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Il WGA, sindacato degli sceneggiatori, favorevole, con alcune condizioni, all’uso dell’IA

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Negli ultimi mesi, in seguito della forte popolarità di ChatGPT e altri programmi di intelligenza artificiale, sono notoriamente state sollevate diverse preoccupazioni riguardo all’uso che di tali strumenti si può fare, specialmente riguardo quei mestieri che si fondano sulla scrittura. Da un lato, gli utenti sono sbalorditi dalle capacità sempre più potenti di questi programmi. D’altra parte, tuttavia, la prospettiva della scrittura generata dall’intelligenza artificiale è infatti terrificante per scrittori e sceneggiatori, che temono che il loro lavoro possa  divenire obsoleto dinanzi a tali nuovi tecnologie. Il WGA, ovvero il sindacto degli sceneggiatori, ha ora comunicato di approvare i film scritti dall’intelligenza artificiale.

Secondo Variety, la Writer’s Guild of America ha infatti proposto di consentire l’uso dell’intelligenza artificiale nella scrittura di sceneggiature. In base a tale proposta, gli sceneggiatori potrebbero dunque utilizzare l’intelligenza artificiale come strumento, ma a delle condizioni. La prima di queste è il mantenimento del pieno credito di scrittura del film. La proposta afferma che il lavoro generato dall’intelligenza artificiale non può essere considerato “materiale letterario” o “materiale di partenza”. Per questo motivo, ChatGPT o altri programmi di intelligenza artificiale utilizzati non verrebbero considerati uno scrittore del progetto e, e questa è la seconda condizione, il loro utilizzo non può avere un impatto sul compenso residuo degli scrittori.

La WGA probabilmente continuerà a contrattare questa proposta per le prossime settimane. Al momento, infatti, la decisione del sindacato degli sceneggiatori non sembra suggerire che le IA possano superare i lavori di uno scrittore umano. Ma questa decisione critica, secondo alcuni, dipenderà probabilmente da un fattore chiave: ovvero se gli script generati dall’intelligenza artificiale saranno più o meno buoni. Più l’intelligenza artificiale viene utilizzata, migliore diventa l’algoritmo. Dunque, se sempre più scrittori accettano l’invito del WGA e usano l’intelligenza artificiale come aiuto, lo sceneggiatore AI acquisirà capacità, rendendo sempre più difficile da definire il ruolo di tali tecnologie.

Fonte: ScreenRant

Alita 2, il produttore Jon Landau afferma: “ne abbiamo parlato anche nelle ultime settimane”

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Alita – Angelo della battaglia del 2019 ha ricevuto un’accoglienza mista dalla critica, ma i fan del manga originale hanno accolto positivamente l’adattamento fantascientifico e da allora hanno svolto una fervida campagna per invocare un Alita 2. In più occasioni James Cameron, il produttore Jon Landau e il regista Robert Rodriguez si sono detti aperti alla possibilità di realizzare un sequel, anche se il primo film non ha ottenuti gli incassi sperati. A distanza di qualche mese dalle ultime dichiarazioni a riguardo rilasciate da Cameron, è ora Landau a fornire ulteriori aggiornamenti su questo sequel tanto atteso.

Ci sono state conversazioni riguardo ‘Alita’? Diverse, anche nelle ultime due settimane, – ha affermato Landau durante un intervista per Insider in occasione della distribuzione home-video di Avatar – La via dell’acqua Abbiamo parlato con Robert, abbiamo parlato con Rosa [Salazar, protagonista del film]. Io e James pensiamo che ci siano ancora tante storie da poter raccontare. Pensiamo che Alita sia un personaggio in cui oggi giorno è molto facile immedesimarsi”. Le parole di Landau non possono che generare un certo entusiasmo, confermando che del progetto si è parlato anche in tempi molto recenti.

Dato anche il successo del sequel di Avatar diventa dunque sempre più probabile che anche il sequel di Alita possa prendere forma. Cameron, che negli ultimi anni è stato impegnato nello sviluppo della sua saga, potrebbe ora trovare il tempo di dedicarsi ad Alita 2, affidandone poi nuovamente la regia a Rodriguez. Non resta dunque che attendere e sperare che tale secondo film, da tutti molto atteso, prenda davvero vita, riportando sul grande schermo l’amata cyborg dagli occhi grandi.

Fonte: Insider

Kang il Conquistatore: Hot Toys rivela una nuova statuina del personaggio Marvel

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Hot Toys ha annunciato una statuina in scala uno a sei basata su Kang il Conquistatore, il personaggio Marvel interpretato da Jonathan Majors in Ant-Man and the Wasp: Quantumania. Disponibile per il pre-ordine su Sideshow, questa action figure Marvel presenta “una testa di nuova concezione scolpita con funzione separata di bulbi oculari rotanti, occhi e viso illuminati a LED, un corpo che ripropone la muscolatura del personaggio, un abito su misura in tono metallico con armature scolpite e mantello di tessuto, ma anche accessori ad effetto in blu traslucido per ricreare il suo look che sfoggia quando usa i suoi poteri”.

La figura è alta circa 30,9 centimetri e presenta oltre 30 punti di articolazione nel corpo insieme a sei mani guantate intercambiabili. È incluso anche un supporto con il logo del trequel di Ant-Man e il nome del personaggio. Si prevede che Sideshow darà il via alle spedizioni di tale action figure tra aprile e settembre 2024. Come si può vedere nelle foto pubblicate dal sito Sideshow, si tratta di un pezzo da collezione particolarmente pregiato, che nessun fan della Marvel o del personaggio dovrebbe farsi sfuggire. Ad oggi, è possibile preordinarla su Sideshow al costo di 285 dollari.

Per quanto riguarda il Kang dei film, invece, ricordiamo che dopo aver interpretato Colui che Rimane nel finale della prima stagione di Loki, Majors è tornato nei panni del villain Ant-Man and the Wasp: Quantumania, dove Scott Lang/Ant-Man (Paul Rudd) e Hope van Dyne/The Wasp (Evangeline Lilly), vengono accidentalmente risucchiati nel Regno Quantico con Hank Pym (Michael Douglas), Janet van Dyne (Michelle Pfeiffer) e Cassie Lang (Kathryn Newton). Mentre cercano una via di casa, saranno costretti a fare i conti proprio con Kang il Conquistatore, che spera di usare le loro abilità per sfuggire a sua volta al Regno Quantico.

Fonte: CBR

Army of the Dead: Zack Snyder offre aggiornamenti sul sequel del film

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Uscito nel 2021 su Netflix, il film Army of the Dead (qui la recensione) diretto da Zack Snyder ha proposto un’esplosiva commistione tra orde di zombie estremamente forti e pericolosi alla necessità di un gruppo di personaggi di portare a termine una missione impossibile. Poco dopo la sua distribuzione nel catalogo, è stato realizzato uno spin-off intitolato Army of Thieves, mentre è poi stato confermato anche un sequel diretto del primo film, alla cui regia ci sarà sempre Snyder.  Potrebbe passare molto tempo prima che il regista torni nel mondo infestato da zombi, poiché attualmente è estremamente impegnato a esplorare lo spazio.

Durante una recente intervista, Snyder ha spiegato che, sebbene abbia ancora intenzione di continuare la storia di Army of the Dead, negli ultimi tempi è stato semplicemente troppo impegnato per far andare avanti il progetto. Al momento, infatti, egli è concentrato sulla promozione del suo nuovo film, l’epopea di fantascienza Rebel Moon. Sebbene entrambi i film siano stati sviluppati per Netflix, le dimensioni e la portata dei due progetti richiedono molto tempo per essere realizzati. Il regista ha infatti spiegato: Per quanto riguarda il sequel di Army of the Dead, è ancora vivo e vegeto nella mia mente”. 

So esattamente cosa voglio fare. Ma dipende davvero da come andrà avanti con Rebel Moon e l’universo narrativo. Non è un impegno di poco conto, un progetto come Rebel Moon. Una cosa di fantascienza su questa scala richiede molta attenzione per dare un senso al tutto”. Potenzialmente intitolato Planet of the Dead, il sequel del suo film zombie sembra dunque essere ancora nei piani per Snyder, che ha lasciato intendere di non volerci rinunciare. Ma prima ancora di arrivare a quel progetto, bisognerà attendere l’uscita di Rebel Moon entro la fine di quest’anno.

Fonte: Collider

Blue Beetle: una star del film DC anticipa l’arrivo del primo trailer

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Dopo una lunga attesa, sembra proprio che il trailer del film Blue Beetle, con protagonista l’omonimo eroe cinematografico della DC, stia per essere rilasciato. L’attore George Lopez ha infatti condiviso tramite il proprio profilo Instagram una sua foto dietro le quinte con il cast e la troupe di Blue Beetle. In tale immagine si ritrovano l’attore Xolo Maridueña, interprete di Blue Beetle, il regista Angel Manuel Soto e il co-protagonista Harvey Guillén. Nella didascalia della foto, Lopez conferma il rumor secondo cui il primo trailer di Blue Beetle è in arrivo. Sebbene una data di uscita per esso non sia ancora stata confermata, almeno ora sappiamo che è prossimo alla sua pubblicazione.

Il film, stando a quello che sappiamo, seguirà Jaime, che nei fumetti è un supereroe adolescente di El Paso, in Texas, che si fonde con uno scarabeo alieno e ottiene dei superpoteri. Il film, come già accennato, sarà diretto da Angel Manuel Solo, e il cast includerà anche Susan Sarandon come Victoria Kord, Bruna Marquezine come Penny, Belissa Escobedo, George Lopez, Adriana Barraza, Elpidia Carillo e Damián Alcázar come membri della famiglia di Jaime, e Harvey Guillen in un ruolo attualmente sconosciuto.

Blue Beetle è inoltre un film DC ancora senza una precisa collocazione nel DC Universe. Non sappiamo se rimarrà un caso a sé o se verrà integrato nei nuovi piani per il futuro di tale franchise. Magari proprio il trailer potrebbe fornire maggiori dettagli a riguardo. Non resta dunque che attendere l’arrivo di questo, che stando a quanto riportato sembra essere imminente, sperando di poter avere maggiori chiarimenti a riguardo, oltre naturalmente ad un assaggio di quello che il film ha da offrire. Ricordiamo che l’uscita di Blue Beetle è prevista per il 18 agosto 2023.

