayer rimpiange la scelta dei tatuaggi di Joker

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Il regista di Suicide Squad, David Ayer, concorda sul fatto che i tatuaggi del suo Joker siano stati una cattiva idea dopo aver parlato della scelta creativa per il film del 2016. Tutte le volte che Batman è stato immaginato in live-action, Joker è sempre stato al suo fianco, apparendo in numerosi progetti DC nel corso dei decenni. Una delle sue incarnazioni più recenti è stata il Joker di Suicide Squad, interpretato da Jared Leto nel 2016, quando la Task Force X ha esordito al cinema.

Tuttavia, il Joker di Jared Leto in Suicide Squad ha sempre generato delle opinioni contrastanti, principalmente per alcuni dei cambiamenti al suo look, rispetto a un’immagine più legata alla rappresentazione classica del personaggio. Uno degli aspetti più discussi è stata la decisione di riempire Joker di tatuaggi, e soprattutto la parola “Danneggiato” sulla fronte.

Quasi otto anni dopo l’uscita del film, il regista di Suicide Squad concorda con il pubblico sul fatto che non è stata una delle scelte migliori per il suo Joker. David Ayer ha usato la piattaforma X (ex Twitter) per affrontare il fatto che mentre è il titolare del “l’idea del tatuaggio al 100%”, ammette di rimpiangere la scelta che “ha creato acrimonia e divisione“. In effetti, inizialmente Ayer aveva pensato di far scrivere sulla fronte di Joker “Beato” invece di “Danneggiato”, ma alla fine il regista ha riconosciuto che “non tutte le idee sono buone”.

Blue Beetle: recensione del cinecomic latino della DC

Blue Beetle: recensione del cinecomic latino della DC

Il Blue Beetle al cinema dal 17 agosto (distribuito dalla Warner Bros.) è il cinecomic adatto per la lunga estate calda i cui strascichi precedono l’inizio del grandi festival internazionali. Tra gli evidenti ammiccamenti all’audience teen e il tentativo di rinnovare l’Universo tematico della concorrente della Marvel, la scelta dello Xolo Maridueña del Cobra Kai di Netflix come primo supereroe latino della DC è la chiave del film del portoricano Ángel Manuel Soto (La granja, Charm City Kings). Nel quale la vera protagonista è la famiglia Reyes, e i tanti attori sudamericani impiegati, dalla nonna Adriana Barraza (Rambo: Last Blood, Thor) a mamma Elpidia Carrillo (la saga di Predator) e papà Damián Alcázar (Narcos, Le cronache di Narnia – Il principe Caspian), oltre alla bella Jenny Kord interpretata dalla modella brasiliana Bruna Marquezine (God Save the King), sullo schermo figlia della perfida Victoria affidata a una molto divertita Susan Sarandon.

Jaime Reyes è il Blue Beetle

C’è tutta la famiglia – nonna compresa – ad aspettare il ritorno dagli Stati Uniti del neolaureato Jaime Reyes, ma la Palmera City che il ragazzo aveva lasciato non è quella che sperava di ritrovare. Pieno di aspettative e aspirazioni, pronto a mettersi in gioco e trovare il suo posto in un mondo nuovo (oltre a realizzare il suo sogno di una piscina a sfioro), Jaime viene inaspettatamente in contatto con un’antica reliquia, uno scarabeo che si rivela essere un manufatto alieno, un congegno biotecnologico d’avanguardia che lo sceglie come ospite simbiotico e gli ‘dona’ un’incredibile armatura dai poteri straordinari. Quelli necessari a contrastare i piani delle industrie Kord, sul punto di lanciare la produzione in larga scala dei suoi esoscheletri da combattimento.

Blue Beetle recensione
Copyright: © 2023 Warner Bros. Ent. All Rights Reserved. TM & © DC

La DC al cinema cambia forma

Dagli aracnidi della Marvel ai coleotteri della DC Comics il passo non è breve, ma è sicuramente un merito del film e dei suoi realizzatori quello di esser riusciti a evitare la sorte dei vari Batgirl, Black Canary, Deathstroke, Lobo o The Atom e degli altri scomparsi progetti che avrebbero dovuto popolare l’ormai defunto DCEU. Forse anche proprio per l’essere nata come opera a “medio budget” che avrebbe dovuto avere tutt’altra destinazione, televisiva in questo caso.

Blue Beetle Susan Sarandon
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Eppure, per quanto quella di Xolo Maridueña si confermi una scelta ideale per il prodotto realizzato e il pubblico identificato come riferimento principale, l’apparizione dell’ex Miguel Diaz del Cobra Kai di Netflix avrebbe avuto miglior fortuna – e forse platea più adeguata – sulla HBO Max prevista inizialmente. Nonostante, per altro, molti dei lungometraggi del genere arrivati in sala non possano vantare una squadra come quella assemblata mettendo insieme un direttore della fotografia come Pawel Pogorzelski (Midsommar, Hereditary), una costumista candidata all’Oscar come Mayes C. Rubeo (Jojo Rabbit e i film di Thor), Kelvin McIlwain (The Suicide Squad, Aquaman) come supervisore agli effetti visivi e Craig Alpert (Deadpool 2, The Lost City) al montaggio.

Un ‘fumettone’ con un messaggio sociale

Blue Beetle film 2023Siamo lontani da alcuni dei film citati – e probabilmente dall’Aquaman e il regno perduto di James Wan che lo seguirà il prossimo 20 dicembre – in questa celebrazione dell’anima latina e messicana spesso discriminata al di là del muro tanto fortemente voluto da Donald Trump. Una parte fondante degli Stati Uniti che però anche qui viene rappresentata in maniera piuttosto fanciullesca e bonaria, pur offrendo l’opportunità di inserire temi come immigrazione, speculazione e sfruttamento imperialista, violenza e impunità, insieme soprattutto all’importanza delle radici. Fin troppo presenti, visto il presenzialismo dei vari Reyes (su tutti lo zio Rudy di George Lopez e la spesso eccessiva sorella della Belissa Escobedo di Hocus Pocus 2) al fianco del loro eroico rampollo, e tali forse da indebolire il risultato finale, nonostante l’aiuto dato sul piano narrativo e action.

Macchiette, a tratti, delle quali non si sentiva effettivamente il bisogno e che ci auguriamo – per il film – possano incontrare il gusto degli spettatori cui si rivolge, ma anche che non impediscano al Blue Beetle di tornare in prossimi capitoli di questo Universo esteso. Per scoprire davvero le potenzialità di questo supereroe, ormai più consapevole di sé e del proprio ruolo, una volta chiusa la parentesi tutta ‘salsa’ e ‘abuelos’, gadget alla TMNT e combattimenti tra i Power Rangers e Machete, nella quale si assiste persino al recupero del cattivissimo Carapax di Raoul Trujillo e ci si commuove per la citazione (che in pochissimi ormai coglieranno) del Chapulin Colorado, indimenticabile parodia degli eroi mascherati che andava in onda sulla tv messicana negli anni ’70.

Venezia 80: a Sergio Castellitto il ‘Premio Pietro Bianchi’ 2023

Venezia 80: a Sergio Castellitto il ‘Premio Pietro Bianchi’ 2023

Va a Sergio Castellitto il Premio Pietro Bianchi 2023, riconoscimento che i Giornalisti Cinematografici Italiani (SNGCI) assegnano tradizionalmente al Lido, quest’anno per la sua 47.ma edizione, ad una personalità eccellente del cinema italiano. E d’intesa con la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, il Bianchi è quest’anno un omaggio ad uno dei nostri attori più amati che ha firmato anche come autore alcuni dei film più interessanti degli ultimi anni e non solo: icona della grande fiction di cui è stato un vero leader nell’epoca in cui lo sceneggiato cominciava a trasformarsi verso la nuova serialità, Sergio Castellitto continua a conquistare il pubblico con il suo talento, ma anche con la grande passione e l’impegno che siglano da oltre quarant’anni un rapporto speciale con la stampa e soprattutto con un pubblico che non ha mai tradito.

“Eccellente nei ruoli drammatici e ironico nella tradizione della migliore commedia italiana, Castellitto è tra gli attori più eclettici e certamente disponibili a lasciarsi andare anche alla sperimentazione, sia nella recitazione che come autore” si legge nella motivazione del Premio che sigla tra cinema e fiction oltre cento interpretazioni alle quali si aggiunge l’avventura della regia, come autore di sette titoli tra i quali film che hanno conquistato anche un posto importante nel cinema e un’eco internazionale.

Con dieci candidature ai Nastri d’Argento e altrettante ai David di Donatello, Castellitto – che dai Giornalisti Cinematografici ha avuto anche un Nastro d’Argento speciale e nel 2007, tra pochissimi talenti italiani, il Nastro europeo ricevuto durante il Festival di Cannes – è tra i più premiati dai Giornalisti tra gli attori italiani. Sei Ciak, tre Globi d’Oro e il prestigioso Premio Flaiano per il teatro completano un palmarès al quale si aggiungono anche due riconoscimenti istituzionali della Presidenza della Repubblica. Al suo talento va anche il merito di aver reso più vicini al pubblico molti protagonisti della storia, della cultura e dell’eccellenza italiana nel mondo: da Enzo Ferrari a Padre Pio fino al Generale Dalla Chiesa e al Boccaccio, e ancora guida nella Commedia dantesca con Avati: un ‘Virgilio’ appassionato e capace di trasmettere al pubblico emozione e curiosità nella tradizione più alta della Cultura italiana. Un impegno e un talento al quale la stampa cinematografica quest’anno rivolge il suo affettuoso ‘grazie’ a Venezia.

La bella estate, la recensione del film di Laura Luchetti

La bella estate, la recensione del film di Laura Luchetti

Già ai tempi di Fiore gemello, nel 2019, avevamo lasciato Laura Luchetti al lavoro su una storia – come la descrisse lei – “molto bella, che voglio trattare con rispetto, perché si basa su una novella italiana”, come quella liberamente tratta dal romanzo del 1940 di Cesare Pavese che in questi giorni arriva nelle nostre sale, prima a Roma – con una serie di anteprime nei cinema Giulio Cesare, Greenwich e Quattro Fontane – e poi in tutta Italia, a partire dal 24 agosto, distribuito da Lucky Red. La bella estate è, per usare le sue stesse parole, “la storia di una verginità che si difende” nella quale la giovane Yile Yara Vianello (Corpo celeste) e la Deva Cassel figlia di Monica Bellucci e Vincent Cassel sono le due facce di una femminilità che emerge come assoluta protagonista, con i suoi timori e un incontenibile desiderio di libertà.

La bella estate di Yile Yara Vianello

Torino, 1938. A Ginia (la Vianello), che si è appena trasferita in città dalla campagna, il futuro nel capoluogo piemontese sembra offrire infinite possibilità. Divisa tra il lavoro in un atelier di moda e la condivisione della casa con l’apprensivo fratello operaio, come tutte le ragazze della sua età sogna di innamorarsi. Magari del giovane pittore che conosce frequentando la Torino più bohémien, ambiente nel quale la conduce Amelia (Deva Cassel), poco più grande di lei, ma molto più sensuale e provocante. La ragazza è diversa da tutte le persone che Ginia abbia mai conosciuto in vita sua, e pronta a scuotere le sue certezze. Divisa tra il senso del dovere e la scoperta di un desiderio che la confonde, Ginia è travolta da emozioni cui non sa o non osa dare un nome. Fino a che, alla fine di una estate “bella” e sorprendente, finalmente si arrende ai propri sentimenti, celebrando il coraggio di essere se stessa.

Una donna moderna nella Torino del secolo scorso

Ripartire da Pavese è sempre una buona scelta, e una regista come Laura Luchetti sicuramente non manca della sensibilità necessaria a rendere una vicenda ambientata alle soglie della Seconda guerra mondiale facilmente comprensibile e condivisibile anche a un pubblico più giovane e moderno, poco attratto dall’adattamento in sé. D’altronde non sarà difficile rivedersi nella storia di questa ragazza “libera” in cerca di una identità e di una strada, desiderosa di innamorarsi, ma pronta a sbagliare e imparare, ed empatizzare con lei.

Grazie alla notevole interpretazione della Vianello, ben affiancata dall’esordiente suddetta figlia d’arte (prossimamente nella serie Il gattopardo e che sostiene di non aver mai visto i film di mamma Bellucci e papà Vincent), ma soprattutto a una regia tanto attenta ai dettagli quanto capace di spaziare tra diversi palcoscenici e contesti, gestendo bene stacchi e cesure, nel rispetto dei suoi personaggi, dell’ambiente in cui si muovono e di una pulizia formale non consueta.

