In Deadpool &
Wolverine, si sa, sono previsti molti camei, molti dei
quali di personaggi appartenenti all'”Universo X-Men”
della 20th Century Fox. Le foto del set hanno già messo in evidenza
personaggi del calibro di Sabretooth, Toad e Pyro, ma sembra che il
franchise degli X-Men non sarà l’unica serie di film a cui si farà
riferimento nel prossimo trequel. Non sorprende infatti che tutti
gli indizi portino a pensare che i Marvel Studios abbiano preso in considerazione
anche i primi film dei Fantastici Quattro, anche
se con un piccolo ma significativo colpo di scena.
Secondo lo scooper Caleb Williams,
il piano prevedrebbe che Jessica
Alba riprenda il suo ruolo da I
Fantastici 4 e I
Fantastici 4 e Silver Surfer come Sue Storm/Donna
invisibile in Deadpool &
Wolverinema come moglie del Reed Richards/Mister
Fantastic di Terra-838, ovvero la versione interpretata da John Krasinski in Doctor Strange nel Multiverso della Follia. Ciò
sarebbe in linea con le prime voci sul nuovo film di Deadpool, che
parlavano di come questo film tratterà le conseguenze del sequel di
Doctor
Strange. Con la brutale morte degli Illuminati di
Terra-838, gli altri eroi di quel mondo potrebbero volerli
vendicare e Sue Storm potrebbe essere tra questi.
Ad oggi si tratta solo di rumor e
non è noto se Jessica Alba o altri elementi del film del
2022 saranno effettivamente presenti nel film. Ancora non sappiamo
inoltre come verranno effettivamente gestiti i tanti cameo previsti
per il film, per cui potrebbe sempre presentarsi l’occasione per
Alba di fare una comparsata in scena. Nel 2022, l’attrice aveva
riflettuto su cosa abbia significato interpretare Sue Storm e sul
fatto di essere un’attrice latina che interpretava un personaggio
che nei fumetti è rappresentato come bianco, notando come oggi ci
sia più diversità. Includerla in Deadpool &
Wolverine potrebbe essere un bel modo per
omaggiarla.
Deadpool &
Wolverine riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di
Free Guy e The Adam Project, che ha firmato la regia
dell’atteso progetto. Hugh Jackman
uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere
il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli
ufficiali della storia di Deadpool &
Wolverine, con protagonista Ryan Reynolds,
non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama
riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la
serie di film di Deadpool – l’unica parte del
franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione della Fox da
parte della Disney – è stabilire che i film di Reynolds si siano
svolti in un universo diverso.
Ciò preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al
contempo a Deadpool e Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman,
viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi
presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e
Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche
altri X-Men possano fare la loro
comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della
Marvel comparsi sul
grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben
Affleck.
Una voce recente afferma che anche
Liev Schreiber
sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo,
Morena Baccarin
(Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie
Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e
Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni
dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in
franchising Emma Corrin (The
Crown) e Matthew
Macfadyen (Succession), i cui ruoli sono ancora segreti. Un
recente report afferma inoltre che la TVA di Loki, incluso l’agente
Mobius (Owen Wilson) e
Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool &
Wolverineuscirà nei cinema il 26 luglio
2024.
Andrea Arcangeli e Nicole
Sorace fanno parte del cast italiano di Omen –
L’Origine del Presagio, diretto da Arkasha
Stevenson e al cinema dal 4 aprile distribuito da The Walt
Disney Company Italia. Ecco cosa ci hanno raccontato del film che
fa da prequel al cult omonimo di Richard Donner del 1976.
Di cosa parla Omen – L’Origine del
Presagio?
Quando una giovane donna americana
viene mandata a Roma per iniziare una vita al servizio della
chiesa, incontra un’oscurità che la porta a mettere in discussione
la sua stessa fede e a scoprire una terrificante cospirazione che
spera di far nascere l’incarnazione del male. Omen –
L’Origine del Presagio è interpretato da Nell
Tiger Free (Servant), Tawfeek
Barhom (Maria Maddalena), Sonia
Braga (Il bacio della donna ragno), Ralph Ineson
(The Northman), Nicole Sorace (The
Good Mothers), Andrea Arcangeli (Il
Divin Codino), con Charles
Dance (Il Trono di
Spade) e Bill Nighy (Living).
Il film è diretto da Arkasha
Stevenson ed è basato sui personaggi creati da David
Seltzer (Il presagio), con un soggetto di Ben Jacoby
(Bleed) e una sceneggiatura di Tim Smith & Arkasha
Stevenson e Keith Thomas (Firestarter). David S. Goyer
(Hellraiser) e Keith Levine (The Night House – La casa
oscura) sono i produttori, mentre Tim Smith, Whitney Brown
(Rosaline) e Gracie Wheelan sono i produttori
esecutivi.
Dopo aver scelto i quattro attori
che interpreteranno gli iconici membri della super-squadra, il film
Fantastici
Quattro dei Marvel Studios hanno ora deciso chi
interpreterà Silver Surfer, e sembra che la scelta
ricada su una delle più grandi stelle nascenti della recitazione,
l’attrice Julia Garner. Alcune fonti hanno infatti
rivelato a Deadline che la vincitrice di un
Emmy è pronta a interpretare l’iconico personaggio dei fumetti in
Fantastici
Quattro dei Marvel Studios nella sua versione
Shalla-Bal.
Tale versione è apparsa per la prima
volta nei fumetti originali di Silver Surfer. È l’imperatrice del
pianeta che Silver Surfer chiama casa ed è un’aliena secolare che
ha ancora l’aspetto di una giovane donna. È anche l’amante di
Norrin Radd, il Silver Surfer che diventa l’Araldo di Galactus in
cambio della salvezza del suo pianeta, cosa che però lo allontana
dalla sua amata. Nell’Universo X, dopo la morte del Galactus
originale e l’insediamento di Franklin Richards come nuovo Galactus,
quest’ultimo permette a Norrin e Shalla-Bal di ricongiungersi,
poiché a Shall-Ball è stato conferito lo stesso Potere Cosmico di
Radd, diviene il secondo Silver Surfer e insieme i due amanti
fungono da araldi gemelli.
La stella di Julia Garner è in
ascesa da quando ha vinto il suo primo dei tre Emmy per il ruolo di
Ruth nel dramma poliziesco di NetflixOzark. Ha anche ottenuto una nomination agli Emmy per
la sua interpretazione di Anna Delvey nella serie limitata Inventing Anna. Dopo la fine di Ozark, la Garner ha
ampliato la sua lista di film, a partire dal recente The Royal
Hotel. In seguito ha in programma il film Wolfman di Blumhouse e Universal, in cui reciterà accanto a
Christopher Abbott, e il thriller Apartment 7A di
Paramount.
Fantastici Quattro: quello che c’è da sapere sul film
Come al solito con la Marvel, i dettagli
della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti, i Fantastici
Quattro sono astronauti che vengono trasformati
in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi cosmici nello
spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il suo corpo fino
a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la fidanzata di Reed (e
futura moglie), può manipolare la luce per diventare invisibile e
lanciare potenti campi di forza. Johnny, il fratello di Sue, può
trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà la capacità di volare.
E Ben, il migliore amico di Reed, è completamente trasformato in,
beh, una Cosa, con dei giganteschi massi arancioni al posto del
corpo, che gli conferiscono una super forza – e un perpetuo cuore
pesante per il suo aspetto apparentemente mostruoso.
Matt
Shakman (“WandaVision”,
“Monarch:
Legacy of Monsters”) dirigerà Fantastici
Quattro, da una sceneggiatura di Josh
Friedman, Jeff
Kaplan e Ian Springer. La
notizia del casting di Pascal era già trapelata a novembre, mentre
anche gli altri nomi erano usciti da recenti
indiscrezioni. Pedro
Pascal è noto al mondo per le sue interpretazioni
in The
Mandalorian, The Last of
Us e prima ancora in Game of
Thrones. Vanessa
Kirby ha fatto parte del franchise di Mission
Impossible e di Fast
and Furious, mentre Joseph
Quinnè diventato il beniamino
dei più giovani per la sua interpretazione di Eddie
in Stranger
Things 4. Ebon
Moss-Bachrachsta vivendo un momento d’oro grazie
al suo ruolo del cugino Ritchie in The Bear. Il film è atteso al
cinema il 25 luglio 2025.
Il regista di Crudelia e Tonya, Craig Gillespie, è in
trattative per dirigere Supergirl:
Woman of Tomorrow per Warner Bros. DC Studios. Il
piano è che la DC giri il film nel quarto trimestre dopo aver
completato Superman di James
Gunn. Come riportato in precedenza, Milly Alcock di House of the Dragon ha
conquistato il ruolo di Supergirl. I boss
della DC Gunn e Peter Safran si
occuperanno della produzione.
Craig Gillespie,
rappresentante della CAA, è quasi specializzato in progetti guidati
da donne: con Tonya ha vinto un Oscar Allion
Janney come migliore attrice non protagonista, oltre a altre tre
nomination agli Oscar, tra cui Margot Robbie nella
categoria Miglior Attrice. Crudelia è stato un
grande successo per Disney+ nonostante la pandemia,
incassando oltre 233 milioni di dollari in tutto il mondo e ha
vinto un Oscar per i costumi.
Nella serie di fumetti del 2022 di
“Woman of Tomorrow”, invece di fuggire dal pianeta Krypton da
bambina prima che esploda (come suo cugino Kal-El), Kara cresce
assistendo alla distruzione del suo pianeta natale fino all’età di
14 anni, quando arriva sulla Terra. Ciò rende il personaggio “molto
più hardcore”, ha spiegato Gunn nel 2023 presentando i primi 10
titoli nella nuova lista DCU. “Non è esattamente la Supergirl che
siamo abituati a vedere.”
Netflix ormai sono anni che è molto attento
al suo pubblico giovane e non si è fatto perdere l’occasione di
realizzare il film Fabbricante di lacrime. Il
titolo in questione è la trasposizione dell’omonimo romanzo
young adult di Eric Doom,
diventato in poco tempo uno dei casi letterari italiani più
importanti, in poche parole un po’ l’equivalente di
Federico Moccia nei primi anni Duemila. In parte anche
grazie alla scelta in stile Elena Ferrante, almeno
iniziale, della scrittrice di non mostrarsi in pubblico ha creato
il personaggio, ma per poi cambiare idea e rivelarsi a tutti in tv
a Che tempo che fa nel Maggio 2023.
Matilde, questo è
il vero nome dell’autrice, ha esordito come tante sue colleghe
americane e non, sulla piattaforma Wattpad nel
2017 diffondere lì i suoi primi racconti. Nel dicembre del 2020
decise poi di pubblicare, a proprie spese su Amazon,
Fabbricante di lacrime che entrò subito in
classifica e poco dopo venne contattata da Magazzini
Salani che ne acquisì i diritti e decise di ripubblicarlo
nel maggio del 2021 in un’edizione riveduta. Da qui Erin
Doom non si è più fermata, ha pubblicato altri due libri
Nel modo in cui cade la neveeStigma e poi è arrivato Netflix che ha deciso di
trasportare il suo fenomeno #BookTok sullo
schermo.
Ph.Loris T. Zambelli
La trama di Fabbricante di
lacrime
La protagonista e voce
narrante di Fabbricante di lacrime è
Nica, una bambina che all’improvviso, dopo un
bruttissimo incidente d’auto, si ritrova orfana e viene mandata a
vivere all’orfanotrofio Grave. Qui in questo
istituto, che sembra uscito da un film horror a tema religioso
cristiano cattolico, non troviamo cattive suore ma
Margaret, una severa istitutrice che dovrebbe
cambiare lavoro visto che è in grado solo di causare traumi ai
poveri minorenni finiti lì.
Gli anni passano, Nica diventa una
bellissima ragazza di 17 anni, interpretata dal giovanissima
Caterina Ferioli, finalmente ha trovato una
famiglia, i coniugi Milligan, che hanno intenzione
d’adottarla. La giovane però non lascia le mure del Grave da sola,
ma in compagnia di Rigel, Simone
Baldasseroni quel Biondo di Amici, un
ragazzo moro inquieto e misterioso, ultima persona al mondo che la
protagonista desidererebbe come fratello adottivo.
Anche perché, come si mostra in alcuni sfuggenti flashback della
loro triste infanzia, non sono di certo mai stati amici, anzi Rigel
era anche l’unico bambino che misteriosamente non veniva
maltrattato o subiva punizioni da Margaret,
l’attrice e regista Sabrina Paravicini.
Nica si ritrova quindi catapultata
in una nuova vita, accolta in una grande e bella
casa solare, con una camera da letto tutta per sua
e la possibilità di frequentare una vera high
school. Fin dal primo giorno farà amicizia con
Billie e Miki, ma non solo troverà anche
Lionel, un compagno di classe che sembra
interessato alla nuova arrivata. Ovviamente Rigel non starà di
certo in un angolo a guardare, anche perché la stessa Nica è
consapevole, che il passato in comune, lì ha uniti in un
legame impenetrabile che nessuno può capire e
neanche rompere.
Nica e Rigel, così
diversi e decisi a combattere il dolore, lei con
gentilezza e lui con rabbia,
saranno destinati a diventare, l’una per l’altro, proprio quel
Fabbricante di Lacrime, quello protagonista della
leggenda che raccontavano all’orfanotrofio.Perché al Fabbricante non puoi mentire e i due
protagonisti dovranno trovare il coraggio d’accettare quella forza
che li attrae che si chiama amore.
