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Secret Invasion 1×03: spiegazione del finale dell’episodio

Secret Invasion 1x03

Secret Invasion procede a pieno ritmo su Disney Plus, con Nick Fury più impegnato che mai nel tentativo di impedire agli Skrull di conquistare la Terra. Se avete visto l’ultimo episodio rilasciato e avete dubbi sul finale di Secret Invasion 1×03, la terza puntata della serie Marvel, ecco la nostra spiegazione. Ovviamente, attenzione agli spoiler!

1G’iah è morta?

A quanto pare, G’iah è morta. A meno che gli sceneggiatori non trovino una soluzione creativa per mantenere in vita il personaggio, G’iah (Emilia Clarke) sembra essere morta alla fine dell’episodio 3, dopo essere stata colpita da Gravik. Nel corso della puntata, si è scoperto che G’iah ha lavorato con suo padre, Talos (Ben Mendelsohn), per tutto questo tempo. Quando Gravik (Kingsley Ben-Adir) ha trovato la spia Skrull, ha sparato al petto del suo ex alleato. Il proiettile sembra aver colpito una regione vicina al cuore, ammesso che la fisiologia degli Skrull sia la stessa di quella umana. In ogni caso, il colpo è sembrato letale. Secret Invasion è la prima serie del Marvel Cinematic Universe della Fase 5, inaugurata con Ant-Man and the Wasp: Quantumania a febbraio. Lo show adatta l’omonima trama dei fumetti Marvel Comics pubblicata nel 2008, in cui gli Skrull si sono infiltrati sulla Terra per anni, sostituendo individui chiave, tra cui i Vendicatori, con impostori Skrull.

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Animali Selvatici, la recensione del film critico e moderno di Cristian Mungiu

Animali Selvatici recensione

Palma d’Oro nel 2007 con il più volte citato 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, Cristian Mungiu al Festival di Cannes ha vinto anche premi con i successivi Oltre le colline (2012) e Un padre, una figlia (2016), ed era da allora che non portava nei nostri cinema un suo nuovo film. Da non perdere, dunque, l’uscita in sala del 6 luglio – grazie a Bim Distribuzione – del suo ultimo Animali Selvatici (R.M.N.), film che ci porta in un piccolo villaggio della Transilvania per raccontarci una situazione fin troppo comune e diffusa di questi tempi, anche nel nostro Paese.

“Una storia sul tempo passato e sul tempo presente, sul carattere subdolo e ipocrita di una scala di valori europea che viene più rivendicata che messa in atto – la descrive lo stesso regista. – Una storia di intolleranza e discriminazione, di pregiudizio, stereotipi, autorità e libertà… di codardia e di coraggio“, e di “sopravvivenza“, come a lungo è stata insegnata e come oggi viene declinata.

Animali Selvatici: il passato che ritorna

Qualche giorno prima di Natale, dopo aver lasciato l’impiego in Germania a causa di uno scontro col suo datore di lavoro, Matthias fa ritorno al suo tranquillo villaggio in Transilvania. Dove sembra aver intenzione di dedicarsi all’educazione dell’insicuro figlio Rudi, rimasto troppo a lungo sotto le cure della apprensiva madre Ana, e di rivedere la sua ex amante, Csilla. Che intanto ha fatto carriera nel panificio locale, deciso a uscire dalla crisi generale rilanciandosi e assumendo nuovo personale. Non nel paese, però, dove nessuno ha intenzione di firmare un contratto al minimo del salario, bensì dall’estero.

Così, a essere assunti, sono due tranquilli operai cingalesi, costretti a emigrare per sostenere la propria famiglia nello Sri Lanka e in regola con documenti e permessi. ‘Dettagli’ che passano in secondo piano, però, quando a emergere sono i pregiudizi e l’ignoranza di una parte – rumorosa – degli abitanti del luogo, che in loro vedono la causa di ogni male e su di loro sfogano frustrazioni e la rabbia di chi fino a quel punto sembrava aver trovato un equilibrio tra diverse etnie e religioni.

Qui non è il Paradiso

Sembra sempre più irrealizzabile l’utopia di un mondo nel quale si possa vivere tutti insieme, senza muri o complessi di superiorità, ma se le cronache quotidiane sono più dure di qualunque fantasia, sono film come questo a scavare dentro le coscienze. Non a caso il regista stesso sottolinea come dovremmo essere noi stessi a riconoscere la parte animale, beluina e indicibile, dentro di noi, ad averne consapevolezza, proprio come nel film mostra invece la resistenza – o incapacità – di tutti a definirsi apertamente razzisti.

animali selvatici di Cristian MungiuCome il piccolo Rudi si chiude nel mutismo spaventato da quello che vede nel bosco – l’ignoto, il diverso – sono in molti a urlare per cercare di dare voce alle stesse paure. E ad arrampicarsi sugli specchi per dare una credibilità – storica o etnica – a una ormai insostenibile e anacronistica autarchia, quando non esplicitamente isolamento che tanto ricorda il protezionismo che fu. Sono solo alcuni dei livelli sui quali si sviluppa questo R.M.N. (da titolo originale), nel quale l’esame ‘radiologico’ del non visibile si concentra di volta in volta sui precedenti patri, il degrado cittadino, i problemi lavorativi e l’involuzione culturale della popolazione, fino alla crisi della famiglia e dell’individuo.

Un impegno notevole, che il regista affronta scegliendo accuratamente tanto gli interpreti quanto le sue location, tra le quali spicca la Rimetea premio Europa Nostra nel 1999 per la conservazione del patrimonio culturale e architettonico (e proposta all’UNESCO) e dove si ha una sostanziale convivenza tra rumeni, ungheresi, tedeschi, cattolici ed ebrei.

Nella realtà, come nella finzione, dove prima dei cingalesi il problema era stato con gli “zingari” da cacciare. A testimonianza di un nervo scoperto, che le polemiche seguite all’uscita del film in patria hanno confermato. D’altronde l’uso dell’elemento surreale è piuttosto labile e principalmente confinata a un finale allegorico e didascalico insieme nel suo ribadire il concetto espresso per tutto il film.

La negatività destinata agli altri, tende a rivolgersi verso se stessi, verso soggetti chiusi in un mondo piccolo, o addirittura talmente isolati da finire per non trovare un posto nemmeno in casa propria. Nel tentativo di fotografare le diverse posizioni, purtroppo, il ritmo e la coerenza narrativa ne risentono, e si sente la mancanza di una maggiore dialettica, nonostante l’evidente ignavia di una chiesa debole e retrograda e l’unica opposizione all’individualismo dilagante e a certo machismo preistorico – che confonde tradizione con sovranismo – da parte della ottima Judith State, che davvero regge il film, soprattutto da un punto di vista attoriale.

 
 

Black Mirror: Robert Downey Jr. vuole trasformare in film l’episodio ‘Ricordi Pericolosi’

Ricordi Pericolosi black mirror

Ricordi Pericolosi è spesso citato come uno dei migliori episodi di Black Mirror, e per una buona ragione. È una cupa rappresentazione di un mondo del prossimo futuro in cui i ricordi non sono più un concetto grazie a un impianto che registra tutto ciò che vede e sente colui che ha installato il detto impianto, permettendogli così di rivivere qualsiasi evento della sua vita, nel bene e nel male.

È stata una pietra miliare per la serie e non ci è voluto molto perché lasciasse un impatto indelebile sulla cultura popolare. Mentre i precedenti episodi della stagione d’esordio di Black Mirror avevano adottato un approccio sociale, Ricordi Pericolosi ha optato per un tocco più gentile, attenuando gli elementi apertamente satirici e filtrando invece la sua tesi attraverso un piccolo gruppo di personaggi riconoscibili, assicurando che l’attenzione fosse sempre mantenuta sul modo in cui gli esseri umani utilizzano e abusano di tale tecnologia piuttosto che sulla tecnologia stessa. È un modello che molti episodi futuri avrebbero poi replicato, garantendo a Ricordi Pericolosi un posto fisso in tutte le discussioni sui momenti migliori di Black Mirror.

Curiosamente, Ricordi Pericolosi detiene anche il primato di unico episodio non scritto da Charlie Brooker, ma da Jesse Armstrong, che molti anni dopo sarebbe divenuto famoso per una certa serie dal titolo Succession. Il padre della famiglia Roy ha conservato i diritti di sfruttamento della sceneggiatura della puntata e nel 2013 è stato confermato che quella storia sarebbe andata a finire a Hollywood, nelle mani di Robert Downey Jr. in veste di produttore.

Sembra che Armstrong avesse da subito ambizioni cinematografiche per la sua sceneggiatura e che a contendersi i diritti dello script fossero Robert Downey Jr. e George Clooney. Alla fine la Team Downey ha vinto lo scontro. Ma a un decennio di distanza dall’acquisizione, forse la storia non ha più il suo appeal, anche se invece Jesse Armstrong, che rimane comunque alla scrittura del progetto, ha acquisito invece più credito agli occhi dell’industria grazie al successo di Succession.

Non sappiamo quando il progetto entrerà in produzione, ma sarebbe la seconda volta per Black Mirror sul grande schermo, dopo l’esperimento di Bandersnatch del 2018. Intanto il mese scorso su Netflix è arrivata la sesta stagione della serie monografica.

 
 

A Marco Bellocchio il Globo d’Oro della stampa straniera per Rapito e per la serie Esterno Notte

Marco Bellocchio
Per concessione dell'Ufficio Stampa Punto e Virgola

Dopo le vittorie ai David di Donatello e ai Nastri d’ArgentoMarco Bellocchio riceve il Globo d’Oro dai giornalisti della stampa estera accreditata in Italia per il film RAPITO e per la serie ESTERNO NOTTE.

Un nuovo riconoscimento per RAPITO, che si aggiunge alle importanti notizie provenienti dall’estero: il film RAPITO sarà distribuito negli Stati Uniti da Cohen Media Group.

Acclamato dalla stampa francese, esaltato dal Guardian che lo ha definito “Un classico in divenire”, consigliato da Variety, RAPITO, dalla sua presentazione in Concorso al Festival di Cannes, e dopo il successo nelle sale italiane, comincerà il suo viaggio per il mondo toccando numerosi Paesi del mondo: Nord America, Inghilterra e Irlanda, Australia e Nuova Zelanda, Giappone, America Latina, Spagna, Belgio, Svizzera, Polonia, Portogallo, Grecia e Cipro, Repubblica Ceca e Slovacchia, ex-Jugoslavia, Ungheria, paesi baltici, Bulgaria, Israele, Ucraina, Taiwan e Indonesia.

Distribuito da 01 Distribution, arrivato in sala il 25 maggio, il film di Marco Bellocchio, RAPITO, è incentrato sulla storia di Edgardo Mortara il bambino ebreo che nel 1858 fu strappato alla sua famiglia per essere allevato da cattolico sotto la custodia di Papa Pio IX, suscitando un caso internazionale.

Il film è una produzione IBC Movie Kavac Film con Rai Cinema in coproduzione con Ad Vitam Production The Match Factory, prodotto da Beppe Caschetto Simone Gattoni, ed è interpretato da Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi, Barbara RonchiEnea Sala (Edgardo Mortara da bambino), Leonardo Maltese (Edgardo ragazzo) e con Filippo Timi e Fabrizio Gifuni. Completano il cast Andrea Gherpelli, Samuele Teneggi, Corrado Invernizzi, Aurora Camatti, Paolo Calabresi, Bruno Cariello, Renato Sarti, Fabrizio Contri, Federica Fracassi.

 
 

James Mangold conferma che Bob Dylan ha dato a Timothée Chalamet delle note per A Complete Unknown

A Complete Unknown

Bob Dylan ha reso noti i suoi commenti per il film in uscita A Complete Unknown. L’attesissimo lungometraggio, diretto da James Mangold, ha come protagonista Timothée Chalamet nei panni dell’icona folk. Il regista ha dichiarato durante il podcast “Happy Sad Confused” che non si tratterà di un film biografico tradizionale, ma piuttosto un film d’epoca che ricorda il lavoro di Robert Altman.

“A proposito, non è davvero un film biografico su Bob Dylan”, ha detto Mangold. “Il motivo per cui Bob ci ha supportato così tanto nella realizzazione è che riguarda un periodo, poiché penso sempre che i migliori film sulla vita dei personaggi reali non siano mai il racconto dalla culla alla tomba, ma riguardano un momento molto specifico di quella vita. In questo caso, il film potrebbe ricordare il cinema di Altman, ma è una specie di pezzo d’insieme su questo momento storico, i primi anni ’60 a New York, e questo ragazzo di 17 anni con 16 dollari in tasca fa l’autostop per New York York per incontrare Woody Guthrie che è in ospedale e sta morendo per una malattia ai nervi”.

