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The Bear 3: recensione della serie con Jeremy Allen White

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The Bear 3: recensione della serie con Jeremy Allen White

Nella serata inaugurale del The Bear, Carmy rimane chiuso nella cella frigorifero del suo ristorante, e a seguito di una crisi di panico, comincia a sputare veleno su chiunque, dall’altro lato della spessa porta metallica, provi a tranquillizzarlo: Neil, Ritchie e soprattutto Claire, che lo chef lascia lì, su due piedi. Così si era concluso il secondo ciclo della serie prodotta da Hulu e disponibile in Italia dal 14 agosto su Disney+ anche con la terza stagione ideata anch’essa da Christopher Storer. La recensione di The Bear 3 proverà a raccontare quello che ci aspetta nei prossimi dieci episodi della serie (attenzione, potrebbero seguire spoiler).

The Bear, dove eravamo rimasti

La terza stagione di The Bear riparte più o meno da quel momento drammatico. Sembrano passati pochi giorni e Carmy (Jeremy Allen White) fa quello che sa fare meglio: nascondersi nel lavoro e spingere sull’acceleratore, scappando dai confronti e dai problemi, non riuscendo a trovare la forza di confrontarsi con Claire e riuscendo solo a sputare odio addosso a Ritchie (Ebon Moss-Bachrach), che lo ricambia con la stessa moneta. Sydney (Ayo Edebiri), dal canto suo, cerca di portare avanti con fatica la sua ambizione e la sua volontà all’interno del ristorante, ma troverà complicato avere a che fare con un socio che vuole l’obbedienza e non il confronto.

E mentre le relazioni trai personaggi sembrano cadere a pezzi, con Natalie (Abby Elliott) che è prossima al parto e DD (Jamie Lee Curtis) che desidera far parte della vita dei figli, sembra che nessuno abbia ancora davvero elaborato la morte di Mickey (John Bertram). Intanto, i finanziamenti per l’ambizioso progetto del ristorante cominciano a scarseggiare. Quando però arriva la notizia che Chef Terry (Olivia Colman) vuole appendere il mestolo al chiodo e chiudere il suo ristorante, qualcosa sembra smuoversi dentro i protagonisti.

Una delle serie più raffinate degli ultimi anni

Christopher Storer è certamente uno che ha ottenuto la sua stella Michelin, in forma di premi, trofei e riconoscimenti, grazie a uno dei prodotti televisivi più raffinati e interessanti degli ultimi anni, che si avvale di una scrittura che sguazza nel dramma umano condendolo di ironia (la serie compete nella categoria Commedia per i premi dedicati alla Tv, pur lasciandoci sempre tutti i lacrime di dolore), di un cast costantemente sfidato dal testo e sfidante nei confronti del pubblico, che resta incantato dalla performance collettiva, di un linguaggio raffinato, e da scelte musicali imprevedibili e ricercate.

The Bear 3 rimugina su se stessa

Assodato tutto questo, The Bear 3 è decisamente il ciclo più debole dell’intera serie fino a questo momento. Con eccezione di momenti in cui gli archi narrativi vengono sviluppati e approfonditi, la stagione si rivela un lungo rimuginare su ciò che era già stato detto e raccontato, in maniera eccellente, nella prima stagione. Nel suo nucleo, The Bear 3 è una lunghissima attesa di una elaborazione del lutto che sembra non cominciare mai. Ognuno dei personaggi soffre una perdita, che non per forza è quella della morte di un caro, ma è uno strappo nella propria vita, un’ambizione disattesa, un legame lasciato andare, un chiarimento non affrontato, tutti sono alle prese con la loro inadeguatezza personale che si riflette nella lotta contro corrente che Carmy e Syd affrontano per ottenere la Stella Michelin che tanto desiderano per The Bear (il ristorante, non la serie).

Sull’orlo della crisi di nervi

In questo terzo ciclo, Storer si guarda intorno e rielabora quanto realizzato fino a questo momento, sfrutta l’ormai classico ritmo frenetico di scambi, botta e risposta violenti, tagli rapidi, tutto ovviamente “sull’orlo della crisi di nervi”, dà spazio ai personaggi secondari che diventano protagonisti di vere e proprie parentesi nonsense che sembrano avere soltanto lo scopo di “riempire” il minutaglia della puntata, inventandosi di episodio in episodio un tema e uno stile accattivante che si riduce purtroppo a un esercizio piuttosto che diventare un veicolo di senso e approfondimento. Ci si dimentica dei drive narrativi importanti e a questi si preferisce un meditabondo movimento avanti e indietro nel tempo, alla ricerca di storie e traumi che non raccontano niente di nuovo rispetto a quanto ci era già stato illustrato, con molta più efficacia, nelle due stagioni precedenti.

Intendiamoci, si parla comunque di televisione di altissimo livello, tuttavia sembra che una volta impostato il racconto nella prima stagione, e dopo averlo in qualche modo tradito nella seconda (la paninoteca di famiglia trasformata in un ristorante stellato?), per tutto il blocco di puntate centrali, The Bear 3 è in una fase di stallo che solo nell’ultimo splendido episodio sembra decidersi a far procedere non solo gli stati emotivi dei personaggi, ma anche la trama vera e propria. Forse questo momento di stallo e di autocompiacimento era il prezzo da pagare per il successo che la serie ha riscosso e per arrivare quindi a una quarta (forse ultima) stagione.

Il caos senza controllo

Quello che non è mai cambiato, dal primo al terzo ciclo, è quel piacere misto a insofferenza e fastidio che si prova ogni volta che si entra nella cucina del Chicago Beef prima e di The Bear adesso: quella sensazione di caos per nulla controllato nonostante gli sforzi di tutti, quell’atmosfera di famiglia irrisolta in cui la forza dei vaffanculo è pari solo all’amore che lega ognuno dei personaggi a tutti gli altri, dove non esistono le parole per capirsi ma solo le urla, la frenesia, l’ansia di fare sempre meglio, al ritmo scandito di quel “sì, chef!” che mille significati può racchiudere.

Jackpot! recensione del film di Paul Feig con Awkwafina e John Cena

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Con l’arrivo su Prime Video di Jackpot!, il regista Paul Feig cambia la formula delle commedie d’azione, realizzando un film ad alta intensità di acrobazie in cui non sono le battute demenziali nel corso dell’azione che fanno ridere (o ci provano, almeno), ma è l’azione stessa che genera divertimento. A guidare questa rocambolesca avventura ci sono l’irresistibile Awkwafina accompagnata da un insolito partner, ovvero l’ex wrestler John Cena che è capace di affrontare una stanza piena di sicari con la sua co-star legata alla schiena.

Jackpot!, la trama

Perché le persone stanno cercando di uccidere Awkwafina? Jackpot! chiede al pubblico di accettare una premessa intelligente ma illogica su un radicale cambiamento delle regole della lotteria della California. Nell’anno 2030, il biglietto vincente ha un prezzo: i soldi sono tuoi solo se riesci a rimanere in vita fino al tramonto. Nel frattempo, i vincitori devono destreggiarsi in un Hunger Games improvvisato per le strade di Los Angeles, in cui chi riesce a uccidere il legittimo vincitore, vince in premio il suo jackpot, appunto. Nel disperato tentativo di sopravvivere alle orde dei cacciatori di jackpot, si allea a malincuore con un agente dilettante, preposto alla protezione della lotteria, Noel Cassidy (John Cena), che farà di tutto per farla rimanere in vita fino al tramonto in cambio di una parte del premio. Tuttavia, Noel dovrà vedersela con il suo astuto rivale Louis Lewis (Simu Liu), anche lui determinato a riscuotere a tutti i costi la ricompensa di Katie.

L’idea di partenza è più o meno l’unica che il film riesce a offrire e si fonda soprattutto su una inedita alchimia trai due protagonisti, accompagnati anche da un Simu Liu in grande spolvero. Lungo tutta la storia e la sceneggiatura firmata da Rob Yescombe e portata sullo schermo da Feig scorre una satira più pungente, al mondo di Hollywood e in particolare all’ossessione americana per il desiderio di diventare ricchi e famosi a tutti i costi. Stranamente, Katie non vuole né l’uno né l’altro. Non ha comprato il biglietto, ma lo ha trovato in un paio di pantaloni improbabili presi in prestito. 

Due comicità diverse che si completano

La regia di Feig e la comicità di Jackpot! richiedono un tipo di comicità principalmente fisica, molto distante da ciò che Awkwafina ha sempre dimostrato di saper fare bene. Nonostante questa difficoltà concettuale, l’attrice si rivela sorprendentemente all’altezza del compito e offre un piacevole contrasto con il personaggio di Cena che, avvezzo a un determinato tipo di acrobazie e di intrattenimento, entra con grande facilità nei panni di Noel Cassidy. La sua prestanza fisica, come ormai abbiamo visto in diverse occasioni, non oscura la sua vena comica.

Il segreto del casting

Dopo il successo di Le Amiche della Sposa, tredici anni fa, Paul Feig ha collezionato una serie altalenante di progetti, tra top e flop, e questo lo ha spinto a giocare con i genere e a provarne diversi fino a codificare un suo linguaggio umoristico distintivo che prende moltissimo in prestito dal suo primo grande successo e che si riversa in gran parte in questo film, che però fa a meno della brillante sceneggiature del film con Kristen Wiig.

Parte di questo linguaggio umoristico è reso plausibile proprio dal cast, che è stato scelto per lui da quella Allison Jones che ha “visto nascere” anche attori del calibro di Seth Rogen e Melissa McCarthy. Una garanzia che ha messo insieme un cast vario e irresistibile, dall’insensibile/omicida host di Airbnb di Katie (Ayden Mayeri) al losco leader della Lottery Protection Agency (Simu Liu), che sta cercando di rubare il compenso di Noel per sé. Arruola persino Machine Gun Kelly, che si dimostra sportivo e autoironico nell’interpretare una versione di se stesso pronta per la panic-room.

Pur essendo una commedia prevedibile, Jackpot! scommette tutto sui suoi protagonisti e finisce per essere uno di quei film in cui si capisce che gli attori hanno provato decine di battute e il montatore ha scelto le migliori, anche se i titoli di coda ricchi di scene tagliate suggeriscono che spesso esistevano opzioni più divertenti. Il film si basa sull’improvvisazione e in questo trova il suo punto di maggiore forza, soprattutto grazie ai suoi protagonisti.

Avatar: James Cameron vuole dirigere i prossimi tre film

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Avatar: James Cameron vuole dirigere i prossimi tre film

James Cameron non ha intenzione di lasciare la sedia di regia del franchise di Avatar. In un’intervista con The Hollywood Reporter, il regista ha spiegato che ha intenzione di dirigere anche i prossimi tre capitoli della serie, dopo aver portato in sala i primi due e aver già realizzato il terzo.

“Certo. Assolutamente. Voglio dire, dovranno fermarmi. Ho un sacco di energia, amo fare quello che faccio. Perché non dovrei? E sono scritti, a proposito. Li ho appena riletti entrambi circa un mese fa. Sono storie fantastiche. Devono essere realizzati. Guarda, se vengo investito da un autobus e sono in un polmone d’acciaio, qualcun altro lo farà.”

Nel corso del D23 appena svoltosi ad Anaheim, Disney ha diffuso il titolo ufficiale del terzo film di Avatar, che si intitolerà Avatar: Fire and Ash.

Avatar: Fire and Ash, quello che sappiamo

Fire and Ash riprenderà subito dopo quegli eventi, quando Jake e Neytiri incontreranno il Popolo della Cenere, che Cameron ha lasciato intendere essere più attratto dalla violenza e dal potere rispetto agli altri clan. “Ci sono nuovi personaggi, uno in particolare penso che sarà amato, o amerete odiarlo”, ha detto Cameron.

Oona Chaplin (“Game of Thrones”) interpreta il leader del popolo della Cenere, Varang. Anche David Thewlis e Michelle Yeoh si uniscono al cast. Insieme a Worthington e Saldaña, il cast di ritorno include Sigourney Weaver, Stephen Lang, Kate Winslet, Cliff Curtis, Britain Dalton, Jack Champion, Trinity Jo-Li Bliss, Bailey Bass, Joel David Moore, Edie Falco e Dileep Rao.

Avatar: La via dell’acqua e Avatar: Fire and Ash sono entrambi scritti da Cameron, Rick Jaffa e Amanda Silver. In origine, dovevano essere un unico film, ma durante il processo di scrittura, Cameron ha deciso che c’era troppo materiale e ha diviso la storia in due parti. L’uscita del film in sala è attualmente prevista per il 19 dicembre 2025.

Cameron ha prodotto tutti i film di “Avatar” con il suo partner creativo di lunga data Jon Landau, morto di cancro a luglio a 63 anni. “La sua eredità non sono solo i film che ha prodotto, ma l’esempio personale che ha dato: indomito, premuroso, inclusivo, instancabile, perspicace e assolutamente unico”, ha affermato Cameron in una dichiarazione all’epoca. “Ha prodotto grandi film, non esercitando potere ma diffondendo calore e la gioia di fare cinema. Ci ha ispirato tutti a essere e a dare il meglio di noi, ogni giorno. Ho perso un caro amico e il mio più stretto collaboratore per 31 anni. Una parte di me è stata strappata via”.