Forse troppa, ché a tratti si ha l’impressione che lo spaesamento della giovane appena arrivata dalla campagna – alle prese con la città, gli uomini, le convenzioni e l’arte, ma anche con desideri nuovi, e possibilità, anche per le donne, per le quali sembrava addirittura impossibile sognare – sia fin troppo patinato e che lo scavo psicologico resti piuttosto didascalico, forse condizionato dall’origine letteraria, una possibilità poco sfruttata.

Il dramma d’epoca, sotto una superficie di sartine e operai, da documentario su quel piccolo mondo antico diventa racconto di un rapporto particolare, nella quale da vittime del sessismo imperante e dei ruoli tradizionali Amelia e Ginia si scoprono a vicenda. Attraverso strappi e sgarbi, sempre rischiando, in un gioco di simmetrie e un’alternanza di punti di vista, che supera l’elegia dell’innocenza più evidente. Lo sguardo dell’altra, più che dell’artista, e l’esempio – ora positivo, ora negativo – creano la possibilità di una presa di coscienza e di una espressione di sé nella quale molte spettatrici di oggi troveranno qualcosa che le riguarda.

Spider-Man arriva su Disney+. Ecco tutti i titoli

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Spider-Man arriva su Disney+. Ecco tutti i titoli

Disney+ ha annunciato che il 18 agosto arriveranno sulla piattaforma streaming sei film di Spider-Man™, dando accesso ai fan ad ancora più contenuti Marvel, tutti in un unico posto. Saranno disponibili i primi film di Spider-Man™: Spider-Man™(2002), Spider-Man™ 2 (2004), Spider-Man 3 (2007), The Amazing Spider-Man(2012), The Amazing Spider-Man™ 2: Il Potere di Electro (2014) e Spider-Man: Homecoming (2017).

Spider-Man™ (2002) – Disponibile dal 18 agosto 2023

Peter Parker, adolescente ordinario, si trasforma in uno straordinario supereroe dopo essere stato accidentalmente morso da un ragno radioattivo. Quando il suo amato zio viene ferocemente ucciso durante una rapina, il giovane Peter giura di usare i suoi poteri per vendicare la sua morte. Definendosi “Spider-Man”, comincia a liberare le strade dal crimine, entrando in conflitto con il malvagio “Green Goblin”.

Spider-Man™ 2 (2004) – Disponibile dal 18 agosto 2023

In Spider-Man 2™, Tobey Maguire torna a vestire i panni del mite Peter Parker, che si destreggia nel delicato equilibrio della sua doppia vita di studente universitario e di combattente del crimine sovrumano. La vita di Peter si complica ulteriormente quando affronta una nuova nemesi, il brillante Otto Octavius che si è reincarnato nel maniacale e multi-tentacolare “Doc Ock”. Quando Doc Ock rapisce MJ, Spider-Man deve tornare in azione e l’avventura raggiunge nuove emozionanti vette.

Spider-Man™ 3 (2007) – Disponibile dal 18 agosto 2023

Peter Parker ha finalmente la ragazza dei suoi sogni, Mary Jane Watson, e New York è in preda alla Spider-mania! Ma quando uno strano simbionte alieno fa diventare nero il costume di Spider-Man, i suoi demoni più oscuri vengono alla luce cambiando Spider-Man dentro e fuori. Spider-Man si trova a combattere la battaglia della sua vita contro un terribile mix di nemici: il letale Uomo Sabbia, Venom e New Goblin, oltre che contro il nemico che è dentro di lui.

The Amazing Spider-Man™ (2012) – Disponibile dal 18 agosto 2023

Un Peter Parker adolescente è alle prese con crisi liceali e incredibili crisi sovrumane nei panni del suo alter-ego Spider-Man.

The Amazing Spider-Man™ 2: Il Potere di Electro (2014) – Disponibile dal 18 agosto 2023

È bello essere Spider-Man, ma ha un prezzo: solo Spider-Man può proteggere i suoi concittadini di New York dai terribili nemici che minacciano la città. Con la comparsa di Electro, Peter deve affrontare un avversario molto più potente di lui. E con il ritorno del suo vecchio amico Harry Osborn, Peter si rende conto che tutti i suoi nemici hanno una cosa in comune: la OsCorp.

Spider-Man™: Homecoming (2017) – Disponibile dal 18 agosto 2023

Un giovane Peter Parker/Spider-Man inizia a sperimentare la sua nuova identità da super eroe. Peter torna a casa, dove vive con la zia May, sotto l’occhio vigile del suo nuovo mentore Tony Stark. Peter cerca di tornare alla sua normale routine quotidiana, ma quando appare l’Avvoltoio, tutto ciò a cui Peter tiene maggiormente viene minacciato.

Il mondo secondo John Ford di Alberto Crespi in uscita il 1° settembre

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In occasione del cinquantesimo anniversario della morte di John Ford (31 agosto 1973), uscirà il 1° settembre 2023 “Il mondo secondo John Ford“, libro che Alberto Crespi ha dedicato al leggendario regista americano, edito da Jimenes Edizioni.

Il mondo secondo John Ford” non è un saggio di pura critica cinematografica né una biografia, ma piuttosto un viaggio appassionato e appassionante nell’immaginario fordiano, un racconto in prima persona che regala una miriade di spunti di riflessione, curiosità, collegamenti e suggestioni e, soprattutto, svela l’ineffabile poetica che segna l’opera del regista.

In questo volume, Alberto Crespi ha scritto una vera e propria lettera d’amore a John Ford e al suo cinema, seguendo un percorso tematico che parte da “Ombre rosse” e, traendo spunto dai nove passeggeri della diligenza, dagli indiani e dalla Monument Valley, tocca undici tappe.

In questo suo cammino Crespi entra ed esce dai film di Ford senza scrupoli di genere, critici o cronologici e offre al lettore le chiavi per comprendere come il regista ha interpretato il mondo e come, di conseguenza, lo ha raccontato nel suo cinema: un cinema nel quale si ride e si piange allo stesso tempo; un cinema nel quale l’avventura, il West, la storia, la violenza, le frontiere si mescolano sempre con l’ironia sommersa, il senso della famiglia e della comunità, il dolore della perdita e il passaggio di consegne da una generazione all’altra.

Il ragazzo e l’airone (The Boy and the Heron) di Hayao Miyazaki aprirà il San Sebastian Film Festival

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Hayao Miyazaki aprirà la 71esima edizione del San Sebastian Film Festival con il suo ultimo film, Il ragazzo e l’airone (The Boy and the Heron) (qui le prime immagini ufficiali del film). Il film sarà proiettato fuori concorso al Kursaal Auditorium del festival il 22 settembre, dopo la serata di gala di apertura.

Questa è la quarta volta che Hayao Miyazaki partecipa al festival spagnolo, ma è la prima volta che partecipa alla selezione ufficiale. In precedenza ha partecipato alla manifestazione nella sezione Velodrome con La città Incantata e Ponyo e in Perlak con Si alza il vento. Altri due film Ghibli sono stati selezionati per la Perlak: La storia della Principessa Splendente (2013) di Isao Takahata e La tartaruga rossa (2016) di Michael Dudok de Wit.

Il film è ispirato al libro How Do You Live?, titolo originale del film, ma piuttosto che essere un adattamento del libro stesso, è il libro che appare effettivamente nel film in possesso di Maki. Il film sembra condividere molti temi importanti cari a Miyazaki, come il sentimento contro la guerra, l’idea di un mondo fantastico che esiste accanto al nostro e le difficoltà di essere un bambino, rendendolo una degna conclusione (?) della sua carriera cinematografica.

Il lungometraggio animato disegnato a mano è il primo lungometraggio del regista Miyazaki in 10 anni. E a firmare la colonna sonora è stato chiamato un collaboratore di lunga data di Hayao Miyazaki, Joe Hisaishi. In una rottura con la tradizione, lo Studio Ghibli ha distribuito il film in Giappone senza alcuna promozione, materiale di marketing o descrizione del film, consentendo al pubblico di scoprire il film da solo.

Barbie meglio de Il Cavaliere Oscuro: diventa il maggior incasso della storia della WB al botteghino USA

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Barbie di Greta Gerwig ha superato i 537,5 milioni di dollari al botteghino nazionale, superando il box office casalingo di Il cavaliere Oscuro, il film di Christopher Nolan del 2008 che deteneva il record in casa Warner Bros. (536 milioni di dollari).

E i record non si fermano qui. Secondo le proiezioni di incasso, nei prossimi giorni, Barbie supererà il film d’animazione della Universal The Super Mario Bros. Movie ($ 574 milioni) diventando il film con il più alto incasso del 2023 negli USA. Di questo passo, Barbie, che ha appena raggiunto $ 1,2 miliardi a livello globale, potrebbe anche eclissare l’incasso di Mario in tutto il mondo ($ 1,35 miliardi).

È stata una corsa sfrenata quella di Barbie, che è rimasto il film n. 1 per quattro fine settimana consecutivi. Dopo 17 giorni nelle sale, è diventato il film della Warner Bros. che più velocemente (e l’ottavo nei 100 anni di storia dello studio) è entrato a far parte del club da 1 miliardo di dollari. Potrebbe anche superare Harry Potter e i Doni della Morte: Parte 2 del 2011 ($ 1,34 miliardi) come il maggior incasso di tutti i tempi dello studio.

Barbie, tutto quello che c’è da sapere sul film

Dalla sceneggiatrice/regista candidata all’Oscar Greta Gerwig (Piccole donne, Lady Bird) arriva Barbie con protagonisti i candidati all’Oscar Margot Robbie (Bombshell – La voce dello scandalo, Tonya) e Ryan Gosling (La La Land, Drive) nei panni di Barbie e Ken. Insieme a loro nel cast anche America Ferrera (End of Watch – Tolleranza zero, i film Dragon Trainer), Kate McKinnon (Bombshell – La voce dello scandalo, Yesterday), Michael Cera (Scott Pilgrim vs. the World, Juno), Ariana Greenblatt (Avengers: Infinity War, 65 – Fuga dalla Terra), Issa Rae (The Photograph – Gli scatti di mia madre, Insecure), Rhea Perlman (Nei miei sogni, Matilda 6 Mitica) e Will Ferrell (Anchorman, Ricky Bobby – La storia di un uomo che sapeva contare fino a uno).

Fanno parte del cast del film anche Ana Cruz Kayne (Piccole donne), Emma Mackey (Emily, Sex Education), Hari Nef (Assassination Nation, Transparent), Alexandra Shipp (i film X-Men), Kingsley Ben-Adir (Quella notte a Miami, Peaky Blinders), Simu Liu (Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli), Ncuti Gatwa (Sex Education), Scott Evans (la serie TV Grace e Frankie), Jamie Demetriou (Crudelia), Connor Swindells (Sex Education, Emma.), Sharon Rooney (Dumbo, Jerk), Nicola Coughlan (Bridgerton, Derry Girls), Ritu Arya (The Umbrella Academy) e il premio Oscar Helen Mirren (The Queen – La Regina). Il film è al cinema dal 20 luglio.

MCU: i 10 momenti più sciocchi del franchise fino a questo momento

Il MCU è un bacino sempre pieno di novità e sorprese. Da quando è stato avviato sotto l’egida di Kevin Faige, qualsiasi prodotto uscito dal suo grembo è stato caratterizzato da uno specifico tono o da un mix di registri. Quelli che più hanno spiccato nel tempo e che trovano conferma nei film fino a questo momento realizzati – sia i top che i flop – sono: l’umorismo e il dramma. In realtà, il Marvel Cinematic Universe è partito con uno stampo humor grazie a Iron Man, primo film del filone, nel quale il pubblico è subito venuto a contatto con un supereroe fuori dal comune, divertente al punto giusto e con la battuta sempre pronta. Seppur con il tempo il MCU si sia lasciato andare di più alle sfumature seriose, l’humor ha sempre cercato di essere presente, a volte cadendo con tutte le scarpe in diverse parentesi di idiozia pura e assurdità. A quanto pare la prossima pellicola Marvel, The Marvels, ci darà più attimi di questo tipo, il che fa suppore che la storia avrà degli inserti molto bizzarri e stravaganti. Rispetto a quanto detto, ripercorriamo insieme tutti i momenti più sciocchi e strambi che il MCU ci ha regalato fin’ora, in attesa degli altri film.

Veb e i buchi – Ant-Man & The Wasp: Quantumania

Ant Man and the Wasp Quantumania

È stato detto spesso nel corso del tempo che i primi due film di Ant-Man non sono stati un grande successo nell’universo del MCU e, confrontandoli con altri, si può dire che abbiano avuto un destino anche infausto. Una scossa è però poi arrivata con Ant-Man and the Wasp: Quantumania, pellicola che ha aperto la Fase 5 del Marvel Universe, e che alla fine ha dato (seppur di poco) una svolta tonale al franchise, puntato di più su elementi di bizzarra fantascienza.

