Sono circolate voci secondo cui il
progetto potrebbe essere stato sospeso a tempo indeterminato mentre
lo studio lavora ai prossimi film dei Vendicatori, e si diceva che
il coinvolgimento del regista Destin
Daniel-Cretton fosse in sospeso. Tuttavia, la star del
film, Simu Liu, ha ora confermato che il regista
tornerà a dirigere il sequel.
“Oh cavolo, non lo so a dire il
vero”, ha detto Liu a ComicBook.com quando gli è stato
chiesto quando potremmo rivedere il suo personaggio nel MCU. “Voglio dire, quelle cose
sono così al di sopra della mia retribuzione. Voglio solo
continuare ad esserne un fan e rispondere ogni volta che vengo
coinvolto in un film o in una storia. E mi presento. Ma
generalmente succede sempre che vieni tenuto all’oscuro delle
grandi decisioni. Ma sai, Destin è un regista davvero speciale e
siamo molto felici di averlo nel sequel. Quindi lavorerà su questo
e siamo davvero entusiasti di vedere cosa si inventa. Penso che
farà un lavoro brillante.”
Non abbiamo ancora idea di quale
trama seguirà il sequel, ma Daniel-Cretton ha confermato di avere
alcune idee per un seguito già nel 2022. “Ci sono molte idee
che avevamo all’inizio, e alcune di queste idee vengono poste sotto
forma di domande, alla fine del nostro film. Ci sono cose che
potenzialmente vorremmo esplorare in futuro. Tutto cambia così in
fretta, quindi è difficile dire quante di queste idee arriveranno
effettivamente al traguardo, ma ce ne sono molte lì.”
Shang-Chi e la leggenda
dei dieci anelli è stato diretto da
Destin Daniel Cretton e si basava su una
sceneggiatura che ha scritto insieme a Dave Callaham e Andrew
Lanham. Sebbene non ci sia stata alcuna parola ufficiale su un
sequel di Shang-Chi o quando esattamente il
personaggio riapparirà nell’universo cinematografico Marvel, il suggerimento di Liu
suggerisce che la sua prossima apparizione potrebbe non essere
troppo lontana.
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
Leung nei panni del Mandarino,
e Awkwafina, che dovrebbe interpretare un
“leale soldato” del Mandarino, e se è vero che il villain qui sarà
il padre di Shang-Chi, in tal caso ci sono ottime possibilità che
si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto i fumetti saprà che è la
sorella dell’eroe del titolo e che il suo superpotere è
l’ipnosi.
Variety rivela che Clark
Backo, meglio conosciuta per aver recitato in The Changeling, si è unito a Tom Hardy in
Venom 3 di Sony
Pictures. Sfortunatamente, i dettagli del personaggio vengono
tenuti nascosti, quindi al momento non abbiamo idea di chi
interpreterà l’attrice nel trequel SONY/Marvel.
Backo ha recentemente interpretato
il ruolo di Emma al fianco di LaKeith Stanfield
nella serie limitata di Apple
TV+The Changeling, creata e prodotta
esecutivamente proprio da Kelly Marcel, regista di
Venom 3. La regista è
stata anche showrunner del dramma che ha un punteggio di Rotten
Tomatoes del 74%.
Venom 3 segue i successi al botteghino
consecutivi di Venom: La furia di
Carnage del 2021 (502 milioni di dollari a
livello globale) e Venom del 2018 (856 milioni di
dollari a livello globale). Kelly Marcel, che ha
scritto i primi due film, dirigerà e scriverà il trequel.
Tom Hardy ha
menzionato Marcel nel suo post, scrivendo “Voglio menzionare
molto brevemente quanto sia orgoglioso della mia regista, compagna
di sceneggiatura e cara amica Kelly Marcel. Vederti prendere il
timone di questo film mi riempie di orgoglio, è un onore. Fidati
del tuo istinto, il tuo istinto è sempre perfetto. Prima classe: ti
appoggio.”
A parte il ritorno di Tom Hardy nei
panni del giornalista Eddie Brock e del suo inconsapevole aiutante
e parassita Venom, la trama del terzo capitolo è
stata tenuta nascosta. Juno Temple e Chiwetel Ejiofor si sono uniti al cast in
ruoli non rivelati. Abbiamo visto l’ultima volta Venom/Eddie Brock
nei titoli di coda di Spider-Man: No Way Home del
2021, ma non è chiaro quale dei personaggi dell’Universo Marvel di Sony – che include
Morbius, Kraven the Hunter e Madame
Web, tra gli altri – potrebbe comparire in
Venom 3.
Jurassic
World 4 sarà prodotto da Steven Spielberg attraverso Amblin
Entertainment. Frank Marshall e Patrick
Crowley produrranno, e anche David Leitch
e Kelly McCormick produrranno attraverso 87North.
David Koepp, lo
sceneggiatore originale di Jurassic Park e
Jurassic Park: il regno perduto, scriverà la
sceneggiatura.
Il progetto Jurassic
World 4 attualmente senza titolo, la cui uscita è
prevista per il 2 luglio 2025, segnerà l’inizio di una nuova trama
nella serie decennale sui dinosauri. Non è ancora chiaro se qualche
star precedente, tra cui
Bryce Dallas Howard, Chris
Pratt, Laura
Dern, Sam Neill o Jeff
Goldblum, tornerà. Koepp è già stato
co-sceneggiatore dell’originale Jurassic Park con Michael
Crichton e ha scritto il primo sequel del franchise,
Il mondo perduto: Jurassic Park. Più
recentemente, Koepp ha scritto Indiana
Jones e il quadrante del destino e il prossimo film di
Steven Soderbergh Presence.
Il più recente credito alla regia
di Edwards è stato The
Creator, film di fantascienza che segue un ex
agente delle forze speciali (John David
Washington) inviato a distruggere un’arma costruita per
ribaltare l’ago della bilancia della guerra tra l’umanità e
L’intelligenza artificiale. Il film è nominato per il miglior suono
e i migliori effetti visivi agli Oscar 2024. I suoi altri film
includono Monsters del 2010 e Godzilla del 2014.
Le riprese di Blade
Runner 2099 di Prime
Video inizieranno questa primavera. Secondo Deadline,
Blade
Runner 2099 entrerà in produzione nell’aprile
2024. Originariamente le riprese della serie dovevano essere
effettuate nell’estate del 2023, ma sono state ritardate a causa
degli scioperi della Writers Guild of America (WGA) e della Screen
Actors Guild-American Federation of Television and Radio Artists
(SAG-AFTRA).
Jonathan van
Tulleken, che ha diretto i primi due episodi della serie
limitata Shōgun
di FX, sarà il regista e produttore esecutivo dei primi due episodi
di Blade
Runner 2099. Sostituisce Jeremy
Podeswa, che ha abbandonato il progetto a causa di
conflitti di programmazione.
Cosa sappiamo di Blade Runner
2099?
Al momento i dettagli sulla trama
di Blade
Runner 2099 sono stati tenuti nascosti; tuttavia,
in base al titolo della serie, sembra che lo show si svolgerà 50
anni dopo gli eventi di Blade
Runner 2049 del 2017, diretto da Denis Villeneuve.
Blade
Runner 2049, invece, è ambientato 30 anni dopo
Blade Runner di Ridley Scott, uscito nel 1982.
Silka Luisa è
scrittrice, produttrice esecutiva e showrunner di Blade
Runner 2099. Ridley Scott è
produttore esecutivo insieme a Michael Green, Andrew
Kosove, Broderick Johnson, Ben Roberts, David W. Zucker, Clayton
Krueger, Cynthia Yorkin, Frank Giustra, Isa Dick Hackett, Tom
Spezialy e Richard Sharkey.
Amazon Studios ha ufficialmente
acquisito la serie per Prime
Video nel settembre 2022. “L’originale Blade
Runner, diretto da Ridley Scott, è considerato uno dei più grandi e
influenti film di fantascienza di tutti i tempi, e
siamo entusiasti di presentare Blade Runner 2099 ai nostri clienti
globali di Prime Video“, ha dichiarato all’epoca Vernon
Sanders di Amazon, secondo Deadline. “Siamo onorati di poter
presentare questa continuazione del franchise di Blade Runner e
siamo certi che, grazie alla collaborazione con Ridley, Alcon
Entertainment, Scott Free Productions e la bravissima Silka Luisa,
Blade Runner 2099 manterrà l’intelletto, i temi e lo spirito dei
suoi predecessori“. La data di uscita di Blade Runner 2099 non
è ancora stata fissata.
Jessica Jones non ha avuto un destino felice,
dopo una buona prima stagione, tanto che la serie non è stata
rinnovata, tuttavia sia la protagonista Krysten
Ritter, che il villain, David Tennant, hanno regalato ai fan delle
ottime incarnazioni di Jessica e di Kilgrave, l’Uomo Porpora, che,
anche se viene fatto fuori, torna a tormentare gli incubi di
Jessica stessa.
Ma ora che i Marvel Studios e
Disney+ tornano a portare sullo schermo i
personaggi Marvel raccontati da Netflix, è legittimo chiedersi se i vecchi interpreti
possano essere disposti a tornare. In occasione dei BAFTA, David
Tennant ha dichiarato: “Mi piacerebbe fare di nuovo Kilgrave,
sì, Kilgrave sarebbe fantastico. Sì, sarebbe bello, no?”. E
poi ha continuato: “Voglio dire… si è rotto il collo, era
davvero morto… ma mai dire mai nell’Universo Marvel”.
Nei fumetti Marvel, Killgrave è un personaggio
importante nella saga Devil’s Rein, in cui Kingpin è il sindaco di
New York. Con questo in mente, non possiamo fare a meno di
chiederci se l’Uomo Porpora potrebbe in qualche modo fare il suo
ritorno nella seconda metà di Daredevil:
Born Again, in particolare se Jessica finisse per
essere coinvolta.
Anche Krysten
Ritter aveva dichiarato la sua disponibilità a tornare nel
ruolo, e anzi ha addirittura lasciato intendere, con
un recente post sui social, che questo ritorno fosse
imminente.
I Simpson, una delle più
grandi serie animate per adulti di tutti i tempi, ideata
da Matt Groening,
padroneggiano l’arte della parodia con tale finezza da ispirare
commedie televisive e cinematografiche per decenni. Ogni singolo
episodio può contenere numerose o brevi imitazioni di
film, show della cultura popolare, costruite in modo
tutt’altro che banale. Ci sono anche alcuni interi episodi che
nell’arco di questi anni si sono dedicati a rendere ripetutamente
omaggio a altre opere, rimarcando anche il classico fascino de
I Simpson. Ce ne sono di tutti i generi, non solo horror
(per i quali la serie animata è anche tanto amata), e questa lista
cerca di riassumerne i 10 migliori.
“Barthood” (stagione 27, episodio
09)
La 27a stagione ha dimostrato che i
Simpson sono ancora vivi, nonostante la loro incredibile età, con
l’acclamato episodio “Barthood”. Se lo spettatore non conosce il
film Boyhood di Richard
Linklater, non c’è problema: l’episodio sottolinea
esplicitamente il collegamento alla fine. Utilizzando una struttura
simile che salta in avanti nel tempo dalla prima infanzia del
protagonista alla prima età adulta, questo episodio cattura le
radici del comportamento scorretto di Bart, che cerca di attirare
l’attenzione. Non sono esattamente sconvolgenti: Homer è un pessimo
padre e Lisa è migliore di lui in tutto. Dal punto di vista del
tono, questo episodio ha lo scopo di aiutarci a simpatizzare con
Bart, ripercorrendo le cause e gli effetti delle insicurezze del
ragazzo problematico. L’operazione è in gran parte riuscita, con un
forte tocco di umorismo.
“24 minuti” (stagione 18, episodio
21)
“24 Minutes” è insolitamente buono
per la diciottesima stagione e si annuncia come un’evidente parodia
della serie “24“, con
protagonista Kiefer
Sutherland, fin dall’inizio. Il vecchio contenitore di
yogurt di Homer è andato a male e alla centrale nucleare non hanno
idea di come smaltirlo. Jimbo e i suoi amici finiscono per creare
una bomba puzzolente che rovinerà l’imminente vendita di torte
della scuola elementare di Springfield. Il 90% dei profitti della
scuola è in gioco, così il preside Skinner decide di assumere Bart
per fermarli. I Simpson abbracciano pienamente lo stile di
“24”, dagli split-screen, al tropo “Previously On”, al timer che
indica quanto tempo rimane nell’episodio. L’episodio è stato anche
premiato con un Annie Award per la migliore scrittura in una
produzione televisiva animata.