Mangold ha continuato: “E canta a Woody una canzone che ha scritto per lui e fa amicizia con Pete Seeger, che è come un figlio per Woody, e Pete gli organizza dei concerti nei club locali e lì incontri Joan Baez e tutte queste altre persone che fanno parte di questo mondo, e questo vagabondo che arriva dal Minnesota con un nuovo nome e una nuova visione della vita, diventa una star, firma per la più grande casa discografica del mondo entro un anno e, tre anni dopo, registra vendite record rivaleggiando con i Beatles”.

Lo stesso Dylan ha fornito note sulla sceneggiatura, e Mangold ha detto che ne farà tesoro. “Ho trascorso diversi giorni meravigliosamente affascinanti in sua compagnia, solo noi due, parlando con lui”, ha detto il regista. “Ho una sceneggiatura che è annotata personalmente da lui e che apprezzo molto. Lui ama i miei film. La prima volta che mi sono seduto con Bob, una delle prime cose che mi ha detto è stata: “Adoro Cop land”.

A Complete Unknown sarà incentrato sullo “sconvolgimento nella comunità folk” causato dal suono dirompente di Dylan, come ha spiegato James Mangold. Oltre a Chalamet, il film è interpretato da Benedict Cumberbatch, Elle Fanning, Boyd Holbrook, Monica Barbaro e Nick Offerman. Chalamet canterà anche le canzoni di Dylan in A Complete Unknown.

 
 

Doctor Strange tornerà nel 2024, conferma Benedict Cumberbatch

Benedict Cumberbatch venezia 2021
Foto di Luigi de Pompeis © Cinefilos.it

Benedict Cumberbatch ha finalmente confermato che i Marvel Studios hanno ancora qualcosa da raccontare in merito a Doctor Strange. Secondo quanto dichiarato dall’attore, ci saranno novità a partire dal prossimo anno.

Durante un’ospitata alla JW3 Speaker Series, Benedict Cumberbatch ha confermato che tornerà a interpretare Doctor Strange: “Ci sono alcuni progetti Marvel in preparazione il prossimo anno.” La notizia non è sorprendente, dal momento che i Marvel Studios tengono a concludere le trilogie legate ai loro personaggi principali, ma era un po’ che non si avevano aggiornamenti in merito a questo particolare personaggio abbastanza amato dal pubblico.

Doctor Strange nel Multiverso della Follia: recensione del film con Benedict Cumberbatch

Doctor Strange nel Multiverso della Follia vedrà Benedict Cumberbatch tornare nel ruolo di Stephen Strange. Diretto da Sam Raimi, il sequel vedrà anche Wanda Maximoff/Scarlet Witch (Elizabeth Olsen) assumere un ruolo da co-protagonista dopo WandaVision.

La sceneggiatura del film porterà la firma di Jade Bartlett e Michael Waldron. Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno anche Benedict Wong (Wong), Rachel McAdams (Christine Palmer), Chiwetel Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl Gomez (che interpreterà la new entry America Chavez). Nel cast è stato confermato anche Patrick Stewart nel ruolo di Charles Xavier. Doctor Strange nel Multiverso della Follia è uscito al cinema il 4 maggio 2022. Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe apparire in un cameo anche Bruce Campbell, attore feticcio di Sam Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in merito.

 
 

Stranger Things: lo spettacolo teatrale sarà la chiave per la stagione conclusiva?

Vecna in Stranger Things 4
Jamie Campbell Bower è Vecna in una scena della quarta stagione di Stranger Things

I Duffer Brothers stanno seminando delle Easter Eggs per la quinta e ultima stagione di Stranger Things in posti opportunamente strani, come l’imminente spettacolo teatrale “The First Shadow”.

Il teaser della produzione nel West End suggerisce che “l’inizio della storia di ‘Stranger Things’ potrebbe essere la chiave di ciò che verrà dopo”. Il teaser stesso è formato da una clip che mette insieme un montaggio di immagini tratte della quattro stagioni edite dello show.

La sinossi ufficiale per lo spettacolo teatrale recita: “Hawkins, 1959, una città normale con preoccupazioni regolari. L’auto del giovane Jim Hopper non si avvia, la sorella di Bob Newby non prenderà sul serio il suo programma radiofonico e Joyce Maldonado vuole solo laurearsi e andarsene dalla città. Quando arriva il nuovo studente Henry Creel, la sua famiglia scopre che un nuovo inizio non è così facile… e le ombre del passato hanno una portata molto lunga.”

“Stranger Things: The First Shadow” è basato su una storia originale dei creatori della serie Matt e Ross Duffer, più Jack Thorne e Kate Trefry. Lo spettacolo teatrale, ambientato 25 anni prima della serie Netflix, sarà co-diretto da Stephen Daldry e Justin Martin.

La scenografa Miriam Buether, la costumista Brigitte Reiffenstuel, il lighting designer Jon Clark, il sound designer Paul Arditti, il direttore del movimento Coral Messam, i parrucchieri e il make-up Campbell Young Associates, il video designer 59 Productions, e il design delle illusioni e gli effetti visivi di Jamie Harrison e Chris Fisher è dietro la produzione.

“The First Shadow” inizierà le rappresentazioni il 17 novembre al Phoenix Theatre di Londra. Tuttavia, non sono stati ancora resi pubblici annunci di casting né piani di tournée internazionali. Oltre allo spettacolo teatrale “First Shadow”, è in lavorazione anche una serie spin-off live-action di “Stranger Things” basata su un’idea originale di The Duffer Brothers.

La quinta stagione di Stranger Things, che vedrà trai protagonisti anche Linda Hamilton, sarà sicuramente un saluto emozionante alla serie, come i Duffer avevano anticipato in precedenza. “[Per] due ore, abbiamo presentato l’intera stagione a Netflix. Abbiamo fatto piangere i nostri dirigenti, il che ho pensato fosse un buon segno”, ha detto Matt Duffer durante un evento Netflix SAG FYC.

Ross Duffer ha aggiunto: “Abbiamo così tanti personaggi ora, la maggior parte dei quali sono ancora in vita. È importante concludere quegli archi poiché molti di questi personaggi sono cresciuti dalla prima stagione. Quindi è un atto di equilibrio tra il dare loro il tempo di completare gli archi dei loro personaggi e anche sistemare queste questioni in sospeso e fare le nostre rivelazioni finali… Il modo in cui lo vediamo, è una specie di culmine di tutte le stagioni, quindi avrà un po’ di ciascuna delle precedenti. Penso che quello che stiamo cercando di fare sia tornare un po’ all’inizio”.

La stagione finale di Stranger Things non ha ancora una data di uscita ufficiale, ma si ritiene che arriverà nel 2024.

 
 

Tom Cruise vorrebbe recitare nel franchise di Mission Impossible fino a 80 anni

tom cruise
Tom Cruise - Foto di Aurora Leone

Tom Cruise non è affatto intenzionato a lasciare il timone tanto presto. La star e produttore di Mission: Impossible – Dead Reckoning Part 1 ha dichiarato al Sydney Morning Herald che è determinato a recitare almeno per i prossimi due decenni, proprio come l’iconica star del cinema Harrison Ford. “Harrison Ford è una leggenda; Spero di essere ancora in grado di farlo – ha detto Tom CruiseHo 20 anni per raggiungerlo.”

L’attore di Eyes Wide Shut ha aggiunto: “Spero di continuare a fare film di ‘Mission: Impossible’ fino alla sua età”. Ford ha recentemente recitato in Indiana Jones e il Quadrante del Destino proprio prima di compiere 81 anni; Cruise ha festeggiato il suo 61° compleanno il 3 luglio, poche settimane prima che Dead Reckoning debutti nelle sale. I commenti di Cruise suggeriscono anche che il film, prima parte della presunta fine del franchise, potrebbe non essere l’ultima apparizione di Cruise nei panni di Ethan Hunt.

Ford, che ha confermato che Il quadrante del Destino è la sua ultima tappa nei panni di Indiana Jones, ha detto durante “Who’s Talking to Chris Wallace?” che non si ritirerà presto. “Non vado bene quando non ho lavoro. Mi piace lavorare“, ha detto Ford. “Amo sentirmi utile. Voglio essere utile.

Allo stesso modo, i grandi del cinema Martin Scorsese e Quentin Tarantino hanno parlato delle aspettative sul rallentamento delle rispettive carriere. L’autore di Killers of the Flower Moon ha promesso di avere ancora storie da raccontare, mentre Tarantino ha confermato che il suo decimo film The Movie Critic sarà il suo ultimo lungometraggio.

 
 

The Marvels, il merchandise spoilera la presenza di un personaggio nel film?

The Marvels

Una foto del merchandising di The Marvels sembra spoilerare l’identità di un personaggio e quindi anche una svolta della trama del film che coinvolgerà il personaggio di Carol Danvers (Brie Larson).

Una immagine comparsa in rete che ritrae i gadget del nuovo Happy Meal di McDonalds dedicati al film mostra il personaggio interpretato da Park Seo-Joon, e lo chiama Principe Yan. Oltre a questo e ad altri personaggi che già sappiamo saranno nel film, compara anche una Principessa Carol, il che potrebbe indicare il fatto che Carol, nel film, sposerà il Principe Yan.

Questo probabilmente non sarà una sorpresa, dal momento che i rumors iniziali legati al film dicevano che Carol avrebbe “trovato un marito” e il primo trailer ha portato a ipotizzare che Seo-Joon fosse stato scelto come Yan. Resta da vedere se il loro matrimonio si svolgerà allo stesso modo dei fumetti.

Inoltre sono state diffuse anche altre immagini promozionali dal film che però denunciano una forma di sciatteria da parte dei Marvel Studios nel comporre le immagini per promuovere il film:

The Marvels, la trama del film

Nel film Marvel Studios The Marvels, Carol Danvers alias Captain Marvel ha recuperato la propria identità dai tirannici Kree e si è vendicata della Suprema Intelligenza. Ma a causa di conseguenze impreviste, Carol deve farsi carico del peso di un universo destabilizzato. Quando i suoi compiti la portano in un wormhole anomalo collegato a un rivoluzionario Kree, i suoi poteri si intrecciano con quelli della sua super fan di Jersey City Kamala Khan, alias Ms. Marvel, e con quelli del capitano Monica Rambeau, diventata ora un’astronauta S.A.B.E.R.. Insieme, questo improbabile trio deve fare squadra e imparare a lavorare in sinergia per salvare l’universo come “The Marvels”.

Tutto ciò che sappiamo su The Marvels

The Marvels, il sequel del cinecomic Captain Marvel con protagonista la premio Oscar Brie Larson che ha incassato 1 miliardo di dollari al box office mondiale, sarà sceneggiato da Megan McDonnell, sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision. Sfortunatamente, Anna Boden e Ryan Fleck, registi del primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: il sequel, infatti, sarà diretto da Nia DaCosta, regista di Candyman. Nel cast ci saranno anche Iman Vellani (Ms. Marvel, vista anche nell’omonima serie TV su Disney+) e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe Ashton, invece, interpreterà il villain principale, del quale però non è ancora stata rivelata l’identità.

 
 

Challengers di Luca Guadagnino con Zendaya aprirà Venezia ’80

Challengers film 2023

Challengers, il nuovo film di Luca Guadagnino, con Zendaya nei panni di un ex prodigio del tennis diventata allenatrice e coinvolta in un triangolo amoroso con due tennisti professionisti, interpretati da Mike Faist e Josh O’Connor, aprirà la Mostra Internazionale della Biennale di Cinema di Venezia.

Challengers sarà presentato in anteprima mondiale fuori concorso il 30 agosto al Palazzo del Cinema del Lido di Venezia, dando il via all’ottantesima edizione della kermesse cinematografica.

L’attesissimo film – che segna il primo vero e proprio film in studio statunitense di Luca Guadagnino – sarà distribuito negli Stati Uniti da Metro Goldwyn Mayer Pictures/Amazon Studios e a livello internazionale da Warner Bros Pictures.

