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Richard Linklater presenta Hit Man, la frizzante action-comedy con Glen Powell

Richard Linklater ha presentato in anteprima a Venezia 80 Hit Man, commedia brillante interpretata da Glen Powell, anche co-autore della sceneggiatura. La trama del film ruota attorno a Gary Johnson (Powell), il killer professionista più richiesto di New Orleans. Per i suoi clienti è come se fosse uscito da un film: il misterioso sicario da ingaggiare. Ma se lo si assolda per fare fuori un marito infedele o un boss violento, è bene stare in guardia, perché lui lavora per la polizia. Quando infrange il protocollo per aiutare una donna disperata che cerca di scappare da un fidanzato violento, si ritrova ad assumere una delle sue false identità: si innamorerà della donna e accarezzerà l’idea di diventare lui stesso un criminale.

Hit Man, genesi e tematiche del nuovo film di Richard Linklater

Il regista di Boyhood si è soffermato sulla genesi di Hit Man, raccontando: “Nella primavera 2020 Glen mi ha chiamato, dicendomi di aver letto l’articolo di Skip Hollandsworth sul Texas Monthly. lo gli ho risposto, “la conosco da quando portavi il pannolino!’ e così abbiamo iniziato a parlarne. Dalle basi reali della storia di Gary Johnson, ci siamo domandati cosa sarebbe potuto succedere se l’incontro tra lui e il personaggio di Madison si fosse tramutato in una dinamica contorta e oscura“.

Penso di avere un punto di vista molto da dark-comedy nella vita in generale, così sono riuscito ad avvertire il potenziale comico anche in una storia in realtà molto seria. Ho spaziato tra più generi perchè credo che il mondo moderno sia molto più complesso di quello del passato, tra identità instabili e la disinformazione che permettono con più facilità alle persone di presentarsi come ciò che non sono davvero“.

Linklater ha poi svelato cosa lo ha attirato el fare un film su un hitman, un sicario: “Il fatto che non esistano veramente. Come società, penso che porteremo avanti questo mito, ma è un mito nato dal cinema ed è incredibilmente divertente“. “Anche questo mio film ruota attorno all’eterna e antica domanda che ci facciamo, se le persone possano o meno cambiare. Tutti noi vogliamo essere delle persone migliori, c’è questo istinto naturale, e io voglio parlarne perchè mi spaventa l’idea di un mondo passivo dove questo non accade e le persone non riescono a scindere il vero dal falso“.

L’opinione sugli scioperi della SAG-AFTRA e della WGA

Richard Linklater ha dichiarato di credere che gli scioperi della SAG-AFTRA e della WGA negli Stati Uniti si risolveranno “presto“, perché “qualcosa deve cedere“. Il regista statunitense ha rivelato che spera di riprendere le riprese di Merrily We Roll Along, il suo progetto ventennale con Paul Mescal, “molto presto, se possibile“. Non ha fornito date precise per la ripresa delle riprese. Il film è prodotto dalla Blumhouse Productions.

Rispondendo a una domanda sugli scioperi posta durante la conferenza stampa per il suo titolo in concorso a Venezia, Hitman, Linklater ha detto: “Tutti lo sentono, nessuno è felice. Questo è il problema quando sei in un’industria e improvvisamente nessuno è contento; forse è il momento di ricalibrare e proporre alcune cose che potrebbero essere giuste per tutti“. “Penso che qualcosa debba cedere“, ha continuato il regista. “Non sono tanto al centro della questione; sono in sciopero, sono un fiero membro del sindacato, di un paio di sindacati. Si risolverà tutto“.

Gli scioperi sono un processo necessario dell’evoluzione del mercato del lavoro, suggerisce il regista. “È uno di quei momenti cruciali che si verificano di tanto in tanto – siamo qui perché 60 anni fa la gente ha scioperato. Il lavoro è sempre progredito attraverso questo, quindi ogni tanto è il momento di fare una correzione per il futuro. Sembra che sia arrivato adesso; non credo che sia stato previsto in questa misura, ma di tanto in tanto“. “E tutti noi ci stiamo sentendo a nostro agio, non sappiamo nemmeno quale sarà la situazione in futuro. Ognuno di noi sta affrontando la situazione nel miglior modo possibile“.

Progetti futuri

Il regista ha dichiarato che sarebbe aperto a un altro capitolo della sua popolare trilogia Before, che ha prodotto tre episodi a intervalli di nove anni: Before Sunrise del 1995, Before Sunset del 2004 e Before Midnight del 2013. “Qualche anno fa abbiamo mancato l’appuntamento con i nove anni; ma finché siamo qui, non si sa mai”, ha detto Linklater. “Non lo faremo solo per farlo; per quanto sarà divertente, dobbiamo avere qualcosa da dire sulla vita in quella fase“.

La collaborazione con Glen Powell

Linklater ha anche parlato con affetto di Powell, che ha incontrato per la prima volta quando l’attore un adolescente e si è assicurato un ruolo nel film di Linklater Fast Food Nation del 2006. “C’è una qualità alla [Matthew] McConaughey“, ha detto Linklater, ricordando un altro talento statunitense a cui ha dato una grande opportunità, in Dazed And Confused. “Il grande salto che [Powell] ha fatto quando è arrivato per Everybody Wants Some – a quel punto era un uomo. Era così intelligente, divertente e affascinante. È ovviamente una star, così come Adria Arjona. È stato divertente avere queste parti per persone di quell’età. Sono entrambi così talentuosi. Glenn è speciale – se il mondo non lo sa ancora, spero che Hit Man lo dimostri“.

La moglie di Tchaikovsky, trailer del film dal 5 ottobre al cinema

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Arriva nelle sale il 5 ottobre il film diretto dal regista russo Kirill Serebrennikov, La moglie di Tchaikovsky, con Alyona Mikhailova, Ekaterina Ermishina, Odin Lund Biron, Nikita Elenev.

Serebrennikov torna dietro la macchina da presa dopo aver diretto film molto apprezzati da critica e pubblico (Parola di Dio, Summer, Petrov’s flu), ospitati nei più importanti festival di tutto il mondo, per raccontare una storia vera.  La moglie di Tchaikovsky è ambientato nella seconda metà del XIX secolo in una Russia ancora fortemente imperiale e racconta la turbolenta relazione tra uno dei più grandi compositori russi, Pyotr Ilyich Tchaikovsky (Odin Lund Biron), e sua moglie Antonina Ivanovna Miliukova (Alyona Mikhailova). I due protagonisti sono stati sposati dal 1877 fino alla morte del compositore, avvenuta nel 1893: un matrimonio complesso e foriero di troppi compromessi che Antonina non ha mai accettato. Dal genio di Kirill Serebennikov, un sorprendente racconto di amore, ossessione e musica diretto con maestria e meticolosa cura del dettaglio.

Russia, seconda metà dell’Ottocento. In un’epoca in cui le donne non sono altro che un nome scritto sul passaporto dei mariti, Antonina Ivanovna, aspirante musicista, si innamora perdutamente del compositore Pyotr Ilyich Tchaikovsky e lo convince a sposarla. Ma questo nuovo legame rischia di distruggere entrambi: Tchaikovsky, infatti, non ha mai amato una donna, e non inizierà certo con lei.

La moglie di Tchaikovsky sarà nei cinema italiani dal 5 ottobre con Arthouse, la label di I Wonder Pictures dedicata al cinema d’autore più innovativo, in collaborazione con Unipol Biografilm Collection.

Enea, Pietro Castellitto: “È un film sul desiderio di sentirsi vivi”

Presentato in Concorso a Venezia 80, Enea è l’opera seconda di Pietro Castellitto dopo I Predatori. Due opere molto distanti ma con dei tratti in comune. in Enea viene infatti descritta una borghesia italiana con una lenta diversa: “Enea è un film sul desiderio di sentirsi vivi. Enea vuole sentire dentro di sé il movimento della vita. Tutti i personaggi a loro modo provano a sentirsi vivi e da qui si genera un conflitto. Se le immagini di ristoranti e i luoghi che frequenta Enea possono sembrare elitari c’è però quel desiderio e quella vitalità incorruttibili non è elitario, è trasversale a tutti i giovani di qualsiasi epoca. Volevo svincolarmi dal conflitto borghese, dall’idea di famiglia borghese apatica che genera dei figli nichilisti. Enea invece è un eroe romantico, la famiglia è piena di vita“.

Nel film questo conflitto viene descritto bene dai due protagonisti Valentino ed Enea: “Valentino ed Enea cercano di creare un modo dove possono sentirsi vivi e creare un mondo dove i baci possano tornare a esistere. Per fare questo sono quasi disposto a tutto“. Lo stesso regista ha definito il suo film “un gangster movie senza gangster“, una ricerca di scrittura che alla fine colloca Enea come un eroe romantico moderno: “Il punto di vista che più mi interessava raccontare sono le conseguenze del sottobosco criminale nella vita di tutti i giorni. È come se sottotraccia si muovesse il genere gangster ma non appare mai del tutto“.

Enea film 2023

Enea è il 100° film di Sergio Castellitto

Tra l’emozione di presentare il film in un contesto come quello di Venezia Pietro racconta l’esperienza di aver diretto per la prima volta il padre Sergio Castellitto: “Ho provato in tutti i modi a non fare un film con mio padre, per quanto sapessi che il personaggio di Celeste si muove su una frequenza ironica che nessuno come mio padre avrebbe intercettato. Ho cercato altre strade ma poi una sera mi sono convito e l’ho chiamato“.

Presente in conferenza stampa anche Sergio Castellitto che continua il racconto: “Tempo prima che mi chiamasse Pietro sono andato su IMDB e ho scoperto che ero accreditato per 99 titoli. Enea sarebbe stato il mio 100° e l’ho considerato un segno del destino. È stata una relazione molto tranquilla, ho fatto questo film obbedendo al disegno del regista ma come ho fatto anche altre volte ho anche messo dei miei accorgimenti che sorprendono chi sta dietro la macchina da presa“.

Anche Benedetta Porcaroli, presente nel film come interesse amoroso di Enea, racconta la sua esperienza sul set: “È stato un lavoro per me molto felice, è stato un film complicato e coraggioso e devo dire che mi sono affidata al quadro di Pietro, preciso e sfumato. Penso che sia un film emozionante con una stratificazione di storie. Enea ci fa vivere questo conflitto e questa difficoltà a fare i conti con la vita. La Roma che viene raccontata nel film è una Roma inedita che ho amato anche se difficile e claustrofobica“.

Maledetta primavera

Un ruolo chiave nella narrazione di Enea lo ha la colonna sonora – a opera di Niccolò Contessa de I Cani. Oltre alle canzoni originali ci sono due brani appartenenti al panorama pop italiano: Spiagge e Maledetta primavera: “Quando devi scegliere i brani del film inevitabilmente devi anche seguire il tuo istinto. Soprattutto a Maledetta primavera ho legati tanti ricordi della mia gioventù, è una canzone che si canta allo stadio quando gioca la Roma. invece, Spiagge racconta benissimo lo stato d’animo dei protagonisti suggellato dalla fine dell’estate“.

El paraíso: recensione del film di Enrico Maria Artale #Venezia80

Un uomo se ne sta appoggiato alla porta del bagno delle donne, dal quale esce poi una distinta signora che capiamo essere la madre di lui. Prima di tornare sulla pista da ballo del locale in cui si trovano, l’uomo blocca la donna e con fare amorevole le pulisce il naso da un velo di cocaina che le era sfuggito. Inizia così El paraíso, il nuovo film di Enrico Maria Artale presentato nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia. Una prima scena che ci descrive già con grande precisione il rapporto intenso, a tratti morboso, esistente tra la madre e il figlio protagonisti.

Sulla loro relazione si costruisce dunque un film che Artale scrive ricercando percorsi inaspettati ed emozioni sincere, con l’obiettivo di indagare la sottile linea che distingue amore e follia, ma anche semplicemente di offrire una buona storia, che dimostri la forza di rimanere nella mente dello spettatore ben oltre la visione. E di momenti particolarmente toccanti ce ne sono in El paraíso, che piano piano porta alla luce le proprie vere intenzioni e si rivela essere un’opera di genere che utilizza il melodramma e la telenovelas sudamericana come punti di partenza per identificare le emozioni dei propri personaggi.