“Cape Feare” (stagione 5, episodio
2)
Nella quinta stagione Telespalla
Bob viene rilasciato sulla parola ed è libero di iniziare una
meravigliosa parodia di “Cape
Fear” di Martin Scorsese con
Robert De Niro (film a sua volta remake dell’originale
del 1962). Bart non sarà un avvocato, ma ha svolto il ruolo di
investigatore che ha fatto rinchiudere Telespalla Bob non una ma
ben due volte. Telespalla Bob è il Max Cady di questo racconto, che
viene perfettamente ritratto in una sequenza che ripresenta
l’iconica scena del film con Cady che fuma il sigaro e ride
sguaiatamente di fronte a uno schermo cinematografico, rovinando la
visione della famiglia a cui dà la caccia.
“Marge in fuga” (stagione 5,
episodio 6)
“Marge in fuga” vede Marge fare
amicizia con la vicina Ruth Powers. Povera Ruth: quando il marito
se n’è andato, le ha portato via tutti gli attrezzi elettrici,
l’auto, la sua giovinezza e la sua fede nel genere umano. Lui non
le ha pagato gli alimenti per i figli, così lei finisce per
rubargli l’auto. Non ci vuole molto perché le sue notti con Marge
assomiglino a quelle del classico road-drama di Ridley Scott, Thelma e
Louise, anche se con un inseguimento che nasce da
circostanze comicamente diverse. Come nel film di cui è parodia,
l’amicizia di fronte alle avversità è forse l’aspetto più
importante. Le varie ambientazioni e la musica conferiscono a
questo episodio una qualità ottimistica e avventurosa. Come
richiesto, l’iconica inquadratura finale del film viene qui
parodiata con effetto umoristico, pur rispettando chiaramente la
sua meravigliosa fonte.
“Bart delle tenebre” (stagione 6,
episodio 1)
Uno dei migliori episodi dedicati a
Bart, il primo della sesta stagione vede il ragazzo bloccato nella
sua stanza con una gamba rotta. Mentre tutti gli altri sono fuori
nella piscina dei Simpson, lui usa un telescopio per osservare
tutto, dallo spazio al preside Skinner che tempera le matite a
scuola. Improvvisamente il ragazzo sente una donna urlare. Bart
pensa che il suo vicino di casa Ned Flanders abbia ucciso la
moglie e da qui l’episodio si trasforma in un’eccellente parodia de
La finestra sul cortile di Alfred
Hitchcock. In “Bart delle tenebre” compare persino due
volte un sosia paranoico di James Stewart, anche se non si rivela
molto utile.
“The Springfield Files” (stagione
8, episodio 10)
Nell’ottava stagione, l’episodio
dieci prende il nome da X-Files, ma l’introduzione e le successive
apparizioni di Leonard Nimoy alludono anche al suo show
In Search of… degli anni ’70 e ’80. Dopo
che Homer si imbatte in quello che crede essere un alieno nel
bosco, viene raggiunto dagli agenti Mulder e Scully (interpretati
da David Duchovny e Gillian Anderson) per ritrovarlo. Alcuni però
dubitano di lui: forse sono state solo quelle dieci birre a
confondergli le idee. Nonostante questo episodio sia principalmente
una parodia di X-Files, contiene anche molti altri
riferimenti cinematografici.
“Chi ha sparato al signor Burns?
Parte 1” (stagione 6, episodio 25)
Prima metà di una narrazione in due
parti, “Chi ha sparato al signor Burns? – Parte 1” prende il titolo
dalla domanda “Chi ha sparato a J.R.?“,
che tutti si ponevano dopo il finale della terza stagione di
Dallas nel 1980. Dopo che il signor Burns
ruba il petrolio appena estratto dalla Springfield Elementary e
blocca il sole per rendere la città dipendente dalla sua
elettricità, diventa il nemico pubblico numero uno. Come previsto,
Burns viene gravemente ferito senza che nessuno sappia chi è stato.
I sospetti sono talmente tanti che potrebbe trattarsi addirittura
di Smithers. La stagione si conclude con questo cliffhanger,
proprio come la soap a cui fa riferimento. L’atmosfera inquietante
rende anche “Chi ha sparato al signor Burns? – Parte 1” uno degli
episodi più spaventosi dei Simpson.
“Un tram chiamato Marge” (stagione
4, episodio 2)
Marge sta facendo un’audizione per
una versione musicale di Un tram chiamato
desiderio di Tennessee Williams, resa particolarmente
famosa dall’omonimo film di Elia Kazan con
Marlon Brando del 1951. Poiché il titolo
dell’episodio è “Un tram chiamato Marge”, è ovvio che si tratterà
di una parodia con Marge nei panni di Blanche Dubois. Flanders (tra
tutti) è destinato a interpretare l’aggressivo Stanley. È
tragicamente commovente vedere come la vita familiare di Marge
rispecchi quella di Blanche. In effetti, il fatto di sentirla
parlare sconsolata al telefono con Homer è ciò che ha spinto il
regista a scegliere proprio lei. Ma questo episodio funziona anche
come una doppia parodia, in quanto Maggie deve trascorrere alcuni
giorni in un severo asilo nido (la Scuola per bambini di Ayn Rand)
mentre Marge sta facendo le prove. I tentativi della bimba di
recuperare il suo ciuccio sono incantevolmente ispirati al film
“La grande fuga” del 1963.
“Il signor Lisa va a Washington”,
(stagione 3, episodio 2)
Lisa vince un posto in un concorso
nazionale di discorsi e viene invitata a Washington D.C. per la
finale. Ingenuamente ottimista come il personaggio di James
Stuart in Mr. Smith va a
Washington del 1939, Lisa scopre presto che non tutti
i potenti condividono il suo rispetto per la democrazia. Mentre il
senatore Smith scopre che una diga sta per essere costruita su un
terreno che vuole utilizzare per un campo per ragazzi, Lisa scopre
che una foresta sta per essere abbattuta a scopo di lucro.
Purtroppo, questo episodio e il film da cui è tratto sono ancora
attuali. “Il signor Lisa va a Washington” è diretto con sufficienti
parallelismi visivi con il capolavoro di Frank Capra per paragonare
la soggezione di Lisa nei confronti di Washington a quella del
senatore Smith. Allo stesso modo, la sua improvvisa disillusione
nei confronti del governo degli Stati Uniti è straziante. Lisa non
farà ostruzionismo, ma riscrive il suo discorso patriottico
trasformandolo nell’appello alla giustizia più critico.
“Si trasloca solo due volte”
(stagione 8, episodio 2)
Uno dei migliori episodi
dell’ottava stagione vede la famiglia Simpson trasferirsi a Cypress
Creek per il nuovo lavoro di Homer in una centrale elettrica più
avanzata. Qui alla Globex Corporation, Homer riceve una paga più
alta e più rispetto per aver motivato tre ragazzi che sono
effettivamente competenti nel loro lavoro. Un altro vantaggio è che
il suo capo, Hank Scorpio, è super amichevole. Almeno in apparenza
perché in realtà si rivela un perfetto cattivo di James Bond. Mentre il signor Scorpio contratta
con i leader mondiali, fa esplodere un ponte, punta un laser contro
la Francia e intrappola un uomo che sembra
Sean Connery in un dispositivo che lo ucciderà
lentamente, l’episodio spunta istericamente la maggior parte dei
tropi di James Bond. La musica in stile Bond nei titoli
di coda rivaleggia con le migliori canzoni dei Simpson e rende
questo episodio il migliore omaggio de I Simpson a un film
o a un franchise.
Anche se sappiamo bene che non
dobbiamo dare troppo peso agli annunci di Production Weekly, in
passato si sono rivelati una fonte di informazioni affidabili e ora
potrebbero aver fatto luce sul DCU e sui piani dei DC Studios
per il piccolo schermo.
La serie animata Creature
Commandos debutterà su Max nel corso dell’anno,
offrendo un assaggio di ciò che il DCU ha in serbo per noi. Tuttavia, sul
fronte dei live-action, ci aspettiamo che Waller e Lanterns e
la seconda stagione di Peacemaker
guidino il cambiamento.
Il primo aveva in mente un lancio
nel 2024, ma è rimasto coinvolto negli scioperi della WGA e della
SAG-AFTRA dello scorso anno. Secondo The Trail Blazer, Production
Weekly ha scelto Chris Provenzano (Justified) come
produttore insieme agli showrunner Christal Henry e Jeremy
Carver.
Anche Viola Davis,
che interpreta Amanda Waller, produrrà attraverso la JuVee
Productions. Lars P. Winther (Guardiani della Galassia) è indicato
come co-produttore.
Sembra che il direttore del casting
John Papsidera (Superman: Legacy) sarà la Sarah Finn del DCU, dato che è stato nominato anche per la
Waller.
Per quanto riguarda la logline dello show, si legge:
“Una serie live action,
spin-off di Peacemaker,
incentrata su Amanda Waller e sul suo rapporto con la figlia Leota.
Se c’è un burocrate governativo con cui non si dovrebbe scherzare,
quello è Amanda Waller, fondatrice della famigerata Task Force X,
meglio conosciuta come Suicide Squad“.
In Peacemaker,
Loeta Adebayo è stata interpretata da Danielle
Brooks. Abbiamo anche un aggiornamento su Lanterns.
Damon Lindelof è ora indicato come produttore dopo
che si era vociferato che avrebbe potuto dare forma al ritorno in
live-action di Lanterna Verde insieme allo
scrittore di fumetti Tom King, mentre
Chris Mundy (True Detective) sembra essere stato
“confermato” come showrunner.
Tutti gli indizi sembrano indicare
che Nathan Fillion riprenderà il suo ruolo di
Lanterna Verde Guy Gardner in Superman:
Legacy, anche se James Gunn ha già accennato a questa
eventualità sui social media. È interessante notare che
Lanterns è
descritto come “terrestre”, il che suggerisce che l’azione si
svolgerà in gran parte qui sulla Terra.
Questo dovrebbe ridurre il budget!
Il tempo ci dirà quanto tutto ciò si rivelerà corretto e, con un
po’ di fortuna, James Gunn interverrà su Threads per chiarire
le cose in caso di confusione. Lo slate del DCU è stato annunciato più di un anno fa, ma a
causa dei già citati scioperi, solo pochi progetti hanno iniziato a
prendere forma.
Superman:
Legacy, inizierà le riprese il mese prossimo e ci
aspettiamo che
Supergirl: Woman of Tomorrow sarà il prossimo,
probabilmente per un’uscita nel 2026. Per quanto riguarda gli altri
film del DCU, non c’è stato molto movimento, quindi per il
momento potremmo trovarci di fronte a una sola uscita sul grande
schermo all’anno.
Aquaman e il
Regno Perduto è arrivato sulle piattaforme digitali
USA solo poche settimane dopo l’uscita nelle sale, ma all’estero il
film è rimasto a galla. Alla fine di gennaio, l’ultimo film DCEU ha
persino raggiunto un’impresa che nessun’altra uscita di questo
franchise è riuscita a raggiungere negli ultimi 5 anni: superare i
400 milioni di dollari in tutto il mondo.
L’adattamento della DC Comics sta
ancora guadagnando soldi e, con 309,8 milioni di dollari dai
mercati internazionali e 123,2 milioni di dollari in Nord America,
il sequel di Aquaman ha guadagnato 433 milioni di dollari
in tutto il mondo. Dal momento che il budget del film ha raggiunto
la soglia dei 205 milioni di dollari, si potrebbe quasi dire che il
film, tutto sommato, non è stato il flop che si immaginava.
