In una recente intervista con
Comic Book, Matt Aitken di Weta Digital, supervisore agli
effetti visivi di Eternals,
ha rivelato un aneddoto piuttosto interessante in merito alla
realizzazione del film. Aitken ha infatti rivelato che, mentre la
maggior parte degli attori sul set ha indossato i costumi dei
propri personaggi, quelli di Thena (Angelina
Jolie) ed Eros (Harry
Styles) sono stati realizzati completamente in
CGI.
A proposito del costume di Thena,
Aitken ha spiegato: “Quando Thena indossa la sua tuta da
supereroe, è sempre interamente in CGI. È computer grafica dal
collo in giù, perché il design del costume è cambiato in fase di
post-produzione. Hanno scelto Angelina Jolie per un motivo, è ciò che le
prestazioni del suo fisico donassero al personaggio quell’aspetto
iconico. Ha un modo di muoversi che la fa sembrare una ballerina.”
Parlando invece del costume di
Eros/Stafox, ha aggiunto: “Ovviamente, avevamo delle
alternative digitali per ognuno dei personaggio, ma l’unico che è
cambiato completamente, oltre Thena, è stato Eros, ossia Starfox.
Anche quel costume è stato riprogettato in fase di
post-produzione.”
Eternals,
il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico
Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy
Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre
nelle sale italiane. Il film targato Marvel
StudiosEternals presenta
un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico
Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra
un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per
unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.
Il cast del film
comprende Richard
Madden, che interpreta l’onnipotente
Ikaris; Gemma
Chan, che interpreta Sersi, amante
dell’umanità; Kumail
Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del
cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la
velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che
interpreta l’intelligente inventore Phastos;Salma
Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale
Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite,
eternamente giovane e al tempo stesso piena di
saggezza; Don Lee, che interpreta il
potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario
Druig; e Angelina
Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera
Thena.Kit
Harington interpreta Dane Whitman.
Paramount+ ha diffuso finalmente il
teaser trailer di Halo,
l’attesissimo adattamento televisivo dell’omonimo videogioco per
XBOX.
Halo
Halo è
l’annunciata serie tv basata sull’omonimo videogioco
prodotta dalla Amblin Television di Steven
Spielberg. Halo è
sviluppata e scritta da Kyle Killen e Steven Kane. La serie sarà
distribuita globalmente da CBS Studios International. Produttori
esecutivi della serie sono Steven Spielberg,Justin Falvey,Darryl Frank,Steven Kane,Kyle Killen,Otto Bathurst,Kiki Wolfkill,Frank O’Connor,Bonnie Ross,Karen Richards,Toby Leslie eScott Pennington
La serie tv Halo seguirà “un epico
conflitto del 26° secolo tra l’umanità e una minaccia aliena nota
come Covenant. Halo intesserà storie personali profondamente tratte
con azione, avventura e una visione del futuro riccamente
immaginata”.
In Halo protagonisti
Pablo Schreiber come Master Chief
Petty Officer John-117, un imponente supersoldato noto
come “Spartan”. Natascha
McElhone come Dr. Catherine Halsey ,
una scienziata per l’UNSC e creatrice del progetto
Spartan-II. Yerin Ha come Kwan Ha.
Charlie Murphy come Makee. Shabana
Azmi nel ruolo dell’ammiraglio Margaret Parangosky,
direttore dell’ONI. Nel cast anche Bokeem Woodbine
come Soren-066, Olive Grey come Miranda Keyes, Kate Kennedy come
Kai-125, Natasha Culzac come Riz-028, Bentley Kalu come Vannak-134
e Danny Sapani come Capitano Jacob Keyes
Spider-Man:
No Way Home è sicuramente uno dei film più attesi del
2019, ma anche uno dei titoli su cui sono state fatte il maggior
numero di speculazioni ad opera dei fan. Ciò è dovuto al fatto che
il film riporterà sul grande schermo diversi personaggi dei
precedenti franchise di Spider-Man, tra cui il Doctor Octopus di
Alfred Molina e l’Electro di Jamie Foxx.
Tuttavia, due personaggi su cui non
si ha ancora una conferma ufficiale sono le precedenti iterazioni
dell’Uomo Ragno, vale a dire Tobey Maguire e Andrew Garfield. Soprattutto a quest’ultimo, è
stato chiesto veramente tante volte di commentare la sua eventuale
presenza nel film, e pare che ora l’attore sia piuttosto stanco
della situazione (anche perché Garfield ha sempre smentito il suo
coinvolgimento).
In una recente intervista con
GQ,
il protagonista di
tick, tick… Boom! ha voluto mettere un apparente veto
sull’intera vicenda, dichiarando: “Ascolta, a questo punto sono
veramente stanco. Lo scopriremo quando il film uscirà nelle sale. O
saremo tutti delusi, o saremo tutti felici. Qualcuno dirà: ‘Te
l’avevo detto’. Ma lo scopriremo soltanto quando il film arriverà
al cinema. Mi scuso in anticipo.”
Disney+ ha diffuso l’inedito promo
di “Avenger Arrives” Hawkeye,
l’attesa nuova serie tv in arrivo su Disney+ che vedrà Clint Barton
AKA Occhio di Falco riprendere arco e frecce.
Hawkeye è
la nuova serie originale Marvel Studios ambientata nella New
York City del post blip, dove l’ex Vendicatore Clint Barton/Hawkeye
(Jeremy
Renner) ha una missione apparentemente semplice:
tornare dalla sua famiglia in tempo per Natale. Ma quando si
presenta una minaccia dal suo passato, Hawkeye si allea suo
malgrado con Kate Bishop (Hailee
Steinfeld), un’abile arciera di ventidue anni nonché
sua grande fan, per smascherare una cospirazione criminale. Il cast
della serie include anche
Vera Farmiga, Fra Fee, Tony Dalton, Zahn McClarnon, Brian
d’Arcy James e l’esordiente Alaqua Cox
nel ruolo di Maya Lopez. Diretta da Rhys Thomas e
dal duo di registi Bert e Bertie, Hawkeyedebutterà in
esclusiva su Disney+ il 24 novembre
2021.
Hawkeye, la serie
tv
Vi ricordiamo che Hawkeye fa
parte della prima ondata di serie tv prodotte dai Marvel Studios
che avrebbero dovuto uscire su Disney+ a
partire dall’autunno 2020. Il primo spettacolo doveva essere
stato The Falcon and The
Winter Soldier, ma la serie è stata ritardata a causa
della pandemia di coronavirus che ha colpito la produzione. Altre
serie tv includono WandaVision (sempre
nel 2020?), Loki (primavera
2021) oltre a Hawkeye.Tutti
vedranno i thespian del grande schermo che completano la serie.
Per diversi anni, Jennifer Lawrence è stata una delle attrici
più in vista e richieste di Hollywood. Tuttavia, ad un certo punto,
l’attrice premio Oscar ha deciso di prendersi una pausa dalla
recitazione in seguito all’uscita di X-Men: Dark Phoenix nel 2019, in cui ha interpretato
per l’ultima volta il personaggio di Mystica.
Dark Phoenix non è stato accolto bene dalla critica.
Più o meno la medesima sorte è toccata anche ai precedenti film che
avevano visto protagonista l’attrice, come ad esempio lo sci-fi
Passengers e il controverso Madre! di Darren Aronofsky. Ora, in una recente
intervista con
Vanity Fair in occasione della promozione di Don’t
Look Up, è stata proprio Lawrence a parlare della
sovraesposizione di cui è stata “vittima” per buona parte della sua
carriera, rivelando di essersi voluta allontanare dalle scene per
un motivo ben preciso.
“Non stavo tirando fuori la
qualità che avrei dovuto avere”, ha ammesso l’attrice durante
l’intervista. “Penso che tutti si fossero stufati di me. Io mi
ero stufato di me. Ero arrivata al punto in cui non potevo fare più
nulla di giusto. Se camminavo su un tappeto rosso, tutti si
chiedevano: ‘Perché non sta correndo?’. Penso di essere stata
simpatica alla gente per buona parte della mia vita e lavorare in
questo mondo mi ha fatto sentire come se nessuno potesse avercela
realmente con me.”
“Ad un certo punto, però, ho
sentito come se avessi raggiunto un punto in cui le persone non
erano contente della mia esistenza”, ha aggiunto. “Questo
pensiero mi ha spinto a riflettere e ad allontanarmi dall’idea che
il lavoro o la carriera possano effettivamente portare pace nella
tua anima.”
Il network americano
NBC ha diffuso il promo e la trama di La
Brea 1×09, il nono episodio della nuova serie tv
La
Brea.
In La Brea 1×09
che si intitolerà “Father and Son” Quando una rivelazione
sbalorditiva mette a rischio la vita di Josh e Izzy, Eve e gli
altri sopravvissuti cercano disperatamente il ragazzino chi
possiede la chiave per salvarli; Gavin e Izzy devono fare
affidamento su uno sconosciuto se c’è qualche speranza di riunire
la loro famiglia.
La Brea 1×09
La Brea è
la nuova serie tv drammatica americana creata da David
Appelbaum per il network americano NBC. Nella serie Quando
un’enorme voragine si apre nel mezzo di Los Angeles e attira
centinaia di persone ed edifici nelle sue profondità, coloro che vi
cadono si ritrovano in una terra primordiale misteriosa e
pericolosa, dove non hanno altra scelta che unirsi per
sopravvivere. Lo spettacolo segue una famiglia, distrutta dagli
eventi, che cerca di tornare insieme.
Protagonisti di La
Brea sono Natalie Zea come Eve
Harris, Eoin Macken come Gavin Harris,
Chiké Okonkwo come Ty Coleman, Karina
Logue come Marybeth Hill, Zyra Gorecki
come Izzy Harris e Jack Martin come Josh
Harris. Nel cast anche Natalie Zea come Eve
Harris, Eoin Macken come Gavin Harris,
Chiké Okonkwo come Ty Coleman, Karina
Logue come Marybeth Hill, Zyra Gorecki
come Izzy Harris, Jack Martin come Josh Harris,
Veronica St. Clair come Riley Velez, Rohan
Mirchandaney come Scott, Lily Santiago
come Veronica, Chloe De Los Santos come Lily,
Jon Seda come Dr. Sam Velez e Angel
Parker.
Da quando è stato scelto come
interprete di Superman, l’attore ha avuto la
possibilità di prendere parte a numerosi progetti di alto profilo,
tra cui Mission: Impossible Fallout e la serie NetflixThe Witcher. Tuttavia, il suo futuro nei panni
dell’eroe DC è ancora molto incerto, nonostante l’attore abbia più
volte espresso il desiderio di tornare a vestire i panni del
personaggio ancora una volta.
Al momento non sono stati fatti
annunci ufficiali in merito ad un eventuale sequel de L’uomo d’acciaio o di un altro ipotetico progetto
che potrebbe vedere il ritorno di Cavill. Al contrario, la Warner
Bros. si sta concentrando su un nuovo film che sarà prodotto da
J.J. Abrams e scritto da Ta-Nehisi Coates, e che avrà come
protagonista un Superman nero.