El paraíso, la trama del film

Proagonista del film è Julio Cesar (Edoardo Pesce), un uomo di quasi quarant’anni che vive ancora con sua madre (Margarita Rosa De Francisco), una donna colombiana dalla personalità trascinante. I due condividono praticamente tutto: una casetta sul fiume piena di ricordi, i pochi soldi guadagnati lavorando per uno spacciatore della zona, la passione per le serate di salsa e merengue. Un’esistenza ai margini vissuta con amore, al tempo stesso simbiotica e opprimente, il cui equilibro precario rischia però di andare in crisi con l’arrivo di Ines (Maria Del Rosario), giovane colombiana reduce dal suo primo viaggio come “mula” della cocaina.

Ossessioni e possessioni

A partire dall’arrivo di questa figura estranea, dunque, si sviluppa una crescente gelosia che da una parte porta alla luce tutta l’ossessione della madre nei confronti del figlio, mentra dall’altra permette a Julio Cesar di assaporare una libertà che gli è nuova. Ines risulta dunque essere il mezzo di contrasto per far emergere tutta una serie di non detti, segreti, ossessioni, paure ma, soprattutto, sentimenti. Perché El paraíso vuole prima di tutto essere questo, un film di emozioni ricercate e raccontate con sincerità, provate da personaggi che non sanno come esprimerle e nel cercare di farlo sono pronti anche a sbagliare.

Proprio per via di questa loro incapacità nel gestire le proprie emozioni, ciò che li circonda sembra venire in loro soccorso, dando forma al loro mondo emotivo attraverso colori, luci, sapori e odori. Artale ha infatti rivelato di aver concepito la messa in scena del film non solo come un richiamo ad un contesto altro, la Colombia, sempre nei pensieri dei protagonisti per svariati motivi, ma anche per raccontare attraverso le immagini ciò che essi non sanno dirsi. Assistiamo dunque ad un film dai toni molto caldi, talvolta acidi, che ci descrivono bene il senso di ossessione che si sviluppa tra Julio Cesar, sua madre e Ines, senza che debbano esternarlo loro a parole.

El paraiso Margherita Rosa de Francisco Baquero Edoardo Pesce

I corpi tragici di El paraíso

Ma se è vero che i personaggi non comunicano davvero tra loro, di certo lo fanno i loro corpi. Artale mantiene una certa vicinanza nei loro confronti, ma non stringe mai troppo su di loro così da lasciargli libertà di movimento ed espressione. Ed è così che i protagonisti hanno modo di trovare la loro dimensione nello spazio, nella casa angusta e labirintica costruita per loro. I loro corpi parlano, si esprimono, manifestano intenzioni ed impulsi, come si può notare ad esempio dal lavoro compiuto dall’attrice Margarita Rosa De Francisco, che con il ruolo della madre dà vita ad una grande prova attoriale.

I corpi dunque comunicano molto più delle parole in El paraíso, ma sono anche lo strumento attraverso cui si esprime il più forte dei legami possibili, che non manca di manifestarsi in un paio di scene che si assesteranno come duri colpi per stomaci deboli. Probabilmente ad essere ricordate saranno in particolare questo tipo di scene, che lo stesso regista ha affermato essere state le immagini da cui si è poi costruito il racconto dell’intero film, ma in El paraíso c’è molto di più, a partire da una generale atmosfera di malinconia, data dal cambiamento più sù descritto e che ci presenta una madre e suo figlio in tutta la loro tragicità di esseri umani.

SAG-AFTRA in sciopero: gli Studios di Hollywood accusati di uno “sforzo deliberato per prolungare lo sciopero”

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Duncan Crabtree-Ireland, negoziatore chiave del SAG-AFTRA, ha aspramente criticato gli studios di Hollywood per aver rifiutato le proposte di colloquio con il sindacato. Mentre il fine settimana del Labor Day volge al termine, lo sciopero SAG-AFTRA dura ormai da 53 giorni. Dopo quasi due mesi di sciopero, il sindacato continua a lottare per salari equi, pagamenti residui e tutele mentre i principali studios di Hollywood sembrano opporsi a qualsiasi tipo di accordo.

In un articolo su Variety, il direttore esecutivo nazionale di SAG-AFTRA, Duncan Crabtree-Ireland, ha espresso la sua rabbia per la reazione degli studi cinematografici allo sciopero. Come raccontato da Crabtree-Ireland, il 12 luglio il sindacato ha detto agli studi che erano “disposti a continuare a negoziare”, ma ha incontrato resistenza da parte degli studi. Gli studi hanno affermato che avrebbero avuto bisogno di tempo prima di poter incontrare il sindacato per trattare, ma hanno comunque rifiutato. Pur elogiando la continua “resilienza, unità e solidarietà” contro la loro opposizione, il capo negoziatore ha etichettato il comportamento degli studios di Hollywood come uno “sforzo deliberato per prolungare lo sciopero”, dicendo:

“L’intransigenza e il silenzio dell’AMPTP sono irrazionali. L’unico modo per risolvere uno sciopero è attraverso il dialogo tra le parti. Il loro rifiuto anche solo di parlare con noi sembra uno sforzo deliberato per prolungare lo sciopero e infliggere il massimo dolore. Alcuni economisti stimano che le perdite economiche che ne deriveranno saranno pari a circa 5 miliardi di dollari. O forse il loro obiettivo finale è, come ha detto a un giornale un anonimo dirigente di uno studio, lasciare che lo sciopero “si trascini finché i membri del sindacato non inizieranno a perdere i loro appartamenti e le loro case”.

Bob Iger, CEO Disney, si augura che lo sciopero WGA e SAG-AFTRA possa “finire rapidamente”

L’interruzione della produzione avrà sicuramente delle ripercussioni sulla lunga durata, e non si tratta solo dei festival autunnali senza star, cosa che già sta pagando il Festival di Venezia in svolgimento in questo momento al Lido.

Lucca Comics & Games 2023: apre la vendita dei biglietti dell’edizione TOGETHER

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Apre ufficialmente la vendita dei biglietti di TOGETHER, edizione Lucca Comics & Games 2023: dopo gli oltre 80.135 ingressi venduti in modalità early bird – pensata per dare opportunità agevolate ai più fedeli visitatori del festival – da oggi alle ore 15.00 sarà possibile acquistare biglietti giornalieri e abbonamenti fino al raggiungimento di un massimo di 80.000 biglietti al giorno.

Numerose le novità di questa edizione, pensate per migliorare l’esperienza di tutti i partecipanti, dei gruppi e delle famiglie, garantendo un’esperienza di acquisto dedicata.

I gruppi e le comitive composte da almeno 20 persone possono accedere al sito dedicato comitive.luccacomicsandgames.com per l’acquisto a prezzo ridotto e l’invio con un’unica spedizione – effettuata al/alla responsabile del gruppo – dei biglietti giornalieri e dei relativi braccialetti. Al raggiungimento delle 20 persone sarà fornito un biglietto omaggio (il 21esimo). Con questa modalità non sarà necessario accedere ai Welcome Desk per il ritiro dei braccialetti.

Le persone con disabilità possono ricevere anticipatamente i biglietti omaggio (giornalieri), accedendo al sito senzabarriere.luccacomicsandgames.com. Nel sito dovrà essere inserita la documentazione richiesta che attesta l’invalidità e sarà possibile accedere a diverse opzioni:

  • omaggio giornaliero con stampa a casa (print@home), oppure omaggio giornaliero con stampa a casa (print@home) e acquisto di un ridotto per l’accompagnatore (queste opzioni prevedono il ritiro del braccialetto presso i Welcome Desk durante i giorni del festival),
  • omaggio giornaliero in modalità Salta il Welcome Desk, oppure omaggio giornaliero in modalità Salta il Welcome Desk e acquisto di un ridotto per l’accompagnatore (queste opzioni prevedono l’invio di biglietto/i e braccialetto/i direttamente a casa, pagando il prezzo della spedizione indicato sul sito).

Questa opportunità si aggiunge alla possibilità, durante i giorni del festival, di richiedere direttamente in loco – presso le biglietterie o la Croce Verde di Lucca – i biglietti giornalieri omaggio per le persone con disabilità e l’eventuale ridotto per chi accompagna. Questa opzione sarà sempre garantita anche qualora gli 80.000 biglietti giornalieri previsti fossero esauriti.

I bambini nati dal 1° gennaio 2014 entrano gratuitamente, accompagnati da almeno un adulto provvisto di biglietto/abbonamento e braccialetto. Durante il festival, presso i Welcome Desk e il Family Palace, sarà possibile ritirare gratuitamente un braccialetto speciale pensato per i bambini sotto i 10 anni, con indicato il numero della protezione civile.

I Welcome Desk saranno 6 e saranno visibili nella mappa che sarà pubblicata nel sito www.luccacomicsandgames.com nelle prossime settimane. Chi ha acquistato un abbonamento o biglietti singoli per più giornate, potrà ritirare tutti i relativi braccialetti direttamente al primo passaggio presso i Welcome Desk, senza necessità di tornare i giorni successivi. Ogni giornata sarà identificata da un braccialetto di uno specifico colore, necessario per entrare in tutte le aree a pagamento del festival.

Nei prossimi giorni saranno attivati anche i servizi di prenotazione dei parcheggi gestiti dalla società Metro, con cui Lucca Comics & Games collabora, tramite il sito eventi.parcheggilucca.it

Resta valida anche nel 2023 l’opzione Eventi in Bus, che prevede di poter acquistare il biglietto giornaliero abbinato al viaggio da/per Lucca. Questa opzione include anche il relativo braccialetto, senza necessità di passare dai Welcome Desk. Il sito dedicato è www.eventinbus.com/artisti/lucca-comics-games_296.html

Continua anche la vendita dei biglietti dei concerti serali, la LC&G Music Tent(la nuova venue dedicata esclusivamente al programma Music) ospiterà un programma pomeridiano e serale, per tutti i cinque giorni di manifestazione.

Nel pomeriggio si potrà accedere agli spettacoli solo con il biglietto del festival, mentre per i concerti serali – con accesso dalle 20.30 e inizio spettacolo alle 21.30 – sono previsti ticket a parte, acquistabili fino ad esaurimento posti, conuno sconto per chi entrerà in possesso di un titolo di accesso a Lucca Comics & Games 2023.

I possessori dei biglietti Early Bird (i biglietti di Lucca Comics & Games 2023 acquistati in promozione tra il 10 e il 24 luglio) potranno godere dello sconto sul costo del biglietto del concerto: per maggiori informazioni basterà inviare una mail all’indirizzo [email protected]

Chiunque volesse acquistare il biglietto del concerto in modalità stampa@casa in combo con il biglietto del festival potrà scegliere di acquistare anche il servizio Salta il Welcome Desk e ricevere a casa il biglietto del concerto, il biglietto di Lucca Comics & Games e il braccialetto.

I biglietti dei concerti, ovviamente, potranno essere acquistati separatamente, a prezzo intero in modalità stampa@casa o ETicket, senza necessità di acquistare il biglietto del festival.

Loki 2: il nuovo trailer della serie con Tom Hiddleston

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Loki 2: il nuovo trailer della serie con Tom Hiddleston

Marvel Studios ha diffuso un nuovo trailer di LOKI 2, la seconda stagione della serie Disney+ che vede protagonista Tom Hiddleston accanto a Sophia DiMartino che tornerà nel panni di Silvie e a Owen Wilson che invece torna in quelli di Mobius. L’appuntamento è a partire dal 6 ottobre su Disney+.

Loki 2, tutto quello che sappiamo sulla seconda stagione

LOKI 2 sarà la “prima seconda stagione in assoluto” dello studio, e che tornerà a raccontare le imprese  del Dio dell’Inganno e dei suoi tentativi di preservare l’integrità del Multiverso. La sinossi ufficiale rilasciata dalla Disney recita: “la seconda stagione di Loki riprende all’indomani dello scioccante finale di stagione, quando Loki si ritrova coinvolto in una battaglia per l’anima della Time Variance Authority. Insieme a Mobius, Hunter B-15 e a una squadra di personaggi vecchi e nuovi, Loki naviga in un Multiverso in continua espansione e sempre più pericoloso alla ricerca di Sylvie, Judge Renslayer e Miss Minutes per comprendere su cosa significhi possedere il libero arbitrio e uno scopo glorioso“.