Terminator: il franchise si espande con un progetto di James Cameron top secret

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Il regista di Terminator e Terminator 2: Il Giorno del Giudizio, James Cameron, sta lavorando a un nuovo progetto… ma è letteralmente tutto ciò che sappiamo.

Nonostante le recensioni positive, Dark Fate, è stato l’ultimo capitolo della saga a non avere successo al botteghino, e si dava per scontato che ci sarebbe voluto molto tempo prima di vedere la guerra contro le macchine continuare sul grande schermo. La saga potrebbe prendersi una pausa (forse permanente) dal live-action, ma Cameron ha ora rivelato che sta sviluppando qualcosa di relativo a Terminator!

Il leggendario regista ha condiviso la sorprendente notizia mentre parlava con THR della prossima serie animata di Netflix, Terminator Zero.

James Cameron sta tornando al franchise di Terminator

“Sembra interessante. Il mio rapporto con questo è molto simile a quello che ho con The Sarah Connor Chronicles: altre persone che inventano storie in un mondo che ho messo in moto mi interessano. Cosa ne pensano? Cosa li ha incuriositi? Dove stanno andando? Sembra che stiano tornando alla causa principale del Giorno del Giudizio, la guerra nucleare, e se questa è una cronologia definitiva. Sarei curioso di vedere cosa hanno inventato. Sto lavorando al mio materiale su Terminator in questo momento. Non ha niente a che fare con quello. Come con The Sarah Connor Chronicles, hanno occasionalmente toccato cose con cui avevo giocato in modo completamente indipendente. Quindi c’è un po’ di curiosità. Non è una curiosità ardente, ma, ovviamente, sarebbe bello vedere che ha successo”. “È totalmente classificato”, ha aggiunto quando gli è stato chiesto maggiori dettagli. “Non voglio dover inviare un agente robotico potenzialmente pericoloso se dovessi parlarne, anche retroattivamente”.

Prima che i fan si esaltino troppo, questa “roba da Terminator” potrebbe essere davvero qualsiasi cosa. Ovviamente c’è la possibilità che si tratti di un nuovo film o di una serie live-action, ma potrebbe essere anche un fumetto, un romanzo o qualche altro media.

James Cameron arrabbiato con i fan per le critiche al 4K di Aliens: “Fatevi una vita”

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All’inizio di quest’anno, due dei film più amati di James Cameron, Aliens e True Lies, sono stati ripubblicati come remaster 4K. Era un’operazione da tempo attesa dai fan e, in particolare, dai collezionisti di supporti fisici.

Sfortunatamente, i trasferimenti in 4K si sono rivelati una delusione per molti. La qualità delle immagini è stata ritenuta scadente e i social media sono stati inondati di video di confronto e lamentele sul fatto che un remaster del 2010 di Aliens, ad esempio, fosse di gran lunga superiore. Sembravano in gran parte un upscale scadente di vecchie scansioni di stampe originali e, nel caso di True Lies, c’erano prove dell’uso dell’intelligenza artificiale per migliorare la qualità video.

James Cameron arrabbiato con i fan

In una recente intervista con The Hollywood Reporter (tramite SFFGazette.com), James Cameron, il regista visionario responsabile anche di Titanic e del franchise di Avatar, non ha usato mezzi termini quando gli è stato chiesto delle continue critiche. “Quando le persone iniziano a rivedere la tua struttura granulosa, devono uscire dalla cantina di mamma e incontrare qualcuno”, ha affermato. “Giusto? Dico sul serio. Voglio dire, mi stai prendendo in giro? Ho un team fantastico che si occupa dei trasferimenti. Io mi occupo di tutto il lavoro sul colore e sulla densità. Guardo ogni ripresa, ogni fotogramma e poi il trasferimento finale è fatto da un tizio che è con me [da anni].”

“Tutti i film di Avatar sono fatti in quel modo. Tutto è fatto in quel modo. Fatevi una vita, gente, seriamente.” Queste osservazioni possono sembrare dure ma probabilmente derivano dalle frustrazioni per quelle che Cameron ritiene lamentele ingiuste sulla qualità di ogni film.

The Bear – stagione 2, recap: cosa ricordare prima di guardare The Bear – stagione 3

Quando si parla di grande televisione, forse non è la prima rete che viene in mente, ma FX ha fatto faville negli ultimi cinque anni, con serie di successo come Dave, Atlanta, Fargo e Shōgun. FX ha lanciato The Bear nel 2022 ed è diventata rapidamente una delle sue serie più popolari. The Bear segue lo chef Carmen Berzatto (Jeremy Allen White) e la sua famiglia dopo la morte del fratello.

La prima stagione racconta la storia straziante dei tentativi di Carmen di salvare il ristorante Chicago Beef mentre elabora la morte di Mikey (Jon Bernthal). La stagione 1 di The Bear è stata una montagna russa di emozioni e la stagione 2 ne ha seguito l’esempio. Quando il pubblico ha visto per l’ultima volta Carmy e il suo staff di cucina, il “Chicago Beef” stava chiudendo, con la promessa che un nuovo ristorante, The Bear, avrebbe preso il suo posto. Mentre la prima stagione segue un gruppo di chef che cerca di salvare un’attività in via di estinzione, la seconda segue i loro tentativi di reinventare quell’attività in qualcosa di migliore.

La seconda stagione di The Bear divide il cast

Il fascino principale della prima stagione derivava da un gruppo di personalità diverse che si scontravano tra loro, nel bene e nel male. La seconda stagione abbandona completamente questa premessa fin dall’inizio, scegliendo invece di separare i personaggi e di concentrarsi sul racconto di storie più intime e mirate su ognuno di loro. Mentre Carmy e Syd (Ayo Edebiri) sviluppano un nuovo menu, inviano il resto dello staff in vari ristoranti in America e in Europa per migliorare le loro abilità culinarie.

Questa decisione ha portato ad alcuni degli episodi più iconici della serie. Marcus (Lionel Boyce) lascia a malincuore la madre malata a Chicago per andare a studiare in un ristorante di Copenaghen, che è fortemente sottinteso essere il famosissimo Noma. Marcus si allena con Luca (Will Poulter), che condivide la sua storia di formazione per diventare il “migliore” del settore. Luca spiega come abbia lottato per accettare di non poter competere con un vecchio rivale in cucina, ma l’accettazione di questa dura verità gli ha permesso di diventare migliore di quanto avesse mai pensato.

Ayo Edebiri Pirati dei Caraibi

Anche Richie (Ebon Moss-Bachrach) vive un viaggio emotivo particolarmente memorabile nel settimo episodio. Carmy manda Richie in scena in un ristorante stellato di Chicago. Richie è bloccato a lucidare forchette e scopre che la sua ex moglie si sta risposando. Nel momento più basso, il ristorante costringe Richie a superare il suo ego e ad abbandonare la sua mentalità malsana di essere troppo vecchio per ricominciare. Richie subisce la più grande trasformazione di tutti i personaggi della serie, diventando un ottimo padrone di casa e un ottimo cameriere, e impara dalla chef Terry (Olivia Colman) che non si è mai troppo vecchi per ricominciare, adottando il suo mantra che “ogni secondo conta”.

Questo episodio rivela anche che lo chef rivale di Luca era in realtà Carmy, e che i due hanno lavorato sotto lo chef Terry, fornendo ulteriori informazioni sulle origini di Carmy come chef. Ebra (Edwin Lee Gibson) e Tina (Liza Colón-Zayas) vanno a scuola di cucina, ma Ebra fatica ad adattarsi al drastico cambiamento. Mentre tutti gli altri sembrano aver migliorato le loro abilità in cucina, Ebra avrà bisogno di un episodio unico nella terza stagione per affrontare il suo conflitto.

The Bear Jeremy Allen White
Foto di Frank Ockenfels/FX – © 2023, FX Networks

Il conflitto di Carmy si risolve nel finale di stagione. Dopo aver trascurato di riparare la serratura della cella frigorifera, finisce per rimanere bloccato nel freezer durante la serata di apertura. The Bear perde il suo capo cuoco nel momento più importante, costringendo Carmy a rivedere le sue priorità. Tuttavia, avendo inizialmente mandato il personale in formazione, il ristorante gestisce piuttosto bene il servizio senza Carmy. Richie si fa avanti, mettendo in campo tutte le sue nuove capacità insieme a Syd e al resto della cucina, e la serata di apertura è un successo.

Carmy si ritira nel suo vecchio io, decidendo che la sua relazione è stata un errore e che deve concentrarsi sul ristorante. Lo spiega a Tina mentre è intrappolato nella cabina, senza rendersi conto che Tina è stata distratta. Claire entra in cucina e sente tutto quello che lui dice, mettendo bruscamente fine alla loro relazione. Ancora una volta, Carmy rifiuta di essere felice, un conflitto che probabilmente si protrarrà anche nella terza stagione.

Carmy non è l’unico personaggio con problemi relazionali nella seconda stagione. Mentre sembrava che tra Marcus e Syd stesse nascendo una storia d’amore, quando Marcus le chiede finalmente di uscire, Syd rifiuta bruscamente. Questo provoca una strana tensione tra i due che si ripercuote sulla loro performance al ristorante. Syd e Marcus si trovano in una situazione molto imbarazzante alla fine della stagione, quindi sarà interessante vedere come si riprenderanno da questa situazione andando avanti.

La storia della famiglia Berzatto

Jon Bernthal e Abby Elliott in The Bear (2022)

La seconda stagione è stata ricca di camei sorprendenti, da Will Poulter e Olivia Colman a Gillian Jacobs a Joel McHale. Il travolgente episodio natalizio “Pesci” introduce la famiglia Berzatto allargata e ricca di star. Jamie Lee Curtis interpreta Donna, una madre alcolizzata ed emotivamente violenta e la matriarca dei Berzatto, insieme a Sarah Paulson, Gillian Jacobs, John Mulaney e Bob Odenkirk. Anche Jon Bernthal è tornato a vestire i panni di Mikey in questo episodio, che torna indietro di 5 anni per esplorare i retroscena tossici della famiglia di Sugar (Abby Elliott) e Carmy. Donna torna più avanti nella stagione, afflitta dai sensi di colpa per come ha trattato i suoi figli, e Stewie (Chris Witaske) condivide con lei un momento emozionante mentre cerca di riconciliare la loro famiglia.

La comprensione del rapporto tra Sugar e sua madre potrebbe essere importante per la terza stagione. Sugar è l’ancora emotiva che tiene unita la famiglia e, con il bambino che nascerà a breve, è probabile che sia preoccupata di ripetere gli errori della madre nella sua vita. Le foto dietro le quinte della terza stagione mostrano il cast che fuma fuori da una chiesa, vestito in giacca e cravatta, il che potrebbe far pensare a un episodio ambientato durante il battesimo del neonato di Sugar e Stewie. D’altra parte, potrebbe anche alludere a un funerale, ma probabilmente non di qualcuno del cast immediato, dato che tutti i personaggi sembrano presenti. Il tempo ci dirà quali altre sorprese saranno in serbo per lo staff di The Bear quando verrà presentata la terza stagione.

Tutti i 10 episodi della terza stagione di The Bear sono disponibili in streaming su Disney+ dal 14 agosto.

Iscriviti a Disney+ per guardare The Bear e le più belle storie Disney, Pixar, Marvel, Star Wars, National Geographic e molto altro. Dove vuoi, quando vuoi.

47 metri – Uncaged: la spiegazione del finale

47 metri – Uncaged: la spiegazione del finale

Il finale di 47 metri – Uncaged prevedeva una miracolosa fuga da squali mortali, solo che la salvezza dei suoi personaggi centrali è stata vanificata da un oscuro colpo di scena dell’ultimo minuto. Il survival horror del 2017 segue due sorelle, Lisa (Mandy Moore) e Kate (Claire Holt), bloccate in una gabbia sul fondo dell’oceano circondate da squali affamati. Fino al finale, 47 metri – Uncaged (47 Meters Down) è un thriller teso e pieno di suspense, che presenta anche una serie di grandi spaventi.

Il film sugli squali è stato diretto da Johannes Roberts e si distingue per un colpo di scena a sorpresa che modifica il finale dopo che Lisa si ritrova da sola nella gabbia dopo che Kate è stata apparentemente uccisa da uno squalo. Lisa ha una gamba bloccata e respira aria da una nuova bombola di ossigeno che Kate ha recuperato per lei. Quando sente la voce di Kate via radio, trova la forza di liberarsi e di trovare la sorella ferita. Le due sorelle fanno quindi una nuotata disperata per tornare alla barca. Tuttavia, la scena finale di 47 metri – Uncaged rivela che questo non è ciò che è realmente accaduto.

47 metri – Uncaged: spiegazione del finale

Una scena iniziale ha preparato il finale di 47 metri – Uncaged: il Capitano Taylor (Matthew Modine) aveva precedentemente informato le sorelle che se avessero nuotato fino alla superficie, avrebbero dovuto fermarsi per cinque minuti a metà strada per evitare le curve. Durante questa emozionante sequenza di fuga alla fine di 47 metri – Uncaged, Lisa accende dei razzi per allontanare gli squali in agguato. Alla fine le sorelle raggiungono la superficie e corrono verso la barca, solo che Lisa viene morsa e trascinata da uno squalo, ma riesce a cavargli un occhio e viene trascinata sulla barca.