Fonte: ComicBookMovie

Superman: Legacy, James Gunn smentisce lo svolgersi dei casting ma offre alcune novità

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Ancora una volta il nuovo co-CEO dei DC Studios, James Gunn, si è trovato a dover smentire le voci che vorrebbero già in corso il casting per il film Superman: Legacy, da Gunn scritto e diretto e che riporterà il celebre supereroe sul grande schermo. Un post in lingua spagnola su Twitter, infatti, riportava che sarebbe stato inviato un avviso di casting alle agenzie di talenti e che i ruoli da coprire includono Clark Kent, Lois Lane e Jimmy Olsen. Il post ha anche riportato che l’età richiesta per gli attori è sui vent’anni anni e che il casting è aperto a tutte le etnie. Alla domanda di un fan se tale notizia fosse vera, Gunn ha risposto:

Non vero. Non abbiamo iniziato a fare casting se non fare elenchi, e non sono limitati ai persone di vent’anni“. Prima di questo, Gunn aveva già smentito rapporti simili dove si affermava che attori di età compresa tra 20 e 30 anni erano stati chiamati a provare per il ruolo del noto supereroe, affermando che un direttore del casting non era ancora stato assunto e pertanto non potevano essere in corso dei provini. Benché smentisca ancora una volta l’inizio di questi, Gunn conferma però che il processo di ricerca sta andando avanti e che internamente alla DC sono già stati fatti dei nomi su chi potrebbe interpretare i protagonisti.

Non resta dunque che attendere che qualcuno di questi nomi venga rivelato, per sapere chi potrebbe assumere l’importantissimo ruolo di Superman nel nuovo DC Universe. Ad oggi sappiamo che, anche se il personaggio sarà raffigurato come più giovani delle precedenti versioni, Superman: Legacy non sarà un’origin story. “Il film si concentra su Superman che bilancia la sua eredità kryptoniana con la sua educazione umana“, ha semplicemente rivelato Gunn. Ricordiamo che il film è atteso in sala per l’11 luglio 2025.

Fonte: CBR

Steven Knight scriverà il nuovo film di Star Wars

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Steven Knight scriverà il nuovo film di Star Wars

Il creatore di “Peaky Blinders” Steven Knight scriverà la sceneggiatura del film senza titolo “Star Wars” che Sharmeen Obaid-Chinoy (“Ms. Marvel”) dovrebbe dirigere. La notizia arriva dolo che gli sceneggiatori originali Damon Lindelof e Justin Britt-Gibson se ne sono andati dal progetto. Si prevede che il film sarà tra i primi film di “Star Wars” della Lucasfilm dall’ultimo “Star Wars: The Rise of Skywalker” del 2019.

Ulteriori informazioni sul film, incluso un possibile titolo, dovrebbero essere annunciate durante la celebrazione di Star Wars a Londra ad aprile. Steven Knight è uno sceneggiatore veterano che ha iniziato la sua carriera specializzandosi in drammatici drammi polizieschi come “Dirty Pretty Things” del 2002 e “La promessa dell’assassino” del 2007, per poi ampliare i suoi orizzonti con titolo come “The Hundred-Foot Journey” del 2014), thriller di guerra Amore, cucina e curry e Allied del 2016.  Ha scritto anche film biografici come Spencer del 2021. Ha anche creato e prodotto esecutivamente il dramma poliziesco in costume della BBC Peaky Blinders, che a livello internazionale è diffuso da Netflix.

Lindelof — meglio conosciuto come il co-creatore delle serie TV “Lost“, “The Leftovers” e “Watchmen” — aveva chiamato Britt-Gibson (“Counterpart”, “Into the Badlands”) per scrivere un film di “Star Wars” insieme. Dopo aver consegnato una bozza all’inizio di quest’anno, la coppia di scrittori ha lasciato il progetto a febbraio, diventando gli ultimi creativi a separarsi dalla Lucasfilm dopo aver firmato per sviluppare uno o più nuovi progetti cinematografici di Star Wars di grande clamore.

Il travagliato sviluppo in seno alla Lucas Film

Facciamo un recap dello stato dell’arte.  All’inizio di marzo, Variety ha riferito che film separati – uno guidato dal regista Patty Jenkins, l’altro dal produttore (e capo dei Marvel Studios) Kevin Feige – erano stati accantonati dalla Lucasfilm e non erano più in fase di sviluppo attivo. Il regista JD Dillard (“Devotion”) ha detto a TheWrap nel novembre 2022 che non stava più sviluppando un progetto “Star Wars” con lo Studios.

Nell’ottobre 2019, i produttori esecutivi di “Game of Thrones” David Benioff e DB Weiss hanno abbandonato una serie di film di “Star Wars” che avrebbero dovuto scrivere e produrre, annunciati per la prima volta 20 mesi prima. Nel settembre 2017, la presidente della Luscasfilm Kathleen Kennedy ha licenziato Colin Trevorrow da quello che è poi diventato The Rise of Skywalker; tre mesi prima aveva licenziato Phil Lord e Christopher Miller da “Solo: A Star Wars Story” del 2018, anche se il film aveva completato gran parte delle riprese principali.

I film di “Star Wars” noti per essere ancora attivi alla Lucasfilm includono un progetto del regista Taika Waititi in cui probabilmente reciterebbe, così come un potenziale film di Shawn Levy che dovrebbe entrare in produzione dopo la fine della produzuone di “Deadpool 3” e completare il lavoro nella serie limitata di Netflix “All the Light We Cannot See”, che Levy ha sviluppato proprio con Steven Knight.

Mission: Impossible 8: una nuova foto anticipa una pericolosa missione nell’Artico

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Il regista di Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte Due, Christopher McQuarrie, ha condiviso tramite il proprio profilo Instagram una nuova immagine del prossimo sequel, anticipando una mortale missione nell’Artico. Dopo che il franchise è iniziato quasi 27 anni fa, la storia di Ethan Hunt, interpretato da Tom Cruise è ora destinata a concludersi con due film molto attesi. Se Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte Uno è attualmente in post-produzione e uscirà quest’estate, la seconda parte del capitolo conclusivo del franchise è ancora nel bel mezzo della produzione e alcune riprese sono attualmente in corso, come la nuova foto condivisa da McQuarrie conferma.

McQuarrie non specifica dove si trovi esattamente il luogo innevato mostrato nella foto, ma si dice che alcune riprese di Mission: Impossible 8 si siano svolte alle Svalbard, un arcipelago tra la Norvegia e il Polo Nord. Per quanto riguarda il guerriero vestito di pelliccia nella foto, la didascalia di McQuarrie rivela che si tratta dell’attrice Inuit Lucy Tulugarjuk. Un ambiente tanto ostile potrebbe rivelarsi perfetto per una missione estremamente pericolosa, come lasciano intendere alcune fonti interne.

Mentre i dettagli della storia di Mission: Impossible 8 sono infatti ancora tenuti nascosti, sono invece noti alcuni dei luoghi delle riprese del film, cosa che permette di avere alcune indicazioni su cosa aspettarsi. Questa location nell’Artico si aggiunge infatti a quelle in Gran Brategna, in Italia e perfino in Sud Afric. Non è ancora chiaro quante riprese di Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte Due rimangano da realizzare, ma il film sembra certamente che non mancherà di offrire luoghi pittoreschi ai propri spettatori. Nell’attesa di maggiori informazioni, qui di seguito, si può ritrovare la foto condivisa dal regista.

https://www.instagram.com/p/CqGZpoBsOP1/?amp%3Butm_campaign=loading

Fonte: ScreenRant

Marvel Studios, Kevin Feige colto di sorpresa, Victoria Alonso è stata licenziata?

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Ieri è arrivata la notizia che Victoria Alonso, Presidente di Physical, Post Production, VFX e Animazione dei Marvel Studios si era separata dalla società dopo 17 anni di onorato lavoro. Nel report erano stati condivisi pochissimi dettagli, ma ora un nuovo rapporto ci ha svelato qualcosa di più rispetto all’avvenimento e ha confermato che si è trattato di un licenziamento.

Sebbene la causa non sia chiara, tre fonti sicure hanno riferito a Variety che la decisione è stata presa da un consorzio che comprende risorse umane, l’ufficio legale della Disney e diversi dirigenti tra cui il co-presidente della Disney Entertainment Alan Bergman (a cui riferiscono tutti i Marvel Studios).  Il capo di lunga data di Alonso e chief creative officer della Marvel, Kevin Feige, si è sentito impantanato in una situazione impossibile e, alla fine, non è intervenuto, ha aggiunto una fonte. Alonso è stata colta di sorpresa, ha aggiunto un altro insider.

I Marvel Studios non hanno commentato. Alonso è entrato a far parte dei Marvel Studios nel 2006, tre anni prima che la Disney acquisisse l’etichetta per 4 miliardi di dollari. Per oltre 17 anni, è stata una presenza fissa sotto il direttore creativo Kevin Feige,  accanto al braccio destro di Feige e co-presidente Louis D’Esposito. Allo stesso tempo, ha lavorato per diventare un leaader a sé stante: una rara persona apertamente LGBTQ e una donna di colore in un ruolo di leadership nell’industria hollywoodiana, nota per la sua ardente passione e franchezza sulla diversità e l’inclusione nella narrazione della Marvel.

I media  e la comunità degli effetti visivi l’hanno sempre definita una “watchdogs” e sta per pubblicare un libro di memorie sulla sua ascesa aziendale, giustamente intitolato “Possibility Is Your Superpower” (che è ancora in uscita presso l’etichetta di libri Disney Hyperion Avenue).   Dove, allora, in tutto il multiverso si è verificata questa drammatica frattura?  Numerose fonti che hanno familiarità con gli ambienti Marvel hanno sottolineato l’enorme pressione che l’unità ha subito negli ultimi anni per fornire contenuti avvincenti, non solo per le sale, ma anche sotto forma di nuovi spettacoli in streaming destinati a sostenere Disney+. Nel 2021 e nel 2022, la Marvel ha lanciato un fiume di contenuti senza precedenti basati sui fumetti, rilasciando 17 titoli – sette film, otto serie in streaming e due speciali TV – in 23 mesi.

Quel programma di distribuzione che ha spezzato alcuni equilibri, è stata alimentata dalle difficolta rispetto alla pandemia e della necessità di alimentare costantemente Disney+, non era opera di Alonso. La Marvel era tutt’altro che l’unico studio incaricato di fornire contenuti a livello di funzionalità per un servizio di streaming appena lanciato. Ma da quello che hanno riferito per Victoria Alonso portare ciascuno di quei titoli attraverso il gigantesco processo di post-produzione della Marvel non è stato uno scherzo. Entro l’estate del 2022, le fratture nei processi hanno iniziato a peggiorare rompendo quell’armatura  apparentemente impermeabile dell’azienda.