Ecco come si è comportato ogni film DCEU dal successo di Aquaman
da 1,1 miliardi di dollari cinque anni fa:
Aquaman e il
Regno Perduto è il film conclusivo dell’era “DCEU”
prima che il franchise venga riavviato. Jason Momoa molto
probabilmente metterà da parte il tridente, ma si dice che sia in
trattative per interpretare un personaggio completamente diverso
nel DCU di James
Gunn e Peter Safran, Lobo.
Non essendo riuscito a
sconfiggere Aquaman la prima volta, Black Manta, ancora spinto dal
bisogno di vendicare la morte di suo padre, non si fermerà davanti
a nulla pur di sconfiggere il Re di Atlantide una volta per tutte.
Questa volta Black Manta è più formidabile che mai, poiché
brandisce il potere del mitico Tridente Nero, che scatena una forza
antica e malevola. Per sconfiggerlo, Aquaman si rivolgerà al
fratello imprigionato Orm, l’ex re di Atlantide, per stringere
un’improbabile alleanza. Insieme, dovranno mettere da parte le loro
differenze per proteggere il loro regno e salvare la famiglia di
Aquaman e il mondo dalla distruzione irreversibile.
Ci sono cantanti e musicisti le cui
vite e i loro successi artistici non potevano non diventare oggetto
di celebrazione al cinema. Nel corso dei decenni, infatti, sono
molti i titoli biografici dedicate alle leggende della musica. Da
Ray per Ray Charles passando per il
grande successo di Bohemian
Rhapsody dedicato ai Queen, da
Rocketman per Elton
John fino al recente
Bob Marley – One Love, dedicato al celebre
cantante giamaicano. Un caso particolare è invece il film del 2021
Aline – La
voce dell’amore, dedicato alla cantante
Céline Dion ma definito come “una fiction
liberamente ispirata alla vita di Céline Dion”.
Nel film, scritto, diretto e
interpretato da Valérie
Lemercier (meglio nota come attrice per Un po’ per
caso, un po’ per desiderio e Il piccolo Nicolas e i suoi
genitori), tutti i personaggi hanno nomi diversi da quelli
delle persone a cui sono realmente ispirati. Non si nominano mai –
per via di motivi legali – i nomi di determinati eventi artistici e
luoghi, ma gli eventi della vita della protagonista sono
chiaramente ispirati a quelli della Dion, tanto per quanto riguarda
la carrierà musicale quanto per ciò che concerne la sfera privata.
Un’operazione particolare, dunque, definita come un omaggio ad una
delle più grandi cantanti della storia.
Presentato Fuori concorso al
Festival
di Cannes, il film è poi arrivato anche nelle sale italiane,
ottenendo discreti risultati. Il suo passaggio televisivo è ora
un’occasione per scoprirlo o riscoprirlo, tanto nei suoi aspetti
migliori quanto in quelli più dubbi. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori, ma anche alla vera storia dietro il
film. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il titolo nel proprio
catalogo.
La trama e il cast di Aline – La voce dell’amore
Il film racconta la storia
di Aline, nata da una famiglia, i Dieu, in
cui la musica ha una grande importanza. Quattordicesima figlia di
Sylvette e Anglomard, Aline a
differenza dei suoi fratelli ha però una dote speciale: una
magnifica voce. Il suo talento canoro viene ben presto scoperto da
Guy-Claude Kamar, un produttore musicale, deciso a
renderla la più grande cantante al mondo. Sostenuta dalla sua
famiglia e aiutata da Guy-Claude, di cui in seguito si innamorerà,
Aline inizia la sua scalata all’Olimpo della musica, divenendo una
pop star senza eguali.
Ad interpretare Aline Dieu, il
personaggio ispirato a Céline Dion, vi è la regista e attrice,
Valérie Lemercier, la quale ha deciso di
interpretare Aline in ogni fase della vita nel film, dall’infanzia
fino alla mezza età, con l’utilizzo della tecnologia digitale di
post-produzione che ne ha adattato il corpo e il viso, mentre la
voce canora della protagonista è prestata dalla cantante francese
Victoria Sio. L’attore Sylvain Marcel interpreta
invece il ruolo di Guy-Claude Kamar, personaggio ispirato al
manager e marito della Dion, René Angélil. Sono poi presenti
Danielle Fichaud nel ruolo di Sylvette Dieu
(Thérèse Dion) e Roc Lafortune in quello
Anglomard Dieu (Adhémar Dion), rispettivamente madre e padre di
Aline.
La vera storia dietro Aline –
La voce dell’amore e le differenze con il film
Aline – La voce
dell’amore è dunque un film liberamente ispirato alla vita
della pluripremiata cantante Céline Dion, tanto
che già fin da come suona il nome della protagonista (Aline Dieu)
si sottolinea l’intento del film di celebrare e ripercorrere le
principali tappe della vita della cantante. Si ripercorre dunque la
sua storia sin dalle origini famigliari, con i due genitori e ben
13 fratelli, aspetto che il film ripropone fedelmente. Dopo che
ebbe iniziato ad esibirsi con i suoi famigliari, Dio incise la sua
prima canzone, Ce n’était qu’un rêve, con l’aiuto di sua
madre e di suo fratello Jacques. Il fratello Michel inviò poi una
cassetta della canzone all’imprenditore René
Angélil, manager dell’idolo di famiglia, la cantante
canadese Ginette Reno.
Angélil all’epoca era disoccupato e
stava cercando un modo per rimettere in carreggiata la sua carriera
quando sentì la cassetta che avrebbe cambiato la sua vita. Dopo
aver sentito cantare la giovane Dion, capì di aver trovato la
futura stella della musica e la mise subito sotto contratto.
Angélil credette così tanto nel suo talento che ipotecò la propria
casa per finanziare il suo primo album: La voix du bon
Dieu. Da quel momento, iniziò per Dion una vera e propria
carriera da cantante, che la portò nel 1988 a trionfare
all’Eurovision Song Contest e a vincere numerosi riconoscimenti in
tutto il mondo. Nel 1992, Dion intraprese poi una relazione con il
suo manager Angélil, di 26 anni più grande, tenendo però nascosta
la cosa.
Negli Novanta la carriera della
cantante prosegue, ottenendo il successo internazionale, numerosi
Grammy Awards e il premio Oscar per la miglior canzone nel 1997
per My Heart Will Go On, presente nel film
Titanic. Dal Duemila in poi la vita di Dion è
caratterizzata da ulteriori successi, dalla nascita di due gemelli
ma anche della perdita del marito per un tumore, nel 2016. Tutti
aspetti che il film ripropone fedelmente, pur cambiando i nomi dei
personaggi, dei luoghi (non si nomina ad esempio mai l’Eurovision
Song Contest) e si alteri la cronologia di alcuni eventi. La
regista del film ha infatti dichiarato di aver voluto celebrare
appieno la vita della cantante, anche se la famiglia Dion sembra
essersi opposta al film.
Prima dell’uscita del film in
Canada, infatti la famiglia Dion si è espressa contro il film,
criticandolo per le inesattezze dei fatti e per aver ritratto la
loro famiglia come “una banda di Bougons“, ovvero di
truffatori. Aline – La voce
dell’amore è invece stato approvato dal nuovo manager
della Dion, AldoGiampaolo,
mentre la stessa Dion non ne ha mai parlato pubblicamente, anche se
Lemercier ha affermato che il figlio della Dion,
René-Charles, l’ha contattata per chiedere una
visione privata. Non si sa però se questa sia effettivamente
avvenuta e il parere della diretta interessata rimane dunque ad
oggi ancora un mistero.
Il trailer di Aline – La voce
dell’amore e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Aline – La
voce dell’amore grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Google Play, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 20
febbraio alle ore 21:25 sul canale
Rai 1.
I paesi nordici sono noti per i loro
racconti thriller, che dalla letteratura al cinema e fino alla
televisione appassionano ormai tutto il mondo. Per l’audiovisivo, è
nota la trilogia di Uomini che odiano le donne ma anche titoli
presenti su Netflix come L’uomo delle castagne, Una famiglia quasi normale o Paziente 64 – Il giallo dell’isola
dimenticata. A questi si può aggiungere anche il
film del 2023 OperationNapoleon, lungometraggio islandese diretto
dal regista Óskar Thór
Axelsson basato sull’omonimo bestseller di
Arnaldur Indriðason, “Operation Napoleon”
il quale mescola storia e fantasia in un thriller-action,
coinvolgendo lo spettatore con ritmi serratissimi.
Girato in Islanda e in Vestfalia,
nella Renania Settentrionale-Vestfalia, il film propone dunque il
freddo di questi ambienti quale luogo ideale per l’intricato
mistero che si presenta alla protagonista. Il Napoleon
dell’operazione non si riferisce pero allo storico imperatore a cui
recentemente Ridley Scott ha dedicato
un biopic con Joaquin Phoenix, bensì al misterioso carico
dell’aereo, che nel film si dice sia potente quanto sconosciuto e
il cui svelamento potrebbe cambiare per sempre il futuro e ciò che
si credeva del passato.
Per gli appassionati di vicende
intricate, dove niente e nessuno sembra essere quel che dice di
essere, Operation Napoleon è dunque un ottimo thriller con
cospirazioni, colpi di scena ed enigmi ricchi di fascino. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori, ma anche al libro
da cui è tratto e alla storia vera. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Operation
Napoleon
Protagonista del film è
Kristín, avvocatessa di successo, che un giorno
riceve una telefonata dal fratello che si trova sul ghiacciaio
isladese Vatnajökull con un amico. I due hanno appena ritrovato un
aereo militare tedesco risalente alla Seconda Guerra Mondiale.
All’interno ci sono due cadaveri ibernati, presumibilmente un
ufficiale tedesco e uno americano. Kristín è stata accusata di un
omicidio che non ha commesso, ma il segreto che cela l’aereo
ritrovato potrebbe essere la chiave per la sua salvezza. Al centro
di una cospirazione internazionale, la donna decide dunque di
partire per un lungo e pericoloso viaggio per indagare sul mistero
denominato Operation Napoleon.
Nel ruolo della protagonista Kristín
Jóhannesdóttir, vi è l’attrice Vivian Ólafsdóttir,
mentre Jack Fox è il professor Steve Rush.
L’attore Ian Glen – noto per essere stato Jorah
Mormont nella serie Il Trono di
Spade e Jack Taylor nell’omonima serie TV – interpreta
invece qui William Car. Sono poi presenti gli attori Wotan
Wilke Möhring nel ruolo di Simon, Ólafur Darri
Ólafsson – visto nelle serie Scissione e Il turista – nel ruolo di
Einar Ragnarsson e Atli Óskar Fjalarsson in
quello di Elías Jóhannesson. Completano il cast Adesuwa
Oni nel ruolo di Julie Ratoff, Annette
Badland in quello di Sarah Steinkamp e Jaymes
Butler nel ruolo del Generale Ferrell.
Operation Napoleon: il
libro e la storia vera dietro al film
Come
anticipato, Operation Napoleon è un
adattamento dell’omonima opera dello scrittore islandese
Arnaldur Indriðason, uno degli autori più popolari
e prolifici del Paese, noto per i suoi racconti particolarmente
avvincenti. I suoi complessi romanzi di spionaggio, orientati
all’azione, sono l’equivalente letterario dei film blockbuster.
L’azione continua, combinata con una trama interessante che sembra
ogni volta essere ispirata ad eventi realmente accaduti, mantiene
il pubblico in attesa di ciò che potrebbe accadere da un momento
all’altro. Il romanzo da cui è tratto questo romanzo è stato
inoltre vincitore del premio Pugnale d’oro della Crime Writers
Association.
Storicamente però, non c’è stata una
vera e propria Operazione Napoleone. Fino
all’invasione nazista della Danimarca nel 1940, l’Islanda era una
monarchia e faceva parte di un’unione con la Danimarca. Dopo che la
Germania occupò il regno danese, la Gran Bretagna invase l’Islanda
come protettorato e l’Islanda si dichiarò la repubblica che è
ancora oggi. L’Islanda si dichiarò poi neutrale durante la guerra e
nel 1941 i britannici trasferirono la responsabilità della sua
difesa agli Stati Uniti, che fino a quel momento erano anch’essi un
Paese neutrale. Questo non risparmiò però gli islandesi dalla
guerra: centinaia di persone morirono a causa degli U-Boat nazisti
e delle mine marine.