Il film non solo ha inserito le diverse versioni di Kang il Conquistatore, ma ha anche introdotto differenti creature del Regno dei Quanti. Fra le poù strane specie c’è Veb, una massa senziente che si schiera contro Kang. Di questo essere non è strano solo il design visivo, ma anche la sua ossessione per i buchi. Non avendo orifizi propri, Veb è interessato a contare quanti buchi hanno le altre creature viventi. Tutta questa situazione confluisce in un momento molto sciocco in Ant-Man and the Wasp: Quantumania, quando Veb viene colpito più volte e subisce gravi danni fisici. La reazione della creatura però è alquanto divertente, in quanto invece di morire o soffrire, Veb grida eccitato perché finalmente ha dei buchi.

La testa di carota – Guardiani della Galassia Vol. 3

Guardiani della Galassia Vol 3

L’ultimo capitolo della trilogia de I Guardiani della Galassia del MCU è stato quello più drammatico e malinconico, perché ha segnato da una parte lo scioglimento del gruppo di eroi e dall’altra ha portato alla luce il passato doloroso del futuro leader Rocket. Nonostante questo, in Guardiani della Galassia Vol. 3 non mancano momenti più stupidi e leggeri, ed uno di questi è inserito nella scena dell’infiltrazione dei Guardiani nella Orgocorp.

Ad un certo punto, al fine di ottenere informazioni per salvare la vita di Rocket, Quill, Gamora e Nebula prendono un ostaggio mentre sono circondati dalle guardie. Prima di mostrarglielo, Gamora suggerisce di uccidere una delle guardie lì presenti, che ha la forma di una carota. Seppur non sia strano vedere un alieno dalla pelle arancione, questo si avvicina molto più a un vegetale dei cartoni animati, il che rende tutto abbastanza bizzarro.

She-Hulk e il twerk con Megan Thee Stallion – She-Hulk: Attorney At Law

She Hulk Attorney at Law

La serie She-Hulk: Attorney At Law, da quando ha fatto il suo debutto su Disney+, non ha mai nascosto la sua natura comica, e lo show sin da subito ne ha confermato gli intenti. Nonostante Jenn Walters debba affrontare diverse sfide lungo il cammino dovute al suo essere Hulk, questo non le impedisce di prendere la sua vita, alcune volte, con estrema leggerezza.

A dimostrazione di quanto detto, la serie mostra alcuni momenti molto sciocchi e divertenti al tempo stesso, e quello più memorabile è quando la performer Megan Thee Stallion visita l’ufficio di Jenn. Ad un certo punto, le due donne iniziano a ballare e concludono la loro performance con un twerking in una scena post-credits.

Quando Hulk ha trattato Loki come un giocattolo – The Avengers

The Avengers

Nella squadra degli Avengers del MCU ci sono alcuni supereroi più seri di altri che invece, nonostante il loro essere incredibilmente forti e maestosi, si prestano molto di più per gag e momenti esilaranti. Fra questi c’è proprio Hulk che, quando non combatte, regala delle sequenze decisamente divertenti al suo pubblico.

Da menzionare è la scena presente in The Avengers, quando il supereroe verde affronta Loki nella Avengers Tower. Mentre lui è intento a parlare del suo incredibile potere come dio, Hulk lo afferra per una gamba e lo inizia a sballottolare come una bambola di pezza. La battuta di Hulk “Dio insignificante” rende la scena ancora più sciocca.

Bao, il dio dei ravioli – Thor: Love and Thunder

Thor Love and Tunder

Tutti i film stand-alone di Thor hanno avuto come focus principale quello di approfondire meglio la mitologia degli dei nel MCU, e Thor: Love and Thunder ha alzato di parecchio l’asticella, inserendo una scena molto particolare: quella della Città dell’Onnipotenza. Questo luogo, dove ci sono ovviamente gli dei, ospita esseri provenienti da altri pantheon dell’universo, tanto che l’incontro con Zeus ha camei di divinità conosciute, come per esempio Dioniso.

Non ci sono però solo divinità mitologicamente famose, ma anche alcune del tutto originali: alcune di esse sono rappresentate come entità maestose, altre invece come assurde. Quella più sciocca è Bao, il Dio dei ravioli, che non è altro che un cartoonesco bao bun su un cucchiaio sovradimensionato.

Pizza Poppa è bloccato mentre si colpisce da solo – Doctor Strange nel multiverso della follia

Doctor Strange nel Multiverso della Follia

Doctor Strange nel Multiverso della Follia è il primo horror movie del MCU. Seppur ci sia una grande prevalenza di scene terrificanti, il film è anche ricco di momenti in cui umorismo e orrore, tipici di Sam Raimi, si miscelano, costruendo momenti memorabili. Fra le battute di questo stampo presenti nella pellicola, quella più sciocca ha come protagonista Bruce Campbell, collaboratore di lunga data del regista. L’attore interpreta Pizza Poppa, un venditore ambulante che affronta Strange e America Chavez per aver rubato la pizza dal suo carrello.

Nonostante Pizza Poppa abbia ragione sul fatto che Chavez abbia commesso un furto, Strange lo punisce ugualmente, costringendo l’uomo a spruzzarsi la senape in faccia e poi a prendersi ripetutamente a pugni. Seppur sia triste essere spettatori di un atto così spregevole da parte dello stregone verso un semplice ambulante, la scena è molto sciocca. Nel post-credits del film il pubblico poi rivede rivede Pizza Poppa nel momento in cui l’incantesimo si spezza e lui che urla “È finita!“.

L’essere con la testa di broccolo – Ant-Man & The Wasp: Quantumania

Ant Man and the Wasp- Quantumania

Torniamo di nuovo ad Ant-Man & The Wasp: Quantumania. Come dicevamo all’inizio, il film ha più scene sciocche che strappano una risata. Un’altra degna di essere menzionata è quella che vede come protagonista Hank Pym, il padre di Hope van Dyne, nonché entomologo e fisico.

Ad un certo punto della storia, l’uomo si trova a riflettere sulle gravi conseguenze che un universo microscopico ha su tutto ciò che pensava di conoscere, quando ad un certo punto una creatura lo coglie alla sprovvista. Le sue parole sono proprio:”Oh, m***a, quel tipo sembra un broccolo!“. E non c’è niente di più vero, in quanto la testa dell’essere assomiglia a un broccolo… solo che ha una grande quantità di occhi!

Un agente dello SHIED gioca a Galaga – The Avengers

The avengers-

Facciamo di nuovo un balzo indietro, riavvolgiamo il nastro e riprendiamo di nuovo il film The Avengers. Quando i Vendicatori si incontrano per la prima volta, come molti ricorderanno, nessuno di loro riesce a creare una sintonia con il gruppo. Quella tensione creatasi all’inizio va però placandosi quando il team sale bordo dell’elivelivolo dello SHIELD.

In quel momento, Tony Stark – fra i personaggi più irriverenti e spiritosi del MCU – fa un commento sciocco, inaspettato e anche fuori luogo. Dando brevemente ordini all’equipaggio, Stark fa notare che uno degli agenti dello SHIELD, invece di impegnarsi sul lavoro, sta giocando a Galaga. In quel momento, la pellicola non mostra l’immagine dell’atto, ma solo dopo le sue parole verranno confermate.

Stark e la battuta su Hulk e Black Widow – Avengers: Age Of Ultron

Avengers age of ultron

Avengers: Age of Ultron, rispetto al suo predecessore, non ha avuto l’accoglienza che sperava per una serie di stonature presenti al suo interno. Il MCU, come spesso si è detto, di errori ne ha fatti tanti e alcune sub-trame riguardanti alcuni personaggi sono state etichettate come superficiali oppure pesanti per la trama. Fra queste vi è la love story mai realmente approfondita fra Bruce Banner (Hulk) e Natasha Romanoff (Black Widow), che ha fatto storcere il naso a molti.

All’interno di qualche pellicola sono state inserite alcune scene che sembravano preparare la coppia per un futuro romantico, ma la battuta di Tony Stark durante il combattimento dei Vendicatori a Sokovia su di loro, in Avengers: Age of Ultron, è particolarmente sciocca e immatura. Chiedendosi perché i due supereroi non siano ancora al loro posto, Stark dice a Natasha: “Romanoff, è meglio che tu e Banner non giochiate a nascondere le zucchine”.

Il ballo del Barone Zemo – The Falcon and the Winter Soldier

The Falcon and The Winter Soldier

Un’ultima scena divertente da menzionare è quella che vede come protagonista il Barone Zemo. Il personaggio fa il suo debutto nel MCU in Captain America: Civil War come colui che cerca in tutti i modi di mettere Tony Stark contro Steve Rogers e Bucky Barnes. Seppur il suo piano all’inizio funzioni, Zemo viene poi catturato vivo e messo in prigione da Black Panther.

Il Barone è in seguito ritornato in The Falcon and the Winter Soldier, con il compito di aiutare Sam Wilson e Bucky a rintracciare un nuovo lotto di siero per super-soldati. Nonostante lo show si impianti su un tono molto serio, c’è un momento abbastanza sciocco in cui si vede Zemo ballare in un club di Madripoor. La Marvel, sfruttando la popolarità del filmato, ha persino pubblicato una versione di un’ora per i fan del Marvel Cinematic Universe.

Passages, recensione del film di Ira Sachs

Passages, recensione del film di Ira Sachs

Arriva oggi al cinema il nuovo film del regista Ira Sachs, Passages, presentato al Sundance Film Festival 2023, un dramma romantico interpretato da Franz Rogowski, Ben Wishaw e Adèle Exarchopoulos. Lo stile europeo di Sachs (statunitense d’origine) trova qui il suo massimo compimento dal punto di vista registico e narrativo. Dopo il suo ultimo film, Frankie, girato in Portogallo con un cast proveniente da entrambe le sponde dell’oceano, il regista di Love is strange ritorna alle sue location europee e ai suoi attori di diverse nazionalità, ma addentrandosi in una tematica più vicina al cuore del suo lavoro.

La trama: anime di passaggio

In Passages, Sachs rivisita il concetto di triangolo amoroso e lo fa presentandoci come personaggi un regista tedesco, suo marito inglese e la sua nuova amante francese. Tomas (l’inimitabile Franz Rogowski) è un regista un po’ prepotente che incontriamo mentre dirige l’apparente ultima scena del suo film e maltratta pesantemente le comparse. Già alla festa di fine riprese è un po’ scontroso con Martin (Ben Whishaw), il suo partner, perché il ragazzo non ha voglia di ballare. Per caso finisce a ballare con Agathe (Adèle Exarchopoulos), una ragazza estranea al mondo del cinema ma che sa chi è lui.

Una cosa tira l’altra e Tomas finisce per passare la notte con Agathe, tornando a casa la mattina dopo e raccontando l’accaduto a Martin. E mentre il marito prende il fatto con una certa naturalezza (“ti succede sempre alla fine delle riprese“, gli dice), lui preferisce fare le valigie e andarsene. Bisognoso di compagnia ed egocentrico al massimo, Tomas finisce per partire con Agathe. Poco dopo, si separa da Martin e va a vivere con la donna, in modo permanente. Il suo ex, nel frattempo, sta già frequentando uno scrittore francese che entrambi conoscono. Quando Tomas lo scopre, entra in crisi e non riesce ad accettare di essere dimenticato così rapidamente.

Passages: né vincitori né vinti

Le complicazioni si accumulano e nascono da alcune rivelazioni e svolte narrative, ma Sachs tende a tralasciare i momenti più melodrammatici, preferendo mostrarci i dialoghi, gli incontri, i momenti di intimità tra i personaggi. Come è consuetudine nei suoi film, non ci sono eroi o cattivi in Passages. Sebbene sia chiaro che Tomas è un grave egocentrico e che rientrerebbe nella generica categoria delle personalità tossiche, Sachs non lo presenta come un mostro. Ancora più semplice è identificarsi con le sue due “vittime”, che non hanno quasi alcun rapporto tra loro, tranne che per una scena chiave, che deciderà in più di un modo il destino della vicenda.

Il mondo del cinema da cui proviene Tomas è più che altro accennato, fa prevalentemente da sfondo a un paio di sequenze e discorsi, ma serve a capire che tipo di persona è Tomas e il modo in cui si aspetta che gli altri stiano ai suoi ordini o tollerino i suoi capricci. Martin è un artista che sembra avere successo nel suo lavoro, cosa che Tomas sembra non sopportare. Diverso è il caso di Agathe, una maestra che, tranne in alcuni momenti, si lascia più che altro trasportare dalle circostanze.