Titans 4: trailer della seconda parte anticipa il capitolo finale della serie HBO

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HBO Max ha finalmente svelato il trailer degli ultimi episodi rimanenti di Titans 4, la quarta e ultima stagione del dramma sui supereroi DC Titans. La serie dovrebbe tornare il 13 aprile 23 negli USA.

Il trailer della seconda parte di stagione di Titans 4 offre agli spettatori un’anteprima di cosa aspettarsi dal capitolo finale, mentre la squadra protagonista continua a combattere Mother Mayhem. Nel contributo vediamo anche Sebastian che si è ufficialmente trasformato in Brother Blood. Il trailer sottolinea anche il debutto di Tim Drake nei panni del nuovo Robin, così come la continua lotta di Conner Kent con il suo lato Lex Luthor.

Titans segue i giovani eroi di tutto l’universo DC mentre diventano maggiorenni e scoprono il loro posto. La scorsa stagione, le circostanze hanno portato i nostri eroi a Gotham City, dove si sono riuniti con vecchi amici e hanno combattuto nuove minacce.

Nella premiere di metà stagione 4, i Titans – con l’eccezione di Gar – vengono riportati nel luogo in cui erano scomparsi, il Tempio di Trigon, solo per scoprire che Sebastian e Mother Mayhem non sono più lì. I Titans si affrettano a trovarli prima che Sebastian convochi Trigon, il loro inseguimento li porta in una città misteriosa la cui popolazione nasconde un profondo segreto. Lungo la strada, i Titans si imbattono in una profezia che potrebbe richiedere a Kory di compiere un enorme sacrificio per salvare il mondo, ma i sentimenti di Dick per Kory vengono a galla e lui si rifiuta di lasciarla morire”, si legge nella sinossi.

https://youtu.be/Qyv0jxOyUl0

Negli episodi finali, i Titans entrano in un’epica battaglia per salvare sia Kory che il mondo. Gar va alla scoperta di se stesso, tentando di trovare il suo vero scopo e di salvare i suoi amici. Rachel abbraccia poteri più oscuri mentre Conner, alle prese con il suo lato Lex Luthor, va per la sua strada per sconfiggere Sebastian. I crescenti sentimenti reciproci di Tim e Bernard diventano sempre più difficili da contenere, e quando la vita di Bernard è minacciata, Tim diventa finalmente l’eroe che ha sempre cercato di essere“.

Titans attualmente è interpretata da Brenton Thwaites nei panni di Dick Grayson/Nightwing, Anna Diop nei panni di Kory Anders/Starfire, Teagan Croft nei panni di Rachel Roth/Raven, Ryan Potter nei panni di Gar Logan/Beast Boy, Conor Leslie nei panni di Donna Troy/Wonder Girl, Curran Walters nei panni di Red Hood, Joshua Orpin nei panni di Conner Kent/Superboy e Jay Lycurgo nei panni di Tim Drake, con Joseph Morgan nei panni di Sebastian Blood/Brother Blood e Franka Potente nei panni di May Bennett/Mother Mayhem.

Basato sui personaggi della DC, Titans è stato sviluppato da Akiva Goldsman, Geoff Johns e Greg Berlanti, con Johns, Berlanti, Greg Walker e Sarah Schechter come produttori esecutivi. È una produzione di Weed Road Pictures, Berlanti Productions e Warner Bros. Television.

X-Men ’97: Beau DeMayo conferma l’identità del cattivo della serie animata sequel di Disney+

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L’autore principale di X-Men ’97, Beau DeMayo, ha confermato l’identità del cattivo principale della serie animata sequel che arriverà su Disney+. The Direct ha riferito che all’evento virtuale X-Men: 60 Uncanny Years Live, DeMayo ha confermato che il cattivo principale di X-Men ’97 sarebbe stato Nathaniel Essex/Mister Sinister, che sarà ancora una volta doppiato dall’attore della serie animata X-men Christopher Britton.

“Un mio personaggio molto, molto, molto, molto preferito e molti altri, Mr. Sinister, solleverà la sua brutta testa dal passato con un piano piuttosto infallibile per distruggere gli X-Men una volta per tutte“, ha scherzato DeMayo.

Sinister è un cattivo ricorrente degli X-Men, spesso in contrasto con loro nei fumetti e in vari programmi televisivi. Il personaggio è stato persino suggerito alla del film del 2016 di X-Men: Apocalypse.

X-Men ’97 è stato scritto da DeMayo, che ha anche scritto  lo spin-off animato di  The Witcher Nightmare of the Wolf per Netflix. La nuova serie manterrà la colonna sonora originale dell’iconica serie animata degli X-Men del passato. Oltre alle nuove informazioni dalla serie, DeMayo ha confermato che una seconda stagione è già in fase di sviluppo, anche se poche informazioni al riguardo sono state rivelate o discusse.

Lucky Red annuncia le ultime acquisizioni dall’European Film Market di Berlino

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Sono dodici i nuovi titoli che entrano nel listino Lucky Red. Molti grandi autori e registi affermati saranno nuovamente distribuiti dalla società di Andrea Occhipinti: i nuovi film di Woody Allen (Coup de chance), Kore’eda (Monster, acquisito insieme a Bim), Mike Leigh (titolo da definire, acquisito insieme ad Academy Two) e, dopo l’acclamato esordio “Les Miserables”, Ladj Ly (Les indésiderables).

Ai grandi ritorni, si aggiungono nuovi talenti e interessanti scoperte: l’opera prima di Celine Song, che firma Past Lives, il film più conteso del mercato, prodotto da A24 e presentato con grande successo di pubblico e critica sia al Sundance che a Berlino; Miller’s Girl di Jade Halley Bartlett, thriller con Jenna Ortega, l’acclamata protagonista della serie Mercoledì; Reality di Tina Satter con protagonista, oltre che produttrice, Sydney Sweeney (Euphoria), una delle attrici più promettenti di Hollywood; Scrapper di Charlotte Regan, presentato in concorso al Sundance Film Festival dove ha vinto il World Cinema Grand Jury Prize; Silver Haze di Sacha Polak, presentato nella sezione Panorama del Festival di Berlino, vincitore del Teddy Jury Award per la performance dell’attrice protagonista Vicky Knight e Deep Sea, secondo lavoro del regista cinese Xiaopeng Tian, presentato nella sezione Generation del Festival di Berlino, già uscito a gennaio nelle sale cinematografiche cinesi dove ha raggiunto gli oltre 135 milioni di dollari di incasso al box office.

Per concludere, altri due film presentati nella sezione Panorama del Festival di Berlino: Opponent, opera seconda del regista Milad Alami, svedese di origine iraniana, con protagonista Payman Maadi (Una separazione) e The Teacher’s Lounge di Ilker Çatak, vincitore come Miglior film per la giuria C.I.C.A.E. e del Premio EUROPA CINEMAS LABEL.

Vision Quest: rivelati gli sceneggiatori della prossima serie MCU Disney+

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Arriva una nuova conferma che una serie Disney+ basata sul personaggio dei Marvel Studios Vision dal titolo Vision Quest è in lavorazione da un paio di mesi e, secondo un nuovo elenco, lo spettacolo ha trovato i suoi autori. Un nuovo post sul sito web della Writers Guild of America, ha rivelato che Megan McDonnell e Peter Cameron fanno parte della stanza degli sceneggiatori per la prossima serie, che è provvisoriamente intitolata Vision Quest.

Megan McDonnell non è estraneo al personaggio di Vision, avendo lavorato come sceneggiatore in WandaVision e avendo anche contribuito alla scrittura di The Marvels e Agatha: Coven of Chaos. Cameron è stato anche sceneggiatore per WandaVision ed è stato anche accreditato come sceneggiatore e produttore di Moon Knight e Werewolf By Night dei Marvel Studios .

I rapporti iniziali su Vision Quest non erano chiari se la serie avrebbe adattato l’attuale trama del fumetto dalla serie di fumetti Vision Quest , o semplicemente avrebbe continuato la storia in corso di Vision che si è sviluppata in tutto il MCU. L’ultima volta che i fan hanno visto Vision è stato negli episodi finali della serie Disney+ WandaVision, che ha visto la Visione smontata e rimontata in un nuovo corpo bianco, che è scomparso poco prima del finale della stagione.

Un rapporto di Deadline all’epoca notava che la serie si concentrerà su Vision “che cerca di riconquistare la sua memoria e umanità” e che nello show potrebbe apparire Wanda Maximoff di Elizabeth Olsen. È probabile che Paul Bettany riprenderà il ruolo di Vision.

Per i suoi sforzi nella serie tv WandaVision, Paul Bettany ha ottenuto una nomination ai Primetime Emmy Award come miglior attore protagonista in una serie limitata o antologica o in un film. WandaVision è ora disponibile in streaming su Disney+.

Iscriviti a Disney+ per guardare WandaVision le più belle storie Disney, Marvel e molto altro. Dove vuoi, quando vuoi.

Daredevil: Born Again, nuove foto dal set anticipano la storia delle origini di Kingpin

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Nuove foto del dietro le quinte dal set dell’imminente serie Disney+ dei Marvel Studios, Daredevil: Born Again, hanno trovato la loro strada online attraverso Twitter, e ci confermano alcuni rumors secondo cui l’atteso revival riguarderà la storia delle origini di Wilson Fisk/Kingpin.

Le foto dal set ci svelano il primo sguardo a una potenziale sequenza di flashback che coinvolge un giovane Wilson Fisk alle prese con alcuni bulli del quartiere. La tumultuosa infanzia del cattivo della Marvel è stata affrontata anche nella serie originale di Netflix, che ha evidenziato la relazione di Fisk con i suoi genitori.

La nuova serie Daredevil: Born Again

Daredevil: Born Again è descritto come un revival di 18 episodi della serie Netflix originale, andata in onda per tre stagioni.  Vedrà il ritorno delle star principali Charlie Cox e Vincent D’Onofrio mentre riprendono i rispettivi ruoli di Matt Murdock/Daredevil e Wilson Fisk/Kingpin. Entrambi i personaggi hanno fatto il loro debutto nel Marvel Cinematic Universe nel 2021, con Kingpin come guest star nella serie Disney+ Hawkeye e Matt Murdock che è apparso brevemente in Spider-Man: No Way Home. Cox ha anche recentemente recitato in due episodi di She-Hulk: Attorney at Law, dove ha avuto modo di mostrare un nuovo lato dell’eroe.