In attesa di scoprire se Cavill avrà
ancora un futuro nei panni dell’eroe kryptoniano, in una recente
intervista con GQ,
l’attore ha raccontato della direzione che vorrebbe prendesse la
storia del suo Superman sul grande schermo, dopo gli eventi di
Justice League.
“Ero molto ansioso di dare forma
alle prime fasi del viaggio di Clark come Superman”, ha
spiegato
Henry Cavill. “Abbiamo avuto L’uomo d’acciaio, poi siamo diventati un po’
più dark con Batman v Superman. Se
dovesse soccombere all’Equazione dell’Anti-vita e diventare un
Superman cattivo, allora volevo davvero assicurarmi di aver fatto
vedere l’eroe Superman, il vero simbolo della speranza, il faro di
luce, prima di percorrere il sentiero dell’oscurità e poi della
redenzione. È qualcosa che ho ancora molta voglia di
esplorare.”
Il futuro di Henry Cavill nel DCEU
Se Henry
Cavill avrà o meno l’opportunità di continuare
con il ruolo e approfondire ulteriormente la sua versione di
Superman, è un mistero che ancora non sembra trovare soluzione. Le
voci sull’uscita effettiva di Cavill dal DCEU circolano ormai dal
2018; parallelamente, si parla anche del fatto che il suo Superman
possa diventare un personaggio di supporto in altri film
dell’universo cinematografico.
Cavill è sicuramente molto legato al
personaggio. Tuttavia, considerando il contratto con Netflix
per The
Witcher e il coinvolgimento in altri imminenti
progetti cinematografici, i suoi impegni potrebbero effettivamente
impedirgli di prendere parte ad un eventuale sequel
de L’uomo
d’acciaio o, comunque, di continuare a indossare i
panni del supereroe anche in altri progetti.
Eternals, ventiseiesima
pellicola del Marvel Cinematic Universe,
aggiunge nuovi eroi al già ricchissimo catalogo del franchise. Gli
Eterni, creature antropomorfe provenienti dal pianeta
Olimpia, nel 5000 a.C. vengono inviati sulla terra con la missione
di combattere i Devianti, figure mostruose che vogliono
danneggiare la specie umana. Personaggi potenti, gli
Eterni nel corso dei secoli si dividono in fazioni: c’è
chi vuole integrarsi con gli umani e chi preferisce restare
isolato.
Non è semplice definire se gli
Eterni sono personaggi buoni o cattivi, anche per la
missione moralmente discutibile che è stata loro assegnata.
Mettendo a confronto i
protagonisti di Eternals con 10 cattivi ben
noti della Marvel, viene da chiedersi: gli
Eterni sarebbero in grado di sconfiggerli o rimarrebbero
annientati?
Gli Eternals avrebbero la meglio su
Loki
La magia di Loki non basterebbe
a contrastare gli Eterni. Come gli Eternals,
Loki è un potente essere alieno con un’ampia varietà di
abilità che lo rendono un avversario altamente
pericoloso, non da
sottovalutare.Le sue qualità
sono comparabili a quelle di Sprite, l’Eterna dalle
sembianza di una ragazzina che può generare illusioni molto
realistiche. Tuttavia, non importa quanto
Loki sia forte, non sarebbe in grado di abbattere l’intera
squadra degli Eterni. Forse Druig, Ajak, Sprite e
Sersi potrebbero non essere in grado di fare molto contro
di lui, ma la potenza di Ikaris e la velocità di
Makkari sarebbero molto difficili da contrastare per
Loki.Alla fine
potrebbe rimanere vittima delle invenzioni di
Phastos.
Thanos sconfiggerebbe gli Eterni
con il suo Guanto dell’Infinito
Le creazioni di Phastos possono essere
potenti, ma non sarebbero in grado di fare molto contro il
Guanto dell’Infinito.Thanos usa la sua arma per far scomparire metà
dell’Universo.Alcuni
Vendicatori, come Capitan Marvel e Scarlet
Witch, sono in grado di difendersi da lui anche quando indossa
il Guanto, ma gli Eternals non sarebbero
all’altezza.
In
realtà, anche Thanos è ”uno di loro”: è
figlio di Mentore e Sui-San, i primi
Eternals che hanno colonizzato Titano,
la luna di Saturno. Il personaggio è anche un Deviante
perché affetto da una malattia nota come “Sindrome
Deviante”.In ogni caso, gli
Eterni non potrebbero mai vincere contro il suo guanto in
grado di rendere tutti indifesi.
Nessuna delle versioni del
Mandarino potrebbe annientare gli Eterni
L’apparizione del Mandarino in Iron
Man 3 non ha avuto un ottimo riscontro dal
pubblico, che ha
disprezzato la trasformazione dell’iconico cattivo di Iron
Man nel personaggio fittizio Trevor Slattery.
In Shang-Chi e la
Leggenda dei Dieci Anelli viene introdotto il vero
Mandarino, Xu Wenwu, l’anziano signore che
brandisce i Dieci Anelli.
Alcune teorie suggeriscono che proprio questi
anelli, essendo di origine aliena, potrebbero avere una
connessione con gli Eterni.Che sia vero o no, è chiaro che nessuna delle
due versioni del Mandarino avrebbe una possibilità contro
gli Eternals. Una
sola parola di Druig farebbe arrendere
entrambi.
I poteri cosmici di Ego sovrastano
nettamente quelli degli Eternals
Il finale di Eternals raffigura
Arishemil Giudice che viene a punire le sue
creazioni per le loro azioni.In realtà, l’MCU ha già introdotto
precedentemente un altro Celestiale: Ego, un pianeta con un controllo
totale sulla sua massa fino a livello molecolare.
Anche
se Sersi è riuscito a trasformare Tiamut in
marmo, non sarebbe in grado
di fare la stessa cosa contro Ego. Certo, Phastos potrebbe tentare di
creare qualcosa di simile alla bomba usata per distruggere il
cervello di Ego ne I Guardiani della Galassia
2, ma avrebbero
comunque bisogno di un altro Celestiale per tenere
Ego occupato. Anche i membri più forti della squadra di
Phastos non sono all’altezza dei suoi poteri
cosmici.
I piani di Mysterio sono deboli
contro le arme degli Eterni
Spider-Man:
Far From Home presenta Quentin Beck, un
personaggio che originariamente sostiene di provenire da un altro
universo.In realtà,
Mysterio usa la tecnologia olografica per inscenare
attacchi, con un unico scopo: ottenere il controllo dell’IA di
Tony Stark, E.D.I.T.H.
Gli
Eternals
non avrebbero grossi problemi con Beck, i cui poteri si
fondano sul fumo e sugli specchi. Sprite potrebbe vedere attraverso le
sue illusioni e aiutare gli Eterni a farlo fuori
facilmente.
Creatura interdimensionale,
Dormammu ha una potenza superiore agli Eternals
Il cattivo Dormammu è molto
temibile.L’antagonista di
Doctor Strange è un’entità interdimensionale
primordiale che governa la Dimensione Oscura.Il suo obiettivo è quello di fondere
la Dimensione Oscura con la Terra. La missione è
ostacolata dall’intervento del Doctor Strange che,
usando la Pietra del
Tempo, intrappola Dormammu in un loop
temporale.
La
soluzione fa sì che Dormammu uccida Strange
numerose volte fino a che non ottiene il risultato
desiderato.Gli Eternals,
privi di Pietra dell’Infinito a cui fare appello, non
sarebbero in grado di fronteggiare il nemico.
I poteri di Agatha Harkness non
sono nulla rispetto a quelli cosmici degli Eterni
La principale enemy di Wandavision,
Agatha Harkness cerca di sfruttare la caotica magia di
Wanda Maximoff.Una
strega molto esperta, manipola la protagonista usando il
Darkhold.
L’iconico oggetto magico della
Marvel, il Darkhold non sarebbe in grado
di proteggerla dagli Eterni: sarebbe facilmente disarmata e sconfitta da
Makkari o Ikaris.
L’onniscienza del Conquistatore
rimane imbattibile
L’antagonista a sorpresa di Loki potrebbe non essere stata la migliore aggiunta
alla serie Disney+Loki God of
Mischief, ma a suo modo riesce a far paura.Colui che rimane –
approssimativamente identificato come Kangil
Conquistatore – è un cattivo di natura completamente diversa
dagli Eternals.
La
sua onniscienza lo rende un avversario imbattibile:
sembra improbabile che
qualcuno degli Eterni sia in grado di
fronteggiarlo.
Le abilità di Erik Killmonger non
sarebbero una minaccia
Uno dei cattivi più interessanti della
MCU, è Erik Killmonger. Il personaggio
brilla per la sua motivazione e determinazione. Dopo la sua prima
apparizione in Black Panther, La serie Disney+, What If…?,
rivela il suo vero potenziale come cattivo.Nella serie, Erik fa amicizia con
Tony Stark e ottiene l’accesso alla sua tecnologia,
uccide suo cugino
T’Alla e Tony e inizia una guerra tra il
Wakanda e gli Stati Uniti.
Sebbene astuto, il piano di Killmonger
non lo aiuterebbe contro gli Eterni.Proprio come tutti gli umani, sarebbe
vulnerabile alle abilità di Druig.
Ultron ha già spazzato via
l’Universo, potrebbe rifarlo contro gli Eternals
Ultron
del MCU è una minaccia che gli Eternals
potrebbero maneggiare. What If..? però presenta
una versione diversa del personaggio, che riesce nel suo piano di
fusione con il corpo di Visione.
Quando Thanos appare sulla Terra, rivendica le Pietre
dell’Infinito e diventa praticamente inarrestabile.
Ultron continua a distruggere l’intero
Universo.Niente può
fermarlo, nemmeno i Celestiali come Ego. Gli
Eterni avrebbero dovuto combatterlo prima che diventasse
troppo potente. Ora, cadrebbero tutti di fronte a lui, proprio come
gli altri eroi della MCU.
Il canale americano
Showtime ha diffuso il promo e la trama di
Yellowjackets 1×03, il terzo episodio di Yellowjackets,
l’annunciata nuova serie tv generazionale creata e prodotta da
Ashley Lyle e Bart Nickerson per
Showtime.
In Yellowjackets
1×03 che si intitolerà “Dollhouse” Gli Yellowjackets
discutono dei meriti di probabilmente morire mentre si rimane fermi
o probabilmente morire mentre cercano un riparo. Taissa naviga tra
un annuncio di attacco sporco e l’altra parola con la C. Shauna
vede un ragazzo.
Yellowjackets 1×03
Yellowjackets
racconta la storia di una squadra di calciatrici di talento liceale
che diventano le sopravvissute a un incidente aereo nel deserto
dell’Ontario. La serie racconta la loro discesa da una squadra
complicata ma fiorente a clan in guerra e cannibali, mentre tiene
traccia delle vite che hanno tentato di ricostruire quasi 25 anni
dopo.