Non è necessariamente il dialogo il fulcro del dramma, ma i comportamenti dei personaggi: possono parlare inglese, tedesco o francese, ma la lingua non andrà a inficiare ciò che succede o dovrà accadere. La regia di Sachs è discreta, generalmente in funzione degli attori e dei loro movimenti. In questo, che è il suo film più francese in assoluto (le ambientazioni, le strade e gran parte della logica delle situazioni ricordano i film di Philippe Garrel, François Truffaut o Jean Eustache), Sachs non modifica questo modus operandi, ma aggiunge alcune scene che attirano l’attenzione – un ballo, una scena di sesso, una corsa veloce in bicicletta per le strade di Parigi – e che alterano il tempo e il ritmo del film.

Una scena di Passages (2023)

Un destino a tre lame

Che cosa trasforma una relazione funzionale in una disfunzionale? L’amore consiste nell’accettare l’altro così com’è o nel pretendere che l’altro assecondi i nostri capricci e desideri? È impossibile pensare a una relazione d’amore senza dinamiche di potere? È necessario porre dei limiti perché una relazione funzioni? Queste sono alcune delle domande esplorate in Passages, il nuovo lavoro di Ira Sachs: un’esperienza breve e dolorosa, su tre persone che non sanno di amare e non possono amare. Sachs è un esperto nel sottolineare con umanità gli aspetti e le differenze all’interno di una relazione di coppia che portano alla formazione di crepe, spesso irreparabili (come si può vedere anche nel suo film Little Men). La sceneggiatura, co-scritta da Sachs e dal suo costante collaboratore Mauricio Zacharias, ci mostra tre persone che si dirigono inevitabilmente verso un destino in cui i loro cuori saranno irrimediabilmente spezzati e non possono (o non vogliono) fare nulla per evitarlo.

Il regista potrebbe non scegliere di specificare le correlazioni tra la sua vita personale e i suoi film ma, anche in questo arazzo fittizio, siamo attratti dai personaggi perché sono come noi, o perché noi siamo/eravamo loro. Sulla carta, Tomas è molesto e incredibilmente tossico, ma l’interpretazione di Rogowski ci invita a prestare attenzione al desiderio che si cela dietro il suo volto arcigno e i suoi commenti acidi. Whishaw rifiuta il ruolo di partner a lungo sofferente, sapendo di avere il potere decisivo fino alla fine – qualunque sia il destino che li attende.

Passione tossica

Con questa premessa quotidiana e riconoscibile, Ira Sachs costruisce un dramma romantico (o anti-romantico, a seconda di come lo si guardi) che si concentra sugli alti e bassi emotivi dei membri di questo trio impossibile, evidenziando l’esercizio di potere intrinseco che esiste in ogni relazione che manca del necessario equilibrio. In questo caso, Tomas, artista egoista ed egocentrico abituato a dettare i movimenti degli attori dei suoi film, crede di poter trasformare anche nella vita reale gli altri in burattini. In realtà, questo comportamento vampirico è dovuto al suo bisogno di attenzioni affettive e alla paura della solitudine che lo attanaglia, motivo per cui usa le persone che lo circondano a proprio vantaggio.

Una parte fondamentale del successo del film di Ira Sachs è il modo in cui la fotografia di Josée Deshaies (moglie di Bertrand Bonello e collaboratrice abituale dei suoi film) aggiunge texture cinematografiche ruvide a un’intimità cruda che aveva bisogno di quel realismo sporco, senza rinunciare alla bellezza dei corpi e delle anime nude. Perché l’amore fa male, e il trio alterna momenti di passione ad amare discussioni che li portano a lasciarsi.

Passages non cerca di reinventare il dramma romantico – tutt’altro. È un film che percorre strade già conosciute, ma lo fa con un’onestà fino all’osso e, soprattutto, con un’empatia per i protagonisti che è tanto sorprendente quanto gradita. Sarebbe fin troppo facile trasformare questa storia in un racconto di vittime e carnefici, ma Sachs evita abilmente le accuse. In circostanze come queste, nessuno mostra necessariamente il suo lato migliore.

Fingernails – Una diagnosi d’amore, le prime immagini del film Apple Originals

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Apple Original Films ha annunciato che Fingernails – Una diagnosi d’amore, l’atteso film interpretato da Jessie Buckley, Riz Ahmed, Jeremy Allen White e Luke Wilson e già selezionato al Toronto International Film Festival, uscirà il 3 novembre su Apple TV+.

Anna e Ryan hanno trovato il vero amore. È stato dimostrato da una nuova e controversa tecnologia. C’è solo un problema: Anna non è ancora sicura. Poi accetta un posto in un istituto di sperimentazione amorosa e incontra Amir.

Fingernails – Una diagnosi d’amore è il secondo lungometraggio e il primo film in lingua inglese del visionario regista/scrittore/produttore Christos Nikou, il cui debutto alla regia è stato l’acclamato “Apples”.

Il film è scritto da Christos Nikou con Stavros Raptis e Sam Steiner ed è prodott, oltre allo stesso Nikou, da Cate Blanchett, Andrew Upton e Coco Francini per Dirty Films e Lucas Wiesendanger per FilmNation Entertainment. Il film è prodotto esecutivamente da Glen Basner, Milan Popelka, Alison Cohen e Ashley Fox della FilmNation Entertainment insieme a Kevin Lafferty e Jerome Duboz.

Passages, il sogno realizzato di Ira Sachs

Passages, il sogno realizzato di Ira Sachs

Dal 2019 a oggi molte cose sono cambiate, e anche il Passages con cui Ira Sachs (I toni dell’amore – Love is Strange, Little Men) torna nelle nostre sale è molto diverso dal Frankie con Isabelle Huppert che tanta impressione aveva fatto al Festival di Cannes di quell’anno. Presentato al Sundance Film Festival e poi alla Berlinale – dopo le apprezzate anteprime speciali di inizio mese – dal 17 agosto Mubi e Lucky Red ci offrono uno sguardo moderno non privo di ironia sulla battaglia dei sessi.

Prodotto da Saïd Ben Saïd (Elle, Bacurau) e Michel Merkt (Vi presento Toni Erdmann), in Passages si intrecciano desideri e nevrosi di Ben Whishaw, ma soprattutto della coppia composta da Franz Rogowski (visto di recente in Freaks Out di Gabriele Mainetti e il Disco Boy di Giacomo Abbruzzese) e la splendida e indimenticabile protagonista del La vita di Adele premiato con la Palma d’oro nel 2013, Adèle Exarchopoulos. Loro la chiave di quello che lo stesso regista definisce “un film di attori”, ai quali si è affidato per ottenere qualcosa che non avrebbe mai potuto essere nella sceneggiatura.

Anche per quel che riguarda sensualità e istinto, due elementi che – insieme alle scene di sesso che arricchiscono il film e i rapporti tra i personaggi – non sono molto piaciuti alla censura. Intanto a quella statunitense, che ha vietato il film ai minori di 17 anni. Una decisione che il regista – fondatore dell’organizzazione Queer|Art – ha definito “pericolosa” per il suo combattere “la possibilità che esista un immaginario LGBTQ+” e alla quale Mubi – considerandola “inaspettata” e “deludente” – ha risposto distribuendo il film negli Stati Uniti senza rating.

Un film tanto attuale da esser stato visto come un manifesto della tanto decantata fluidità?

Secondo la mia esperienza, l’importante è l’impatto che il film ha sul pubblico. Poi, quanto a quel che ci veda il pubblico, c’è una frase famosa che dice che se vuoi mandare un messaggio, devi usare la Western Union. Io non volevo mandare messaggi, ma sicuramente un film, una sceneggiatura, possono essere costruiti, strutturati, interpretati e letti in diversi modi. Ed è altrettanto certo è che questo aspetto ci sia, anche se la mia intenzione non era di fare un film a tema. In generale parlerei di un cambiamento generazionale. C’è stato questo passaggio che forse oggi ci permette di vedere le relazioni e i rapporti umani, sentimentali e sessuali, in un nuovo modo, diverso, nel quale le differenze sono consentite.

Tre attori ben orchestrati grazie anche a tre personaggi ben costruiti, come sono nati?

Ho costruito il film su Rogowski, dopo averlo visto nell’Happy End di Haneke, e l’ho iniziato a scrivere durante il primo lockdown. Un periodo nel quale ho provato un grande senso di insicurezza. Non ero sicuro che il cinema potesse sopravvivere e ho sentita la necessità di lavorare a un film che avrei voluto vedere, e del genere che avrei voluto vedere se il cinema fosse sopravvissuto. Un film di attori, che anche si prendesse dei rischi. Proprio in quel periodo avevo visto l’ultimo film di Visconti, L’innocente, e mi aveva ispirato, non solo per la struttura del racconto. Da regista, da uomo di potere, ho sofferto della mancanza di controllo  sul mio mondo, il mio ambiente, e in qualche modo mi sentito connesso con Giancarlo Giannini, ma tutti noi abbiamo continuato a sentirci ispirati dal film, anche durante l’intero processo creativo.

Ma non solo per Giannini, giusto?

Il sentimento che mi ha provocato Franz Rogowski è lo stesso che avevo provato per Laura Antonelli. Pur essendomi sempre identificato come omosessuale, e avendo una storia sentimentale in questo senso, sentire queste sensazioni nei confronti del personaggio da lei interpretato è stato molto interessante. Anche come regista, visto che quell’eccitazione mi portava in una diversa direzione. Ho pensato a cosa succederebbe se la mia ispirazione, la mia musa erotica cambiasse. Durante la lavorazione io avevo 55 anni, ma i protagonisti sono molto più giovani, non c’è il tema dell’identità omosessuale, oggi forse c’è un approccio diverso, una differenza generazionale che in qualche modo rende il film – ambientato al giorno d’oggi – molto attuale.

La fascinazione per Rogowski ha condizionato anche la natura del personaggio?

Sin dalla sequenza iniziale del film c’è sicuramente qualcosa di me stesso nella sua posizione, nel suo potere, c’è la mascolinità, il mio essere bianco, ma nei personaggi c’è sempre anche molto di quel che mettono loro. Anche perché io evito di fare prove per non bloccarli, per dar loro un ambiente creativo, perché loro stessi si scoprano, anche se questo significa correre dei rischi. Il suo Tomas è un uomo di potere, che finisce a terra, ma il modo in cui lo fa ha una sua coreografia. Ed è curioso perché Frank aveva pensato di fare il ballerino all’inizio della sua carriera, e anche se oggi dice di non saper ballare il suo corpo è come un’opera d’arte, una scultura, con cui lui sa di poter trasmettere qualcosa.

Passages filmUn uomo di potere che vediamo tanto attento ai dettagli, quanto talmente egoista da ignorarli…

C’è una coerenza nel personaggio, che è quella di esser costantemente mosso dal desiderio. C’è un gap tra quello che ha e quello che vorrebbe avere, dall’inizio alla fine. Una costante, in un soggetto guidato sempre dal piacere. La mia stessa intenzione, come regista, era di dare qualcosa al pubblico, in qualche modo di dargli piacere, attraverso i diversi elementi del film, dai colori alla fisicità degli attori, in ogni scena. Qualcosa che mostra la ricerca fatta e la concentrazione sui dettagli.

Piacere e fisicità che tornano anche nelle scene di sesso, anche quelle molto curate nei dettagli, quasi delle coreografie, nonostante l’amore omosessuale sembri ancora un tabù…

Per esperienza so che non si può scrivere completamente una scena di sesso per gli attori, sono loro che devono interpretarla, è nelle loro mani. Puoi creare una situazione, nella quale loro si muoveranno, è il mio lavoro è metterli a loro agio, che sentano fiducia e rispetto, e poi lasciare alla loro improvvisazione, al movimento dei loro corpi che esprima quello che avrei dovuto descrivere sulla pagina in maniera dettagliata. Loro possono fare col corpo tutti i paragrafi di una scena. Qualcosa che non avrei potuto fare, tanto che mentre li dirigo sono anche un osservatore, divento pubblico e provo quel che prova lo spettatore.

Quanto al tabù, noi viviamo con la convinzione che tutto vada avanti, che il progresso si muova in una precisa direzione, che con il tempo le cose migliorino, anche grazie a una cultura che ci rende sempre più aperti, ma in realtà, per fare il film, io sono dovuto tornare indietro agli anni ’70 e ’80, a Chantal Akerman, ad Accattone, a Visconti, indietro a un periodo nel quale eravamo meno repressi anche per ricordarmi cosa era possibile raccontare con le immagini. Tornare a quel periodo mi ha consentito di creare delle scene nelle quali non ci fosse la vergogna.