Jon Bernthal tornerà nei panni di Frank Castle/The Punisher. E’ molto probabile che non vedremo nulla della serie fino al Comic-Con del prossimo anno, anche se abbiamo la sensazione vedremo molte foto dal set di New York che ci permetterò di avere piccole anteprime della serie! Cox è chiaramente impegnato a interpretare un nuovo Daredevil per l’MCU e, se si devono credere alle voci recenti, potrebbe andare direttamente da Born Again a Spider-Man 4. Daredevil: Born Again debutterà su Disney+ nel 2024.

Renfield: l’ultimo trailer italiano del film con Nicholas Hoult e Nicolas Cage

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Il male non sarebbe eterno senza un piccolo aiuto. In Renfield, mostruosa avventura moderna del fedele servitore di Dracula, il candidato all’Emmy Nicholas Hoult (Mad Max: Fury Road, la saga di X-Men) interpreta Renfield, il tormentato aiutante del boss più narcisista della storia, Dracula (il premio Oscar® Nicolas Cage). Renfield è costretto a procurare le vittime del suo padrone ed a eseguire ogni suo ordine, per quanto spregevole. Ma ora, dopo secoli di servitù, Renfield è pronto a scoprire se c’è una vita al di fuori dell’ombra del Principe delle Tenebre. Se solo riuscisse a capire come porre fine alla sua codipendenza.

Renfield è diretto dal vincitore dell’Emmy Chris McKay (La guerra di domani, LEGO Batman – Il film) da una sceneggiatura di Ryan Ridley (la serie di Ghosted, la serie di Rick & Morty), basata su un’idea originale di Robert Kirkman, creatore di The Walking Dead e di Invincible.

Il film è interpretato dalla vincitrice del Golden Globe Awkwafina (The Farewell – Una bugia buona, Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli), dalla vincitrice dell’Emmy e candidata al premio Oscar® Shohreh Aghdashloo (Casa Saddam, La Casa di Sabbia e Nebbia), Ben Schwartz (Sonic, The Afterparty) e Adrian Martinez (I sogni segreti di Walter Mitty, Focus – Niente è come sembra).

Renfield è una produzione Skybound/Giant Wildcat, prodotto da Chris McKay, Samantha Nisenboim (co-produttrice, La guerra di domani), Bryan Furst (Daybreakers – L’ultimo vampiro), Sean Furst (Daybreakers – L’ultimo vampiro) Robert Kirkman e David Alpert (The Walking Dead). Il produttore esecutivo è Todd Lewis (manager dell’unità di produzione, Jason Bourne).

Nel romanzo classico di Bram Stoker, RM Renfield è stato presentato come uno dei detenuti del dottor Seward prima che la sua storia passata rivelasse che era in realtà l’avvocato di Dracula e il predecessore di Jonathan Harker. Fatto impazzire dal malvagio Conte, Renfield divenne il suo accolito volontario, credendo che un giorno gli sarebbe stato dato il dono della vita eterna.

Il personaggio è apparso nella maggior parte degli adattamenti del racconto ed è stato interpretato da artisti del calibro di Dwight Frye nel Dracula del 1931 e Tom Waits nella versione del 1992 di Francis Ford Coppola. In Dracula Morto e Contento di Mel Brooks, Renfield p interpretato da Peter MacNicol.

AIR – La Storia del Grande Salto, dal 6 aprile al cinema, anteprima il 31 marzo al Bif&st

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Al cinema da 6 aprile 2023 distribuito da Warner Bros. Pictures, AIR – La Storia del Grande Salto sarà presentato venerdì 31 marzo in anteprima nazionale al Bif&st.

Dal premiato regista Ben Affleck e con Matt Damon protagonista nel ruolo dell’anticonformista manager della Nike, Sonny Vaccaro, AIR – La Storia del Grande Salto racconta l’incredibile e rivoluzionaria partnership tra un giovane Michael Jordan e la nascente divisione dedicata al basket della Nike, capace di rivoluzionare il mondo dello sport, quanto la cultura contemporanea, con il lancio del marchio ‘Air Jordan’. L’emozionante storia racconta l’impresa di una squadra non convenzionale che, con in gioco il proprio futuro, compie una scommessa decisiva, la visione senza compromessi di una madre che conosce il valore dell’immenso talento di suo figlio e il ‘fenomeno’ del basket, diventato poi il più grande di tutti i tempi.

AIR – La Storia del Grande Salto – guarda il trailer

Tra le star di AIR – La Storia del Grande Salto lo stesso Affleck, nel ruolo del co-fondatore della Nike Phil Knight, Jason Bateman in quello di Rob Strasser, Chris Messina è David Falk, Matthew Maher è Peter Moore, Marlon Wayans è George Raveling, Jay Mohr è John Fisher, Julius Tennon è James Jordan, con Chris Tucker nel ruolo di Howard White e Viola Davis in quello di Deloris Jordan. Lo spettacolare cast include anche, Dan Bucatinsky e Gustaf Skarsgård.

Affleck ha diretto da una sceneggiatura di Alex Convery. AIR – La Storia del Grande Salto è prodotto da Peter Guber, Jason Michael Berman, Ben Affleck, Matt Damon, Madison Ainley, Jeff Robinov, David Ellison, Jesse Sisgold e Jon Weinbach, con Peter E. Strauss, Jordan Moldo, Kevin Halloran, Michael Joe, Drew Vinton, John Graham, Dana Goldberg e Don Granger come produttori esecutivi.

Il team dietro alla cinepresa di Affleck include anche il direttore della fotografia Robert Richardson, lo scenografo François Audouy, il montatore William Goldenberg, la costumista Charlese Antoinette Jones e il supervisore alle musiche Andrea Von Foerster.

Amazon Studios e Skydance Sports presentano, una produzione Artists Equity e Mandalay Pictures, AIR – La Storia del Grande Salto”.  Il film sarà nei cinema italiani dal 6 aprile distribuito da Warner Bros. Pictures.

Christian – Seconda Stagione, recensione dei primi due episodi

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Christian – Seconda Stagione, recensione dei primi due episodi

Torna su Sky e NOW Christian – Seconda Stagione, la serie Sky Original, un supernatural crime drama prodotto da Sky Studios e da Lucky Red in collaborazione con Newen Connect, scritto da Valerio Cilio e diretto da Stefano Lodovichi. Protagonista un superbo Edoardo Pesce nei panni del santo riluttante che dà il titolo alla serie.

Se per la prima stagione si era fatto mistero della fonte originale della storia, forse per evitare spoiler e anticipazioni che potessero rovinare il colpo di scena, ora si può dire senza timore che la serie è liberamente tratta da Stigmate, romanzo grafico di Lorenzo Mattotti.

Christian – seconda stagione: dove eravamo rimasti, cosa ci aspetta

Dopo una prima stagione sorprendente, siamo di nuovo a Città-Palazzo, regno magico e infimo, popolato da santi e dannati, un posto insolito e insidioso dove è cresciuto Christian, picchiatore del boss locale che, da un giorno all’altro, si ritrova con le stigmate e con la capacità di compiere miracoli, un dono che il nostro fatica ad accettare. Sulle tracce di questo “santo picchiatore” c’è Matteo, un diffidente postulatore del Vaticano dai metodi indubbiamente poco ortodossi che però scoprirà di potersi servire del dono di Christian per guarire suo figlio.

Ma se da una parte, il nostro eroe comincia a raccogliere il favore degli abitanti di Città-Palazzo grazie alla sua dote miracolosa, dall’altra il boss Lino vede minacciata la fedeltà al suo regno. Lo scontro con Christian lo porterà alla morte. Ed è qui che comincia la storia che verrà raccontata in Christian – seconda stagione, dal 24 marzo sul Sky e NOW.

Claudio Santamaria Christian - Seconda Stagione
©LUCIAIUORIO

Christian – seconda stagione, facce conosciute e facce nuove

A guidare il cast di questa serie atipica, che si muove trai generi, i piani dell’esistenza e lo stato di sonno e veglia c’è Edoardo Pesce, affiancato da Claudio Santamaria e Silvia D’Amico, tutti di ritorno dalla prima stagione, e con loro sono stati confermati Antonio Bannò, Francesco Colella, Gabriel Montesi, Giulio Beranek e Ivan Franek. Mentre, da debuttanti nel cast di Christian – Seconda Stagione, ci sono Laura Morante e Camilla Filippi.

La Nera contro il Biondo

Queste le pedine schierate dalla serie, per un nuovo ciclo di episodi che promette di esaltare tutto ciò che avevamo visto nella prima stagione. La morte del boss lascia un vuoto di potere che Christian potrebbe occupare, instaurando un suo regno, che sarebbe basato su regole nuove. Insomma, il nostro eroe ha la possibilità di diventare re e di scegliere le sue condizioni, realizzando così la profezia che il misterioso personaggio noto come Il Biondo, gli aveva predetto. È un angelo? È un diavolo? Non lo sappiamo, o comunque la serie ci mette nel dubbio perché gli para contro La Nera, una splendida Morante alle prese con un personaggio estremamente pragmatico, che dice di venire dal regno immortale ma che si comporta più come una divinità greca, volubile e interessata alla vittoria piuttosto che a ciò che è giusto o sbagliato. Lei diventerà la consigliera di Matteo, che viene tirato dentro a una partita a scacchi, o meglio, a tressette, e che lo vedrà schierarsi contro Christian, il salvatore di suo figlio.

Matteo e Christian diventano quindi le pedine umane nelle mani di questi giocatori ultraterreni, almeno da come viene importata la storia nei primi due episodi della serie insistono molto. Ma spuntarla sulla predeterminazione degli eventi c’è sempre il Libero Arbitrio, l’arma più potente che esiste nelle mani degli essere umani. Chi vincerà questa sfida?

Edoardo Pesce Christian - Seconda Stagione
©LUCIAIUORIO

Il contrasto come cifra contenutistica distintiva

Christian – seconda stagione continua a concentrarsi sul valore della scelta e di come siano queste che condizionano le nostre vite. Questo discorso molto alto si contamina con parentesi oniriche, momenti esilaranti e una componente importante di crime, così che il lavoro di attori e filmmaker è un continuo gioco di equilibrio tra l’infinitamente alto e l’infinitamente basso, tra gli scambi sanguinosi tra gli aspiranti al trono di Città-Palazzo, ai discorsi sull’esistenza dell’anima e del Libero Arbitrio, in un gioco di contrasti pasoliniano.