Ph Loris T Zambelli
Un film pensato solo per il
pubblico Gen Z
Fabbricante di
lacrime diretto
Alessandro Genovesi riesce a portare sullo schermo il romanzo,
girando un film a Roma ma che sembra ambientato, come il libro,
veramente nella tipica provincia americana. Durante la visione si
può notare l’estetica Dark Academia, focalizzata
benissimo nelle scene iniziali all’interno del Grave ma anche le
atmosfere alla
Twilight, grazie all’uso del filtro blu che rende tutto più
malinconico e drammatico perfetto per questa storia. Ma non
finiscono qua i rimandi al primo capitolo della Twilight
Saga, ci sono ben tre scene che sembrano omaggiare il film
di
Catherine Hardwicke. Infine lo stesso Rigel
suona il piano proprio come Edward Cullen solo che
in questa storia il protagonista viene paragonato al lupo
cattivo delle favole, quelle che ha sempre spaventato e
affascinato Nica che porta invece il nome di una
farfalla.
Per concludere Fabbricante
di lacrime possiede una confezione sopra
la media se si pensa al genere young adult ma che punta su due
protagonisti che si vede che sono alle prime armi. Nica e Rigel
funzionano benissimo visivamente perché sembrano aver preso vita
direttamente dalle pagine del libro, ma quando aprono bocca rompono
qualcosa e pure la tensione tra i due “enemies to
lovers” di questa struggente favola
dark.
Azione, revenge movie,
critica sociale e Bollywood si mescolano in un solo film, al cinema
dal 4 aprile. Distribuito da Universal Pictures,
arriva in sala Monkey Man, atteso debutto alla
regia di Dev Patel, volto noto a tutti sin dai tempi
del The Millionaire che per l’occasione
passa dietro la macchina da presa con un thriller d’azione non
proprio classico – ispirato alla leggenda indiana di Hanuman – che
lo vede tra i produttori, insieme al Premio Oscar Jordan
Peele. Oltre che tra gli sceneggiatori, con Paul
Angunawela e John Collee (Master &
Commander: Sfida ai confini del mare), e tra i protagonisti,
insieme a Sharlto Copley (District 9),
Sobhita Dhulipala (Made in Heaven),
Pitobash (Million Dollar Arm),
Vipin Sharma (Attacco a Mumbai) e
Sobhita Dhulipala.
Monkey Man, trama
Difficile definire
“protagonista” il giovane senza nome che vediamo combattere sul
ring di un fight club clandestino per guadagnarsi da vivere. Un
corpo senza volto, nascosto da una maschera da scimmia, che il
proprietario del Tiger Temple sfrutta come vittima designata per
lottatori più forti e più famosi in nome dello spettacolo. Un
inferno che si ripete, notte dopo notte, in attesa di una
occasione, per ottenere una vendetta insperata più che una quasi
impossibile svolta, quella che il giovane aspetta da tempo, da
quando dei crudeli uomini corrotti che hanno ucciso sua madre e
continuano a vittimizzare sistematicamente i poveri e i deboli del
suo Paese. Quella che sembra concretizzarsi quando, dopo anni di
rabbia repressa, il nostro ‘eroe’ scopre un modo per infiltrarsi
nell’enclave della sinistra élite della città e scatenare una
esplosiva ondata di vendetta per regolare i conti con chi gli ha
tolto tutto.
Monkey Man, né The Raid né John Wick
Un uomo vestito di nero
accarezza un cane, lo nutre, gli si affeziona, poi, quello stesso
uomo vestito di nero scatena l’inferno, in un crescendo di violenza
nel quale avanza mietendo vittime nei modi più coloriti e
fantasiosi… Impossibile non pensare all’ormai celebre John Wick (che con intelligenza viene
esplicitamente citato) o all’inarrivabile The
Raid seguendo la parabola del povero protagonista
dell’esordio alla regia di Dev Patel, un pastiche – o
pasticcio – che gli appassionati del genere apprezzeranno molto, ma
con dentro qualcosa di più del solito: delle differenze.
Nella forma, nella
sostanza, nella premessa e nella conclusione, tanto per
sintetizzare. E per non trascurare i meriti di Patel, che pur con qualche distrazione o
sbandamento si presenta con una prova notevole, soprattutto dal
punto di vista dell’impegno, messo in ogni aspetto della
realizzazione, dalla produzione alla sceneggiatura, fino alla regia
e all’interpretazione (stunt e lesioni comprese), ma soprattutto
per la conoscenza e consapevolezza dello strumento e dei mezzi con
cui raggiungere il risultato voluto.
Una
storia di rivalsa e giustizia, più che un Revenge
Movie
Che, come dicevamo, non è
esente da appunti, soprattutto per il tentativo di mettere troppa
carne al fuoco, anche in una storia atipica – per il nostro mercato
o rispetto ai prodotti cui siamo abituati – come questa.
Monkey Man è una storia di rivalsa più che di
vendetta, nella quale le questioni sociali e civili sostengono la
ragione principale che anima il lottatore con la maschera da
scimmia. Un signor nessuno, pronto e abituato a fare i lavori che
nessuno vuole, a sanguinare e a portare su di sé i segni del dolore
provato, senza nasconderli, più per il disinteresse altrui che per
altro.
Un signor nessuno che non
ambisce a diventare qualcuno, quanto semmai a restituire il potere
al popolo, dei diseredati, dei paria, oggi vittime della Gig
economy, trans, omosessuali e discriminati di ogni sorta. Ed è
sicuramente forte l’influenza delle radici indiane, di un Paese
dove classi e diritto divino sono parte di una cultura millenaria
di generazioni, tanto nel tentativo di restituire dignità a certe
categorie, quanto nella costruzione di certe scene di
combattimento, figlie del cinema di Bollywood più classico,
purtroppo almeno in un caso scimmiottato in maniera confusa invece
che reso con la fubizia che ci aveva mostrato il RRR del
2022.
Confuso, diseguale e folcloristico, ma
esplosivo
Doveva essere parecchio
che il buon Dev covava questo desiderio, forse certa rabbia, e che
si era stufato di fare “l’indiano” in qualche maniera, e queste
sono le conseguenze: una curiosa combinazione di cliché e istanze
personali, nella quale non sempre è facile conservare un
equilibrio, nella quale il ritmo è inevitabilmente diseguale, a
tratti compresso, a tratti spiazzante (soprattutto nella parte
centrale, nella quale si ‘inciampa’ e che allenta la tensione),
spesso portato avanti per immagini giustapposte (che in compenso
aiutano a evitare i danni fatti dagli sceneggiatori di titoli
analoghi) o per l’intervento di personaggi secondari, a turno fatti
emergere dallo sfondo senza esser particolarmente presentati o
curati.
Certo, non una storia
alla quale chiedere verosimiglianza – per quanto la sua anima
‘ribelle’ grondi realtà – anche per certi eccessi al limite del
folcloristico e una cura visiva esagerata. Che fa sì che l’Uomo
Scimmia non sanguini mai in volto nonostante pestaggi da carcere,
restando sempre fascinoso e scarmigliato ad hoc, non mostri nemmeno
un occhio tumefatto dopo esser stato colpito da una mazza ferrata,
o – nella canonica mezz’ora finale di ultraviolenza – non ci sia
nessuno, in una struttura piena di agenti di sicurezza e guardie
del corpo, che spari al “terrorista” di turno. Come viene definito
il nostro, non a caso, tanto per citare anche la facilità con cui
si bolla chi va contro il sistema, l’ingiustizia o il pensiero
comune – nel film quello del partito supremo – e per aggiungere
agli altri un implicito monito a evitare l’uniformità di pensiero,
di visione, di giudizio dilagante.
Thriller spagnolo con elementi
soprannaturali, il fim La maledizione del cuculo
sembra rilegge la favola di Hansel e Gretel, aggiornandola ai tempi
moderni e riempiendola di temi che hanno profonda risonanza con le
moderne relazioni di coppia. Il regista Mar
Targarona – anche autore di Sequestro e
Dogs, ma anche produttore di The Orphanage – affronta infatti con questo film il
desiderio di scambio – di vita, ma anche del corpo -, inserendo il
tutto all’interno di una cornisce incentrata sulle tradizioni e sul
folclore della Germania, con moderne streghe capaci di accontentare
anche i desideri più taciuti.
“Il titolo fa riferimento
all’uccello omonimo, che depone le sue uova nei nidi di altri
uccelli. Mi è sembrata una metafora molto suggestiva per un
thriller di suspense sovrannaturale riguardante uno scambio di
corpi”, ha commentato Taragona, parlando del film,
evidenziando dunque la natura contorta e diabolica del racconto.
La maledizione del cuculo offre dunque grandi
colpi di scena e un racconto che via via si fa sempre più
intrigante, scavando a pieno nel contesto in cui il tutto si svolge
e portando alla luce dinamiche orrorifiche.
Per gli appassionati di questo
genere e per chi ha apprezzato un titolo a suo modo simile come
La abuela – Legami di sangue, è dunque questo un film
da non perdere, che grazie al suo passaggio televisivo sarà
possibile scoprire o riscoprire. In questo articolo, approfondiamo
dunque alcune delle principali curiosità relative a La
maledizione del cuculo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
spiegazione del finale. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming
contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di La maledizione del cuculo
Protagonista del film è la giovane
coppia formata da Marc e Anna.
Con lei incinta all’ottavo mese, i due decidono di approfittare di
questo ultimo periodo della gravidanza per fare una piccola vacanza
e staccare dalla routine prima dell’arrivo del bambino. Scelgono lo
scambio di casa e tramite un sito entrano in contatto con
Hans e Olga, una coppia tedesca
di una certa età che ha una bellissima villa. Avvenuto lo scambio
di chiavi, Marc e Olga si trasferiscono nell’abitazione che sembra
davvero perfetta. Circondata da un giardino e con una piscina, la
casa dell’anziana coppia ha tutta l’aria di essere il posto ideale
per rilassarsi. Ma ben presto, l’idillio si spezza e Marc e Anna
iniziano a notare segnali sinistri e oggetti inquietanti nella
casa.
Ad interpretare Anna e Marc vi sono
gli attori Belén Cuesta e Jorge
Suquet. Lei, in particolare, è il nome più noto del cast,
celebre attrice spagnola vincitrice del premio Goya alla Migliore
attrice protagonista nel 2020 per il film La trincea
infinita, ma vista anche in La casa di carta, dove ha interpretato Manila. Suquet,
invece, è noto per aver interpretato Martin nella serie
Élite. Recitano poi nel film gli attori Rainer
Reiners nel ruolo di Hans e Hildegard
Schroedter in quello di Olga. Completano poi il cast
Chacha Huang nel ruolo di Lili, Manuel
Dueso in quello di Serafín, David
Selvas in quello di Lucas e Marina
Gatell in quello di Mónica.
La spiegazione del finale del film
In La maledizione del
cuculo, dunque, la coppia inizia a vivere situazioni
davvero strane, mentre nella loro casa Hans e Olga trascorrono il
loro tempo recitando degli incantesimi e proprio durante uno di
questi l’anziana uccide suo marito pugnalandolo alla gola. Mentre
Anna riceve dunque notizie preoccupanti dalla Spagna sullo strano
comportamento della coppia di tedeschi, Marc cambia carattere,
sfoggiando anche una perfetta parlata in tedesco. A questo punto,
la donna decide di indagare meglio su quella casa, arrivando a
trovare una stanza segreta in cui riesce ad introdursi. Qui trova
due foto che mostrano Olga e Hans con altezze diverse dall’una
all’altra.
In una di queste, Anna riconosce la
strana donna che in precedenza l’aveva avvertita consigliandole di
fuggire da quella casa. Si decide ora ad accettare il consiglio,
tentando di allontanarsi da lì. Tuttavia, viene fermata da Marc,
che sembra poi procedere ad annegarla nella vasca da bagno. Quando
lei riprende conoscenza, non tenta più di opporsi al marito e,
proprio come Marc, inizia a comunicare in
tedesco. Nell’appartamento spagnolo, intanto, la mente di Olga
torna a funzionare normalmente quando tenta di annegarsi a sua
volta nella vasca da bagno. Marc e Anna tornano a quel punto dalla
Germania ma non appena entrano in Olga riesce a intrappolare Marc
in cantina.
L’anziana induce poi Anna ad un
parto accelerato con l’ossitocina (ignorando l’offerta di Anna di
restituire il suo corpo in cambio del sangue del bambino), facendo
nascere il neonato con la massima cura e avvolgendolo con profondo
amore. In una successiva colluttazione con Marc lo pugnala
mortalmente con le forbici. Anna la attacca alle spalle, ma Olga si
vendica con un colpo sul viso di Anna con un frullatore, dicendo a
sé stessa (in spagnolo) “Non mi è mai piaciuto il mio
naso“. Prima di lasciare l’appartamento, pochi secondi prima
dell’arrivo della polizia, avvolge nuovamente il bambino con
delicatezza e gli dice teneramente “Ti voglio bene”.
Il trailer di La maledizione del
cuculo e dove vedere il film in streaming e in TV
La maledizione del
cuculo è disponibile per il noleggio o l’acquisto sulla
piattaforma Prime
Video. Sfortunatamente, non è presente su nessuna
delle altre piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È
però presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 3
aprile alle ore 21:30 sul canale
Rai 1. Di conseguenza, per un limitato periodo di
tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai
Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il
momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma,
completamente gratuita, per trovare il film e far partire la
visione.