Challengers, la trama

Dal visionario regista Luca Guadagnino arriva Challengers, con protagonista Zendaya nel ruolo di Tashi Duncan, un’ex prodigio del tennis diventata allenatrice: una forza della natura che non ammette errori, sia dentro che fuori dal campo. Sposata con un fuoriclasse reduce da una serie di sconfitte (Mike Faist – West Side Story), la strategia di Tashi per la redenzione del marito prende una piega sorprendente quando quest’ultimo deve affrontare sul campo l’oramai rovinato Patrick (Josh O’Connor – The Crown), un tempo suo migliore amico ed ex fidanzato di Tashi. Mentre il loro passato e il loro presente si scontrano e la tensione sale, Tashi dovrà chiedersi quale è il prezzo della vittoria.

Challengers, guarda il trailer

 
 

Skeleton Crew: nuovi dettagli da Jude Law e dal regista Christopher Ford

Star Wars: Skeleton Crew
Cortesia di Disney

L’ultima Star Wars Celebration ha posto all’attenzione dei fan su Skeleton Crew, la prossima serie dell’universo di Star Wars con protagonista Jude Law. Entertainment Weekly (tramite SFFGazette.com) ha recentemente parlato con il produttore e regista Christopher Ford, scoprendo di più su come questa storia si inserisca nell’era della Nuova Repubblica che finora è stata raccontata da serie di successo come The Mandalorian, The Book of Boba Fett e Ahsoka.

“Per noi è stata una grande era perché per quanto la Nuova Repubblica stia cercando di riportare la pace, è una specie di periodo selvaggio senza legge, quindi c’è molto pericolo”, rivela. “Se l’avessimo ambientato prima, i ragazzi avrebbero potuto semplicemente incontrare le forze dell’Impero. Questa è un’altra parte della galassia in cui perdersi”.

Il sito ha anche raggiunto la star Jude Law; molto poco è stato rivelato sul suo ruolo nella serie oltre al fatto che interpreterà un Jedi, qualcosa confermato dal filmato di lui che usa la Forza nel trailer che è stato presentato in anteprima a Londra. L’attore non ha potuto condividere molto, ma ha fatto luce su ciò che il suo protagonista misterioso porta in tavola. “È qualcuno che i bambini incontrano nel loro viaggio, sulla strada per tornare a casa. Lui, come il mondo che vivono, è contraddittorio – a volte un luogo di nutrimento e altre volte un luogo di minaccia”.

“Quello che amo è che siamo attraverso i loro occhi, sai che c’è una specie di relazione giocosa tra i bambini e gli adulti, che a volte diventa oscura e abbastanza spaventosa, che immagino sia come molti undicenni vedono il mondo dei grandi.”

Tutto quello che sappiamo su Star Wars: Skeleton Crew

Lo spin-off di “Star Wars” è stato annunciato per la prima volta alla Star Wars Celebration del 2022, tenutasi ad Anaheim, in California. I dettagli sono scarsi per la serie, a parte la seguente descrizione: “Lo spettacolo si svolge durante il periodo di ricostruzione post-‘Il ritorno dello Jedi’ che segue la caduta dell’Impero, la stessa di “The Mandalorian“, ma la sua trama rimane un segreto. È stato creato e prodotto esecutivamente dal regista Jon Watts, che ha realizzato Spider-Man: Homecoming per la Marvel, e dallo sceneggiatore Chris Ford. È stato richiesto un avviso di casting per quattro bambini, di età compresa tra gli 11 e i 12 anni. All’interno di Lucasfilm, la serie viene descritta come una versione galattica dei classici film d’avventura di Amblin degli anni ’80.”

Star Wars: Skeleton Crew vanta un talentuoso team di registi, tra cui i registi premio Oscar Daniel Kwan e Daniel Scheinert, il duo dietro Everything Everywhere All at Once, e il regista di The Green Knight David Lowery. Watts e Ford saranno i produttori esecutivi di Star Wars: Skeleton Crew insieme a Jon Favreau e Dave Filoni, due delle menti di Star Wars dietro The Mandalorian, The Book of Boba Fett e Ahsoka.

 
 

Armor Wars: nuovi dettagli sulla storia, compresi i piani per i principali eroi e villain

Armor Wars

I Marvel Studios hanno annunciato per la prima volta i piani per una serie TV di Armor Wars nel 2020, ma da allora il progetto si è evoluto in un film. Secondo The Cosmic Circus, il piano attuale è che il film segua in ordine di uscita il progetto sui Fantastici Quattro, il che significa che possiamo aspettarci che questa avventura guidata da War Machine arrivi nei cinema il 25 luglio 2025.

Per quanto riguarda la storia, il Dipartimento per il controllo dei danni sarà il protagonista assoluto. Dopo aver preso possesso della tecnologia del defunto Tony Stark in Spider-Man: No Way Home, si dice che l’agenzia governativa creerà un “Iron Army” per proteggere meglio il mondo dopo Secret Invasion.

Secondo il sito, l’esercito di armature cadrà poi sotto il controllo dei veri cattivi del film, guidati da Valentina Allegra de Fontaine e il Justin Hammer di Iron Man 2. Contro di loro si ergerà War Machine. In questo scenario si inserirebbe anche il personaggio di Riri Williams, alias Ironheart e forse ci sarà spazio anche per l’Ultron di James Spader, che a questo punto potrebbe tornare al Marvel Cinematic Universe come si era già ipotizzato.

Essenzialmente il film potrebbe essere a tutti gli effetti un Iron Man 4, che però non presenterà Tony Stark di Robert Downey Jr., il che potrebbe essere la soluzione migliore per portare avanti l’eredità di quello che è a tutti gli effetti la mente del MCU.

I piani originali prevedevano che Armor Wars fosse una serie TV Disney +, ma recentemente le idee all’interno del comparto creativo sono cambiate e il progetto è finito per diventare una grande storia per il cinema. Il ritorno di Ultron potrebbe essere proprio una delle ragioni per la quale la storia è diventata tanto grande da trasferirsi dal piccolo al rande schermo.

Recentemente Ultron è stato visto in azione negli gli eventi narrati dalla serie What If…? poiché in quello show è stato una minaccia per l’intero Multiverso. Dopo aver abitato con successo quello che sarebbe diventato il corpo di The Vision nell’MCU, ha acquisito le Gemme dell’Infinito e si è reso conto dell’esistenza di The Watcher. Scatenando la guerra nel Multiverso, ma alla fine fu fermato dal Capitano Carter e dalla sua squadra. Solo il tempo ci dirà se Spader tornerà davvero nei panni di Ultron, ma vale la pena seguire ulteriori sviluppi per scoprire come si svilupperà questo progetto che sulla carta sembra essere molto allettante!

 
 

Il morso del coniglio: recensione del thriller psicologico con Sarah Snook

Il morso del coniglio recensione film

La tana del bianconiglio non è mai stata così lontana dall’idea fiabesca che Carroll racconta in Alice nel Paese delle Meraviglie. Ci sono però tante somiglianze: il nome di una delle protagoniste di Il morso del coniglio, Alice, la sorella del personaggio di Sarah (interpretato da Sarah Snook) scomparsa quando erano piccole. Ma anche il tema della tana, del nascondiglio, e di questo piccolo coniglio bianco che si aggira per casa. Il film di Diana Reid con i suoi colpi di scena ha guadagnato il primo posto nella classifica dei più visti di Netflix.

In Il morso del coniglio Sarah è una ginecologa e vive con sua figlia Mia (Lily LaTorre) dell’età di sette anni. Dopo aver subito un grave lutto in seguito alla morte del padre, il personaggio di Sarah Snook si trova in difficoltà a gestire anche le semplici cose di vita quotidiana come preparare i pancake per il compleanno della figlia. Da questo compleanno, quando Mia compie sette anni, le cose iniziano a peggiorare. Il clima di tensione è esacerbato dalle continue richieste della figlia che sostiene di chiamarsi Alice.

Il morso del coniglio, la trama

Il morso del coniglio Mia e SarahElaborazione del lutto, traumi sepolti, sensi di colpa e il tema della maternità. In Il morso del coniglio c’è molta carne al fuoco che cerca di portare sullo schermo con l’aiuto di una brillante interpretazione di Sarah Snook, che può bastare fino a un certo punto. Sarah sta vivendo un momento complicato della sua vita dove, la morte del padre, l’ha devastata aprendo in lei ferite che pensava di aver chiuso da tempo. Nella vita di Sarah e Mia altre figure di contorno più o meno fondamentali come l’ex marito, Pete (interpretato da Damon Herriman) e la compagna.

Quando ancora siamo nelle fasi iniziali del film, quando la premessa ancora non è stata gettata davanti agli occhi dello spettatore, capiamo subito un dettaglio fondamentale per il personaggio di Sarah. L’ex marito e la compagna le annunciano di voler avere un bambino quando lei non ha mai voluto che Mia avesse un fratello o una sorella. Da qui in poi si iniziano a scoprire le carte e veniamo a conoscenza del passato misterioso di Sarah per cui anche la figlia Mia adesso, dal nulla, inizia a chiedere spiegazioni. C’è un motivo per cui Sarah non ha mai voluto un altro figlio, un trauma sepolto nel suo passato in quella tana del bianconiglio che è la sua mente.

Chi sono?

Il morso del coniglio Mia

Un semplice gioco, mettere le mani sugli occhi di una persona per farle sentire la tua presenza. Un semplice gioco che per Sarah ormai è stato portato all’estremo. Sua figlia Mia si trasforma in una sconosciuta mentre realtà e soprannaturale si mischiano e fondo in Il morso del coniglio. Stiamo quasi per scoprire il colpo di scena finale ma nel frattempo nel lungo viaggio di ricordi che Mia costringe Sarah a fare tutto è nero e confuso. Ci trasferiamo in aperta campagna dove, in una casa solitaria circondata da un fitto bosco, abitava una piccola Sarah insieme alla sua famiglia. Lì gli atteggiamenti di Mia iniziano a esasperarsi: fa i dispetti, le compaiono misteriosi lividi e le esce sangue dal naso continuamente. Sarah non sa più come gestire la figlia a poco a poco anche la sua salute mentale inizia a venire meno. Mentre cerca di aiutare la figlia il suo grosso bagaglio sepolto nella sua mente riaffiora.

Arriviamo nel momento in cui la sorella Alice è scomparsa e le immagini di una giovane Sarah, di Mia, di Alice e della Sarah adulta si sovrappongono fino a mostrare allo spettatore quello che è successo realmente il giorno in cui Alice scompare. Il morso del coniglio di per sé è molto dinamico ma anche riflessivo: lascia allo spettatore il tempo di meditare sulle scene, di guardare le vecchie fotografie insieme alle protagoniste. Ma quando è il momento si carica di tensione e vitalità con una telecamera dinamica che inquadra Sarah e Mia in un inquietante gioco con delle forbici in mano.

La tana del bianconiglio

Il morso del coniglio Sarah

La scena finale di Il morso del coniglio lascia tantissimi punti interrogativi in sospeso. Il destino di Mia è lasciato alle speculazioni e chiacchiere post film. La tana del bianconiglio cosa è in realtà: la mente di Sarah vittima dei suoi stessi problemi e traumi del passato che ha lasciato sedimentare. Ma mentre la mente di Sarah di deteriora, vede Mia allontanarsi mano nella mano con Alice. Una spiegazione anche soprannaturale che toglie però il fulcro del racconto dal thriller psicologico che però regge fino a un certo punto del film. Le motivazioni che portano Sarah al crollo sono legate all’elaborazione del lutto per il padre, un pilastro nella sua vita.

Il morso del coniglio presenta alcuni elementi tipici del genere, rincorrendo lo spettatore come il coniglio di Alice nel Paese delle Meraviglie, ma costringendolo a entrare nella sua tana in modo da ritrovarsi a fare i conti con sé stessi.

 
 

MCU, la spiegazione della scelta “d’amore” di Steve Rogers alla fine di Endgame

Captain America MCU Endgame

Disney ha fornito una nuova scena con protagonista Captain America durante gli eventi di Avengers: Endgame, che spiega perché Steve Rogers ha preso la decisione di rimanere nel passato dopo aver restituito le Gemme dell’Infinito. Dopo gli easter egg e un’intera scena della Fase 4 del MCU, Rogers: The Musical è diventato realtà nel mondo reale grazie a Disneyland California Adventure. Lo spettacolo completo in un atto unico presenta un numero musicale con protagonista Captain America alla fine della sua carriera di Avenger.