Scott Pilgrim Takes Off: il primo trailer della serie animata Netflix

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Michael Cera si riunisce con Sex Bob-Omb – questa volta in forma animata – per l’imminente anime di Netflix Scott Pilgrim Takes Off. La serie di otto episodi è diretta dallo studio di animazione Science Saru e segue la storia del personaggio del titolo che suona il basso durante la sua battaglia tra le band e contro gli ex di Ramona.

La nuova serie Netflix segue la commedia d’azione romantica di Edgar Wright del 2010 Scott Pilgrim Vs The World, basata sulla serie di graphic novel di Bryan Lee O’Malley.

I personaggi animati di Scott Pilgrim Takes Off sono doppiati quasi interamente dagli attori del film del 2010. Questo include Mary Elizabeth Winstead come Ramona, Kieran Culkin come Wallace Wells, Chris Evans come Lucas Lee, Jason Schwartzmen come Gideon Graves, Satya Bhabha come Matthew Patel, Brie Larson come Natalie V. “Envy” Adams, Aubrey Plaza come Julie Powers, Ellen Wong nei panni di Knives Chau e Anna Kendrick nei panni di Stacey Pilgrim.

Oldboy: Park Chan-wook commenta il remake firmato da Spike Lee

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Oldboy: Park Chan-wook commenta il remake firmato da Spike Lee

Il regista originale di Oldboy, Park Chan-wook, rivela come si è sentito guardando il remake di Spike Lee del 2013. Basato liberamente su un manga giapponese, Oldboy di Park racconta la storia di un uomo misteriosamente imprigionato per 15 anni, che dopo aver ottenuto la libertà, parte per una sanguinosa ricerca di vendetta contro i suoi sconosciuti carcerieri. Acclamato dalla critica al momento della sua uscita nel 2003 (come si evince dal suo punteggio dell’82% su Rotten Tomatoes), Oldboy è stato sostenuto da artisti del calibro di Quentin Tarantino e in un primo tempo il suo remake è stato affidato a Steven Spielberg che avrebbe diretto Will Smith nel ruolo principale. Alla fine il remake di Oldboy è stato diretto da Spike Lee con Josh Brolin nei panni del protagonista.

Ora, 20 anni dopo l’uscita dell’originale Oldboy, il regista Park Chan-wook ha rivelato come si è sentito guardando il remake del suo film a opera di Lee (tramite Inverse). Pur lodando Lee e definendolo un regista di grande influenza, Park ammette anche che è stato strano guardare una nuova versione del film a cui ha dato vita.

“Prima di tutto sono stato molto onorato che sia stato realizzato da un regista che rispetto e da cui sono stato personalmente influenzato. Guardando il film, mi è sembrato molto inquietante perché è la storia che ho creato io, ma è diversa. È quasi come un volto familiare, ma anche molto nuovo allo stesso tempo… Hai presente quando vai nei parchi di divertimento e c’è la sala degli specchi e vedi i tuoi riflessi contorti in questi strani specchi? È stata un’esperienza divertente simile a qualcosa del genere.”

C’è da aggiungere che il commento di Park è anche molto diplomatico, dal momento che se il suo Oldboy è considerato un capolavoro della cinematografia mondiale, il remake di Spike Lee è uno dei punti più bassi della prestigiosa e ricca filmografia del regista americano.

Il ragazzo e l’airone, le prime immagini ufficiali del nuovo film di Hayao Miyazaki

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C’è molto mistero intorno a Il ragazzo e l’airone (The Boy and the Heron), titolo internazionale del prossimo film di Hayao Miyazaki che in originale si intitola How Do You Live?. Il film ha fatto notizia in primo luogo perché si tratta del grande ritorno al lungometraggio del Maestro dell’animazione giapponese, ma anche perché si è tanto parlato del fatto che lo studio Studio Ghibli, che produce il film, aveva scelto di non fare nessun tipo di campagna promozionale per il film stesso.

Tuttavia, tramite X, @DiscussingFilm ha diffuso le prime quattro foto ufficiali dal film, dopo un leak di altre immagini dei giorni passati. Le quattro immagini mostrano il protagonista del film, uno stormo di uccelli, un misterioso oggetto fluttuante e un airone decisamente bizzarro, in pieno stile Miyazaki, fornendo un allettante primo assaggio di quello che il film sarà.

Il ragazzo e l’airone (The Boy and the Heron) ha debuttato in Giappone il 14 luglio 2023, dove è stato distribuito con una minuscola campagna di marketing, lasciando i fan completamente all’oscuro di cosa sarebbe stato il film che stavano per vedere. Da allora il film ha raccolto enormi elogi e debutterà al Toronto International Film Festival a settembre.

Le immagini condivise non danno grandi suggerimenti su quello che sarà la storia del film, ma per adesso sappiamo che The Boy and the Heron racconterà la storia di Mahito Maki, un ragazzino che scopre una misteriosa torre abbandonata che lo mette in contatto con un fantastico nuovo mondo insieme a un airone parlante. Maki è chiaramente presente nella prima immagine, mentre abbraccia un personaggio femminile il cui volto è oscurato, mentre l’airone è presumibilmente lo stesso raffigurato nell’immagine finale.

Il film è ispirato al libro How Do You Live?, titolo originale del film, ma piuttosto che essere un adattamento del libro stesso, è il libro che appare effettivamente nel film in possesso di Maki. Il film sembra condividere molti temi importanti cari a Miyazaki, come il sentimento contro la guerra, l’idea di un mondo fantastico che esiste accanto al nostro e le difficoltà di essere un bambino, rendendolo una degna conclusione (?) della sua carriera cinematografica.

Aaron Taylor-Johnson rivela l’intenso allenamento per Kraven il Cacciatore

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Il protagonista di Kraven – Il Cacciatore, Aaron Taylor-Johnson, rivela l’intenso allenamento e l’aumento di peso a cui si è sottoposto per incarnare il cattivo di Spider-Man. Taylor-Johnson non è estraneo ai film di supereroi, visto che nel corso della sua carriera è stato protagonista di Kick Ass, e ha avuto un breve ruolo nel MCU nei panni di Quicksilver, al fianco di Elizabeth Olsen. Tuttavia, affinché Aaron Taylor-Johnson tornasse nel circolo dei supereroi Kraven – Il Cacciatore di Sony, l’attore ha dovuto seguire un regime di allenamento come mai prima d’ora.

Parlando con Esquire, Aaron Taylor-Johnson ha rivelato l’intenso addestramento che ha seguito per Kraven il Cacciatore. Secondo la rivista, l’attore conosceva l’importanza della forma del suo torace per il personaggio, il che lo ha fatto allenare pesantemente per mesi. Taylor-Johnson ha anche imparato a correre come un quadrupede per essere credibile nei panni di Kraven, che ha poteri animali nel film. La sua formazione includeva anche altri elementi, come inseguire cervi con un cacciatore, studiare la vita e il lavoro del defunto fotografo naturalista Peter Beard e trascorrere del tempo con l’ambientalista Damian Aspinall, descritto da Taylor-Johnson come “un punk-anarchico”.

Il primo trailer di Kraven il Cacciatore ha anticipato che il film dipinge il personaggio in una luce più positiva del previsto. Mentre il filmato ha rivelato che la versione di Kraven di Taylor-Johnson sarà letale come il personaggio del fumetti, grazie al rating R del film, non sarà lui il cattivo del film.

Kraven – Il Cacciatore: tutto quello che sappiamo sul film!

Dopo il successo di Venom: Let There Be Carnage e Spider-Man: No Way Home, Sony continua ad espandere il suo universo Marvel e Kraven the Hunter si unisce a una lista che include anche Madame Web con Dakota Johnson e il progetto Spider-Woman di Olivia Wilde. Art Marcum, Matt Holloway e Richard Wenk hanno scritto la sceneggiatura di Kraven – Il Cacciatore e il fatto che il film attiri talenti di alto livello è sicuramente un buon segno. Kraven – Il Cacciatore uscirà al cinema il 05 ottobre 2023 distribuito da Sony Pictures Italia e Warner Bros.

Kraven – Il Cacciatore sarà interpretato da Aaron Taylor-Johnson (Avengers: Age of Ultron) mentre assume il mantello del cattivo di Spider-Man, che è un immigrato russo di nome Sergei Kravinoff. Nel film, che viene annunciato come il prossimo capitolo dello Spider-Man Universe (SSU) di Sony, va in missione per dimostrare di essere il più grande cacciatore del mondo. Ad affiancare Taylor-Johnson nel film Marvel di Sony con classificazione R c’è Fred Hechinger (Fear Street Trilogy, The White Lotus) nei panni di Chameleon, il fratellastro di Kraven; la candidata all’Oscar Ariana DeBose (West Side Story) nel ruolo di Calypso, la compagna dell’occasione e amante di Kraven; Russell Crowe e Levi Miller in ruoli sconosciuti. Anche Christopher Abbott e Alessandro Nivola sono stati scelti come cattivi principali. Kraven – Il Cacciatore è diretto dal candidato all’Oscar J. C. Chandor (A Most Violent Year) da una sceneggiatura co-scritta da Richard Wenk (The Equalizer), Matt Holloway e Art Marcum. Avi Arad e Matt Tolmach stanno producendo il progetto.

Kraven – Il Cacciatore racconta la violenta storia della nascita e del destino di uno dei villain più iconici della Marvel. Ambientato prima della sua famigerata vendetta contro Spider-Man, Aaron Taylor-Johnson interpreta il protagonista di questo film vietato ai minori di 14 anni.

Spider-Man: Beyond the Spider-Verse, piccoli aggiornamenti sull’uscita

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Anche se l’uscita di Spider-Man: Beyond the Spider-Verse è stata posticipata a data da definirsi, i creatori e sceneggiatori del franchise hanno offerto un aggiornamento in merito a quando il film verrà distribuito.

Come parte delle modifiche alla data di uscita del film Marvel di Sony, è stato rivelato che Spider-Man: Beyond the Spider-Verse non sarebbe stato distribuito nella sua data originale del 29 marzo 2024. Il terzo film della trilogia animata di Spider-Man è stato rimosso dal pianificazione di Sony, senza alcun accenno a quando potrebbe essere fatto uscire.

Durante un’intervista con Digital Spy, gli sceneggiatori/produttori del franchise di Spider-Verse Phil Lord e Chris Miller hanno condiviso un nuovo aggiornamento riguardante la data di uscita di Spider-Man: Beyond the Spider-Verse. Secondo il duo, il film uscirà “quando sarà pronto“. Lord ha giustificato la mancanza di una data di uscita concreta per il film nella sua risposta, dicendo: “Quelle decisioni sono per fortuna al di sopra del nostro stipendio, ma posso dirti che ci stiamo già lavorando sodo e ci prenderemo il tempo necessario per renderlo grande”.

Hollywood sta attualmente attraversando due grandi scioperi che hanno influenzato profondamente una vasta gamma di film e programmi TV, e Beyond the Spider-Verse è un’altra vittima della situazione. Gli scioperi della Writers Guild of America e SAG-AFTRA hanno interrotto il lavoro di sceneggiatori e attori, il che ha causato il ritardo o la sospensione della produzione di diversi progetti a tempo indeterminato.

The Toxic Avenger: ecco Peter Dinklage nella prima foto!

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The Toxic Avenger: ecco Peter Dinklage nella prima foto!

È stata diffusa da Bloody Disgusting la prima immagine del remake di The Toxic Avenger, che mostra Peter Dinklage pronto all’azione nei panni di Winston Gooze. Diretto da Macon Blair, il film rivisita l’omonimo classico cult del 1984. Il film originale segue un custode che viene trasformato in un supereroe sfigurato che combatte il crimine dopo essere caduto in una vasca di rifiuti tossici, e il riavvio firmato da Blair sembra seguire la stessa vena.

Nella prima immagine svelata da Bloody Disgusting possiamo dare un’occhiata all’aspetto di Dinklage come l’eroe titolare. Sebbene la nuova immagine non riveli il volto di Dinkage, fornisce uno sguardo al suo costume da supereroe e all’arma verde dall’aspetto tossico.

Realizzato con soli $ 500.000, il primo film di The Toxic Avenger, distribuito da Troma Entertainment, è diventato un cult. Il film presenta un personaggio principale stravagante e un mondo ancora più stravagante in cui lui stesso abita. Nella classica moda di Troma, il tono del film è molto esagerato, e il film è a tutti gli effetti una parodia dei film di supereroi con abbondanti dosi di sangue e violenza.

Mentre il rating R del reebot di The Toxic Avenger per violenza esplicita, sangue, nudità e linguaggio suggerisce che il film tenterà di catturare questa stessa energia, Blair ha precedentemente spiegato che il film sarà la sua interpretazione del materiale originale. Il regista ha espresso il desiderio di realizzare un film che attiri i fan di lunga data oltre al pubblico che non ha alcuna familiarità con i prodotti originali o in generale con i film di Troma.