Le sorelle ferite vengono curate quando Lisa si accorge che la ferita alla mano – che si era tagliata nella gabbia – sanguina nell’aria. Si scopre che Lisa ha avuto le allucinazioni per tutta la fuga ed è ancora bloccata sul fondo della gabbia. In precedenza, Taylor aveva avvertito che il cambio di vasca aumentava il pericolo di “narcosi da azoto“, che ha portato Lisa ad avere una vivida allucinazione di salvare Kate. Alla fine Lisa viene salvata dai sommozzatori e riportata sulla barca, arrivando ad accettare che sua sorella è stata uccisa dallo squalo.

Johannes Roberts aveva preso in considerazione un finale ancora più cupo per 47 Metri Down, in cui Lisa veniva lasciata morire, ma si è reso conto che il film aveva bisogno di un po’ di speranza. Il regista è tornato anche per il sequel del 2019, dove i nuovi personaggi di 47 metri – Uncaged sono messi in pericolo dagli squali.

47 Meters Down è basato su una storia vera?

47 metri - Uncaged finale

L’impatto del finale di 47 metri – Uncaged ha spinto alcuni a chiedersi se si tratti di una storia vera. La premessa di base di un’escursione subacquea andata male a causa di un’attrezzatura difettosa e di turisti troppo fiduciosi che vogliono divertirsi non sembra poi così inverosimile. Tuttavia, anche se la trama può essere vagamente basata su storie simili quando si tratta della storia specifica di Lisa e Kate che lottano per la loro vita nelle acque del Messico, il progetto non è in realtà basato su nessuna storia di sopravvivenza vera.

Gran parte di 47 Meters Down è del tutto irrealistica. Naturalmente, queste imprecisioni non fanno che allontanare ulteriormente la trama dal concetto di storia vera. Tuttavia, Johannes Roberts ha affrontato questi elementi in un’intervista del 2019 (via Bloody Disgusting) in cui ha definito i due film di 47 Meters Down “assurdi”. Ha poi sottolineato l’importanza di sospendere l’incredulità durante la visione dei film e ha evidenziato che:

Se scendessi a 47 metri in una gabbia sul fondo dell’oceano, con una bombola, e fossi un subacqueo inesperto, probabilmente resisteresti circa tre minuti prima di morire o finire l’aria. Quindi sì, certo, è ridicolo. […] Ma è un film, capisci?

Il finale di 47 metri – Uncaged rispecchia un classico dell’horror moderno

Il finale di 47 metri – Uncaged fa un parallelo tra il finale del film e quello di The Descent, un altro cupo film horror sulla sopravvivenza. The Descent, del regista Neil Marshall, segue un gruppo di donne intrappolate in una grotta e braccate da creature carnivore. Alla fine, Sarah (Shauna Macdonald) sembra essere l’unica sopravvissuta che riesce a uscire dalla grotta. Tuttavia, mentre fugge con la sua auto, si sveglia improvvisamente dalle sue allucinazioni e scopre di essere ancora nella caverna con le creature che si avvicinano a lei.

Il finale si è rivelato troppo cupo per il pubblico americano, quindi è stato cambiato in uno in cui Sarah sopravvive alla prova, anche se ne è chiaramente traumatizzata. Come il finale di 47 metri – Uncaged, il finale originale di The Descent lascia il pubblico con un brutale pugno allo stomaco. Non è un finale pensato per piacere a tutti, perché è un po’ crudele suggerire un finale in cui Sarah è viva solo per portarsela via. Tuttavia, a volte questi finali brutali dei film horror possono essere più memorabili dei finali sicuri e vittoriosi che si vedono di solito nei film di Hollywood.

47 metri – Uncaged ha ripetuto il colpo di scena finale?

Il sequel, 47 metri – Uncaged, aveva una struttura simile, ma Jonannes Roberts doveva stare attento a non ripetere semplicemente il finale di 47 metri – Uncaged. Lo stesso colpo di scena finale non avrebbe mai funzionato una seconda volta, quindi sarebbe interessante vedere come il regista è riuscito a riportare l’azione nelle acque profonde senza ripetere ciò che ha fatto il primo film. Nel sequel di 47 metri – Uncaged, quattro amici si immergono in una grotta in Messico e si imbattono in squali assassini.

Tra questi ci sono le sorellastre Mia e Sasha e le loro amiche Nicole e Alexa. Ci sono anche una coppia di assistenti che lavorano nelle grotte e il padre delle sorellastre, Grant (John Corbett). In 48 Meters Down: Uncaged, tutti muoiono tranne le sorellastre. Il più grande cambiamento rispetto al finale di 47 Meters Down è che il regista Johannes Roberts sceglie di non andare fino in fondo con la finzione.

Invece del colpo di scena, che fa sembrare quasi insignificante il finale del film originale, questa è una semplice storia di sopravvivenza. Nel primo film, una sorella salva l’altra, solo che si tratta di un’allucinazione in cui una delle due muore davvero. Qui, le due sorelle lottano per salvarsi a vicenda e ci riescono. Pur non essendo in uno stato mentale ottimale, entrambe sono sopravvissute grazie al loro nuovo legame, il che rende il finale più soddisfacente di 47 Metri Down.

Il vero significato di 47 Meters Down

Come la maggior parte dei film survival horror, 47 Meters Down non punta molto sui significati nascosti o sulla profondità tematica. Questo non è un problema, perché il regista Johannes Roberts conosce bene il genere e sa come spremere ogni grammo di tensione possibile dalla situazione di Lisa e Kates. Tuttavia, grazie al colpo di scena e ai dettagli sulla narcosi da azoto, il finale di 47 Meters Down ha qualcosa in più rispetto a molti altri film del sottogenere.

La maggior parte dei film sugli squali, come The Meg o Deep Blue Sea, si basano esclusivamente sui terrificanti predatori acquatici come unica fonte di pericolo e minaccia. Tuttavia, 47 Meters Down prende spunto da Lo squalo del 1975 in un modo fondamentale che gli permette di distinguersi dagli altri survival horror sugli attacchi degli squali. In Jaws, è chiaro che il vero pericolo è rappresentato dall’apatia del sindaco di Amity Island e dalla sua insistenza sulla necessità di aprire la spiaggia. Se il sindaco avesse semplicemente chiuso la spiaggia, lo squalo non avrebbe avuto altre vittime e sarebbe andato avanti.

Naturalmente, 47 Metri Down non è profondo come Lo Squalo (anche se, ancora una volta, questo non va a suo discapito, perché pochi film sugli squali sono riusciti a esserlo). Tuttavia, attraverso la narcosi da azoto di Lisa, mostra che gli squali non sono l’unico pericolo quando si tratta di immergersi in acque libere. Il colpo di scena non ha praticamente nulla a che fare con gli squali ed è probabilmente la parte più memorabile del finale. Inoltre, rispecchia il finale di 2022’s 47 metri – Uncaged, anch’esso caratterizzato da una finta morte del personaggio.

Per questo motivo, il significato di 47 Meters Down riesce a essere qualcosa di più del semplice “i grandi squali fanno paura”. Tuttavia, se da un lato non ha molto da offrire al di là di questo per quanto riguarda i temi e il messaggio centrale, dall’altro non ne ha nemmeno bisogno, come dimostra il duraturo successo di culto del survival horror del 2017.

Psycho, la spiegazione del finale e il suo “reale” significato

Psycho, la spiegazione del finale e il suo “reale” significato

Psycho, il classico thriller del 1960 del regista Alfred Hitchcock, contiene uno dei migliori e più famosi colpi di scena di tutti i tempi, che esaminiamo in dettaglio. Il curriculum di Hitchcock è costellato di film incredibili, ma Psycho potrebbe essere il suo più famoso e probabilmente quello che anche le persone che generalmente non guardano i vecchi film horror hanno visto con maggiore probabilità. Ciò è dovuto in parte al fatto che Psycho ha generato un franchise, con Anthony Perkins che è tornato a interpretare Norman Bates in tre sequel. Psycho ha anche avuto una presenza più recente nella cultura pop grazie all’acclamata serie Bates Motel di A&E.

Psycho è per molti versi una sorta di precursore del sottogenere dei film slasher, in quanto si concentra su una serie di omicidi commessi al Bates Motel da un aggressore sconosciuto al pubblico fino alla fine del film. Molti dei primi slasher hanno scelto di mantenere i loro assassini un mistero fino all’atto finale del film, come l’originale Venerdì 13, Sleepaway Camp e Buon compleanno a me.

Se è vero che le basi del finale di Psycho sono note ai più per osmosi culturale, non si può non sottolineare quanto alcuni concetti fossero rivoluzionari all’epoca. Hitchcock ordinò addirittura ai cinema di non far entrare gli spettatori dopo l’inizio del film, per preservare i suoi colpi di scena.

Norman Bates è davvero l’assassino

Un cambiamento apportato da Hitchcock nell’adattare il romanzo Psycho di Robert Bloch in un film fu quello di rendere Norman Bates più simpatico e attraente. Hitchcock affidò il ruolo al giovane emergente Anthony Perkins, allora noto per aver interpretato personaggi sani e simpatici. Perkins ha infuso in Norman un calore e una timidezza che hanno fatto sì che il pubblico dell’epoca non sospettasse mai che fosse lui l’assassino. Naturalmente, mentre l’instabile “madre” di Norman viene presentata come l’assassino, verso la fine si scopre che Norman è lui stesso l’assassino, colui che ha fatto a pezzi Marion Crane (Janet Leigh) nella doccia durante la scena più famosa di Psycho e che ha mandato giù dalle scale il detective Arbogast ferito. Norman li ha comunque uccisi fisicamente, mentalmente è tutta un’altra storia.

Spiegazione del finale di Psycho: Norman Bates ha due personalità distinte

Psycho

Sebbene sia stata la mano di Norman Bates a stringere l’arma del delitto durante l’uccisione della madre, per quanto ne sappia, non è colpa sua. Come spiegato a lungo da uno psichiatra nella conclusione di Psycho, Norman non si limita a indossare i vestiti della madre defunta e a uccidere le persone, ma ha un’intera seconda personalità in cui crede di essere davvero sua madre.

Questo fenomeno veniva definito “personalità multipla”, ma oggi è clinicamente noto come Disturbo Dissociativo dell’Identità. Sfortunatamente, l’identità della madre diventa sempre più dominante nel corso del tempo, al punto che Norman stesso sembra completamente scomparso alla fine. Come riveleranno i film successivi, ciò è dovuto al comportamento emotivamente e fisicamente violento di Norma Bates, che coltivava una relazione quasi incestuosa con il figlio e lo faceva sentire in colpa per aver provato sentimenti sessuali. Così, quando Norman si eccita, non riesce a gestire la situazione e la madre emerge per uccidere l’oggetto del suo desiderio, come Marion.

Il tema dell’identità

Il monologo dello psichiatra prepara l’inquadratura finale, cruciale, per spiegare come ci si possa identificare – e credere temporaneamente, e a volte permanentemente, di essere un’altra persona. La questione dell’identificazione è così cruciale in Psycho e agisce come una sorta di metafora della stessa spettatorialità.

Parte dell’orrore dell’omicidio di Marion deriva dal fatto che fino a quel momento ci siamo identificati così strettamente con lei; il suo desiderio di pagare i debiti del fidanzato e di stare con lui, di ricominciare, di essere felice. È per questo che, in parte, il suo omicidio è uno shock così orribile. “Mai”, scrive il critico Robin Wood nel libro Hitchcock Films Revisited, “l’identificazione è stata interrotta così brutalmente”. Eppure, non molto tempo dopo l’omicidio di Marion, ci identifichiamo con Norman, in modo orribile, e a volte, contro il nostro giudizio, facciamo il tifo per il suo successo.

Film thriller horror da vedere assolutamente
Psycho di Alfred Hitchcock

Dopo aver ucciso Marion, Norman mette il suo corpo nel bagagliaio della sua auto e affonda il veicolo in una palude vicina. C’è un momento di suspense in cui l’auto indugia sulla superficie dell’acqua e noi spettatori, con grande sorpresa, ci ritroviamo a fare il tifo per Norman. Hitchcock ha definito questa inclinazione un “istinto naturale” e ha notato che il pubblico ha provato un fugace senso di sollievo quando l’auto è finalmente affondata.

Il tema dell’identità, ovviamente, ricorre in tutti i film di Hitchcock. Molti dei suoi film, come North By Northwest (1959) e L’uomo sbagliato (1956), seguono una struttura simile: le autorità accusano l’uomo sbagliato di un crimine, l’uomo fugge o si costituisce alle autorità e poi deve dimostrare la sua innocenza. In Psycho, però, la crisi di identità si estende anche a noi spettatori. Per Wood, l’inquadratura finale di Norman Bates ci permette di “vedere le potenzialità oscure che ci sono in tutti noi”.

Alfred Hitchcock ha dichiarato che, nel creare Psycho, mirava a far suonare il pubblico “come un organo”. Guardando Psycho, Hitchcock prende il controllo del pubblico proprio come la Madre prende il controllo di Norman, ci invita nel mondo che ha creato e ci mostra esattamente le immagini che vuole che vediamo. Guardando l’inquadratura finale, siamo invitati a riflettere sulle implicazioni della nostra stessa spettatorialità, sul nostro desiderio condiviso di essere contemporaneamente noi stessi e qualcun altro, proprio come Norman e la Madre.