Tom Hiddleston interpreterà naturalmente il Dio dell’inganno, mentre è confermato anche il ritorno di Owen Wilson e Sophia DiMartino, così come l’arrivo della new entry Ke Huy Quan, reduce dalla vittoria dell’Oscar per Everything Everywhere All at Once. Jonathan Majors tornerà invece nel ruolo di Kang, anche se il suo personaggio non viene citato nel sinossi. La seconda stagione di Loki, infatti, dovrebbe fornire agli spettatori maggiori indizi su quello che sarà il suo futuro nell’MCU. Il debutto della nuova stagione è previsto su Disney+ per il 6 ottobre.

Galline in fuga: L’alba dei nugget, il trailer del film Netflix

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Galline in fuga: L’alba dei nugget, il trailer del film Netflix

Netflix rilascia il teaser trailer di Galline in fuga: L’alba dei nugget, il sequel del film in stop-motion che vede il ritorno di Melisha Tweedy, meglio conosciuta come la signora Tweedy, l’arcinemica di Gaia. Le immagini permettono di dare una prima occhiata alla signora Tweedy, doppiata nella versione originale da Miranda Richardson, attrice teatrale, cinematografica e televisiva.

Al cast si unisce anche l’attore, comico, regista e sceneggiatore britannico Peter Serafinowicz che dà la voce a Reginald Smith, un uomo d’affari privo di senso dell’umorismo che insieme a Tweedy rappresenta una nuova e più grande minaccia per i pennuti.

Il regista Sam Fell afferma: “Si dice che un film sia ben riuscito quanto lo è il suo cattivo, e la nemesi di Gaia, la signora Tweedy, è uno dei villain migliori, decisa in L’alba dei Nugget ad attuare una vendetta senza precedenti. Lavorare con Miranda Richardson per trasformarla  nella super cattiva anni Sessanta Melisha Tweedy è stato un piacere. Miranda riesce a equilibrare perfettamente dramma e commedia, facendoti ridere e allo stesso tempo spaventare. A completare il nostro fantastico cast Peter Serafinowicz che interpreta Reginald Smith, un uomo d’affari un po’ disorientato in visita alla gigantesca fabbrica di nugget della signora Tweedy. Serve un particolare genio comico per fare da contraltare all’incredibilmente spaventoso super villain di Miranda Richardson. Peter ci riesce con naturale raffinatezza”.

The Aardman Animations Picture, pluripremiata agli Oscar e ai BAFTA (Creature Comforts, Wallace e Gromit e Shaun, Vita da pecora) in collaborazione con il regista premio Oscar e candidato ai BAFTA Sam Fell (ParaNorman e Giù per il tubo) presentano Galline in fuga: L’alba dei nugget, il tanto atteso sequel del popolare film in stop motion con il maggiore incasso di sempre, Galline in fuga.

Galline in fuga: L’alba dei nugget, la trama

Essendo riuscita a fuggire per il rotto della cuffia dalla fattoria dei Tweedy, Gaia ha finalmente trovato un posto da sogno: un tranquillo rifugio su un’isola per l’intero pollaio, lontano dai pericoli causati dall’uomo. Quando lei e Rocky danno alla luce una pulcina di nome Molly, il lieto fine sembra vicino. Ma sulla terraferma, l’intera razza dei gallinacei deve affrontare una nuova e terribile minaccia. Per Gaia e la sua gang la tanto agognata libertà potrebbe essere a rischio, ma questa volta non si fermeranno davanti a nulla!

  • Regista: Sam Fell
  • Produttori: Steve Pegram, p.g.a. e Leyla Hobart, p.g.a.
  • Sceneggiatori: Karey Kirkpatrick & John O’Farrell e Rachel Tunnard
  • Storia di: Karey Kirkpatrick & John O’Farrell
  • Montatore: Stephen Perkins BFE
  • Musiche di: Harry Gregson-Williams
  • Produttori Esecutivi: Peter Lord, Nick Park, Carla Shelley, Sam Fell, Paul Kewley, Karey Kirkpatrick
  • Cast: Thandiwe Newton (Gaia), Zachary Levi (Rocky), Bella Ramsey (Molly), Imelda Staunton (Tantona), Lynn Ferguson (Mac), David Bradley (Cedrone), Jane Horrocks (Baba), Romesh Ranganathan (Frego), Daniel Mays (Fetcher), Josie Sedgwick-Davies (Frizzle), Peter Serafinowicz (Reginald Smith), Nick Mohammed (Dr Fry), Miranda Richardson (signora Tweedy)

Festa del Cinema di Roma: Anna Magnani protagonista dell’immagine ufficiale della 18° edizione

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Anna Magnani è la protagonista dell’immagine ufficiale della diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma, che si svolgerà dal 18 al 29 ottobre 2023 presso l’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone” con la direzione artistica di Paola Malanga, prodotta dalla Fondazione Cinema per Roma presieduta da Gian Luca Farinelli, Direttore Generale Francesca Via.

La foto è un omaggio a una delle più grandi e amate attrici del cinema italiano e internazionale, scomparsa cinquant’anni fa. L’immagine la ritrae sorridente e circondata dai fotografi nel corso della conferenza stampa indetta nel 1956 dopo la vittoria del Premio Oscar® per la sua straordinaria interpretazione nel film La rosa tatuata di Daniel Mann. Anna Magnani, che mostra all’obiettivo un fazzoletto su cui è appunto raffigurata una rosa, è stata la prima attrice italiana a ottenere il prestigioso riconoscimento assegnato dall’Academy. La Festa del Cinema di Roma ricorda così una donna forte, determinata e affascinante, indimenticabile simbolo del nostro cinema nel mondo.

Immagine-Festa-del-Cinema-2023

Evil Does Not Exist, recensione del film di Ryusuke Hamaguchi #Venezia80

Nel filone di drammi ecologici recenti, tra Alcarràs (Carla Simòn), Costa Brava Lebanon (Mounia Akl) e How to Blow Up a Pipeline (Daniel Goldhaber), arriva in concorso a Venezia 80 il film Evil Does Not Exist, del regista giapponese Ryusuke Hamaguchi, che ha ottenuto la fama internazionale con Drive My Car, vincitore dell’Oscar al miglior film straniero nel 2022. Questo suo nuovo progetto è una riflessione sui comportamenti che l’essere umano assume se riportato in uno stato di natura, un perimetro dalla bellezza apparentemente incontrastata ma che risveglia istinti latenti in chi cerca di imporvisi.

Evil Does Not Exist: la minaccia del “glamping”

Takumi e sua figlia Hana vivono nel villaggio di Mizubiki, vicino a Tokyo. Come le generazioni che li hanno preceduti, vivono una vita modesta secondo i cicli e l’ordine della natura. Un giorno, gli abitanti del villaggio vengono a conoscenza di un progetto per la costruzione di un sito glamping vicino alla casa di Takumi, che offrirà agli abitanti della città una comoda “fuga” nella natura. Quando due rappresentanti di un’azienda di Tokyo arrivano nel villaggio per tenere una riunione, diventa chiaro che il progetto avrà un impatto negativo sull’approvvigionamento idrico locale, causando disordini. Le intenzioni sbagliate dell’agenzia mettono in pericolo sia l’equilibrio ecologico dell’altopiano che il loro stile di vita, con conseguenze che colpiscono profondamente la vita di Takumi.

Con una durata limitata – appena un’ora e trenta di girato – Hamaguchi mette a punto un film dal tono mutevole, che passa dalla satira anche piuttosto ironica, all’angoscia e al respiro affannoso di un predatore. Come l’acqua del villaggio che scorre verso il basso, il film di Hamaguchi procede lentamente, seguendo i ritmi della comunità isolata, e culminando in un finale in cui la violenza è latente in ogni immagine, ma si è ormai insediata ovunque, dopo che l’uomo moderno ne ha contaminato inconsapevolmente il ritmo.

Un eco-dramma preciso nello svolgimento

Evil Does Not Exist è un film di preoccupazioni, confronti e punti di vista: due parti, investitori e locali, devono capire come procedere di pari passo nel presente, dopo essersi resi conto della loro incompetenza, i primi, e aver messo in chiaro le priorità della comunità, i secondi. Ingenuità e consapevolezza continuano a scontrarsi in dialoghi sinceri, che mai nascondono le ragioni dei personaggi e fanno presagire un punto di rottura fin dall’inizio, che si palesa quando il rappresentante del glamping manifesta la sua arroganza credendo di poter provare a diventare un uomo interessante imparando a vivere nella natura. In mezzo a questo scontro a due armi, vi è la figlia di Takumi, enigmatico personaggio i cui occhi sono anche il nostro primo ingresso nella riserva naturale. Un personaggio che continua a vagare per i boschi e le strade in cui i bambini possono ancora giocare senza supervisione, almeno fino all’arrivo degli uomini di città. Da allora, il sindaco della comunità inizierà ad avvertirla di non recarsi nel bosco da sola: un monito inedito per la piccola che, nella sua inconsapevolezza dell’esistenza di regole di vita altre, lascerà questo consiglio inascoltato.

Ryusuke Hamaguchi porta in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2023 un film dal respiro estremamente attuale, che sviscera la complessità dell’animo umano con cambi di tono e di stile precisissimi. La durata contenuta, la direzione dell’attore e, soprattutto, una notevole agilità di scrittura, lo consacrano definitivamente come una delle firme internazionali più interessanti.

Doggy Style, le clip dal film al cinema dal 14 settembre

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Doggy Style, le clip dal film al cinema dal 14 settembre

Ecco cinque clip di Doggy Style, l’insolita commedia diretta da Josh Greenbaum (Barb e Star vanno a Vista Del Mar), scritta da Dan Perrault (Players, American Vandal), al cinema dal 14 settembre.

Si dice che il cane sia il migliore amico dell’uomo, ma se l’uomo in questione fosse un vero bastardo? In questo caso, potrebbe essere il momento di una dolce vendetta, da cani. Quando Reggie (Will Ferrell), un Border Terrier innocente ed inesorabilmente ottimista, viene abbandonato dal suo spregevole padrone per le pericolose strade cittadine, Doug (Will Forte; The Last Man on Earth, Nebraska), Reggie è sicuro che il suo amato padrone non lo abbandonerebbe mai di proposito.

Ma quando Reggie si imbatte in Bug (il premio Oscar Jamie Foxx), un Boston Terrier logorroico e poco elegante, un randagio che ama la sua libertà e non crede nella bontà dei padroni, finalmente si rende conto di che spregevole uomo senza cuore sia Doug e di che amore tossico avesse per lui.

Determinato ad avere la sua vendetta, Reggie insieme a Bug e ai suoi amici – Maggie (Isla Fisher; Now You See Me, 2 Single a nozze), un intelligentissimo Pastore Australiano rimpiazzato dal suo padrone con un nuovo cucciolo, e Hunter (Randall Park; Finché forse non vi separi, Aquaman), un ansioso Alano stressato dal suo lavoro come animale da supporto emotivo – escogitano un piano e iniziano un’avventura epica per aiutare Reggie a ritrovare la via di casa…  e a farla pagare a Doug mordendogli quell’estremità di sé stesso che più ama (Indizio: non è il suo piede).

Doggy Style non è il solito film sui cani a cui siamo abituati. È diretto da Josh Greenbaum (Barb e Star vanno a Vista Del Mar) e scritto da Dan Perrault (Players, American Vandal), è una commedia divertente vietata ai minori sulle complicazioni dell’amore, l’importanza delle grandi amicizie e gli inaspettati vantaggi di flirtare con un divano.