Come riportato da alcune fonti
storiche, inoltre, la Germania nazista aveva un piano per invadere
l’Islanda, chiamato Operazione Ikarus, pianificato
per il 1940. Secondo quanto riportato, sarebbero state necessarie
5.000 truppe per conquistare l’isola in quattro giorni, la quale
sarebbe poi diventata una base strategica per le successive
operazioni di guerra. Il piano fu però abbandonato perché i
pianificatori di guerra tedeschi stabilirono che sarebbe stato
impossibile intraprendere l’operazione a causa del limitato
supporto aereo, della forza della Royal Navy britannica, e la
mancanza di navi da guerra di scorta. In Islanda, dunque, non si
trova alcun aereo militare tedesco.
Il trailer di Operation
Napoleon e dove vedere il film in streaming e in TV
Sfortunatamente il film non è
presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive
in Italia. È però presente presente nel palinsesto televisivo di
martedì 20 febbraio alle ore
21:20 sul canale Rai 4. Di
conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche
sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo si
potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda.
Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per
trovare il film e far partire la visione.
Il trailer mostra Aang alle prese
con l’idea di imparare tutti i diversi tipi di bending e di salvare
il mondo. Vengono mostrate alcune delle principali battaglie
dell’adattamento live-action, oltre a momenti in cui il team Avatar
trascorre del tempo insieme e va in giro su Appa.
Basato sull’amata serie animata di
Nickelodeon,
Avatar – La leggenda di Aang (Avatar: The Last
Airbender) è stato ideato da Albert Kim di
Sleepy Hollow, che ne è showrunner, sceneggiatore e produttore
esecutivo. La serie sarà guidata dall’attore filippino-canadese
Gordon Cormier nel ruolo di Aang,
Kiawentiio in quello di Katara, Ian
Ousley in quello di Sokka e Dallas Liu in
quello di Zuko. A loro si aggiungono Daniel Dae
Kim nel ruolo del Signore del Fuoco Ozai, Paul
Sun-Hyung Lee nel ruolo dello zio Iroh, Lim Kay
Siu nel ruolo di Gyatso e Ken Leung nel
ruolo del Comandante Zhao.
Il cast aggiuntivo comprende
Elizabeth Yu nel ruolo della Principessa Azula,
Maria Zhang nel ruolo della guerriera Kyoshi Suki,
C.S. Lee nel ruolo dell’Avatar Roku, Amber
Midthunder nel ruolo della Principessa Yue, A
Martinez nel ruolo di Pakku, Yvonne
Chapman nel ruolo dell’Avatar Kyoshi, Tamlyn
Tomita nel ruolo di Yukari e Casey Camp-Horinek nel ruolo
di Gran Gran.
Di cosa parla Avatar: The Last
Airbender?
Acqua. Terra. Fuoco. Aria. Una
volta le quattro nazioni vivevano in armonia e l’Avatar, il
dominatore di tutti e quattro gli elementi, manteneva la pace tra
loro. Ma tutto è cambiato quando la Nazione del Fuoco ha attaccato
i Nomadi dell’Aria annientandoli e compiendo così il primo passo
verso la conquista del mondo. L’attuale incarnazione dell’Avatar
non è ancora emersa e il mondo ha perso la speranza.
Ma come un bagliore nell’oscurità,
la speranza si riaccende quando Aang (Gordon Cormier), un giovane
Nomade dell’Aria nonché l’ultimo della sua specie, si risveglia per
assumere il ruolo che gli spetta come prossimo Avatar. Insieme ai
suoi nuovi amici Sokka (Ian Ousley) e Katara (Kiawentiio), fratelli
e membri della Tribù dell’Acqua del Sud, Aang intraprende una
missione fantastica e ricca di azione per salvare il mondo e
contrastare il temibile assalto del Signore del Fuoco Ozai (Daniel
Dae Kim). Ma non sarà un compito facile, dal momento che il
principe ereditario Zuko (Dallas Liu) è determinato a catturarli.
Avranno infatti bisogno dell’aiuto dei numerosi alleati e dei
pittoreschi personaggi che incontreranno lungo il cammino.
Nell’ambito della cosiddetta New
Hollywood, il movimento di rinnovamento cinematografico
svoltosi a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, uno dei generi
che più hanno subito trasformazioni è stato quello del western.
Noti come “western revisionisti”, i film appartenenti ad esso
mettevano in discussione alcuni dei temi tradizionali del genere,
dalla raffigurazione data dei Nativi americani fino all’uso della
violenza e al mito della frontiera. Titoli come Il piccolo
grande uomo di Arthur Penn con Dustin Hoffman,
I cancelli del cielodi Michael
Cimino o Buffalo Bill e gli indiani di
Robert Altman sono esemplari a riguardo e a questi
si può affiancare anche Corvo rosso non avrai il mio
scalpo, di Sydney Pollack con
Robert Redford.
Realizzato nel 1972 e basato sui
romanzi L’uccisore dei Corvi: la saga di “Mangiafegato”
Johnson di Raymond Thorp e Robert
Bunker e Mountain Man di Vardis
Fisher, il film propone infatti un sguardo inedito sul
legame tra l’uomo e la natura, compreniva anche dei popoli dei
Nativi indiani. Lo scontro tra le culture non è mai semplice, ma
gli autori in linea con la sensibilità di quegli anni si sono
preoccupati di dar vita ad una rappresentazione degli indigeni che
non risultasse né negativa né inferiore rispetto a quella dell’uomo
bianco. Ha così preso forma un western avvincente, moralmente
onesto e ricco di elementi culturalmente rilevanti.
Presentato in concorso al Festival
di Cannes nello stesso 1972, Corvo rosso non avrai il mio
scalpo raccolse da subito pareri entusiasti e ciò avviene
ancora oggi. Si tratta infatti di un western da non perdere, sia
per chi è appassionato del genere sia per chi vi si avvicina per la
prima volta. Prima di intraprendere una visione del film, però,
sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e ad
altre curiosità. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il titolo nel
proprio catalogo.
La trama e il cast di Corvo
rosso non avrai il mio scalpo
Il film si svolge intorno alla metà
dell’Ottocento, quando Jeremiah Johnson, veterano
della guerra messico-statunitense, decise di intraprendere una vita
lontana dalla civiltà, ritirandosi sulle Montagne Rocciose. Qui,
grazie agli insegnamenti di un altro eremita chiamato
ChrisLapp, apprende ciò che gli
occorre per poter sopravvivere in mezzo alla natura selvaggia. Nel
corso delle sue nuove avventure Jeremiah troverà anche una donna da
amare e un figlio da crescere, ma l’ostilità dei molti popoli
indigeni presenti nel territorio renderanno sempre più fragile il
suo desiderio di condurre una vita pacifica. Lo scontro sarà ben
presto inevitabile.
Ad interpretare Jeremiah Johnson
doveva inizialmente esserci Clint Eastwood,
ma i contrasti tra questi e il regista inizialmente scelto,
Sam Peckinpah, lo portarono a rinunciare al
progetto. Al suo posto venne dunque scelto Robert Redford,
che per la regia propose l’amico Pollack. Redford ha in seguito
dichiarato di considerare questo come il suo film preferito tra
tutti quelli interpretati e proprio questa devozione nei confronti
di Corvo rosso non avrai il mio scalpo lo ha spinto a
voler eseguire la maggior parte degli stunt previsti per il suo
personaggio. Redford insistette anche affinché il film venisse
girato nello stato dello Utah, dove egli risiede e che conosce
molto bene, così da risultare più convincente nei panni del
montanaro Johnson.
Accanto a lui si ritrovano poi gli
attori Will Geer in quelli di Chris Lapp, mentre
Joaquin Martinez è il nativo americano Mano Che
Segna Rosso, capo della tribù dei Corvi. Delle
Bolton interpreta Cigno, la donna indigena che Johnson
sposa nel corso del film. Trovare l’interprete giusta per questo
ruolo richiese molto tempo e la Bolton fu infine individuata tra
gli studenti di un’accademia di teatro. Poiché però la Bolton non è
una nativa americana, si rese necessario insegnarle a comportarsi
come tale. JoshAlbee, qui al suo
film di debutto interpreta Caleb, il ragazzo adottato dal
protagonista, mentre Stefan Gierasch è Del Gue,
altro uomo delle montagne.
Corvo rosso non avrai il mio
scalpo: il significato della scena finale e la storia vera
dietro il film
Per chi non avesse già visto il
film, è bene sapere che quanto segue contiene spoiler e
considerazioni sul finale. Difficile però non parlare di una delle
scene più celebri e ambigue del film, ovvero la sua conclusione.
Nella scena finale, infatti, uno stremato Johnson si rincontra con
Mano Che Segna Rosso, il suo principale nemico. Entrambi a cavallo
e parecchio distanti, Johnson allunga la mano per prendere il
fucile per quello che pensa sarà un duello finale. Mano Che Segna
Rosso invece alza il braccio, con il palmo aperto, in un gesto di
pace che Johnson ricambia. Ciò che potrebbe accadere dopo, è però
lasciato all’immaginazione dello spettatore.
Parlando del finale, infatti,
Redford ha raccontato che Pollack voleva mostrare Johnson morire
congelato dopo essersi allontanato da Mano Che Segna Rosso.
L’attore, invece, suggerì di lasciare incerto il destino del
personaggio, facendolo semplicemente sparire tra le montagne.
Questo finale volutamente ambiguo è inoltre maggiormente aderente
al destino ambiguo a cui è andato incontro John
Johnson, l’uomo a cui è ispirato il personaggio di
Jeremiah. Disertore della Marina degli Stati Uniti, questi divenne
un eremita di montagna, scontrandosi in più occasioni con alcune
tribù indiane. Sulla sua morte, avvenuta nel 1900, aleggia ancora
oggi un mistero. Allo stesso modo il film ripropone questa
ambiguità, tipica di quelle esistenze così al limite.
Il meme tratto dal film Corvo rosso non avrai il mio
scalpo
Uno dei meme più celebri di sempre,
ovvero quello del barbuto Robert Redford che
esprime la propria approvazione con un sorriso e un cenno del capo,
è tratto proprio da Corvo rosso non avrai il mio scalpo.
Non solo, ma ai tanti giovani imbattutisi prima nel meme, questo ha
poi permesso di scoprire il film di Pollack, il quale ha così
ottenuto una certa popolarità anche tra le generazioni più giovane,
lanciatesi nella visione del film per poter vedere la scena del
celebre meme e imbattendosi così in un film ricco di emozioni, con
una storia tanto profonda quanto appassionante.
Il trailer di Corvo rosso non
avrai il mio scalpo e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire di
Corvo rosso non avrai il mio scalpo
grazie alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile per
l’acquisto o il noleggio sulla piattaforma Amazon Prime Video. Da qui, si avrà
dunque modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
martedì 20 febbraio alle ore
21:00 sul canale Iris.
È stata pubblicata una nuova
anteprima del trailer di Borderlands per
l’adattamento cinematografico del videogioco.
IGN ha rivelato una clip di nove
secondi del film di Borderlands,
che offre ai fan un breve sguardo a
Jack Black nel ruolo di Claptrap,
Cate Blanchett nel ruolo di Lilith,
Kevin Hart nel ruolo di Roland,
Jamie Lee Curtis nel ruolo della dottoressa
Patricia Tannis, Ariana Greenblatt nel ruolo di
Tiny Tina e uno Psycho. Nel video si legge anche che domani uscirà
un trailer completo del film.
Borderlands
è diretto da Eli Roth da una sceneggiatura scritta da Roth e Joe
Crombie. È prodotto da Avi Arad e Ari Arad di Arad Productions,
insieme a Erik Feig di Picturestart. Il film sarà prodotto
esecutivamente dal fondatore di Gearbox Randy Pitchford e dal CEO
di Take-Two Interactive Strauss Zelnick. James Myers e Aaron
Edmonds di Lionsgate supervisionano il progetto insieme a Emmy Yu
di Arad e Lucy Kitada e Royce Reeves-Darby di Picturestart.
Chi è il protagonista di
Borderlands?