Per un periodo di tempo limitato, Disneyland California Adventure ha trasformato Rogers: The Musical in un vero e proprio spettacolo attualmente in corso all’Hyperion Theater. Partendo dalle origini di Steve Rogers nella Seconda Guerra Mondiale, lo spettacolo di mezz’ora offre una storia abbreviata dell’intera vita dei primo Avengers nel MCU. Sono presenti canzoni classiche come “The Star-Spangled Man” da Captain America: Il primo vendicatore e “Save the City“, la canzone e l’esibizione della battaglia di New York vista da Clint Barton e dai suoi figli nel primo episodio di Hawkeye. Tuttavia, nuove canzoni sono state scritte e incluse nello spettacolo completo di Disneyland, con un Nick Fury che canta e altro ancora.

1Il musical di Captain America

MCU Captain America

Durante il viaggio di ritorno al 2012 per mettere al sicuro la Gemma del Tempo, dello Spazio e della Mente, Captain America si è trovato a incontrare una versione più vecchia di se stesso nel 2012, mentre combattevano per lo scettro di Loki e la Gemma della Mente al suo interno. Per questo motivo, c’è sicuramente un precedente logico nel MCU per cui Steve Rogers può avere una conversazione con una versione ancora più vecchia di se stesso. Non è escluso che Steve abbia avuto bisogno di convincerlo a usare la Gemma del Tempo.

In definitiva, il numero musicale/conversazione tra il vecchio Cap e l’attuale Captain America affronta consapevolmente il motivo per cui Rogers passa dal dire “posso farlo tutto il giorno” al ritirarsi nella sua linea temporale originale con Peggy alla fine di Avengers: Endgame. Anche se il quarto film non lo faceva apertamente, la scena nel nuovo musical MCU è una bella aggiunta alla logica dietro la decisione di Capitan America di passare lo scudo a Sam Wilson. In assenza di una vera e propria restituzione delle Pietre dell’Infinito da parte di Rogers e della decisione di rimanere nel passato, la scena del musical è divertente da vedere (a prescindere dalla sua effettiva canonicità).

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Agents Secrets: trama, cast e curiosità sul film con Vincent Cassel

Agents Secrets film

Regista di apprezzati film come Scènes de crimes e Switch, Frédéric Schoendoerffer si è fatto notare in particolare con la sua opera seconda, il thriller, Agents Secrets, uscito nel 2004. Da lui anche scritto insieme ad altri sceneggiatori, questo titolo si muove a partire dai classici schemi dei film di stampo spionistico, per giungere poi a soluzioni intriganti e originali, che generano continuo interesse nello spettatore. Il regista, infatti, si affida ad un genere particolarmente apprezzato a livello internazionale per poterlo plasmare a proprio piacimento, avvalendosi anche di un’affiatata coppia di protagonisti.

In particolare, Schoendoerffer privilegia l’aspetto realistico del genere, subordinando l’azione più spericolata a momenti e sequenze che permettono di entrare davvero in contatto con i rischi del mestiere della spia. Grazie a queste qualità Agents Secrets si è affermato come un apprezzato noir francese, diviso equamente tra spettacolarità visiva e approfondimenti psicologici e narrativi che permettono al tutto di risultare ancor più stimolante e coinvolgente. Oggi forse poco citato, è questo un film che non manca dunque di presentare una serie di caratteristiche particolarmente ricercate dagli amanti del genere, che potranno qui ritrovarle riproposte in modi nuovi.

Agents Secrets è dunque un film da riscoprire, tanto nella sua forma quanto nei suoi contenuti e che non mancherà di presentarsi come una valida alternativa a titoli simili di stampo statunitense, troppo spesso privi della personalità di cui quest’opera è invece dotata. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama del film Agents Secrets

Protagonista del film è l’agente Georges Brisseau, a capo di una task force segreta francese che ha la missione di intercettare un’imbarcazione carica di armi proveniente dalla Russia, ad opera del trafficante Igor Lipovsky, ed affondarla. L’operazione dovrà svolgersi in Marocco e il gruppo di Brisseau comprende alcuni specialisti. Vi sono i sommozzatori, Loic e Raymond, e l’affascinante agente Lisa, la quale si dichiara intenzionata ad abbandonare definitivamente i Servizi una volta conclusa quest’ultima missione. Il gruppo si prepara con cura per portare a termine quanto gli è stato incaricato e pianificando meticolosamente il tutto senza fare domande.

Il compito tuttavia si rivelerà più arduo del previsto. Anche gli americani stanno infatti a loro volta conducendo una missione parallela e non vogliono che gli agenti francesi interferiscano sul loro operato. Più Brisseau e la sua squadra indagano su questa operazione statunitense, più si rendono conto dello stretto legame che vi è tra il criminale russo e una serie di agenti corrotti tra i servizi segreti americani. Quando il gruppo di francesi si ritroverà accusato di un crimine da loro non commesso, la missione diventerà una vera e propria prova di resistenza. Brisseau e i suoi dovranno ora lottare per la loro vita.

Agents Secrets cast

Agents Secrets: il cast del film

Ad interpretare il ruolo di Georges Brisseau, capo della squadra di spie francesi, vi è il celebre attore Vincent Cassel, anche noto per i thriller I fiumi di porpora e Nemico Pubblico N. 1. Accanto a lui, nel ruolo di Lisa, vi è invece l’attrice e modella italiana Monica Bellucci. I due, che sono stati sposati dal 1999 al 2013, sono qui al loro quarto film insieme. Avevano infatti già condiviso lo schermo in L’appartamento (grazie al quale si sono conosciuti), Dobermann e Irréversible. Nel ruolo di Loic vi è invece Ludovic Schoendoerffer, fratello del regista e co-sceneggiatore del film, mentre Raymond è interpretato da Sergio Peris-Mencheta. Gli attori Charles Berling e André Dussollier interpretano rispettivamente Eugene e il colonnello Grasset. Serge Avedikian è Igor Lipovsky, mentre Najwa Nimri, nota per le serie La casa di carta e Vis a vis, è Maria Menendez.

Il trailer di Agents Secrets e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Agents Secrets è infatti disponibile nei cataloghi di Infinity+ e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 5 luglio alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

 
 

Sesso & potere: tutte le curiosità sul film con Dustin Hoffman e Robert De Niro

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Attraverso i film satirici, il cinema punta a riflettere e far riflettere in modo comico su tematiche particolarmente importanti, come i cambiamenti della società, precisi avvenimenti politici o, ancora, su altri aspetti considerati molto seri o addirittura tabù. Un brillante esempio di questa tipologia di opere è il film del 1997 dal titolo Sesso & potere (in originale Wag the Dog). Alla regia vi è Barry Levinson, premio Oscar per Rain Man e che già con Good Morning, Vietnam aveva raccontato il celebre conflitto da un punto di vista insolito. Con Sesso & Potere, invece, egli ci porta nel caotico mondo dei mass media.

Scritto da Hilary Henkin e dal celebre David Mamet, il film è liberamente ispirato al romanzo American Hero, di Larry Beinhart. In questo, pubblicato nel 1993, si sostiene che la Guerra del Golfo sia stata organizzata anche per permettere al presidente degli Stati Uniti George H. W. Bush di essere rieletto per un secondo mandato (cosa poi non avvenuta). Da questo spunto prende dunque vita il film, con un racconto che affronta il tema della manipolazione dell’opinione pubblica attraverso il controllo dei mass media, completamente asserviti al potere. Il film è poi divenuto ulteriormente celebre per via di un’incredibile coincidenza.

Pochi mesi dopo l’uscita di Sesso & potere, vicende molto simili a quelle narrate nel film sconvolsero infatti gli Stati Uniti, quando l’allora presidente Bill Clinton si trovò a gestire lo scandalo Sexgate nato dalla sua relazione extraconiugale con la stagista Monica Lewinsky, e in seguito fronteggiò vari attentati alle ambasciate statunitensi in Africa, ordinando un’immediata risposta militare. Cosa che lo portò però ad essere accusato di voler distogliere, attraverso i mass media, l’attenzione della popolazione dallo scandalo per cui rischiava di perdere il ruolo di presidente. Il film, dunque, venne da quel momento visto come una premonizione di quanto poi accaduto.

Sesso & potere: la trama del film

Il film inizia quando mancano due settimane alle elezioni presidenziali, e il Presidente degli Stati Uniti in carica viene coinvolto in uno scandalo, per le possibili accuse derivanti dalla violenza subita da una minorenne all’interno della Casa Bianca. Prima che l’incidente possa causare danni irreparabili per la rielezione, viene chiamato alla Casa Bianca Conrad Brean, consulente esperto di mass media, al quale viene affidato il compito di fare in modo che l’opinione pubblica si distragga con qualche altro avvenimento, così da nascondere l’eventuale svolgersi della “questione” che coinvolge il Presidente.

Conrad ha una straordinaria abilità nel manipolare politica, stampa e popolazione. Per portare a termine quanto chiestogli, si reca subito in California, e, a Los Angeles, coinvolge abilmente Stanley Motss, regista e produttore cinematografico, a partecipare all’impresa. Dopo avere buttato giù varie idee, viene infine trovata quella giusta. Si farà credere al popolo americano, attraverso giornali e televisioni, che è scoppiata una guerra, alla quale gli Stati Uniti non possono non partecipare. Quando l’operazione ha inizio, però, ben presto se ne perde il controllo e le cose non andranno affatto come previsto.

Sesso-&-potere-significato

Sesso & potere: il cast del film

A recitare in Sesso & potere si ritrovano due dei più grandi attori del cinema americano e non solo: Dustin Hoffman e Robert De Niro. Il primo interpreta il regista e produttore Stanley Motss, un personggio ideato a partire dalla figura di Robert Evans, direttore di produzione della Paramount Pictures, noto per la sua megalomania, le sue strane abitudini e il suo modo di vestire. Hoffman ha però raccontato di essersi ispirato anche a suo padre Harry Hoffman, ex allestitore di scenografie alla Columbia Pictures. Per la sua interpretazione, Hoffman è poi stato candidato al premio Oscar come miglior attore protagonista.

De Niro interpreta invece l’esperto di mass media Conrad Brean. I due attori sono tornati così a recitare nello stesso film dopo Sleepers, diretto anch’esso da Levinson. Condivideranno poi nuovamente il set in Mi presenti i tuoi? e Vi presento i nostri. Accanto a loro si ritrovano poi noti attori come Woody Harrelson nei panni del sergente William Schumann, Kirsten Dunst in quelli di Tracy Lime e William H. Macy per il ruolo dell’agente Charles Young. Anne Heche interpreta invece Winifred Ames, mentre Denis Leary è Fad King. Infine, Willie Nelson interpreta Johnny Dean, mentre Andrea Martin è Liz Butsky.

Il significato del titolo originale di Sesso & potere, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Il titolo originale – il gioco di assonanze Wag the dog – deriva da un gioco di parole spiegato in una didascalia all’inizio del film: «Why does a dog wag its tail? Because the dog is smarter than the tail. If the tail was smarter, it would wag the dog» («Perché un cane agita la coda? Perché il cane è più intelligente della sua coda. Se invece fosse la coda più intelligente, agiterebbe lei il cane»). La frase, allora come adesso, indica una situazione in cui un’entità piccola e apparentemente insignificante (la coda) ne controlla un’altra più grande e importante (il cane).

È possibile fruire di Sesso e potere grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple Tv+ e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 5 luglio alle ore 21:30 sul canale Warner TV.

Fonte: IMDb

 
 

Mayor of Kingstown, la recensione della seconda stagione

MAYOR OF KINGSTOWN

Se questa seconda stagione dello show ideato da Taylor Sheridan e Hugh Dillon si dimostra tutto sommato uno spettacolo capace di interessare, paradossalmente lo deve alle puntate della prima. E parliamo di paradosso perché, quando appunto confrontata con quanto visto in precedenza, la stagione 2 di Mayor of Kingstown non regge minimamente il confronto.