Cocktail: 10 cose che non sai sul film con Tom Cruise

Cocktail: 10 cose che non sai sul film con Tom Cruise

Uno dei più divertenti film del cinema, Cocktail ha come protagonista Tom Cruise nei panni di Brian Flanagan, un giovane che inaspettatamente raggiunge una certa fama come “flair bartender” a New York City insieme al suo mentore, Doug Coughlin (Bryan Brown). Alla fine Brian porta la sua abilità nel lanciare bottiglie in Giamaica, dove si innamora di Jordan (Elisabeth Shue), un’artista in vacanza. Ecco alcuni fatti sul film di Tom Cruise, secondo la Legge di Coughlin.

1. BRIAN FLANAGAN AVEVA QUASI IL DOPPIO DEGLI ANNI NEL LIBRO.

Sì, Cocktail era in origine un romanzo, scritto da Heywood Gould e basato sulla dozzina di anni trascorsi a fare il barista per arrotondare le sue entrate come scrittore. Mentre il Brian Flanagan di Tom Cruise ha vent’anni, il protagonista di Gould è stato descritto come uno “strambo trentottenne in giacca da campo, con i capelli unti e brizzolati che gli ricadono sul colletto, gli occhi blu striati come il cielo rosso del mattino”. Come ha raccontato Gould al Chicago Tribune, “avevo quasi trent’anni, bevevo abbastanza bene e cominciavo a sentire che stavo perdendo la nave“. Il personaggio del libro è un uomo più anziano che è stato in giro e che comincia a sentirsi piuttosto esaurito”. Disney e Gould – che ha adattato il suo libro per lo schermo – hanno litigato per rendere Brian Flanagan più giovane, ma alla fine Gould ha ceduto.

2. CI SONO STATE ALMENO 40 VERSIONI DIVERSE DELLA SCENEGGIATURA.

La sceneggiatura è passata attraverso un paio di studi diversi e decine di iterazioni. Secondo Gould, “ci saranno state 40 bozze della sceneggiatura prima di entrare in produzione. Inizialmente era con la Universal. L’hanno messa in lavorazione perché non rendevo il personaggio abbastanza simpatico. Poi l’ha preso la Disney, con la quale ho affrontato lo stesso processo. Ho lottato contro di loro in ogni occasione, e c’è stata un’enorme battaglia per rendere il protagonista più giovane, cosa che alla fine ho fatto“.

Bryan Brown ha spiegato che quando Cruise è salito a bordo, il film “ha dovuto cambiare. Lo studio ha apportato le modifiche per proteggere la star e per questo è diventato un film molto più leggero”.

Kelly Lynch, che interpretava Kerry Coughlin, è stata molto più schietta su come la visione di Gould per la storia sia cambiata sotto la Disney, dicendo a The A.V. Club:

“Cocktail” era in realtà una storia molto complicata sugli anni ’80, sul potere e sul denaro, ed è stato completamente rielaborato perdendo la storia del mio personaggio – la sua bassa autostima, chi era suo padre, perché era quella persona – ma ovviamente è stato un film di grande successo, anche se non così buono come avrebbe potuto essere. È stato scritto da colui che ha scritto Fort Apache The Bronx, ed era un film molto più cupo, ma la Disney l’ha preso, ne ha girato circa un terzo e l’ha trasformato in un film che gira le bottiglie e questo e quello”.

3. PER UN BREVE SECONDO, LA DISNEY NON ERA DEL TUTTO CONVINTA DI AVERE TOM CRUISE COME PROTAGONISTA.

Raccontando il tipo di storia che accade solo a Hollywood, Gould ha raccontato al Chicago Tribune di uno dei suoi primi incontri con i capi della Disney Michael Eisner e Jeffrey Katzenberg. “Qualcuno ha detto che questo potrebbe essere un buon veicolo per Tom Cruise”, ha ricordato Gould. “Eisner dice: ‘Non lo farà mai, non perdete tempo, non può fare questa parte’. E poi Katzenberg dice: ‘Beh, è davvero interessato a farlo’, e senza perdere tempo Eisner dice: ‘È perfetto per questo ruolo, è perfetto! Questo è il mondo del cinema: Lo odio, lo amo; lo amo, lo odio!“.

4. IL PROVINO DI BRYAN BROWN È STATO “TERRIBILE”.

Il regista Roger Donaldson voleva espressamente che Bryan Brown facesse il provino per il ruolo di Doug. Brown è volato da Sydney a New York e, quasi subito dopo le oltre 20 ore di volo, si è seduto di fronte a Donaldson. “Ha fatto il provino ed era stanco morto ed è stato terribile“, ha detto Donaldson. “Dopo che l’ha fatto gli ho detto: ‘Bryan, fatti un favore, dobbiamo rifarlo domani’. E lui mi ha risposto: ‘No, no, devo prendere un aereo per tornare stasera’. Non sono riuscito a convincerlo a rimanere e a rifarlo, quindi non ho mostrato a nessuno il provino“. Donaldson disse invece ai produttori e allo studio di guardare la performance di Brown in F/X (1986); evidentemente, quello che avevano visto era piaciuto.

5. TOM CRUISE E BROWN SI SONO ESERCITATI A FARE I BARISTI E HANNO USATO BOTTIGLIE VERE SUL SET.

Il barista del TGI Friday’s di Los Angeles John Bandy fu assunto per addestrare Tom Cruise e Brown dopo aver servito una donna che lavorava per la Disney e che era alla ricerca di un barista per Cocktail. Bandy addestrò le due star a lanciare le bottiglie e Gould portò Cruise e Brown nel bar di un suo amico per mostrare loro i trucchi che usavano. Donaldson affermò che usavano bottiglie vere – e sì, ne ruppero alcune.

6. LA GIAMAICA NON È STATA GENTILE CON TOM CRUISE

Gli esterni della Giamaica sono stati girati sul posto, dove faceva freddo e Cruise si è ammalato. Quando lui e Shue hanno dovuto girare una scena d’amore in una cascata nella giungla, non è stato piacevole. “Non è così romantico come sembra”, ha detto Cruise a Rolling Stone. “Era più un ‘Gesù, facciamo questa ripresa e andiamocene da qui’. In realtà, in alcuni scatti vedrete che le mie labbra sono viola e, letteralmente, tutto il mio corpo sta tremando“.

7. LA COLONNA SONORA DEL FILM È STATA INTERAMENTE RISCRITTA IN UN WEEKEND.

Il tre volte premio Oscar Maurice Jarre (Lawrence d’Arabia) era il compositore originale di Cocktail, ma i produttori non pensavano che la sua colonna sonora fosse “adatta” alla storia. In particolare, non gradivano uno spunto, così hanno chiamato J. Peter Robinson per sistemarlo. A Donaldson piacque così tanto il lavoro di Robinson che chiese al compositore di occuparsi del resto del lavoro. “Tutto questo accadeva di venerdì”, racconta Robinson. “Stavo iniziando un altro film il lunedì successivo e ho detto a Roger che non sarei stato disponibile. ‘Lunedì dobbiamo fare il print-mastering, amico!!!’ Disse Roger. Così da quel momento sono rimasto sveglio a scrivere la colonna sonora e l’ho consegnata il lunedì mattina verso le cinque”.

8. “KOKOMO” È STATA SCRITTA PER IL FILM.

Mentre furono i Beach Boys, ormai privi di Brian Wilson, a registrare la canzone che riportò il gruppo sotto i riflettori, “Kokomo” fu scritta da John Phillips dei Mamas and the Papas, Scott McKenzie, che scrisse “San Francisco (Be Sure to Wear Flowers in Your Hair)”, il produttore Terry Melcher, figlio di Doris Day, e Mike Love. Phillips scrisse le strofe, Love il ritornello e Melcher il bridge. Le istruzioni specifiche erano di scrivere una canzone per la parte in cui Brian passa da barista a New York alla Giamaica. A partire da questo, Love ha scritto la parte “Aruba, Jamaica…”.

9. ROGER DONALDSON È DISPIACIUTO PER “DON’T WORRY BE HAPPY”.

“Don’t Worry, Be Happy” di Bobby McFerrin ha raggiunto il primo posto grazie alla sua inclusione nella colonna sonora di Cocktail. Il regista ha sentito la canzone alla radio un giorno mentre guidava verso il set. “L’ho sentita e ho pensato che sarebbe stata perfetta per il film”, ha raccontato. “E all’improvviso era ovunque. Mi dispiace per questo”.

10. LE RECENSIONI, COMPRESA QUELLA DI TOM CRUISE, SONO STATE DURE.

Per concludere la sua recensione a due stelle, Roger Ebert ha scritto: “Più si pensa a ciò che accade realmente in Cocktail, più ci si rende conto di quanto sia vuoto e inventato”. Richard Corliss del TIME disse che era “una bottiglia di rotgut in una scatola di Dom Perignon”.

Nel 1992, persino Tom Cruise ammise che il film “non era il fiore all’occhiello” della sua carriera. E nemmeno Heywood Gould ne fu contento all’inizio. “Mi accusarono di aver tradito il mio stesso lavoro, il che è stupido“, ha detto Gould. “Quindi ero piuttosto devastato. Non riuscii letteralmente ad alzarmi dal letto per un giorno. La cosa positiva di quell’esperienza è che mi ha temprato. È stato come un addestramento di base. In questo film sono stato ucciso, e dopo di allora mi è andata bene l’idea di essere ucciso: da allora sono stato ucciso altre volte, ma non mi ha dato fastidio“.

JACKPOT! il trailer del film con John Cena e Awkwafina

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JACKPOT! il trailer del film con John Cena e Awkwafina

JACKPOT! è una stravagante action-comedy che racconta di una “Grande Lotteria” con una “piccola” fregatura: chiunque ucciderà il vincitore prima del tramonto potrà reclamare legalmente il jackpot multimiliardario.

Awkwafina interpreta Katie, che si ritrova per errore in possesso del biglietto vincente e, a malincuore, si allea con l’agente dilettante Noel Cassidy, interpretato da John Cena, che dovrà farla arrivare viva al tramonto in cambio di una parte del premio.

JACKPOT! presenterà al pubblico quello che sarà il suo nuovo duo comico preferito: Awkwafina e John Cena.  Il leggendario regista Paul Feig schiera Awkwafina, grande attrice comica, in un ruolo da protagonista ricco di azione, dopo il successo di altre action-comedy come Corpi da reato e Spy, tra le altre.

La trama di Jackpot!

In un futuro prossimo, in California è stata appena istituita una “Grande Lotteria” – la posta in gioco: uccidere il vincitore prima del tramonto per reclamare legalmente il suo jackpot multimiliardario. Quando Katie Kim (Awkwafina) si trasferisce a Los Angeles, si ritrova per errore in possesso del biglietto vincente. Nel disperato tentativo di sopravvivere alle orde dei cacciatori di jackpot, si allea a malincuore con un agente dilettante, preposto alla protezione della lotteria, Noel Cassidy (John Cena), che farà di tutto per farla rimanere in vita fino al tramonto in cambio di una parte del premio. Tuttavia, Noel dovrà vedersela con il suo astuto rivale Louis Lewis (Simu Liu), anche lui determinato a riscuotere a tutti i costi la ricompensa di Katie. JACKPOT! è diretto da Paul Feig e scritto da Rob Yescombe.

  • Regia di Paul Feig
  • Cast Awkwafina, John Cena, Ayden Mayeri, Donald Elise Watkins, Sam Asghari, Murray Hill e Simu Liu
  • Scritto da Rob Yescombe
  • Prodotto da Joe Roth, Jeff Kirschenbaum, Paul Feig, Laura Fischer
  • Executive Producer John Cena, Michelle Morrissey, Rob Yescombe, Zack Roth
  • Genere: Action Comedy 

Thunderbolts*: il bootleg del trailer!

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Thunderbolts*: il bootleg del trailer!

Il bootleg del trailer di Thunderbolts* è on-line! Per qualche ragione, la Marvel Studios non ha portato i Thunderbolts* al D23 lo scorso weekend. Tuttavia, siamo sicuri che ricorderete che un nuovo trailer è stato mostrato al Comic-Con di San Diego e una fuga di notizie della Hall H ha appena raggiunto i social media.

Dopo alcune immagini rubate, vi mostriamo il bootleg del trailer di Thunderbolts*. Insieme al video sono stati proposti anche due schermi con il railer di Captain America: New World Order.

NB – il video potrebbe essere presto oscurato!

Tutto quello che c’è da sapere su Thunderbolts*

Diretto da Jake Schreier (Paper Towns), il cast di Thunderbolts* comprende Sebastian Stan nel ruolo di Bucky Barnes, Hannah John-Kamen nel ruolo di Ava Starr alias Ghost, Wyatt Russell nel ruolo di John Walker, David Harbour nel ruolo di Alexei Shostakov alias Red Guardian, Olga Kurylenko nel ruolo di Antonia Dreykov alias Taskmaster, Harrison Ford nel ruolo del Generale Thaddeus ‘Thunderbolt’ Ross e Lewis Pullman nel ruolo di Bob alias Sentry. Florence Pugh riprende il ruolo di Yelena Belova, sorella di Vedova Nera (e una delle parti migliori della serie Marvel Disney Plus Occhio di Falco).