Come annunciato in precedenza,
Jackie Chan e Ralph Macchio
riprenderanno i loro ruoli per continuare la mitologia del
franchise originale, con Joshua Jackson, Sadie
Stanley e Ming-Na Wen a bordo. I dettagli sui ruoli che
ricopriranno i nuovi arrivati sono ancora segreti. Jonathan
Entwistle (The End of the F***ing World)
dirigerà da una sceneggiatura di Rob Lieber
(Peter Rabbit), con la produzione di Karen
Rosenfelt (The Summer I Turned
Pretty).
Fenomeno della cultura pop che
abbraccia quasi tre decenni, i film di Karate Kid
hanno guadagnato 618 milioni di dollari a livello globale,
stimolando la creazione della serie nominata agli Emmy
Cobra Kai, che ha introdotto il franchise a
un’intera nuova generazione in tutto il mondo.
Macchio riprenderà il ruolo di
Daniel LaRusso, che ha interpretato nella trilogia
cinematografica originale di Karate Kid iniziata
nel 1984 e ripreso nella serie Cobra Kai di
Netflix,
che ha da poco annunciato la sua sesta e ultima stagione. Chan
tornerà nel ruolo di Mr. Han, un maestro di kung fu ispirato al
personaggio del Maestro Miyagi, che ha allenato Dre Parker di
Jaden Smith nel film remake del 2010.
Da sempre molto attento a tematiche
come i legami famigliari, la disabilità e l’avanzare dell’età, il
regista Fabrizio Maria Cortese
aveva già affrontato tutto ciò con il suo film Ho amici in
Paradiso, andando poi a concentrarsi in particolare sulla
terza età con il film Free – Liberi, distribuito nel 2020. Con il suo nuovo
lungometraggio, Il meglio di te, egli torna su
questi temi realizzando un film estremamente personale, scritto a
partire da riflessioni scaturite in seguito alla scomparsa del
padre. La sceneggiatura – scritta da Cortese insieme a
Maria Azzurra De Lollis, Marcello
Cantoni e Carlo La Greca – riflette
dunque sullo scorrere del tempo, sull’evoluzione dei rapporti e sul
recupero di quanto andato perduto.
Un film struggente ma non
straziante, che pone dunque l’attenzione sui sentimenti ed emoziona
proprio per la sincerità con cui questi vengono raccontati. Il suo
passaggio televisivo è dunque l’occasione per scoprire o riscoprire
questo delicato ma intenso lungometraggio, capace di parlare una
lingua universale. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune
delle principali curiosità relative a Il meglio di
te. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama,
al cast di attori, alle location
dove il film è stato girato e alla colonna sonora
che lo accompagna. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il titolo nel
proprio catalogo.
La trama di Il meglio di te
Protagonisti del film sono
Antonio e Nicole, i quali dopo
essersi amati intensamente si sono ritrovati lontani, dispersi,
pieni di rabbia, di colpa e di delusione. L’inevitabile separazione
traccia allora un confine molto netto tra le loro vite e entrambi
proseguono da quel momento per la propria strada, in cerca di nuova
serenità. Quando però Antonio si ammala, Nicole decide di tornare
da lui mettendo da parte il risentimento del passato e cercando di
recuperare qualcosa di molto importante per lei. Quel
riavvicinamento sarà dunque l’occasione per loro per ripercorrere
la propria storia insieme, alla ricerca di risposte a situazioni
mai chiarite.
Il cast di Il meglio di te e le location dove è stato
girato
Ad interpretare Antonio e Nicole vi
sono gli attori Vincent Riotta e Maria
Grazia Cucinotta. Se quest’ultima è nota per film come
Il postino, I laureati e Il mondo non basta,
Riotta – attore britannico di origini italiane – è invece
conosciuto in Italia per la miniserie Il capo dei capi, ma
si è anche distinto per la sua partecipazione ai film
Il cavaliere oscuro,
Rush e House of Gucci. Accanto a loro, recitano gli attori
Anita Kravos – celebre per La grande bellezza e Alza la testa – nel
ruolo di Paola, Giusi Merli – vista in La grande bellezza e Dune – Parte due – in quello di Mimì e Simone
Montedoro – il capitano Giulio Tommasi di Don
Matteo – in quelli di Simone.
Completano poi il cast
Vanessa Contucci nel ruolo di Veronica,
Michele Olita in quello di Lello, Mattia
Iasevoli in quello di Lorenzo e Antonio
Roma in quello di Lucio. Grande protagonista del film è
però anche la Basilicata, regione dove si sono svolte le riprese e
che fa da cornice di questa storia. Mentre gli interni sono quelli
di una villa privata, gli esterni sono quelli di Brindisi
di Montagna, Satriano di Lucania,
Tricarico,Maratea, Pignola e
Potenza. Il film contribuisce così alla “scoperta”
cinematografica di questi luoghi, che permettono di allontanarsi da
classici ambienti del cinema per mostrare altre bellezze
paesaggistiche e urbane presenti in Italia.
La canzone di Giusy Ferreri
Degna di nota è ovviamente anche la
colonna sonora del film, curata da Valerio
Calisse, Daniele Bonaviri e
Gabriele Cannarozzo. Spicca poi in particolare il
brano della cantante Giusy Ferreri, che porta il
medesimo titolo del film. «Giusy mi piace tantissimo, adoro le
sue canzoni, quando ho scritto la sceneggiatura de Il meglio di te
le ho chiesto se aveva voglia di partecipare e lei ha accettato
dopo aver letto il copione.», ha raccontato Cortese in
un’intervista, nella quale
Ferreri ha invece raccontato di aver elaborato il brano a partire
da una musica già esistente ma ancora inutilizzata e di averci
«costruito sopra una nuova melodia entrando in sostanza in
quella che è la parte Nicole.»
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
Sfortunatamente il film non è ad
oggi presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente
attive in Italia. È però presente in prima visione assoluta nel
palinsesto televisivo di mercoledì 3 aprile alle
ore 21:30 sul canale Rai 1. Di
conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche
sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo si
potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda.
Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per
trovare il film e far partire la visione.
È ufficiale: Gli azionisti della
Disney hanno respinto il tentativo
dell’investitore attivista Nelson Peltz di
ottenere posti nel consiglio di amministrazione della società. Gli
investitori hanno votato per la rielezione di tutti e 12 i membri
del consiglio di amministrazione sostenuti dalla società, compreso
l’amministratore delegato Bob Iger, ponendo fine
alla più costosa
battaglia di deleghe aziendali della storia.
I risultati delle votazioni per i
candidati al consiglio di amministrazione della Disney sono stati
annunciati mercoledì in occasione dell’assemblea degli azionisti
della società per il 2024, che si è tenuta virtualmente.
Peltz, che dirige la società di investimenti
Trian Partners, non ha ottenuto abbastanza voti a
suo favore per ottenere un posto nel consiglio di amministrazione
(così come l’altro candidato di Trian, l’ex Disney
Jay Rasulo).
Horacio Gutierrez,
senior EVP, chief legal and compliance officer di Disney, che ha
supervisionato i lavori della riunione, ha dichiarato che le
tabulazioni preliminari dei voti hanno mostrato che i 12
amministratori di Disney hanno vinto la rielezione con un “margine
sostanziale”. (Ha aggiunto che i conteggi ufficiali dei voti
saranno resi noti nei successivi verbali della riunione).
Gli investitori hanno votato su tre
liste di candidati al consiglio di amministrazione in competizione
tra loro: la lista di 12 membri raccomandata dalla Disney stessa, i
candidati di Trian, Peltz e Rasulo, e i tre della società di
investimento Blackwells Capital, che non hanno ottenuto abbastanza
voti per aggiudicarsi un posto nel consiglio.
In una dichiarazione preparata, il
presidente della Disney Mark Parker ha dichiarato:
“Siamo immensamente grati ai nostri azionisti per il loro
investimento nella Disney e per la loro fiducia nel suo futuro, in
particolare in questo periodo di grandi cambiamenti nell’industria
dell’intrattenimento in generale. Abbiamo la fortuna di avere un
consiglio di amministrazione altamente qualificato che possiede un
profondo impegno per la forza duratura di questa azienda e
un’enorme quantità di esperienza e competenza, compresa la
pianificazione della successione“.
Parker ha anche ringraziato Iger,
“il suo eccezionale team di gestione” e i dipendenti della Disney
“per aver continuato a fare i conti con i consumatori e gli
azionisti durante questa distraente battaglia per procura”.
In una dichiarazione rilasciata
dopo i risultati del voto, Iger ha dichiarato:
“Voglio ringraziare i nostri azionisti per la fiducia che hanno
riposto nel nostro consiglio di amministrazione e nel management.
Con la distrazione del concorso per procura ormai alle spalle,
siamo ansiosi di concentrare il 100% della nostra attenzione sulle
nostre priorità più importanti: la crescita e la creazione di
valore per i nostri azionisti e l’eccellenza creativa per i nostri
consumatori“.
La Trian di Peltz aveva fatto una
campagna per un cambiamento urgente del consiglio di
amministrazione della Disney, citando la sottoperformance delle
azioni della società di media negli ultimi anni e la pianificazione
“pasticciata” del consiglio di amministrazione per la successione
all’ex amministratore delegato Bob Chapek (il
successore scelto da Iger, che è stato estromesso dopo meno di due
anni). In risposta, Disney ha dichiarato che il consiglio di
amministrazione sta già conducendo un diligente processo di
selezione dell’amministratore delegato “guidato da
amministratori delegati di successo con una recente e apprezzata
esperienza di successione“.
Ambientazioni antiche o medievali,
battaglie, eroismo, esotismo, temi profondi quali l’amore, l’odio,
la morte, il coraggio. Sono questi gli elementi caratterizzanti dei
cosiddetti film epici, i quali condividono molte
similitudini con poemi epici come l’Iliade e
l’Odissea, ma anche il ciclo di Re Artù e dei
Cavalieri della Tavola Rotonda, l’Orlando Furioso o
l’Epopea di Gilgamesh, giusto per citare i più celebri. La
Hollywood degli anni Sessanta è stata il luogo dove hanno preso
forma alcuni tra i più celebri film epici di
sempre, spesso caratterizzati da uno specifico sottogenere di
riferimento.
Film storico, di guerra, di
fantascienza,
fantasy o di carattere religioso, sono tanti i modi in cui i
film epici si sono manifestati nel tempo, sempre riproponendo gli
elementi citati in apertura anche se applicati al genere di
riferimento. Anche in tempi più recenti sono stati realizzati
lungometraggi di questo genere che meritano di essere visti e
approfonditi e per orientarsi tra i tanti titoli esistenti, ecco i
30film epici da vedere
assolutamente.
Film epici storici
I film epici di
carattere storico – sia che propongano vicende o personaggi
realmente esistiti, sia che si prendano libertà narrative
raccontano anche elementi originali – sono tra gli esempi più
celebri di questo genere di opere. Scopriamo alcuni tra i
migliori.
Sentieri selvaggi, John Ford
(1956). Un veterano confederato e il suo compagno mezzo Cherokee si
imbarcano in un lungo viaggio alla ricerca di una bambina rapita.
Grande classico del cinema, interpretato da John
Wayne, il film unisce il senso dell’epica proprio degli
antichi poemi ai canoni del genere western, divenendo uno dei più
celebri esempi di questo connubio.
Ben Hur, William Wyler (1959). Al tempo di
Gesù, un principe Ebreo viene tradito e mandato in schiavitù
insieme alla propria famiglia da un amico Romano. L’incontro con
Gesù in persona cambierà tutto. Affronterà il suo rivale in una
memorabile corsa con le bighe, con l’obiettivo di salvare la
propria famiglia. Charlton Heston è il
protagonista di questo memorabile film, il primo a vincere ben 11
Oscar, che pur non narrando fatti realmente avvenuti si basa su un
contesto storico documentato.
Spartacus,
Stanley Kubrick (1960). In un impero romano
decadente, il gladiatore Spartaco guida la rivolta degli schiavi, e
tenta di portare i suoi seguaci alla libertà. Prima dei film per
cui è principalmente noto, Kubrick realizza questo film epico
ispirato alla figura di uno schiavo romano realmente vissuto tra il
109 e il 71 a.C., interpretato nel film dal celebre Kirk
Douglas.
Lawrence d’Arabia, David Lean (1962). La
storia comincia al Cairo, dove, per la sua conoscenza delle tribù
beduine, il Luogotenente inglese T.E. Lawrence viene mandato in
cerca del principe Faisal e viene incaricato di essere il legame
tra arabi e britannici nella battaglia contro i turchi. Con l’aiuto
del nativo Sherif Ali, Lawrence si ribella contro gli ordini dei
superiori, e si imbarca in un lungo viaggio a dorso di un cammello
attraverso il deserto. Altro grande classico del cinema epico, il
film racconta di T. E. Lawrence, che guidò la rivolta araba durante
la prima guerra mondiale.
L’ultimo Imperatore, Bernardo
Bertolucci (1987). La storia della vita di Pu Yi, l’ultimo
imperatore della Cina, e del suo regno scosso da continui tumulti.
Dopo essere stato catturato dall’Armata Rossa come criminale di
guerra nel 1950, Pu Yi, in prigione, ripensa alla propria
giovinezza. Una vita di lusso ma isolata dal mondo esterno, e dalla
complessa situazione politica del Paese. Con la Rivoluzione, il suo
mondo viene completamente rivoltato.