Nel cast di Yellowjackets protagonisti
sono Sophie Nélisse nei panni di un’adolescente
Shauna Sheridan –
Melanie Lynskey interpreta una Shauna adulta.
Jasmin Savoy Brownda
adolescente Taissa – Tawny Cypress interpreta una
Taissa adulta Sophie
Thatchercome Natalie adolescente –
Juliette Lewis interpreta una Natalie adulta.
Sammi Hanratty
come Misty adolescente –
Christina Ricci
interpreta una Misty adulta.Ella Purnell
come Jackie, Steven Krueger come Ben Scott,
Amy Okuda come Cat Wheeler e Warren
Kole da adulto Jeff Sadecki.
Dal 18 Novembre è disponibile in
alcune sale italiane La persona peggiore del
mondo, film del regista norvegese Joachim
Trier che, dopo il successo del thriller sovrannaturale
Thelma (2017) torna a farsi ispirare dalla
cornice della nordica Oslo in un coming-of-age 2.0, quello di
Julie: protagonista indiscussa di una storia di
anima e corpo, l’interpretazione fenomenale dell’attrice
Renate Reinsve è stata riconosciuta dal
Prix d’interprétation féminine a Cannes.
La persona peggiore del mondo: un coming of age sospeso tra
anima e corpo
La persona peggiore del
mondo parla in modo inedito, fin dal prologo, a noi
giovani: siamo nati in un mondo che non ci regala nulla, dice
Julie, eppure in qualche modo si aspetta ancora di
più da noi: non molto tempo fa, era la norma per gli adulti tra i
20 e 30 anni avere tutto sotto controllo: un coniuge, una carriera
avviata, dei bambini – almeno una di queste cose e meglio ancora se
tutte e tre. I giovani d’oggi sono intrappolati in questo strano
purgatorio tra l’aggrapparsi all’essere bambino e l’età adulta. Ci
viene concesso più tempo per diventare chi vogliamo essere ma c’è
più pressione che mai per riuscirci.
Entra in scena così
Julie (Renate Reinsve, la gemella
perduta di DakotaJohnson), una
norvegese volubile che pensa di non essersi mai impegnata fino in
nessuna cosa. Un’adolescente ambiziosa, si è dilettata in medicina
prima di scoprire che era più interessata alle questioni dell’anima
che al corpo e passare allo studio della psicologia. Così, si
taglia e si tinge i capelli, lascia il suo attuale fidanzato, prima
di bruciare anche questo percorso accademico, cambiando idea ancora
una volta e diventando fotografa. Non sorprende che anche la
fotografia riesca ad annoiare Julie che, ben
presto, decide di passare al prossimo nuovo taglio di capelli, un
successivo ragazzo e a un’ulteriore professione.
Prima di questo montaggio vorticoso,
tabella di punteggio sulla vita di Julie fino a
quel momento (montato con precisione da Olivier Bugge
Coutté e impreziosito dalla colonna sonora di Ola
Fløttum), La persona peggiore del mondo
spiega cosa sta per succedere: questo sarà un film composto da
dodici capitoli, con tanto di prologo ed epilogo. Forse la storia
che Julie non è ancora riuscita a mettere per
iscritto?
La persona peggiore del
mondo è lo scrapbook frammentato di
Julie, che anela all’autorealizzazione accorpando
forzatamente ritagli di vita, senza rendersi conto che non li sta
realmente sperimentando. Lo scorrere del tempo dei 12 capitoli non
è mai cronometrato in modo coerente, andando a creare una patina
narrativa in cui non sappiamo mai quanto tempo è trascorso, ma
sappiamo che ne è passato: il tempo scivola via
inesorabilmente dalle mani di Julie, burattinaia
dei fili di una vita che la immobilizzano. Ogni capitolo ha
come protagonista una Julie che è leggermente
diversa ma anche la stessa di sempre, con lei che si evolve
lentamente come risultato degli eventi della scena precedente, ma
abbastanza distintamente da permetterci di notare queste
alterazioni e l’inizio della formazione del suo io più
completo.
Quando finalmente raggiungiamo il
suo presente, ha intrapreso una relazione a lungo termine
con un fumettista di 44 anni di successo di nome
Aksel (Anders Danielsen Lie), la
cui prospera carriera le ha dato la stabilità di lavorare di giorno
in una libreria mentre si prende il tempo di decidere su cosa
voglia puntare dopo. Alla fine riesce ad affermarsi come scrittrice
di talento, pubblicando un saggio controverso intitolato
Sesso orale nell’epoca del #MeToo.
La persona peggiore del mondo è un inno alla
multidimensionalità vitale
Come riprendersi in mano una vita
che scorre agli occhi degli altri ma non dentro di sé?
Julie dovrà capire che cambiare ed evolvere
costantemente è essere vivi; siamo fatti per essere malleabili
nello spirito come lo siamo nella carne, ma rimanere in un posto o
liberarsi dell’altro non è indicativo di una vita meno vissuta. Il
nucleo di La persona peggiore del mondo rimane
questo: l’idea che il capire e comprendere è parte integrante
dell’essere, non del diventare.
La sceneggiatura di
Trier – scritta in collaborazione con
Eskil Vogt (Thelma, Oslo,
August 31st) è una sincera lettera d’amore per gli animi
vagabondi, che emana un’immensa empatia per Julie
nonostante le sue battute d’arresto o i suoi difetti e non giudica
mai il suo viaggio, permettendo al pubblico di formare le proprie
opinioni sulle sue scelte in scenari controversi, invece di fornire
una prospettiva fissa attraverso cui valutare le sue decisioni.
Mentre un film minore avrebbe giocato sul “triangolo amoroso” tra
Julie, Askel e
Eivind, Trier e
Vogt presentano semplicemente gli aspetti positivi
e negativi di entrambi i partner, senza che nessuno sia
esplicitamente un “buono” o un “cattivo”, come spesso accade nella
vita; gli esseri umani sono più di queste riduttive
categorizzazioni, e La persona peggiore del mondo
è onesto su questa multidimensionalità, con tutti e tre i
protagonisti pienamente caratterizzati.
Una caratterizzazione così completa
permette anche al film di sovvertire le aspettative, poiché,
nonostante il materiale narrativo abbia una base familiare,
La persona peggiore del mondo si separa da storie
simili allontanandosi dai ruoli stereotipati del genere e dalla
tradizionale struttura in tre atti, svolgendosi come la vita stessa
piuttosto che sentirsi vincolato a certe convenzioni o cliché,
rendendo il viaggio di Julie nel complesso molto
più significativa e memorabile.
La persona peggiore del
mondo è indeciso come la sua eroina infinitamente curiosa,
ma è un ritratto rinvigorente ed estremamente gentile che trasmette
in maniera inedita l’idea che il viaggio è altrettanto – se non più
– cruciale del posto in cui finiamo.
Grazie al franchise di John Wick, la stella di Keanu Reeves è tornata di nuovo a splendere.
Di conseguenza, l’attore si è spesso ritrovato al centro delle
discussioni da parte dei fan in merito ai ruoli che potrebbe
interpretare in futuro, soprattutto rispetto al Marvel Cinematic Universe.
In effetti, è stato lo stesso
Kevin Feige a gettare benzina sul fuoco,
confermando in più di un’occasione di aver incontrato la star di
Matrix per discutere di una serie di ruoli, incontri
che tuttavia non hanno mai portato ad un suo effettivo
coinvolgimento nel franchise di grande successo.
Per molto tempo si è parlato del
fatto che Reeves fosse vicino ad ottenere il ruolo di Yon-Rogg in
Captain
Marvel del 2019 (poi affidato a
Jude Law). Ancora, pare sia stato considerato anche per il
ruolo di Kraven il Cacciatore nell’omonimo spin-off della Sony,
personaggio che invece sarà interpretato da
Aaron Taylor-Johnson.
Ad oggi non sappiamo se Keanu Reeves avrà mai la possibilità di unirsi
al MCU. Quel che è certo è che l’attore sarebbe assolutamente
disposto a recitare in uno dei film dei Marvel Studios, come
rivelato dallo stesso in una recente intervista con
Esquire.
“Sarebbe un onore, per me,
entrare a far parte del MCU”, ha spiegato l’attore. “Ci
sono alcuni registi e visionari davvero straordinari, e stanno
facendo qualcosa che nessuno ha mai fatto prima. È un franchise
davvero speciale in questo senso, in termini di scala, ambizione,
produzione. Quindi sì, sarebbe davvero bello farne parte.”
Ricordiamo che a breve Keanu Reeves tornerà a recitare in un altro
celebre franchise, quello di
Matrix. L’attore, infatti, interpreterà nuovamente il
personaggio di Neo nell’attesissimo Matrix:
Resurrections, diretto da Lana Wachowski e in arrivo
nelle sale italiane il 1 gennaio 2022.
Dopo il
teaser promo STARZ ha diffuso il poster e la data di uscita di
Outlander 6, l’attesa sesta stagione
dell’acclamata serie Outlander.
Outlander 6 debutterà il 6 marzo negli USA, sul canale americano
STARZ.
Outlander 6
La trama della sesta stagione e i
dettagli non sono stati ancora rivelati. Nella sesta
stagione di Outlander ritorneranno
Claire Elizabeth Randall/Fraser, nata Beauchamp (stagione 1-in
corso), interpretata daCaitriona
Balfe, James “Jamie” Alexander Malcolm MacKenzie
Fraser (stagione 1-in corso), interpretato da Sam
Heughan, Edward “Ned” Gowan (stagioni 1, 3-in corso),
interpretato da Bill Paterson, Frank
Randall/Jonathan “Black Jack” Randall (stagioni 1-3), interpretato
da Tobias Menzies, Janet “Jenny” Fraser
Murray (stagione 1-in corso), interpretata da Laura
Donnelly, Ian Murray (stagione 1-in corso),
interpretato da Steven Cree, Roger
Wakefield (stagione 2-in corso), interpretato
da Richard Rankin, Brianna “Bree”
Randall Fraser MacKenzie (stagione 2-in corso), interpretata
da Sophie Skelton, Lord John William
Grey (stagione 3-in corso), interpretato da David
Berry, Marsali MacKimmie Fraser (stagione 3-in
corso), interpretata da Lauren Lyle,Claudel
“Fergus” Fraser (stagione 3-in corso), interpretato
da César Domboy e Capitano Raines
(stagione 3-in corso), interpretato da Richard
Dillane.
La trilogia sequel di Star Wars non è stata accolta dai fan come
forse Disney e Lucasfilm si aspettavano, e ad oggi i tre episodi
che compongono il trittico finale della Saga degli Skywalker
rimangono i più divisivi di tutti, forse anche più dei film della
trilogia prequel.