Inoltre, Julia Louis-Dreyfus interpreta Valentina Allegra de Fontaine, con Geraldine Viswanathan nei panni di Mel, la sua assistente (che sostituisce una Ayo Edebri estremamente impegnata e piena di impegni). Lo sceneggiatore di Black Widow e Thor: Ragnarok Eric Pearson si unisce agli sceneggiatori di Beef Lee Sung Jin e Joanna Calo. Un trailer è stato mostrato a porte chiuse al San Diego Comic-Con. Thunderbolts* arriverà nelle sale il 5 maggio 2025, in ritardo rispetto alla precedente data di uscita del 20 dicembre 2024 a causa degli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA. Nel frattempo, restate aggiornati sul MCU con la nostra guida alla storia della Fase 5 della Marvel e con uno sguardo a ciò che deve ancora venire nella Fase 6 della Marvel.

Frozen 3: svelata la data d’uscita del film

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Frozen 3: svelata la data d’uscita del film

Frozen 3 arriverà nei cinema in tempo per il Ringraziamento… del 2027. La Disney ha aggiunto la terza avventura animata ambientata ad Arendelle al calendario delle uscite cinematografiche il 24 novembre 2027. Anche i primi due film di “Frozen” sono usciti intorno al Giorno del Ringraziamento, cosa che ha contribuito certamente a farli diventare due blockbuster consecutivi da 1 miliardo di dollari.

Lo studio ha anche inserito un nuovo film Pixar, “Hoppers“, in programma per il 6 marzo 2026. Jon Hamm e Bobby Moynihan guideranno il cast vocale di “Hoppers“, una commedia sullo scambio di corpi su una ragazzina che usa la tecnologia per comprendere i pensieri interiori degli animali.

Frozen 3: la descrizione del primo artwork

Il primo film “Frozen” ha debuttato nei cinema nel 2013 ed è stato ispirato dalla classica fiaba “La regina delle nevi“, scritta da Hans Christian Anderson. È diventato un successo immediato e ha incassato 1,28 miliardi di dollari al botteghino a livello globale. È stato il quinto film con il maggior incasso di tutti i tempi dopo la sua uscita e ora si trova al n. 22.

Le canzoni originali del film (Do You Want to Build a Snowman? e Let It Go) composte da Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez, hanno aiutato la colonna sonora a vendere più di 4,1 milioni di copie entro giugno 2016 e ad ottenere più di 51 milioni di streaming. Ha anche vinto l’Oscar per il miglior film d’animazione.

Frozen 2 è uscito nel 2019 e ha superato l’originale incassando 1,45 miliardi di dollari al botteghino globale. Attualmente è il 14° film con il maggior incasso al mondo, dopo aver raggiunto il n. 10. Il sequel ha ampliato il mondo di Arendelle e ha introdotto più elementi, luoghi e creature magici.

Oltre ai film, il mondo di “Frozen” ha generato speciali televisivi, cortometraggi, un musical di Broadway, uno spettacolo di pattinaggio sul ghiaccio e molto altro ancora.

Frozen 3 è in lavorazione e potrebbe esserci anche un ‘Frozen 4’ in lavorazione”, ha detto l’anno scorso. “Ma non ho molto da dire su quei film in questo momento. [La regista] Jenn Lee, che ha creato gli originali “Frozen” e “Frozen 2″, sta lavorando duramente con il suo team di animazione Disney non su una, ma su due storie”.

Only Murders in the Building 4, il trailer della nuova stagione

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Only Murders in the Building 4, il trailer della nuova stagione

Disney+ ha diffuso il trailer dell’attesissima quarta stagione di Only Murders in the Building. La serie comedy originale premiata agli Emmy® con Steve Martin, Martin Short e Selena Gomez tornerà il 27 agosto in esclusiva su Disney+, con nuovi episodi disponibili ogni martedì.

Only Murders in the Building 4, il trailer

Nella quarta stagione di Only Murders in the Building, il trio di podcaster amatoriali è alle prese con gli eventi scioccanti accaduti alla fine della terza stagione che hanno coinvolto Sazz Pataki, la controfigura e amica di Charles. Chiedendosi se la vittima designata fosse veramente lei oppure Charles, la loro indagine li porta fino a Los Angeles, dove uno studio di Hollywood sta preparando un film sul podcast Only Murders. Quando Charles, Oliver e Mabel tornano a New York, intraprendono un viaggio ancora più epico: attraversano il cortile del loro palazzo per addentrarsi nelle vite contorte dei residenti della Torre Ovest dell’Arconia.

Only Murders in the Building 4, la key art

La serie è interpretata da Steve Martin, Martin Short, Selena Gomez, Michael Cyril Creighton, con guest star speciali che includono Meryl Streep, Da’Vine Joy Randolph, Eugene Levy, Eva Longoria, Zach Galifianakis, Molly Shannon, Kumail Nanjiani, Melissa McCarthy, Richard Kind e molti altri.

I co-creatori e sceneggiatori sono Steve Martin e John Hoffman (Grace and Frankie, Looking). Martin e Hoffman sono i produttori esecutivi insieme a Martin Short, Selena Gomez, il creatore di This Is Us Dan Fogelman e Jess Rosenthal. La serie è prodotta da 20th Television, parte dei Disney Television Studios.

Toronto International Film Festival 2024: svelato il programma. Ci sono Francis Ford Coppola e Luca Guadagnino

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L’epica fantascienza di Francis Ford Coppola “Megalopolis avrà la sua anteprima nordamericana al Toronto International Film Festival dopo il passaggio a Cannes. Il TIFF ha aggiunto quel film e molti altri, tra cui Queer di Luca Guadagnino con Daniel Craig e “The Room Next Door” di Pedro Almodóvar guidato da Julianne Moore e Tilda Swinton, alla sua programmazione del 2024. In totale, 276 film saranno proiettati al festival di quest’anno, che si terrà dal 5 al 15 settembre.

Oltre ai titoli della selezione ufficiale, il TIFF ha programmato proiezioni speciali del film del 2014 di Damien Chazelle “Whiplash”, così come della commedia del 1994 di Mina ShumDouble Happiness“.

Come annunciato in precedenza, “Nutcrackers” del regista David Gordon Green, con Ben Stiller, aprirà il festival mentre il debutto alla regia di Rebel WilsonThe Deb” chiuderà la 49a edizione. Altri film già in programma includono il thriller di sopravvivenza di Ron HowardEden“, la commedia horror di Marielle HellerNightbitch” con Amy Adams, il film d’animazione “The Wild Robot” e “We Live in Time di John Crowley, con Andrew Garfield e Florence Pugh.

Toronto International Film Festival 2024: il programma

Gala

“Megalopolis” (Francis Ford Coppola, anteprima nordamericana)
“William Tell” (Nick Hamm, anteprima mondiale)

Presentazioni speciali

“Babygir”l (Halina Reijn, anteprima nordamericana)
“Dahomey” (Mati Diop, anteprima nordamericana)
“Hold Your Breath” (Karrie Crouse, Will Joines, anteprima mondiale)
“On Swift Horses” (Daniel Minahan, anteprima mondiale)
“Paul Anka: His Way” (John Maggio, anteprima mondiale)
“Queer” (Luca Guadagnino, anteprima nordamericana)
“Shell” (Max Minghella, anteprima mondiale)
“The Brutalist” (Brady Corbet, anteprima nordamericana)
“The Luckiest Man in America” (Samir Oliveros, anteprima mondiale)
“The Room Next Door” (Pedro Almodóvar, anteprima nordamericana)
“The Salt Path” (Marianne Elliott, anteprima mondiale)
“Vermiglio” (Maura Delpero, anteprima nordamericana)

Discovery

“Village Keeper” (Karen Chapman, anteprima mondiale)
“You Are Not Alone” (Marie-Hélène Viens, Philippe Lupien, anteprima mondiale)

Centrepiece

“Bliss (Hemda)” (Shemi Zarhin, anteprima internazionale)

Special Events

“Double Happiness” (Mina Shum)
“Whiplash” (Damien Chazelle)

Captain America: Brave New World, Tim Blake Nelson dice la sua sull’opinione di Martin Scorsese

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Tim Blake Nelson ha interpretato per la prima volta The Leader nel film del 2008 The Incredible Hulk, il secondo film MCU dopo l’uscita di Iron Man all’inizio dello stesso anno, e ora tornerà nei panni del personaggio in Captain America: Brave New World.

In realtà, la sua storia nel film del 2008 si concludeva con un accenno al fatto che stava per diventare The Leader ma, dopo quasi trent’anni, non sappiamo ancora cosa ne è stato di lui. Tuttavia, grazie al film con Anthony Mackie, ne sapremo di più.

“Ero profondamente, profondamente addolorato per la prospettiva di non poter tornare nell’MCU”, ha detto Nelson a Variety della sua assenza in una recente intervista. “Tutto quello che volevo fare, come attore, era capire cosa succede a questo tizio. 18 anni dopo ci sono riuscito e non sono rimasto deluso”.“È stata una grande sfida e sono stato guidato magnificamente da Julius Onah, che è un regista indipendente”, ha detto del prossimo film di Captain America. “Questi sono veri registi che vogliono lavorare con veri attori e dare loro l’opportunità di interpretare personaggi stravaganti. La Marvel lo supporta”.

L’attore ha continuato dicendo che, nonostante le infinite chiacchiere sulla stanchezza dei supereroi, nessuno dovrebbe “escludere la Marvel“. Nelson ha aggiunto: “La Marvel è un fenomeno inaudito nella storia del cinema. Kevin Feige e il suo studio hanno creato decine di film collegati che esistono in un unico universo cinematografico, per usare il loro termine. Non c’è un risultato paragonabile. Quindi no, non penso che sia finita”. Ha continuato dicendo che Captain America è uno dei franchise “più concreti” dei Marvel Studios, paragonandolo a Logan (un’osservazione interessante visto che Brave New World presenta un Hulk Rosso). “Questo sarà un film meraviglioso”, ha aggiunto Nelson.

Naturalmente, uno dei più grandi detrattori dei Marvel Studios negli ultimi anni è stato Martin Scorsese. Nelson ha tirato in ballo il regista mentre elogiava l’MCU, chiarendo che non è per niente d’accordo con l’idea che i film sui supereroi non siano “cinema”. “Non potrei rispettare di più Martin Scorsese, è un genere a sé, ma non sono d’accordo con lui quando deride la Marvel. Io sono dalla parte dei film Marvel che sono assolutamente cinema. Ci riportano di nuovo bambini. Quando sono davvero belli, e spesso lo sono, ti ci perdi dentro.” “Sono profondi? Sono “Quei bravi ragazzi” e “Crocevia della morte”, sono “Ladri di biciclette”, “Schindler’s List” o Kieślowski? No, ma non aspirano a esserlo. Sono intrattenimento e c’è dell’arte in loro. Questo è il mio discorso sulla Marvel.”

Quello che sappiamo sul film Captain America: Brave New World

Captain America: Brave New World
Harrison Ford e Anthony Mackie in una scena di Captain America: Brave New World

Captain America: Brave New World riprenderà da dove si è conclusa la serie Disney+ The Falcon and the Winter Soldier, seguendo l’ex Falcon Sam Wilson (Anthony Mackie) dopo aver formalmente assunto il ruolo di Capitan America. Il regista Julius Onah (Luce, The Cloverfield Paradox) ha descritto il film come un “thriller paranoico” e ha confermato che vedrà il ritorno del Leader (Tim Blake Nelson), che ha iniziato la sua trasformazione radioattiva alla fine de L’incredibile Hulk del 2008.

Secondo quanto riferito, la star di Alita: Angelo della Battaglia Rosa Salazar interpreterà la cattiva Diamondback, mentre ancora sconosciuto è il ruolo del villain interpretato da Giancarlo Esposito. Harrison Ford, invece, assume qui il ruolo di Thaddeus “Thunderbolt” Ross, che a quanto rivelato dal primo trailer si trasformerà ad un certo punto nel Hulk Rosso.

Nonostante dunque avrà degli elementi al di fuori della natura umana, il film riporterà il Marvel Cinematic Universe su una dimensione più terrestre e realista, come già fatto anche dai precedenti film dedicati a Captain America. Ad ora, il film è indicato come uno dei titoli più importanti della Fase 5.

Anthony Mackie ha recentemente dichiarato che questo film è “10 volte più grande” della sua serie Disney+ e ha parlato della dinamica tra Cap e il nuovo Falcon, Joaquin Torres. “Sono in coppia alla pari“, ha scherzato. “Sono entrambi militari. Io ero il suo ufficiale comandante. Tra noi c’è più amicizia rispetto al modo in cui ammiravo Steve o al modo in cui non mi piaceva Bucky“.

Questo film è un chiaro reset. Ristabilisce davvero l’idea di cosa sia e cosa sarà questo universo“, ha aggiunto Mackie. “Penso che con questo film, si stia ottenendo un chiaro, nuovo marchio di ciò che la Marvel vuoole essere nello stesso modo in cui hanno fatto con Captain America: The Winter Soldier“.

Thunderbolts*: Yelena Belova contro U.S. Agent negli screenshot del trailer!