I nuovi episodi che vedono ancora una volta protagonista indiscusso il Mike McKlusky interpretato da Jeremy Renner vivono in poche parole di rendita: tutto quello che infatti era stato settato nella prima stagione a livello di potenza espressiva, di spessore dei personaggi, di ambientazioni e atmosfere capaci di restituire il senso di orrore e tragedia imminente, riesce ad espandersi anche in questi nuovi episodi come una nebbia minacciosa e incombente. Ben presto però ci si rende conto che a livello principalmente di scrittura è stato fatto un notevole passo indietro. Le trame di questi nuovi episodi sono infatti sviluppate e messe in scena con fretta eccessiva, segnale che probabilmente a livello narrativo la stagione 2 di Mayor of Kingstown ha il fiato corto: non appare ad esempio un caso se la maggior parte delle puntate non arriva a quaranta minuti, anzi spesso se ne tiene ben al di sotto. Eppure si ha fin troppo spesso la sensazione che per tentare di chiudere il percorso narrativo di un episodio gli scrittori siano ricorsi a deviazioni di trama inutili, o ancor peggio alla delineazione approssimativa di alcuni personaggi.

A risentirne maggiormente sono ad esempio la figura di Iris, la quale nelle prime puntate viene sviluppata tramite comportamenti incoerenti, difficili da sostenere a livello di credibilità. Nella stagione 2 di Mayor of Kingstown tutto sembra avvenire in maniera troppo veloce, e talvolta senza la necessaria logica: quando non si arrivano a comprendere le motivazioni e le spinte interiori dei personaggi, ecco che la loro bidimensionalità inizia a vacillare. Addirittura Mike non risulta neppure lontanamente quella figura tragica e dilaniata che avevamo amato e sofferto nella prima stagione.

Mayor of Kingstown, la recensione della seconda stagione

Cosa salvare dunque dei nuovi episodi dello show carcerario di Paramount +? Prima di tutto l’ambientazione industriale durissima, spietata, che come in precedenza non concede davvero nulla alla spettacolarizzazione del prodotto. Sotto questo punto di vista il fatto che Stephen Kay sia alla regia di tutti o quasi gli episodi contribuisce allo sviluppo di una coerenza estetica precisa e ficcante. Mayor of Kingstown rappresenta la delineazione di un microcosmo molto coerente nella sua brutalità, e la seconda stagione almeno a livello visivo si riallaccia alla precedente senza sfigurare. Quando poi in scena si hanno attori come Jeremy Renner, la due volte premio Oscar Dianne Wiest o un caratterista sempre affidabile come Aidan Gillen, ecco che comunque qualcosa di comunque degno di essere visto non può che venirne fuori.

Alla fine della visione della stagione 2 di Mayor of Kingstown si ha l’impressione che il tutto poteva esser raccontato, e meglio, con la metà degli episodi che invece sono stati realizzati. L’esempio lampante arriva proprio con l’ultima puntata, in cui Sheridan e il resto delle menti dietro allo show si lasciano andare a gustosi omaggi al cinema di genere – su tutti i film di Michael Mann e il montaggio alternato de Il Padrino – salvo però poi rovinare la tensione con un finale che si protrae all’infinito, quando una maggiore coesione avrebbe senza dubbio contribuito a tenere lo spettatore incollato alla sedia. Ed è questo in fin dei conti il problema maggiore della seconda stagione, dilatata oltre il possibile al fine di arrivare a coprire il necessario numero di episodi. Il risultato si rivela troppo alterno per convincere veramente, soprattutto dopo che la stagione 1 si era dimostrata così efficace sotto ogni punto di vista.

 
 

Un amore in fondo al mare: tutto quello che c’è da sapere sul film

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Il ciclo di film di Rai 1 intitolato “Destinazione amore” offre una serie di film di carattere sentimentali che presentano di volta in volta variazioni sul tema dell’amore: amori inaspettati che sbocciano durante viaggi verso destinazioni idilliache o ancora incontri sorprendenti che nascono intorno alla buona cucina, e così via. I viaggi proposti da questi film sono però spesso anche dei viaggi interiori attraverso il tempo, durante i quali i protagonisti prendono coscienza dei propri sentimenti e ritrovano sé stessi, imparando a vivere pienamente il presente. Dopo il titolo di apertura di questo ciclo, Sognando Parigi, si continua con Un amore in fondo al mare.

Diretto nel 2022 da Maclain Nelson, già regista di altre commedie romantiche come Il Natale che ho dimenticato, L’amore per davvero e The Presence of Love, questa pellicola rientra perfettamente nel ciclo ideato da Rai 1, presentando una giovane in cerca di un equilibrio nella propria vita che si imbatte in un inaspettato lui, intraprendendo dunque un rapporto che cambierà le vite di entrambi. A fare da sfondo a questa situazione vi è il paradisiaco contesto delle Hawaii, dove è stato girato il film. In particolare si annovera come location il Kahala Hotel & Resort di Honolulu, lo stesso hotel in cui è stato girato anche il film Amore alle Hawaii (2021).

Per tutti gli appassionati del genere, Un amore in fondo al mare (il cui titolo originale è in realtà Hidden Gems, ovvero gemme nascoste) è dunque un film da non perdere, in quanto offre tutto ciò che si può desiderare da un titolo di questa tipologia. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Un amore in fondo al mare

Protagonista del film è Addie, che si ritrova alle Hawaii per il matrimonio di sua sorella, di cui è damigella d’onore. Durante una tranquilla sessione di paddleboard yoga, accade però un incidente che la destabilizza completamente: perde nell’acqua il suo anello, un oggetto a cui tiene tantissimo essendo un ricordo di sua nonna. Devastata dalla perdita del prezioso gioiello di famiglia, Addie rifiuta di accettare la sua sfortuna ed è decisa a recuperare l’anello dai fondali marini. Nella sua ricerca per riavere il tesoro perduto, Addie assume Jack, un istruttore di immersioni locale.

Nonostante la donna abbia un certificato da sub, l’uomo, dalla natura indipendente e solitaria, rifiuta la sua collaborazione e vorrebbe portare avanti il lavoro da solo. Addie e Jack riescono infine a trovare un compromesso per collaborare, mettendo da parte le loro differenze caratteriali. Mentre si immergono nelle acque cristalline delle Hawaii, la donna scopre non solo la bellezza mozzafiato del mare, ma anche le meraviglie nascoste che l’isola ha da offrire. Jack diventa allora la guida personale di Addie, conducendola in scenari pittoreschi e romantici che finiscono per avvicinarli sentimentalmente sempre più.

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Il cast di Un amore in fondo al mare

L’attrice statunitense Hunter King, nota per aver interpretato Adriana Masters in Hollywood Heights – Vita da popstar e Summer Newman in Febbre d’amore, interpreta la protagonista Addie, mentre l’attore canadese Beau Mirchoff è Jack, il marinaio e maestro di sub che aiuterà Addie a cercare l’anello perduto. Mirchoff è noto per aver interpretato Casey Rhodes nella trilogia di Detective Knight e Steve Sheridan nella serie Narcos: Messico. Recita poi nel film l’attrice e sceneggiatrice Eliza Hayes Maher nel ruolo della sorella di Addie, Kate.

Jordan Matlock interpreta invece il personaggio Nathan, mentre Diane Sargent ricopre il ruolo di Betty e Brian Connors quello di Robert. L’attrice Isabelle Du interpreta Kara, mentre l’attrice e produttrice Marita de Lara, celebre per aver partecipato a General Hospital e This Is Us, è Hannah. Adam Johnson, volto di Un’estate per diventare grande e della saga di Scoot poliziotto a 4 zampe, per Un amore in fondo al mare è Doug Chamberlain. Infine, l’attrice Joan Powers interpreta Michelle, l’istruttrice di sup-yoga.

Il trailer di Un amore in fondo al mare e dove vedere il film in streaming e in TV

Sfortunatamente il film non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 5 luglio alle ore 21:25 sul canale Rai 1. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far partire la visione. Di seguito, ecco invece il trailer, di cui però non esiste la versione italiana.

Fonte: IMDb

 
 

Sex Education: il trailer della quarta e ultima stagione

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Ecco il primo trailer della quarta stagione di Sex Education, che sarà anche l’ultima della fortunata serie Netflix. La serie arriverà sulla piattaforma il prossimo 21 settembre. Insieme a Asa Butterfield nella serie tornano Gillian Anderson, Ncuti Gatwa, Aimee-Lou Wood, Emma Mackey, Connor Swindells, Kedar Williams-Stirling, Mimi Keene, George Robinson, Chinenye Ezeudu, Dua Saleh, Alistair Petrie, Samantha Spiro, Jim Howick, Rakhee Thakrar e Daniel Ings.

La quarta e ultima stagione di Sex Education uscirà il 21 settembre solo su Netflix. Per gli abitanti di Moordale sarà una stagione ricca di amore, risate, lacrime, amicizie, nuove (e vecchie) relazioni. Asa Butterfield torna a interpretare il protagonista Otis Milburn, al suo fianco Gillian Anderson, Ncuti Gatwa, Aimee-Lou Wood, Emma Mackey, Connor Swindells, Kedar Williams-Stirling,Mimi Keene.

Confermati nei rispetivi ruoli anche George Robinson, Chinenye Ezeudu, Dua Saleh, Alistair Petrie, Samantha Spiro, Jim Howick, Rakhee Thakrar e Daniel Ings.

Si uniscono al cast in questa stagione finale Dan Levy, vincitore dell’Emmy come miglior attore non protagonista per Schitt’s Creek, Thaddea Graham (Doctor Who), Lisa McGrillis (Somewhere Boy), Marie Reuther (Kamikaze), l’attrice e modella Jodie Turner Smith, il comico Eshaan Akbar e gli esordienti Felix Mufti, Anthony Lexa, Alexandra James, Reda Elazouar, Bella Maclean e Imani Yahshua.

Dal suo debutto su Netflix nel 2019, Sex Education è stata candidata e ha vinto numerosi premi, incluso l’International Emmy Awards nel 2022 come miglior serie comedy. Inoltre, nei primi 91 giorni dall’uscita la terza stagione ha totalizzato 66.6 milioni di visualizzazioni.

In una lettera ai fan, la creatrice, sceneggiatrice e produttrice esecutiva Laurie Nunn ha affermato:

“Siamo incredibilmente orgogliosi di Sex Education e siamo in debito con il nostro fantastico team di sceneggiatori, attori e tutta la troupe che ha messo così tanto amore nel realizzare ogni episodio. Hanno lavorato in maniera instancabile per questa stagione finale, e non vediamo l’ora di condividerla con voi”.

Sex Education 4, la trama

Dopo la chiusura del liceo di Moordale, Otis e Eric devono affrontare un nuovo inizio – il loro primo giorno al Cavendish Sixth Form College. Otis è nervoso all’idea di creare una nuova clinica, mentre Eric spera con tutto sé stesso che non saranno di nuovo degli “sfigati”. L’istituto Cavendish rappresenta uno shock culturale per tutti gli studenti di Moordale, che fino ad allora pensavano di essere progressisti. Questa nuova scuola è molto diversa, ogni giorno si fa yoga nel giardino comune, si respira un’atmosfera all’insegna della sostenibilità e c’è un gruppo di ragazzi popolari per la loro… gentilezza?! Viv è totalmente sconvolta dall’atteggiamento non competitivo degli studenti, mentre Jackson sta ancora cercando di superare la sua storia con Cal. Aimee decide di fare qualcosa di nuovo frequentando lezioni d’arte e Adam prova a capire se un’istruzione di tipo tradizionale sia adatta a lui.

Negli Stati Uniti, Maeve sta vivendo il suo sogno alla prestigiosa Wallace University, in cui segue le lezioni dell’autore di culto Thomas Molloy. Otis si strugge per lei, mentre deve abituarsi al fatto di non essere più figlio unico, o l’unico terapista della scuola…

  • Creatrice e sceneggiatrice: Laurie Nunn
  • Sceneggiatori: Troy Hunter, Krishna Istha, Selina Lim, Ethan Harvey, Annalisa Dinnella, Bella Heesom e Thara Popoola
  • Registi: Dominic Leclerc, Michelle Savill e Alyssa McClelland
  • Produttori esecutivi: Laurie Nunn, Jamie Campbell, Ben Taylor, Clare Couchman
  • Produttori: Callum Devrell-Cameron e Rem Conway
  • Casa di produzione: Eleven
 
 

Killers of the Flower Moon: il primo trailer italiano

Dopo il grande successo dell’anteprima mondiale al Festival di Cannes, dove il film è stato accolto da una standing ovation di nove minuti e un coro di elogi da parte di pubblico e stampa, Leone Film Group, Rai Cinema e 01 Distribution sono lieti di presentare il trailer italiano ufficiale di Killers of the Flower Moonil nuovo attesissimo film del premio Oscar® Martin Scorsese che uscirà in Italia il 19 ottobre 2023.