Basando il suo punto di forza sulle solide e ispirate interpretazioni degli attori, Christian – Seconda Stagione si conferma un prodotto ottimo, che trova proprio nel contrasto e nel dialogo tra gli opposti il suo cuore vivo. La battaglia tra Bene e Male è appena cominciata a Città-Palazzo, e l’aspetto interessante di questo scontro è che non si sa ancora con certezza quale sia la parte del Bene e quale quella del Male. Christian e in suoi amici dovranno imparare a riconoscerli e dovranno comprendere fino in fondo il potere della Scelta.

Ghostbusters: Firehouse inizia la produzione, prima foto ufficiale dal set!

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Sony Pictures ha confermato che la produzione del prossimo sequel di Ghostbusters: Firehouse del 2021 è ufficialmente iniziata. L’annuncio arriva con l’uscita della prima foto dietro le quinte, con lo sceneggiatore e regista Gil Kenan e il produttore esecutivo Jason Reitman. La foto dal set ha anche confermato l’attuale titolo provvisorio del sequel della commedia horror, Ghostbusters: Firehouse.

Ghostbusters: Firehouse dovrebbe ancora arrivare nelle sale entro la fine dell’anno, il 20 dicembre 2023, contrapponendolo direttamente all’adattamento cinematografico del musical The Color Purple . Inoltre, il sequel farà il suo debutto nello stesso mese di altri progetti di alto profilo come Wonka e Aquaman e il mondo perduto.

Ghostbusters: Firehouse
Fonte Twitter ufficiale © Ghostbusters

Ghostbusters: Firehouse è diretto da Gil Kenan da una sceneggiatura che ha scritto insieme a Jason Reitman. Il prossimo capitolo della storia della famiglia Spengler vedrà anche il ritorno del cast principale, tra cui Carrie Coon, Paul Rudd e Mckenna Grace, che in realtà è stato il primo membro del cast a confermare il suo ritorno.  In precedenza era stato confermato che il sequel di Ghostbusters: Afterlife tornerà ufficialmente a New York City, l’ambientazione originale del franchise. Dovrebbe anche svolgersi nel quartier generale della caserma dei pompieri che è stato protagonista dei primi due film di Ghostbusters e del riavvio di Paul Feig.

Il film del 2021 ha incassato in tutto il mondo oltre 200 milioni di dollari al botteghino. Ha interpretato Carrie Coon, Mckenna Grace, Finn Wolfhard e Paul Rudd. Ha anche visto il ritorno delle star del franchise Bill Murray, Dan Aykroyd, Ernie Hudson, Sigourney Weaver e Annie Potts.

Vera, la recensione del film di Tizza Covi e Rainer Frimmel

Vera, la recensione del film di Tizza Covi e Rainer Frimmel

Il peso del paragone continuo impedisce la libertà. Lo sa Vera Gemma, che per tutta la vita si è sentita giudicata, incompresa, oscurata. Al margine. Una donna forte ma al tempo stesso fragile, il cui riflesso del padre (Giuliano Gemma) non le ha mai permesso di spiccare realmente il volo. È sul desiderio di voler imporre la propria identità che i documentaristi Tizza Covi e Rainer Frimmel (Non è ancora domani, La pivellina) fondano Vera, con una narrazione che assume le fattezze di un documentario, ma che oscilla sempre fra realtà e fantasia.

Perché, come dirà la stessa Vera Gemma, è stato preso “in prestito” un episodio della sua vita per costruirci attorno un film che potesse apporre la propria attenzione sul riscatto. Sul dolore. E sulla cattiveria insita nella società. Presentato al Festival di Venezia, Vera è valso alla sua protagonista il premio come Miglior Attrice nella sezione Orizzonti, e arriva ora nelle sale cinematografiche dal 23 marzo distribuito da Wanted.

Vera, la trama

Vera si muove silenziosa in una Roma piena di vita. Frequenta posti esclusivi, boutique di lusso e persone dello spettacolo. Ma dentro di sé ha molte cicatrici e tanta sofferenza. Il suo autista, Walter, la accompagna ovunque, fino a quando un giorno non fanno un incidente con uno scooter. Rimane coinvolto un bambino, al quale Vera subito si lega, iniziandolo a frequentare nel tentativo di riparare al danno. Lo va a prendere a scuola, lo porta a casa, e spende del tempo anche il padre, Daniel, un uomo che non riesce a guadagnare molto per mandare avanti la famiglia. In parallelo, la donna continua a condurre la vita di sempre, fra provini falliti, rapporti nocivi e la figura dell’oramai defunto padre, Giuliano Gemma, che continua a seguirla come un’ombra.

Qual è il prezzo da pagare per poter essere sé stessi?

Ai suonatori un po’ sballati, ai balordi come me, a chi non sono mai piaciuta, a chi non ho incontrato, chissà mai perché”. Il film si apre con Dedicato di Loredana Berté, un brano che in qualche modo fornisce subito le linee guida della storia. Avvisa lo spettatore che questa è una storia difficile, malinconica, ma non per questo meno bella. Un racconto che pone la sua lente d’ingrandimento su una protagonista dai lineamenti del volto marcati, prova di una netta e dura ribellione nei confronti di chi la vorrebbe diversa. O peggio ancora la vorrebbe come il padre, il bell’attore del filone spaghetti western amato da tutti. Ma lei è un individuo autonomo e cerca di imporre la sua identità in una società che, invece, vorrebbe plasmarla in base ai propri gusti. Alle proprie esigenze. Al proprio modo, distorto, di vedere “i figli di”.

Perché la protagonista deve combattere quotidianamente con il giudizio che si formula sulla bocca di persone ignoranti e superficiali. Le quali, seppur non lo ammette, l’hanno portata sulla strada della chirurgia per potersi distaccare esteticamente, ancor di più, dall’immagine del padre. Come a voler loro fare uno sfregio. Una presa di posizione che però non è bastata per fermare gli occhi indiscreti, i complimenti indirizzati solo al padre o i provini falliti poiché non rispecchiante un certo canone di bellezza. Così la macchina da presa, che fin dalle prime battute aderisce completamente a Vera, ci porta nell’oscurità delle sue giornate, in cui incontriamo i rifiuti, i dolori ma anche le speranze di una donna che le prova tutte per non annegare.Vera recensione

Emanciparsi dall’etichetta

In una costante atmosfera da cinema neorealista, Vera ci conduce però non solo nei rapporti intimi che instaura, come quello con il bambino investito, ma anche nei suoi più profondi pensieri. Nel suo desiderio di volersi emancipare da quell’etichetta che, come le ricorda l’amica Asia Argento, necessita proprio di essere distrutta. Ma anche nel suo voler credere fortemente che, nonostante le esperienze avute, gli altri prima o poi vedranno lei prima ancora di vedere la gloria del padre. E che non la usino per un loro tornaconto personale, ma le stiano accanto solo perché spinti da un vero sentimento. È questa continua speranza nel genere umano che fa di Vera una donna tenace e delicata, ma soprattutto autentica. Un’autenticità sottolineata attraverso primi piani che fotografano il suo sguardo buono, pulito. Dentro al quale si manifesta una sincera voglia di credere nell’altro e nella sua buona fede.

Una speranza a cui troppo spesso si sostituisce la delusione. Perché in fondo, purtroppo, le persone si muovono solo per i propri interessi e mai per vero senso di altruismo. Seppur in alcuni frangenti pecchi di staticità e in pochi altri ci sia un’eccessiva finzione, Vera riesce dunque ad andare comunque a segno. Non vuole ingannare, né tantomeno essere una pellicola melodrammatica. Non ha guizzi narrativi o particolari intuizioni registiche e artistiche. Vuole solo esporre la condizione umana di una donna che cerca di combattere contro l’ipocrisia, l’empietà e i preconcetti. Che nonostante tutto rimane gentile, donandosi al prossimo senza porsi troppe domande. E ci riesce benissimo. Potremmo chiederci quanto ci sia di reale in quello che abbiamo visto. Potrebbe non piacerci lei. Ma il pensiero che dovremmo iniziare a essere meno giudicanti e più generosi d’animo nei confronti degli altri è imprescindibile dalla storia che vediamo sullo schermo.

Ghost of Tsushima, per Chad Stahelski sarà un “film sui samurai anti-samurai”

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Un adattamento cinematografico del videogioco di successo Ghost of Tsushima è in lavorazione da quasi un anno e, secondo il regista Chad Stahelski, chiamato a dirigere il progetto sarò un film anti-samurai.

In un’intervista con BroBible, Chad Stahelski, che ha anche diretto tutte e quattro i capitoli del franchise di successo di John Wick, ha fornito alcune informazioni sull’imminente adattamento del noto videogioco. Stahelski ha elogiato la storia del film in preparazione, definendolo “un film anti-samurai” e notando anche che programmi televisivi come The Last of Us hanno dimostrato che gli adattamenti dei videogiochi possono funzionare fintanto che ricevono amore e attenzione.

Rainbow Six, Ghost of Tsushima – ci sto lavorando. Entrambi sono progetti fantastici che spero davvero si realizzino“, ha affermato Stahelski. “Ma Ghost … ha una storia incredibile. È il film sui samurai anti-samurai. Ha grandi temi. Abbiamo molta spinta su questo e molto interesse perché il successo di Last of Us ci supporta, sì, la maledizione sugli adattamenti di videogioco a film è in qualche modo superata. Si può fare. Devi solo dargli amore e attenzione. E Ghost, probabilmente di tutti gli altri videogiochi [film] in fase di sviluppo, penso che sia quello che arriverà prima“.

Non è chiaro esattamente cosa intenda Stahelski per “film anti-samurai”, soprattutto considerando che Ghost of Tsushima è in gran parte incentrato sulla politica e la morale dei samurai in Giappone durante il 1200. Stahelski aveva precedentemente suggerito che spera di avere “un cast giapponese completo” e anche di realizzare il film in giapponese, anche se non si sa esattamente se queste speranze si realizzeranno o meno.