Borderlands è
interpretato da
Cate Blanchett,
Jamie Lee Curtis,
Kevin Hart,
Jack Black,
Edgar Ramirez, Ariana Greenblatt, Florian Munteanu,
Haley Bennett, , Bobby Lee, Olivier Richters, Janina Gavankar, Gina
Gershon, Cheyenne Jackson, Charles Babalola, Benjamin Byron Davis,
Steven Boyer, Ryann Redmond e Penn Jillette.
Il 28 febbraio arriva sul grande
schermo Dune –
Parte Due, l’attesissimo nuovo capitolo della
saga diretta da Denis Villeneuve e nata dalla
penna di Frank Herbert.
Nelle sale di UCI Cinemas, inoltre,
i fan potranno rivivere le emozioni del primo capitolo della saga e
a seguire assistere alla nuova avventura di Paul Atreides:
acquistando un biglietto per l’anteprima di Dune –
Parte Due gli spettatori avranno infatti la
possibilità di vedere nella stessa sala anche Dune,
per farlo basterà consultare l’orario di programmazione della
multisala di riferimento e presentarsi con il biglietto circa tre
ore e mezzo prima rispetto all’orario di inizio di Dune –Parte Due.
Questo appuntamento si aggiunge
alle numerose iniziative che il Circuito ha organizzato per il
lancio dal film distribuito da Warner Bros. Pictures. La prima è il
concorso che mette in palio un viaggio da sogno ad Abu
Dhabi. Per partecipare basterà acquistare il biglietto sui
canali online del Circuito per le proiezioni dal 27 febbraio al 3
marzo sul sito dune2.ucicinemas. Il ricco premio includerà i voli
di andata e ritorno per la splendida Abu Dhabi, un soggiorno di
quattro notti nel quattro stelle The WB Hotel Abu
Dhabi, una giornata mozzafiato al Warner Bros.
World e un’avventura indimenticabile nel
deserto di Liwa. Inoltre, acquistando il biglietto
online sul sito dune2.ucicinemas o sull’app del Circuito per
l’anteprima del 27 febbraio o per le proiezioni previste fino al 3
marzo gli spettatori riceveranno l’esclusivo artwork del
film.
Infine, chi, nelle stesse date,
acquisterà un biglietto online o offline per le sale IMAX di UCI
Porta di Roma, UCI Orio e UCI Luxe Campi Bisenzio riceverà anche in
omaggio il magnete di IMAX.
Dune –
Parte Due esplora il mitico viaggio di Paul
Atreides che si unisce a Chani e ai Fremen sul sentiero della
vendetta contro i cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia.
Di fronte alla scelta tra l’amore della sua vita e il destino
dell’universo conosciuto, Paul intraprende una missione per
impedire un terribile futuro che solo lui è in grado di prevedere.
Distribuito da Warner Bros. Pictures, il film diretto da Denis
Villeneuve vanta un cast d’eccezione, composto tra glia altri da
Timothée Chalamet, Zendaya, Rebecca Ferguson, Josh Brolin,
Austin Butler, Florence Pugh, Dave Bautista, Christopher Walken,
Léa Seydoux, Stellan Skarsgård, Charlotte Rampling e Javier
Bardem.
Le multisala che proietteranno la
maratona di Dune,
con l’anteprima di Dune – Parte Due, sono:UCI Alessandria (AL), UCI
Arezzo (AR), UCI Showville Bari (BA), UCI Bicocca (MI), UCI Cinemas
Meridiana Bologna (BO), UCI Bolzano (BZ), UCI Casoria (NA), UCI
Catania, (CT), UCI Certosa (MI), UCI Curno (BG), UCI Ferrara (FE),
UCI Firenze (FI), UCI Fiumara (GE), UCI Fiume Veneto (PN), UCI
Seven Gioia del Colle (BA), UCI Lissone (MB), UCI Cinepolis
Marcianise (CE), UCI Luxe Marcon (VE), UCI RedCarpet Matera (MT),
UCI Luxe Maximo (RM), UCI Megalò (CH), UCI MilanoFiori (MI), UCI
Molfetta (BA), UCI Moncalieri (TO), UCI Montano Lucino (CO), UCI
Orio (BG), UCI Palermo (PA), UCI Parco Leonardo (RM), UCI Perugia
(PG), UCI Piacenza (PC), UCI Pioltello (MI), UCI Porta di Roma
(RM), UCI Romagna Savignano sul Rubicone (RN), UCI Reggio Emilia
(RE), UCI Roma Est (RM), UCI Sinalunga (SI), UCI Torino Lingotto
(TO), UCI Verona (VR), UCI Luxe Palladio (VI) e UCI Villesse
(GO).
I Fantastici
Quattro stanno lentamente iniziando a prendere
forma e, con un’ambientazione confermata degli anni ’60, i fan sono
ansiosi di vedere cosa i Marvel Studios hanno pianificato per la loro
Prima Famiglia di supereroi.
Al di fuori di un riferimento
sfacciato in Doctor Strange nel
Multiverso della Follia, non abbiamo visto nulla che
suggerisca che questa squadra esistesse sulla Terra-616 tra la
scomparsa di Capitan America negli anni ’40 e la prima avventura di
Capitan Marvel negli anni ’90. Ma con il
Multiverso in gioco, è possibile che i Fantastici
Quattro provengano da una linea temporale diversa o che in
qualche modo si siano persi prima di arrivare ai giorni nostri.
Oggi, una nuova voce sui
Fantastici Quattro sta circolando, messa in giro
da Grace Randolph di Beyond The Trailer: “L’altra cosa che ho
sentito è che la sceneggiatura ha due trame insieme”, spiega.
“Il paragone che ho sentito era un po’ come Piccole Donne di
Greta Gerwig. Non ho sentito quali fossero le due linee temporali o
trame, una nel passato o una nel futuro.”
Anche se non è confermato,
immaginiamo che i Fantastici Quattro racconterà la
squadra già formata, per poi andare indietro e raccontare come
hanno ottenuto i poteri. Sembra un approccio sensato, soprattutto
dopo che abbiamo visto una storia tradizionale sulle origini della
squadra svolgersi sia nel 2005 che nel 2015.
Un’altra possibilità, ovviamente, è
che incontreremo gli eroi ai giorni nostri e poi torneremo agli
anni ’60 per scoprire come hanno ottenuto i loro poteri e cosa li
ha portati sulla Terra-616, intorno al 2025.
Matt Shakman
(“WandaVision”, “Monarch: Legacy of Monsters”)
dirigerà I Fantastici Quattro, da una
sceneggiatura di Josh Friedman, Jeff
Kaplan e Ian Springer. La notizia del
casting di Pascal era già trapelata a novembre, mentre anche gli
altri nomi erano usciti da recenti indiscrezioni.
Pedro Pascal è noto al mondo per le sue
interpretazioni in The Mandalorian, The Last of Us e prima ancora in
Game of Thrones. Vanessa Kirby ha fatto parte del franchise di
Mission Impossible e di Fast and Furious, mentre Joseph
Quinnè diventato il beniamino dei
più giovani per la sua interpretazione di Eddie in Stranger Things 4. Ebon
Moss-Bachrach sta vivendo un momento d’oro grazie al
suo ruolo del cugino Ritchie in The Bear.
Arriva il 9 marzo in
esclusiva su
RaiPlay il film Adolfo, debutto alla regia di
Sofía Auza e che vede come protagonisti gli attori
Juan Daniel Garcia Treviño e Rocío de la
Mañana.
Il lungometraggio,
vincitore del “Orso di Cristallo per il Miglior Film” alla
Berlinale nel 2023, racconta la storia di due ragazzi che si
incontrano per caso a una fermata dell’autobus nella peggiore o
forse migliore notte della loro vita. L’incontro cambierà per
sempre il destino di entrambi.
Adolfo, la trama
Hugo e Momo si incontrano
casualmente per strada, alla fermata di un autobus. Il ragazzo, che
porta con sé un piccolo cactus chiamato Adolfo, ha appena perso il
bus che avrebbe dovuto portarlo al funerale del padre, morto
suicida, ed è deciso a passare lì la notte in attesa del prossimo;
la ragazza sta per andare ad una festa in maschera, la prima festa
della sua prima notte da “libera”, dopo aver trascorso un periodo
in una comunità per la riabilitazione di giovani tossicodipendenti.
Dopo un po’ di attesa, Momo convince Hugo a seguirlo: è l’inizio di
una lunga notte fatta di risate, lacrime, avventure, parole e
silenzi, con i due giovani determinati a portare a termine la
“missione” affidata a Hugo da suo padre prima di togliersi la vita:
trovare una casa ad Adolfo, il cactus. Per evitare di essere da
soli con i loro problemi, Hugo e Momo decidono di vivere insieme
un’avventura: dovranno trovare una nuova casa per Adolfo, prima che
la notte finisca e che entrambi vadano per la loro strada.
“Adolfo” ha
partecipato al Seattle International Film Festival, è stato
vincitore del “Cavallo di bronzo per il Miglior Film” alla
Stockholm International Film Festival. A Rocío de la Mañana è
andato il premio come “Migliore attrice in un film messicano” al
Guadalajara International Film Festival.
Tatami, il
film rivelazione della
Mostra del Cinema di Venezia 2023, accolto al festival con un
tripudio di applausi e una commossa ovazione, arriverà al
cinema in anteprima l’8 marzo e dal 4 aprile con
BiM Distribuzione.
Diretto dalla regista e attrice
Zar Amir (vincitrice del Premio per la
Migliore Attrice a Cannes 2022 per Holy Spider) e dal regista Guy Nattiv
(Premio Oscar® nel 2019 per il cortometraggio Skin) con
protagoniste Arienne Mandi e la stessa Zar
Amir, è ispirato alle tante atlete iraniane che hanno
fatto cose incredibili: Sadaf Khadem, la prima pugile iraniana che
si è rifugiata in Francia dove è diventata promotrice dei diritti
delle donne; l’arrampicatrice su roccia Elnaz Rekabi che ha
gareggiato senza indossare la hijab, consapevole di rischiare la
morte al suo ritorno a casa; Kimia Alizadeh, ragazza prodigio del
taekwondo iraniano che ha lasciato il paese insieme al marito
a causa delle minacce governative, e molte altre.
“Negli ultimi decenni, il governo iraniano ha fatto tutto
quanto in suo potere per impedire a iraniani e israeliani di
incontrarsi in occasione di eventi internazionali, senza tenere in
considerazione la realtà dei veri sentimenti delle persone. La
storia che abbiamo deciso di raccontare in questo film è la storia
di troppi artisti ed atleti costretti a rinunciare ai propri sogni
e, in alcuni casi, obbligati a lasciare i propri paesi e i propri
cari a causa del conflitto tra sistemi e governi. Speriamo di aver
realizzato un film che mostri al mondo che l’umanità e la
fratellanza vincono sempre” – hanno dichiarato la regista Zar
Amir Ebrahimi e il regista Guy Nattiv.
Tatami – la trama
Durante i campionati mondiali di
judo, la judoka iraniana Leila (Arienne Mandi) e la sua allenatrice
Maryam (Zar Amir) ricevono un ultimatum da parte della Repubblica
Islamica che intima a Leila di fingere un infortunio e perdere la
gara, pena l’essere bollata come traditrice dello Stato. Vedendo
minacciata la propria libertà e quella della sua famiglia, Leila si
trova ad affrontare una scelta impossibile.
John, Paul, George e
Ringo saranno ciascuno il soggetto di un diverso
lungometraggio di prossima uscita. Il regista Sam
Mendes ha in programma di realizzare quattro film
separati, uno dal punto di vista di ciascun membro dei
Beatles. Lo scopo è quello di “raccontare la
sorprendente storia della più grande band della storia”, fino
al loro scioglimento nel 1970, secondo un comunicato stampa.
Paul McCartney, Ringo Starr e le famiglie dei
defunti John Lennon e George
Harrison hanno concesso i diritti completi sulla storia
della vita e sulla musica per i film.