Braveheart – Cuore impavido,
Mel Gibson (1995). La storia del leggendario eroe
scozzese del Tredicesimo secolo di nome William Wallace, che fece
alleare tutti i clan scozzesi con l’obiettivo di combattere il
monarca inglese Edoardo I, dopo aver sofferto una tragedia
personale causata da soldati inglesi. Wallace mette insieme un
gruppo di soldati scozzesi, non professionisti, che si rivela
essere più forte di qualunque esercito.
Il Gladiatore,
Ridley Scott (2000). Forse il film epico per
antonomasia. L’imperatore Commodo prende il potere e si libera di
Massimo, uno dei generali favoriti del padre e predecessore,
l’Imperatore-filosofo Marco Aurelio. Quest’ultima, infatti, aveva
designato Massimo come suo successore. Questi, però, viene venduto
in schiavitù e finisce per diventare uno dei combattenti del
Colosseo più famosi di Roma. La sua sete di giustizia lo porterà
però a sfidare il nuovo imperatore. Russell Crowe e Joaquin Phoenix guidano questo epico film, che
ha dato nuova vita a questo genere di opere.
Film epici di guerra
Anche il film di guerra si è spesso
e volentieri configurato come film epico, in quanto nei conflitti
bellici si possono ritrovare coraggio, amore, morte, gesta eroiche
e numerosi altri elementi proprio dell’opera epica.
Apocalypse Now, Francis Ford
Coppola (1979). Durante la guerra in Vietnam un agente
dell’esercito americano si avventura in Cambogia alla ricerca di un
pericoloso tiranno, il colonnello Kurtz, un tempo soldato modello
poi convertitosi alla causa del nemico. Coppola vola fino nelle
Filippine per realizzare quello che è considerato tra i film sulla
guerra del Vietnam più celebri di sempre, vivida rappresentazione
dell’insolubile dilemma morale costituito dalla guerra e del suo
essere esteriorizzazione degli orrori interni all’essere
umano.
Salvate il soldato Ryan, Steven Spielberg (1998). Nel 1944, un gruppo
di soldati riceve l’ordine di evacuare il soldato James Ryan da
dietro le linee tedesche. Ryan ha perso i suoi tre fratelli sul
campo di battaglia e ha bisogno di essere riportato a casa
rapidamente. Tra i più celebri film di Spielberg, che gli è valso
il secondo Oscar per la Miglior regia, è questo un film epico di
guerra che pone l’essere umano al centro di tutto.
Film epici biblici
I dieci
comandamenti, Cecil B. DeMille (1956).
Cresciuto come un principe egizio, Mosè scopre le sue origini
ebraiche e combatte contro il Faraone per liberare il popolo
ebraico dalla schiavitù. Un grande classico del cinema, apoteosi
non solo di un modo di intendere l’epica ma anche di una serie di
elementi tecnici all’epoca estremamente all’avanguardia.
Il re dei re, Nicholas Ray
(1961). Quando nasce Gesú a Betlemme, tutta la Giudea è in fermento
per la spietata dominazione romana. A ciò si aggiunge la tirannica
soggezione in cui è tenuto il popolo ebraico da Erode, una fosca
figura di regnante, cui presto succederà il figlio Antipa. Altro
grande classico del cinema epico di carattere biblico, con
Orson Welles con voce narrante.
La passione di Cristo, Mel Gibson (2005). Le ultime dodici ore di
vita di Gesù, dall’orto degli Ulivi, all’arresto e la condanna a
morte. La decisione di Ponzio Pilato di affidare la scelta alla
folla, la flagellazione e, infine, la crocifissione. Opera
controversa e oggetto di innumerevoli critiche, il film coniuga
elementi biblici ad uno sguardo ampio su una vicenda ricca di
dramma ed emozioni forti.
Film epici fantasy e di
fantascienza
La fantascienza e il fantasy sono da
sempre due generi con cui l’epica ben si sposa. I loro canoni
estetici e narrativi sono infatti facilmente adattabili all’epica,
che trova così nuova vita e rinnovato valore.
2001: Odissea nello spazio,
Stanley Kubric (1968). Il dottor Bowman viene
inviato nello spazio con altri astronauti a studiare un monolite
nero. Durante il viaggio, HAL, il computer di bordo dell’astronave,
comincia a disobbedire agli ordini e ciò porta alla resa dei conti
tra uomo e macchina. Ancora Kubric, qui con uno dei suoi massimi
capolavori. Un film enigmatico nel quale si ritrovano però tensioni
ed emozioni propri del cinema epico.
Star
Wars (1977). Con l’aiuto di fedeli robot e altri
preziosi alleati, il giovane Luke Skywalker deve salvare la
principessa ribelle Leila e sconfiggere l’Impero che costringe la
galassia sotto il suo controllo. Grande classico della
fantascienza, questo film di George Lucas è a sua
volta uno dei film d’avventura più celebri ed iconici di sempre,
così come i diversi sequel usciti nel corso del tempo. (Qui
la recensione)
Il Signore degli Anelli (trilogia)
(2001-2003). Un giovane hobbit e un variegato gruppo, composto da
umani, un nano, un elfo e altri hobbit, partono per un delicata
missione, guidati dal potente mago Gandalf. Devono distruggere un
anello magico e sconfiggere così il malvagio Sauron. I tre
film di questa trilogia –
La Compagnia dell’Anello,
Le due torri e Il ritorno del re – contribuirono alla rinnovata
popolarità del genere d’avventura, mescolato in questo caso con
evidente elementi fantasy.
300, Zack Snyder (2007). Nel
480 a.C., la Grecia è in guerra con la Persia, guidata dal re
Serse. Il re Leonida, re della città di Sparta, conduce un esercito
di trecento uomini alla storica battaglia delle Termopili, contro
l’enorme esercito persiano. Nonostante la consapevolezza
dall’andare incontro a morte certa, gli uomini combattono con
onore, e il loro sacrificio ispira tutti i greci ad unirsi contro
il nemico comune. Snyder adatta l’omonima graphic novel dando vita
ad un film a metà tra lo storico e il fantasy, data la presenza di
diversi elementi appartenente al mondo del fantastico.
Dune e
Dune –
Parte Due, Denis Villeneuve (2021 e 2024). In un
distante futuro dell’umanità, il duca Leto Atreides accetta la
gestione di un pericoloso pianeta, Dune,
l’unica fonte di una droga in grado di allungare la vita e fornire
eccezionali capacità mentali, ma la cosa lo porterà alla rovina.
Suo figlio Paul Atreides giurerà dunque vendetta contro coloro che
hanno distrutto la sua famiglia, andando incontro al suo destino di
messia. Villeneuve adatta il romanzo di Frank
Herbert in due film straordinari dove il connubio tra
epica e fantascienza tocca i massimi livelli.
Film epici recenti
Sebbene i film epici in senso
tradizionale siano oggi piuttosto rari, ci sono stati anche negli
ultimi anni alcuni titoli che a loro modo si sono rifatti a questa
tipologia di opere per raccontare nuove ed entusiasmanti vicende.
Eccone 5 tra i più importanti.
Il primo
re, Matteo Rovere (2019). Due
fratelli, Romolo e Remo, catturati e resi schiavi dai cittadini di
Alba Longa, guidano una rivolta delle popolazioni italiche. La
nascita di una nuova tribù dal destino glorioso metterà però i due
l’uno contro l’altro. Rovere rispolvera il film epico in Italia
proponendo una strabiliante ricostruzione della nascita di Roma,
attraverso trucchi, costumi, scenografie e la lingua latina. (Qui
la recensione).
Sir Gawain e il Cavaliere Verde, David
Lowery (2021). Il nipote di Re Artù intraprende un’audace
ricerca per affrontare il Cavaliere Verde, un misterioso gigante
che appare a Camelot. Rischiando la testa, si imbarca in
un’avventura epica per mettersi alla prova con la sua famiglia e la
sua corte. Ispirato al poema cavalleresco Sir Gawain e il
Cavaliere Verde, il film di Lowery con protagonista Dev Patel è un’appassionante e suggestiva
riflessione sulla morte e il valore della vita. (Qui
la recensione).
The
Northman, Robert Eggers (2021). Il
principe Amleth sta per diventare un uomo quando suo padre viene
brutalmente assassinato. Due decenni dopo, Amleth, ora un vichingo,
incontra una veggente che gli ricorda il suo voto. Al suo terzo
lungometraggio, Eggers realizza un’opera epica ispirata a Gesta
Danorum di Saxo Grammaticus e all’Amleto di Shakespeare.
Protagonista, nel ruolo di Amleth, è l’attore Alexander Skarsgard. (Qui
la recensione).
Napoleon,
Ridley Scott (2023). La rapida e spietata
scalata di Napoleone Bonaparte per diventare imperatore di Francia
si scontra con la sua disfunzionale e volatile relazione con la
moglie Giuseppina, il suo vero amore. Joaquin Phoenix torna a collaborare con Scott
assumendo i panni del celebre imperatore francese in un film epico
che ha fatto tanto discutere per il
suo ritratto sia di Napoleone che delle sue gesta. (Qui
la recensione).
Killers of the Flower Moon, Martin Scorsese (2023). Negli anni Venti,
alcuni membri della tribù di nativi americani Osage, della contea
di Osage, in Oklahoma, vengono assassinati dopo che del petrolio
viene trovato sulla loro terra, e l’FBI
decide di indagare. Scorsese torna alla regia realizzando non solo
uno dei migliori film dell’anno ma anche dei tempi recenti. Un
racconto epico che coniuga western e gangster movie con
una capacità narrativa inarrivabili. Nel cast, Leonardo DiCaprio,
Lily Gladstone e Robert De Niro. (Qui
la recensione).
Film epici cinesi
Il cinema cinese ha in più occasioni
dimostrato di essere ricco di risorse e sorprese e diversi film
epici provenienti da questo paese si sono nel tempo affermati come
opere di grande valore. Ecco i tre migliori.
La tigre e il
dragone,
Ang Lee (2001). Li Mu Bai, esperto di arti marziali,
affida alla sua amata, un’abile guerriera, una spada dai poteri
magici. Quando l’arma viene rubata dai suoi nemici, i due
innamorati intraprendono una pericolosa missione per recuperarla.
Premiato con l’Oscar per il Miglior film straniero, è questo un
film di genere wuxia, incentrato dunque sulle arti
marziali, dove si ripercorrono epici combattimenti e profondi
sentimenti.
7 guerrieri,
Ronny Yu (2013). Nell’antica Cina, i sette figli
di un ufficiale prigioniero cercano di salvare il padre minacciato
da un esercito di migliaia di persone. La storia è basata su una
leggenda cinese intitolata “I generali della famiglia
Yang“, a sua volta tratta da una vicenda reale. 7
guerrieri è ancora oggi uno dei più popolari film epici
prodotti in Cina.
800 eroi,
Guan Hu (2020). La storia della battaglia fra Cina
e Giappone durante gli anni Trenta a Shanghai. Di fronte
all’avanzata dell’esercito giapponese, circa 800 soldati cinesi
resistono agli assalti imperiali. Ambientato nel corso della
battaglia di Shanghai verificatasi durante la brutale seconda
guerra sino-giapponese, il film è un altro grande esempio di epica
cinese, affermatosi come il secondo maggiore incasso mondiale del
2020. (Qui
la recensione).
Film epici su Netflix
Anche su Netflix
si possono trovare diversi film epici da vedere, ma qui di seguito
si riportano i Netflix Original, titoli che non si possono trovare
da nessun’altra parte se non su tale piattaforma.
Il re,
David Michod (2019). Il giovane Hal ha abbandonato
le sue responsabilità per vivere liberamente tra la gente comune,
ma quando le circostanze familiari lo costringono ad accettare il
trono d’Inghilterra, non ha altra scelta che accettare il suo
destino. Protagonista di questo film ispirato in maniera
estremamente libera all’Enrico V di William Shakespeare, è l’attore
Timothée Chalamet, alle prese con una delle
sue prove d’attore più cupe. (Qui
la recensione).
Outlaw King – Il re
fuorilegge, David Mackenzie (2018). Dopo
essere stato incoronato re di Scozia, il leggendario guerriero
Robert Bruce viene costretto all’esilio dagli inglesi. Postosi a
guida di una banda di fuorilegge, l’uomo reclama il trono. Il film,
incentrato sulla figura storica di Roberto I di Scozia, è
interpretato da Chris Pine.
Niente di nuovo sul fronte occidentale,
Edward Berger (2022). Nella Germania del 1917, il
giovane Paul Baumer mente riguardo la sua età per potersi arruolare
con i suoi amici, tutti giovani uomini patrioti. La realtà della
guerra però, smantella quasi immediatamente la loro esuberanza.
Berger propone un nuovo adattamento del celebre romanzo di
Erich Maria Remarque, premiato vincitore di 4
Oscar tra cui Miglior film internazionale. (Qui
la recensione).
Rebel Moon,
Zack Snyder (2023). Quando le forze armate del
Mondo Madre minacciano un tranquillo villaggio di contadini su una
luna distante, una misteriosa outsider diventa l’unica speranza di
sopravvivenza. Snyder torna all’epica, stavolta con un film di fantascienza diviso in due
parti, Figlia del
fuoco e La sfregiatrice, dove si rielabora la figura del
potere malvagio e di coloro che tentano di opporvisi. (Qui
la recensione della Parte 1).