Con le voci italiane di: Massimo De Ambrosis (Reggie), Pino Insegno (Bug), Federica De Bortoli (Maggie), Federico Di Pofi (Hunter), Michele D’Anca (Doug), Dario Oppido (Rolf).  Doggy Style è prodotto dal fondatore e amministratore delegato di Picturestart Erik Feig (La ragazza più fortunata del mondo, Cha Cha Real Smooth), da Louis Leterrier (regista di Fast X, Scontro tra Titani), da Dan Perrault (Players, American Vandal) e da Phil Lord e Chris Miller (Spider-Man: Un nuovo universo, The Lego Movie 2: Una nuova avventura) e Lord Miller presidente di Film Aditya Sood (Sopravvissuto, Cocainorso). Produttori esecutivi: Jessica Switch, Nikki Baida e Julia Hammer.

Leopardi & Co: al via le riprese del film con la partecipazione di Whoopi Goldberg

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Sono partite lo scorso 2 settembre le riprese del film Leopardi & Co una co-produzione Camaleo/Eagle Pictures – il film diretto da Federica Biondi che vede in un ruolo comprimario, accanto a quello dei due protagonisti della commedia romantica, Jeremy Irvine e Denise Tantucci, e agli altri attori del cast Paolo Calabresi e Paolo Camilli, il Premio Oscar Whoopi Goldberg.

La trama di Leopardi & Co

David (Jeremy Irvine) è un giovane attore americano che sogna un ruolo in grado di consacrarlo come una vera star mondiale. Ma David è talmente superficiale che nemmeno legge i copioni che gli arrivano finché la sua agente Mildred (Whoopi Goldberg) lo costringe ad accettare il ruolo di protagonista in “Giacomo in Love” film diretto dal mitico regista italiano Ruggero Mitri (Paolo Calabresi). David, convinto sia la storia di Casanova, arriva sul set a Recanati totalmente impreparato per cui viene affidato a Silvia (Denise Tantucci) una coach del luogo col compito di spiegare all’americano chi era il Sommo. Tra i due è odio a prima vista…

Rettifica del precedente: qui

Venezia 80, le foto dal red carpet di Coup De Chance di Woody Allen

E’ stato presentato in concorso a Venezia 80 Coup De Chance, il nuovo film di Woody Allen  che ha sfilato sul red carpet rosso con il cast del film. Il commento del regista “Questo è il mio cinquantesimo film. È stato un grande privilegio averlo realizzato a Parigi ed è un grande onore presentarlo a Venezia”.

Coup de Chance parla dell’importante ruolo che il caso e la fortuna giocano nelle nostre vite. Fanny e Jean sembrano la coppia di sposi ideale: sono entrambi realizzati professionalmente, vivono in un meraviglioso appartamento in un quartiere esclusivo di Parigi, e sembrano innamorati come la prima volta che si sono incontrati. Ma quando Fanny s’imbatte accidentalmente in Alain, un ex compagno di liceo, perde la testa. Presto si rivedono e diventano sempre più intimi…

Venezia 80, le foto dal red carpet di Priscilla di Sofia Coppola

Venezia 80, le foto dal red carpet di Priscilla di Sofia Coppola

E’ stato presentato in concorso a Venezia 80 Priscilla, il nuovo film di Sofia Coppola che ha sfilato sul red carpet rosso con il cast del film Cailee Spaeny e e ovviamente la vera Priscilla Presley.

In merito al film la regista ha commentato “Sono rimasta colpita dall’autobiografia di Priscilla Presley sugli anni che ha vissuto, da giovane donna, a Graceland. E ho cercato di cogliere cosa provasse nell’immergersi nel mondo di Elvis, per poi alla fine riemergerne e scoprire la sua identità. Come artista per me è importante mostrare il mondo attraverso gli occhi dei miei personaggi, senza giudicare. Mi hanno sempre interessato i concetti riguardanti l’identità, il vissuto e la trasformazione degli individui. Questo film indaga il modo in cui Priscilla è diventata quello che è, e cosa significa e ha significato essere donna per lei e per le generazioni successive. Ha vissuto esperienze comuni a molte giovani donne, con la differenza che le ha affrontate in un contesto inusuale. Ed è per questo che nella storia di Priscilla, pur essendo unica, ci possiamo incredibilmente identificare tutte..

Nel film Quando l’adolescente Priscilla Beaulieu incontra a una festa Elvis Presley, l’uomo, che è già una superstar del rock’n’roll, nel privato le si rivela come qualcuno di completamente diverso: un amore travolgente, un alleato nella solitudine e un amico vulnerabile. Attraverso gli occhi di Priscilla, Sofia Coppola ci racconta il lato nascosto di un grande mito americano, nel lungo corteggiamento e nel matrimonio turbolento con Elvis. Una storia iniziata in una base dell’esercito tedesco e proseguita nella sua tenuta da sogno a Graceland. Una storia fatta di amore, sogni e fama.

Coup de Chance: recensione del nuovo di film di Woody Allen #Venezia80

Cosa succede quando caso e fortuna entrano in gioco? Woody Allen delinea questo quadro cosmico in Coup de Chance quando, cioè, il colpo di fortuna ti cambia la vita. La cinquantesima pellicola del regista si muove per le strade della Parigi di Midnight in Paris ma lancia uno sguardo al passato ricordando molto il suo precedente Match Point. A differenza della sua enorme filmografia questa volta Woody Allen arriva Fuori Concorso a Venezia 80 con un film interamente girato in francese sorprendendo tutti. Nonostante le continue voci sul suo possibile ritiro, Allen smentisce tutto dicendo di aver pronto un nuovo film ambientato nella sua New York.

Coup de Chance, la trama

Jean (Melvil Poupaud) e Fanny (Lou de Laâge) sono una coppia di parigini, ricca e affascinante. Sono sposati ma non hanno figli e passano i weekend nella loro casa in campagna a caccia con gli amici. Woody Allen ci presenta il quadro della situazione di questa famiglia il cui equilibrio viene rotto dall’arrivo di Alain (Niels Schneider), un ex compagno di liceo di Fanny eternamente innamorato di lei. Un equilibrio che Allen, con l’autore della fotografia Vittorio Storaro, cerca di rompere utilizzando la palette dei colori. La prima parte del film affronta proprio l’incontro e l’inizio della relazione tra Alain e Fanny. Tra appuntamenti nascosti e pranzi appartati, la coppia viaggia indietro nel tempo tornando agli anni di spensieratezza liceale.

In questa prima parte si accavallano anche i sentimenti contrastanti nel cuore di Fanny, scissa tra il marito, possessivo e calcolatore, – reso visivamente con colori freddi e neutri – e l’amante, romantico e fugace – dove esplodono i colori caldi e intensi. La storia d’amore si consuma, forse destinata a durare in eterno, ma nella seconda parte di Coup de Chance si abbandona il destino e la fortuna, Woody Allen trasforma il lungometraggio da dramma romantico a thriller. In questa parte il personaggio della mamma di Fanny avrà un ruolo chiave. Interpretata da Valérie Lemercier la donna sembra avere molto in comune con il genero anzi è sollevata dal fatto che la figlia viva al sicuro con un uomo stabile e ricco. Tuttavia, l’istinto materno interviene al momento giusto quando scopre la verità su Jean.

Coup de chance recensione film

La vita è una variabile aleatoria

Jean è un uomo d’affari carismatico e di grande successo, fa colpo su tutti e si circonda di molti amici su cui sa di poter avere il controllo – lo stesso controllo che esercita sul treno meccanico, unico oggetto che può manovrare. Persone noiose, ricche e nullafacenti di cui si serve per compiacersi. Il pettegolezzo però è sempre dietro l’angolo e viene sussurrato alle sfarzose feste tra la folla. Jean sarebbe stato il mandante di un omicidio del suo socio in affari ereditando pare della ricchezza. Mentre Alain abbraccia il caso e la fortuna, Jean è scettico nei confronti di questi argomenti che nella filmografia di Woody Allen sono ricorrenti. Gli spettatori che vedranno Coup de Chance non potranno non notare la somiglianza con Match Point sotto alcuni aspetti della trama. I continui incontri tra Alain e Fanny insospettiscono Jean che possessivo e maniacale assume un investigatore privato.

Caso, fortuna e probabilità si ripresentano in una dura lotta di contrasti alla fine del film: un biglietto della lotteria accostato a una battuta di caccia al cervo. Quante probabilità ci sono di vincere e quante di prendere l’animale al primo colpo? Woody Allen spiazza lo spettatore e ancora una volta giocando con le probabilità si prende gli applausi a scena aperta.

Priscilla, recensione del film di Sofia Coppola #Venezia80

Priscilla, recensione del film di Sofia Coppola #Venezia80

Sofia Coppola torna al punto di vista femminile con il suo Priscilla, presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2023, biopic che racconta l’amore tra Elvis Presley e la giovanissima Priscilla Beaulieu, poi divenuta Presly. Optando per un impianto da coming of age, che ben si sposa con il taglio editoriale di A24 e MUBI – impegnate nella produzione e distribuzione del film, il film di Sofia Coppola è un indie molto lineare ma sentito nelle intenzioni, un racconto di formazione che segue una ragazza diventare donna, passare dalla libertà alla prigione e viceversa, sulla strada travolgente di un amore che, per quanto faccia male, non svanisce.

Priscilla: Elvis ed io, un passo dietro a lui, e al suo fianco

Quando l’adolescente Priscilla Beaulieu incontra a una festa Elvis Presley, l’uomo, che è già una superstar del rock’n’roll, nel privato le si rivela come qualcuno di completamente diverso: un amore travolgente, un alleato nella solitudine e un amico vulnerabile. Attraverso gli occhi di Priscilla, Sofia Coppola ci racconta il lato nascosto di un grande mito americano, nel lungo corteggiamento e nel matrimonio turbolento con Elvis. Una storia iniziata in una base dell’esercito tedesco e proseguita nella sua tenuta da sogno a Graceland. Una storia fatta di amore, sogni e fama.

Priscilla ed Elvis si incontrano in un luogo lontano dagli States, entrambi con un’incredibile nostalgia di casa. Nella Germania Ovest, dove Elvis sta prestando servizio militare e Priscilla si è trasferita con la famiglia, non c’è tanto da fare. Sarà proprio l’intrattenimento e la provenienza a farli avvicinare e, in pochissimo tempo, ad elevare – ironicamente – la piccola Priscilla a confidente prediletta del re del rock ‘n roll.

La “little one” di Elvis ha 14 anni quando la sua vita cambierà per sempre: molto più matura della sua età, capisce subito di essere una figura necessaria per Elvis. Ma nemmeno il re del rock ‘n roll è immune alla “fase di conoscenza” dei genitori e alle regole da rispettare nel corteggiare una ragazza. Con fatica e tanta caparbietà, la ragazza inizierà pian piano a vivere tra Germania e Stati Uniti, ad assaporare uno stile di vita che le era completamente alieno, a rendersi conto che, quando si è così vicini a una figura pubblica, forse, si inizia a perdere un po’ se stessi, soprattutto se non ci si è ancora conosciuti.

Alla ricerca di un punto di vista

Il fim di Sofia Coppola esplora in maniera ottimale le prime fasi di conoscenza tra Elvis e Priscilla, umanizzandola e avvicinandola al pattern di tanti altri incontri romantici, con tutto l’imbarazzo e la voglia di non perdersi del caso. Una seconda parte più frettolosa e dal montaggio discontinuo, potrebbero precludere alla pellicola di elevarsi e afferrare la portata di una storia d’amore così intensa – ma dobbiamo ricordarci che si tratta di una produzione indipendente e, per come è stata concepita e girata, è perfettamente in linea con il marchio A24.

Coppola lavora sull’immagine trasferendovi tutta una serie di significati altrimenti lasciati impliciti: cosa cambia nella vita di Priscilla e in che successione temporale, le sue emozioni e chi coinvolgono, sono tutti dettagli non affidati alla sceneggiatura, ma alla costruzione di un immaginario coerente con l’arco del nostro personaggio. Gli spazi di Elvis e Priscilla si influenzano e combaciano in base ai loro spostamenti, ed è lo stesso per i loro ritmi di vita. Un dettaglio inedito a questo proposito è il fatto che, pur adottando un punto di vista espressamente femminile, il mondo di Priscilla è un mondo maschile. Laddove la Coppola è diventata celebre proprio per aver plasmato una personalissima impronta di universo femminile, Graceland non la accoglie totalmente. A Priscilla vengono forniti vestiti, viene detto come abbinarli e truccarsi per esaltare al massimo la sua bellezza, viene portata a fare shopping – ma deve esibire ogni outfit davanti a una folla di uomini, Elvis e i membri della sua band. La giovane donna maturerà in fretta abbastanza da rendersi conto che non ha ancora un proprio punto di vista, e tutta la sua permanenza negli spazi vitali di Elvis lo evidenzia.