Christian – Seconda Stagione: intervista ai protagonisti

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Christian – Seconda Stagione: intervista ai protagonisti

Ecco la nostra intervista ai protagonisti di Christian – Seconda Stagione, la serie Sky Original, disponibile dal 24 marzo su Sky e Now. Con Stefano Lodovichi e Valerio Cilio, rispettivamente regista e sceneggiatore dello show, sono intervenuti Claudio Santamaria, Francesco Colella, Antonio Bannò e Gabriel Montesi che tornano per questa seconda stagione, e insieme a loro le new entry Laura Morante e Camilla Filippi.

Prodotta da Sky Studios e Lucky Red in collaborazione con Newen Connect, “la serie dei miracoli” torna con sei nuovi episodi di cui viene rilasciato oggi il teaser, per una nuova stagione interamente diretta da Stefano Lodovichi (anche produttore creativo, nonché fra gli sceneggiatori dei nuovi episodi) e che vede ovviamente riconfermati i protagonisti della prima, i vincitori del David di Donatello Edoardo Pesce (Dogman, Cuori puri, …altrimenti ci arrabbiamo!) e Claudio Santamaria (Freaks Out, Gli anni più belli, Lo chiamavano Jeeg Robot).

Con loro in Christian tornano Silvia D’Amico (Non essere cattivo, The place, Hotel Gagarin, A Casa tutti bene – La serie) nei panni di Rachele, ex tossica dal passato doloroso, miracolata da Christian e rinata a nuova vita, Antonio Bannò (Romulus, Suburra – La serie, Vita da Carlo) in quelli di Davide, erede dell’impero di Lino, il boss locale della prima stagione interpretato da Giordano De Plano, Francesco Colella(Padrenostro, Piuma, ZeroZeroZero, Vostro Onore) nel ruolo di Tomei, il losco veterinario di Città-palazzo, Gabriel Montesi (Favolacce, Romulus, Speravo de morì prima) è l’amico della compagnia di Christian, Penna, Giulio Beranek (L’Arminuta, Una questione privata, Il Cacciatore) e Ivan Franek (Il Re, Noi 4, La buca) ancora nei panni – rispettivamente – del carismatico Biondo e di Padre Klaus, esorcista che ha un conto in sospeso con Christian. Nei nuovi episodi anche Romana Maggiora Vergano (La promessa, Immaturi – La serie) che sarà di nuovo Michela, nella prima stagione morta e risorta per mano di Christian.

Due debutti assoluti nel cast della seconda stagione di Christian: quello di Laura Morante (Assolo, Ciliegine, Ricordati di me, A Casa Tutti Bene – La serie), che interpreterà la Nera, un misterioso personaggio pieno di sorprese, e quello di Camilla Filippi (La Stanza, In fondo al bosco, Viva l’Italia), che sarà Esther, una donna che non sembra vivere bene la presenza di Christian.

The Lighthouse: spiegazione del finale del film di Robert Eggers

The Lighthouse: spiegazione del finale del film di Robert Eggers

Uscito nel 2019, The Lighthouse di Robert Eggers ha stupito e sconcertato gli spettatori di tutto il mondo. Il film sperimentale interpretato da Willem Dafoe e Robert Pattinson indaga il deterioramento degli stati mentali di due guardiani del faro costretti a vivere per quattro settimane su un’isola deserta. Il film, diretto dal regista di The Witch, altro successo horror con Anya Taylor-Joy protagonista, ha seguito la strada dell’horror indie, ma si è fatto notare per la sua ambiziosa direzione creativa.

Oltre che per il suo stile unico, The Lighthouse si è distinto per la sua trama oscura e per la ricchezza dei temi trattati, elementi che si sono uniti per dare vita a un film avvincente, inaspettato e sconcertante. Con queste premesse, c’è molto da scoprire sulla trama di The Lighthouse e sul suo significato più profondo.

Di cosa parla The Lighthouse?

The-Lighthouse-castThe Lighthouse inizia con i personaggi di Willem Dafoe e Robert Pattinson, Thomas Wake e Ephraim Winslow, che si danno il cambio per quattro settimane su un’isola deserta per occuparsi della supervisione di un faro isolato. Ephraim deve sottostare agli ordini del veterano Thomas e occuparsi della maggior parte dei lavori manuali, mentre Thomas finisce per occuparsi solo del faro, senza mai permettere a Ephraim di salirci per nessun motivo. Quando il loro turno di quattro settimane sta per terminare, una tempesta devastante gli impedisce di ripartire. Ormai senza più provviste, i due finiscono per ubriacarsi di continuo: l’isolamento diventa la loro più grande rovina. Il tempo sembra perdere ogni tipo di significato e i due precipitano nella follia.

Il mattino successivo, Howard trova il diario di bordo di Wake, in cui quest’ultimo lo critica come dipendente ubriacone e incompetente e raccomanda che venga licenziato senza stipendio. Howard insiste di essere un gran lavoratore e chiede di poter entrare nel faro, ma Wake si rifiuta e lo sminuisce, così il giovane attacca il suo padrone: nel mentre, ha delle allucinazioni di una sirena, del vero Winslow e di un Wake simile a Proteo. Alla fine, Howard riesce a sottometterlo e lo porta nella buca alla base del faro per seppellirlo vivo. Wake descrive i pericoli di guardare la luce del faro prima di perdere conoscenza, ma Howard si impossessa delle chiavi per la torre. Una volta raggiunta la luce del faro, Howard ne rimane abbagliato: sentiamo urla inquietanti e squilibrate da parte del giovane, prima che precipiti giù dalle scale. Tempo dopo, vediamo un Howard a malapena vivo, che giace nudo sugli scogli con un occhio danneggiato, mentre uno stormo di gabbiani si ciba delle sue viscere.

I temi e il simbolismo di The Lighthouse

willem dafoeThe Lighthouse è molto più di un semplice film horror/thriller e lo dimostra il fatto che sia ricco di simbolismi e temi complessi. Partiamo analizzando come l’elemento tematico più evidente sia in realtà lo stile del film: Eggers ha deciso di girare in bianco e nero con un formato 1.19:1, che ha certamente aggiunto al film un’atmosfera claustrofobica e al contempo grintosa.

Vi è anche un forte sottotesto psicologico in The Lighthouse, con Eggers che ha ammesso di essere stato pesantemente influenzato dall’operato Carl Jung. Eggers ha giocato con il complesso edipico nella relazione tra i suoi protagonisti, in quanto Winslow è stato spinto a uccidere Thomas, che vedeva come una sorta di figura paterna. Il film incorpora anche un evidente simbolismo fallico, rappresentato dal faro stesso. Considerando che il film tratta di due uomini soli su un’isola deserta, i temi della sessualità e della mascolinità sono indubbiamenti fondamentali.

Tutto ciò si lega a doppio filo con l’influenza che la mitologia e il folklore esercitano sulla trama di The Lighthouse, in particolare i racconti dei marinai e  la mitologia classica, soprattutto la figura delle sirene. Oltre a questo, ci sono alcuni riferimenti importanti ad altri miti greci. Durante quella che sembra essere un’allucinazione di Winslow, egli vede Thomas adornato di tentacoli e creature marine: trasformazione estetica che fa riferimento a Proteo, il dio delle profezie che serviva Poseidone. Inoltre, quando Winslow riesce veramente a scorgere cosa si cela nel faro, precipita giù per le scale e muore: le sue interiora finiscono per essere mangiate dai gabbiani, un chiaro riferimento al mito di Prometeo, che rubò il fuoco degli dei e subì la conseguenza di vedere un’aquila mangiare il suo fegato ogni giorno.

Cosa vede Thomas nella luce?

La risposta a questa domanda è plurivoca e viene lasciata in sospeso da The Lighthouse. Poiché il film è fortemente basato sulla mitologia classica, la luce rappresenta sicuramente più un’idea astratta che un vero e proprio oggetto tangibile. Sebbene si possa ipotizzare che il faro racchiuda segretamente la presenza di una sirena, visti i continui accenni del film a queste creature, Eggers ha in reltà suggerito che la chiave di lettura va ricercata più che altro nella figura di Prometeo.

Se il personaggio di Thomas Winslow è basato su Prometeo, allora ha certamente sfidato un dio (analizzando Thomas Wake come Proteo), una volta avuto l’accesso al faro sacro. Per questo, è stato rapidamente e severamente punito precipitando verso la morte. Per tutta la durata del film, Winslow era alla ricerca di risposte su ciò che era realmente accaduto con l’ex partner di Wake e su ciò che Wake nascondeva nel faro. Ogni volta che si ritrovava a fissare la luce, almeno figurativamente, vedeva tutto: la verità, che gli era stata nascosta per tutto il tempo. Come ogni essere umano, Winslow non è riuscito a gestire questa conoscenza eterna ed è stato consegnato alla morte proprio perchè la verità rimanesse ignota.

Sebbene si tratti puramente di speculazioni, Eggers stesso è intervenuto sul finale di The Lighthouse, pur con una risposta sempre ambigua. In un’intervista a Vox, ha rivelato: “Ieri sera, durante una proiezione, qualcuno mi ha chiesto: “Perché non hai fatto vedere quello che Rob [Pattinson] vede alla fine del film?” E io ho risposto: “Perché se lo avessi visto, ti sarebbe toccato lo stesso destino””. Alla fine ha lasciato il finale all’interpretazione dello spettatore, come ogni buon mito precedente“.

Qual è il vero significato di The Lighthouse?

The-Lighthouse-significatoTrovare una vera risoluzione al finale di The Lighthouse è praticamente impossibile, anche se è proprio questo aspetto a fortificare l’unicità del film. Sebbene siano ravvisabili i temi principali della sua narrazione, tra cui l’isolamento, la follia e un’indagine sulla natura umana, il finale ambiguo del film delega allo spettatore la possibilità di trarre le proprie conclusioni. Forse Thomas Wake è veramente un dio, dato che riesce a fissare la luce ripetutamente e a sopravvivere, o forse è stato lentamente condotto alla pazzia da quella vista, portando anche i suoi compagni a uno stato mentale disturbato. Nel complesso, si tratta di un film che incorpora anche il genere fantastico, sollevando dunque più livelli di riflessione e aprendosi al dibattito post-visione.

Drag Race Italia arriverà su Paramount+

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Drag Race Italia arriverà su Paramount+

Paramount+ ha annunciato oggi che Drag Race Italia arriverà sul servizio di streaming in Italia e successivamente sarà disponibile, oltre che in Italia, anche negli Stati Uniti e in America Latina nel corso dell’anno. La notizia segue il recente annuncio di tre nuove edizioni di Drag Race in Brasile, Germania e Messico e di una Global Drag Race All Stars, che saranno disponibili su Paramount+ quest’anno nei rispettivi paesi.