Troy – La caduta di
Troia (2018). Mentre è alla ricerca della donna che
Afrodite gli ha promesso, Paride scopre la sua vera identità e si
innamora perdutamente di Elena di Sparta. Così, ha inizio la guerra
di Troia. In questa miniserie di 8 puntate, si ripercorre la
vicenda narrata nel poema epico Iliade, con la guerra tra
greci e troiani già a suo modo proposta dal celebre film del 2004
Troy.
Il cast della quarta stagione di
The
Witcher – stagione 4 si è
ampliato: altre tre star si sono unite alla prossima stagione
dell’adattamento della serie The
Witcher di Netflix.
Variety ha riportato che
Danny Woodburn, Sharlto Copley e James Purefoy si
sono uniti al cast di The
Witcher – stagione 4, il
quarto capitolo di The
Witcher. Woodburn interpreterà il memorabile
personaggio del nano Zoltan, mentre
Copley vestirà i panni del cacciatore di
taglie Leo Bonhart. Infine, Purefoy avrà il ruolo
del consigliere di corte e spia Skellen.
Woodburn ha una vasta filmografia
di film e televisione, tra cui apparizioni in Watchmen e Teenage
Mutant Ninja Turtles del 2014, mentre uno dei suoi
ruoli più famosi è quello di Mickey, l’amico di Kramer in Seinfeld.
Copley è già apparso in
District 9, The
A-Team ed Elysium,
oltre che in Monkey
Man, mentre Purefoy è apparso in film come A
Knight’s Tale, V for Vendetta e Fisherman’s
Friends.
In precedenza la serie era guidata
da Henry Cavill nel ruolo di Geralt di Rivia, ma
la terza stagione ha segnato l’ultima stagione di Cavill nei panni
del cacciatore, sostituito da Liam Hemsworth, veterano di Hunger Games, a partire dalla quarta stagione. La
serie è interpretata anche da
Freya Allan nel ruolo della principessa Ciri,
Anya Chalotra nel ruolo di Yennefer di Vengerberg e
Joey Batey nel ruolo di Jaskier.
Cosa sappiamo su The Witcher –
stagione 4
La produzione della quarta stagione
di “The
Witcher” inizierà questa primavera. La terza stagione della
serie è andata in onda su Netflix tra giugno e luglio 2023. La descrizione
ufficiale della nuova stagione afferma che:
“Dopo gli sconvolgenti eventi
che hanno alterato il Continente e che hanno chiuso la terza
stagione, la nuova stagione segue Geralt, Yennefer e Ciri che si
trovano a dover attraversare il Continente devastato dalla guerra e
i suoi numerosi demoni separati gli uni dagli altri. Se riusciranno
ad abbracciare e guidare i gruppi di disadattati in cui si trovano,
avranno la possibilità di sopravvivere al battesimo del fuoco e di
ritrovarsi.“
Chi ha creato The Witcher?
Basato sui racconti e sui romanzi
di Andrzej Sapkowski, The
Witcher è creato e prodotto esecutivamente da
Lauren Schmidt Hissrich, che ne è anche la showrunner. Sean
Daniel e Jason Brown della Sean Daniel Company sono i
produttori esecutivi insieme a Tomek Baginski e Jarek Sawko della
Platige Image.
Ricorre oggi il centenario di
Marlon Brando, il “selvaggio” di Hollywood che
attraversò a testa alta il passaggio dal cinema classico al cinema
moderno senza restarne schiacciato, ma anzi contribuendo
attivamente alla rivoluzione in corso. Vincitore di due premi Oscar
(nel 1955 per Fronte del porto e nel 1973 per Il padrino), Brando si distinse infatti per un
approccio estremamente fisico, quasi animalesco, ai suoi
personaggi, rifuggendo da ogni teatralità per andare alla
ricerca della loro vera anima e psicologia.
Ma Brando è ricordato non solo per
i suoi ruoli quanto anche per le tante vicissitudini personali che
hanno contribuito alla formazione del suo mito. Dalle numerose
cause umanitarie sostenute alla turbolenta vita sentimentale e fino
alle tragedie legate ai figli. Ma mentre questi sono aspetti che
appunto non fanno che confermare la natura di “genio e
sregolatezza” di Brando, è sul suo lascito artistico che oggi ha
più che mai senso interrogarsi.
Interpretazioni come quelle in
Un tram chiamato Desiderio, Fronte del porto, Il selvaggio,
Il padrino, Ultimo tango a Parigi e Apocalypse
Now – tanto per citare le più celebrate – sono ancora oggi
considerate tra le più memorabili interpretazioni della storia
della recitazione. Brando ha infatti dato vita ad uno scarto enorme
rispetto alla generazione precedente di attori, segnando nuovi
standard per quella venuta in seguito e che avrà proprio lui come
nume tutelare.
Scomparso ormai da 20 anni, Brando
continua dunque ad essere una figura di riferimento
imprescindibile, a cui la
prossima edizione del Torino Film Festival
dedicherà come noto una rassegna celebrativa proprio in occasione
del suo centenario, con 24 titoli che ne ripercorrono la carriera
dagli esordi del 1950 fino a una delle ultime interpretazioni del
1996. Sarà dunque l’ennesima occasione per riscoprire questo
gigante della recitazione.
In occasione dell’arrivo in sala di
Un
mondo a parte, commedia distribuita da Medusa
Film, UCI Cinemas ospiterà il tour del regista Riccardo
Milani e dei protagonisti del film Antonio Albanese e Virginia
Raffaele.
I tre, a partire dal 29
marzo, presenteranno il film in diverse multisala del
Circuito, incontrando gli spettatori prima della proiezione. Di
seguito le tappe del tour:
Venerdì 29 marzo: UCI Parco Leonardo alle ore
19:00
Sabato 30 marzo: UCI Luxe Campi Bisenzio alle
ore 16:30
Domenica 31 marzo: UCI Porta di Roma
alle ore 19:30
Giovedì 4 aprile: UCI Cinepolis Marcianise
alle ore 20:30
Venerdì 5 aprile: UCI Casoria alle ore
19:30
Sabato 6 aprile: UCI Showville Bari alle ore
19:45
Domenica 7 aprile: UCI Molfetta alle ore
20:00
Un
mondo a parte racconta la storia del maestro
elementare Michele Cortese, a cui sembra aprirsi una nuova vita.
Dopo 40 anni di insegnamento nella giungla romana, Cortese, riesce
a farsi assegnare all’Istituto Cesidio Gentile detto Jurico: una
scuola composta da un’unica pluriclasse, con bambini dai 7 ai 10
anni, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo.
Grazie all’aiuto della vicepreside
Agnese e dei bambini, il maestro supera la sua inadeguatezza
metropolitana e diventa uno di loro. Quando tutto sembra andare per
il meglio però, arriva la notizia che la scuola, per mancanza di
iscrizioni, a giugno chiuderà. Inizia così una corsa contro il
tempo per evitarne la chiusura in qualsiasi modo.
La Warner Bros. tornerà al franchise
dell’eletto con Matrix 5. Lo studio ha annunciato
che un quinto film è in fase di sviluppo. Sarà il primo capitolo
senza Lana o Lily Wachowski come registe. Invece,
lo sceneggiatore di The MartianDrew Goddard si
occuperà della regia. Scriverà anche la sceneggiatura e produrrà il
film insieme alla sua compagna della Goddard Textiles,
Sarah Esberg. Lana Wachowski, che
ha diretto l’ultimo episodio del franchise,
Matrix: Resurrections del 2021, è la produttrice
esecutiva.
Non è chiaro chi dell’universo di
Matrix tornerà: Keanu Reeves e Carrie-Anne
Moss hanno interpretato tutti i film precedenti come Neo e
Trinity, mentre Yahya Abdul-MateenII, Jonathan Groff, Neil
Patrick Harris e Priyanka Chopra Jonas si
sono uniti all’universo di Matrix nell’iterazione più recente.
I dettagli della trama non sono
stati rivelati, ma il presidente della produzione della Warner
Bros. Motion Pictures, Jesse Ehrman, anticipa che
la storia farà avanzare il mondo fantasy senza allontanarsi troppo
da ciò che ha reso la serie un successo.
“Drew è arrivato alla Warner
Bros. con una nuova idea che tutti noi crediamo sarebbe un modo
incredibile per continuare il mondo di Matrix, sia onorando ciò che
Lana e Lilly iniziarono più di 25 anni fa, sia offrendo una
prospettiva unica basata sul suo amore per il mondo di
Matrix”, ha detto Ehrman in una nota. “L’intero team della
Warner Bros. Discovery è entusiasta che Drew realizzi questo nuovo
film di ‘Matrix’, aggiungendo la sua visione al canone
cinematografico che le Wachowski hanno impiegato un quarto di
secolo a costruire qui in studio”.
The Matrix, che ha dato il via al franchise
nel 1999, è considerato uno dei film di fantascienza più influenti di
tutti i tempi. Ha ispirato tre sequel, The Matrix Reloaded e The Matrix Revolutions del 2003 e The Matrix Resurrections del 2021. Il quarto
episodio, arrivato dopo un intervallo di 18 anni e il primo ad
essere diretto esclusivamente da Lana, è stato un’enorme delusione
al botteghino. Ciò è in parte dovuto al fatto cheil film, come
l’intera lista del 2021 di Warner Bros., era disponibile
contemporaneamente su HBO Max senza costi aggiuntivi.
Le Deuxième Acte (The Second
Act titolo internazionale) di Quentin
Dupieux, l’ultimo film del prolifico regista e
sceneggiatore francese, che è anche musicista, aprirà il prossimo
Festival
di Cannes. Presentata fuori concorso in prima mondiale
sulla Croisette martedì 14 maggio, questa commedia in quattro parti
uscirà lo stesso giorno in tutte le sale francesi.
Per inaugurare i festeggiamenti
della 77a edizione, un artista audace e imprevedibile calcherà il
tappeto rosso del Grand Théâtre Lumière, circondato da tutta la sua
squadra. Regista che abbraccia la libertà – nel tono, nella forma e
nel soggetto – Quentin Dupieux si è liberato dalle
convenzioni attraverso un corpus di opere già vasto (13
lungometraggi in 17 anni), stabilendo l’assurdo come genere a sé
stante e sconvolgendo tutto gli altri e The Second
Act è un perfetto esempio di questo!
Come i precedenti, The
Second Act si presenta come una nuova mise en
abyme attorno alla recitazione – già uno dei temi centrali di
Yannick e Daaaaaali! Il cast è tanto prestigioso quanto
inaspettato: Léa
Seydoux, Vincent Lindon e Louis
Garrel entrano per la prima volta nell’universo demenziale
di Quentin Dupieux, mentre Raphaël
Quenard ritorna per la quarta volta, dopo Mandibles,
Smoking Causes Coughing e
Yannick.
Apple
TV+ ha svelato oggi la seconda stagione di Il
premio del destino, la serie comedy creata dal vincitore
dell’Emmy David West Read (“Schitt’s Creek”) e
interpretata da un cast corale guidato da Chris
O’Dowd.
Il premio del destino:
quando esce e dove vederla in streaming
La nuova stagione, composta da 10
episodi, farà il suo debutto su Apple TV+ il 24
aprile con i primi tre episodi, seguiti da un nuovo episodio
settimanale ogni mercoledì fino al 12 giugno.
Il premio del destino: la
trama e il cast
Basata sull’omonimo romanzo di
M.O. Walsh, la seconda stagione torna a seguire gli abitanti di
Deerfield quando la macchina Morpho li prepara per la misteriosa
“fase successiva”. Mentre i potenziali rivelati di ognuno vengono
scambiati per visioni, nascono nuove relazioni e si pongono
nuove domande in città. Dusty (Chris O’Dowd) e Cass (Gabrielle
Dennis) decidono di separarsi, mentre Trina (Djouliet Amara) e
Jacob (Sammy Fourlas) imparano che possono liberarsi delle loro
vecchie etichette. Giorgio (Josh Segarra) e Izzy (Crystal Fox)
trovano la propria storia d’amore, mentre Hana (Ally Maki) e Padre
Reuben (Damon Gupton) cercano di scoprire quale sia lo scopo della
macchina. La piccola comunità si trova ancora una volta a mettere
in discussione ciò che pensava di sapere sulla vita dei propri
abitanti, sui loro rapporti, le loro potenzialità e sulla Morpho
stessa.
La seconda stagione accoglie
vecchie e nuove guest star, tra cui Justine Lupe, Aaron Roman
Weiner, Mary Holland, Patrick Kerr, Cocoa Brown, Carrie Barrett,
Elizabeth Hunter, Jim Meskimen, Matt Dellapina e Melissa Ponzio ed
è prodotta da Skydance Television e CJ ENM/Studio Dragon.
David West Read è showrunner e
produttore esecutivo, insieme a David Ellison, Dana Goldberg e Matt
Thunell per Skydance Television, Miky Lee, Jey-hyun Kim e Hyun Park
per Studio Dragon, Bill Bost e Sarah Walker. Steven Tsuchida,
Heather Jack, Jordan Canning, Satya Bhabha e Declan Lowney dirigono
la serie.
La prima stagione di “Il premio del
destino” ha rapidamente raggiunto lo status Certified Fresh su
Rotten Tomatoes ed è stata definita come “stimolante”, “esilarante”
e “uno dei migliori debutti comici degli ultimi anni”.