Definito “una pietra miliare del cinema” da Deadline, “un capolavoro” da Rolling Stone, “assolutamente coinvolgente” da The Guardian, il film è stato molto amato dalla critica italiana e internazionale.

Un cast stellare con i premi Oscar® Robert De Niro e Leonardo DiCaprio per un thriller basato su una storia vera: una sequenza di omicidi brutali, e misteriosi, nota con il nome di “regno del terrore”, che insanguinarono la nazione Osage negli anni ’20. Fra i protagonisti anche il candidato all’Oscar® Jesse PlemonsLily Gladstone, acclamatissima a Cannes per la sua interpretazione, e Brendan Fraser, vincitore agli Academy Award 2023 per The Whale.

All’inizio del XX secolo la scoperta del petrolio trasformò l’esistenza degli Osage che diventarono da un giorno all’altro immensamente ricchi. L’improvviso benessere di questi nativi americani attirò l’interesse dei bianchi che iniziarono a manipolare, estorcere e sottrarre con l’inganno i beni degli Osage fino a ricorrere all’omicidio. Tratto dal celebre, omonimo, best seller di David Grann, Killers of the Flower Moon è un film epico: una storia d’amore e tradimenti, delitti e misteri in un intrigo avvincente per la scoperta della verità.

Diretto da Martin Scorsese e scritto da Scorsese con il premio Oscar® Eric Roth, Killers of the Flower Moon è una produzione Apple Studios, Imperative Entertainment, Sikelia Productions, Appian Way. I produttori sono Martin Scorsese, Dan Friedkin, Bradley Thomas e Daniel Lupi, produttori esecutivi Leonardo Di Caprio, Rick Yorn, Adam Sommer, Marianne Bower, Lisa Frechette, John Atwood, Shea Kammer e Niels Juul.

Killers of the Flower Moon è un’esclusiva per l’Italia Leone Film Group in collaborazione con Rai Cinema. Il film uscirà nelle sale italiane il 19 ottobre con 01 Distribution, in contemporanea con l’uscita mondiale.

 
 

Rido perché ti amo, la recensione del film di Paolo Ruffini

Rido perché ti amo recensione

Ci siamo mai chiesti cosa penserebbe di noi il bambino o la bambina che eravamo? Se sono soddisfatti di ciò che siamo diventati o se secondo loro dovremmo invece addrizzare il tiro e fare meglio? Il nuovo film di Paolo Ruffini, Rido perché ti amo, ottavo lavoro dell’attore livornese, se lo chiede per tutto il tempo. Usando come traccia da seguire la citazione di Antoine de Saint-Exupéri, il quale dice: “Il bambino che eri non si vergogni dell’adulto che sei.” A dover fare i conti con la sua controparte fanciullesca, come in una romantica fiaba, è Leopoldo, che a causa del suo processo di crescita ha smarrito chi era, diventando qualcuno che il lui bambino aveva promesso di non essere mai.

Ma a volte è difficile rimanere fedeli alle nostre stesse promesse, e soprattutto è complicato non lasciarsi influenzare dai cambiamenti inevitabili dell’età adulta, compromessi in particolar modo dalla realtà che ci circonda e ci impone d’essere in un certo mondo. Inghiottendoci in un vorticoso tornado di impegni, responsabilità e lavoro. Dal quale non possiamo uscirne se non aiutati dalle persone che amiamo. Rido perché ti amo è diretto da Ruffini e scritto insieme a Francesca Romana Massaro, Nicola Nocella e Max Croci. Prodotto da Pegasus, Qmi e Rai Cinema arriva nelle sale dal 6 luglio, distribuito da Medusa, Pegasus e Videa.

Rido perché ti amo, la trama

Leopoldo (Nicola Nocella) è innamorato di Amanda (Barbara Venturato), da quando i due erano alle elementari. Proprio in quel periodo di vita, il bambino le promette che l’avrebbe resa felice per sempre e l’avrebbe sposata il giorno di S.Valentino. A distanza di anni, quelli che erano bambini, sono adesso una coppia che continua ad amarsi e prossima al matrimonio, ma putroppo non proprio felice. Leopoldo, infatti, è risucchiato dal suo lavoro nella pasticceria, tanto da dimenticarsi di prendersi cura della donna che ha accanto e che tenta, in ogni modo, di avere sue attenzioni. Ma quando Amanda riceve un’offerta di lavoro a Parigi e lo comunica a Leopoldo, i due litigano e si riversano addosso tutto lo scontento che nel corso del tempo hanno soppresso.

Amanda così decide di partire per la Francia, e il distacco da lei fa rendere conto a Leopoldo di quello che ha perso, ma soprattutto di aver infranto la promessa che aveva fatto a se stesso quando era bambino: mai diventare un uomo cattivo, perché solo in quel momento la sua amata lo avrebbe lasciato. Deciso a riconquistarla, l’uomo cerca di esaudire tutto ciò che aveva promesso di fare ad Amanda quando erano piccoli, facendosi aiutare dagli amici di quartiere: Ciro (Paolo Ruffini), Cipriano (Greg), Sam (Daphne Scoccia), Luisa (Giulia Provvedi) e Don Cioffi (Herbert Cioffi).

Rido perché ti amo Ruffini, Greg, Provvedi, Scoccia, Nocella ed Herbert

Fra diversità e confronto con noi stessi

La romanticità di Rido perché ti amo si palesa sin dalla prima sequenza di Leopolodo e Amanda, dolci e innocenti bambini che si promettono amore eterno e una vita piena di sorrisi. Il film prende subito la piega sentimentale, che irrora ogni singolo angolo della storia, partendo dai principali protagonisti e irradiandosi ai comprimari che ritroviamo in un estemporaneo salto temporale. Nella piazza principale di un paesello del nord, in cui l’orologio del tempo sembra essersi fermato, vive ora un uomo fin troppo razionale, inghiottito dal lavoro nella sua pasticceria. Per lui non esiste più l’amore da favola che aveva promesso alla sua Amanda quando erano piccoli: anzi, adesso che è prossimo a coronarlo con un matrimonio, preferisce dare priorità agli impegni nel suo atelier (come lui stesso chiama).

Seppur gli amici che lo circondano notano il suo distacco dalla futura moglie e la sua ossessione morbosa per la pasticceria, anche loro in realtà sono chiusi nei loro problemi di provincia e nei piccoli drammi quotidiani, nonostante cerchino distrazioni esterne pur di non affrontarli e, di conseguenza, affrontarsi. Le fondamenta del film perciò sono buone, c’è un’idea narrativa di base molto incalzante, merito in particolar modo della sua inclusività, con personaggi ben assortiti che abbracciano situazioni e relazioni molto eterogenee.

Non troviamo infatti i soliti protagonisti archetipici o stereotipati, bensì persone molto differenti fra loro – come Simone Brescianini con la sindrome di down – che portano in scena quello che è davvero il nostro tessuto sociale e umano, fatto di tante ricche e bellissime diversità. Ed è forse questa la vera nota positiva di un film che, facendo leva sul sottotesto, vuole mettere in evidenza le imperfezioni, sia caratteriali che fisiche, dove tutti possiamo essere accettati e amati perché sono proprio queste a renderci unici, in una storia che vuole regalarci una grande carezza e farci ritrovare il senso di comunità.

Un discorso troppo frammentato

Se però Rido perché ti amo funziona nella scelta delle storie e dei rispettivi personaggi, non si può dire la stessa cosa della sua messa in pratica. Ruffini cerca di mettere a punto una trama corale, ma non riesce a dare sufficiente attenzione e spazio alle microstorie del racconto. La sensazione è quella di voler mettere troppa carne al fuoco e poi dimenticarsi di girarla sulla brace, con la conseguenza di averla bruciata da una parte e cruda dall’altra. Per quanto si sforzi a formulare un ragionamento nel pubblico, che va dal confrontarsi con se stessi al riflettere se siamo ancora fedeli a quelle promesse che abbiamo fatto da bambini, questo viene di continuo interrotto a causa della frammentarietà della narrazione, da cui si evince una debolezza nella scrittura.

Rido perché ti amo Simone Brescianini e Nicola Nocella

Sono tante le parentesi che si aprono all’interno di Rido perché ti amo, e molte le personalità a cui dover star dietro, e il risultato è che ci sono costanti digressioni che fanno perdere il focus dell’intero film, il quale va sfaldandosi dopo il primo atto. Anche nelle parentesi più divertenti, le battute si sforzano di strappare una risata per regalare una pausa dall’atmosfera troppo leziosa che ad un certo punto si crea, ma non sembrano ingranare la marcia, tanto da trasformarsi in dialoghi posticci. Non c’è armonia nella struttura del film e neppure fluidità a causa dell’incompiutezza dei troppi archi narattivi. I personaggi di Giulia Provvedi, Greg e Herbert, per esempio, sono buttati nel contesto senza cognizione di causa e appena accennati, e alla fine hanno una risoluzione approssimativa – ma necessaria per chiudere il racconto – che però lascia con un grosso punto interrogativo.

Il ponte empatico che Ruffini voleva costruire fra lo spettatore e i personaggi esiste solo grazie ad alcune piccole storie dal cuore immenso, come la coppia di vecchietti che da tanti anni gestiscono il bar con impegno e amore, o il ragazzo con la sindrome di down che dal diventare aiutante di Leopoldo, riesce ad aprirsi una pasticceria tutta sua. Rido perché ti amo poteva davvero puntare in alto ed essere un film vincente. Aveva tutte le carte in regola. Peccato che rimane romantica solo l’idea di fondo, sopra la quale è stato confezionato un prodotto troppo disordinato.

 
 

8 cinecomics Marvel e DC che hanno floppato al botteghino

Morbius Marvel

Sebbene molti cinecomics Marvel e DC continuino a riscuotere un grande successo al botteghino, il genere non è mai stato immune da qualche flop finanziario. A volte, ciò è dovuto al fatto che alcuni personaggi non entrano in sintonia con gli spettatori. In altre occasioni, un adattamento di un fumetto è giudicato talmente scadente che la gente semplicemente non vuole spendere i propri soldi in un biglietto del cinema, nonostante la popolarità di franchise come The Avengers e Spider-Man. Nelle ultime settimane si è parlato molto delle difficoltà che il DCEU deve affrontare quest’anno. La Warner Bros. ha registrato tre flop consecutivi di cinecomics, di cui The Flash è uno degli ultimi esempi. Tuttavia, se pensavate che le cose fossero andate male per quel film… beh, potreste impallidire in confronto ad alcuni di quelli che troverete in questa lista!

1Morbius

morbius

La Sony Pictures ha ottenuto un grande successo collaborando con i Marvel Studios per il suo franchise di Spider-Man, ma ha ancora intenzione di espandere l’universo dell’arrampica-muri… senza di lui. Senza dubbio spinto dal successo di Venom, lo studio aveva grandi speranze per Morbius, soprattutto per la presenza di Jared Leto come protagonista. Quello che la Sony non ha capito è che nonostante il Protettore Letale sia in grado di stare in piedi da solo, i fan non si preoccupano dei cattivi di serie B di Spidey quando non c’è lui a picchiarli.

Nel caso di Morbius, il film ha sempre avuto l’aspetto di B-movie, e questo è diventato evidente quando sono arrivate le prime recensioni (inoltre non è mai un bene quando una scena post-credits, che dovrebbe anticipare qualcosa di estremamente emozionante, diventa oggetto di scherno). Dopo un calo record del 74% nel secondo fine settimana, Morbius ha guadagnato solo 167 milioni di dollari in tutto il mondo, un risultato scioccante dopo che Spider-Man: No Way Home aveva incassato poco meno di 2 miliardi di dollari mesi prima. Anche una riedizione destinata a sfruttare i meme ha fallito e non prevediamo la possibilità di rivedere questo Vampiro Vivente.

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Spider-Man: Accross the Spider-Verse, il regista rivela il cameo troppo bizzarro anche per questo film

Spider-Man: Across the Spider-Verse

Uno dei registi di Spider-Man: Across the Spider-Verse ha rivelato che un bizzarro cameo è stato tagliato dal film. Spider-Man: Across the Spider-Verse presentava molte varianti di Spider-Man mentre Miles Morales di Shameik Moore lasciava il suo universo per avventurarsi nel multiverso più ampio per seguire Gwen Stacy di Hailee Steinfeld.