Benché diseguale nella narrazione, il Priscilla di Sofia Coppola farà parlare di se per come la mano sicura della regista disegna la presa di coraggio di una giovane donna in divenire: quella a cui è stato concesso un sogno, quella a cui verrà domandato tante volte “perché proprio tu”, quella che saprà sempre nel suo cuore la risposta a questa domanda, ma non avrà paura a cercarla anche altrove.

MCU: 10 dettagli che la timeline ufficiale potrà chiarire

MCU: 10 dettagli che la timeline ufficiale potrà chiarire

Come tutte le cose esistenti, anche il MCU vive di pregi e difetti. Di sicuro, posti sulla bilancia, sono i primi ad avere più peso all’interno del franchise, ma ciò non vuol dire che gli elementi non funzionanti al suo interno debbano cadere in prescrizione e non essere aggiustati. Uno dei problemi che ha sempre afflito il Marvel Cinematic Universe è la confusione riguardo la sua timeline, la quale ha suscitato nel tempo tantissime domande e dubbi. Attenzione, però, perché il prossimo mese, precisamente ad ottobre, uscirà Marvel Studios The Marvel Cinematic Universe: An Official Timeliner, il libro che avrà il compito di spiegare molti degli eventi confusionari del MCU, chiarendo eventuali disguidi. Il volume dovrebbe abbracciare ogni episodio principale del franchise, dall’inizio alla fine, in maniera dettagliata, e dovrebbe rispondere soprattutto a dieci lampanti incrinature presenti. Scopriamo quali.

In Iron Man 2 c’era Peter Parker?

Peter Parker Spider-Man No Way Home

Da quando è uscito Spider-Man: Homecoming, molti si sono domandati nel tempo se il bambino che indossava il casco di Iron Man, opponendosi a uno dei droni di Whiplash in Iron Man 2, fosse Peter Parker. La teoria è stata supportata dal fatto che gli spettatori, in realtà, non hanno mai potuto vedere il suo viso. In seguito, sia il protagonista di Spider-Man, Tom Holland, che il suo regista, Jon Watts, hanno trovato una linea comune secondo la quale quel bambino fosse davvero Peter. Una conferma arrivata anche da Keving Faige, ma che per il momento è rimasta solo verbale. Magari il libro sulla timeline del MCU potrà spiegare e approfondire meglio la questione.

L’errore temporale di di Spider-Man: HomecomingSpider-Man Homecoming

Sempre in Spider-Man: Homecoming c’è un altro evento che non è stato bene inquadrato, ma che anzi ha solo generato molta confusione. All’inizio del film vediamo infatti Adrian Toomes e il suo equipaggio venire congedati dopo la battaglia di New York; in quell’occasione il film ci suggerisce che la storia di cui si parlerà si svolge otto anni dopo l’evento. Il grande punto interrogativo non tarda ad arrivare, poiché prima di allora si pensava che la Battaglia di New York avesse avuto luogo nel 2012, il che significava che Spider-Man: Homecoming doveva essere ambientato nel 2020 e non in concomitanza con l’uscita del 2017. Questo è uno degli errori più lampanti del MCU che il libro dovrà sicuramente risolvere.

La canonicità delle serie Marvel Television

agents of shield

Quando le serie della Marvel Television cominciarono a prendere forma e vita, esse erano state pensate per essere canoniche. In seguito, però, gli show si sono allontanati di parecchio dalla continuità del MCU: molti degli eventi accaduti al loro interno, tra l’altro notevolmente importanti, non sono mai stati inseriti o menzionati all’interno dei film, tanto da lasciar intendere che non siano più canonici. Con l’approdo, negli ultimi tempi, degli show dei Marvel Studios sulla piattaforma di Disney+, tale canonicità ha avuto maggiore confusione, soprattutto perché nessuno ne ha dato o meno conferma. Il libro della timeline potrebbe perciò chiarire questo disorientamento, dicendoci se Agents of S.H.I.E.L.D, Inhumans, Runaways e tanti altri possono essere definiti canonici. Oppure no.

Quando Stark è diventato Iron Man?

Iron Man Tony Stark

Quando il MCU è ufficialmente nato, quindi sin dalla sua Fase 1, la cronologia del suo primo capitolo è stata uno dei temi più caldi su cui per diverso tempo si è disquisito. All’inizio, l’impressione era che i film fossero ambientati negli stessi anni in cui uscivano, salvo L’incredibile Hulk e Iron Man 2, fino a quando un episodio inserito nei Marvel Comics, intitolato La grande settimana di Fury, non ha confuso di parecchio le idee. La storia menzionata suggeriva che, dopo i sei mesi trascorsi tra Iron Man e Iron Man 2, il resto della Fase 1 si sarebbe svolto nell’arco di una sola settimana, anziché nell’arco di quattro anni. Il libro arriverà in soccorso, in quanto dovrà confermare sia ai fan che al pubblico tutto che Iron Man si svolge nel 2008.

Per quanto tempo Doctor Strange si è allenato a Kamar-Taj?

Spider-Man No Way Home Doctor Strange

Nel 2016, con l’arrivo di Doctor Strange, sotto la regia di Scott Derrickson, facciamo la conoscenza di un strabiliante chirurgo che, in seguito ad un incidente automobilistico, sarà costretto ad osservare la sua vita cambiare, evento che lo porterà a diventare lo stregone che oggi tutti conosciamo. La sua cronologia, però, è uno dei punti più controversi del MCU, e molto del problema riguarda il suo allenamento a Kamar-Taj. Intanto, è chiaro che prima di diventare Maestro delle Arti Mistiche, Strange si è dovuto allenare per diverso tempo lì. Sappiamo che il finale si svolge prima degli eventi di Thor: Ragnarok del 2017, ma non sappiamo se Doctor Strange si sia allenato per settimane, mesi o addirittura anni, poiché non è ancora stato confermato. Questa confusa linea temporale potrà però essere chiarita in definitiva nel libro della timeline e ci farà capire quanto tempo ha impiegato il nuovo Avenger prima di aiutare i suoi compagni a sconfiggere Thanos.

Ma i personaggi della saga dei Defenders?

Dardevil-Elektra-supereroi-coppia

Lo dicevamo prima per gli show della Marvel Television, ma anche lo status di canone delle serie Netflix non è stato toccato dai Marvel Studios dopo le loro cancellazioni. In seguito al ritorno nel MCU di Charlie Cox, Vincent D’Onofrio e Jon Bernthal nei panni di Daredevil, Kingpin e del Punitore dopo il debutto nella Saga dei Difensori di Netflix, il pubblico necessita di alcune conferme riguardo le loro avventure, se queste siano canoniche o meno. Essendo state delle serie avvincenti, che hanno appassionato il pubblico nel tempo in cui sono uscite, sarebbe interessante poter capire meglio la loro linea temporale.

Il Guardiano Rosso ha combattuto contro una versione di Capitan America?

Captain America Chris Evans

Quando uscì Black Widow nel 2021, il film presentò al pubblico un altro personaggio, che doveva fungere un po’ come risposta della Russia al Capitan America degli USA: il Guardiano Rosso, aka Alexei Shostakov. L’uomo diventa il Guardiano Rosso durante la Guerra Fredda, e nella linea temporale questo accade più avanti rispetto all’ibernazione di Steve Rogers. Nonostante ciò, Shostakov dichiara ad un certo punto di aver combattuto contro l’Avenger in un impreciso momento degli anni ’80. E’ stato poi rivelato che il governo degli Stati Uniti, in seguito all’apparente dipartita di Steve Rogers, si è impegnato a creare altri super-soldati. Il libro della timeline potrebbe chiarirne la dinamica: magari il Guardiano Rosso potrebbe aver combattuto contro una sua versione.

Quando è tornato T’Challa a Wakanda?

t'challa

Un altro dubbio che ha afflitto i fan e il pubblico durante gli intrecciati film del MCU riguarda gli eventi di Black Panther del 2018 e quando essi si svolgono. All’inizio sembrava che Black Panther si svolgesse una settimana dopo Captain America: Civil War, quindi poco dopo la morte del re wakandiano T’Chaka. C’è però una questione in sospeso, perché l’affidamento di Bucky Barnes alle cure dei wakandiani nel secondo film citato, e la sua successiva apparizione alla fine di Black Panther, gettano nel caos questa linea temporale, perché non è possibile che il controllo dell’HYDRA su Bucky, alias il Soldato d’Inverno, sia stato eliminato con così tanta velocità. Sarà dunque un altro aspetto che dovrà essere affrontato nella timeline.

Dov’erano gli Eterni nella battaglia degli Avengers contro Thanos?

Eternals

In Eternals, film del MCU diretto da Chloé Zao, ci vengono poi presentati gli Eterni, delle creature immortali e potentissime, che la storia ci rivela essere arrivati sulla Terra nel 5000 a.C., suggerendo che per tutto il tempo hanno vissuto sullo sfondo del Marvel Cinematic Universe. Per questa ragione, sono sorte alcune domande sul perché la squadra più forte dell’universo non sia intervenuta in una delle battaglie più sanguinose e importanti del franchise, ossia quella degli Avengers contro Thanos. Se si considera che l’obiettivo degli Eterni era proteggere l’umanità per garantire l’emersione del Tiamut Celeste, è strano non averli visti al loro fianco quando l’obiettivo del folle Titano era proprio quello di annientare metà delle forme di vita. Il libro potrebbe spiegarne i motivi.

Cosa ha fatto Capitan Marvel per trent’anni?

Brie-Larson-Carol-Danvers-Captain-Marvel-MCUDopo averci fatto conoscere una serie di sfaccettati supereroi e villain, il MCU ci fa conoscere solo nel 2019 uno dei più forti e tenaci con Captain Marvel, introducendo Carol Danvers. Il film è ambientato nel 1995, e la nostra protagonista diventa Captain Marvel molto prima che una grande fetta di Avengers si trasformi nei supereroi che oggi conosciamo. Nel finale, Danvers parte alla volta dell’universo e fino ad Avengers: Endgame di lei non si ha più traccia. Ciò ha portato all’idea che la supereroina sia stata assente per ben trent’anni. Pur credendo che The Marvels (in uscita a breve), possa rispondere al quesito, il libro sulla timeline potrebbe comunque essere più chiaro e dettagliato.

Box office: Oppenheimer mantiene il primo posto

Box office: Oppenheimer mantiene il primo posto

L’estate 2023 è stata caratterizzata dalla riscoperta dei cinema per molti, grazie all’arrivo nelle sale italiane di due pellicole che hanno saputo attirare il grande pubblico: stiamo parlando di Barbie ed Oppenheimer! Quest’ultimo conquista per la seconda settimana consecutiva il primo posto nella classifica Box office, con un incasso di €1.308.936 nel solo fine settimana, su un totale che sfiora i 18 milioni solo in Italia.

Al secondo posto, con un notevole distacco, ritroviamo The equalizer 3- senza tregua, terzo capitolo della serie cinematografica con Denzel Washington come protagonista. Il film incassa €197.764 al suo primo week end nei cinema, essendo nelle sale italiane dal 30 agosto.

Terzo classificato è Tartarughe ninja: caos mutante, film animato basato sui noti personaggi della serie di fumetti. Il cartone incassa €167.967 a fronte di un totale di circa 743 mila euro dalla sua uscita nei cinema il 30 agosto.

Box office: il resto della classifica

Rispettivamente al quarto ed al quinto posto ritroviamo La casa dei fantasmi, remake dell’omonimo film del 2003 con Eddie Murphy, e Jeanne Du Barry- la favorita del re, pellicola che sigla il ritorno di Johnny Depp sulla scena dopo il lungo processo con Amber Heard. La casa dei fantasmi raggiunge un incasso di €140.137 su un totale che sfiora i due milioni di euro dalla prima uscita il 23 agosto, mentre Jeanne Du Barry incassa €132.847 nel suo primo week end. Scende vertiginosamente di posizione Barbie, sesta classificata, con un incasso di €132.143, a fronte però di un totale che supera i 31 milioni di euro dalla sua uscita nelle sale italiane il 20 luglio.