Dopo il successo di
The
Sandman, arriva su NetflixDead Boy Detectives, la
nuova serie ispirata all’universo dell’omonimo comic book di
Neil Gaiman. Demoni, fantasmi e personaggi
dell’universo di The
Sandman, tra cui Morte, ritornano nella serie – di cui
da oggi è disponibile il trailer – in arrivo solo su Netflix dal 25
aprile.
I Dead Boy
Detectives sono sono Edwin Payne (George
Rexstrew) e Charles Rowland (Jayden
Revri), ovvero “il cervello” e “i muscoli” dell’agenzia
Detective defunti. Adolescenti nati a decenni di distanza che si
incontrano nell’aldilà, Edwin e Charles sono migliori amici e
fantasmi…che si occupano di risolvere misteri. Insieme affrontano
folli avventure, incluso sfuggire a streghe malvagie, all’inferno e
alla Morte stessa. Con l’aiuto di una sensitiva di nome Crystal
(Kassius Nelson) e della sua amica Niko (Yuyu Kitamura) riescono a
risolvere alcuni dei casi paranormali più complessi del mondo dei
mortali.
Dead Boy Detectives è
stata sviluppata da Steve Yockey (che ha rivestito il ruolo di
co-showrunner insieme a Beth Schwartz) ed è stata prodotta da Greg
Berlanti. Anche Jeremy Carver e Sarah Schechter si occupano della
produzione esecutiva.
Nel cast della serie
George Rexstrew e Jayden Revri nel ruolo rispettivamente di Edwin e
Charles, Kassius Nelson nel ruolo della sensitiva Crystal e Yuyu
Kitamura in quello della sua amica Niko. Oltre a loro anche Jenn
Lyon, Briana Cuoco, Lukas Gage, David Iacono e Ruth Connell.
Entertainment Weekly ha rivelato
che la star di LoganDafne Keen interpreterà una Padawan
Theelin chiamata Jecki Lon inThe
Acolyte: La Seguace. Padawan del Maestro Jedi Sol
di Lee Jung-jae, sembra che lo aiuterà a indagare
sulla misteriosa minaccia, probabilmente Sith, per l’Ordine Jedi.
Il sito ha anche incontrato l’attrice e le ha chiesto cosa potesse
dire sul ruolo di Jecki Lon nella prossima serie TV di Star
Wars.
“Beh, sono molto felice che ora
conosciamo il suo nome, perché è stato segreto per così tanto
tempo. E sono molto felice di poter dire che è un’aliena, una
Padawan e una Jedi. Lei è una specie mista: in parte Theelin, in
parte umana.” “È davvero fantastica e ho dei combattimenti davvero
fantastici con la spada laser. La adoro davvero”, ha
continuato Keen. “È un personaggio fantastico ed è stato
davvero divertente da interpretare. Sono molto emozionata che sia
uscito il trailer. Ero in fermento da giorni.”
Alla richiesta di dettagli sul tipo
di rapporto che la Padawan ha con il suo Maestro, ha aggiunto:
“Direi che è una Padawan molto devota. È decisamente in
soggezione nei suoi confronti in un modo molto dolce. E’ molto
devota verso di lui in un modo tale che penso abbiano un rapporto
molto dolce, ma lei è molto più consapevole della differenza di
autorità rispetto, ad esempio, a Obi-Wan e Anakin. Si dice cose del
tipo‘No, lui è il maestro e io sono il Padawan e lui
è perfetto. E tutto quello che dice, devo seguirlo alla
lettera.'”
Si tratta di uno dei tanti nuovi
personaggi che incontreremo nello show, ovviamente, e con un
assassino in libertà e i giorni migliori dell’Ordine Jedi prossimi
alla fine, non prevediamo che tutti ne usciranno vivi. Ci sono
piani provvisori per una seconda stagione, quindi vedremo cosa
succede.
'Star Wars: The Acolyte' exclusive first
photos of Jecki Lon: 'She is a very dedicated Padawan,' Dafne Keen
tells 'Entertainment Weekly' of her character. https://t.co/GL8bA4C2Do
“Vedrete un po’ di Vernestra
Rwoh dai romanzi dell’Alta Repubblica. Finisce per essere in
live-action per la prima volta, quindi è sicuramente un cameo per
quel pubblico, direi. Ci sono molti cammei di specie aliene che non
credo di aver mai visto in un live-action post-Disney, come ad
esempio un Jedi zigeriano e un Jedi mezzo texano e mezzo
umano“.
“C’è anche un sacco di roba
dell’Unione Europea che ho potuto utilizzare. Nessuno mi ha
fermato, quindi l’ho fatto“, aggiunge
Headland. “Quindi se siete fan, ci sarà una
specie che potreste riconoscere. Ci sono anche alcuni elementi
narrativi. In pratica, ci sono abbastanza uova di Pasqua se siete
fan della Trilogia Originale, dei Prequel o delle Guerre dei Cloni.
E poi c’è qualche spruzzata di UE“.
Siamo curiosi di vedere come verrà
realizzato, soprattutto perché sembra essere una svolta narrativa
così drastica per l’era della Lucasfilm di proprietà della
Disney (la storia si svolge alla fine dell’era
dell’Alta Repubblica, circa 100 anni prima degli
eventi de La minaccia fantasma).
The Acolyte: La Seguace arriverà su Disney+ con una première di due episodi
il 4 giugno.
La sinossi ufficiale recita:
“Un’indagine su una scioccante serie di crimini mette un
rispettato Maestro Jedi (Lee) contro una pericolosa guerriera del
suo passato (Stenberg). Mentre emergono altri indizi, i due
percorrono un sentiero oscuro dove forze sinistre rivelano che
tutto non è ciò che sembra“. La serie è ambientata durante
l’era dell’Alta Repubblica della linea temporale di Star Wars, ovvero prima degli eventi dei film di
Star Wars.
Dopo il successo di
The
Sandman, arriva su NetflixDead Boy
Detectives, la nuova serie ispirata all’universo
dell’omonimo comic book di Neil Gaiman. Demoni,
fantasmi e personaggi dell’universo di The
Sandman, tra cui Morte, ritornano nella serie – di cui
da oggi è disponibile il trailer – in arrivo solo su Netflix dal 25
aprile.
I Dead Boy
Detectives sono sono Edwin Payne (George Rexstrew) e
Charles Rowland (Jayden Revri), ovvero “il cervello” e “i muscoli”
dell’agenzia Detective defunti. Adolescenti nati a decenni di
distanza che si incontrano nell’aldilà, Edwin e Charles sono
migliori amici e fantasmi…che si occupano di risolvere misteri.
Insieme affrontano folli avventure, incluso sfuggire a streghe
malvagie, all’inferno e alla Morte stessa. Con l’aiuto di una
sensitiva di nome Crystal (Kassius Nelson) e della sua amica Niko
(Yuyu Kitamura) riescono a risolvere alcuni dei casi paranormali
più complessi del mondo dei mortali.
Dead Boy
Detectives è stata sviluppata da Steve Yockey (che ha
rivestito il ruolo di co-showrunner insieme a Beth Schwartz) ed è
stata prodotta da Greg Berlanti. Anche Jeremy Carver e Sarah
Schechter si occupano della produzione esecutiva.
Nel cast della serie
George Rexstrew e Jayden Revri nel ruolo
rispettivamente di Edwin e Charles, Kassius Nelson nel ruolo della
sensitiva Crystal e Yuyu Kitamura in quello della sua amica Niko.
Oltre a loro anche Jenn Lyon, Briana Cuoco, Lukas Gage, David
Iacono e Ruth Connell.
Definito, non senza
esagerazione, come il film rivelazione della Mostra del Cinema di
Venezia 2023, arriva al cinema Tatami,
film diretto dal regista di origine israeliana Guy
Nattiv (Premio Oscar per Skin) e dalla
regista e attrice franco-iraniana Zar Amir
(Miglior Attrice a Cannes per Holy Spider) che il
Direttore Alberto Barbera ha definito “un
thriller di forza politica impressionante” inserendolo nella
sezione Orizzonti di Venezia 80. Una storia molto attuale, nel suo
raccontare del divieto agli atleti iraniani a incontrare gli
avversari israeliani in occasione di eventi internazionali e della
rinuncia di molti di quelli ai propri sogni, o alla propria vita.
Variety, anche per questo, ne aveva parlato come di un film
“straordinario potente, glorioso” e “destinato a fare la storia”,
ora saranno gli spettatori italiani a poter giudicare, in sala,
dove BiM lo distribuisce dal 4 aprile.
Tatami, la trama
Arrivata ai campionati
mondiali di judo con la convinzione di far bene, dopo i primi
incontri vittoriosi la judoka iraniana Leila Hosseini
(Arienne Mandi) e la sua allenatrice Maryam
Ghanbari (Zar Amir) ricevono l’ordine da parte
della Federazione nazionale e dalla ‘Guida Suprema’ della
Repubblica islamica di ritirarsi dalla che competizione. Leila
dovrà fingere un infortunio per non incontrare l’avversaria
israeliana (Lir Katz) e non essere vista come
traditrice dello Stato, ma soprattutto per non vedere minacciata la
propria libertà e quella della sua famiglia. Terrorizzata per la
sorte del marito, del figlio piccolo e degli anziani genitori,
Leila non vuole però obbedire al regime, come la sua allenatrice la
implora di fare, e rinunciare a quell’oro per il quale ha
sacrificato tanto.
Il
primo film co-diretto da un’iraniana e un
israeliano
“La storia che
raccontiamo in questo film è la storia di troppi atleti iraniani
che hanno perso le opportunità della vita e sono stati talvolta
costretti a lasciare il proprio Paese e i propri cari a causa del
conflitto tra governi“, ha dichiarato Zar
Amir-Ebrahimi, che con il collega ricompone dietro la
macchina da presa un’accoppiata che sana idealmente il conflitto
mostrato sullo schermo e si propone di omaggiare la memoria delle
varie Sadaf Khadem (prima pugile iraniana a
rifugiarsi in Francia, dove è diventata promotrice dei diritti
delle donne) Elnaz Rekabi (l’arrampicatrice su
roccia che ha gareggiato senza indossare la hijab, consapevole di
rischiare la morte al suo ritorno), Kimia Alizadeh
(ragazza prodigio del taekwondo iraniano che ha lasciato il paese
insieme al marito a causa delle minacce governative), e molte
altre.
Tatami è un invito alla fratellanza che arrivano
in un momento in cui il prolungato massacro in corso nella Striscia
di Gaza rischia di portare a una escalation pericolosa, dopo
l’attacco a Damasco di questi giorni e la reazione iraniana. Due
modi diversi di fare la storia, che i registi sottolineano anche
con il racconto sullo schermo, girato “a due ore di distanza da Tel
Aviv e da Tehran, a Tbilisi, in Georgia”, al crocevia tra Asia ed
Europa, dove si svolgono i Campionati Mondiali teatro del
dramma.
Forma e sostanza di un dramma moderno e
contemporaneo
Che sin dall’inizio punta
a combinare immagini ricche di significati con una forma capace di
sostenerle e sottolinearle. Come per il bianco e nero scelto per
evidenziare la polarizzazione e il radicalismo della realtà
rappresentata (e che a qualcuno ricorderà certo Von Trier o i
vecchi Coen, anche per i primi piani insistiti e le riprese di
dettagli ‘secondari’, anche fisici). O come per la circolarità e
compiutezza che suggeriscono le immagini iniziale e finale,
speculari e insieme assolutamente opposte e contrarie, e la scelta
di ritirarsi a osservare da lontano, in alcuni casi da dietro una
porta, con una visuale ridotta, che evidenzia – anche oltre il
necessario – il ruolo del regista e la sua distanza dall’oggetto,
spostando il punto di vista dello stesso spettatore e invitandolo a
considerarne di diversi.
Foto di Juda Khatia Psuturi
C’è una sorta di
didascalismo in queste esagerazioni (per esempio, nella difficoltà
di respirare della protagonista durante i quarti di finale) del
quale si sarebbe potuto fare a meno, ma che non indebolisce la
drammaturgia generale. Anzi. Più variazione sul tema del
courtroom drama che film sportivo tout court, nonostante
ambientazione e cliché, Tatami guarda all’epica oltre che al
cinema politico, sempre riuscendo a far convivere anime tanto
diverse approfittando di flashback e linee parallele (con gli
accenni alla sorte di familiari e amici rimasti in Iran). Elementi
– apparentemente inessenziali – che aggiungono dinamismo alla
storia, ma che pur interrompendo la sostanziale unità di tempo
(tutto si svolge in una notte) e luogo scelta non allentano la
tensione né distraggono dal racconto principale, grazie anche al
fondamentale apporto della fotografia di Todd
Martin e del montaggio di Yuval Orr.
Una
guerra senza vincitori
Il resto, lo fanno le due
intense protagoniste, la judoka e l’allenatrice, e in generale le
tante donne che circondano la stessa Leila, dalla sua ipotetica
avversaria Shani (con la quale il rapporto umano sarebbe diverso se
non fosse condizionato dalle politiche di nazioni che continuano
guerre senza fine, a meno di non sterminare intere etnie) alle
rappresentanti dell’istituzione sportiva (ma è facile vedere nella
Federazione mondiale di Judo una ipotetica ONU), costrette a
scontrarsi tra loro da un sistema che le priva della libertà e le
sfrutta. L’impotenza, la paura e ancor più la rabbia che esprimono
– anche fisicamente, con un linguaggio del corpo notevole o con
alcuni gesti simbolici (come il rifiuto del velo) – e che emerge
dall’evolversi degli eventi e della determinazione delle due donne,
danno al film una forza allegorica e narrativa che raggiunge
comunque lo spettatore con durezza. E alla quale la traduzione di
“tools” con “marionette”, nel ridondante e un po’ retorico finale,
toglie qualcosa, soprattutto considerata la difficoltà di molti a
riconoscere come “strumento” in mano a interessi superiori tanto
chi perpetra certi crimini, quanto chi continua a subirli come
vittima innocente.
Silvio
Cambonifirma il manifesto della decima
edizione di ARF!
Festival del Fumetto, che celebra il suo talento
attraverso una specialissima mostra che lo racconta
autorialmente a tutto tondo, sottolineandone il respiro
internazionale: dalle sue storie per
il Topolino settimanale – che lo hanno visto
disegnare anche su testate di culto come Mickey Mouse
Mistery Magazine e X-Mickey – ai due
splendidi volumi Mickey e l’Oceano
Perduto e Mickey e la Terra degli
Antichi di quella incredibile collana francese
Disney/Glénat su cui ARF! aveva già puntato i propri
riflettori con l’esposizione Mickey by Glénat del
2018.
In questo excursus dal
titolo !, tra layout, matite digitali e tavole definitive
che esplodono in tutto il loro colore, si passerà dalle avventure
de Il Viaggio Straordinario (di cui Panini
Comics ha già tradotto e pubblicato i primi 9 capitoli) alle tavole
ancora inedite in Italia di Prima Spatia, la nuova
saga fantascientifica che lo vede ancora una volta “trasformare” in
spettacolari disegni i testi di Denis-Pierre
Filippi, lo sceneggiatore che – non a caso, come nella
maggior parte del percorso artistico d’Oltralpe di Camboni – è la
penna di altre opere in mostra tratte
da Gargouilles e da Les mondes
cachés. Il viaggio sarà davvero straordinario!
«Nel rinnovare la suggestione della
favola di Cappuccetto Rosso (fil rouge di tanti manifesti delle
prime 9 edizioni del Festival – n.d.r.) che cavalca una sorta
di Pterodattilo (citazione esplicita all’Arzach di Moebius –
n.d.r.),ella vola sopra sopra una Roma post-atomica dove la
vegetazione si sta riprendendo tutti i suoi diritti: il Ponte
dell’Industria è invaso da liane e rampicanti, così come il
Gazometro, che sembra avere addirittura radici,
quasi si fosse trasformato in albero metallico anch’esso. Si
riconoscono i pini parasole romani; il Tevere è incorporeo,
riflette il cielo senza esitazioni, e sembra non esistere più,
un vuoto più che un pieno.» Silvio Camboni
La decima edizione di
“ARF! – Festival di Storie, Segni &
Disegni” si
terrà a
Roma dal 24 al 26 maggio 2024 negli
spazi del Mattatoio La Pelanda e della Città dell’Altra
Economia.
Silvio
Camboni (Santadi, Cagliari, 1967) mentre è ancora
studente di Architettura al Politecnico di Milano, nel 1988 inizia
la sua attività professionale da fumettista con la Walt Disney,
pubblicando regolarmente su Topolino (su cui
esordisce nel n. 1778) e altre testate disneyane. Ma è dal 2001 che
comincia quello che sarà il suo lungo e acclamato percorso
fumettistico in Francia, in coppia con lo
sceneggiatore Denis-Pierre Filippi, con il
quale firmerà la saga
dei Gargouilles e Les mondes
cachés per Les Humanoïdes Associés
e Nefesis per l’editore belga Dupuis.
Comincia poi a collaborare per Vents
d’Ouest/Glénat; dopo un unico libro di Willie
Wonder (2010) sui testi di Francesco
Artibani, dall’anno seguente – nuovamente insieme al
sodale Filippi – illustra la lunga serie Le voyage
extraordinaire, giunta al suo 12° volume (pubblicata in Italia
da Panini Comics); in casa Glénat, per la splendida collana del
cosiddetto Mickey Mouse d’autore, firma i disegni dei due
volumi Mickey et l’Océan perdu (2018)
e Mickey et la Terre des Anciens (2020),
entrambi tradotti e pubblicati anche in italiano nel 2021. La sua
più recente fatica è l’opera fantascientifica Prima
Spatia (inedita in Italia), giunta già al secondo volume.
Tra le tante curiosità in ambito
fumettistico, insieme a Bepi Vigna ha
creato il personaggio Baby Legs (pubblicata su Legs
Waver #50 del gennaio 2000, Sergio Bonelli Editore) e,
sui testi di Tito Faraci, ha anche disegnato
una storia del Bone di Jeff
Smith per Macchia Nera; nella primavera del 2020,
durante il lockdown pandemico, è stato inoltre uno degli autori che
hanno partecipato al progetto benefico COme VIte
Distanti curato da ARF! Festival.
Alla straordinaria carriera nel
fumetto, che lo hanno visto pubblicare anche per Source/La Sirène,
IDW Publishing ed Egmont, Camboni affianca molteplici attività di
architetto e giornalista, animatore (ha diretto Dopo
trent’anni prima del 2006 e i cortometraggi Mosca,
W la neve e Santa Notte per
l’Antoniano di Bologna e Rai Cinema), docente, curatore editoriale,
autore e conduttore radiofonico e televisivo sulle emittenti sarde
Radiolina e Videolina.
Abbiamo sentito voci secondo cui il
nuovo Uomo d’Acciaio (David
Corenswet) affronterà una minaccia fisica oltre a Lex
Luthor (Nicholas
Hoult) nel Superman di
James
Gunn, e una nuova voce potrebbe dare sostanza a questa
speculazione.
Secondo Can We Get Some
Toast, l’Uomo di domani combatterà davvero con un
clone/doppelgänger di se stesso, ma non si chiamerà Bizzaro! Se
questa voce dovesse essere accurata, il riavvio della DCU introdurrà una versione di Ultraman quando
Luthor utilizzerà parte del DNA di Superman per creare un clone
esatto dell’iconico eroe.
Diversi personaggi hanno preso
questo soprannome nei fumetti nel corso degli anni, ma sembra che
questa versione di Ultraman sarà basata principalmente sulla
versione Silver Age Earth-Three.
Non sarebbe la prima volta che
vediamo Superman scontrarsi con una sorta di duplicato (anche
Doomsday è stato reinventato come un mostruoso clone in
Batman V Superman: Dawn of
Justice), ma siamo fiduciosi che James Gunn
possa portare qualcosa di nuovo alla conversazione.
Superman, tutto
quello che sappiamo sul film di James Gunn
Superman,
scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che
esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo
metaumano del DCU). Il casting ha
portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel
casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi,
Anthony Carrigan,
Nicholas Hoult e Nathan Fillion.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
“Superman è il vero fondamento
della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman
è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei
personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei
film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn
durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo
l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico
potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e
giochi”. Il film uscirà nelle sale l’11 luglio
2025.
Nuove foto e filmati dal set di
Daredevil:
Born Again sono arrivate online e finalmente possiamo
dare uno sguardo approfondito a Jon Bernthal nei panni di The
Punisher.
L’attore sembra uscito direttamente
dalla sua serie TV Netflix e, nonostante le speculazioni secondo cui i
Marvel Studios potrebbero non incorporare il
logo di Frank Castle a causa di come è stato utilizzato nel mondo
reale, lo vediamo qui in tutto il suo splendore. Bernthal
chiaramente non ha perso un passo dall’ultima volta che ha
interpretato Frank Castle nel 2019, e nel filmato girato sul set
del revival, vediamo lui e l’Uomo senza paura di Charlie Cox
dirigersi insieme in battaglia. Entrambi si stanno coprendo le
orecchie per qualche motivo mentre un nemico sconosciuto sembra
sparare ai due.
Lo sceneggiatore di The Punisher,
Dario Scardapane, sarebbe salito a bordo come nuovo showrunner
della serie Daredevil:
Born Again, ma la notizia non è ancora stata
ufficializzata.
I dettagli specifici della trama
sono ancora nascosti, ma sappiamo che Daredevil:
Born Again vedrà Matt Murdock/Daredevil
(Charlie
Cox) confrontarsi con la sua vecchia nemesi
Kingpin (Vincent
D’Onofrio), che abbiamo visto tornare di corsa a New
York nel finale di stagione di Echo. È probabile che Fisk sia in corsa per
la carica di sindaco di New York o che sia già stato nominato a
tale carica quando la storia prenderà il via.
Non è previsto che la serie
Daredevil:
Born Again si protragga per i 18 episodi inizialmente
annunciati. Secondo una recente indiscrezione, la serie dovrebbe
andare in onda per 9 (forse 6)
episodi prima di fare una pausa a metà stagione. Daredevil:
Born Again non ha ancora una data di uscita
ufficiale, ma è ancora inserita nel calendario aggiornato della
Disney per il 2024.
Come c’era da aspettarsi, C’è ancora domani di
Paola Cortellesi porta a casa il maggior numero
di nomination ai 69.mi Premi David di Donatello.
Nominata per l’esordio alla regia ma anche in tutte le altre
categorie è effettivamente il titano da battere, mentre gli altri
film, pure con molte candidature (Io Capitano 15 e
La
chimera 13, ad esempio), seguono a ruota.
Queste le candidature, per i 69.mi
Premi David di Donatello, dei film usciti al
cinema dal 1˚ gennaio al 31 dicembre 2023, in ordine alfabetico,
votate dal 1° al 14 marzo 2024 dai componenti la Giuria
dell’Accademia e trasmesse ufficialmente dallo Studio Notarile
Vincenzo Papi. Le comunica alla stampa Piera
Detassis, Presidente e Direttrice Artistica
dell’Accademia.
Il premio al miglior cortometraggio viene assegnato da una
commissione composta da Domenico Dinoia, Mauro Donzelli, Francesco
Giai Via, Marzia Gandolfi, Paola Jacobbi, Maria Grazia Mattei,
Claudia Panzica, Marina Sanna, Maria Carolina Terzi.
Joker:
Folie à Deux è stato classificato R
dalla Motion Picture Association. Il sequel musicale di
Joker del 2019, con Joaquin Phoenix e Lady Gaga, è stato classificato R per “una
certa violenza forte, linguaggio, un po’ di sessualità e una breve
nudità completa”, secondo il bollettino di valutazione
giornaliero della MPA. Questo giudizio è in linea con l’originale
Joker, che è stato classificato R per “forte
violenza sanguinosa, comportamento inquietante, linguaggio e brevi
immagini sessuali”.
Joker: Folie à Deux, quello che
sappiamo sul film
Joker:
Folie à Deux presenterà il ritorno di Joaquin Phoenix mentre riprende il ruolo del
cattivo DC Joker. Il sequel presenterà anche il ritorno di Sophie
di
Zazie Beetz insieme ai nuovi arrivati
Brendan
Gleeson,
Catherine Keener, Jacob Lofland e Harry Lawtey. Nel
cast c’è Lady Gaga che darà vita a Harley Quinn. I
dettagli della trama sono ancora per lo più nascosti, ma sappiamo
che la maggior parte del film si svolgerà ad Arkham
Asylum e conterrà significativi “elementi musicali”.
Rumors recenti inoltre hanno anche suggerito che la
versione di Gaga su Harley Quinn avrà un ruolo più importante di
quanto originariamente riportato, con la storia che si svolge
interamente dal suo punto di vista.
Il film di Todd Phillips del 2019 è stato un successo sia
di critica che commerciale con un incasso mondiale di oltre 1
miliardo di dollari al botteghino, rendendolo il film con il
maggior incasso di tutti i tempi. Ha ricevuto riconoscimenti da
numerosi importanti enti premiati, tra cui due Oscar e due Golden
Globe, sia per il miglior attore che per la miglior colonna sonora.
Il sequel di Joker
sarà conosciuto come un progetto Elseworlds,
secondo il co-presidente dei DC Studios James Gunn. I film con questa denominazione
sono al di fuori della continuità principale del DCU. Altri progetti
Elseworlds includono The
Batman – Parte II e la serie ThePenguin.
L’uscita in sala del sequel è attualmente fissata al 4
ottobre 2024.
Debutterà mercoledì 3 Aprile 2025
il nuovo episodio di Vanina – Una vice questore a
Catania, la
serie tv una coproduzione RTI – PALOMAR. La seconda puntata è
sceneggiatura di Leonardo Marini con la collaborazione di Cristina
Cassar Scalia e tratta dal romanzo “Sabbia nera” di Cristina Cassar
Scalia edito da Giulio Einaudi editore.
La trama del secondo episodi di
Vanina – Una vice questore a Catania
Nel secondo episodio che si
intitola “Sabbia Nera” A Sciara, in una villa disabitata da
decenni, Alfio, nipote e futuro erede dell’anziana e ricchissima
Teresa Burrano, trova il cadavere mummificato di una donna chiuso
dentro la cabina di un montavivande. Vanina non è in grado di
risalire all’identità della donna, ma ben presto scopre che in
quella casa, cinquant’anni prima, era morto assassinato Gaetano
Burrano, marito di Teresa. Un delitto che all’epoca fu risolto fin
troppo frettolosamente.
Vanina fiuta subito che si tratta
tutt’altro che di una coincidenza, ma, soprattutto, malgrado il
capo della Mobile Tito Macchia cerchi di dissuaderla, è determinata
a risolvere quel delitto avvenuto decenni fa, perché vuole dare
giustizia a quella povera donna assassinata in modo orribile, della
quale nessuno aveva mai neppure denunciato la scomparsa. E con le
sue indagini scoprirà un terribile passato che era rimasto sepolto
per tanti anni insieme a quel cadavere, un passato che tornerà più
vivo che mai e provocherà ancora morte e dolore.
La fiction, prodotta da Palomar per
RTI e diretta da Davide Marengo, vanta nel cast anche Claudio
Castrogiovanni, Orlando Cinque, Corrado Fortuna, Dajana Roncione,
Giulio Della Monica, Danilo Arena, Paola Giannini e Alessandro Lui.
La serie è tratta dai romanzi di Cristina Cassar Scalia e scritta
da Leonardo Marini.
Quest’ultimo ha lavorato con lo
sceneggiatore Michael Waldron e, nonostante la
natura disordinata del sequel, ha dimostrato di essere un
professionista nel gestire cast corali.
La regia di Avengers:
Secret Wars potrebbe dare a Raimi la possibilità
di riunirsi con Tobey Maguire, ed è difficile immaginare che
qualcuno si arrabbi se i Marvel Studios lo scelgono per dirigere forse
il più grande film sui Vendicatori di tutti i tempi.
Raimi era presente al WonderCon
questo fine settimana per discutere del suo nuovo film, Boy
Kills World, ed è stato interpellato da Screen Geek sulla
possibilità di dirigere il finale della Saga del Multiverso.
“Amo il 90% degli eroi Marvel che ho letto nei grandi
fumetti dell’Universo Marvel di Stan Lee”, ha detto
al sito. “Mi piacerebbe lavorare di nuovo con la Marvel. Non mi hanno
ragionevolmente chiesto di farlo. Spero che abbiano avuto una buona
esperienza con me. Non me l’hanno ancora chiesto. Spero che lo
facciano“.
Sam
Raimi dunque è disposto a farlo, ma resta da vedere
se i Marvel Studios lo vogliono.
Originariamente previsto per il
2025, Avengers:
Secret Wars è stato posticipato al 2027 a causa dei
ritardi di produzione causati dagli scioperi di Hollywood insieme
ad Avengers 6. Entrambi i film
non hanno ancora un regista. Si tratta del sesto capitolo della
serie di film di successo Avengers. Dovrebbe
concludere la Fase 6 del Marvel Cinematic
Universe e la
Saga del Multiverso. I fan attendono da tempo la notizia di un
potenziale adattamento live-action dell’iconica serie di fumetti,
che vede vari eroi e cattivi Marvel essere
catturati da un’entità cosmica nota come Beyonder, dove
poi si scontrano su un pianeta chiamato
Battleworld.
Dopo l’uscita di Road
House, Amazon MGM Studios ha concluso un accordo
triennale di prima visione con Nine Stories la
società di produzione di Jake Gyllenhaal. In base all’accordo,
Amazon MGM Studios avrà la precedenza sui
lungometraggi narrativi realizzati dalla casa di produzione
dell’attore. L’accordo prevede l’uscita nelle sale cinematografiche
e in streaming.
Jake Gyllenhaal ha recentemente recitato in
Road
House (La recensione),
un remake del film cult di Patrick Swayze, che è stato distribuito sul
servizio di streaming di Amazon, Prime Video. Il film ha debuttato il 21 marzo e
ha raggiunto oltre 50 milioni di spettatori in tutto il mondo sul
servizio. In precedenza, Jake Gyllenhaal ha recitato in “The
Covenant” di Guy Ritchie, che lo studio
ha distribuito nelle sale l’anno scorso.
Jake Gyllenhaal ha fondato Nine Stories nel
2015 con Riva Marker. Di recente, Nine Stories ha prodotto
“The Guilty” di Antoine Fuqua,
interpretato da Jake Gyllenhaal e debuttato su Netflix. Ha prodotto anche “Wildlife“,
che ha segnato il debutto alla regia di
Paul Dano con Carey Mulligan; “Stronger” di
David Gordon Green, con Gyllenhaal nel ruolo del sopravvissuto
all’attentato alla maratona di Boston Jeff Bauman; e il gotico
sudista “The Devil All the Time” di Antonio
Campos. Altri film in uscita sono “Joe Bell” di
Reinaldo Marcus Green e “Breaking News in Yuba
County” di Tate Taylor. Per il palcoscenico, Nine Stories
ha prodotto “We’re Only Alive for a Short Amount of Time”
del drammaturgo David Cale, mentre Jake Gyllenhaalè stato produttore di
“Sea Wall/A Life” e “Slave Play” di Jeremy O.
Harris. Marker ha lasciato la compagnia per unirsi alla Linden
Entertainment nel 2022.
Tra i titoli più famosi da attore
di Jake Gyllenhaal figurano “Jarhead”,
“Brokeback Mountain”, “Prisoners” e “Spider-Man: Far From
Home”. È stato candidato agli Oscar e ai Tony
Award.
“Jake è un talento unico nel
suo genere, la cui passione e il cui occhio per il cinema lo
rendono un narratore potente sia davanti alla macchina da presa che
dietro le quinte“, ha dichiarato Julie
Rapaport, responsabile della produzione e dello sviluppo
di Amazon MGM Studios. “Dopo il successo
record di ‘Road House’, non potevamo immaginare un momento migliore
per consolidare ufficialmente il nostro rapporto. Jake è stato un
partner incredibile e non vediamo l’ora di collaborare con lui e
con il team di Nine Stories per creare film avvincenti e
coinvolgenti di registi visionari“.
Gli anni Novanta hanno regalato agli
appassionati di cinema numerosi film cult, opere al loro tempo non
propriamente riuscite ma che con il passare degli anni si sono
guadagnate tale status, che sia per l’estremizzazione di certi
risvolti narrativi o per la trattazione di tematiche bizzarre. Tra
i tanti titoli che si potrebbero citare a riguardo, uno dei più
interessati è certamente Sex Crimes – Giochi
pericolosi, film del 1998 diretto da JohnMcNaughton, regista noto anche per il
thriller Henry, pioggia di sangue e il poliziesco
Crocevia per l’inferno. Con questo lungometraggio egli si
è invece concentrato su una storia a sfondo
erotico.
Sin dalla sua uscita il film ha
acquisito notorietà per le sue scene di sesso – tra cui una scena
di lesbismo tra le due protagoniste femminili, e un’altra
raffigurante un trio tra le due attrici e il protagonista maschile.
Queste erano particolarmente più esplicite di quanto si vedesse
tipicamente nelle principali produzioni di Hollywood, suscitando
non poca attenzione e scandalo. Anche per questo
motivo Sex Crimes – Giochi pericolosi ottenne
un buon successo di critica e pubblico, affermandosi come un film
che non si prende troppo sul serio ma capace di offrire uno
spensierato intrattenimento e colpi di scena quanto mai
imprevedibili ed estremi.
Grazie a tale popolarità sono poi
stati realizzati ben tre sequel, tutti però
riservati direttamente al mercato dell’home video. Ovviamente
questi non vantavano lo stesso cast, né ebbero lo stesso successo,
ma contribuirono a dotare l’originale di ulteriore fama e mistero.
In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali
curiosità relative a Sex Crimes – Giochi
pericolosi. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
spiegazione del finale. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming
contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Sex Crimes – Giochi pericolosi
Protagonista del film è Sam
Lombardo, mite insegnante di un liceo in Florida che vede
la sua vita improvvisamente stravolta dalle accuse di stupro
ricevute da due sue studentesse. Queste sono Kelly Van
Ryan e Suzie Toller, quest’ultima affetta
da problemi di tossicodipendenza ed alcolismo. L’accusa rovina la
reputazione e l’esistenza di Sam che viene dapprima allontanato
dalla scuola e successivamente messo sotto processo, rischiando il
carcere. Nel tentativo di riabilitarsi e provare la propria
innocenza, egli decide di rivolgersi all’avvocato Ken
Bowden, l’unico dimostratosi disposto ad accettare il
caso.
Durante il processo, Suzie messa
sotto pressione cede e rivela la verità: non c’è stato nessuno
stupro e loro accuse sono state una farsa orchestrata ai danni
dell’insegnante. Sam si vede così assolto e riabilitato, nonché
risarcito per danni morali con una ricca somma di denaro. Il
detective RayDuquette, però, non
è convinto di come si siano svolte le cose e decide di indagare
personalmente sulla vicenda. Pedinando Sam e le due studentesse,
egli arriverà a scoprire una verità quanto mai inaspettata e
complessa, che lo renderà un testimone indesiderato e pertanto in
pericolo di vita.
Il cast del film
Sex Crimes è ricordato
anche per la presenza di diversi attori particolarmente noti, qui
impegnati a dar vita a personaggio complessi o ricchi di aspetti
imprevedibili. Per il ruolo dell’insegnante Sam Lombardo, i
produttori avevano inizialmente considerato l’attore Robert Downey
Jr., in quel periodo noto per i suoi problemi con la
droga, i quali lo rendevano però a suo modo perfetto per il ruolo.
Non potendo ottenere lui, la scelta ricadde su Matt Dillon.
Accanto a lui, nei panni di Suzie Toller, vi è l’attrice
Neve Campbell, in quegli anni popolare grazie ai
film di Scream. L’attrice accettò il ruolo in Sex
Crimes perché voleva mettersi alla prova con qualcosa di
diverso, evitando di venire identificata solo con determinati
personaggi. Per il film, però, ha stipulato una clausola che le
consentiva di non apparire interamente nuda.
Denise Richards è
invece l’altra studentessa, Kelly Van Ryan. L’attrice negoziò a
lungo la nudità a cui si sarebbe concessa per il film. Alla fine
finì con il non usare controfigure, ma affrontò le scene di sesso
bevendo molti margaritas insieme alla Campbell e a Dillon. Nei
panni del detective Ray Duquette vi è invece l’attore Kevin Bacon.
L’attore accettò la parte attratto dalla natura “trash”
del progetto e dai suoi continui colpi di scena. Anche lui si
avvalse di una clausola per non dover apparire nudo, ma alla fine
acconsentì a una sua scena senza vestiti. Nei panni dell’avvocato
Ken Bowden si può infine ritrovare l’attore Bill Murray.
Nonostante egli venga indicato come uno dei protagonisti, compare
nel film per appena venti minuti.
La spiegazione del finale di Sex Crimes – Giochi
pericolosi
Nel corso del film si scopre che Sam
e le due ragazze avevano un accordo per spartirsi i soldi del
risarcimento versato nei confronti del docente. Tuttavia,
l’improssiva scomparsa di Suzie porta il detective Duquette a
sospettare che Sam abbia ucciso la ragazza con l’obiettivo di
intascare l’intera somma. Nel tentativo di indagare a riguardo, si
reca ad interrogare Kelly, la quale tenta però di uccidere
Duquette, il quale per legittima difesa le spara a morte. Arriva
però a questo punto un ulteriore colpo di scena, che rivela che Sam
è in combutta con Ray. I due effettuano allora un uscita in barca
sulla barca per parlare di affari, ma Sam rivela il suo doppiogoco
tentando di uccidere Duquette.
Quando Ray tenta di reagire, viene
però colpito e ucciso con un fucile subacqueo da Suzie, che ha
inscenato il suo omicidio con Sam. Suzie rivela di essere stata
motivata a uccidere Ray per vendicare l’omicidio del suo migliore
amico, Davey, a cui Ray ha erroneamente sparato a morte e di cui si
è liberato come omicidio per legittima difesa. Sam, mentre guarda
Ray morire, accetta con riluttanza un drink da Suzie, che gli
assicura che ha chiuso con i doppi giochi. Tuttavia, scopriamo ben
presto che ha mentito, perché dopo averlo bevuto, Sam si rende
conto che è stato avvelenato. A quel punto Suzie lo butta in mare e
salpa verso il tramonto.
Una serie scene di mid-credits
rivelano a questo punto che è Suzie era la mente del complotto:
dopo aver scoperto che Sam e Kelly avevano una relazione sessuale,
Suzie ha ricattato Sam con delle fotografie che ritraevano i due
mentre facevano uso di droghe durante il sesso, convincendolo a
collaborare al suo piano. Suzie ha poi orchestrato l’incontro tra
Sam e Ray in un bar locale. In seguito, durante la messinscena del
suo omicidio sulla spiaggia, Suzie si è strappata i denti con una
pinza per far sembrare la sua morte legittima. Si scopre inoltre
che Ray ha sparato per primo a Kelly prima di spararsi alla spalla
per fingere di averla uccisa per legittima difesa.
Alla fine, con Kelly, Ray e Sam
tutti morti, Suzie viene raggiunta dall’avvocato Kenneth Bowden,
che le dà una valigetta piena di soldi e un assegno di milioni di
dollari. Mentre se ne va, le dice di “fare la brava” prima di
prendere il suo drink, il quale a questo punto è lecito immaginare
essere a sua volta avvelenato. Così facendo, Suzie si sarebbe
liberata anche dell’ultima persona rimasta a sapere la verità sulla
vicenda, non dovendo dunque più temere nessuno e potendosi guastare
la propria ottenuta vendetta fuggendo verso la libertà.
Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Sex Crimes – Giochi
pericolosi è infatti disponibile nel catalogo di
Prime Video. Per vederlo, basterà
noleggiare o acquistare il film. Si avrà così modo di guardarlo in
totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre
presente nel palinsesto televisivo di martedì2 marzo alle ore 21:20 su
Rai 4.