La trilogia sequel ha avuto inizio
con Il risveglio della Forza, che ha presentato al
pubblico i personaggi di Rey (Daisy
Ridley), Finn (John
Boyega), Poe Dameron (Oscar
Isaac) e Kylo Ren (Adam
Driver). Il primo capitolo è stato accolto con un certo
entusiasmo da parte dei fan, che tuttavia non è stato ripagato dal
sequel, Gli
Ultimi Jedi, ampiamente criticato per i suoi controversi
colpi di scena e – soprattutto – per la caratterizzazione di Luke
Skywalker. La conclusione della saga, L’ascesa di Skywalker, non ha fatto altro che
alimentare questo sentimento di contrasto nei confronti dell’intera
trilogia e, più in generale, del franchise.
Al momento il futuro della saga di
Star Wars è certo unicamente sul versante
televisivo, ma per quanto riguarda il grande schermo, invece, i
piani sembrano essere parecchio incerti (proprio di recente è stata
confermata la sospensione di
Rogue Squadron, il nuovo film del franchise affidato alla
regista Patty Jenkins). Non sappiamo quali personaggi e quali
storie saranno al centro della saga in futuro, ma sembra che possa
esserci ancora spazio per i personaggi della trilogia sequel.
Intervistata da
Empire, infatti, il presidente di Lucasfilm Kathleen
Kennedy, ha parlato proprio della possibilità di rivedere
Rey, Finn, Poe Dameron e Kylo Ren in altri film. “Certamente.
Sono personaggi di cui non ci siamo dimenticati”, ha spiegato
Kennedy. “Continueranno a vivere. Ne stiamo parlando proprio in
questo momento con il team creativo.”
Il futuro della saga di Star
Wars
Di recente è stato
confermato Rogue
Squadron, primo film ad arrivare nelle sale dopo la
conclusione della Saga degli Skywalker. Il film, diretto
da Patty Jenkins (regista
di Wonder
Woman), verrà distribuito nelle sale a dicembre
2021.
Oltre a Rogue
Squadron, sappiamo che a Rian
Johnson, regista de Gli
Ultimi Jedi, è stata affidata la scrittura di una
nuova trilogia basata su nuove storie e nuovi personaggi, ma su
quel progetto non si hanno aggiornamenti da diverso tempo. In
passato, anche ai creatori di Game of Thrones,David
Benioff e D.B. Weiss, era
stato affidato lo sviluppo di una trilogia parallela:
sfortunatamente, il duo ha deciso poi di abbandonare il
progetto.
Viggo Mortensen è
uno degli attori più prolifici della storia del cinema. In
trent’anni di carriera e con più di quaranta film alle spalle,
Viggo ha partecipato a tanti diversi lungometraggi che hanno fatto
la storia e che sono rimasti nell’immaginario collettivo: basti
pensare alla saga de Il signore degli anelli.
Uomo calmo e saggio, Mortensen ha
una cultura immensa: ha viaggiato per il mondo quando era bambino,
ha conosciuto tante culture diverse e parla fluentemente ben sei
lingue, oltre quella di origine. Attore versatile e concentrato,
Viggo ha sempre saputo regalare tante sfumature ai personaggi da
lui interpretati sempre con impegno.
Viggo Mortensen: i suoi film
1. Ha recitato in celebri
film. L’attore americano ha debuttato nel 1985 in Witness – Il testimone
per la regia di Peter Weir e ha proseguito la sua
carriera prendendo parte a film come Pazzie di gioventù
(1988), Non aprite quella porta – Parte 3 (1990) e
Riflessi sulla pelle (1990). Nel 1991 partecipa al film
Lupo solitario, e in seguito ai film Limite
estremo (1993), Young Americans (1993), Carlito’s Way (1993),
L’ultima profezia (1995), Allarme rosso (1995),
Ritratto di signora (1996), Daylight – Trappola nel
tunnel (1996), Soldato Jane (1997), Delitto
perfetto (1998) e Psycho (1998). Dal 2001 al 2003 si
consacra interpretando Aragorn in Il Signore degli Anelli:
La Compagnia
dell’Anello (2001), Le due torri (2002) e
Il ritorno del re
(2003). La sua carriera prosegue con Il destino di un
guerriero (2006), La promessa
dell’assassino (2007), Appaloosa (2008), The Road(2009),
A Dangerous Method
(2011), I due volti dei gennaio
(2014), Captain Fantastic
(2016) e Green Book (2018).
2. Ha scritto e diretto un
film. Nel 2020 Mortensen debutta alla regia del film
Falling – Storia di un
padre, da lui anche scritto, prodotto e interpretato. In
questo l’attore interpreta John Peterson, un uomo che si trova a
dover gestire l’anzianità del padre, con il quale egli ha da sempre
un acceso conflitto. Mortensen ha raccontato di aver ideato il film
in seguito alla scomparsa della madre, un evento che lo ha portato
a comprendere meglio anche il padre. Originariamente egli non
voleva però recitare nel film, ma si decise a farlo poiché la sua
presenza avrebbe aiutato ad ottenere i fondi necessari.
3. È stato candidato più
volte all’Oscar. Nel corso della sua carriera Mortensen ha
vinto numerosi premi cinematografici e vanta ben tre nomination al
premio Oscar come attore protagonista. La prima di queste arrivò
nel 2008 per il film La promessa dell’assassino, mentre la
seconda l’ha ottenuta nel 2017 grazie al film Captain
Fantatic. Nel 2019 viene nuovamente candidato per la sua
straordinaria interpretazione dell’italoamericano Frank “Tony Lip”
Vallelonga nel film Green Book.
Viggo Mortensen è Aragorn in Il
Signore degli Anelli
4. Ha dedicato tutto sé
stesso al ruolo. Sebbene sia stato scritturato poco tempo
prima dell’inizio delle riprese, l’attore ha imparato in fretta a
maneggiare la spada e a dare al suo personaggio tante diverse
sfaccettature. La sua interpretazione era talmente intensa che in
una fase concitata si ruppe un dente e chiese persino di
incollarglielo seduta stante per poter terminare la sequenza. Noto
è anche il suo calcio dato ad un elmo, gesto che gli procurò la
frattura di alcune dita del piede.
5. Ha ottenuto di poter
parlare elfico. Sembra che per il ruolo di Aragorn,
Mortensen si sia immedesimato davvero a fondo, a volte rimanendo
nei panni del suo personaggio anche finite le riprese, senza
accorgersene. Un aneddoto interessante riguarda una richiesta fatta
da Mortensen stesso a Peter Jackson: nella
fattispecie, Viggo chiese di poter mettere mano ad alcune parti
della sceneggiatura che comprendevano il suo personaggio, per fare
in modo che potesse parlare in elfico in alcune scene dei tre
film.
Viggo Mortensen in Green Book
6. È ingrassato notevolmente
per il ruolo. Per il ruolo del protagonista Frank
Vallelonga in Green Book, Mortensen si è trovato a
dover sostenere una preparazione fisica al ruolo piuttosto intensa.
Gli venne infatti richiesto di acquisire circa 20 chili per poter
ottenere l’aspetto possente del vero Vallelonga. L’attore, inoltre,
per prepararsi al ruolo si ritrovò a partecipare ad un tipico
pranzo italoamericano con la famiglia di Vallelonga, per una durata
complessiva di circa sei ore. Mortensen dichiarò che riuscire a
mangiare tutte le portate fu per lui la più grande sfida richiesta
per il ruolo.
7. Parla realmente in
italiano. Come anticipato, Mortensen è un attore capace di
parlare numerose lingue, tra cui proprio l’italiano. Egli ha in più
occasioni dato prova di ciò e per il ruolo di Tony Lip in Green
Book ciò tornò molto utile. Sono infatti diverse le scene in
cui il personaggio parla in italiano con i propri famigliari e così
Viggo ha potuto nuovamente dar prova di questa sua capacità,
affrontando tali scene senza alcuna preoccupazione.
Viggo Mortensen: chi è sua moglie
8. È stato sposato con
un’attrice. Durante la lavorazione del film Salvation!:
Have You Said Your Prayers Today?, conosce la cantante punk
Exene Cervenka, del gruppo statunitense X. I due
si sposano l’8 luglio 1987 e l’anno seguente, il 28 gennaio 1988
diventa padre del suo unico figlio, Henry Blake
Mortensen. Dopo la nascita di questo, si trasferisce con
la famiglia nell’Idaho. Molto riservati, i due hanno però reso nota
la separazione nel 1991 per poi divorziare il 13 marzo 1998.
Attualmente vive in Spagna con l’attrice spagnola Ariadna
Gil, a cui è legato sentimentalmente dal 2009 e che ha
conosciuto sul set del film Il destino di un guerriero.
Viggo Mortensen: Young
9. Ha girato il
mondo. Mortensen avuto una vita piuttosto movimentata. Sin
da bambino ha girato per il mondo per molti anni, vivendo per la
maggior parte del tempo in Sud America, stabilendosi in Argentina
per qualche periodo di tempo: in questo frangente, impara molto
bene lo spagnolo. Successivamente andrà in Danimarca, per poi
tornare a New York. Da adolescente inizia ad appassionarsi di
fotografia, successivamente si laurea in scienze politiche in
letteratura spagnola e diventa un young translator: infatti ha
lavorato come traduttore per la squadra di hockey svedese durante
le Olimpiadi Invernali del 1980 tenutesi a Lake Placid.
Viggo Mortensen: età e altezza dell’attore
10. Viggo Mortensen è nato
il 20 ottobre del 1958 a Manhattan, New York, Stati Uniti.
L’attore è alto complessivamente 1.80 metri.
Si è conclusa con
l’assegnazione dei premi la seconda edizione del TERRAVIVA FILM FESTIVAL. Il festival cinematografico e
di cultura – svoltosi sia in presenza a Casalecchio di Reno e a
Bologna che in modalità on-line dal 16 al 20 novembre –
anche quest’anno ha voluto attraverso proiezioni, talk e
masterclass promuovere e approfondire temi sempre più attuali e
urgenti come l’inclusione sociale, l’identità personale,
l’immigrazione, la tutela dell’ambiente e la
condivisione.
Per il concorso
lungometraggi sia il Premio “Raffaele Pisu” che il
Premio Terraviva Studenti sono stati assegnati a Dying to
divorce di Chloe Fairwether, il film che è appena stato
selezionato come candidato britannico per il miglior film straniero
alla prossima edizione degli Oscar. Girato in un arco di 5 anni,
Dying to divorce documenta in parallelo il problema della
violenza sulle donne in Turchia e l’erosione delle libertà
democratiche nel paese attraverso l’esperienza di una coraggiosa
avvocata e dei casi di violenza e femminicidio che tratta.
Durante la cerimonia di
premiazione del 20 novembre, condotta dalla madrina Priscilla
Muscat, sono stati consegnati anche tutti gli altri premi sia dalla
giuria tecnica che da quelle degli studenti con le relative
motivazioni:
dalla giuria tecnica
il Premio “Raffaele Pisu” al miglior
lungometraggio Dying to divorce di Chloe Fairwether.
