Quando Atreju, nel film
La Storia Infinita, incontra Gmork, quest’ultimo gli
svela che Fantàsia sta morendo perché “la gente ha rinunciato a
sperare. E dimentica i propri sogni”. Non essere più capaci di
sognare e immaginare, relegando tutto ai toni grigi dell’esistenza,
è al centro della avvincente storia di Wolfgang
Petersen (e ancor prima di Michael Ende).
Linee tematiche che si intersecano per ritrovarsi anche in
IF – Gli amici immaginari, il
nuovo film di
John Krasinksi, ancora una volta in veste di regista,
sceneggiatore e interprete. Chi rischia di scomparire in questa
storia sono gli amici immaginari, bizzarre creature che
accompagnano i bambini durante la loro infanzia e che, come
l’universo in cui Bastian viene catapultato leggendo il libro, sono
generati dalla pura fantasia.
Ed è proprio la fantasia a cui non
bisogna mai rinunciare, poiché legata a doppio giro con il nostro
“bambino interiore”, a cui un po’ troppo spesso si rinuncia per
lasciare spazio all’ordinarietà di un quotidiano in bianco e nero.
IF – Gli amici immaginari, oltre a
Ryan Reynolds, Cailey
Fleming, Fiona Shaw e lo stesso Krasinski
nei panni degli umani, è interpretato da un cast vocale davvero
eccezionale: a dare voce agli IF (abbreviazione di
Imaginary Friends) troviamo infatti
Emily Blunt,
Matt Damon, Phoebe
Waller-Bridge,
Steve Carell, Louis Gossett
Jr., Alan Kim,
Sam Rockwell e
Blake Lively. Il film arriva nelle sale dal 16
maggio distribuito da Eagle Pictures.
IF – Gli amici immaginari, la
trama
Essere piccoli vuol dire poter
esprimere la propria creatività in qualsiasi modo si voglia.
Pensando a racconti incredibili, volando con la fantasia, creando
amici immaginari con cui condividere le giornate e, perché no,
confidarsi. E se si ha una famiglia stimolante, la vita diventa una
bellissima favola a occhi aperti. Lo sa bene Bea, che da bambina
spendeva il tempo giocando con i suoi speciali genitori. Hanno
sempre mantenuto alta la sua immaginazione, non facendole mai
perdere il sorriso. Da quando la madre è morta, per Bea le cose
sono cambiate. È entrata nell’adolescenza, e ciò significa che è
arrivato il momento di lasciarsi alle spalle divertimento e giochi.
Non possono esistere nella sua nuova “vita da adulta”.
Ma quando il padre è costretto a
ricoverarsi per un intervento al cuore, la ragazzina è costretta a
trasferirsi dalla nonna dove, all’improvviso, inizia a vedere
stravaganti creature che la conducono da Calvin, un uomo che vive
con gli IF, gli amici immaginari, e sta provando ad aiutarli ad
accoppiarsi con nuovi bambini, perché quelli con cui stavano un
tempo sono grandi e non li vedono più. Bea prende a cuore la causa,
decidendo di supportarlo in questa crociata, scoprendo che la
chiave per restare felici è non dimenticarsi di quello che si è
stati da bambini.
La metafora degli IF
Il nuovo film di
John Krasinksi rivela le sue intenzioni
partendo da una storia genuina e profondamente
personale. È evidente, dalla spiccata componente emotiva
che permea molte delle sue sequenze, che il regista abbia preso
ispirazione da esperienze legate al suo cuore e ai suoi ricordi
d’infanzia. Momenti plastici e sincere emozioni che non vuole
dimenticare, e che gli hanno fatto sentire l’urgenza di
immortalarle su pellicola, auspicando che questo funga da stimolo
per risvegliare negli altri quella parte fanciullesca che si è
anestetizzata nel passaggio all’età adulta.

E a ben guardare il vero
target del film sembrano essere proprio gli adulti. Una
conferma avuta da Ciro Priello all’anteprima
romana, voce italiana dell’IF Blue, il quale nell’agurare una buona
visione a una sala gremita di spettatori di tutte le età, ci ha
tenuto a ricordare (rivolgendosi proprio a loro) quanto sia
fondamentale non smettere di rimanere in contatto con il
nostro “io bambino”, l’unica parte di noi capace di
contrastare pessimismo e disincanto, due mali che oggi hanno
robuste radici. E la pellicola, la sua missione, la dichiara quasi
subito. Compito di Bea, alla fine, sarà quello di far vedere
nuovamente gli IF ai loro amici oramai cresciuti, per impedirgli
che cancellino per sempre la loro infanzia.
Nonostante si presentasse più come
una favola prettamente per bambini, che comunque fornisce loro un
consiglio di vita, il significato del film è perciò molto più
complesso e rivolto ai grandi, che guarda dritti negli occhi
scavando nelle loro coscienze. Sono loro i veri protagonisti del
racconto, quelli che devono essere risvegliati dal sonno della
disillusione. Sono loro quelli che vengono invitati a riscoprire
chi erano un tempo, riacquisendo gli strumenti necessari per
tornare a sentirsi un po’ più leggeri. Non più schiacciati dal peso
di un’esistenza fatta di sole responsabilità e preoccupazioni.
L’incontro con il proprio IF di appartenenza diventa così una
bella e toccante metafora visiva sul riabbracciare la parte
di sé bambina che si è rifiutato, con la parte finale che
in tal senso ingloba almeno un paio di scene commoventi da cui è
difficile prendere le distanze. Ed esserne travolti sarà
inevitabile.
Gli IF, creature incantevoli
Se a livello semantico
IF – Gli amici immaginari è più valido di
quanto potessimo immaginare, lo sono ancor di più i suoi
protagonisti eccentrici. Ci riferiamo in particolare alle creature
che popolano il film, una più stravagante dell’altra. Ogni
IF è unico, testimonianza di un lavoro esemplare
nel design dei personaggi. Colorati, sfaccettati, briosi
pur con le loro fragilità. Una girandola di personaggi
pittoreschi, pensati con cura grafica e
portati sullo schermo attraverso un’ottima animazione, che riflette
l’impegno e l’investimento creativo per renderli credibili e veri.
Sì, proprio perché non ci si aspetterebbe nulla di diverso da
vedere se non figure strambe, insolite, cartoonesche, specchio e
prova visiva del potere della fantasia, diventando proprio per
questo autentici.
Guardandoli, chiunque potrebbe
rievocare il proprio IF, se ne ha avuto uno. Ripensando magari a
quei disegni variopinti in cui non si sapeva bene come
rappresentarlo, ma c’era comunque la voglia di imprimerlo su carta,
come fosse una fotografia che non si sarebbe mai sbiadita. E poteva
essere brutto, goffo, deforme, ma era qualcuno a cui si voleva
bene, e non era fittizio. Lo si sentiva nel cuore e tanto bastava a
renderlo reale, e di conseguenza a renderci felici. Con
IF – gli amici immaginari,
John Krasinksi vuole riaccendere nel pubblico la
fiamma delle emozioni d’infanzia. Niente di più, niente di meno. E
allora non dimentichiamoci di loro, perché la vita, senza
immaginazione, è un posto troppo buio da affrontare. Da bambini lo
sapevamo bene.
Powered by 