Mentre molti aspetti della storia del film rimangono nascosti, il cast di The Toxic Avenger presenta una serie di attori straordinari guidati da Peter Dinklage, tra cui Elijah Wood, Julia Davis, Jacob Tremblay, Taylour Paige e Kevin Bacon. Secondo quanto riferito, Bacon interpreta un cattivo nel film, ma i dettagli sul suo personaggio non sono ancora stati diffusi. Con The Toxic Avenger che sarà presentato in anteprima al Fantastic Fest il mese prossimo, è molto probabile che presto verrà annunciata una data di uscita ufficiale negli USA.

Cillian Murphy rivela in quale film di Christopher Nolan sarebbe voluto essere

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È ormai diventata una leggenda metropolitana la reazione di Cillian Murphy quando Christopher Nolan gli ha chiesto di essere il protagonista nel suo film, Oppenheimer. L’attore irlandese collabora da anni con Nolan, anche se non ha mai ricevuto, prima di adesso, un ruolo da protagonista. E adesso, la star di Oppenheimer rivela che gli sarebbe piaciuto recitare in Interstellar.

Murphy sta ricevendo elogi per la sua interpretazione nei panni del fisico J. Robert Oppenheimer nel nuovo film di Nolan. Conosciuto principalmente per il ruolo di Tommy Shelby in Peaky Blinders, Murphy è noto per la sua grande intensità e Oppenheimer gli è valso alcune delle migliori recensioni della sua carriera.

In una recente conversazione con The Independent, Murphy ha detto che gli sarebbe piaciuto recitare in Interstellar. Mentre l’attore afferma che alla fine per il film siano state scelte le “persone giuste”, Murphy ha detto che “adora” Interstellar.

“Adoro Interstellar perché lo trovo così emozionante. Ricordo di averlo visto al cinema quando avevo dei bambini piccoli. Ha avuto un grande impatto su di me. Mi ha spezzato il cuore. Adoro guardare i suoi film quando non ci sono perché non devo spaventarmi per le dimensioni delle mie orecchie o altro.”

Tutto quello che sappiamo sul film Oppenheimer

Scritto e diretto da Christopher Nolan, Oppenheimer è un thriller storico girato in IMAX che porta il pubblico nell’avvincente storia paradossale di un uomo enigmatico che deve rischiare di distruggere il mondo per poterlo salvare. Il film è interpretato da Cillian Murphy nel ruolo di J. Robert Oppenheimer e da Emily Blunt nel ruolo della moglie, la biologa e botanica Katherine “Kitty” Oppenheimer. Il premio Oscar Matt Damon interpreta il generale Leslie Groves Jr., direttore del Progetto Manhattan, e Robert Downey Jr. interpreta Lewis Strauss, commissario fondatore della Commissione statunitense per l’energia atomica.

La candidata all’Oscar Florence Pugh interpreta la psichiatra Jean Tatlock, Benny Safdie interpreta il fisico teorico Edward Teller, Michael Angarano interpreta Robert Serber e Josh Hartnett interpreta il pionieristico scienziato nucleare americano Ernest Lawrence. Il film è anche interpretato dal vincitore dell’Oscar Rami Malek e questo film vede Nolan riunirsi con l’attore, scrittore e regista otto volte candidato all’Oscar Kenneth Branagh. Il cast comprende anche Dane DeHaan (Valerian e la città dei mille pianeti), Dylan Arnold (serie Halloween), David Krumholtz (La ballata di Buster Scruggs), Alden Ehrenreich (Solo: A Star Wars Story) e Matthew Modine (Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno).  Il film è tratto dal libro vincitore del premio Pulitzer American Prometheus: The Triumph and Tragedy of J. Robert Oppenheimer di Kai Bird e del compianto Martin J. Sherwin. Il film è prodotto da Emma Thomas, Charles Roven di Atlas Entertainment e Christopher Nolan.

Oppenheimer è girato sia in IMAX 65mm che in pellicola di grande formato 65mm che include, per la prima volta in assoluto, sezioni in fotografia analogica IMAX in bianco e nero. I film di Nolan, tra cui TenetDunkirkInterstellarInception e la trilogia del Cavaliere Oscuro, hanno incassato più di 5 miliardi di dollari al botteghino mondiale e sono stati premiati con 11 Oscar e 36 nomination, tra cui due nomination come miglior film.

Maestro: il teaser ufficiale del film di e con Bradley Cooper

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Maestro: il teaser ufficiale del film di e con Bradley Cooper

Netflix ha annunciato la data di uscita e un primo teaser per il suo nuovo film, Maestro, che segna la seconda regia cinematografica di Bradley Cooper, dopo A Star Is Born. Il film, che ha co-scritto, diretto e interpretato nei panni del compositore Leonard Bernstein, uscirà nelle sale selezionate il 22 novembre, dopo l’anteprima mondiale nella Selezione Ufficiale del Concorso della 80° Mostra d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, per poi arrivare sulla piattaforma il 20 dicembre.

Maestro, la trama

Maestro racconta la complessa storia d’amore di Leonard Bernstein e Felicia Montealegre Cohn Bernstein (Carey Mulligan), una storia che dura da oltre 30 anni. Forse meglio conosciuto per la colonna sonora di West Side Story di Broadway e del classico film di Marlon Brando Fronte del Porto, Bernstein ha sposato l’attrice nel 1951 e ha avuto tre figli con lei, con la coppia che si è divisa tra New York e il Connecticut. A complicare la dinamica tra i due sono state le relazioni che ha avuto nel corso degli anni, sia con uomini che con donne, anche se condotte con la consenziente consapevolezza di Felicia. I due sono stati separati a un certo punto per un periodo di un anno, anche se alla fine sono rimasti insieme fino alla morte di Felicia nel 1978.

Bradley Cooper ha scritto la sceneggiatura di Maestro con il premio Oscar per Il caso Spotlight Josh Singer, ed è anche affiancato nell’ensemble da Matt Bomer, Maya Hawke, Sarah Silverman, Josh Hamilton, Scott Ellis, Gideon Glick, Sam Nivola, Alexa Swinton e Miriam Shor. Di seguito, il poster del film:

Maestro poster

Mentre Maestro è stato annunciato come parte del programma di Venezia 80 alla fine del mese scorso, Cooper ha annunciato che non prenderà parte alla promozione del film, a meno che lo sciopero SAG-AFTRA non si concluda in qualche modo entro la fine di questo mese.

Barbie bandito in Algeria perché “promuove l’omosessualità”

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Barbie bandito in Algeria perché “promuove l’omosessualità”

Barbie è stato bandito in Algeria nella sua terza settimana di programmazione nel paese, stando a quanto leggiamo su Reuters. In una dichiarazione al sito, una fonte ufficiale anonima ha affermato che il film “promuove l’omosessualità e altre devianze occidentali” e “non è conforme alle credenze religiose e culturali dell’Algeria”.

La notizia è stata riportata per la prima volta lunedì dal sito locale 24H Algerie, che ha scritto che il Ministero della Cultura e delle Arti del paese nordafricano aveva chiesto alle sale che proiettano il film di rimuoverlo immediatamente dai loro programmi. Secondo 24H Algerie, Barbie è stato bandito per “danno morale“.

Anche il Libano e il Kuwait si sono recentemente mossi per vietare la distribuzione della commedia con Margot Robbie e Ryan Gosling. La scorsa settimana, il ministro della cultura libanese Mohammad Mortada ha affermato che il film della Warner Bros. è stato ritenuto “promotore dell’omosessualità e della trasformazione sessuale” e “contraddice i valori della fede e della moralità”. “Il film va contro i valori morali e religiosi in Libano, in quanto incoraggia la perversità e la trasformazione di genere mentre chiede il rifiuto del patriarcato e ridicolizza il ruolo delle madri”, ha detto Mortada. Ha quindi chiesto al comitato di censura del paese di rivedere il film e fornire una raccomandazione. A partire dal 9 agosto, il Kuwait aveva già bandito il film.

Nel frattempo, anche se in precedenza era stato riferito che sia l’Arabia Saudita che gli Emirati Arabi Uniti stavano prendendo in considerazione il divieto di Barbie, il film è uscito giovedì in entrambi i paesi e ha incassato 1,9 milioni di dollari in ciascun paese nel suo primo fine settimana di uscita.

Barbie ha superato la soglia del miliardo di dollari in tutto il mondo, rendendo la regista Greta Gerwig la prima regista donna solista a raggiungere il traguardo al botteghino.

Box office: Barbie domina ancora la classifica

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Box office: Barbie domina ancora la classifica

A più di tre settimane dalla sua prima uscita nelle sale Barbie, scritto e diretto da Greta Gerwig con Margot Robbie e Ryan Gosling nei panni dei due protagonisti continua a mantenere il primo posto per incassi. Nel solo fine settimana Barbie ha incassato €320.976 a fronte di un totale che supera ampiamente i 27 milioni di euro. La commedia sulla nota bambola di Mattel continua ad attirare un pubblico di tutte le età al cinema anche con il caldo estivo!

Al secondo posto si stabilisce Shark 2: l’abisso che incassa €205.463 nel week end appena concluso e supera i 3 milioni di euro di incassi dalla sua prima uscita nelle sale il 3 agosto.  Mantiene ancora salda la terza posizione Mission impossible: dead reckoning parte uno; a più di un mese dalla sua prima uscita nei cinema il settimo capitolo della saga action con Tom Cruise incassa €57.263 a fronte di un totale che sfiora i 5 milioni di euro.

Box office: il resto della classifica

Al quarto e quinto posto ritroviamo nuovamente Elemental, film di animazione targato Disney Pixar, e Indiana Jones e il quadrante del destino, quinto ed ultimo capitolo della serie cinematografica di avventura con Harrison Ford. Elemental incassa €43.845 su un totale di più di 6 milioni di euro, mentre Indiana Jones raggiunge un incasso di €34.930.

Il sesto ed il settimo posto sono occupati da Demeter- il risveglio di Dracula, che al suo primo fine settimana al cinema incassa €32.181, e da Il mio vicino Totoro, cartone animato prodotto dallo studio Ghibli, che guadagna €28.061 nel week end. All’ottavo posto ritroviamo Ruby Gillman la ragazza con i tentacoli che a più di un mese dalla sua prima uscita incassa €9.044, su un totale di poco più di un milione di euro.

Ultimi due in classifica per incassi sono Scordato, commedia italiana nei cinema dal 13 aprile, la quale incassa €7.318, e Rapito, pellicola di Marco Bellocchio nelle sale dal 25 maggio, che incassa €6.732.

Rogue, la recensione del film horror di Greg McLean

Rogue, la recensione del film horror di Greg McLean

Uno squalo che si aggira nelle acque indisturbato, pronto ad attaccare chiunque arrivi nel suo territorio. Un coccodrillo famelico che dà insistentemente la caccia alle sue prede per poi nasconderle nella sua tana. Sono questi i principali protagonisti del B-movie horror, un filone tanto spaventoso quanto avvincente, che da sempre appassiona e terrorizza milioni di spettatori. Se Lo squalo di Steven Spilberg è diventato un cult ci sarà un motivo, in fondo. Rogue, film del 2007 scritto e diretto da Greg McLean, rientra in quella cerchia di film di genere degni di una visione, in quanto riesce a conciliare spirito d’avventura, horror spietato e personaggi sfruttati a dovere. La sua trama prende ispirazione dalla vera storia di Sweetheart, un coccodrillo enorme maschio di acqua salata che negli anni ’70 dicono fosse stato responsabile di ricorrenti attacchi alle barche. Rogue è disponibile su Netflix e fa parte della Top 10 dei film più visti sulla piattaforma.

Rogue, la trama

Pete (Michael Vartan) è un giornalista di viaggio inviato in Australia per un reportage sul Kakadu National Park. Arrivato sul luogo, incontra la guida turistca Kate (Radha Mitchell), che sta radunando tutto il gruppo sulla sua barca per poter cominciare il percorso lungo il fiume, alla ricerca dei coccodrilli. Gli altri componenti del gruppo sono Simon (Stephen Curry), Russell (John Jarratt), Everett (Robert Taylor), Sherry (Mia Wasikowska) ed Elizabeth (Heather Mitchell), e per un po’ anche lo spavaldo Neil (Sam Worthington). Mentre stanno navigando il fiume, uno di loro si accorge di un bagliore in cielo, una richiesta di soccorso da parte di qualcuno che si trova in pericolo. A quel punto Kate decide di risalire il fiume e raggiungere il punto dove è stato lanciato il segnale, ma nel tragitto qualcosa colpisce la barca, facendola arenare vicino un piccolo isolotto in mezzo all’acqua. I problemi insorgono quando un gigantesco coccodrillo d’acqua salata, che nuota in quella palude, sta dando loro la caccia e non vuole fermarsi per nessuna ragione, poiché oramai per lui sono prede da braccare. Compito del gruppo è fare in modo che l’animale si distragga per poter raggiungere la terraferma, prima che la marea inghiottisca l’isolotto e li faccia disperdere nel fiume, dandoli in pasto al coccodrillo.