Motivazione: “Per la capacità di trattare in maniera avvincente
e coinvolgente un tema attuale e drammatico, così come di
trasmettere un inno alla vita e di speranza, grazie alla forza
della denuncia, a figure coraggiose e alle reti di
sostegno”.
il Premio “Raffaele Pisu” al migliore
cortometraggio Giusto il tempo di una sigaretta di Valentina
Casadei. Motivazione: “Per la capacità di rappresentare
le difficoltà quotidiane e la solidarietà che travalica le
differenze e i legami di sangue. In pochi minuti la regista riesce
a ritrarre appieno la personalità e la ricchezza dei
protagonisti”.
Menzione speciale lungometraggio Terraviva Film
Festival:The Saint of Impossible di Marc Raymond
Wilkins. Motivazione: “Per la freschezza con cui si parla di
integrazione attraverso lo sguardo inedito di due
adolescenti”
Menzione speciale cortometraggio Terraviva Film
Festival:Hailston Dance di Amin Pour Barghi e Ali
Jenaban. Motivazione: “Per l’intensità del racconto, intimo e
disperato, e per l’interpretazione registica mai esplicita, che
suggerisce con immagini forti e suggestive”
dalla giuria degli studenti
il Premio Terraviva Studenti al miglior
lungometraggio Dying to divorce di Chloe Fairwether.
il Premio Terraviva Studenti al migliore
cortometraggio: ex-aequo a Giusto il tempo di una sigaretta
di Valentina Casadei e Pizza Boy di Gianluca Zonta.
Menzione specialePremio Terraviva
Studenti:The Saint of Impossible di Marc Raymond
Wilkins.
E’ stato anche assegnato il
Premio Speciale Terraviva Film Festival 2021 a Franco
Grillini (protagonista del docufilm di Filippo Vendemmiati
Let’s Kiss che chiude fuori concorso la manifestazione).
Motivazione: “Per l’inesauribile forza con la quale da sempre
lotta per la conquista dei diritti civili, in nome dell’inclusione
e delle pari opportunità”.
TERRAVIVA FILM
FESTIVAL è organizzato da Genoma Films – casa di
produzione fondata da Paolo Rossi Pisu, Antonio Pisu e Marta
Miniucchi – e Associazione Amici di Giana, realizzato in
collaborazione con il Comune di Casalecchio sul Reno (Bo),
il Premio Gianandrea Mutti e CEFA– il seme della
solidarietà Onlus e con il patrocinio del Dipartimento delle
Arti dell’Università di Bologna e il riconoscimento del
Ministero della Cultura.
Il premio alla carriera istituito da
Irene Bignardi nel 1988, in accordo con il
Raymond Chandler Estate, fondazione facente capo agli eredi di
Graham Greene, dopo John
Banville, premiato nel 2020, resta anche quest’anno in
Europa, e va a uno scrittore francese che nonostante la giovane età
è già conosciuto e letto in tutto il mondo con grandissimo
successo.
Secondo un sondaggio della rivista
“Livres Hebdo”, Guillaume Musso, nato nel 1974 ad
Antibes, il bisnonno emigrato dal Piemonte nel sud della Francia
all’inizio del Novecento, è stato l’autore più letto dai francesi
durante il lockdown. Ma ai record lui è abituato: dal 2001 produce
quasi un libro all’anno, iniziando come un provinciale senza
“padrini” totalmente sconosciuto, e arrivando a essere l’autore più
venduto in Francia, tradotto in 42 lingue, con una ventina di
opere da milioni di copie in tutto il mondo.
Skidamarink (2001) è il romanzo
d’esordio, un thriller che parte col furto della Gioconda al Louvre
e raccoglie subito critiche eccellenti. Il successo arriva nel 2004
con Et après…(L’uomo che
credeva di non avere più tempo, Sonzogno 2005), libro
che ha venduto più di un milione di copie ed è stato tradotto in
una ventina di lingue e che, nel 2009, è diventato un film,
Afterwards, diretto da Gilles Bourdos,
con John Malkovich, Romain Duris ed Evangeline Lilly. Il cinema è
stato per lui una delle maggiori fonti di ispirazione, ed è quindi
naturale che anche la costruzione dei suoi libri richiami quella di
certi film. Appartenendo a una generazione che consuma il cinema
soprattutto in video, la sua scrittura è incline alla visualità, si
struttura come un montaggio cinematografico, è percorsa da una
tensione che non molla mai il lettore fino alla fine. Come succede
nelle serie TV angloamericane di cui Musso è un fan: Six Feet
Under, Lost, The Sopranos, MI5,
24, The West Wing, Mad Men, The
Wire.
Tutti o quasi i libri di Musso sono
stati dei best seller, tra i numerosi: Sauve-moi (2005;
La donna che non poteva essere qui, Sonzogno, 2006),
Seras-tu là? (2006; Chi ama torna sempre
indietro, Sonzogno, 2006), Je reviens te chercher
/Ti vengo a cercare (Rizzoli, 2008), La fille de
papier (2011; La ragazza di carta, Sperling & Kupfer,
2012), Central Park(Bompiani, 2014), L’instant
présent (2015; L’istante presente, La nave di Teseo,
2019), Un appartement à Paris /Un appartamento a Parigi
(La nave di Teseo, 2017), La jeune fille et la nuit /
La ragazza e la notte (La nave di Teseo, 2018), La vie
secrète des écrivains / La vita segreta degli
scrittori (La nave di Teseo, 2019), La vie est un
roman / La vita è un romanzo(La nave di Teseo, 2020)
e L’inconnue de la Seine / La sconosciuta della
Senna (La nave di Teseo, 2021).
Il tema principale che sottende
quasi tutta la sua opera è quello della resilienza, la capacità di
resistere alle avversità rinnovandosi e ricostruendosi, del saper
cogliere al volo le occasioni che la vita ci offre, del coraggio
del cambiamento. Ma anche l’indagine sulla creatività, in
particolare sulla scrittura, è al centro di molti dei romanzi di
Musso. La suspense è la vera regina dei suoi libri, insieme alla
sua corte di personaggi, raccontati con maestria ed empatia.
“Amo raccontare storie
originali, voglio che si vibri insieme con i personaggi, che si
rida, che si pianga, voglio che a lettura finita ci si senta più
felici di prima” dice Musso.
Il suo debito letterario con la
tradizione ottocentesca del fantastico francese è evidente:
“mia madre era bibliotecaria – dice Musso – sono
cresciuto fra i libri fin da piccolo. Ho letto tutti i classici
francesi, Nodier, Gautier e Mérimée, cui aggiungerei Maupassant e
perfino Barjavel”. Nel mescolare il sovrannaturale a una
vicenda contemporanea Musso riattualizza questo tipo di letteratura
che ebbe in passato un enorme successo.
Nel contemporaneo, Musso ama la
letteratura che indaga l’inconscio e le emozioni, come quella di
Milan Kundera, Philip Roth, Stephen King, Dennis Lehane, ma è anche
un fan di Jean-Cristophe Grangé e di Tonino Benacquista, mentre
altrove dichiara che il suo maestro è Georges Simenon, di cui
riprende le stesse domande (che sono anche quelle di Modiano e
Manchette): chi sono i vivi e chi i morti, come riconosciamo il
loro valore e come veniamo davvero in contatto con loro?
Che è poi anche il tema dell’ultimo
romanzo, che Musso presenterà a Milano, al Noir in festival, il 12
dicembre, giorno in cui riceverà il Raymond Chandler Award: La
sconosciuta della Senna, edito da La nave di Teseo e ora in
tutte le librerie. Qui ritroviamo, dopo tanti set newyorchesi, una
Parigi nebbiosa poco prima di Natale, e la Senna che restituisce
una ragazza senza memoria, ma la cui identità appartiene a una
morta. È un’indagine per l’ufficio affari non convenzionali
della polizia di Parigi, l’occasione che il capitano Roxane,
osteggiata dai suoi capi, aspettava da tempo. La sua inchiesta si
trova ben presto catapultata in un enigma inquietante: è possibile
essere al tempo stesso vivi e morti?
A ottobre Musso era sul set del film
TV The Reunion, adattamento del suo bestseller La
ragazza e la notte per France 2, con la Rai come partner
esclusivo e nel cast l’italiano Giacomo Fusco.
Il pubblico italiano ha dimostrato
di apprezzare molto la grana letteraria di Musso e insieme la sua
salda presa su trame e personaggi. D’altra parte, a queste
latitudini, spesso e volentieri il polar ha conteso alla produzione
anglosassone l’affetto dei lettori e la palma delle vendite. Il
Noir in festival celebra quindi la peculiarità francese del genere
con un incontro a lui dedicato e premiando il suo rappresentante
più attuale e letto.
Il trailer numero due di
Spider-Man:
No Way Home ha aperto la porta a moltissimi nuovi
spot che stanno imperversando, principalmente nelle tv americane.
Di seguito ve li proponiamo, dal momento che contengono diverse
scene e dettagli in più rispetto al video che abbiamo visto la
scorsa settimana. Eccoli di seguito:
Medusa Film ha
diffuso il trailer ufficiale di Supereroi
l’atteso nuovo film di Paolo Genovese più volte rimandato a causa
della PANDEMIA e con protagonisti
Alessandro Borghi e
Jasmine Trinca, dal 23 dicembre al cinema. Nel cast
anche Greta Scarano,
Vinicio Marchioni, Linda Caridi e con la
partecipazione di Elena Sofia Ricci.
Supereroi: la trama
Servono i superpoteri per amarsi
tutta una vita, Anna e Marco lo sanno bene. Lei è una fumettista
dal carattere impulsivo, nemica delle convenzioni; lui un
professore di fisica convinto che ogni fenomeno abbia la sua
spiegazione. A tenerli insieme è un’incognita che nessuna formula
può svelare.
Un film di PAOLO GENOVESE con
Alessandro Borghi, Jasmine Trinca, Greta Scarano, Vinicio
Marchioni, Linda Caridi e con la partecipazione di Elena Sofia
Ricci una produzione LOTUS PRODUCTION in collaborazione con MEDUSA
FILM prodotto da MARCO BELARDI
Guarda il trailer di Me contro Te Il Film – Persi nel Tempo, il
nuovo film, dopo lo straordinario successo dei primi due film,
li vedrà protagonisti di una nuova entusiasmante avventura inedita
al cinema dal1 Gennaio. Nel terzo film, sempre per
la regia di Gianluca Leuzzi, la magia porterà i Me Contro Te
a viaggiare nel tempo. Con loro l’amico Pongo ma anche i nemici di
sempre, il Signor S e Perfidia, e una nuova
agguerritissima nemica.