Al settimo ed ottavo posto si trovano due pellicole italiane: L’ordine del tempo, diretto da Liliana Cavani e tratto dall’omonimo saggio di Carlo Rovelli, e Una commedia pericolosa. L’ordine del tempo incassa €57.683, mentre Una commedia pericolosa raggiunge un guadagno di €34.368.

Ultimi due classificati nel Box office del fine settimana appena concluso sono Mastaney, pellicola indiana, e Manodopera, film d’animazione prodotto da Francia, Italia e Svizzera. Mentre Mastaney incassa €29.103, Manodopera raggiunge un guadagno di soli €17.304.

The Caine Mutiny Court-Martial di William Friedkin arriverà su Paramount+

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Paramount+ ha annunciato l’arrivo di The Caine Mutiny Court-Martial – scritto e diretto dal celebre regista premio Oscar William Friedkin e basato sull’omonima opera teatrale di Hermon Wouk, vincitrice del premio Pulitzer – prossimamente in Italia e in tutti i mercati internazionali in cui il servizio è attualmente attivo.

L’avvincente film, che è stato presentato ieri in anteprima all’80° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, segue le vicende di un primo ufficiale della Marina degli Stati Uniti che viene processato per aver orchestrato un ammutinamento dopo che il suo capitano inizia a dare segni di squilibrio, mettendo a repentaglio la vita del suo equipaggio. Interpretato da un cast eccezionale, The Caine Mutiny Court-Martial vede il coinvolgimento di Kiefer Sutherland (24), Jason Clarke (Oppenheimer), Jake Lacy (White Lotus), Monica Raymund (Chicago Fire), Lewis Pullman (Top Gun: Maverick), Jay Duplass (Transparent), Tom Riley (The Nevers) e Lance Reddick (John Wick).

All’inizio della corte marziale della Marina, Barney Greenwald (Clarke), uno scettico avvocato della Marina, accetta con riluttanza di difendere il tenente Steve Maryk (Lacy), un primo ufficiale della Marina che ha preso il controllo della U.S.S. CAINE dal suo capitano autoritario, il tenente Philip Francis Queeg (Sutherland) durante una violenta tempesta in acque ostili. Con l’avanzare del processo, Greenwald si preoccupa sempre di più e si chiede se gli eventi a bordo del Caine siano stati un vero ammutinamento o semplicemente atti di coraggio di un gruppo di marinai che non si fidavano del loro leader instabile.

Il lungometraggio della Republic Pictures, The Caine Mutiny Court-Martial, è un film di William Friedkin (The French Connection, L’esorcista) basato sull’opera teatrale di Herman Wouk. Scritto e diretto da Friedkin, il film è prodotto da Annabelle Dunne (Joan Didion: The Center Will Not Hold, Everything Is Copy And Fake Famous) e Matt Parker (Beasts of the Southern Wild) con Michael Salven (Dungeons & Dragons: Honor Among Thieves) e Mike Upton (John Wick) come produttori esecutivi. Il film è distribuito da Paramount Global Content Distribution.

Il film, The Caine Mutiny Court-Martial, è stato completato poco prima della morte di William Friedkin, avvenuta il 7 agosto scorso.

Evil Does Not Exist, Ryūsuke Hamaguchi presenta il film alla Mostra del Cinema di Venezia

Reduce dalla vittoria agli Oscar per il suo Drive my Car, il regista giapponese Ryūsuke Hamaguchi porta in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia il suo nuovo film, dal titolo Evil Does Not Exist, storia di Takumi e sua figlia Hana, che vivono nel villaggio di Mizubiki, nei pressi di Tokyo. Come altre generazioni prima di loro, conducono una vita modesta assecondando i cicli e l’ordine della natura. Un giorno, gli abitanti del villaggio vengono però a conoscenza del progetto di costruire, vicino alla casa di Takumi, un glamping, inteso a offrire ai residenti delle città una piacevole fonte di “evasione” nella natura.

Quando due funzionari di Tokio giungono al villaggio per tenere un incontro, diventa chiaro che il progetto avrà un impatto negativo sulla rete idrica locale, e ciò causa il malcontento generale. Le intenzioni contraddittorie dell’agenzia mettono in pericolo sia l’equilibrio ecologico dell’altopiano sia lo stile di vita degli abitanti. “In questo film ho avuto la meravigliosa opportunità di lavorare nuovamente con il compositore di Drive My Car, Eiko Ishibashi. – racconta Hamaguchi – Il progetto del film è iniziato quando mi ha chiesto di creare alcune riprese per la sua performance dal vivo e ho concepito il film come un “materiale originale” per le riprese”.

Man mano che mi legavo sempre di più al film che stavamo creando, anche Eiko e le sue amiche mi hanno aiutato molto nelle riprese. Era un modo molto libero di fare cinema, cosa che mi ha rivitalizzato molto. Dopo le riprese, sentivo di aver catturato le interazioni delle persone nella natura e di aver completato il lavoro come un unico film con il bellissimo tema musicale di Eiko Ishibashi. Spero che il pubblico senta la forza vitale delle figure che si agitano nella natura e nella musica di Evil Does Not Exist”.

Evil Does Not Exist conferenza stampa Venezia

Il lavoro degli attori sui personaggi

“Per quanto riguarda il mio personaggio, – racconta Ryuji Kosaka, interprete di Takumi – mi ha molto interessato il suo stile di vita così vicino alla natura, il tagliare la legna, raccogliere l’acqua del fiume o cercare funghi e altre piante del bosco. Era un modo di vivere che mi interessava poter esplorare”.Io invece ho pensato ad Hana come una bambina molto vivace e curiosa – aggiunge la giovane Ryo Nishikawa, interprete della figlia di Takumi.

Aiko Masubuki, interprete di uno dei due funzionari, afferma invece che “c’erano aspetti del mio personaggio con cui potevo immedesimarmi ma sin da subito ho scelto di non stringermi troppo alla sua personalità e mantenere un minimo di distacco“. “Per il mio personaggio mi sono invece chiesta come poter dar vita ad una personalità confusa, divisa tra il proprio lavoro e il bisogno di mantenersi vicino al bene comune”, spiega Ayaka Shibutani, interprete dell’altro funzionario presente nel film.

Il rapporto con la natura di Hamaguchi

“Prima di girare Evil Does Not Exist, in realtà, non avevo una grande connessione con la natura, mi limitavo a frequentare i parchi di Tokyo. – spiega Hamaguchi – Dopo averlo girato mi sono reso conto di quanto essa sia importante per sentirci ispirati ma anche per guarirci dai mali di ogni giorno. Ho notato che di questi tempi quando poni degli elementi naturali in un film emerge subito il tema della salvaguardia ambientale, quindi sapevo di non poter evitare questa idea e per questo mi sono concentrato sul mostrare come un dialogo sincero possa essere, forse, l’opzione migliore per cercare delle concrete soluzioni su tale questione”, conclude Hamaguchi.

Sofia Coppola presenta Priscilla, il biopic sull’eterno amore di Elvis

Scritto e diretto da Sofia Coppola, Priscilla, in concorso al Festival di Venezia 2023, è basato sul libro di memorie del 1985 Elvis and Me, scritto da Presley e Sandra Harmon. Nel film, la giovanissima Priscilla Beaulieu (incontra Elvis a una festa, quando è già una superstar del rock-and-roll, ma diventa  per lei una persona del tutto inaspettata nei momenti privati: una cotta entusiasmante, un alleato nella solitudine, un migliore amico vulnerabile. Dal punto di vista di Priscilla, il film esamina il lato inedito di un grande mito americano nel lungo corteggiamento e nel turbolento matrimonio di Elvis e Priscilla.

Alla conferenza stampa di presentazione del film, la regista ha spiegato cosa l’abbia spinta a dedicarsi a questo progetto: “sono rimasta colpita dal fatto che l’ambientazione è così insolita, ma lei attraversa tutte le cose che tutte le ragazze attraversano crescendo verso la femminilità – il suo primo bacio e il diventare madre – tutti questi momenti a cui potevo riferirmi, ma in questa ambientazione così insolita che siamo così curiosi di conoscere“.

In un momento molto emozionante della conferenza stampa, la stessa Priscilla Presley ha raccontato come è stato affiancare Coppola e il cast condividendo con loro momenti della sua vita: “È molto difficile stare seduti a guardare un film che parla di te, della tua vita e del tuo amore. Sofia ha fatto un lavoro straordinario, ha fatto il suo dovere… E io ho dato tutto quello che potevo per lei“.

È stato molto difficile per i miei genitori capire che Elvis si interessasse così tanto a me e penso davvero che, poiché ero più una persona che ascoltava, Elvis mi riversava il suo cuore, le sue paure, le sue speranze, la perdita di sua madre che non aveva mai superato, e io ero la persona che si sedeva davvero per ascoltarlo e confortarlo. Ero un po’ più grande nella vita che nei numeri e questa era l’attrazione. La gente pensa: “Oh, era sesso, era questo”. Non è affatto così. Non ho mai fatto sesso con lui. Era molto gentile, molto tenero, molto affettuoso, ma rispettava anche il fatto che avessi solo 14 anni“.

Presley ha anche chiarito che quando se ne andò, anni dopo, “non fu perché non lo amavo, era l’amore della mia vita. Era lo stile di vita che era così difficile per me… Avevamo nostra figlia e mi assicuravo che lui la vedesse sempre, era come se non ci fossimo mai lasciati. Voglio che questo sia chiaro“.

Il film è interpretato da Cailee Spaeny nel ruolo di Priscilla Beaulieu Presley e da Jacob Elordi nel ruolo di Elvis. Il cast ha potuto recarsi a Venezia per sostenere il film dopo aver ricevuto un accordo provvisorio SAG-AFTRA. Proprio in merito allo sciopero, Coppola ha detto: “È un lavoro duro lottare per un giusto compenso e spero che si risolva presto perché ci sono così tante persone che vogliono tornare a lavorare“.

Spaeny ha detto di aver accettato il ruolo: “Con molto timore, ma sono stato molto fortunato ad avere un po’ di tempo con Priscilla. È stata molto generosa con il suo tempo e molto gentile con me e mi ha sostenuto“. Elordi ha commentato: “L’intera prospettiva che avevo di fronte era una specie di enorme montagna e mi ha detto: “Mettiti i paraocchi e vai fino in fondo”. Non c’era spazio per non farlo“.

Parlando della relazione tra Priscilla ed Elvis, il giovane protagonista di Euphoria ha attirato gli applausi dei giornalisti: “La cosa più impressionante per me è la portata di questo amore e la potenza di questo amore. E ancora oggi, anche se lui non è qui, quando parli con Priscilla puoi ancora sentire l’amore. È vero, è imperituro ed è semplicemente bellissimo… È questo legame che unisce due persone e penso che sia per l’eternità“.

Priscilla arriverà nelle sale statunitensi il 27 ottobre tramite A24. Mubi ha anche acquisito i diritti in diversi territori, tra cui il Regno Unito.

Coup de Chance, Woody Allen: “Quando ero giovane i film che più mi colpivano erano francesi e italiani”

Woody Allen arriva a Venezia 80 per presentare la qua cinquantesima pellicola. Il regista torna in Francia, ormai una seconda casa per i suoi film anche se il nuovo Coup de Chance è girato internamente in francese. Parigi, ambientazione che nel 2010 Woody Allen porta in scena in Midnight in Paris e in Tutti dicono I Love You: “Quando ero giovane i film che più mi colpivano erano quelli francesi e italiani, tutti volevamo realizzare film come gli europei e per tutta la mia vita ho cercato di fare così e da tempo volevo realizzare la storia di due americani che vivono a Parigi e sono così innamorato della Francia che ho voluto realizzarlo in lingua francese. Volevo unirmi a quel gruppo di registi composto da Truffaut, Godard, Renoir e tanti altri ancora che considero maestri”, afferma il regista.