Rogue cast

Un B-horror movie da non sottovalutare

Come dicevamo in apertura, Rogue è un B-horror movie degno del suo nome. Uno di quelli che non si rovesciano nel dimenticatoio, ma che anzi meriterebbero d’essere guardati ogni qual volta si ha bisogno di una scossa potente di adrenalina, accompagnata da un’ansia crescente, che è proprio una delle chiavi dominanti di tutto l’impianto narrativo di Rogue. Se di solito sono gli squali a occupare il piccolo o grande schermo per incutere timore, oltre che alle sue vittime, anche agli spettatori (i quali il più delle volte in acqua si fanno poi suggestionare), in questo caso a creare scompiglio e un magone alla bocca dello stomaco è un gigantesco coccodrillo, che rispetto al re degli oceani può spostarsi sia in acqua che sulla terraferma, rendendo la sua minaccia molto più forte e sentita. Impedendo di conseguenza alle sue vittime di stare tranquille ovunque, aumentando la pressione su di loro.

Ed è proprio qui che McLean si diverte con il suo film, potendo spostare le sue pedine a piacimento in un’Australia paludosa ma in ogni caso incantevole e magnetica, dando modo alla sua fantasia di volare e soddisfarsi nelle dinamiche più terribili con l’animale. I suoi personaggi non sono mai al sicuro, pur incorniciati da paesaggi naturalistici mozzafiato, perché sono costante preda del coccodrillo e ogni mossa può decretare la loro morte. Il film prepara lentamente il suo pubblico a questa serie di eventi, ed è il giocare sull’attesa – spostando l’incidente scatenante verso la ventina di minuti – ad accendere subito il motore della tensione, pur non essendo accaduto ancora niente di cruciale. Mantenendo come punto fisso lo stato tensivo generale, il regista riesce così anche a costruire una storia fra i personaggi, ponendo l’accento sui diversi modi di reagire delle persone davanti alle difficoltà, e di come sia spesso difficile trovare una sintonia anche di fronte ad un imminente pericolo.

Un cast corale

E in realtà sono proprio i personaggi ad essere pilastro importante e strumento vincente di Rogue, che oltre a mostrarci sequenze d’attacco ben riuscite, con una messa in scena curata per rendere l’atmosfera cupa, tetra e angosciante al punto giusto, propone dei characters tutto sommato sviluppati bene per il ruolo, riuscendo a gestire una narrazione corale ed equilibrata almeno nei primi due atti. Merito del cast scelto, che in linea generale è in grado di restituire tutto il panico, la preoccupazione e la paura dei momenti cruciali con il coccodrillo, non lasciandosi andare ad un’interpretazione posticcia e stonata. Una performance degna di nota è quella Radha Mitchell, capace di gestire le emozioni della propria Kate e dosare le espressioni, puntando molto sullo sguardo vitreo e scioccato, sottolineando il suo timore ma anche i sensi di colpa che ha verso il suo gruppo di turisti.

Non male anche il protagonista principale, Pete, interpretato da Michael Vartan, che se nella prima parte è lasciato un po’ “all’ombra”, mescolato agli altri e quindi meno visibile, nella scena action finale dà il meglio di sé e mostra le proprie discrete doti recitative. Rogue perciò si conferma un film di genere ben costruito, che cerca di lavorare più sull’ansia dello spettatore che sullo sbigottimento usuale delle scene tipiche di lotta con l’animale, dando a volte l’impressione di essere più un thriller che un vero e proprio horror. Greg McLean non si può dire non abbia fatto un buon lavoro, forse avrebbe dovuto allungare di più alcune vicende adrenaliniche per rendere il film più armonioso, ma guardando ad altri prodotti ben peggiori, di questo non ci si può lamentare.

I peggiori giorni: recensione del film di Edoardo Leo e Massimiliano Bruno

I peggiori giorni arriva in sala il 14 agosto. Suddiviso in quattro episodi, come il suo predecessore I migliori giorni uscito il primo gennaio di quest’anno, è di nuovo scritto e diretto da Edoardo Leo e Massimiliano Bruno con il supporto, alla sceneggiatura, di Beatrice Campagna, Salvatore Fazio, Andrea Bassi, Marco Bonini, Gianni Corsi e Herbert Simone Pagani.

I peggiori giorni, la trama

Questa volta a scandire il dramma della magra esistenza umana, è ancora un quartetto di festività cruciali e durante le quali si sfodera inevitabilmente il meglio di sé. Il Natale è l’unica a dare seguito al precedente capitolo, riprendendo il cast con i tre fratelli interpretati proprio dai due registi e Anna Foglietta, con Renato Carpentieri nel ruolo del papà. Gli altri tre Peggiori giorni del titolo sono invece il Primo Maggio, Ferragosto e Halloween, mentre ne I migliori si trattava di Capodanno, San Valentino e l’8 marzo. Ma poco importa, in effetti, perché il risultato scoppiettante e (all’occorrenza) delirante non cambia.

Le prime due storie sono curate da Leo e le altre da Bruno. Di nuovo il gruppo di attori coinvolto è stellare e nutritissimo da performance eseguite in maniera completa e a tutto tondo (Fabrizio Bentivoglio, Giuseppe Battiston, Claudia Pandolfi, Neri Marcorè, Ricky Memphis, Anna Ferzetti, Rocco Papaleo, Giovanni Storti), a partire dalle giovani leve che si vedono a Ferragosto e Halloween (Sara Baccarini in particolar modo).

Il tempo che scorre scandito dai giorni “peggiori”

Il concetto alla base di queste tanto temute ricorrenze è sempre lo stesso: ci sono delle specifiche date nell’arco dell’anno che ritmano lo scandire del tempo, conducono a delle inevitabili riflessioni e arrestano la frenetica corsa della routine quotidiana lasciando che l’ondata di tutti gli irrisolti piombi alle spalle come una valanga. E quello che accade è tendenzialmente spinto dalla paura di perdere qualcosa: certezze, comodità, reputazione, dignità. Così viene a galla l’egoismo in ogni sua forma più bieca oppure, in qualche occasione, l’amore.

L’intenzione dei registi e sceneggiatori è molto chiara, e l’idea di strutturare il film in quattro distinte situazioni agevola la parte estetica prendendo l’eco di una certa magnifica filmografia italiana degli anni ’60 e, alla fine, l’effetto è interessante. Anche perché è indubbio il gusto per la messa in scena accompagnato dalla bravura della recitazione di tutti.

Il problema, forse, riguarda proprio la scelta dello sviluppo degli eventi e il modo in cui la tensione cresce progressivamente, che in ciascuno episodio tende ovviamente all’amaro in modo diverso. Ma le parti dirette da Leo, pur nella loro chiarezza d’intenti, scadono lentamente nella banalità palesando quasi da subito la direzione che prenderà l’intreccio, rischiando di annoiare tremendamente lo spettatore e offuscare la bella resa dei protagonisti e con essa anche lo stesso messaggio che vuole trasmettere.

Le ultime due storie hanno un maggiore piglio dal punto di vista del ritmo narrativo, Massimiliano Bruno alterna lo stile di racconto sfruttando le musiche e usando il grottesco non solo nel contenuto ma anche giocando con le angolazioni di ripresa e il montaggio.

i peggiori giorniUna sola intenzione per due film

Lo scopo del progetto delle due pellicole non è superficiale, anzi. Parte dal bisogno di riflettere profondamente sull’insensatezza di abitudini, gesti, ritualità, convenzioni svuotate dai significati relazionali che avevano in origine e che subiscono oggi tutta la stanchezza di doverismi accumulati senza sosta. Ma la difficoltà sta nel dover prestare molta attenzione alle sfumature scelte per portare in scena un argomento. Qui i due registi restano intrappolati nella sbrigatività di descrivere delle storie, allegandone battute e dei tentativi di sarcasmo, ma senza utilizzare ciò che più di ogni altro mezzo il cinema possiede: la potenza delle immagini, anche e soprattutto quando silenziose. Ne avrebbe guadagnato tutto, specialmente i temi trattati.

Rocco Papaleo: intervista al regista e protagonista di Scordato

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Rocco Papaleo: intervista al regista e protagonista di Scordato

In occasione del Lucania Film Festival, Rocco Papaleo, tra gli ospiti della 24° edizione, ha raccontato del suo ultimo film da regista, Scordato, in cui recita al fianco di Giorgia.

MCU, 10 grandi problemi del franchise che Avengers 5 deve superare

Ci sono diversi problemi che Avengers: La dinastia Kang dovrà superare quando uscirà nell’ambito della Fase 6 del MCU. Il capo dei Marvel Studios Kevin Feige ha confermato lo sviluppo di Avengers: La dinastia Kang al SDCC 2022 insieme ad Avengers: Secret Wars, con i due epici film crossover destinati a concludere la Saga del Multiverso del MCU. Si tratta del primo progetto che coinvolge gli eroi di New York dopo Avengers: Endgame. La dinastia Kang dovrebbe unire le trame separate che si sono svolte nelle Fasi 4 e 5, riunendo una nuova squadra di Eroi più potenti della Terra per combattere Kang il Conquistatore.

La trama collegata a Secret Invasion

Nick Fury Secret Invasion

Sulla scia di Avengers: Endgame, i Marvel Studios hanno deciso di spostare l’attenzione dalla prima squadra di supereroi del MCU, lasciando invece sconosciuto lo status dei nuovi Avengers. Nella nuova serie Marvel, Secret Invasion, si è parlato più volte degli Avengers soprattutto riguardo alla collezione di DNA di vari personaggi del MCU, tra cui alcuni membri di alto profilo della squadra. Dopo aver appreso dell’esistenza di questo database di DNA, è probabile che diversi Vendicatori perdano la fiducia e lascino la squadra, creando potenzialmente un enorme problema di eroi per Avengers: La dinastia Kang.

Infinity War e Endgame alzano l’asticella

MCU Endgame Iron Man

La Saga dell’Infinito del MCU si è conclusa con Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame, segnando uno dei momenti più importanti non solo della storia del MCU, ma della storia del cinema nel suo complesso. Questa doppietta ha fissato un’asticella molto alta per i futuri film e, dal momento che La dinastia Kang è il prossimo a uscire, questo mette molta pressione sul progetto in arrivo. Quando il film uscirà, saranno passati sette anni tra il film e Endgame, il che potrebbe lasciare abbastanza tempo per evitare paragoni troppo evidenti. Tuttavia, i film dei Vendicatori della Fase 6 devono essere all’altezza del successo dei loro predecessori, il che è un compito arduo.

Il ruolo di Kang il Conquistatore nel MCU

Jonathan Majors

Presentato come il nuovo Thanos, Kang il Conquistatore ha debuttato come il principale cattivo della Saga del Multiverso del MCU. Kang rappresenta una minaccia così grande grazie alle sue infinite e malvagie varianti. Le varianti di Kang potrebbero apparire in diversi progetti del MCU prima di Avengers: La dinastia Kang, visto che sono già apparse nella prima stagione di Loki e in Ant-Man and the Wasp: Quantumania, e una nuova variante, Victor Timely, sarà introdotta nella seconda stagione di Loki. Se diverse versioni di Kang continueranno ad apparire prima de La dinastia Kang, rischierà di sembrare un villain abusato, sminuendo il mistero e la magia del personaggio nella Fase 6.

Il MCU ha introdotto troppi nuovi eroi

She-Hulk

Avengers: Infinity War e Endgame hanno visto diversi eroi di alto profilo perdere la vita o ritirarsi dal MCU, lasciando enormi vuoti che sono stati poi colmati da un’ondata di nuovi eroi nella Fase 4. Sebbene sia stato bello vedere nuovi personaggi introdotti nel live-action, Avengers: La dinastia Kang rischia di essere troppo pieno di eroi e di perdere parte dell’azione e della personalità che hanno reso così divertenti i precedenti film sui Vendicatori. Forse ci sono troppi eroi nel MCU, ma è possibile che si formino diverse squadre più piccole invece di un’unica grande squadra, il che potrebbe risolvere il problema.