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Per qualche ragione, la Marvel Studios non ha portato i Thunderbolts* al D23 lo scorso weekend. Tuttavia, siamo sicuri che ricorderete che un nuovo trailer è stato mostrato al Comic-Con di San Diego e una fuga di notizie della Hall H ha appena raggiunto i social media.

Mentre il filmato in sé deve ancora emergere, diversi screenshot dell’anteprima stanno circolando su X. Questi mostrano Yelena Belova di Florence Pugh che combatte con John Walker, alias U.S. Agent (Wyatt Russell).

Ripensando alle varie descrizioni dei trailer pubblicate a luglio, crediamo che questa sia la scena in cui i Thunderbolts incontrano “Bob” (alias Robert Reynolds/The Sentry) per la prima volta, anche se ci sono opinioni contrastanti sul fatto che siano stati inviati lì o che siano stati incastrati da Val.

Dopo essere stato descritta come la protagonista di Thunderbolts* dal co-protagonista Sebastian Stan, Pugh ha recentemente dichiarato: “Ero molto, molto soddisfatta che abbia detto questo di me. Inoltre, è così gentile quando le persone che ammiri, rispetti e con cui ami lavorare dicono cose meravigliose su di te. Ti riempie di sicurezza e ti fa sentire che la persona che apprezzi sta apprezzando anche te ed è una sensazione meravigliosa. Ed è stato nell’MCU per così tanto tempo, quindi sentirlo da lui è molto speciale”.

Ecco gli screenshot dal trailer di Thunderbolts*

Tutto quello che c’è da sapere su Thunderbolts*

Diretto da Jake Schreier (Paper Towns), il cast di Thunderbolts* comprende Sebastian Stan nel ruolo di Bucky Barnes, Hannah John-Kamen nel ruolo di Ava Starr alias Ghost, Wyatt Russell nel ruolo di John Walker, David Harbour nel ruolo di Alexei Shostakov alias Red Guardian, Olga Kurylenko nel ruolo di Antonia Dreykov alias Taskmaster, Harrison Ford nel ruolo del Generale Thaddeus ‘Thunderbolt’ Ross e Lewis Pullman nel ruolo di Bob alias Sentry. Florence Pugh riprende il ruolo di Yelena Belova, sorella di Vedova Nera (e una delle parti migliori della serie Marvel Disney Plus Occhio di Falco).

Inoltre, Julia Louis-Dreyfus interpreta Valentina Allegra de Fontaine, con Geraldine Viswanathan nei panni di Mel, la sua assistente (che sostituisce una Ayo Edebri estremamente impegnata e piena di impegni). Lo sceneggiatore di Black Widow e Thor: Ragnarok Eric Pearson si unisce agli sceneggiatori di Beef Lee Sung Jin e Joanna Calo. Un trailer è stato mostrato a porte chiuse al San Diego Comic-Con. Thunderbolts* arriverà nelle sale il 5 maggio 2025, in ritardo rispetto alla precedente data di uscita del 20 dicembre 2024 a causa degli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA. Nel frattempo, restate aggiornati sul MCU con la nostra guida alla storia della Fase 5 della Marvel e con uno sguardo a ciò che deve ancora venire nella Fase 6 della Marvel.

Vincent D’Onofrio conferma che Daredevil: Born Again sarà molto più violento della serie Netflix

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Dopo il suo ritorno in Hawkeye e Echo nei panni di Kingpin, Vincent D’Onofrio è pronto per il suo ritorno ufficiale contro il suo nemico di elezione: l’uomo senza paura, in Daredevil: Born Again, serie Disney+ ambientata nel MCU. In occasione del D23, Vincent D’Onofrio ha avuto modo di parlare di questa nuova serie e del modo in cui differisce dalla serie Netflix. Sebbene non fosse quello che ci si aspettava, quel prodotto della grande N rossa era effettivamente molto più cupo rispetto ai toni dell’ufficiale MCU dell’epoca, offrendo ai fan diversi momenti violenti.

Vincent D’Onofrio “rassicura” sulla violenza di Daredevil: Born Again

Quando è stato annunciato che i Marvel Studios avevano in programma di riportare l’uomo senza paura di Daredevil: Born Again di Disney+, c’era una certa preoccupazione che il “reboot” (anche se ora sappiamo che sarà più un seguito) potesse perdere un po’ del fascino dello show Netflix, ma un membro del cast di ritorno crede che Born Again porterà effettivamente la violenza “molto oltre“.

C’è una cosa in particolare, che fa il mio personaggio, che non riesco a credere sia finita nel montaggio finale“, ha detto Vincent D’Onofrio a Rotten Tomatoes durante un’intervista video. Come forse ricorderete, Wilson Fisk è stato responsabile di alcune delle scene più brutalmente violente della serie (ricordate la testa del tizio che viene sbattuta contro la portiera dell’auto?), quindi siamo molto curiosi di sapere a cosa si riferisce D’Onofrio!

Quello che sappiamo di Daredevil: Born Again

Lo sceneggiatore di The Punisher, Dario Scardapane, è salito a bordo come nuovo showrunner della serie Daredevil: Born Again, le cui riprese sono concluse da poco.

I dettagli specifici della trama sono ancora nascosti, ma sappiamo che Daredevil: Born Again vedrà Matt Murdock/Daredevil (Charlie Cox) confrontarsi con la sua vecchia nemesi Kingpin (Vincent D’Onofrio), che abbiamo visto tornare di corsa a New York nel finale di stagione di Echo. È probabile che Fisk sia in corsa per la carica di sindaco di New York o che sia già stato nominato a tale carica quando la storia prenderà il via.

I dettagli specifici della trama di Daredevil: Born Again non sono stati rivelati, ma possiamo mettere insieme un’idea approssimativa dalle foto dal set e dalle fughe di notizie sulla trama. Matt Murdock difenderà White Tiger in tribunale, The Kingpin è il sindaco di New York City (e reprime i vigilantes che odia così tanto), e The Punisher prende di mira i poliziotti corrotti che hanno cooptato il suo logo.

Entrambi i personaggi hanno debuttato nel Marvel Cinematic Universe nel 2021. Kingpin è stato guest-star nella serie Disney+ Hawkeye e Matt Murdock è apparso brevemente in Spider-Man: No Way Home. Cox è stato anche guest-star in due episodi di She-Hulk: Attorney at Law, dove ha mostrato un lato più leggero dell’eroe. Kingpin, invece, è stato tra i protagonisti della serie Echo. È stato confermato che Daredevil: Born Again sarà presentato in anteprima su Disney+ il prossimo marzo.

Dominic Sessa interpreterà Anthony Bourdain nel biopic

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Dominic Sessa interpreterà Anthony Bourdain nel biopic

Variety riporta la notizia che Dominic Sessa è in trattative per interpretare Anthony Bourdain, il famoso chef e documentarista di viaggio, in un film biografico in produzione presso la Star Thrower Entertainment e che si intitolerà Tony. Si dice che anche A24 sia in trattative con il regista e co-sceneggiatore di Matt Johnson per dirigere il progetto.

La sceneggiatura del film è stata scritta da Lou Howe e Todd Bartels. A24 è in trattative per produrre con Trevor White e Tim White sotto la loro bandiera Star Thrower, insieme a Johnson e Matthew Miller. Emily Rose sarà la produttrice esecutiva.

Dominic Sessa, che il mondo ha conosciuto grazie a The Holdovers, in cui recita al fianco di Paul Giamatti, è stato nominato uno dei 10 attori da tenere d’occhio da Variety nel 2023, apparirà in Now You See Me 3 insieme ai nuovi arrivati ​​del franchise Ariana Greenblatt e Justice Smith. Altri suoi progetti imminenti includono la commedia natalizia di Michael Showalter “Oh. What. Fun” e “Tow” con Rose Byrne.

Non è ancora chiaro quale periodo della vita di Bourdain sarà trattato nel film biografico. L’amata personalità televisiva e conduttrice di “No Reservations” e “Parts Unknown” è morta suicida nel 2018. “Tony” non è il primo progetto cinematografico basato sulla vita di Bourdain; il documentario “Roadrunner” è stato presentato in anteprima al Tribeca nel 2021. Sebbene il progetto abbia avuto un successo di critica, ha anche affrontato polemiche quando il regista Morgan Neville ha rivelato di aver utilizzato l’intelligenza artificiale per creare tre citazioni con la voce del defunto Bourdain.

Dominic Sessa è rappresentato da CAA, Untitled e Steve Warren presso Hansen, Jacobson, Teller, mentre Johnson è rappresentato da CAA e Chris Spicer presso Akin Gump. Miller è rappresentato da CAA e Chris Spicer presso Akin Gump.

Hugh Jackman continuerà a interpretare Wolverine nel MCU dopo Avengers: Secret Wars?

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Per adesso è solo un rumor ma sembra che Hugh Jackman continuerà a interpretare Wolverine nel Marvel Universe anche dopo Avengers: Secret Wars. Il suo ritorno al personaggio, per la prima volta nel MCU, ha segnato un record al box office e molta gioia e eccitazione trai fan che non vedevano l’ora di riavere il loro Wolverine sul grande schermo. Adesso però sembra che Jackman sia tornato per restare.

Hugh Jackman continuerà a essere Wolverine?

Sebbene siamo certi che un altro attore alla fine prenderà il posto di Wolverine nel MCU, si prevede che Hugh Jackman riprenderà il ruolo per Avengers: Secret Wars e potrebbe anche restare in circolazione per un po’!

Secondo MTTSH, Hugh Jackman continuerà a interpretare Logan dopo Secret Wars ed è desideroso di fare altri film su Deadpool e Wolverine con Ryan Reynolds. Ciò non sorprende, data l’accoglienza positiva e l’enorme successo del film (ha recentemente superato il traguardo di 1 miliardo di dollari al botteghino globale), e siamo certi che ci sia già stata almeno una discussione alla Marvel/Disney sullo sviluppo di un sequel diretto.

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Shawn Levy dirige Deadpool & Wolverine, con Ryan Reynolds, Hugh Jackman, Emma Corrin, Morena Baccarin, Rob Delaney, Leslie Uggams, Karan Soni, Matthew Macfadyen, e Dafne Keen. Il film è stato scritto da Ryan Reynolds, Rhett Reese, Paul Wernick, Zeb Wells e Shawn Levy.

Theo James nell’inquietante primo trailer di The Monkey

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Theo James nell’inquietante primo trailer di The Monkey

È stato pubblicato il trailer di The Monkey, che mostra un assaggio del prossimo adattamento cinematografico basato su una storia di Stephen King. Il film è basato su un racconto scritto dallo scrittore horror nel 1980 e avrà come protagonisti Theo James di Divergent e Tatiana Maslany di She-Hulk. The Monkey è uno dei tanti racconti scritti da King che hanno ricevuto un adattamento cinematografico e uscirà nelle sale all’inizio del prossimo anno.

Sebbene il trailer non mostri molto, inizia con una canzone carnevalesca che lentamente diventa sinistra. Si intravede anche la scimmia giocattolo maledetta in questione, che suona i suoi strumenti in modo sinistro prima di spaccare il sangue. Il filmato si conclude con un’inquadratura di Hal (Theo James), completamente ricoperto di sangue e mortificato nel vedere cosa è appena successo a questo giocattolo dall’aspetto non proprio innocente.

The Monkey è stato diretto e scritto da Osgood Perkins, noto per il suo lavoro in Longlegs e Gretel & Hansel, solo per citarne alcuni. Inoltre, il regista horror James Wan e la sua casa di produzione, Atomic Monster, sono coinvolti nel progetto horror in uscita. Tra i protagonisti del film figurano Elijah Wood del Signore degli Anelli, l’attrice di Cocaine Bear Christian Convery, Colin O’Brien di Wonka, Rohan Campbell di Halloween Ends e Sarah Levy.

Di cosa parla The Monkey?

Pubblicato su Gallery Magazine nel 1980, The Monkey è un racconto che parla di una scimmia giocattolo maledetta e di come, ogni volta che suona i suoi strumenti, qualcuno muoia. Nel racconto, Hal trova una scimmia giocattolo e finisce per essere tormentato a causa dell’uccisione di molti membri della sua famiglia. La storia si conclude con Hal che la getta in un lago, nella speranza che non uccida nessuno. Purtroppo, però, la maledizione della scimmia continua e uccide i pesci che vi risiedono. The Monkey è stato nominato due anni dopo ai British Fantasy Awards come miglior racconto.

Il racconto ha finito per avere un ruolo nella narrazione moderna, in quanto è diventato un’ispirazione per storie simili. Un esempio notevole è stato l’episodio di X-Files intitolato “Chinga”, che coinvolgeva una bambola maledetta con capacità simili. È interessante notare che anche l’episodio in questione è stato scritto da King.

Questo è uno dei pochi racconti brevi scritti da King che hanno ricevuto un adattamento. Altre storie includono Weeds e The Crate, che hanno avuto un ruolo nella creazione di Creepshow del 1982 . Nel frattempo, The Raft ha avuto un ruolo nel sequel uscito nel 1987. Inoltre, Children of the Corn, pubblicato nel 1977, è stato adattato numerose volte e ha avuto molti sequel. The Monkey uscirà nelle sale USA  il 21 febbraio 2025.