Lungo la strada, diversi Spider-Men sono apparsi in ruoli importanti, cameo o semplicemente sullo sfondo di un’inquadratura. Mentre Spider-Man: Across the Spider-Verse aveva più che sufficienti varianti di Spider-Man, uno Spider-Man tagliato avrebbe potuto dare al film una delle sue scene più folli.

Durante un’intervista con Empire Magazine, il co-regista di Spider-Man: Across the Spider-Verse Joaquim Dos Santos ha rivelato un’idea per una variante di Spider-Man che è stata tagliata dal film. Secondo Santos, il team di Spider-Society avrebbe potuto comprendere persino un uomo ragno giocattolo Toy-Biz. Il regista ha spiegato che il gioco sarebbe dovuto apparire dentro la mano di un bambino gigante che sarebbe rimasto fuori campo tutto il tempo. Un’idea certamente folle e fuori dagli schemi che poteva sposasri alla perfezione con la follia del progetto, ma che potrebbe ancora trovare il suo spazio nel sequel del film.

Spider-Man: Across the Spider-Verse, il film

Sony Pictures Animation ha ingaggiato Joaquim Dos Santos (Voltron: Legendary Defender, La leggenda di Korra), il candidato all’Oscar Kemp Powers (Soul) e Justin K. Thompson (Piovono polpette) per dirigere il film, utilizzando una sceneggiatura scritta da Phil Lord e Chris Miller (che tornano anche come produttori insieme a Amy Pascal, Avi Arad e Christina Steinberg) in collaborazione con David Callaham (Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci AnelliWonder Woman 1984).

Non è stato ancora confermato, ma sia Shameik Moore che la candidata all’Oscar Hailee Steinfeld dovrebbe tornare a doppiare rispettivamente Miles Morales e Gwen Stacy. Nel sequel dovrebbero ritornare anche gran parte degli attori che hanno prestato le loro voci nel primo film, tra cui Jake Johnson, Brian Tyree Henry, Lily Tomlin, Luna Lauren Velez, Zoë Kravitz, John Mulaney, Oscar Isaac e Kimiko Glenn. La voce del villain è, in originale, doppiata da Jason Schwartzman.

 
 

Indiana Jones e il quadrante del destino, la spiegazione dell’emozionante omaggio a I Predatori dell’Arca Perduta

Indiana Jones 10 volte in cui lo hanno sparato

Il regista di Indiana Jones e il Quadrante del Destino, James Mangold, descrive in dettaglio il richiamo emotivo del film a un momento de I predatori dell’arca perduta. Dopo un selvaggio terzo atto in cui Indy e i suoi compagni usano il dispositivo per viaggiare indietro nel tempo di 2000 anni, il personaggio di Ford torna nel 1969 dove fa ammenda con la Marion di Karen Allen e i due ricreano quella famosa e tenerissima (ma anche molto sensuale) scena in cui lei chiede a lui “dove non ti fa male?”, che abbiamo visto milioni di volte ne I predatori dell’arca perduta.

In una recente intervista con THR, Mangold commenta come è nato questo momento, un omaggio al primo film della saga. Il regista rivela che Karen Allen non è stata sul set per molto tempo, ma che lei e Ford hanno ritrovato subito la loro vecchia chimica.

“Sì, Jez e John Henry [Butterworth] si sono inventati quel momento. Quando ci è venuta l’idea del ritorno di Marion alla fine, è venuta a Jez e John Henry abbastanza presto ed è stata piuttosto brillante. E l’abbiamo girato la scena all’inizio della lavorazione, perché abbiamo girato con Karen nel secondo o terzo mese di produzione, e il potere del suo personaggio passa davvero in quel breve momento. 

“Voglio dire, è il senso della scena è venuto fuori ancora meglio quando ho potuto vedere l’intero viaggio per arrivare a quella scena e riunire quei due. Ma Karen è venuta sul set e ha lavorato due giorni. È atterrata ed appena è entrata sul set, la chimica tra lei e Harrison è stata, ovviamente, immediata. È qualcosa che avevano sviluppato nel corso di molti anni.”

La scena conclusiva del film è davvero commovente, soprattutto se si ricorda e si conosce la storia che lega i due personaggi attraverso 40 anni di storia.

Tutto quello che sappiamo su Indiana Jones e il Quadrante del Destino

Harrison Ford torna nel ruolo del leggendario eroe archeologo per l’attesissimo ultimo capitolo dell’iconico franchise Indiana Jones e il Quadrante del Destino, un’epica e travolgente avventura in giro per il mondo. Insieme a Harrison Ford, il cast del film include Phoebe Waller-Bridge (Fleabag), Antonio Banderas (Dolor y gloria), John Rhys-Davies (I predatori dell’arca perduta), Shaunette Renée Wilson (Black Panther), Thomas Kretschmann (Das Boot), Toby Jones (La Talpa), Boyd Holbrook (Logan – The Wolverine), Olivier Richters (Black Widow), Ethann Isidore (Mortale) e Mads Mikkelsen (Un altro giro).

Diretto da James Mangold (Le Mans ‘66 – La grande sfidaLogan – The Wolverine) e con una sceneggiatura scritta da Jez Butterworth & John-Henry Butterworth e David Koepp e James Mangold, basata sui personaggi creati da George Lucas e Philip Kaufman, il film è prodotto da Kathleen Kennedy, Frank Marshall e Simon Emanuel, mentre Steven Spielberg e George Lucas sono i produttori esecutivi. La colonna sonora è composta ancora una volta da John Williams, che ha firmato le musiche di ogni avventura di Indiana Jones a partire dall’originale I predatori dell’arca perduta nel 1981.

 
 

Insidious – La porta rossa, la recensione dell’ultimo film della saga horror

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Si torna lì dove tutto ha avuto inizio, dalla famiglia Lambert, dal padre Josh e dal figlio Dalton, da quella porta rossa dietro cui si nasconde il terrificante e difficilmente contenibile Altrove. Si torna dunque al punto di partenza, per chiudere un cerchio, forse per aprirne altri, certamente per offrire un senso di completezza ad una delle saghe horror più importanti degli ultimi anni, prodotta dalla Blumhouse Productions di Jason Blum. Parliamo di Insidious, che con il nuovo film Insidious – La porta rossa, porta a compimento quanto evocato nel 2010 da James Wan e Leigh Whannell con il primo capitolo.

Un capitolo a cui ha poi fatto seguito Oltre i confini del male – Insidious 2, ancora con protagonista la famiglia Lambert, e successivamente i prequel Insidious 3 – L’inizio e Insidious – L’ultima chiave. Dopo aver dunque narrato le origini della mitologia della saga, con il quinto capitolo si torna ai protagonisti originari, per scoprire cosa è successo loro ben dieci anni dopo l’ultima volta in cui li abbiamo visti, ovvero quando Josh e suo figlio Dalton, al termine del secondo film, scelsero di dimenticare, attraverso l’ipnosi, i terribili incubi vissuti e soprattutto di obliare le loro capacità di compiere viaggi astrali.

La trama di Insidious – La porta rossa

Pur con un salto temporale, si riparte dunque da qui, da quella rimozione forzata dei ricordi che, tuttavia, non sembra aver dato gli esiti sperati. Perché si possono dimenticare i propri demoni, ma loro certamente non si dimenticano di te. Ecco allora che Dalton (Ty Simpkins), ormai in età da college, si ritrova ad essere nuovamente perseguitato da incubi e visioni raccapriccianti. Rendendosi conto del pericolo, Josh (Patrick Wilson) si trova a dover accedere nuovamente a quel passato dimenticato, decidendo di intraprendere con il figlio un ultimo viaggio nell’Altrove, nel tentativo di salvare la famiglia una volta per tutte.

Insidious – La porta rossa, un sequel fedele alla sua saga

Ad assumersi l’incarico di dirigere il film vi è proprio Patrick Wilson, grande protagonista di questa saga (ma anche di quella “rivale”: The Conjuring). Compiendo con Insidious – La porta rossa il suo debutto dietro la macchina da presa, Wilson si dimostra essere la scelta migliore per dar vita a questo nuovo, conclusivo, capitolo. Egli dimostra infatti di conoscere bene la saga, la sua mitologia, le sue atmosfere, i suoi punti di forza e anche quelli di debolezza. Sceglie pertanto di non andare fuori dai binari tracciati dai primi due capitoli, seguendone anzi il percorso rinunciando ad altre possibili sperimentazioni.

Una scelta che sotto certi punti di vista può risultare poco saggia, poiché di certo non dota il film di particolari novità, né stilistiche né narrative. Eppure così facendo, se si accantona un po’ il desiderio di voler vedere qualcosa di nuovo, ci si accorge di come Insidious – La porta rossa sia profondamente coerente con i primi due film della saga. Ne porta infatti avanti atmosfere, sensazioni, suggestioni, paure e speranze. Il film non brilla dunque per inventiva per quanto riguarda il suo racconto generale, però di certo non risulta “altro” rispetto ai suoi predecessori, il che fornisce alla trilogia (escludendo dunque i due prequel) una propria identità.

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Un racconto di padri e figli

La scelta di mantenere Insidious – La porta rossa entro le coordinate tracciate dai precedenti film, permette inoltre allo sceneggiatore Scott Teems di concentrarsi di più su alcuni aspetti specifici. I personaggi, in particolare, trovano giovamento da questa attenzione, presentandosi agli spettatori sotto una nuova luce. Si tiene conto del tempo trascorso tra il secondo film e questo, con tutti i cambiamenti emotivi che questo può aver apportato ai protagonisti, in particolare Josh e Dalton. Sono il rapporto tra di loro e la necessità di non dimenticare bensì affrontare i traumi a farla da padrone nel film,  con gli orrori a cui si assiste che assumono la forma di metaforici ostacoli sul loro percorso di ricongiunzione.

Questo non deve però far pensare ad un risvolto da dramma famigliare, i momenti di puro terrore non mancano e se anche non raggiungono quelli proposti dai primi due film, di certo vi si avvicinano molto. Inevitabilmente però gli autori hanno avvertito anche la necessità di inserire una sensazione di “fine”, tirando tutte le fila dei discorsi proposti dai precedenti capitoli, rispondendo a quanti più interrogativi rimasti in sospeso possibile, combinando così l’horror con sfumature più intime. Il risultato non sarà memorabile, ma risulta essere il giusto epigolo per la saga.

 
 

Detective Knight, la trilogia con Bruce Willis su Sky Cinema

DETECTIVE KNIGHT
Knight Trilogy. Photo Credit: Ed Araquel

Sky proporrà in prima tv la trilogia di film di DETECTIVE KNIGHT, ultima serie cinematografica interpretata da Bruce Willis prima del ritiro dalle scene, in onda da giovedì 6 luglio per tre giovedì alle 21.15 su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on demand. Nei tre film Bruce Willis – diretto da Edward Drake – interpreta il detective veterano James Knight, in azione tra le impegnative strade di Los Angeles.

Il primo dei tre film, DETECTIVE KNIGHT – LA NOTTE DEL GIUDIZIO sarà su Sky e NOW da giovedì 6 luglio. Nel film accanto a Willis anche Lochlyn Munro, Jimmy Jean-Louis, Corey Large, Michael Eklund, Trevor Gretzky, Keeya King, Miranda Edwards, Beau Mirchoff e Johnny Messner.

Mentre la città di Los Angeles si prepara per Halloween, rapinatori armati e mascherati feriscono gravemente il partner di Knight (Lochlyn Munro) in una sparatoria a seguito di una rapina. Con Knight all’inseguimento, i banditi fuggono da L.A. per New York, dove il passato oscuro del detective si scontra con il suo attuale caso e minaccia di fare a pezzi il suo mondo… a meno che la redenzione non lo reclami.

Nel secondo capitolo della trilogia action, DETECTIVE KNIGHT – GIORNI DI FUOCO, su Sky e NOW da giovedì 13 luglio, il detective Knight è a New York. Si ritrova nel bel mezzo di un’evasione guidata da The Christmas Bomber (Paul Johansson), un brutale fanatico i cui discepoli di Babbo Natale stanno terrorizzando la città. Con la promessa della restituzione del suo distintivo in cambio dell’eliminazione dei terroristi, il Cavaliere dagli occhi d’acciaio distribuisce pietà per i giusti… e giustizia spietata per tutti gli altri. Nel cast con Willis anche Stephen J. Eads, Matthew Helderman, Luke Taylor, Sean Patrick O’Reilly, Michelle Meyers, Suman Mallick, Christopher J. Gilker, Johnny Messner.