“Drag Race è diventato un fenomeno globale e siamo stati onorati di essere presenti fin dall’inizio con il team incredibilmente talentuoso di RuPaul e World of Wonder”, ha dichiarato Chris McCarthy, Presidente/CEO, SHOWTIME/MTV Entertainment Studios & Paramount Media Networks. “Nell’espandere l’impronta globale di Paramount+, era importante riconquistare Drag Race nei mercati internazionali chiave costruendo anche una serie di competizioni interconnesse. Global Drag Race All Stars è come un Super Bowl mondiale per le Drag!”

“Con la terza stagione di Drag Race Italia siamo entusiasti di espandere la partnership con Paramount+ e Wow Presents Plus, e di continuare la nostra missione nel diffondere la gioia delle drag in tutto il mondo”, hanno dichiarato Fenton Bailey e Randy Barbato, CEO di World of Wonder.

RuPaul’s Drag Race, il reality più famoso della storia con 27 Emmy® Awards, è prodotto da MTV Entertainment Studios e dalla media company World of Wonder, pluripremiata agli Emmy Awards. La nuova stagione della versione italiana sarà prodotta da Ballandi.

The Big Door Prize, recensione della nuova serie Apple Tv+

The Big Door Prize, recensione della nuova serie Apple Tv+

The Big Door Prize, la nuova serie dramedy prodotta da Apple TV+ e tratta dal romanzo omonimo di M.O. Walsh racconta di una piccola cittadina di nome Deerfield che sta tentando di riprendersi dalla tragedia di un incidente automobilistico in cui un uno dei giovani più amati del luogo, Kolton, ha perso la vita. A un certo punto nell’emporio della cittadina compare MORPHO, una misteriosa macchina in grado di predirre il futuro delle persone scrivendo una sola parola in un biglietto azzurro. Da quel momento il comportamento degli abitanti sembra cambiare radicalmente, e questo influisce in maniera determinante anche su Dusty (Chris O’Dowd), sua moglie Cass (Gabrielle Dennis) e sulla loro figlia adolscente Trina (Djouliet Amara), che era impegnata con Kolton al momento della sua morte.

The Big Door Prize, un’occasione persa

Alla fine della visione completa di The Big Door Prize (guarda il trailer) si può piuttosto chiaramente parlare di occasione persa. Non tanto per la qualità complessiva dello show quanto per la notevole differenza di spessore che possiamo riscontrare tra le prime puntate e la seconda parte della stagione. La serie infatti nei primi episodi sfrutta l’idea fantastica per raccontare in realtà quanto i personaggi in scena si trovino a dover fare i conti con i propri rimpianti, con le piccole frustrazioni di tutti i giorni, con la malinconia soffusa di una vita che, pur agiata e in superficie tranquilla, non è comunque quella che molti di loro avevano sognato da giovani.

Sotto questo punto di vista in particolar modo le prime tre puntate si sviluppano attraverso un mix di commedia gentile e tono dolceamaro che fanno davvero sperare per il meglio. In particolar modo il protagonista interpretato da un efficace Chris O’Dowd, il parroco Reuben e il giovane Jacob (fratello gemello di Kolton) si rivelano personaggi in chiaroscuro di spesso drammatico preciso ed emozionante. Intorno a loro The Big Door Prize si dipana come una serie che indaga e riflette su quanto possa essere complessa anche la vita delle persone più comuni, le quali devono affrontare sfide di tutti i giorni caricando sulle proprie spalle le responsabilità nei confronti del prossimo e della comunità.

the big door prize castUna premessa non mantenuta

Superate però le prime, efficaci puntate The Big Door Prize si assesta su dei toni che spingono maggiormente verso la commedia di situazione non riuscendo più a raccontare il lato malinconico dei protagonisti delle varie puntate. L’effetto creato all’inizio si perde dunque dentro un tono medio che, pur contenendo alcuni momenti di divertimento scoppiettante, non ritrova la profondità dell’inizio. Non avendo letto il testo letterario di partenza – cosa che la serie ci ha comunque incuriosito a fare – non sappiamo se l’idea di dedicare potenzialmente ogni episodio a un personaggio diverso sia un’idea dei creatori.

A nostro avviso mantenere maggiormente al centro del racconto le dinamiche familiari che portano Dusty, Cass e Trina a confrontarsi avrebbe regalato una compattezza diversa al prodotto. In questo modo invece The Big Door Prize perde un vero e proprio centro narrativo tentando di seguire figure anche figure di contorno che tutto sommato avrebbero potuto (e dovuto) rimanere tali. Probabilmente una maggiore compattezza a livello di storytelling avrebbe aumentato la forza emotiva del racconto. Rimangono comunque le buone prove di attori consumati quali Chris O’Dowd (il quale sta sviluppando un modo di recitare dolceamaro di discreta efficacia) e soprattutto Gabrielle Dennis. Da tenere d’occhio anche il giovane Sammy Fourias, il quale interpreta Jacob regalandogli il giusto mix tra commedia e dramma introspettivo.

Non ci si annoia vedendo The Big Door Prize, tutt’altro. Si tratta di un altro feel-good show prodotto da Apple TV+ che non arriva di certo ai livelli di Ted Lasso (qui la recensione), ma che comunque sa allietare il pubblico nella mezz’ora di durata di ogni puntata. La discrepanza tra l’idea di partenza, il modo in cui viene sfrutta all’inizio e quello in cui viene “dimenticata” nel corso degli episodi successivi lascia il dubbio che avrebbe potuto essere qualcosa di memorabile, ma il risultato complessivo è tutt’altro che deludente.

John Wick 4, la recensione del ritorno di Keanu Reeves

John Wick 4, la recensione del ritorno di Keanu Reeves

Dopo l’exploit del 2014, come noto, l’ex killer di Keanu Reeves è diventato a furor di popolo il protagonista di una saga a lui dedicata. Che negli anni ci ha fatto viaggiare attraverso diversi mondi, attraversare diverse fasi e non pochi alti e bassi, fino ad arrivare al John Wick 4 che vedremo nei nostri cinema dal 23 marzo grazie a 01 Distribution. Si aspettava un gran finale, e in parte le attese non saranno deluse, comprese quelle dei fan che vorrebbero il viaggio non finisse mai (in attesa dello spin-off Ballerina a marzo 2024), ma in questo – per ora – ultimo capitolo si torna alle origini dell’anti-eroe in nero. Con qualche sorpresa.

John Wick, l’immortale, senza tregua

Lasciato per morto in un vicolo di New York, sapevamo che John Wick sarebbe tornato con l’aiuto del Re della Bowery di Laurence Fishburne, come lui assetato di vendetta e intenzionato a opporsi alla Gran Tavola. Per farlo, però, stavolta si dovrà lasciare la “città Dolente” dell’incipit dantesco, per la più classica delle quest. Che ci porterà in Giordania a conoscere il nuovo Reggente, a New York per scoprire il destino del Continental – e della coppia che lo gestiva, composta dall’immancabile Winston (Ian McShane) e il suo fidato Charon (l’appena scomparso Lance Reddick) – fino in Giappone e in Francia, dove vedremo svilupparsi le trame del crudele Marchese di Bill Skarsgård.

Lui il vero villain di questo quarto episodio della saga, soprattutto per il suo opporsi alla volontà di pace, di liberazione, di Wick, ormai provato dalla lunga lotta. Uno spietato e potentissimo deus ex machina, in grado di controllare la Gran Tavola e i suoi affiliati, compresi alcuni vecchi amici del solitario John, rassegnato a non potersi fidare di nessuno, o quasi.

John Wick 4: “l‘ultimo” combattimento

Come in una sorta di Game of Death, tutto è costruito per arrivare all’incredibile – e forse risolutivo – ultimo combattimento di Chen, ma nemmeno Bruce Lee avrebbe pensato di affrontare un percorso tanto articolato per raggiungere l’obiettivo. E non è un caso che, se in altre occasioni il nostro protagonista arrivava alla fine della sua Odissea mortalmente ferito e a rischio sopravvivenza, in questa lo si veda (semplicemente) stanco, come non mai, letteralmente esausto, dalle lungaggini alla quale hanno scelto di sottoporlo/ci Shay Hatten e Michael Finch.

john wick 4 keanu reevesLoro i due sceneggiatori chiamati a non far sentire la mancanza del creatore Derek Kolstad, la perdita del quale in parte fa sì che la storia vada dritta a un solo punto, per quanto tra molti innesti e digressioni, per essere in qualche maniera compensata da una estetica brutale, che alterna il minimalismo degli inizi con la ricerca di scenografie da videogioco a tratti vista nei sequel.

Di duello in duello, il viaggio continua

Una generale indeterminatezza è la miglior novità di questo John Wick 4, nel quale si ha sempre il dubbio sulle reali intenzioni o convenienze dei vari personaggi. A partire da quelli – molto importanti, forse anche per il futuro – del Caine di Donnie Yen e lo Shimazu di Hiroyuki Sanada (e sua figlia) che incontriamo al Continental di Osaka in una spettacolare sequenza. Una delle tante che infarciscono il film, che tra la mattanza nella discoteca berlinese e la sparatoria ‘contro mano’ dell’Étoile di Parigi, si concede momenti carichi di una autoironia palpabile, o dominante, come per la salita al Sacro Cuore con la quale dovrebbe mettersi la parola fine a una lunga corsa.

Che avrebbe potuto finire prima, vista la trovata da ‘Writers room‘ del duello, poco presentabile quanto a coerenza interna, ma definitiva quanto a funzionalità. In attesa di un possibile prossimo capitolo, prepariamoci a un ulteriore regolamento di conti con figure del suo passato o a una lotta definitiva per il trono di Re di New York, dove speriamo di veder tornare John, finalmente libero, per godersi la sua agognata e meritata pensione, magari con un nuovo cane.

Calo di diversità etnica nelle nomination ai Television Awards. I BAFTA si difendono: le donne bianche oltre i 40 anni rappresentano la diversità

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I BAFTA hanno celebrato il maggior numero di donne bianche anziane nominate come miglior attrice ai Television Awards, a fronte di un forte calo della diversità etnica nelle shortlist delle performance.