“Sono onorato di raccontare la
storia della più grande rock band di tutti i tempi e sono
entusiasta di sfidare il concetto di ciò che costituisce un viaggio
al cinema”, ha detto Mendes in una nota. Sony Pictures
Entertainment finanzierà e distribuirà tutti e quattro i film nelle
sale nel 2027. I dettagli sui piani di uscita saranno condivisi più
avanti, ma lo studio promette che la strategia sarà “innovativa
e rivoluzionaria”.
Sarebbe certamente uno sforzo
rischioso presentare in anteprima tutti e quattro i film nello
stesso anno. Tuttavia, i film biografici musicali stanno diventando
sempre più popolari al botteghino. Elvis di
Baz Luhrmann e Bob Marley: One
Love della Paramount hanno incassato molto più del
previsto, mentre The Eras Tour di Taylor
Swift, una versione cinematografica del suo concerto da
record, ha sovraperformato diversi franchise di Hollywood in
termini di vendite di biglietti al livello globale. Molti altri
progetti del genere sono in lavorazione; Antoine
Fuqua sta trasformando la storia della vita di
Michael Jackson in un lungometraggio, Amy
Winehouse sarà la protagonista di un prossimo biopic,
Back to Black, e Ridley Scott è
in trattative per dirigere un film sull’ascesa dei Bee Gees.
Oltre a dirigere, Sam
Mendes produrrà insieme alla sua partner di Neal
Street ProductionsPippa Harris e
Julie Pastor di Neal Street.
Jeff Jones sarà il produttore esecutivo per Apple
Corps Limited, l’organizzazione multimediale fondata dai Beatles
nel 1968.
“Vogliamo che questa sia
un’esperienza cinematografica unica, elettrizzante ed epica:
quattro film, raccontati da quattro diverse prospettive che
raccontano un’unica storia sulla band più celebre di tutti i
tempi”, ha dichiarato Harris in una nota. “Avere la
benedizione dei Beatles e della Apple Corps per fare questo è un
immenso privilegio”.
Questa è la prima volta che i
Beatles garantiscono il loro pieno sostegno ad un
film su di loro che non sia un documentario. La band è stata
oggetto di numerosi documentari, tra cui il film degli anni ’70
Let It Be, che raccontava lo scioglimento del
gruppo, così come Get Back di Peter
Jackson, che catturava la realizzazione del loro album
Let It Be. Le loro canzoni hanno anche ispirato
film come il musical jukebox del 2007 Across the
Universe.
Martin Scorsese sarà presto sul grande schermo
ma davanti alla macchina da presa. Il grande regista, che riceverà
l’Orso d’Oro onorario al Festival di Berlino, interpreterà un
anziano saggio che influenza Dante Alighieri mentre scrive “La
Divina Commedia” nel prossimo giallo di Julian
Schnabel, Hand of Dante.
Scorsese ha fatto dei cameo in molti
dei suoi film e occasionalmente abbia recitato in film di altri
registi, ha interpretato Vincent van Gogh in un
segmento del film di Akira Kurosawa del 1990
“Dreams” e ha anche doppiato il pesce palla strozzino in “Shark
Tale”. – questo ruolo probabilmente sarà tra i più carnosi. “È
straordinario nel film“, dice Schnabel a Variety, definendo la
parte di Scorsese “un ruolo brillante e importante” e aggiungendo:
“Non puoi distogliere lo sguardo da lui“.
Hand of Dante
presenta un cast stellare che comprende Oscar Isaac, Gal
Gadot, Jason Momoa, Gerard Butler e Al
Pacino. È basato sull’omonimo libro di Nick
Tosches, che ruota attorno a un manoscritto de “La Divina
Commedia” di Dante Alighieri che si trova nella
Biblioteca Vaticana. L’opera passa da un prete a un boss della
mafia di New York City, dove viene portata da Tosches dopo che gli
è stato chiesto di verificarne l’autenticità. Quindi, come Dante,
Tosches intraprende il suo viaggio. Ma la narrazione di
Hand of Dante percorre anche il periodo tra il XIV
e il XXI secolo, con alcuni personaggi che hanno vite parallele in
epoche diverse.
Martin
Scorsese con il suo Killers
of the Flower Moon è trai protagonisti della stagione
dei premi 2024 che culminerà con la notte degli Oscar il prossimo
10 marzo. Anche in questo film, nel finale, il regista si è
ritagliato un breve e commovente cameo.
Fabbricante di
lacrime sarà disponibile dal 4 aprile 2024 solo su
Netflix.
Da oggi è disponibile il teaser del film dall’omonimo romanzo di
Erin Doom, uno dei più importanti casi letterari
degli ultimi tempi. Fabbricante di lacrime, edito da Magazzini
Salani, è stato infatti il libro più venduto in Italia nel
2022.
Nel cast, accanto ai
protagonisti Caterina Ferioli (Nica) e
Simone Baldasseroni (Rigel), anche Nicky
Passarella (Billie) e Alessandro Bedetti
(Lionel).
Fabbricante di lacrime è
una produzione Colorado Film ed è prodotto da Iginio
Straffi e Alessandro Usai. Il film è
scritto da Eleonora Fiorini e Alessandro
Genovesi, che ne è anche il regista.
Fabbricante di lacrime, la trama
Tra le mura del Grave,
l’orfanotrofio in cui Nica è cresciuta, si racconta da sempre una
leggenda: quella del Fabbricante di Lacrime, un misterioso
artigiano, colpevole di aver forgiato tutte le paure e le angosce
che abitano il cuore degli uomini. Ma a diciassette anni per Nica
è giunto il momento di lasciarsi alle spalle le favole. Il suo
sogno più grande, sta per avverarsi: i coniugi Milligan hanno
avviato le pratiche per l’adozione e sono pronti a donarle la
famiglia che ha sempre desiderato. Nella nuova casa, però, Nica
non è da sola. Insieme a lei viene portato via dal Grave anche
Rigel, un orfano inquieto e misterioso, l’ultima persona al mondo
che Nica desidererebbe come fratello adottivo. Rigel è
intelligente, suona il pianoforte come un demone incantatore ed è
dotato di una bellezza in grado di ammaliare.
Anche se Nica e Rigel sono
uniti da un passato comune, la convivenza tra loro sembra
impossibile… ma gentilezza e rabbia sono solo due diversi modi di
combattere il dolore e saranno destinati a diventare l’una per
l’altro proprio quel Fabbricante di Lacrime della leggenda. Al
Fabbricante non puoi mentire e loro dovranno trovare il coraggio di
accettare quella forza che li attrae che si chiama amore.
Dave Bautista, trai protagonisti del
Marvel Cinematic Universe
ha anticipato un suo possibile ruolo (o anche solo un desiderio di
un ruolo) nel DC
Universe nei panni del cattivo di Batman,
Bane. Essendo uno dei cattivi più famosi del
Cavaliere Oscuro, Bane diventerà probabilmente uno dei personaggi
introdotti nel DCU di James
Gunn.
Su Instagram, l’attore che ha già
interpretato Drax del franchise dei Guardiani della
Galassia, per James Gunn e per la
Marvel, ha anticipato il suo
casting per il ruolo di Bane della DCU condividendo una fan art del cattivo di
Batman.
L’attore è una delle scelte
preferite dai fan per interpretare il ruolo ormai da qualche tempo,
e questo si affianca ad alcune anticipazioni di Gunn secondo cui
gli attori dei Guardiani della Galassia si
uniranno al suo DCU alimentando le speranze dei fan di Bautista
nei panni di Bane. Sebbene ci siano più personaggi DCU che Bautista potrebbe interpretare, è facile
capire perché l’attore Drax sarebbe una scelta interessante per
Bane in The Brave and the Bold o
altri progetti DCU.
“Eri così preoccupata di
conquistarlo che non ti sei chiesta se avresti dovuto”: il fulcro
di Players, il film girato nel 2021 ma lanciato su
Netflix Italia nel giorno di San Valentino è
tutto qui. La commedia romantica di Trish Sie porta in scena
situazioni di spiccata comicità per offrire un’ironica ma non
banale riflessione sulle dinamiche delle scelte che governano la
nostra vita sentimentale.
I “players” del titolo, i giocatori,
ovvero il gruppo di amici che si danno man forte in divertenti (o
tragiche, a seconda della preda) scenette in locali pubblici per
conquistare cuori solitari, offrono, tra i vari livelli di lettura,
anche una parodia di Sex and the city, con variazioni sulla combinazione di
generi e ruoli dove i protagonisti sono tre uomini e una donna. Nel
film di Trish Sie, regista con prove da coreografa al suo attivo, i
quattro amici della storia sono trentenni appagati del proprio
lavoro all’interno della redazione di un giornale e vivono tutte le
opportunità d’incontro che la brillante vita notturna di New York
offre loro. L’amicizia che li lega li porta a vivere in maniera
divertita la propria condizione di single e a cercare storie di una
sola notte, certi di trovare nei propri sodali il rapporto di
vicinanza di cui chiunque ha il bisogno. L’ingresso in scena di un
aitante corrispondente di guerra cambia gli equilibri all’interno
del gruppo: quello che sulla carta appare come un buon partito,
ovvero l’uomo dei sogni bello, ricco e intelligente, reggerà poi
alla prova della realtà e riuscirà a portare nella quotidianità di
Mack, la girl del gruppo, quel senso di affidabilità che solo gli
amici di lunga data sembrano offrire?
Players: come affrontare con
leggerezza le paure della vita adulta
La sceneggiatura è firmata da
Whit Anderson, insignita nel 2018 del premio Writers Guild
of America per la serie Ozark e attrice in pellicole ad alto
budget Ocean’s 8
di Gary Ross e Yes Man di Peyton Reed interpretato da Jim Carrey.
La trama di Players pone al centro
della narrazione gli standard più classici di quell’età di mezzo in
cui si affrontano le paure della vita adulta: impegnarsi in una
relazione stabile, prima fra tutte. “Mangi i falafel quando sei
triste”, chiosa Adam Miles, interpretato da Damon Wayans Jr.
alla migliore amica Mackenzie Cannon, detta Mack, alias Gina Rodriguez, attrice portoricana emersa nella serie
Jane The Virgin. Se un amico è capace di rilevarci
meccanismi che fino a quel momento erano sfuggiti a noi stessi
grazie alla lunga osservazione, possiamo accontentarci di un amore
che vede in noi un’immagine che non ci appartiene? La protagonista deve fare i
conti con se stessa per capirlo, per capire, soprattutto, se anche
in Tom Ellis, l’uomo che ha deciso di conquistare non più
per una notte, bensì per una vita intera, può ritrovare la stessa
attenzione e cura, ovvero lo stesso amore che il suo migliore amico
sa offrirle.
Mack e gli altri ‘giocatori’ si
muovono da anni all’interno di schemi psicologici prefissati dove
sanno gestire con abilità e spirito di squadra ogni variabile,
certi della possibilità di riuscita di azioni che nel tempo si sono
rivelate portatrici di successo ma che, adesso, sembrano non dare
più sicurezza: si può basare una relazione su uno schema, chiede
Adam a Mack?
La vera domanda che ogni ‘player’
in amore dovrebbe porsi
La scoperta che le interazioni ormai
abilmente implementate non bastano più quando si tratta di
affrontare il tratto di cammino che ci separa da un nuovo desiderio
è la vera questione del film diretto da Sie. La protagonista vuole
un cassetto, sagace metafora dello spazio di significanza che
chiunque sia in cerca dell’amore vuole che l’altra persona gli
riservi. Il punto è: siamo sicuri che quel cassetto sia grande
abbastanza per contenere tutte le nostre cose, tutto quello che
siamo e che vorremmo essere? Un interrogativo tutt’altro che
banale, a cui Players offre una risposta divertente e non scontata,
perché, per dirla con i protagonisti, quando vuoi una relazione
vera non c’è uno schema che possa aiutarti, c’è solo l’istinto che
ci porta a sentire con forza il nostro baricentro e a capire di
quanto siamo disposti a spostarlo per raggiungere un nuovo livello
di gioco in un rapporto di coppia.
Sembra che i sostenitori di
Nicolas Cage abbiano un altro motivo per amare il
proprio beniamino. A quanto pare, dopo una iniziale estraneità al
progetto, l’attore è in trattative per interpretare
Spider-Man Noir nell’omonima serie tv in
lavorazione presso Amazon.