Nel terzo e ultimo avvincente capitolo DETECTIVE KNIGHT – FINE DEI GIOCHI, in arrivo su Sky e NOW da giovedì 20 luglio, l’assegnazione dell’ultimo minuto di Knight al turno dell’Indipendence Day si trasforma in una corsa per impedire a un’ambulanza guidata da uno squilibrato di mettere in pericolo i festeggiamenti della città. L’uomo, vestito da poliziotto con una pistola e un’uniforme rubate, ha un caveau di una banca pieno di motivi per organizzare il suo spettacolo pirotecnico, che colpirà pericolosamente vicino alla casa di Knight. Nel cast anche Johnny Messner, Stephen J. Eads, Sean Patrick O’Reilly, Michelle Meyers, Matthew Helderman, Luke Taylor, Suman Mallick, Christopher J. Gilker, David Gendron, Ali Jazayeri.

LA TRILOGIA DI DETECTIVE KNIGHT – in onda da giovedì 6 luglio per tre giovedì alle 21.15 su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on demand. Giovedì 6 luglio DETECTIVE KNIGHT – LA NOTTE DEL GIUDIZIO; giovedì 13 luglio DETECTIVE KNIGHT – GIORNI DI FUOCO e giovedì 20 luglio DETECTIVE KNIGHT – FINE DEI GIOCHI.

 
 

L’estate nei tuoi occhi, il trailer della seconda stagione Prime Video

L’estate nei tuoi occhi

Prime Video svela il trailer ufficiale della seconda stagione de L’estate nei tuoi occhi. Sulle note di ‘Back to December (Taylor’s Version)’ dall’album di prossima uscita ‘Speak Now (Taylor’s Version)’ e di ‘august’ da ‘folklore’ di Taylor Swift, Album Of The Year ai Grammy 2021.

Un tempo Belly era solita contare i giorni che la separavano dal ritorno a Cousins ​​Beach, ma con Conrad e Jeremiah che continuano a litigare per il suo amore e il ritorno del cancro di Susannah, non è sicura che l’estate sarà più la stessa. Quando un visitatore inaspettato minaccia il futuro dell’amata casa di Susannah, Belly dovrà riunire la banda e decidere una volta per tutte dove andrà il suo cuore.

Al timone della seconda stagione di L’estateneituoiocchi troviamo le showrunner Han e Sarah Kucserka. Han, Kucserka, Karen Rosenfelt e Gabrielle Stanton sono anche executive producers, insieme a Hope Hartman, Mads Hansen e Paul Lee per wiip. La serie è una co-produzione Amazon Studios e wiip.

Jenny Han è l’autrice delle serie di libri Tutte le volte che ho scritto ti amo e L’estate nei tuoi occhi che hanno scalato la classifica dei Best-Seller del New York Times. Le sue opere sono state pubblicate in più di 30 lingue. Per il piccolo schermo ha co-creato due nuove serie basate su questi libri – la serie Prime Video L’estate nei tuoi occhi, di cui è executive producer e co-showrunner – e la serie Netflix XO, Kitty, uno spin-off dell’universo di To All the Boys, di cui è executive producer e co-showrunner. È stata inoltre executive producer dei 3 film Netflix della trilogia To All the Boys. Vive a Brooklyn, New York.

 
 

Peaky Blinders: il film non chiuderà la porta di Casa Shelby

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Cillian Murphy in Peaky Blinders

Il film di Peaky Blinders non sarà la fine della storia, poiché probabilmente ci sono altri spin-off in arrivo. Per sei stagioni, la popolare serie della BBC/Netflix ha seguito Cillian Murphy nei panni del carismatico e astuto boss del crimine, Tommy Shelby, che è a capo della banda criminale a Birmingham all’indomani della prima guerra mondiale. Il creatore Steven Knight ha confermato che la serie non sarà conclusa da una stagione 7 ma da un film vero e proprio.

Tuttavia, il film di Peaky Blinders non sarà la fine dell’intera storia, come confermato dal creatore della serie. Ai TRIC Awards (tramite The Mirror), Knight ha detto che il film non sarà la fine per Peaky Blinders e ha rivelato che stanno lavorando a piani segreti per il futuro, e che “devono essere annunciato”.

“Non avremmo mai potuto prevedere quanto avrebbe risuonato questa serie sui gangster di Birmingham negli anni ’20 e ’30. Alcune cose sembrano avere slancio e fortuna, e restano con lo spettatore, e tutti quelli che ci lavorano se ne accorgono. Cosa verrà dopo? Deve essere annunciato. Ma non è la fine.”

Nel 2022 la saga sembrava aver raggiunto un punto di chiusura con una splendida sesta stagione, disponibile su Netflix, ma Steven Knight non è pronto a lasciar andare i personaggi di Casa Shelby, e nemmeno il pubblico! Intanto Cillian Murphy, interprete di Tommy Shelby, ha confermato la sua partecipazione al film in cantiere, anche se ha dichiarato di recente che per vederlo al cinema ci vorrà del tempo e che il progetto è ancora in alto mare.

Lo sciopero dei WGA in corso sta rallentando tutta una serie di progetti, dal momento che tutti gli sceneggiatori iscritti al sindacato sono fermi per aderire alla protesta.

 
 

James Bond: è presto per una 007 donna… per adesso

James Bond

John Rhys-Davies condivide i suoi pensieri sulla possibilità di avere una James Bond donna. Sebbene l’attore britannico sia famoso per aver interpretato Sallah nel franchise di Indiana Jones e Gimli nella trilogia de Il Signore degli Anelli, è apparso anche in 007 – Zona Pericolo del 1987 nei panni del generale Leonid Pushkin, un alleato dello James Bond di Timothy Dalton.

Sin dall’interpretazione finale dell’agente dell’MI6 da parte del sesto attore di 007 Daniel Craig in No Time to Die del 2021, si è discusso molto su chi sarà il prossimo volto dell’agente segreto al servizio di Sua Maestà, con Aaron Taylor-Johnson e Henry Cavill che continuano ad essere considerati le scelte migliori dai bookmaker.

Ora, poco dopo che Jodie Comer di Killing Eve è emersa come contendente, John Rhys-Davies condivide i suoi pensieri sul fatto che una donna possa assumere il ruolo dell’iconica super-spia dell’MI6 per il prossimo James Bond 26. In un’intervista con The Daily Express, l’ex del franchise dice che il pubblico non è “pronto per un James Bond femminile perché l’intero concetto di Bond è davvero maschile e sciovinista”. Tuttavia, Rhys-Davies crede che “Bond cambi con il clima” e in futuro una Jane Bond sarebbe un grande passo per il franchise. Leggi cosa ha detto di seguito:

“Penso che Bond cambi con il clima. E penso che il clima… non credo che siamo ancora pronti per un James Bond al femminile. Perché l’intero concetto di Bond è davvero maschile e sciovinista. Sì, ci sono – ne sono sicuro – ci sono agenti donne molto toste al mondo, ma abbiamo bisogno di un Legame. Siamo in un momento così pericoloso. Spero solo che MI5 e MI6 siano davvero all’altezza.”

Per il momento tutte le voci intorno al casting di un nuovo attore per l’ambito ruolo sono, appunto, soltanto voci e non c’è niente di confermato. Sembra improbabile che volti già così tanto noti come Cavill e Taylor-Johnson vengano coinvolti in un progetto che sarà sicuramente pluriennale con un contratto multi-film, e quindi aspettiamo di avere notizie ufficiali dalla produzione. Sembra altrettanto improbabile che Nomi, il personaggio interpretato da Lashana Lynch in No Time to Die, venga adottata dal franchise come prossima protagoniste delle sue storie.

 
 

Blue Beetle: il protagonista è felicissimo della CGI del suo costume

Blue Beetle

Xolo Maridueña commenta il costume del film Blue Beetle, mentre parla dell’impressionante CGI utilizzata per trasformarlo in Jaime Reyes. Mentre il DCEU si è ufficialmente concluso con il viaggio nel tempo di The Flash, c’è un film DC nel 2023 che in realtà sta prendendo in considerazione l’universo DC di James Gunn, ed è proprio Blue Beetle. Interpretato da Maridueña, Blue Beetle è considerato il primo eroe del nuovo DC Universe, che inizierà ufficialmente però soltanto nel 2025 con Superman: Legacy.

Con Blue Beetle che uscirà tra un mese, Maridueña ha parlato ancora della sua esperienza e del suo lavoro al film, in particolare del potente super costume di Blue Beetle. In un’intervista con Empire Online, la star di Cobra Kai ha elogiato il lavoro svolto per la realizzazione del costume altamente avanzato dell’eroe. Dopo aver visto l’intero film, Xolo Maridueña è rimasto sbalordito dall’impressionante CGI, condividendo quanto segue:

“La tuta è semplicemente incredibile. È il costume più bello che ci sia. Dopo aver visto il film e aver visto la CGI, ho pensato: “Va bene, ora è scolpito nella pietra”. È l’abito più figo.”

La questione legata alla CGI sta diventando un vero e proprio punto critico dei cinecomic, dalle critiche che hanno investito The Flash, fino alle polemiche legate al lavoro del reparto per i film Marvel. Questa affermazione si pone quasi come una sfida rispetto ad un pubblico che non sta mostrando molto interesse verso un film e un personaggio che per il momento risultano come minori nel sentire comune. Tuttavia, il successo del primo Iron Man ci suggerisce di essere cauti con le definizioni di “eroi minori”, dal momento che quello che era uno degli eroi meno considerati del ventaglio Marvel, è poi diventato, al cinema, il vero e proprio apripista e volto del franchise.

Al fianco di Maridueña (“Cobra Kai”) troviamo, Adriana Barraza (“Rambo: Last Blood”, “Thor”) nel ruolo della nonna di Jaime, Nana, Damían Alcázar (“Narcos”, “Narcos: Mexico”) in quello di suo padre, Elpidia Carrillo (“Mayans M.C.”, la saga di “Predator”) nel ruolo della madre, Bruna Marquezine (“Maldivas”, “God Save the King”) in quello di Jenny Kord, Raoul Max Trujillo (i film di “Sicario”,“Mayans M.C.”) come Carapax, il Premio Oscar Susan Sarandon (“Monarch”, “Dead Man Walking”) come Victoria Kord e George Lopez (le saghe di “Rio” e “I Puffi”) nel ruolo di suo zio Rudy. Nel cast anche Belissa Escobedo (“American Horror Stories”, “Hocus Pocus 2”) nel ruolo della sorella di Jaime, Milagro, e Harvey Guillén (“What We Do in the Shadows”) che interpreta il Dott. Sanchez.

Cosa sappiamo su Blue Beetle?

Blue Beetle è un personaggio immaginario dei fumetti; venne pubblicato negli Stati Uniti d’America da diverse case editrici a partire dal 1940; è un supereroe che ha avuto nel tempo diversi alter ego. Kord “è saltato” nell’universo DC Comics durante Cisis on Infinite Earths  insieme a un certo numero di altri personaggi di Charlton Comics. Il secondo Blue Beetle in seguito ha recitato nel suo fumetto di 24 numeri. Kord non ha mai avuto superpoteri, ma ha usato la scienza per creare vari dispositivi che lo aiutassero a combattere il crimine. È diventato un membro della Justice League of America ed è stato successivamente ucciso durante il crossover Infinite Crisis della DC Comics .

Soto (“Charm City Kings”, “The Farm”) dirige da una sceneggiatura di Gareth Dunnet-Alcocer (“Miss Bala”), basata sui personaggiDC. John Rickard e Zev Foreman sono i produttori e Walter Hamada, Galen Vaisman e Garrett Grant sono i produttori esecutivi. Il team creativo del regista che ha lavorato dietro le quinte include il direttore della fotografia Pawel Pogorzelski (“Midsommar”,“Hereditary”), lo scenografo John Billington (“Bad Boys for Life”), il montatore Craig Alpert (“Deadpool 2”, “The Lost City”), la costumista candidata all’Oscar® Mayes C. Rubeo (“Jojo Rabbit”, i film di “Thor”), il supervisore agli effetti visivi Kelvin McIlwain (“The Suicide Squad”, “Aquaman”) e il compositore Bobby Krlic (“Midsommar”, la serie “Snowpiercer”). Una presentazione Warner Bros. Pictures, una produzione Safran Company, “Blue Beetle” sarà disponibile nelle sale italiane a partire dal 17 agosto 2023 distribuito da Warner Bros. Pictures.