I nuovi eroi sono molto scollegati tra loro

Moon Knight mcu

L’introduzione di nuovi eroi nella Saga del Multiverso comporta una serie di problemi, poiché molti di questi sono stati autoconclusivi e non hanno connessioni chiare con il MCU più ampio e tra loro. Moon Knight, gli Eterni e Shang-Chi sono solo alcuni esempi, mentre le Fasi 5 e 6 dovrebbero introdurre altri personaggi che potrebbero non avere un percorso prestabilito per unirsi agli Avengers nella Dinastia Kang. Non è chiaro come questi progetti si incastreranno tra loro, anche se, grazie alle anticipazioni su altre squadre satelliti.

Non c’è un leader chiaro per i nuovi Avengers del MCU

the falcon and the winter soldier

Lo sviluppo di La dinastia Kang e Secret Wars conferma che nel futuro del MCU si formerà una nuova squadra di Vendicatori, e anche se è possibile immaginare chi ne farà parte, è meno certo chi la guiderà. Il Capitan America di Steve Rogers guidava la squadra originale, mentre Tony Stark ne finanziava le operazioni, ma entrambi questi eroi hanno lasciato il MCU. Molti si aspettavano che il nuovo Capitan America di Sam Wilson seguisse le orme del suo predecessore, ma senza poteri sovrumani, questo sembra improbabile. La mancanza di un leader chiaro potrebbe essere un punto importante della trama de La dinastia Kang, ma qualcuno dovrà farsi avanti.

Avengers 5 non includerà alcuni degli eroi più interessanti del MCU

Fantastici Quattro

Lo sceneggiatore di Ant-Man and the Wasp: Quantumania Jeff Loveness è stato assunto per scrivere la sceneggiatura di Avengers: The Kang Dynasty, e si è lasciato sfuggire che diversi eroi non appariranno nel prossimo progetto. Se da un lato si tratta di eroi che non hanno ancora debuttato nel MCU, tra cui i Fantastici Quattro, gli X-Men e Blade, dall’altro la perdita di questi eroi in La dinastia Kang potrebbe creare un po’ di confusione, soprattutto perché Blade e Fantastic Four usciranno entrambi prima di La dinastia Kang. D’altra parte, l’esclusione di questi eroi da La dinastia Kang permetterà al film di concentrarsi esclusivamente sulla nuova squadra dei Vendicatori, evitando di appesantire la storia.

Il piano di Kang il Conquistatore deve essere ancora spiegato

Kang il Conquistatore poteri

Jonathan Majors ha attualmente fatto due apparizioni principali nel MCU: Colui che rimane nella prima stagione di Loki e Kang il Conquistatore in Ant-Man and the Wasp: Quantumania. Majors è apparso anche come membro del Consiglio di Kang e apparirà come Victor Timely in Loki 2, ma nonostante le sue numerose apparizioni, il vero piano di Kang non è ancora stato spiegato. Il piano di Thanos nella Saga dell’Infinito non è stato completamente rivelato fino ad Avengers: Infinity War, quindi questo potrebbe non sembrare un problema, ma il piano di Kang è sicuramente molto più complicato, il che significa che avrà bisogno di più tempo per essere spiegato, tempo che la dinastia Kang potrebbe non concedere.

Avengers 5 rischia di perdere l’umanità dei personaggi

Bruce Banner Natasha Romanoff Avengers Age of Ultron

Al centro di tutti i precedenti film dei Vendicatori nel MCU, gli eroi non solo hanno combattuto minacce ultraterrene, ma hanno anche affrontato intense poste in gioco personali che hanno mantenuto l’azione ancorata alla realtà. L’enorme quantità di nuovi eroi che si prevede di includere ne La dinastia Kang e la quantità di tempo che dovrà essere impiegata per spiegare il piano di Kang il Conquistatore rischiano di far perdere a La dinastia Kang questi aspetti personali. Sarebbe un vero peccato, perché l’umanità dei supereroi è il fulcro di ogni precedente avventura dei Marvel Studios, quindi La dinastia Kang non deve essere relegata semplicemente a una battaglia ricca di azione tra gli Avengers e Kang.

I Marvel Studios potrebbero dover sostituire Jonathan Majors in Avengers 5

Kang il Conquistatore esiliato

Forse il problema più grande che affligge la Dinastia Kang è qualcosa su cui i Marvel Studios hanno ancora rifiutato di commentare. Nel marzo 2023, Jonathan Majors è stato arrestato con l’accusa di aggressione e da allora l’attore è stato licenziato da alcuni progetti, abbandonato dal suo team di gestione e coinvolto in un caso penale di alto profilo. I Marvel Studios non hanno rilasciato alcun commento sul futuro di Majors nel MCU, forse in attesa del verdetto del processo. Se Majors verrà condannato, però, i Marvel Studios saranno costretti a cambiare i loro piani per il futuro del MCU – forse cancellando Avengers: La dinastia Kang – o a ridimensionare il ruolo di cui Majors è già diventato sinonimo.

Il re delle indie: recensione del nuovo documentario Prime Video

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Il re delle indie: recensione del nuovo documentario Prime Video

I docufilm permettono al pubblico di conoscere realtà nuove, di scoprire cose affascinanti sul mondo in cui viviamo; i veri documentari riescono a catturare l’attenzione dello spettatore, ed è ciò che riesce a fare al meglio Il re delle indie, disponibile su Prime Video. Il film, diretto dal giovane regista emergente Gaetano Maria Mastrocinque, presenta una delle più antiche tradizioni di Arezzo: la Giostra del Saracino. Protagonisti del documentario sono i grandi cavalieri delle passate edizioni, come Gianni Martino, e del presente, come Gabriele Innocenti.

Il re delle indie: la tradizione di un popolo

La Giostra del Saracino è un torneo cavalleresco molto antico, che affonda le sue radici nel lontano medioevo. La prima testimonianza riguardante la Giostra risalgono al 1260, mentre nei secoli a venire si ritrovano tante tracce riguardo al torneo in tante epoche differenti, fino al 7 agosto del 1931, prima ufficiale edizione della Giostra in età moderna.

Nel torneo si sfidano i quattro principali quartieri di Arezzo: Porta Crucifera, Porta Sant’Andrea, Porta del Foro e Porta Santo Spirito. Ogni quartiere è rappresentato da due cavalieri; il duellante per vincere deve riuscire a centrare un tabellone attaccato allo scudo del Buratto (o re delle indie), un automa girevole.

In Il re delle indie vengono presentate nella prima parte dei video e testimonianze delle edizioni passate, mentre la seconda parte si focalizza sul torneo del 2019. Partendo da dieci giorni prima delle carriere, si presenta al pubblico il percorso di preparazione della città a tale evento e di ansia e trepidazione dei cavalieri in vista del torneo.

Il fascino della cultura popolare

Il re delle indie si presenta da subito come un documentario interessante, che mantiene l’attenzione del pubblico, grazie alle tecniche utilizzate ed alla particolare dedizione con cui è stato realizzato.

Si notano da subito l’utilizzo di varie tecniche che attirano l’occhio dello spettatore, tra queste lo split screen, di cui a tratti ne è stato quasi abusato. Nella prima parte del documentario vengono mostrati filmati delle passate edizioni, insieme alla testimonianza di Gianni Martino, cavaliere che detiene il record di lance d’oro.

A questi si aggiunge anche una certa attenzione ai particolari, primo fra tutti la scelta di un sottofondo musicale spesso teso, incalzante, il quale crea un sentimento di suspense nel pubblico. Inoltre, non mancano le riprese della stessa città di Arezzo, delle preparazioni della piazza al torneo, come anche dello stesso trepidante pubblico. Dei focus sono stati fatti anche su piccoli elementi che caratterizzano la Giostra del Saracino, come i vari costumi e la creazione, da un artigiano locale, della Lancia d’oro.

Una manifestazione tradizionale e sociale

Lo spettatore può legittimamente restare affascinato da come una tale tradizione sia giunta fino ai giorni nostri dal lontano Medioevo, e soprattutto perché viene data ad essa una tale importanza. La risposta è molto chiara: un torneo come la Giostra del Saracino, che affonda le proprie radici in un passato lontano, è parte stessa della cultura locale. Questo elemento viene reso chiaro in Il re delle Indie da come tutti i cittadini si riuniscano in occasione del torneo, tifando per il proprio quartiere, sentendosi realmente parte della propria città e della realtà sociale.

Ciò porta il pubblico ad una riflessione sull’importanza di manifestazioni del genere per sentirsi realmente parte del contesto cittadino. La Giostra del Saracino non è più un semplice torneo di origine medievale, bensì è un qualcosa di unico che caratterizza la città di Arezzo e che porta tutti gli aretini ad avere un senso di appartenenza verso le proprie origini e tradizioni.

Ciononostante, non sempre la Giostra è stata solamente un momento di convivialità cittadina. Come tutte le gare molto partecipate dal pubblico, anche qui si possono creare delle situazioni di conflitto, che possono sfociare in degli scontri di massa. Sia nei video delle passate edizioni, sia nel torneo del 2019, si sono creati dei momenti di caos; nel caso della Giostra del 2019 il motivo della tensione dipende dall’invasione della carreggiata da parte di un tifoso, che distrae il cavallo, rendendo la carriera inevitabilmente nulla e da ripetere.

Il re delle indie presenta la  Giostra del Saracino per quello che è, un’antica tradizione del popolo di Arezzo, che però ha le sue  luci e le sue ombre.

The Way of the Wind: Terrence Malick è entusiasta del suo nuovo film

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Secondo quanto riferito, il regista Terrence Malick è molto soddisfatto dello stato del suo nuovo film The Way of the Wind. Questo epico dramma biblico del regista di La sottile linea rossa, The New World e The Tree of Liferacconta diversi episodi della storia della vita di Gesù Cristo“. Le riprese del film sono terminate nel 2019 e da allora è in post-produzione.

Il produttore Alex Boden ha condiviso un aggiornamento sul film con Variety . “Al momento è nel pieno della fase di montaggio e le riprese sono terminate”, dice Boden. “Abbiamo un cast straordinario. È un altro progetto di Terrence Malick, che questa volta è stato girato in diversi paesi. Dal punto di vista della produzione, è un risultato davvero fantastico. Terry è molto contento di ciò su cui sta lavorando finora, si dice, ma non ci sono ancora annunci“.

Chi c’è nel cast de The Way of the Wind?

Il film è interpretato da Géza Röhrig nei panni di Gesù Cristo, Mark Rylance nei panni di Satana, Matthias Schoenaerts nei panni di San Pietro, Philip Arditti nei panni di Osea, Nabil Elouahabi nei panni di Santo Stefano, Aidan Turner nei panni di Sant’Andrea, Con O’Neill nei panni di Enoch, Joseph Mawle nei panni di Saul, Karel Roden come Mamon, Martin McCann come Marcellus, Sarah-Sofie Boussnina come Claudia, Laëtitia Eïdo come Anna, Ali Suliman come Cleopas e Shadi Mar’i come Asher.

Il cast include anche Selim Bayraktar come Jonathan, Ori Pfeffer come Ahaziah, Selva Rasalingam come Jeroboam, Tawfeek Barhom come John, Sebastiano Filocamo come Prodigal Elder Brother, Makram Khoury come Jonas, Ben Kingsley, Joseph Fiennes, Douglas Booth, Sarah Greene, Mathieu Kassovitz, Numan Acar, Björn Thors, Franz Rogowski e Leila Hatami nel ruolo di Maria Maddalena.

Finestkind: prima foto del film del crime thriller con Jenna Ortega

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E’ stata diffusa la prima foto ufficiale del crime thriller Finestkind che vedrà protagonista tra gli altri Jenna Ortega. Oltre all’interprete di Mercoledì, questo film presenterà anche Tommy Lee Jones e Ben Foster. “Due fratelli separati stringono un accordo con un sindacato criminale di Boston, che mette in pericolo i fratelli e il loro padre, nonché una misteriosa giovane donna“, recita la sinossi. Guarda la prima foto di seguito, che presenta il cast del film con espressioni solenni:

FinestkindIl cast include Tommy Lee Jones, Ben Foster, Toby Wallace, Jenna Ortega, Tim Daly, Clayne Crawford, Aaron Stanford, Scotty Tovar, Lolita Davidovich, Meghan Leather, Ismael Cruz Córdova, Fernanda Andrade, Charlie Thurston, Jackie Sandler, Rebecca Gibel, e Kevin Craig West. Finestkind è scritto e diretto da Brian Helgeland, che in precedenza ha scritto le sceneggiature di LA Confidential e Mystic River e ha diretto film come 42 e Legend. È prodotto da Gary Foster, Russ Krasnoff, Taylor Sheridan e David C. Glasser. Inizialmente il film doveva essere interpretato da Jake Gyllenhaal, Ansel Elgort e Zendaya, ma tutti hanno abbandonato il progetto.

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