Da un soggetto diLuigi
Calagna e
Sofia Scalia, Me Contro Te Il Film – Persi nel
Tempo è scritto da Emanuela Canonico, Andrea
Boin, Luigi Calagna e Sofia Scalia. Il film è diretto da Gianluca
Leuzzi. La fotografia del film è di Vito Trecarichi, il montaggio
di Davide Cerfeda, la scenografia di Mario Torre e i costumi di
Tecla Turiaco. Le musiche originali del film sono di Stefano Della
Casa. Me contro Te Il Film – Persi nel
Tempo è una produzione Warner Bros. Entertainment
Italia, Colorado Film Production e Me Contro Te. Il film sarà
distribuito nelle sale da Warner Bros. Pictures dal 1
Gennaio 2022.
La trama
É un giorno speciale per Luì, che
finalmente sta per ricevere il diploma da scienziato, e come sempre
Sofì è lì al suo fianco a sostenerlo e a dargli coraggio.
All’evento non può poi di certo mancare Pongo, il loro amico di
sempre. Ancora una volta però, il Signor S e la fedele Perfidia,
cercheranno di insidiare i Me Contro Te ma Sofì, con i suoi poteri
di fata, e Luì, con la migliore tecnologia degna di un vero
scienziato, daranno del filo da torcere ai loro nemici. Qualcosa va
storto però e la magia catapulterà tutti in luoghi ed epoche
lontane… persi nel tempo! In questo magico viaggio i Me Contro Te
scopriranno di avere dei nuovi amici e conosceranno una nuova,
agguerritissima nemica. Una fantastica ed emozionante avventura al
cinema per Luì e Sofì, piena di sorprese e con tanto divertimento
per i loro piccoli fan e tutte le famiglie.
Spike Lee è uno dei
registi più influenti e combattenti della epoca moderna e
contemporanea. Non solo egli è regista di lungometraggi e
cortometraggi, ma si è anche distinto come attore di alcuni suoi
film, ha poi diretto documentari, videoclip, film per la
televisione e spot pubblicitari, oltre essere produttore dei suoi
film e non solo.
Ha sempre manifestato una dura
opposizione contro il razzismo, dimostrando in ogni suo lavoro
quanto ancora questa forma di odio sia diffusa non solo in America,
ma in tutto il mondo. I suoi film hanno fatto la storia del cinema,
hanno scosso il pubblico con la capacità del regista di narrare con
gran forza visiva, che è una sua qualità unica. La passione e
l’amore che c’è detro ogni suo film e ogni tematica non ha
confini.
Ecco 10 cose che non sai di Spike Lee.
Spike Lee: i suoi film
1. Ha diretto celebri
lungometraggi. Il primo lungometraggio di Lee è Joe’s
Bed-Stuy Barbershop: We Cut Heads del 1983, che è il suo
saggio finale alla New York University. Successivamente ha
realizzato Lola Darling (1986), Aule turbolente
(1988) e Fa’ la cosa giusta (1989). Gli anni ’90 iniziano
con Mo’ Better Blues (1990), Jungle Fever (1991)
e proseguono con i suoi film più popolari come Malcolm X
(1992), Crooklyn (1994), Clockers (1995) e
Girl 6 – Sesso in linea (1996). La sua carriera prosegue
poi con Bus in viaggio (1996), S.O.S. Summer of Sam –
Panico a New York
(1999), Bamboozled (2000), La 25ª ora
(2002), Inside Man (2006), Miracolo a Sant’Anna
(2008), Oldboy (2013), Il sangue di Cristo
(2015), Chi-Raq(2015),
BlacKkKlansman (2018) e Da 5 Blood – Come fratelli
(2020).
2. Ha realizzato diversi
videoclip per noti cantanti. Nel corso della sua carriera
Lee si è distinto anche come regista di videoclip, collaborando con
diversi noti artisti del mondo della musica. Tra i primi progetti
di questo tipo da lui realizzati si ritrovano quelli per Tutu
Medley di Miles Davis e Fight the
Power dei Public Enemy. Questo è in
particolare un brano molto utilizzato nel film Fa’ la cosagiusta. Ha poi diretto videoclip di brani come Born to
Fight di TracyChapman,
Do Your Dance, Gotta Have You, Jungle Fever e
Make Sure You’re Sure, di Stevie Wonder,
Money Don’t Matter 2 Night di Prince,
Cose della vita di Eros Ramazzotti e
They Don’t Care About Us e This Is It di
Michael Jackson.
3. Ha vinto un
Oscar. Nel corso della sua carriera Lee è stato candidato
ben ben 5 volte al premio Oscar, il più delle volte in categorie
diverse. La prima nomination è arrivata nel 1990 come miglior
sceneggiatore per Fa’ la cosa giusta, mentre nel 1998 è
stato candidato per il miglior documentario con 4 LittleGirls. Dopo anni di assenza è tornato agli Oscar nel 2019
con il film BlacKkKlansman, venendo nominato come regista,
produttore e sceneggiatore, trionfando poi in quest’ultima
categoria. Nel 2016 a Lee è inoltre stato conferito il premio alla
carriera.
Oldboy di Spike Lee
4. Ha diretto il remake di
un noto film coreano. Nel 2013 venne realizzato il film
Oldboy, diventato uno dei film più famosi del regista
americano. Il film è un remake del film omonimo di Park
Chan-Wook realizzato dieci anni prima e basato sul manga
giapponese Old Boy. Il film racconta la storia di
Joe Doucett, un dirigente pubblicitario che viene
rapito in maniera improvvisa e viene tenuto prigioniero per circa
vent’anni, del tutto isolato dal resto del mondo. Quando finalmente
viene liberato, Joe decide di andare alla ricerca di chi lo ha
tenuto segregato per tutto quel periodo di tempo, scoprendo come la
sua vita sia coinvolta in una serie di tradimenti e sotterfugi.
5. È subentrato all’ultimo
nel progetto. Già nel 2004 cominciarono a circolare voci
circa un remake americano dell’omonimo film coreano, vincitore
nello stesso anno del Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes.
Tuttavia, nel corso degli anni, vi furono diversi problemi
produttivi. Se inizialmente era stato fatto il nome di
Justin Lin come regista, in seguito vennero fatti
i nomi di Will
Smith come protagonista e di Steven Spielberg come regista. Dopo
alcuni problemi relativi ai diritti, tutti abbandonarono il
progetto verso il 2010. L’anno successivo venne ripreso e venne
annunciato Spike Lee alla regia del film. In questo remake di
Oldboy ci sono Josh Brolin, nei panni del
protagonista, Elizabeth Olsen, Samuel L.
Jackson, Pom Klementieff e
Rami Malek.
Spike Lee e
BlacKkKlansman
6. È il suo nuovo film di
grande successo.BlacKkKlansman è
l’ultimo film realizzato da Spike Lee. Uscito nella seconda metà
del 2018 in Italia, il film è stato selezionato per il concorso
ufficiale del Festival di Cannes ed è un adattamento del
libro Black Klansman dell’ex poliziotto Ron
Stallworth, il primo afroamericano ad essere un poliziotto
di Colorado Springs, infiltratosi poi in un gruppo del Ku Klux
Klan. Grazie a questo film Lee è tornato alla ribalta dopo alcuni
insuccessi, vincendo numerosi premi in tutto il mondo.
7. Ha nuovamente raccontato
del razzismo. Con questo film, il regista rimarca come un certo
tipo di odio ed il razzismo non siano mai andati via: iniziando da
una breve sequenza di Via col Vento e finendo con la
marcia di Charlottesville, in Virginia, per i diritti civili
dell’agosto 2017 e le dichiarazioni di
Donald Trump. Il film, che vede
la presenza di John David
Washington e Adam Driver,
vuole raccontare la storia e il razzismo nella storia americana,
facendo uso di un linguaggio leggero, ironico e farcito di satira
sociale.
8. Ha posto alcune
condizioni per dirigere il film. Quando il produttore
Jordan Peele (anche noto come regista di Get Out e Noi)
ha proposto per la prima volta tale progetto a Spike Lee, egli
rimase incredulo nei confronti di tale vicenda, la quale sembrava
fin troppo straordinaria per essere vera. Per Lee, la storia era
inoltre troppo scandalosa per essere ignorata. Egli aveva però
alcune condizioni da richiedere prima di accettare di dirigere il
progetto: inclundere elementi comici e tracciare parallelismi con
questioni razziali contemporanee.
Spike Lee presidente di giuria a
Cannes
9. È stato scelto come
presidente di giuria del celebre Festival. Nel 2020 Lee
viene annunciato come presidente di giuria dell’imminente Festival
di Cannes. Tuttavia, a cuasa della pandemia di Covid-19, l’evento
non si è più potuto svolgere, nonostante i tanti tentativi e
rinvii. Il direttore del Festival, Thierry Fremaux ha però
confermato che l’annullamento non interferiva con la presidenza di
Lee, il quale è poi stato riconfermato per l’edizione del 2021,
svoltasi nel mese di luglio. In tale occasione Lee ha conferito la
Palma d’Oro al film Titane.
Spike Lee: età e altezza del regista
10. Spike Lee è nato il 20
marzo del 1957 ad Atlanta, in Georgia, Stati Uniti. Il
regista è alto complessivamente 1.70 metri.
Il Marvel Cinematic Universe
è un universo cinematografico di enorme successo che vanta al
momento ben 26 film, senza considerare le serie targate Disney+ e di tutto il restante
materiale espanso. Per questo motivo, ora come ora tuffarsi alla
scoperta del franchise potrebbe risultare scoraggiante per chi non
ha mai visto o sentito nulla del MCU. Ecco, quindi, 10 suggerimenti
che potrebbero rivelarsi molto utili per i neofiti, per tutti
coloro che hanno deciso di approcciarsi soltanto ora alla visione
della saga.
Le fasi
È importante sapere e
capire che l’Universo Marvel è stato organizzato in fasi separate,
ognuna delle quali porta qualcosa di totalmente unico al pubblico.
Il MCU è attualmente alla sua quarta fase, con la prima fase basata
sostanzialmente sulle origini di questi straordinari
personaggi.
La seconda fase riguardava la
continuazione del loro viaggio, mentre la terza fase era incentrata
sulla conclusione della Saga dell’Infinito, con molti dei
personaggi principali che hanno dovuto affrontare la temibile
minaccia di Thanos. Quest’arco narrativo complessivo (cioè la
minaccia di Thanos), in realtà, ha fatto da sfondo a ciascuna di
queste fasi, con le Gemme dell’Infinito che hanno fatto la loro
apparizione nei vari film. Al momento non è chiaro quando finirà la
quarta fase.
L’ordine di visione
C’è molto dibattito
sull’ordine in cui guardare i film de MCU. Tante opinioni diverse
possono creare confusione. L’ordine della data di uscita segue la
formula delle fasi, in modo che la narrazione si svolga come
inizialmente previsto dai Marvel Studios. Questo è un ottimo modo
per iniziare, ma probabilmente esiste un sistema migliore.
È possibile, infatti, che guardare
queste storie in ordine cronologico possa effettivamente essere più
efficace. Personaggi del calibro di Captain Marvel
verrebbero così introdotti molto prima, quindi il ritorno è un
affare più grande, mentre Captain America può diventare davvero il
Primo Vendicatore, dando il via al MCU. Guardare i film seguendo
l’ordine di ogni franchise può creare un po’ di confusione quando
si verificano poi i crossover.