Dopo la notizia
che Steve Lightfoot, che trai suoi lavori
annovera The Punisher, si era unito a Oren
Uziel nella sala di scrittura e di produzione, questo
rumor sul casting per la serie è sicuramente allettante.
Chiaramente non c’è ancora nulla di confermato, ma il casting di
Cage per il ruolo avrebbe senso anche grazie allo splendido lavoro
di doppiaggio che l’attore ha portato avanti per lo stesso
personaggio in
Spider-Man: Un nuovo universo.
La serie Spider-Man
Noir è il secondo progetto noto basato sui personaggi
Marvel controllati da Sony su
Amazon. In precedenza era stato annunciato che Amazon stava andando
avanti con la serie Silk: Spider Society della showrunner
Angela Kang. Non è noto in questo momento quali
altri personaggi Marvel saranno presenti negli altri
show di Amazon, anche se Sony attualmente controlla oltre 900 di
questi personaggi associati al franchise di Spider-Man.
Sulla scia di 365 milioni di
visualizzazioni in 24 ore, il primo trailer Deadpool e
Wolverine è diventato il trailer più visto di tutti i
tempi. Ora, un intraprendente utente di Twitter di nome
Trevor Carlee è riuscito in qualche modo a
ricreare l’intero trailer, e a essere onesti, sit ratta davvero di
un piccolo capolavoro, perché è stato realizzato interamente in
LEGO.
Il trailer iniziale, svelato lo
scorso fine settimana durante il più grande evento sportivo
dell’anno, il Super Bowl, reintroduce Ryan Reynolds nei panni dell’iconico
Deadpool, che si ritrova invischiato con la Time Variance Authority
(vista l’ultima volta nella serie Loki dei
Marvel Studios su Disney+) e unisce le forze con altri
supereroi per affrontare un avversario comune. Dopo due film che lo
deridono da lontano, il terzo capitolo annuncia l’integrazione
formale di Wade Wilson nell’universo cinematografico Marvel, con collaborazioni con
personaggi importanti come Wolverine di Hugh Jackman e, come attualmente
ipotizzato, Elektra di Jennifer Garner.
Il cast del film è ulteriormente
arricchito da artisti del calibro di Matthew
Macfadyen e gli attori di ritorno
Morena
Baccarin nei panni di Vanessa, Brianna
Hildebrand nei panni di Testata Mutante Negasonica e
Stefan Kapičić nei panni di Colosso. Anche
Emma Corrin fa parte del cast come principale
antagonista del film, ma il ruolo non è stato attualmente
rivelato.
Deadpool e
Wolverine uscirà il 26 luglio 2024. Puoi scoprire
maggiori dettagli sul film qui e guardare in streaming i primi due
film su Disney+. Guarda il trailer LEGO di Carlee di
seguito:
Deadpool e
Wolverine uscirà nei cinema il 26 luglio e segna
l’introduzione del Mercenario Chiacchierone di Ryan Reynolds nell’universo cinematografico
Marvel (con un rating decisamente
diverso rispetto ai primi due capitoli). Soprannominandosi
“Marvel Jesus”,
Deadpool arriva nel MCU dopo essere stato rapito dalla
Time Variance Authority, i manager del multiverso
visti l’ultima volta in Loki, e si ritrova nello
stesso mondo dei Vendicatori.
Sebbene il suo volto non si veda nel
trailer, anche Wolverine di Hugh Jackman passa dall’universo di
X-Men al MCU. Diretto da Shawn
Levy, il film comprende anche Emma Corrin,
Morena Baccarin, Rob Delaney,
Leslie Uggams, Karan Soni e Matthew Macfadyen.
Come ogni anni, gli
Oscar 2024 prevedono due categorie di eccellenza
dedicate alla sceneggiatura, la prima per la migliore
sceneggiatura originale, ovvero la storia che è frutto
dell’invenzione dell’autore della stessa, e la seconda è per la
migliore sceneggiatura adattata, che parte invece da
un’opera pre-esistente, più spesso un libro, ma può essere anche un
articolo di giornale, un’inchiesta, un fumetto, insomma un’altra
storia che già esiste e che viene declinata nel linguaggio
cinematografico.
Le categorie dedicate
alle sceneggiature, in occasione dei grandi premi di cinema, sono
da sempre quelle che si aggiudicano gli Autori. Branagh,
Fennell, Peele, Jonze, Tarantino, Ivory, Allen, Coppola, Almodovar,
Coen sono solo alcuni dei nomi che impreziosiscono il
palmares di una categoria dei Premi Oscar che più di ogni altra
rappresentano l’aspetto culturale e alto della grande macchina
cinematografica. E se da una parte è vero che la sceneggiatura è
una scrittura di servizio, che per esistere davvero deve essere
trasformata in film, è anche vero che la scrittura, la parola sono
il seme dal quale poi germoglia il cinema.
Di seguito, ecco i
candidati agli Oscar 2024 per migliore sceneggiatura
originale e adattata.
Apriamo le danze con una
delle sceneggiature che, in quest’anno cinematografico, sembra
brillare di più per costruzione, originalità e interesse. Lo script
di Anatomia di una caduta firmato
da Justine Triet e Arthur Harari
è un animale insolito e seducente, così come il film che ne è stato
desunto, capace di insinuare il dubbio nella mente dello spettatore
con un abilissimo gioco di non detti, mentre sposta continuamente
il fuoco del suo discorso, passando con eleganza dal linguaggio
procedurale a quello da thriller, fino a quello drammatico e
romantico.
Al suo esordio con la
sceneggiatura per il cinema, David Hemingson ha
offerto a Alexander Payne, autore riconoscibile e
ricercato, lo script di
The Holdovers – lezioni di vita. La storia si
innesta alla perfezione dentro la filmografia e la poetica di
Payne, raccontando la vicenda di umanità perse che imparano a
essere famiglia, arrangiandosi con quello che hanno e allo stesso
tempo riscoprendo per se stessi uno spiraglio di futuro che
pensavano non potesse esistere. È facile cadere nella definizione,
a volte svalutante, di feel good movie, tuttavia
The Holdovers rivendica con fierezza questa
etichetta, innalzandone il livello.
Tra le modalità di
racconto cinematografico, il biopic rientra in quelle più
rischiose, perché si fa interpretazione di personaggi realmente
esistiti, adottando un punto di vista, a volte anche solo un
momento storico preciso, in cui questa “vita famosa” viene messa in
scena.
Bradley Coopere Josh Singer
sono consapevoli di questo rischio, tuttavia i potenti mezzi messi
a disposizione di Maestro,
inclusa la benedizione (e la produzione) di Steven Spielberg, permettono ai due
massima libertà. E così, Cooper si prende la briga di non compiere
apparentemente nessuna scelta e di bypassare l’importanza
della parola come germe vitale del cinema. Lo script diventa
strumento per la messa in scena di sé nei panni diLeonard Bernstein. Il risultato è uno sforzo egoriferito in cui l’attore,
regista e sceneggiatore vuole a tutti i costi trovare un posto
nell’Olimpo di Hollywood, che a tutti gli effetti lo premia
(misteriosamente) e lo pone in compagnia di artisti di ben altro
calibro.
Come nel caso di
Hemingson, anche Samy Burch,
esordiente alla sceneggiatura per il cinema, si fa affiancare da un
solido narratore per immagini, Todd Haynes, per
trasformare in film la sceneggiatura di May December. Il film, unico
in categoria ad aver ottenuto una sola nomination, avrebbe mirato
anche a dei cenni nelle categorie dedicate agli attori, cenni che
non sono arrivati per una concorrenza serrata. Tuttavia è riuscito
a spuntarla in questa divisione, che, dicevamo, celebra la potenza
della parola. E effettivamente il film è scritto in maniera
raffinata, riuscendo a districarsi con leggerezza, mai con
superficialità, nei meandri di una storia torbida che manifesta da
subito le sue pieghe più oscure. La sensazione generale però è che
il film sia finito in cinquina principalmente come omaggio al
percorso festivaliero abbastanza luminoso dei mesi scorsi.
Vero e proprio colpo di
fulmine di questa stagione cinematografica, Past Lives di Celine Song
ha conquistato un posto in cinquina a buon diritto. Ridefinendo i
canoni narrativi della “storia d’amore”, la scrittura di
Song si presenta delicata e leggera, è capace di raccontare un
“amore in potenza” (in mancanza di una definizione
migliore) attraverso i non detti, il silenzio e le pause. Il suo
compito di sceneggiatrice è facilitato dal fatto che lei stasse ha
diretto il film (è il suo esordio), facendo così coincidere le
scelte della messa in quadro con l’intenzione dietro le parole
stesse. Seppure le possibilità di vittoria sono esili per questi
Oscar 2024, la sceneggiatura di Past Lives è un vero e proprio
gioiello.
Migliore
Sceneggiatura (Adattata)
1 di 5
Apre la cinquina delle
migliori sceneggiature adattate American Fiction, scritto e
diretto da Cord Jefferson e basato sul
romanzo Erasure di Percival Everett. In una scatola
apparentemente convenzionale, Jefferson, che esordisce alla regia e
alla sceneggiatura con questo progetto, riesce a portare sullo
schermo la compenetrazione di generi che si trovano nel testo di
partenza. Quella che nasce come una commedia irriverente sui luoghi
comuni legati alla percezione della popolazione afro-americanada
parte di quella caucasica, negli Stati Uniti, diventa una
riflessione agro-dolce sul potere della narrazione e sul senso di
appartenenza a una comunità. Il testo si mantiene costantemente su
alti livelli di ironia, consegnati con destrezza dal cast, guidato
da uno splendido (e anche lui nominato)
Jeffrey Wright.
Il fenomeno del box
office del 2023, Barbie,
arriva agli Oscar con moltissime nomination, e compare a buon
diritto anche nella categoria dedicata alla migliore sceneggiatura
adattata. Contrariamente a quanto accaduto per i WGA dove il film
concorre per la migliore sceneggiatura originale, l’Academy ha
deciso di spostare la sceneggiatura di Greta
Gerwig e Noah Baumbach nell’altra
categoria, dal momento che racconta di personaggi (le
bambole Mattel) preesistenti. Di tutti gli
elementi di grande valore che costituiscono il film di Gerwig, la
sceneggiatura è senza dubbio un’eccellenza: non era semplice
mettere in piedi una storia con protagonista Barbie,
eppure con ironia, consapevolezza, uno sguardo alla contemporaneità
e un tocco di furbizia, la coppia Gerwig/Baumbach
è riuscita a sorprendere e, dati del box office alla mano,
a farsi amare dal pubblico.
L’aspetto più
interessante della visione di cinema di
Christopher Nolan è che il regista trova sempre il
modo di piegare l’immagine cinematografica alla sua visione. Lo ha
fatto con il thriller, con la spy story, con i cinecomic, con lo
sci-fi, e con Oppenheimer è riuscito a farlo anche con il
biopic. Basato sulla biografia American
Prometheus: The Triumph and Tragedy of J. Robert
Oppenheimer di Kai
BirdeMartin J.
Sherwin il film è scritto e diretto da Nolan
che plasma la sua creatura cinematografica a sua immagine. Riesce
ancora una volta nell’intento di giocare con i piani temporali,
fornendo allo spettatore, con una sceneggiatura densa e solida,
tutti gli strumenti di cui necessita per orientarsi nella
ricostruzione storica e emotiva dell’uomo e del genio
Oppenheimer.
Povere
Creature!è
l’adattamento
cinematografico dell’omonimo
romanzo del 1992 scritto da Alasdair Gray e sceneggiato da
Tony McNamara, alla sua seconda collaborazione con
Yorgos Lanthimos. Definibile come la storia di una
esploratrice che cerca con l’esperienza, di sé e del mondo, di
saziare la propria curiosità, la storia di Bella
Baxter è strutturata come il più classico viaggio
dell’eroe, e allo stesso tempo è assolutamente moderno e coerente.
La scrittura si mette al servizio del personaggio, dal quale è
guidata fino a un compimento perfetto e rotondo del suo viaggio.