In Coup de Chance, già dal titolo appare chiaro il risultato dell’opera. Il colpo di fortuna, il caso, il destino sono tutti argomenti ricorrenti. Per Woody Allen sono anche argomenti con cui ha un forte legame: “Sono stato fortunato per tutta la mia vita, ho una famiglia, non sono mai stato in ospedale, non mi è mai accaduto nulla di male. Quando ho iniziato a fare film altrettanto sono stato fortunato, ho ricevuto molto rispetto e spero che continui ad essere così”. Continua dicendo: “Coupe de Chance e Match Point riflettono entrambi su come il caso e la fortuna possano avere un impatto nella nostra vita. Non penso ci sia nulla che possiamo fare con la morte. Alla fine di questo film abbiamo lasciato che il sottotitolo “non farci troppo caso” rimanesse più a lungo delle immagini perché è così che dovremmo rapportarci con la morte e il caos della vita.

Coup de Chance, Vittorio Storaro: “Chiamatemi autore della fotografia non direttore”

Quella tra Allen e Vittorio Storaro è una collaborazione che va è iniziata nel 2016 per Café Society. Autore della fotografia la sua impronta nei film di Allen contribuisce una resa delle immagini particolarmente curiosa. “Bisogna dare rispetto al regista e all’autore della fotografia. Noi non siamo director, noi siamo co-autori della fotografia cinematografia, ovvero scrivere con la luce in un’immagine. Noi dobbiamo avere un rapporto con i colori e le ombre per analizzare il concetto delle parole e presentarle al regista e se lui approva quella mia lettura allora mi sento soddisfatto, perché ho saputo comprendere le intenzioni del solo e unico regista”, racconta Vittorio Storaro in conferenza stampa.

Io senza uno scritto e senza un regista non esisto. Quando ho letto la sceneggiatura di questo film ho quindi ritrovato una cosa che amo molto, ovvero la dualità: con il marito Fanny ha un preciso tono cromatico, mentre quando è con l’amante ne ha un altro che è più concentrato sui toni caldi e solari. Quando è con il marito è invece tutto azzurro, freddo. Questo è stato il concetto visivo che ho presentato a Woody e lui lo ha ritenuto coerente con quanto aveva scritto”, conclude.

Nonostante da ormai diversi anni giri voce di un possibile addio alla sedia da regista per Woody Allen, 87 anni, c’è ancora molto lavoro da fare: “Ho una nuova buona idea per un film a New York e se qualcuno si offrirà di finanziarlo alle mie strette condizioni, allora sì, lo farò”.

Enea, il trailer del film di Pietro Castellitto

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Enea, il trailer del film di Pietro Castellitto

Ecco il trailer di Enea, che sarà presentato in Concorso alla 80° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia. Nel suo nuovo film, Pietro Castellitto recita anche al fianco di Giorgio Quarzo Guarascio, Benedetta Porcaroli, Chiara Noschese, Giorgio Montanini, Adamo Dionisi, Matteo Branciamore, Cesare Castellitto, Clara Galante, Paolo Giovannucci e con Sergio Castellitto.

Enea, la trama

Enea rincorre il mito che porta nel nome, lo fa per sentirsi vivo in un’epoca morta e decadente. Lo fa assieme a Valentino, aviatore appena battezzato. I due, oltre allo spaccio e le feste, condividono la giovinezza. Amici da sempre, vittime e artefici di un mondo corrotto, ma mossi da una vitalità incorruttibile. Oltre i confini delle regole, dall’altra parte della morale, c’è un mare pieno di umanità e simboli da scoprire. Enea e Valentino ci voleranno sopra fino alle più estreme conseguenze.  Tuttavia, droga e malavita sono l’ombra invisibile di una storia che parla d’altro: un padre malinconico, un fratello che litiga a scuola, una madre sconfitta dall’amore e una ragazza bellissima, un lieto fine e una lieta morte, una palma che cade su un mondo di vetro. È in mezzo alle crepe della quotidianità che l’avventura di Enea e Valentino lentamente si assolve. Un’avventura che agli altri apparirà criminale, ma che per loro è, e sarà, prima di tutto, un’avventura d’amicizia e d’amore.

L’Esorcista oggi in versione restaurata a Venezia Classici

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L’Esorcista oggi in versione restaurata a Venezia Classici

L’Esorcista, che ha sconvolto il mondo terrorizzando generazioni di spettatori ed è tuttora considerato un capolavoro della storia del cinema, viene presentato oggi all’80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sua versione restaurata Director’s Cut 4K nell’ambito della sezione Venezia Classici.

In occasione del 50° anniversario di quest’opera epocale tratta dal romanzo omonimo di William Peter Blatty, il film sarà proiettato nei cinema italiani nei giorni25, 26 e 27 settembre nella sua spettacolare versione Director’s Cut, completamente restaurata in 4K da Warner Bros. Discovery. Questo evento senza precedenti porterà nuovamente l’orrore e il brivido nelle sale cinematografiche, illuminando il buio con immagini straordinarie che terranno gli spettatori incollati allo schermo, proprio come ha fatto con le generazioni passate.

Credo che The Exorcist sia tanto intenso oggi, a distanza di cinquant’anni, quanto lo fu al momento della sua prima uscita. È questa la genialità della storia di William P. Blatty’ – dichiarava il compianto regista William Friedkin, scomparso nelle scorse settimane, in occasione dell’annuncio della presenza della versione restaurata del film alla Mostra del Cinema.

L’Esorcista è molto più di un semplice film horror; è un’icona del cinema, una pietra miliare nella storia del grande schermo. Da quando è stato presentato per la prima volta nel lontano 1973, ha spaventato, affascinato e incantato il pubblico di tutto il mondo. Le sue scene indimenticabili, i personaggi iconici e l’atmosfera da brivido lo rendono un’opera d’arte cinematografica senza tempo. Anche dopo cinque decenni, continua a esercitare un impatto culturale straordinario, influenzando il genere horror e l’arte del cinema in generale. È una testimonianza del potere duraturo del cinema nel catturare l’immaginazione e spingere gli spettatori al limite del terrore e della suspense.

In occasione di questo anniversario epocale, Warner Bros. Discovery ha dedicato un impegno straordinario per restaurare L’Esorcista in una magnifica versione Director’s Cut, con una qualità visiva ineguagliabile grazie alla tecnologia 4K. Ogni dettaglio è stato curato con precisione, dal suono inquietante ai dettagli visivi mozzafiato, creando un’esperienza cinematografica completamente immersiva.

Per celebrare questa ricorrenza straordinaria, “L’Esorcista Director’s Cut – 4K Restaurata” farà il suo ritorno spettacolare nei cinema di tutta Italia. L’evento si terrà nei giorni 25-26-27 settembre e offrirà agli spettatori una rara opportunità di rivivere l’angosciante storia di possessione e fede su uno schermo grande come la vita stessa. Questa tre giorni di evento esclusivo promette di essere un’esperienza imperdibile per gli amanti del cinema, sia per coloro che conoscono già l’opera, sia per chi vuole sperimentarla per la prima volta. Questo evento epico è un omaggio a un capolavoro senza tempo, che ha spaventato, incantato e influenzato innumerevoli spettatori attraverso le generazioni.

The Caine Mutiny Court-Martial: recensione del film di William Friedkin #Venezia80

“Tutti i film che ho realizzato, che ho scelto di realizzare, riguardano la sottile linea tra il bene e il male. E anche la sottile linea che esiste in ognuno di noi. Questo è ciò di cui parlano i miei film”. Con questa citazione del regista William Friedkin viene introdotto alla Mostra del Cinema di Venezia il suo nuovo film dal titolo The Caine Mutiny Court-Martial, che arriva a dodici anni dal suo precedente lungometraggio, Killer Joe, dopo essersi scolpito un posto nella storia del cinema grazie a film come Il braccio violento della legge, L’esorcista e Vivere e morire a Los Angeles.

Si tratta, come noto, dell’ultima fatica cinematografica di Friedkin, venuto a mancare nell’agosto di quest’anno, prima di poter dunque presentare il nuovo film al grande pubblico. Arrivato a Venezia senza il proprio regista, The Caine Mutiny Court-Martial si dimostra essere in ogni caso la testimonianza di un Friedkin in piene forze, che adatta l’opera teatrale di Herman Wouk dal titolo Corte marziale per l’ammutinamento del Caine con meticolosa precisione, gusto per la parola e completa padronanza del ritmo, facendo dunque di questo nuovo lungometraggio un’opera di grande valore.

The Caine Mutiny Court-Martial, la trama del film

La vicenda narrata vede l’avvocato Greenwald (Jason Clarke) difendere con riluttanza Maryk (Jake Lacy), l’ufficiale della Marina che ha sollevato dal comando il  tirannico capitano Queeg (Kiefer Sutherland), accusato di instabilità mentale nel corso di una violenta burrasca. Man mano che il processo va avanti, Greenwald diventa sempre più interessato a fare chiarezza, domandandosi se quello del Caine sia stato un vero ammutinamento o semplicemente l’atto coraggioso di un gruppo di marinai che non potevano più fidarsi del loro instabile capitano.

Dal testo allo schermo

Legal drama a tutti gli effetti, The Caine Mutiny Court-Martial era un film che Friedkin ambiva a realizzare da tempo, affascinato dai dubbi che il racconto morale solleva e da quel confine tra bene e male esistente in ogni essere umano e che per tutta la sua carriera il regista ha esplorato. Lo spettatore viene dunque fatto entrare in una piccola aula dove si svolge il processo tra Maryk e Queeg e qui rimarrà sostanzialmente fino alla fine, ascoltando le testimonianze dei due diretti in causa come anche quelle di una serie di testimoni ed esperti. Ci si trova dunque di fronte ad un film dalla forte economia narrativa, dove alla parola è conferita massima attenzione.

Friedkin, anche sceneggiatore del film, riadatta il testo non solo per aggiornarlo ma anche per incrementare la musicalità delle battute, delle parole, dando così vita ad un film che è un piacere ancora solo da ascoltare. The Caine Mutiny Court-Martial è però non solo una vera e propria lezione di adattamento, quanto anche di costruzione delle immagini. Quelle che potrebbero apparire delle limitazioni – la sola location e il forte uso della parola – non impediscono a Friedkin di lavorare su una ricerca del ritmo e in generale della messa in scena degni di un maestro quale è lui. Non è un film facile questo, specialmente se non si è amanti di questo genere di opere, ma è davvero difficile staccare gli occhi dallo schermo.

Il confine tra bene e male

Friedkin riesce dunque a rendere appassionante la vicenda narrata, fornendo indizi, testimonianze, prove o suggestioni che permettono di far emergere tutta l’ambiguità e l’universalità di quanto proposto. Lo spettatore si trova infatti a dover scegliere egli stesso da che parte stare, se da quella dell’ufficiale Maryk o quella del capitano Queeg. Per scegliere, occorre ascoltare quanto viene detto, cercare di formulare il proprio giudizio, che può essere naturalmente influenzato da innumerevoli fattori personali. Il regista sceglie di rimanere volutamente ambiguo, proponendo sì una risoluzione dei fatti ma concentrandosi sul far emergere, una volta di più, quel confine tra bene e male e la sua facilità nell’oltrepassarlo, sia in un senso che nell’altro.

Saltburn: Emerald Fennell ha scelto Jacob Elordi senza aver mai visto Euphoria

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Jacob Elordi ha ottenuto il ruolo da co-protagonista in Saltburn anche se la regista Emerald Fennell non ha mai visto un episodio di Euphoria, la serie HBO che ha regalato a Elordi il primo assaggio di fama.

Meglio conosciuto per aver interpretato il personaggio di Nate Jacobs nel cast principale della serie HBO, Jacob Elordi sarà sul grande schermo accanto a Barry Keoghan (Gli spiriti dell’isola) in Saltburn. Il film segue uno studente di Oxford di nome Oliver Quick (Keoghan) che viene trascinato in un mondo sensuale di intrighi e opulenza durante una visita alla sontuosa tenuta del suo irresistibile compagno di classe Felix (Elordi).

Emerald Fennell (vincitrice dell’Oscar per la sceneggiatura del suo debutto alla regia Una donna promettente, e parte del cast di Barbie) ha recentemente parlato con Vanity Fair prima dell’uscita di Saltburn, prevista per il 24 novembre negli USA, commentando il fatto che non ha mai visto un solo episodio di Euphoria. Tuttavia, ha scelto Elordi per un ruolo importante nel suo film grazie al provino dell’attore:

“Ha offerto una performance incredibilmente potente, rilassata e reale di una persona che potrebbe facilmente non essere reale. Puoi capire perfettamente che nessuno sarebbe capace di resistere a questa persona. Ma allo stesso tempo puoi anche capire che è anche una sorta di illusione, un’illusione che altre persone proiettano su di lui – e in realtà non è necessariamente particolarmente speciale o interessante. Sembra proprio che lo sia.”

Nel cast del film ci sono Jacob Elordi (Euphoria), Barry Keoghan (Gli Spiriti dell’Isola) e Rosamund Pike (Gone Girl). I dettagli della trama sono stati tenuti nascosti, con l’unico indizio che Saltburn è una “storia di ossessione”. Guarda il trailer del film.

Woody Allen continua a pensare al ritiro. Sulla cancel culture: “È sciocca”

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Woody Allen presenta al Festival del cinema di Venezia il suo ultimo film, Coup de Chance, un thriller romantico che sarà il suo cinquantesimo e che potrebbe essere il suo ultimo film. Il film in lingua francese, proiettato in uno dei maggiori festival europei, rappresenta il continuo abbraccio reciproco tra il regista e il continente, dice Variety, dopo che le controversie legali che lo hanno visto protagonista lo hanno allontanato dagli Stati Uniti.

“Ho così tante idee per i film che sarei tentato di realizzarli, se fosse facile finanziarli – ha spiegato Woody Allen – Ma oltre a ciò, non so se ho la stessa verve di un tempo per andare a cercare i fondi.” 

Nel corso dell’intervista con Variety, il regista ha anche ribadito il fatto di essere un sostenitore del #MeToo. “Penso che qualsiasi movimento in cui ci sia un beneficio reale, in cui si fa qualcosa di positivo, in questo caso per le donne, sia una buona cosa. Quando diventa sciocco, è sciocco. Ho letto casi in cui è stato molto vantaggioso, in cui la situazione è stata molto vantaggiosa per le donne, e questo è positivo. Quando leggo di alcuni casi in un articolo sul giornale in cui il movimento diventa sciocco, allora lo è.” 

E quando gli viene chiesto di spiegarsi meglio, Woody Allen risponde: “È sciocco, sai, quando non è realmente una questione femminista o una questione di ingiustizia nei confronti delle donne. Quando si è troppo estremi nel cercare di trasformarlo in un problema quando, in realtà, la maggior parte delle persone non considererebbe la situazione specifica per nulla offensiva.”

E per quello che riguarda la sua esperienza personale, Allen conferma di non aver mai ricevuto lamentele riguardo ai suoi set e al suo modo di lavorare: “Non ho mai ricevuto lamentele. Anni fa ho detto che avrei dovuto essere un manifesto [del movimento #MeToo] e ne sono rimasti tutti entusiasti. Ma la verità è che è proprio così. Ho realizzato 50 film. Ho sempre avuto ottime parti femminili, ho sempre avuto donne nella troupe, le ho sempre pagate esattamente la stessa cifra che pagavamo agli uomini, ho lavorato con centinaia di attrici e non ho mai, mai avuto una sola lamentela da parte di nessuna di loro in nessun caso. Punto. Nessuno ha mai detto: “Lavorando con lui, era cattivo o molesto”. Questo non è stato un problema. I miei redattori sono state donne. Non ho alcun problema con questo. Non è mai stato nella mia mente in alcun modo. Assumo chi penso sia adatto al ruolo. Come ho detto, ho lavorato con centinaia di attrici, attrici sconosciute, star, attrici di medio livello. Nessuno si è mai lamentato e non c’è niente di cui lamentarsi.”

E sulla cancel culture e sull’eventualità di esserne vittima, Woody Allen spiega: “Sento che se questa cultura vuole cancellarti, allora va bene. Trovo che sia tutto così sciocco. Non ci penso. Non so cosa significhi essere cancellato. So che nel corso degli anni per me è stato tutto uguale. Faccio i miei film. Ciò che è cambiato è la presentazione dei film. Sai, lavoro e per me è la stessa routine. Scrivo la sceneggiatura, raccolgo i soldi, realizzo il film, lo giro, lo monto, esce. La differenza non è dovuta alla cultura dell’annullamento. La differenza è il modo in cui presentano i film. È questo il grande cambiamento.”

Woody Allen presenterà al Festival di Venezia 80, nel Fuori Concorso, Coup de Chance.

Guillermo Del Toro ha fatto da regista di riserva per l’ultimo film di William Friedkin

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Guillermo Del Toro ha fatto da regista di riserva per il suo amico, il grande William Friedkin, durante le riprese dell’ultimo film di Friedkin The Caine Mutiny Court-Trial, presentato in anteprima mondiale al Festival del cinema di Venezia.

William Friedkin: l’omaggio di Damien Chazelle a Venezia 80

Friedkin, morto il 7 agosto a Los Angeles all’età di 87 anni, aveva bisogno contrattualmente di un sostegno per poter realizzare il film, “È molto comune come pratica, Hollywood è discriminatoria verso l’età”, ha detto la produttrice Annabelle Dunne che ha deciso di non rivelare la cosa fino alla conferenza stampa di presentazione al Lido e ha raccontato che quando ha sollevato la questione con Friedkin lui ha detto: “Lasciatemi pensare” prima di dirle che aveva il nome: “Ok, tesoro, ho il ragazzo. Prendi una penna: è Guillermo Del Toro, hai capito?”.

Quando Dunne ha poi contattato Del Toro, che all’epoca stava promuovendo il suo Pinocchio, le disse: “Verrò sul set ogni singolo giorno e mi siederò accanto a te”. “È stata una gioia per tutti noi, compresi gli attori, avere la sua presenza lì”, ha ricordato. “Ha chiarito abbondantemente che era il film di Billy. Ha detto che era la nostra mascotte.” Il film è stato completato prima della morte di William Friedkin.

The Caine Mutiny Court-Trial vede Kiefer Sutherland nei panni del tenente comandante Queeg, sotto processo per ammutinamento per aver usurpato il comando di una nave dopo che le azioni del comandante di diritto erano state ritenute pericolose per la nave e per il suo equipaggio.

L’ultimo film di William Friedkin della Republic Pictures è basato sull’opera teatrale vincitrice del Premio Pulitzer di Hermon Wouk. La storia è stata precedentemente adattata per lo schermo in un film del 1954 di Edward Dmytryk con Humphrey Bogart nel ruolo di Queeg e in un film per la TV del 1988 diretto da Robert Altman.

The Caine Mutiny Court-Martial, distribuito da Paramount Global Content Distribution, uscirà su Paramount+ questo autunno in tutti i mercati internazionali in cui il servizio di streaming è attivo e verrà trasmesso su Showtime negli Stati Uniti. Non sarà distribuito nelle sale.

Yorgos Lanthimos sulle scene di sesso di Emma Stone in Povere Creature: “Era importante che il film non fosse pudico”

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Alla conferenza stampa di presentazione di Povere Creature (leggi la recensione) alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia 80, il regista Yorgos Lanthimos ha detto che avrebbe davvero desiderato che Emma Stone fosse al Lido per parlare, tra le altre cose, del fatto che Bella Baxter, il personaggio che interpreta, ha molte scene di sesso nel film.

“È un peccato che Emma non possa essere qui per parlarne di più”, ha detto il regista. “Prima di tutto il sesso è una parte intrinseca del personaggio del romanzo stesso, la sua libertà su tutto, compresa la sessualità (…) In secondo luogo, per me era molto importante non fare un film che fosse pudico, perché sarebbe stato come tradire completamente il personaggio principale”, ha continuato. “Dovevamo essere sicuri che Emma non dovesse vergognarsi del suo corpo, della sua nudità, del coinvolgimento in quelle scene e lei lo ha capito subito.”

“La cosa bella di me ed Emma è che abbiamo realizzato quattro film insieme; c’è una scorciatoia e possiamo comunicare senza dover spiegare o parlare molto delle cose”, ha continuato a spiegare Lanthimos. “Appena cominciavo a dire qualcosa su quelle scene, lei diceva: ‘sì’, certo, è Bella. Faremo quello che dobbiamo fare”.

Basato sul romanzo omonimo di Alasdair Gray, Povere Creature è una storia ispirata a Frankenstein e vede Emma Stone nei panni di una giovane donna che viene riportata in vita da uno scienziato (Willem Dafoe) che le impianta il cervello del suo bimbo mai nato. Nel film recitano anche Mark Ruffalo, Ramy Youssef e Jerrod Carmichael. Il film uscirà nelle sale italiane il 25 gennaio 2024.

William Friedkin: l’omaggio di Damien Chazelle a Venezia 80

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William Friedkin: l’omaggio di Damien Chazelle a Venezia 80

Damien Chazelle ha reso omaggio al defunto William Friedkin in un commovente discorso al Festival del cinema di Venezia, dove l’ultimo film di Friedkin, The Caine Mutiny Court-Trial, è stato presentato in anteprima fuori concorso tra calorosi applausi.

Friedkin, morto il 7 agosto a Los Angeles all’età di 87 anni, aveva completato il film, che vede Kiefer Sutherland nei panni del tenente comandante Queeg, sotto processo per ammutinamento per aver usurpato il comando di una nave dopo che le azioni del comandante di diritto erano state ritenute pericolose per la nave e per il suo equipaggio.

“Quando ho sentito per la prima volta il nome Billy Friedkin ero un bambino, e il nome stesso mi ha riempito di paura”, ha detto Chazelle, che presiede la giuria di Venezia 80. “Probabilmente avevo in mente L’Esorcista. Non avevo ancora visto il film, ma avevo visto le lettere scritte con quel carattere e il suono della parola “Fried-kin” sembrava suggerirmi i recessi più oscuri e proibiti dell’immaginazione. Il genere di cose che ispirano incubi per il resto della tua vita”, ha aggiunto Chazelle.

“Quindi per me William Friedkin significava paura. Ma oggi penso al suo nome, e penso all’amore. Penso all’amore per il cinema, all’amore per tutta l’arte e alla visione di come le arti possano intersecarsi e informarsi a vicenda. Una visione del cinema non separata, ma indissolubilmente legata alla musica, alla letteratura, alla pittura. Ovviamente all’opera”, ha sottolineato Chazelle. “Penso alla gentilezza e alla generosità che mi ha mostrato quando avevo iniziato a lavorare come regista”, ha continuato Damien Chazelle raccontando che quando aveva appena realizzato il suo film del 2014, Whiplash, Friedkin lo ha invitato a casa sua.

“E non dimenticherò mai l’esperienza di scoprire che un uomo responsabile di film che mi hanno dato un pugno nello stomaco così spietato, come “Sorcerer”, “French Connection”, “Cruising” e “Killer Joe”, era di persona così affettuoso, così accogliente, così dolce, umile, amorevole. Conoscere Billy e trascorrere del tempo con lui e Sherry [Lansing] è stato uno dei più grandi onori della mia vita” ha continuato il regista.

“Era impavido in ogni senso della parola. Nei suoi film si ha la sensazione di un regista e dei suoi personaggi che si spingono oltre i confini di ciò che è possibile e alla fine li superano.

L’ultimo film di William Friedkin della Republic Pictures è basato sull’opera teatrale vincitrice del Premio Pulitzer di Hermon Wouk. La storia è stata precedentemente adattata per lo schermo in un film del 1954 di Edward Dmytryk con Humphrey Bogart nel ruolo di Queeg e in un film per la TV del 1988 diretto da Robert Altman.

The Caine Mutiny Court-Martial, distribuito da Paramount Global Content Distribution, uscirà su Paramount+ questo autunno in tutti i mercati internazionali in cui il servizio di streaming è attivo e verrà trasmesso su Showtime negli Stati Uniti. Non sarà distribuito nelle sale.

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