La questione Sony
I Marvel Studios e i
Walt Disney Studios hanno ora i diritti su quasi tutti i personaggi
principali della Marvel Comics. C’è solo uno studio che ha
ancora voce in capitolo sull’utilizzo di uno specifico personaggio
sul grande schermo, ossia Sony, che continua a possedere Spider-Man
e i personaggi a lui associati.
Questo può creare un po’ di
confusione, poiché Sony, parallelamente, sta creando il proprio
universo Marvel che include famosi antieroi e nemici dell’Uomo
Ragno come Venom e Morbius. Fortunatamente, le cose stanno per
diventare molto meno complicate, in quanto sembra che questi
universi, alla fine, si fonderanno. La cosa più importante da
sapere in questo caso è che, per la prima volta, tutti i personaggi
Marvel sono liberi di giocare nella stessa sandbox e tutti i film
di Sony fanno parte del Multiverso.
Netflix, ABC e le altre serie
Marvel Entertainment ha prodotto più serie con altre
emittenti, tra cui Hulu, ABC e Netflix, ognuna delle quali ha fatto riferimento al
più ampio MCU. Tuttavia, che si tratti di Cloak and Dagger
o Runaways, o Daredevil o Agents Of
S.H.I.E.L.D. il destino di queste serie è attualmente
sconosciuto.
È
opinione comune che gli show di ABC, ossia Agents of
S.H.I.E.L.D. e Agent Carter, sono da considerare
canonici. Per quanto riguarda tutto il resto, potrebbe trattarsi di
storie e personaggi al di fuori della timeline. Tuttavia, dal
momento che circolano diverse voci secondo cui Charlie Cox tornerà
nei panni di Matt Murdock in Spider-Man: No Way Home, la
continuity potrebbe essere scossa ancora una volta. In
definitiva, nessuno vuole vedere questi personaggi Marvel subire un
re-casting, ma vedere queste serie non è necessario ai fine della
comprensione del MCU, per quanto siano divertenti.
Leggere i fumetti
I fumetti sono la fonte ultima di tutto ciò che riguarda
la Marvel e quando ci si lancia nel MCU è sicuramente importante
leggere almeno un po’. I fumetti hanno lo spazio necessario per
entrare in dettagli molto più profondi riguardo a questi personaggi
iconici, anche se molte delle storie sulla carta sono arrivate poi
sullo schermo.
Quello che bisogna tenere a mente però è che la continuity dei
fumetti è completamente diversa da quella del grande schermo. Ci
sono, infatti, alcuni importanti cambiamenti: la formazione degli
Avegers originali ne è un ottimo esempio. Inoltre, questo è un
universo in cui i mutanti stanno fianco a fianco con stregoni,
vampiri e alieni, una combinazione che non è stata ancora stata del
tutto raggiunta nel MCU.
Ritorni inaspettati
Nessun personaggio dovrebbe mai essere escluso dal MCU,
anche se a prima vista sembra insignificante. I fan hanno speculato
a lungo su alcuni dei migliori ruoli secondari di tutto l’universo
cinematografico, e diversi personaggi hanno ampliato i rispettivi
archi narrativi soltanto molto tempo dopo la loro prima
apparizione.
La
morte non è mai la fine e solo perché un personaggio come Darcy
Lewis o Teschio Rosso non compaia da un po’, non significa che non
possa tornare a giocare un ruolo importante ancora una volta. In
definitiva, è importante prestare attenzione a ciascun ruolo,
poiché alcuni personaggi potrebbero fare ritorni inaspettati o
diventare parte integrante del più ampio MCU in
seguito.
Le serie Disney+
Di recente, il MCU si è
ampliato grazie al debutto di Disney+ e a molteplici serie
disponibili sulla piattaforma di streaming, come Loki,
WandaVision e What If…? Queste serie sono in realtà
vitali per comprendere il resto dell’universo e hanno introdotto
alcuni personaggi Marvel preferiti dai fan.
Sfortunatamente, chiunque voglia
iniziare con il MCU dovrà investire in un abbonamento alla
piattaforma (sebbene questo sia il modo più semplice per accedere
anche ai film). Il Multiverso, in particolare, viene ampiamente
spiegato sul piccolo schermo, e sappiamo che avrà ramificazioni nel
canone e nei film destinati al grande schermo.
Marvel Legacy
I Marvel Studios non
sono stati i primi a portare i fumetti al cinema. Studi del calibro
di Sony, Fox e Universal hanno precedentemente tentato di adattare
questi personaggi, nonostante i risultati siano stati parecchio
altalenanti. Tuttavia, ora è Disney a possedere quasi tutti questi
franchise.
In questo momento, i film precedenti
sono classificati come parte della linea Marvel Legacy; non sono,
dunque, in linea con il MCU. Tuttavia, le cose potrebbe cambiare
molto presto. Spider-Man: No Way Home, ad esempio, sta già
portando le precedenti saghe dell’Uomo Ragno (quelle di Sam Raimi e
Marc Webb) nel MCU grazie al Multiverso, mentre
WandaVision ha anticipato che lo stesso potrebbe accadere
con i film degli X-Men realizzati da Fox.
Generi diversi
Il Marvel Cinematic
Universe è spesso associato a una formula e questo potrebbe
scoraggiare i nuovi spettatori. Ma i Marvel Studios hanno
effettivamente creato una vasta gamma di film che attingono a tutti
i tipi di generi. Ce n’è davvero per tutti i gusti nel
franchise.
Che si tratti di un’epopea spaziale
come Guardiani della Galassia, un
mix di fantasy e arti marziali come Shang-Chi, o magari un
thriller di spionaggio come Captain America: The Winter
Soldier, è difficile sostenere che tutti questi progetti
siano esattamente gli stessi. A volte il miglior punto di partenza
è all’interno di un genere solo all’apparenza familiare.
Unirsi alla famiglia
L’Universo Marvel sembra una grande famiglia quando si
tratta del cast di attori. Gran parte dell’essere un fan di questo
franchise coincide con l’essere un fan degli attori dietro i
rispettivi ruoli. Che si tratti di social media o di interviste sul
red carpet e nei vari late show, il cast del MCU si è fatto amare
dai fan e ha effettivamente dato vita a momenti davvero
unici.
Ad
esempio, attori come Sebastian Stan, Anthony Mackie e Benedict Cumberbatch che prendono in
giro Tom
Holland è qualcosa di assolutamente esilarante. Immergersi in
tutti questi buoni contenuti è ormai parte integrante del viaggio
nel Marvel Cinematic Universe.
In occasione della consegna
dell’American Cinematheque Award a Scarlett Johansson lo scorso weekend, il
presidente dei Marvel StudiosKevin Feige ha rivelato che l’attrice
tornerà a lavorare con la Marvel per un nuovo misterioso progetto
in cui figurerà come produttrice.
Come riportato da
Deadline, il progetto top secret sarà totalmente slegato da
Black
Widow, quindi non avrà nulla a che fare con il
personaggio di Natasha Romanoff. Ricordiamo che Johansson è stata
la prima attrice del MCU ad essere coinvolta in qualità di
produttrice esecutiva in un film dei Marvel Studios (Black
Widow, appunto).
“Scarlett ha prestato il suo
talento e il suo potere da star al Marvel Cinematic Universe per
oltre un decennio. Sono estremamente grato per il fatto che ha
scelto di svolgere un ruolo chiave in esso per così tanti
anni”, ha osservato Feige. “Lavorare con lei è stata
davvero una delle collaborazioni più memorabili e gratificanti
della mia carriera.”
Black
Widow è uscito contemporaneamente nei cinema e su
Disney+, cosa che ha spinto Scarlett Johansson a citare in giudizio la
Disney. La diatriba si è poi risolta con un accordo milionario e
dalle parole di Feige è chiaro che, nell’intera vicenda, il boss ha
avuto un ruolo da mediatore tra le due parti. Speriamo di saperne
di più sul ritorno di Johansson nel MCU il prima possibile.
Sul red carpet dell’American
Cinematheque, l’attrice ha così commentato la faida con la Disney:
“Ho fatto qualcosa che non era mai stato fatto prima. Mi
sentivo in un territorio inesplorato. È stato terrificante. Avevo
tantissimi dubbi, ma al tempo stesso mi sentivo come se stessi
facendo la cosa giusta. Ora, grazie a quello che ho fatto, nessuno
dovrà mai più affrontare una cosa simile. Quindi, alla fine, penso
che ne sia valsa la pena.”
Il nome di Hailee Steinfeld è sempre stato associato al
ruolo di Kate Bishop, ancor prima
dell’ufficializzazione del cast dell’attrice da parte dei Marvel Studios. Pare infatti che la
star di Bumblebee
fosse sempre stata nel mirino dello studio. Tuttavia, da quelle
voci di corridoio alla conferma definitiva è trascorso un bel po’
di tempo.
Ora, vedremo finalmente l’attrice
candidata all’Oscar per Il
grinta nei panni dell’erede di Occhio di Falco in Hawkeye, l’attesissima nuova serie della
Marvel che debutterà su Disney+ a partire dal prossimo 24
novembre. In occasione della conferenza stampa globale di
presentazione della serie, Kevin Feige ha rivelato alcuni
interessanti dettagli proprio in merito al casting di
Steinfeld.
Come riportato da
ComicBookMovie, infatti, il presidente dei Marvel Studios ha
spiegato che l’attrice non ha sostenuto alcun provino per il ruolo
di Kate Bishop, a conferma che lo studio aveva sempre pensato a lei
per la parte. “Hailee non ha fatto nessuna audizione”, ha
dichiarato Feige. “Siamo stati davvero molto fortunati che
fosse aperta alla possibilità di interpretare il personaggio,
perché abbiamo sempre pensato che fosse una sorta di prototipo di
Kate.”
“Come molto spesso accade,
quando pensiamo ad un attore per un determinato ruolo, alla fine
capita che accetti sempre di interpretarlo”, ha aggiunto il
produttore. “Con Hailee ci sono stati soltanto alcuni incontri
per discutere della cosa e siamo veramente grati che abbia voluto
entrare a far parte del MCU, perché abbiamo sempre saputo che
sarebbe stata grandiosa. Ed infatti lo è.”
Qualcosa ci dice che i Marvel
Studios abbiano dei grandi piani in serbo per l’attrice e per il
personaggio. D’altronde, è quasi certo che Kate assumerà il ruolo
di Occhio di Falco in modo permanente, raccogliendo così l’eredità
di Clint Barton. Tuttavia, non ci resta che guardare Hawkeye per scoprire in che direzione andrà la storia
di Kate.
Arriva da
Deadline la conferma che la produzione di Black
Panther: Wakanda Forever è stata ufficialmente sospesa
e che le riprese del film ripartiranno all’inizio del prossimo
anno, precisamente a gennaio. La ragione è l’infortunio sul set di
Letitia Wright, interprete di Shuri.