Povere
Creature! è uno dei rari esempi in cui la
sceneggiatura non solo è desunta da un romanzo, ma diventa anche
uno strumento per creare un mondo adatto alla sua protagonista, la
splendida
Emma Stone (anche lei nominata).
Vero e
proprio fenomeno di questa stagione cinematografica, nominato nella
categoria del miglior film internazionale e del miglior film,
La
Zona di Interesse è senza dubbio, per citare il suo
stesso titolo, il lavoro più interessante che vedremo trai
protagonisti degli Oscar 2024. Il film, scritto e diretto da
Jonathan Glazer e adattamentodel romanzo omonimo del 2014 scritto
da Martin Amis,
racconta l’orrore dell’olocausto da un punto di vista inedito. Il
lavoro svolto da Glazer nel trasportare al cinema le parole di Amis
si è basato principalmente su ciò che non viene detto, né mostrato,
ma soltanto evocato. Per questo, il sound design del film è una
vera e propria opera d’arte e la sceneggiatura è la principale
artefice di questa scelta artistica. Trai front runner di
categoria, La
Zona di Interesse è il film da tenere
d’occhio.
Previsioni: chi vincerà per le migliori sceneggiature agli
Oscar 2024?
I dieci nominati di
categoria comprendono storie che hanno dato voce al nostro tempo,
storie che hanno trovato grande riscontro nel pubblico, che
guardano all’universale e ai grandi temi legati all’esistenza, ma
anche al piccolo e ai turbamenti e alle idiosincrasie quotidiane
con cui ci confrontiamo tutti.
Il giudizio è rimesso al
gusto dell’Academy, che la notte del 10 marzo, dal Dolby
Theatre, incoronerà il meglio dell’industria cinematografica
degli ultimi dodici mesi, tuttavia questo non toglie il
divertimento e anche il tentativo di fare delle previsioni.
Chiaramente non ci si riferisce al migliore di categoria, ma a
quello che con più probabilità verrà riconosciuto dall’Academy e
dai suoi votanti. Per quello che riguarda la categoria della
migliore sceneggiatura originale, il premio a Anatomia di una caduta sembra
in cassaforte. Triet sta riscuotendo un successo senza precedenti
negli USA per una tale produzione. In merito alla migliore
sceneggiatura adattata, invece, i giochi non sembrano così
semplici. Se da una parte American Fiction è forse
il titolo più forte in quanto a qualità di scrittura, La
Zona di Interesse potrebbe essere il film che,
a ragione, l’Academy vuole premiare in questa categoria, mentre gli
altri tre titoli, trai più nominati degli Oscar 2024, sembrano destinati a splendere in
altre categorie.
Un nuovo rapporto fornisce un
aggiornamento deludente sulla produzione di L’uomo da sei
milioni di dollari. Con protagonista Mark Wahlberg, il film è un remake della
omonima serie TV che segue la storia di un pilota collaudatore
nucleare ferito che viene ricostruito con arti e impianti bionici.
L’uomo da sei milioni di dollari andò in onda per
cinque stagioni dal 1974 al 1978.
Secondo un report di
TheWrap, l’aggiornamento più recente sul progetto non
sembra promettente. Secondo la fonte, L’uomo da sei milioni
di dollari non ha ancora uno studio. Questo aggiornamento
contraddice direttamente la notizia più recente in merito al
progetto secondo cui Wahlberg sembrava molto più ottimista riguardo
all’accordo con Skydance, affermando che avrebbero avuto i diritti
sul film “molto presto”, dando il via alla produzione.
Sebbene Wahlberg non abbia detto che
l’accordo con Skydance fosse concluso, sembrava implicare che ciò
sarebbe certamente accaduto in tempi brevi. Nella sua
dichiarazione di dicembre, Wahlberg ha anche fatto riferimento
alla “dura battaglia” necessaria per realizzare L’uomo
da sei milioni di dollari.
Nel 2014 ha cominciato a circolare la notizia della volontà di
realizzare un film dalla serie, nel 2020 il titolo è stato
addirittura nella schedule di programmazione delle uscite della
Warner Bros, salvo poi venire eliminato. Chissà quando e se questo
progetto riuscirà a vedere la luce.
Kurt Russell rivela ciò che ha imparato
su Quentin Tarantino e John
Carpenter riflettendo sulla sua carriera di attore.
Russell ha lavorato per la prima volta con l’acclamato regista di
Halloween nel film biografico di Carpenter del
1979, Elvis, e in seguito i due hanno collaborato
in Fuga da New York, La cosa, Grosso guaio a
Chinatown e Fuga da Los Angeles. Ha poi
lavorato con Tarantino su due lungometraggi, a cominciare da
Death Proof del 2007, prima di riunirsi a lui per
The Hateful
Eight del 2015.
Mentre Kurt Russell ripercorreva la sua carriera con
GQ, l’attore ha brevemente accennato a
ciò che rende sia Carpenter che Tarantino registi unici quando ha
recensito il suo lavoro su Death Proof.
Mentre Russell afferma che Tarantino
è stato ispirato dal lavoro di Carpenter, lo stile di Carpenter è
più riservato rispetto a quello ampolloso del primo, sebbene le
loro motivazioni li accomunino. Ecco cosa ha spiegato Kurt Russell sulla differenza tra Tarantino e
Carpenter:
“Uno dei motivi per cui Quentin ha
iniziato a fare film è grazie a John Carpenter. Voglio dire, lo so
per sua stessa ammissione. John è più riservato nel suo umorismo e
nel suo stile. Quentin è molto, molto estroverso. Ma ci sono anche
molte somiglianze in ciò che guida il loro fascino nel realizzare
un film. Non è come un regista che cerca una visione. Ce l’hanno in
testa ed è solo questione di avere la libertà di dire “mi piace, mi
piace, così, non mi piace, non mi piace”, sai, è facile per
loro.”
Tarantino non è mai stato riservato
riguardo alla sua ammirazione per la filmografia di Carpenter,
raccontando in lunghe interviste le sue esperienze con il regista e
il suo lavoro durante i suoi trentadue anni di carriera. Discutendo
delle ispirazioni dietro The Hateful Eight nel
2015, Tarantino ha rivelato che La Cosa ha
ispirato non solo il western, ma anche il suo debutto Le
Iene attraverso il suo uso di tensione e paranoia in un
ambiente limitato con un piccolo cast. Tarantino ha anche
accreditato La Cosa come uno dei pochi film horror
che lo spaventano, mostrando la sua ammirazione per Carpenter sia
in qualità di regista che di spettatore.
Robert Downey Jr. ha commentato il passaggio
della sua carriera dall’interpretare Iron Man nel
Marvel Cinematic Universe
all’avere un ruolo chiave in Oppenheimer.
Downey ha inaugurato l’MCU con Iron Man del
2008, interpretando Tony Stark fino a quando il
personaggio si è sacrificato per salvare l’universo in Avengers:
Endgame del 2019. Ora che il suo tempo alla Marvel è apparentemente finito –
senza che nessun film in arrivo nel MCU abbia in programma di
riproporlo – Robert Downey Jr. ha commentato il passaggio
da un ruolo all’altro, quello di Lewis Strauss, una specie di
avversario e nemico del protagonista (Cillian
Murphy), nel film di Christopher Nolan.
“Ho interpretato un ragazzo di
nome Tony nel MCU per circa 12 anni. E poi
recentemente Chris Nolan mi ha suggerito di tentare un approccio
discreto come ultimo disperato tentativo di resuscitare la mia
credibilità in declino.”
Dopo poco più di un decennio nei
panni di Iron Man in alcuni dei migliori film dell’MCU, Downey Jr. sta riscontrando un
diverso tipo di successo grazie al suo ruolo in
Oppenheimer del regista Christopher
Nolan, con la star che sta collezionando premi come
miglior attore non protagonista. Downey ha scherzato sul suo
periodo come Iron Man, dicendo che l’Oppenheimer di Nolan è stato
“un ultimo disperato tentativo di resuscitare la [sua]
diminuita credibilità” dopo aver girato film del MCU.
Chiaramente l’attore è ironico, dal
momento che ha sempre professato il suo amore per il personaggio di
Tony Stark e per il MCU che gli hanno regalato una
seconda vita cinematografica dopo dei periodi bui non troppo
felici.
Dave Bautista ha parlato di una scena
cancellata del primo film di Dune di Denis Villeneuve.
Nell’adattamento del 2021, Bautista interpreta Glossu Rabban e
riprenderà il ruolo per il prossimo sequel, Dune: Parte
2. In quanto nipote del barone Vladimir Harkonnen
(Stellan
Skarsgård), Rabban è un individuo crudele e brutale
messo al comando del pianeta Arrakis, ignaro di essere una pedina
nei piani più grandi del barone. Rabban condivide la storia anche
con Gurney Halleck (Josh
Brolin), sopravvissuto al massacro della Casa Atreides
e che ritornerà anche lui nel sequel.
Parlando con Collider, Dave
Bautista ha condiviso nuovi dettagli su una scena
cancellata del primo film con Rabban e il Mentat degli Harkonnen,
Piter De Vries (David Dastmalchian). Dato che
Villeneuve ha recentemente spiegato che non distribuirà mai nessuna
delle scene cancellate di Dune, la scena tra
Bautista e Dastmalchian non verrà mai vista. Ecco cosa ha
raccontato l’attore:
“È solo che in questo momento
sto pensando: “Dio, lui [Villeneuve] si arrabbierà con me se lo
dico?” Ma no, non è niente di grave. Non sto svelando nulla, ma
avevo una scena nel primo film con Dave Dastmalchian in cui
intimidivo il suo personaggio, ed era molto breve, ma volevo che
venisse vista per ragioni egoistiche, perché amo così tanto Dave.
Immagino che semplicemente non si adattasse o ci fossero problemi
di spazio o di ritmo. Quelle decisioni sono ben oltre la mia
volontà. Ma sì, sono rimasto deluso di non averla vista nel film
finito.”
Cosa aspettarsi da Dune – Parte
Due?
“Questo film successivo
esplorerà il mitico viaggio di Paul Atreides mentre si unisce a
Chani e ai Fremen mentre è su un sentiero di guerra di vendetta
contro i cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia“, si
legge nella sinossi ufficiale. “Di fronte alla scelta tra
l’amore della sua vita e il destino dell’universo conosciuto, tenta
di prevenire un futuro terribile che solo lui può
prevedere.”
Dune – Parte
Due è diretto da Villeneuve da una sceneggiatura che
ha scritto insieme a Jon Spaihts. Il film è basato sull’innovativo
romanzo di fantascienza Dune del 1965 di Frank Herbert ed uscirà
nei cinema il 28 Febbraio 2024.
Il secondo capitolo continuerà la
storia di Dune – Parte
Uno, che, nonostante la sua controversa uscita, è
stato un solido successo al botteghino nel 2021, incassando oltre
402 milioni di dollari su un budget di produzione stimato di 165
milioni di dollari. Tuttavia, WB ha sicuramente maggiori speranze
per il sequel, che potrà trarre vantaggio da un’uscita globale su
larga scala in formati standard e premium, incluso IMAX.
Maestro
e
Saltburn hanno portato a casa i premi principali ai
premi Make-Up Artists and Hair Stylist Guild
(IATSE Local 706). La gilda ha tenuto la sua undicesima cerimonia
di premiazione annuale domenica sera al Beverly Hilton Hotel.
La serata si è aperta con la
consegna dei premi d’onore. L’attrice nominata all’Oscar
Annette Bening è stata insignita del premio
Distinguished Artisan. Tuttavia, a causa del COVID, Diana
Nyad ha accettato il premio a suo nome.
Michael Westmore ha
ricevuto il Vanguard Award per il suo lavoro in “Rocky”, “Star
Trek”, “Mask” e “Raging Bull”. Kevin Haney ha
ricevuto il premio alla carriera per il suo lavoro in “A spasso con
Daisy”, “Guardiani della Galassia Vol.
3” e “Hocus Pocus 2”.
Sembra interessante notare che,
sebbene non sia riuscito a entrare in nessuna cinquina per gli
Oscar 2024,
Saltburn di Emerald Fennell ha
conquistato la gilda. Ecco di seguito i vincitori: