L’ultimo film di David Fincher, The Killer, ha ricevuto il plauso della critica per il suo stile narrativo a lento rilascio ma incredibilmente metodico, che ha nascosto alcuni dettagli in maniera molto intelligente, i quali si fanno notare solo ad una seconda visione. Con lo stile caratteristico del regista e l’eccellente interpretazione di Michael Fassbender nel ruolo del protagonista, questo film Netflix racconta di un meticoloso sicario impegnato in una caccia all’uomo internazionale che giura non essere personale. Un’azzeccata metafora del modus operandi di Fincher, i cui film sono progettati al millimetro e includono un’incredibile attenzione ai dettagli strutturali e narrativi, proprio come dimostrano questi dettagli nascosti in The Killer che abbiamo selezionato per voi.
Il primo appostamento
L’assassino pianifica
meticolosamente l’assassinio del suo primo bersaglio dalla sua
postazione in un ufficio WeWork abbandonato e fatiscente,
di fronte alla camera d’albergo parigina in cui alloggia la sua
vittima, in compagnia di una dominatrice. Questo abbinamento tra
l’ufficio di un capitalista in bancarotta e lo squallido mondo
criminale abitato dal protagonista è un classico dello stile di
David
Fincher. L’accostamento tra il suo imminente tentativo
di assassinio e l’azienda in cui si trova mette in evidenza le
connessioni tra questo killer freddo e insensibile e il mondo degli
affari: l’ambiente in cui l’assassino fallisce è una metafora del
suo imminente fallimento.
I riferimenti ai film classici
Come in tutti i film di
Fincher, emerge fin da subito la sua incredibile attenzioni ai
dettagli, curati perfettamente anche nella fotografia. Come
spettatori, seguiamo il punto di vista dell’assassino mentre
osserva il mirino cercando l’angolazione perfetta per passare
all’azione, segmento che viene ripreso con non pochi rimandi
all’iconico thriller di Alfred Hitchcock del 1954,
La finestra sul cortile. Questo omaggio al cinema
classico è solo il primo di una serie nei confronti di pellicole
che sono state d’ispirazione per The Killer, tra cui il classico
della Nouvelle Vague francese Frank Costello faccia
d’angelo, La conversazione di
Francis Ford Coppola e, naturalmente, il
leggendario film di Hitchcock.
La frequenza cardiaca del killer
La narrazione di
The Killer ci dà un’idea delle prospettive del
nostro protagonista sena nome e della sua filosofia. Tuttavia, a
differenza della maggior parte dei sicari solitari del cinema, egli
abbraccia la tecnologia e utilizza persino uno smartwatch per
servirsi di maggiore precisione. Mentre si prepara a mirare al
bersagio, l’assassino dice al pubblico che la sua frequenza
cardiaca deve essere inferiore a 60 bpm per poter colpire il
bersaglio, mentre attende lentamente il momento perfetto prima di
decidere di procedere con l’uccisione. Tuttavia, l’ultima
inquadratura dell’orologio dell’assassino mostra una frequenza
cardiaca di 65 bpm, il che dà al pubblico il primo indizio del
fatto che le cose potrebbero non andare secondo i piani.
La mancanza di dialoghi
The
Killer presenta raramente dialoghi e, per la maggior
parte, è guidato dalla narrazione del personaggio principale. Si
tratta di una componente principale del film, ma alla prima visione
potrebbe non essere evidente quanto poco parli il personaggio di
Michael Fassbender. Grazie a una forte colonna
sonora, a un ritmo eccellente e a un’emozionante struttura a
episodi, il fatto che questo film sia essenzialmente
The Killer che si muove con calma e attenzione
da un luogo all’altro con pochissima interazione umana non risulta
noioso. Quando si immerge nel mondo di questo racconto, il pubblico
potrebbe essere perdonato per non aver notato la scarsità dei
dialoghi.
L’empatia dell’assassino aumenta con l’avanzare del film
La prospettiva priva di
emozioni dell’assassino trova eco nel mantra che ripete a se
stesso: “Vietato provare empatia. L’empatia è debolezza. La
debolezza è vulnerabilità“. Questa filosofia nichilista
richiama alla mente pensatori come Friedrich
Nietzsche e l’occultista Aleister Crowley
anche se, con l’avanzare del film, notiamo che queste restrizioni
autoimposte dal killer iniziano a crollare. Quando l’assassino
ottiene l’identità di altri assassini dall’amministratrice
dell’ufficio, Dolores, questa gli chiede di procurarle una morte
rapida e non sospetta, in modo che la sua famiglia abbia diritto a
un’assicurazione sulla vita. La sua volontà di esaudire questo
ultimo desiderio spingendola giù da una rampa di scale indica che è
difficile per il killer rifuggire sempre questa regola contro
l’empatia.
Gli pseudonimi dell’assassino sono personaggi classici delle sitcom

The Killer fa continui riferimenti al settore del branding aziendale, ai film e ai videogiochi e presenta una serie di Easter egg e dettagli nascosti che gli spettatori più attenti potranno scoprire a una seconda visione. Una pratica interessante di The Killer è il come decide i suoi diversi alias visti nel corso del film: tra questi, vi sono una serie di nomi in codice di serie televisive classiche, tra cui La strana coppia, Happy Days e Cin cin. Questi diversi pseudonimi possono essere visti sui documenti d’identità falsi, sui passaporti e sulla documentazione dell’assassino nel corso del film per imbarcarsi sui voli, noleggiare auto e farsi strada nel mondo.
Tra gli pseudonimi utilizzati dall’assassino ci sono: Felix Unger (La strana coppia), Archibald Bunker (Tutto in famiglia), Oscar Madison (La strana coppia), Howard Cunningham (Happy Days), Reuben Kincaid (La famiglia Partridge), Lou Grant (Mary Tyler Moore Show / Lou Grant), Sam Malone (Cin cin), George Jefferson (I Jefferson) e Robert Hartley (Bob Newhart Show).
Michael Fassbender non ha mai sbattuto le palpebre
Un dettaglio incredibile in
The Killer che dimostra l’incrollabile impegno
di
Michael Fassbender per questo ruolo è il fatto
che non abbia mai sbattuto le palpebre davanti alla telecamera
durante l’intera produzione. Il direttore della fotografia
Erik Messerschmidt, vincitore di un Oscar, ha
confermato che l’attore non ha sbattuto le palpebre nemmeno una
volta durante le riprese. Fassbender è noto per il suo approccio
metodico alla recitazione e per dedicarsi anima e corpo a ogni
ruolo che accetta. In passato, ha dichiarato che ripassa le battute
centinaia di volte e che per lui è importante riuscire a entrare
nella mente del personaggio che sta interpretando.
La musica degli Smiths allude all’umanità sepolta dell’assassino

Quando non ascolta la colonna sonora di Trent Reznor e Atticus Rose, il killer opta per una playlist composta quasi interamente dalle canzoni degli Smiths. A primo impatto, potrebbe sembrare una scelta strana come band preferita di un killer freddo e menefreghista, ma in realtà ha perfettamente senso. I testi cantati dal frontman degli Smiths, Morrissey, sono quelli di un’anima tormentata che cerca di non provare empatia, ma che non riesce a fare a meno di preoccuparsi. Canzoni come “How Soon Is Now?” contengono versi come “I am human and I need to be loved” (sono umano e ho bisogno di essere amato), che fanno pensare che il killer stia cercando di riappacificarsi al suo senso di compassione sepolto lungo la strada del suo cammino omicida nella vita.
L’uccisione finale è metaforica
The
Killer è diviso in sei capitoli, ognuno dei quali si
concentra su una particolare uccisione nel corso della sua
vendetta. Il primo è il suo sfortunato colpo mancanto, che risulta
nell’omicidio della dominatrice a Parigi. Il secondo è il tassista
nella Repubblica Dominicana. Il terzo vede l’assassino prendere di
mira un avvocato a New Orleans. Il quarto è una violenta rapina in
Florida. Nel quinto, fa fuori l’esperta assassina di
Tilda Swinton a New York. Tuttavia, l’ultimo
capitolo non contiene alcuna uccisione fisica, poiché l’assassino
lascia vivere il Cliente che stava cercando. Si tratta invece di
un’uccisione spirituale, in cui il Killer si lascia alle spalle la
sua vita di assassino.
Il tic finale del killer allude alla sua rinnovata umanità
Il finale di
The Killer vede il nostro protagonista fare
ritorno in Repubblica Dominicana e riunirsi con la fidanzata
Magdala, pronto a godersi la pensione. L’arco
caratteriale di
The Killer lo posiziona come una persona che
crede di poter controllare la propria vita, che sia attraverso il
modo in cui mangia, si sente o agisce. Vuole differenziarsi dalla
massa e rifiutare lo stile di vita ordinario. Tuttavia,
nell’inquadratura finale di
The Killer gli spettatori possono vedere che
le cose potrebbero essere cambiate, come racconta lui stesso:
“Forse sei proprio come me. Uno dei tanti“. A questo segue
un sottile battito di ciglia che allude a un riavvicinamento alla
sua parte più umana e empatica.