Tutte e sei le candidate nella categoria Attrice protagonista sono bianche, con alcuni che hanno osservato che Ambika Mod è stata trascurata per la sua interpretazione nella serie della BBC/AMC This Is Going To Hurt, serie che invece è stata nominata in altre sei categorie.

Alla domanda se i BAFTA avessero sperato in un risultato diverso, l’amministratore delegato Jane Millichip ha dichiarato: “C’è rappresentazione in quella categoria nel fatto che se si guarda all’età delle attrici e ai ruoli scritti per loro, otteniamo un dato straordinario. È qualcosa di cui abbiamo discusso a lungo nel mondo televisivo e cinematografico: i ruoli sono scritti per donne di età superiore ai 40 anni? Questo è un risultato davvero impressionante”.

Imelda Staunton (67 anni) è stata nominata per la sua interpretazione della Regina Elisabetta II in The Crown. Altri nominati includono Kate Winslet (47) per I Am Ruth, Billie Piper (40) per I Hate Suzie Too, Maxine Peake (48) per Anne, Sarah Lancashire (58) per Julia e Vicky McClure (39) per Without Sin.

Tutte e sei le attrici sono molto amate dai BAFTA. Staunton ha vinto un BAFTA nel 2005 ed è stata nominata altre tre volte; Winslet ha tre vittorie e cinque nomination precedenti; Lancashire ha due vittorie e altre tre nomination; McClure ha una vittoria e due nomination precedenti; Peake ha due nomination precedenti; Piper ha due nomination per le prestazioni precedenti.

Sara Putt, vicepresidente dei BAFTA e presidente del comitato televisivo, ha affermato che tutte le candidate donne “meritano” il loro posto nella rosa dei candidati. Mod non è invece riuscita ad arrivare alla nomination pur essendo stata riconosciuta come una delle migliori interpreti della stagione. È stata nominata come attore non protagonista ai Royal Television Society Awards, mentre la Broadcasting Press Guild l’ha nominata come migliore attrice.

Putt ha dichiarato: “I nostri premi sono un barometro di ciò che sta accadendo nel settore… Prenderemo i dati e le statistiche dai premi di quest’anno – nomination e vincitori – e questo farà parte delle nostre conversazioni su ciò che faremo l’anno prossimo. È una conversazione in corso.”

Il calo della diversità etnica segue la preoccupazione per i BAFTA Film Awards 2023, durante i quali 47 dei 49 vincitori sono stati bianchi. L’unica star nera sul palco era la co-conduttrice Alison Hammond.

Inganno, al via le riprese della nuova serie Netflix con Giacomo Gianniotti

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Sono partite questa settimana in Costiera amalfitana le riprese di INGANNO, la serie Netflix prodotta da Cattleya – parte di ITV Studios, diretta da Pappi Corsicato e con protagonisti Monica Guerritore e Giacomo Gianniotti, in arrivo solo su Netflix nel 2024.

Scritta da Teresa Ciabatti, Eleonora Cimpanelli, Flaminia Gressi, Michela Straniero, INGANNO è un thriller sentimentale che gioca tra la suspense, la rottura dei tabù e le verità scomode sull’amore. È la storia di un’appassionante relazione, in cui non mancano ombre e segreti, che mette in crisi le convenzioni sociali e gli equilibri familiari, sovvertendo il ruolo della maternità nella cultura mediterranea.

Gabriella (Monica Guerritore) è la proprietaria di un prestigioso hotel in Costiera Amalfitana, una donna elegante, fiera dei suoi sessant’anni e consapevole del suo ruolo. I suoi tre figli ormai sono grandi e la vita non sembra riservarle più molte sorprese, finché non incontra Elia (Giacomo Gianniotti): un ragazzo affascinante, vitale, libero, coetaneo del suo figlio maggiore, che esercita su di lei un fascino irresistibile, ma anche ambiguo e spaventoso. Nonostante la differenza di età, Gabriella si riscopre donna, amante…e per Elia sarà pronta a mettere in gioco tutto, anche il rapporto con i figli e la loro eredità.

INGANNO è basata sulla serie britannica Gold Digger, creata e scritta da Marnie Dickens e prodotta da Mainstreet Pictures, format distribuito da ITV Studios.

Per le attrici di La sirenetta e Peter Pan & Wendy i nuovi film rimedieranno agli stereotipi degli originali animati

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Sono in arrivo, al cinema e su Disney+, due nuovi remake in live action degli originali animati della Disney. Si tratta di La sirenetta e Peter Pan & Wendy. Il primo dei due, che uscirà al cinema il 24 maggio, ha fatto molto discutere per via della scelta di assegnare il ruolo della protagonista all’attrice di colore Halle Bailey, mentre il secondo, disponibile su Disney+ dal 28 aprile, ha a sua volta generato diverse polemiche per via della presenza di una Trilli di colore, interpretata da Yara Shahidi. Sembra però che i due film faranno molto di più che proporre tali personaggi con un’etnia differente rispetto alle rispettive versioni animate, andando ad abbattare gli stereotipi sessisti esistenti in quei Classici Disney.

Parlando della sua sirenetta, la Bailey ha detto di sentirsi “davvero entusiasta, perché abbiamo decisamente cambiato la prospettiva del suo desiderio di lasciare l’oceano per un ragazzo. Ora è molto più complessa di così. Riguarda se stessa, il suo scopo, la sua libertà, la sua vita e ciò che vuole. Come donne siamo fantastiche, siamo indipendenti, siamo moderne, siamo tutto e ancora di più. E sono contenta che La Disney stia aggiornando alcuni di questi temi”. La Shahidi, a sua volta, ha spiegato come l’imminente remake di Peter Pan corregga aspetti del film Disney originale.

“Penso che i remake debbano dimostrare perché vale la pena di essere rifatti in primo luogo, e avendo avuto la possibilità di guardare il film, credo che il regista David Lowery lo abbia aggiornato in un modo che  corregge anche il tipo di stereotipi che sfortunatamente vengono trasmessi attraverso quelle fiabe, come la rappresentazione indigena, che era errata nella versione animata”. Nel Classico Disney, infatti Peter Pan e i bimbi perduti entrano in contatto con una tribù indigena, raffigurata attraverso numerosi stereotipi. I due nuovi film in arrivo, dunque, offriranno una visione rinnovata di tali aspetti, ponendo maggior rispetto e attenzione ad essi.

Fonti: CBR, ScreenRant

Air: Matt Damon e Ben Affleck parlano della loro prima volta come attore-regista

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In vista dell’uscita dell’atteso Air, il 6 aprile, Ben Affleck e Matt Damon, hanno spiegato com’è stato per Affleck dirigere finalmente Damon in un progetto cinematografico. Come noto, i due sono amici sin da quando erano ragazzi e insieme hannno anche vinto l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale nel 1998 per il film Will Hunting – Genio ribelle. Il loro nuovo progetto collaborativo, Air, è un film biografico sul venditore di scarpe Nike Sonny Vaccario (Damon), che mira ad ottenere un accordo promozionale con il debuttante Michael Jordan prima che diventi una leggenda. Affleck, oltre a dirigere il film, recita anche nei panni dell’uomo d’affari Phil Knight.

Durante una recente intervista, i due amici hanno commentato l’esperienza di aver finalmente trovato l’occasione in cui Affleck dirigere Damon per la prima volta. Scherzando tra loro, gli attori hanno discusso di come il loro lavoro su Air sia stato lo stesso di ogni altra volta in cui la coppia aveva collaborato precedentemente. “Abbiamo fatto diverse recite al liceo in cui lui diceva: “Amico, penso che dovresti farlo così”. – afferma Damon – “Mi ha diretto per qualcosa come quarant’anni. Onestamente, è stata una specie di progressione naturale. Abbiamo scritto un sacco di film, prodotto e recitato insieme per così tanti anni e decenni, quindi non è stato diverso lavorare in questo modo“.

Abbiamo ricevuto spesso questa domanda, continuo a pensare: “Avrebbe dovuto essere diverso?” Perché sembrava esattamente lo stesso di sempre. – spiega poi Affleck – E ciò che è stato davvero meraviglioso è che è stato così bello lavorare insieme, è stata una specie di sensazione del tipo “Dai, va tutto bene, amo gli attori, ti voglio bene, andrà tutto bene, tutti, prendetevi tutto il tempo che volete, fate quello che dovete fare e fatevi rispettare”, e in un certo senso diffondere quell’energia“. Alla luce di ciò, non resta che attendere dunque l’arrivo in sala di Air, per ritrovare i due amici insieme sul grande schermo.

Fonte: ScreenRant

Shazam! Furia degli Dei: Zachary Levi dà la colpa dell’insuccesso al marketing e ai fan tossici

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Come noto, Shazam! Furia degli Dei (qui la recensione) ha debuttato ben al di sotto delle aspettative al box office durante il fine settimana appena passato, affermandosi come il titolo con il peggior risultato di sempre per un film DCEU. L’attore protagonista, Zachary Levi, interrogato a riguardo, sembra avere le idee molto chiare su chi ha la colpa di tale flop: i fan tossici della DC e lo scarso marketing. Un commento su Twitter ha infatti chiesto all’attore se secondo lui i fan di Zack Snyder fossero contenti del deludente esordio al botteghino di Shazam 2, in quanto non vogliono supportare altri progetti della DC in seguito alla decisione di non portare avanti lo Snyderverse.

L’attore di Shazam! sembrava essere d’accordo con l’idea che il fandom tossico sia un fattore, ma ha anche indicato come grande colpevole il marketing del film. “Anche questo è vero. – ha scritto Levi – Triste, ma vero. Quanto ciò influenzi effettivamente il botteghino è difficile prevederlo. Ma penso che il problema più grande che stiamo riscontrando sia il marketing. Questo è un perfetto film per famiglie, eppure molte famiglie non ne sono a conoscenza. Il che è un grande peccato”. Levi non però è l’unico associato al sequel che ha detto la sua in seguito all’esordio poco brillante del film.

Il regista David F. Sandberg si è rivolto a Reddit per rispondere a un commento sulla performance del film dicendo: “Non è che sia una sorpresa. Ho visto dove stava andando a parare molto tempo fa“. Ad oggi il film ha incassato in patria appena 31,8 milioni di dollari, arrivando a 66,4 milioni a livello globale. Un risultato di molto al di sotto delle aspettative, considerando il budget di circa 125 milioni. Dopo l’insuccesso di Black Adam, dunque, continua la scia negativa della DC, la quale dovrà sicuramente rivedere la propria strategia distributiva.

Fonte: CBR