Fiyero arriva all’Università di Shiz in un nuovo inedito spot di Wicked

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Wicked è diventato rapidamente uno dei titoli più attesi della stagione natalizia e un nuovo spot del film introduce uno dei personaggi più importanti della storia del musical. Fiyero Tigelaar (Jonathan Bailey) è un giovane carismatico che fa innamorare facilmente chiunque lo incontri. Ma il suo fascino irresistibile e le sue misteriose intenzioni potrebbero ostacolare due migliori amici? Questa è una delle domande a cui cercherà di rispondere il musical creato da Stephen Schwartz e Winnie Holzman .

Lo spot si apre con Galinda (Ariana Grande) che viene a sapere dell’arrivo del Principe alla Shiz University. La giovane strega è entusiasta di incontrare il carismatico scapolo, ma questo non significa che tutti nel campus saranno entusiasti di incrociare il giovane uomo sicuro di sé. Elphaba (Cynthia Erivo) lo ritiene superficiale e distraente. Wicked approfondirà la relazione tra le due ragazze e il modo in cui essa finirà per definire il futuro di Oz.

Wicked è stato diretto da Jon M. Chu. Il regista ha dato prova di grande abilità nel dirigere musical con In The Heights, la storia ispiratrice di un giovane che cerca di trasformare i suoi sogni in realtà nel cuore di New York. In The Heights non ha avuto successo nelle sale a causa della pandemia. Ma l’adattamento è stato sufficiente per dimostrare alla Universal che il regista era più che capace di affrontare Wicked. Oltre a dare vita a musical teatrali sullo schermo, Chu ha lavorato anche a titoli come Crazy Rich Asians e Now You See Mee 2.

Il magico cast di Wicked

Wicked sarà incentrato sull’amicizia tra Elphaba e Galinda. Ma l’adattamento ha messo insieme un cast di supporto impressionante. Jeff Goldblum si calerà nei panni del Mago di Oz, uno dei personaggi più enigmatici di tutta la terra. Allo stesso tempo, Michelle Yeoh sarà la protagonista dell’adattamento nel ruolo di Madame Morrible. La direttrice della Schiz University avrà molto da dire quando le cose andranno fuori controllo nel suo istituto. Il palcoscenico è stato preparato perché uno dei musical di maggior successo nella storia di Broadway sfidi la gravità sul grande schermo, mentre la Universal Pictures tenta di fare un’affermazione al botteghino durante un’affollata stagione festiva.

Kit Harington ammette che per il finale di Game of Thrones “sono stati fatti degli errori”

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Kit Harington ha commentato il finale di Game of Thrones suggerendo che forse sono stati fatti degli errori. È giusto dire che è difficilissimo per qualsiasi serie TV rendere tutti gli spettatori felici durante la sua stagione conclusiva, ma l’ultima serie di episodi di Game of Thrones è stata quasi universalmente disprezzata (non da chi scrive!).

Il destino di diversi personaggi ha sconvolto i fan di lunga data e Bran Stark sul Trono di Spade… beh, non sembrava proprio quello che voleva il pubblico. In una nuova intervista con GQ (tramite SFFGazette.com), l’attore che interpretava Jon Snow Kit Harington ha riconosciuto la frustrazione e la delusione che le persone hanno avuto con l’ottava stagione, ammettendo di non essere necessariamente in disaccordo con le critiche. Tuttavia, sembra che lui e tutti gli altri fossero pronti ad andare avanti.

“Penso che se c’è stata una colpa nel finale di Game of Thrones, è che eravamo tutti così fottutamente stanchi che non avremmo potuto andare avanti più a lungo”, ha ammesso Kit Harington. “E quindi capisco che alcune persone abbiano pensato che fosse affrettato e potrei essere d’accordo con loro. Ma non sono sicuro che ci fosse un’alternativa. Guardo le mie foto in quella stagione finale e sembro esausto. Sembro esausto. Non avevo un’altra stagione in me.”

Kit Harington sul finale di Game of Thrones

L’ultima volta che abbiamo visto Jon, aveva ucciso Daenerys Targaryen ed era stato rimandato alla Barriera. Tuttavia, con Ghost e i Bruti al suo fianco, si è avventurato nella Foresta Stregata con loro per continuare a proteggere il Nord da nuove minacce.

Aggiungendo che “ognuno ha diritto alla propria opinione” quando si tratta di come è finita la serie, Kit Harington ha anche accennato ai suoi problemi con come sono andate le cose. “Penso che ci siano stati degli errori, dal punto di vista della storia, verso la fine forse. Penso che ci siano state alcune scelte interessanti che non hanno funzionato del tutto.” Sembrava che ci fosse la possibilità di redenzione per Jon in una serie sequel che era in fase di sviluppo presso la HBO con il titolo provvisorio Snow. La serie è stata scartata, ma non per mancanza di tentativi.

kit harington“Quello che posso dirti è che è stata la HBO a venire da me e a dirmi: ‘Lo prenderesti in considerazione?’ La mia prima reazione è stata no”, ha rivelato. “E poi ho pensato che potesse esserci una storia interessante e importante sul soldato dopo la guerra. Ho pensato che potesse esserci ancora qualcosa da dire e una storia da raccontare in modo piuttosto limitato”.

“Abbiamo trascorso un paio d’anni avanti e indietro per svilupparlo”, ha continuato Harington. “E non… niente ci ha entusiasmato abbastanza. Alla fine, mi sono tirato indietro e ho detto: ‘Penso che se spingiamo oltre e continuiamo a svilupparlo potremmo finire con qualcosa che non va bene. Ed è l’ultima cosa che vogliamo tutti'”.

Quindi, il suo tempo a Westeros è finito, ma è salito a bordo di un altro importante franchise nel 2021 con Eternals dei Marvel Studios. Nonostante i piani iniziali per il suo ritorno come Dane Whitman in Blade, il personaggio non è stato più visto da allora.

“Non farò finta di aver accettato quel [ruolo] perché era diverso e interessante. Se la Marvel chiama, devi farlo”, ha scherzato, senza condividere nuovi aggiornamenti sul suo futuro nell’MCU.

Transformers One, i protagonisti nei poster ufficiali

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Transformers One, i protagonisti nei poster ufficiali

I nuovi poster dei personaggi di Transformers One sono stati pubblicati da Paramount in vista dell’uscita del film d’animazione. I nuovi poster mettono in evidenza i principali eroi dell’imminente prequel, mentre lo studio si prepara a mostrare al pubblico un lato diverso del franchise che conoscono e amano. Migliaia di anni prima che Optimus Prime (Chris Hemsworth) incontrasse gli umani della Terra, il leader degli Autobot era un giovane robot che cercava di trovare il suo posto nel mondo.

La premessa di Transformers One sarà incentrata su Orion Pax (che in seguito diventerà Optimus Prime) e sulla sua amicizia con D-16 (la macchina destinata a diventare Megatron). Mentre il franchise di Transformers ha mostrato questi guerrieri come nemici nel corso di decenni, il prossimo prequel animato accenderà i riflettori su come è iniziato il loro viaggio insieme. A Optimus Prime e Megatron (Brian Tyree Henry) si uniranno personaggi come Elita (Scarlett Johansson), Bumblebee (Keegan Michael Key) e Starscream (Steve Buscemi).

La sceneggiatura di Transformers One è stata scritta da Eric Pearson, Andrew Barrer e Gabriel Ferrari. Pearson ha lavorato per decenni presso i Marvel Studios e ha contribuito a costruire il futuro del Marvel Cinematic Universe. Lo sceneggiatore sta attraversando uno dei momenti migliori della sua carriera, con Pearson coinvolto in avventure di prossima uscita come Thunderbolts* e The Fantastic Four: First Steps. Nel frattempo, il lavoro del personaggio di Pearson sarà mostrato in Transformers One, dove due futuri rivali cercheranno di lavorare insieme.

Dal regista di Toy Story 4

 

Transformers One è stato diretto da Josh Cooley, il regista di Toy Story 4. Il quarto capitolo del franchise di successo ha guadagnato oltre 1 miliardo di dollari al box office mondiale, dimostrando che il pubblico ha apprezzato ciò che Cooley ha da offrire sullo schermo. Cooley ha lavorato alla Pixar per la maggior parte della sua carriera, contribuendo a titoli come Ratatouille e Up. Ma ora il regista è pronto ad allontanarsi dallo studio immergendosi nella storia di Cybertron e degli eroi e cattivi che hanno controllato il pianeta.

Il fatto che Transformers One sarà un prequel animato darà anche alla Paramount la possibilità di capire il futuro del franchise nel frattempo. Quando Transformers: Rise of the Beasts è stato rivelato che i G.I. Joe stavano cercando di reclutare Noah Diaz (Anthony Ramos) in uno dei loro programmi speciali. Il potenziale crossover è attualmente in fase di sviluppo. Ma non c’è nulla di definitivo oltre all’uscita di Transformers One in autunno.

James Wan è al lavoro sul remake di Il mostro della laguna nera

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James Wan è al lavoro sul remake di Il mostro della laguna nera

James Wan è pronto a tornare all’oceano per il suo prossimo film. La Universal sta cercando di far decollare un remake di Il mostro della laguna nera da alcuni anni, e il progetto sta finalmente andando avanti con il maestro dell’horror alla guida.

Secondo THR, Wan è nelle prime trattative per dirigere una rivisitazione del classico in bianco e nero degli anni ’50, diretto da Jack Arnold. L’originale era incentrato su un gruppo di scienziati che tentavano di studiare un antico mostro preistorico noto come Gill-Man, che presto diventa pericoloso e inizia a eliminarli dopo essersi preso una cotta per il personaggio di Julia Adams. È ancora considerato da molti uno dei film horror più influenti di tutti i tempi.

James Wan per Il mostro della laguna nera

Questa versione è descritta come “una rivisitazione concreta e modernizzata che si orienterà verso l’horror viscerale, pur mantenendo rispetto per l’originale”.

James Wan è noto per il suo lavoro nei franchise di The Conjuring, Insidious e Saw, così come per Aquaman e il suo recente sequel. Un precedente remake di Il mostro della laguna nera era in lavorazione come parte del franchise ormai defunto della Universal Dark Universe nel 2016 con Will Beall che ne scrisse la sceneggiatura. C’erano voci secondo cui Scarlett Johansson (Avengers: Endgame, Black Widow) sarebbe stata corteggiata per recitare nel film, ma non abbiamo mai scoperto se fosse vero.

In precedenza, registi leggendari come John Landis, John Carpenter e Ivan Reitman avevano provato a sviluppare remake, nessuno dei quali è mai andato molto lontano. Anche Guillermo del Toro era interessato a dirigere un film di Il mostro della laguna nera nel 2002, ma il suo concept è stato rifiutato e ha finito per usare molte delle sue idee per La Forma dell’Acqua, il vincitore del premio come miglior film agli Oscar del 2028, che si concentrava anche su una creatura umanoide anfibia che si innamora di una donna umana.

Michael Keaton rivela cosa rende il sequel di “Beetlejuice” diverso dall’originale

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L’imminente film di Tim Burton Beetlejuice Beetlejuice è innegabilmente tra le uscite più importanti di questa stagione spettrale. Il film riporta Michael Keaton nel ruolo del protagonista, insieme a tre generazioni della famiglia Deetz e a un gran numero di effetti pratici. La commedia horror sarà una festa visiva per i fan del film originale e per le nuove generazioni. Sebbene si conoscano pochi dettagli sulla trama del prossimo sequel, in una recente intervista con Total Films, Keaton ha anticipato il confronto con il film originale del 1988.

Nel sequel in arrivo, una tragedia inaspettata riporta tre generazioni della famiglia Deetz nella loro casa. Le cose prendono una svolta quando la figlia adolescente e ribelle di Lydia scopre un misterioso portale per l’aldilà e il demone dispettoso ritorna allegramente. Secondo Keaton, il nuovo film ha “una storia più forte” rispetto all’originale. Rivela inoltre che “c’è più connessione per il pubblico in termini di altri personaggi“. E aggiunge: “Ci sono cose per cui non ero pronto, che sono più che deliziose. Invece di dire: ‘Non vedo l’ora che arrivi questa cosa’ o ‘Voglio solo che questa cosa chiamata Beetlejuice impazzisca‘”.

Beetlejuice Beetlejuice è l’immaginazione di Tim Burton che corre a perdifiato

Monica Bellucci e Tim Burton
Monica Bellucic e Tim Burton sul red carpet della Festa del cinema di Roma – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Il film originale è considerato un classico per le sue interpretazioni, la visione di Burton e la sua storia esilarante. È stato un successo di critica e commerciale, ottenendo molti riconoscimenti tra cui un Oscar per il miglior trucco. Winona Ryder, che riprende il suo ruolo di Lydia, è molto fiduciosa sull’accoglienza del film in uscita: “Penso letteralmente che ogni generazione possa trovare in questo film qualcosa che apprezzerà davvero”. Justin Theroux, che interpreta il fidanzato di Lydia, Rory, aggiunge:“Questo film fa delle oscillazioni molto grandi“, e paragona il film al giro in barca psichedelico di Willy Wonka nel film del 1971. Ha detto:

“C’è la fantasmagoria e sembra leggermente fuori controllo e fuori di testa. Ha quell’atmosfera. È chiaro che questo film non è stato realizzato prendendo in considerazione i sondaggi del pubblico, le note degli studios e i dirigenti che dicevano: “Beh, qual è il terzo atto più soddisfacente?”. È al 100% come se qualcuno avesse aperto la parte anteriore della testa di Tim Burton e l’avesse fatta uscire sullo schermo. È una corsa favolosa proprio per questo motivo”.

Il film è scritto dai collaboratori di Burton di mercoledì Alfred Gough e Miles Millar. Nel cast anche Catherine O’Hara nel ruolo di Delia Deetz, Jenna Ortega nel ruolo della nipote di Delia, Astrid, Monica Bellucci nel ruolo di Delores, Willem Dafoe nel ruolo di Wolf Jackson e Burn Gorman. Beetlejuice Beetlejuice sarà nelle sale a partire dal 5 settembre.

Alien: Romulus, prime reazioni entusiaste: uno dei migliori film del franchise

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Una delle creature più letali della storia del cinema sta per tornare nelle nostre sale e sembra che sarà di nuovo destinato a terrorizzare il pubblico compiacente. Al cinema dal 14 agosto, Alien: Romulus di Fede Alvarez è stato finalmente proiettato per la stampa cinematografica e le prime reazioni al film vietato ai minori ne elogiano la suspance, gli effetti pratici e il cast. Molti recensori concordano sul fatto che Alvarez abbia realizzato uno dei migliori film del franchise durato 45 anni, iniziato con Alien di Ridley Scott nel 1979.

“[Alien: Romulus] è un folle giro sulle montagne russe attraverso i sei precedenti film di “Alien”, usando pezzi di tutti loro per raccontare una storia mirata, per lo più autonoma, piena di sangue e spaventi gloriosi”, ha scritto Germain Lussier di Gizmodo su X/Twitter. “Migliora man mano che procede, concludendosi con un fenomenale grande swing di un terzo atto”.

Alien: Romulus – Fantastico sound design e world-building

“Questo è facilmente uno dei migliori film della serie. Fede Álvarez non delude”, ha scritto Jazz Tangcay di Variety su X. “Fantastico sound design e world-building. Gli effetti pratici sono così buoni che il film mi ha fatto venire gli incubi”.

Il critico cinematografico Courtney Howard ha descritto “Alien: Romulus” come “nodoso, avvincente e meravigliosamente cupo”.

“Offre in modo innovativo cose intelligenti, interpretando in modo sottile i più grandi successi”, ha scritto Howard su X. Cailee Spaeny e David Jonsson dominano. Questo è fantastico!” Molti spettatori hanno elogiato le performance di Jonsson e Spaeny nell’ultimo capitolo di “Alien”, oltre a sottolineare il terzo atto del film horror fantascientifico nelle loro reazioni.

Alien: Romulus David Jonsson
David Jonsson è Andy in ALIEN: ROMULUS. Photo courtesy of 20th Century Studios. © 2024 20th Century Studios.

Alien: Romulus rende omaggio perfetto all’originale

Tessa Smith, proprietaria di Mama’s Geeky, ha detto: “Alien: Romulus” rende omaggio perfetto all’originale, utilizzando effetti pratici ogni volta che è possibile. Funziona così bene che la CGI si distingue quando viene utilizzata. È lento all’inizio, ma amico, una volta che inizia, rimarrai con il fiato sospeso fino alla fine!”

Il redattore di MovieWeb Richard Fink ha detto che il terzo atto “mi ha lasciato senza fiato per l’orrore”, mentre Nikko Caruso, membro di Chicago Indie Critics, lo ha definito “assolutamente sbalorditivo“. Tuttavia, alcuni hanno pensato che “Alien: Romulus” abbia iniziato a vacillare verso la fine, con il critico di Film Inquiry Mark McPherson che ha notato che “gli elementi tematici si perdono nel trambusto del terzo atto”.

“C’è molto da amare, con splendidi elementi horror, immagini viscerali e un design incredibile delle creature! David Jonsson è un ladro di scena”, ha scritto il critico cinematografico Leo Rydel. “Tuttavia, raduna i migliori elementi del franchise insieme invece di reggersi in piedi da solo e i personaggi sono dimenticabili”.

Scott ha rinunciato alla regia di questo settimo capitolo dopo aver diretto i film prequel Prometheus e “Alien: Covenant“. Ha lavorato a stretto contatto con Alvarez per sviluppare la storia di “Alien: Romulus” e ha elogiato continuamente il regista di “Don’t Breathe” per aver iniettato nuova linfa vitale nel franchise di “Alien”.

Ha una vena di genialità

“Il pericolo di tutti i franchise è che muoiono a meno che qualcuno non decida all’improvviso di raccogliere il tappeto e correre lungo il campo con una palla”, ha detto di recente Scott al Los Angeles Times. “Fede è un’ondata di energia e ho dovuto fare un passo indietro e lasciarlo fare a lui… Fede aveva un progetto fermo nella sua mente e la sua sceneggiatura era piuttosto chiara. Era anche lunga, ma la sceneggiatura è sempre lunga. E così ci siamo addentrati un po’ in questo”. “Spero che Fede ne abbia un altro nella manica perché penso che questo andrà davvero bene“, ha aggiunto Scott a proposito del film. “Ha una vena di genialità”.

Il film è interpretato da Cailee Spaeny (Civil War), David Jonsson (Agatha Christie’s Murder is Easy), Archie Renaux (Tenebre e ossa), Isabela Merced (The Last of Us), Spike Fearn (Aftersun) e Aileen Wu.

Alien: Romulus è diretto da Fede Alvarez (La casa, Man in the Dark) da una sceneggiatura scritta dallo stesso Alvarez insieme al suo frequente collaboratore Rodo Sayagues (L’uomo nel buio – Man in the Dark), basata sui personaggi creati da Dan O’Bannon e Ronald Shusett. Il film è prodotto da Ridley Scott (Napoleon), che ha diretto l’originale Alien e ha prodotto e diretto i nuovi film della saga, Prometheus e Alien: Covenant, Michael Pruss (Lo strangolatore di Boston) e Walter Hill (Alien); mentre Fede Alvarez, Elizabeth Cantillon (Charlie’s Angels), Brent O’Connor (Bullet Train) e Tom Moran (Unstoppable – Fuori controllo) sono i produttori esecutivi.

Deadpool & Wolverine supera il miliardo e rimane al primo post del box office

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Deadpool & Wolverine ha superato quota 1 miliardo di dollari al botteghino mondiale, ma in Nord America c’è stata una battaglia tra Ryan Reynolds e sua moglie (che ha anche doppiato Lady Deadpool) Blake Lively.

Il nuovo film di quest’ultima, It Ends With Us, ha superato di gran lunga le aspettative e ha incassato 50 milioni di dollari nel weekend. Inizialmente, sembrava che potesse bastare a spodestare il film dei Marvel Studios, che però è rimasto al primo posto per il terzo weekend consecutivo con 54 milioni di dollari, secondo Fandango.

Tuttavia, Deadpool & Wolverine non rimarrà in cima al botteghino questo weekend perché Alien: Romulus dovrebbe spodestarlo e andare direttamente al primo posto in classifica. 20th Century Studios è di proprietà della Disney, ovviamente, quindi la Casa di Topolino vince in entrambi i casi.

Ora che il film è fuori ed è stato visto da tantissime persone, il regista Shawn Levy e Reynolds stanno raccontando il backstage del film con grande quantità di foto e video dal set. E infatti, ecco di seguito un carosello di immagini in cui l’attore mostra il suo trucco prostetico di Deadpool.

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Chris Evans in modalità “Capitan America” nei concept art di Deadpool & Wolverine

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In un film pieno di sorprese, una delle più grandi (forse la migliore) di Deadpool & Wolverine, almeno per coloro che non avevano seguito le voci, è stato il ritorno di Chris Evans nell’MCU in un momento cruciale del film poco dopo che Logan e Wade Wilson sono rimasti bloccati nel Vuoto.

Si scopre però che Evans interpreta Johnny Storm dei Fantastici Quattro, ma fino al momento in cui si accende, urlando l’iconico: Fiamma!, il film sembra farti credere che si tratta in realtà di Steve Rogers/Capitan America.

Ryan Reynolds celebra Chris Evans e Johnny Storm in Deadpool & Wolverine

John Staub ha ora condiviso altri concept art, in cui questa volta il personaggio compare con il look ispirato al Nomad “rosso, bianco e blu” che Evans indossa prima di spiccare il volo come Torcia Umana.

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Deadpool & Wolverine: ecco una variante di Logan che non è comparsa nel film

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Nelle ultime due settimane abbiamo ammirato un sacco di foto dietro le quinte di Deadpool & Wolverine, ma ora anche gli incredibilmente talentuosi concept artist dei Marvel Studios stanno per entrare in azione.

Andy Park, Direttore dello sviluppo visivo dei Marvel Studios, ha condiviso la sua interpretazione di Old Man Logan, una Variante che in Deadpool & Wolverine ha reso omaggio al fumetto di Mark Millar e Steve McNiven. Nel frattempo, Wes Burt ha svelato Wolverine nell’iconico costume marrone e beige, Patch, il Logan dell’Età di Apocalisse e una Variant che non è stata inclusa nel taglio finale.

Deadpool & Wolverine: tutte le varianti di Logan confermate nei primi 35 minuti di film – SPOILER

Quella versione del mutante artigliato è basata sul relativamente oscuro crossover WildC.A.T.s/X-Men della fine degli anni ’90 e sarebbe stato divertente da vedere sullo schermo (nonostante non fosse così immediatamente riconoscibile). C’era spazio solo per un numero limitato di varianti e i Marvel Studios hanno scelto bene.

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Agents of S.H.I.E.L.D. è canone? La risposta degli Executive Marvel

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Il dibattito sullo status di Agents of S.H.I.E.L.D. in merito alla sua appartenenza o meno al “canone” continua a infuriare, soprattutto con resoconti e commenti contrastanti sul fatto che la serie ABC si sia svolta su Terra-616.

Le prime stagioni erano fortemente legate ai film del MCU grazie alle apparizioni di personaggi come Nick Fury e Sif. I protagonisti della serie, nel frattempo, hanno avuto un ruolo fondamentale (almeno sullo sfondo) in Captain America: The Winter Soldier e Avengers: Age of Ultron. Tuttavia, mentre le tensioni tra Marvel Studios e Marvel Television continuavano a crescere, Agents of S.H.I.E.L.D. è diventato sempre più autonomo e sembrava un’entità completamente separata quando la serie si è conclusa.

Agents of S.H.I.E.L.D. è da considerarsi canone?

Parlando con Screen Rant al D23, il responsabile di TV, streaming e animazione dei Marvel Studios, Brad Winderbaum, ha risposto in maniera cauta alla domanda: “Penso che S.H.I.E.L.D. sia una serie davvero grandiosa e c’è stato molto tempo in cui alcune delle migliori rivelazioni in quella serie sono state durante l’era di Winter Soldier, quando emerge Hydra e pensi, ‘Oh mio Dio!’ Ricordo quella sensazione, anche sapendo cosa stava succedendo, guardando la serie solo un fan, mi è venuto da pensare: ‘È davvero collegato!'”

“Penso che ci sia, in un modo folle, come hai detto, sembra che si adatti alla Saga del Multiverso in un modo incredibile”, ha aggiunto. “Voglio percorrere questa strada con te, sai che lo voglio, ma prendiamo un respiro profondo per un secondo. Sappi solo che adoro quel cast, adoro Clark Gregg e adoro quella serie.”

Il destino delle serie Marvel Netflix

Le serie TV Netflix della Marvel Television sono state rese canoniche all’inizio di quest’anno, anche se si pensa ancora che i Marvel Studios sceglieranno cosa vogliono mantenere da quelle, reinventando o riformulando i personaggi come meglio credono.

Per i fan occasionali, la morte dell’agente Coulson è avvenuta molto tempo fa e riportare lui o chiunque altro da Agents of S.H.I.E.L.D. ora sembrerebbe un contentino per una esigua parte della fanbase; tuttavia, tutto è possibile nella Multiverse Saga.

Per i Marvel Studios, le domande sullo stato canonico di qualsiasi progetto precedente saranno presto un punto controverso, poiché Avengers: Secret Wars dovrebbe riavviare dolcemente l’MCU, rendendo più facile andare avanti con il racconto e aggirando qualsiasi problema di continuità o personaggio di cui Kevin Feige e soci non erano responsabili.

L’agente Coulson è morto?

“[Coulson non è morto] in ogni linea temporale!” ha detto Clark Gregg all’inizio di quest’anno quando gli è stato chiesto del suo futuro nell’MCU. “Guarda, stai giocando in uno scenario Multiversale in varie linee temporali senza dire, ‘Non lo so, ci sono molti Multiversi qui…’ Le persone sono molto arrabbiate per il fatto che le cose siano canoniche [o meno], e adoro che Kevin sia [come] il Mago di Oz.”

Per quanto riguarda i fan che speravano di vederlo in Avengers: Secret Wars, Gregg ha detto: “È davvero dolce. Adoro che ci sia un collegamento con Coulson, credo, perché è stato una parte così precoce del MCU e il tipo di volto umano del mondo”. “Ma il canone di persone per cui provano questo sentimento è cresciuto e ce ne sono molte… È difficile per me dire, ‘Sì, va bene, ho avuto 10 anni fantastici, forse 12’, ma sì”.

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