Ora, in una lunga lettera inviata da
Kevin Feige, Louis D’Esposito e
Nate Moore al cast e alla troupe del film, sono
emersi nuovi dettagli proprio in merito all’incidente che ha
coinvolto l’attrice, avvenuto lo scorso agosto, sul set allestito a
Boston, mentre stava girando una scena d’azione. Nel frattempo, la
produzione è andata avanti, realizzando tutte le scene in cui non
era coinvolto il personaggio di Shuri. Tuttavia, non essendosi
Wright ripresa in tempo, i Marvel Studios hanno ritenuto
opportuno bloccare temporaneamente i lavori sul film, posticipando
anche la data di uscita da luglio a novembre 2022.
Nella lettera scritta da Feige,
D’Esposito e Moore, è emerso che Letitia Wright ha riportato una frattura alla
spalla e persino una commozione cerebrale: “Quelle che
credevamo fossero ferite minori, in realtà, si sono rivelate più
gravi del previsto, visto che Letitia ha dovuto fare i conti con
una grave fattura alla spalla e una commozione cerebrale che ha
avuto numerosi effetti collaterali. È stato difficile. Ora Letitia
è in via di guarigione, seguita dai medici e aiutata dal sostegno
della sua famiglia.”
I dirigenti dello studio hanno poi
ringraziato l’attrice per aver fatto di tutto per cercare di
tornare il più velocemente possibile sul set: “Sappiamo quanto
Letitia ami il ruolo di Shuri e quando sia difficile per lei stare
lontana dal set. Sta lavorando sodo per riprendersi. Non vediamo
l’ora di rivederla al lavoro. Ci ricongiungeremo tutti più forti di
prima.”
Black
Panther: Wakanda Forever arriverà nelle sale l’8
luglio 2022. Il presidente dei Marvel Studios,
Kevin Feige, ha confermato che T’Challa, il personaggio
interpretato al compianto Chadwick
Boseman nel primo film, non verrà interpretato da
un altro attore, né tantomeno ricreato in CGI. Il sequel si
concentrerà sulle parti inesplorate di Wakanda e sugli altri
personaggi precedentemente introdotti nei fumetti Marvel.
Letitia Wright (Shuri), Angela
Bassett (Ramonda), Lupita
Nyong’o (Nakia), Danai
Gurira (Okoye), Winston
Duke (M’Baku) e Martin
Freeman (Everett Ross) torneranno nei panni dei
rispettivi personaggi interpretati già nel primo film.
L’attore Tenoch Huerta è in trattative
con i Marvel
Studios per interpretare il villain principale del
sequel.
Il ruolo dell’artista transgender
Lili Elbe in
The
Danish Girl è probabilmente uno dei più conosciuti – e
acclamati – della carriera di Eddie Redmayne. Tuttavia, in una recente
intervista con il
Times di Londra, l’attore britannico ha ammesso che, oggi, non
accetterebbe la parte.
All’epoca dell’uscita in sala del
film di Tom Hooper, che valse a Redmayne una
candidata all’Oscar come miglior attore protagonista (l’ambita
statuetta – lo ricordiamo – l’aveva già vinta per il ruolo di
Stephen Hawking ne La
teoria del tutto), la scelta di far interpretare un
personaggio transessuale ad un uomo cisgender venne accolta da
numerose critiche. A quanto pare, oggi Redmayne sembra essere
d’accordo con quelle contestazioni.
“No, adesso non accetterei
quella parte”, ha confessato l’attore. “All’epoca accettai
perché ero mosso dalle migliori intenzioni, ma penso che sia stato
un errore. La discussione riguardo alle frustrazioni sui casting è
dovuta al fatto che molte persone non hanno voce in capitolo. Deve
esserci un livellamento, altrimenti ci saranno sempre dibattiti di
questo tipo.”
Eddie Redmayne in difesa della comunità transgender
Non è la prima volta che Eddie Redmayne si espone in difesa della
comunità transgender: lo scorso anno, infatti, il protagonista
della saga di Animali Fantastici aveva criticato duramente
le dichiarazioni di J.K. Rowling, la celebre
scrittrice britannica nota per aver dato vita al magico mondo
di Harry
Potter, accusata di transfobia.
All’epoca, aveva dichiarato: “Il
rispetto nei confronti delle persone transgender resta un
imperativo culturale. Negli anni anche io ho cercato costantemente
di educare me stesso. Avendo lavorato sia con J.K. Rowling che con
diversi membri della comunità trans, ci tengo a chiarire con
fermezza la mia posizione. Non sono d’accordo con i commenti di Jo!
Le donne trans sono donne! Gli uomini trans sono uomini! Le
identità non-binarie sono valide! So che i miei amici e colleghi
transgender sono stanchi di questa continua messa in discussione
delle loro identità. Vogliono soltanto vivere le loro vite in pace
ed è arrivato il momento di lasciarglielo fare.”
La santa
piccola è Annaluce, la giovanissima Sofia
Guastaferro che sin dalla prima sequenza si prende di
forza la scena, dopo il titolo e fino alla conclusione del film di
Silvia Brunelli. Una storia minima, esemplare
senza avere la pretesa di esserlo, ma insieme piuttosto diretta e
smaccata nei temi scelti da non poter passare agli annali come
originale o unica. Che questa sia stata o meno una preoccupazione
della esordiente regista, sicuramente poco importa che prima di lei
siano arrivati Matteo Garrone e Alice Rohrwacher a raccontare la
realtà periferica e quotidiana della Napoli di oggi.
Dove e con chi vive la
Santa piccola
Tutto si svolte in – e
intorno a – un rione del capoluogo campano, dove tutti si
conoscono. E dove ogni giorno è uguale, per tutti. Anche per gli
inseparabili Mario e Lino, fratello di Annaluce, costretto a
respingere le incursioni del violento padrone di casa e occuparsi
della sorellina e della madre, affetta da depressione e poco
presente a sé stessa. A ogni costo. Anche approfittando delle
serate di svago con l’amico per raggranellare qualche euro
concedendo le sue grazie a questo o quella vizioso pagante in un
crescendo di incontri sempre più espliciti (e sempre più spogli e
freddi, anche quando la passione si fa narrativa).
Tutto cambia quando
Annaluce rianima una colomba data per morta, facendo gridare al
miracolo. Ma è solo la prima delle prove che la ragazzina dà di una
supposta santità. Cambiando completamente l’atteggiamento del rione
nei confronti della sua famiglia. Una soluzione, una via di fuga o
nulla di tutto ciò?
Dalla Mostra di Venezia
al Roma International Film Festival
Lo scorso giovedì 18
novembre, La santa piccola ha aperto la XX edizione del
RIFF – Rome Independent Film Festival diretto da
Fabrizio Ferrari, ma il suo viaggio inizia nel
2019. Quando, come recita la biografia della stessa regista, la
sceneggiatura del film ha partecipato alla Biennale College Cinema,
vincendo come unico titolo italiano. E venendo segnalato per il
fondo Eurimages, dalla stessa Biennale, al Consiglio Europeo, che
ha individuato nella Brunelli la regista europea esordiente del
2020.
Ancora prima, la storia
nasce sulla carta. Quella del romanzo omonimo di Vincenzo Restivo
del 2017 però è leggermente diversa. Forse più onesta, più
realistica, di quella che Silvia Brunelli e Francesca Scanu hanno
riadattato nel soggetto e nella sceneggiatura della produzione Rain
Dogs, in collaborazione con Mosaicon Film, TVCO, Minerva Pictures e
Antracine. Eppure…
La Santa piccola, tra
miracoli e delusioni
Probabilmente proprio in
questo tradimento sta molto del fascino del film. Ingenuo e
sregolato, i cui personaggi continuano a confrontarsi immutabili e
a offrirsi al pubblico in maniera molto diretta. Nel loro sogno di
andare via dal rione, nell’illusione che i soldi portino la
felicità, nell’idealizzazione di un amore che è molto più terreno e
senza speranza di quello che ci piacerebbe sperare e in definitiva
nel sottolineare l’assurdità che sia ancora la superstizione a
unire e muovere folle di disperati.
Oppio dei popoli, diceva
uno, tanto tempo fa, e l’effetto sembra essere ancora quello, in
molti casi. Quello che ci raccontiamo è che credere che la bontà
esista, che ci sia un futuro migliore, ci avvicina a quel
traguardo, o ci fa essere migliori in vista di esso, ma il
risultato è solo quello di prendere per buona ogni panzana o di
assecondare i propri bisogni, che siano di evasione, di guadagno o
di risposte che abbiamo paura di ricavare da quello che ci
circonda.
Folklore, dramma e favola
sono in ogni momento. Contrappuntati da una musica dura e rock che
fortunatamente contiene il rischio di confusioni liriche. Come
regia e riprese, a tratti scomposte o fin troppo semplici,
sicuramente per scelta, ma forse non solo. Conferma ne siano certe
monotone linee di dialogo, alternate a scambi tanto distanti dai
soggetti coinvolti da stridere. Più che rappresentare come sia la
vita stessa, con i suoi “schiaffi”, a spingerci verso la nostra via
o ad aprircene di nuove, a emergere da questo scontro di
generazioni e interpretazioni sono i personaggi. Non gli adulti,
vittime dell’ignoranza, non i giovanissimi, ancora troppo piccoli
per sapere quando smettere di ‘giocare’, quanto semmai Lino,
l’unico a vedere la realtà, volente o nolente, e Mario, l’unico a
‘sentire’ davvero, abbandonandosi alle fantasie senza cedere alle
illusioni.
Jeremy Renner ha fatto il suo debutto nel
MCU nei panni di Clint Barton in
Thor
del 2011, grazie ad un breve cameo che ha presentato ufficialmente
il personaggio al pubblico, prima del suo ritorno in
The Avengers.
Nonostante sia uno degli Original
Six e sia apparso in diversi film del MCU (il più recente è stato
Avengers:
Endgame), Occhio di Falco ha sempre operato in qualità di
personaggio di supporto all’interno dell’universo cinematografico.
Tuttavia, le cose sembrano essere destinate a cambiare grazie a
Hawkeye, l’attesissima serie dedicata a Clint
Barton, che arriverà su Disney+ dal 24 novembre e che vedrà il
debutto del personaggio di
Kate Bishop sul grande schermo, interpretato da
Hailee Steinfeld.
In occasione della promozione dello
show, Renner ha parlato con BBC
Radio del suo futuro nel MCU al di là della serie. Durante
l’intervista è stato sottolineato proprio il fatto che Occhio di
Falco sia stato un personaggio poco sfruttato dai Marvel Studios,
cosa che ha spinto il suo interprete a parlare di cosa vorrebbe per
l’arciere in futuro.
“Nei fumetti, Occhio di Falco è
il capo dei Vendicatori della West Coast. Personalmente, mi
piacerebbe vederlo in quel tipo di ruolo da leader, alla Captain
America, anche sul grande schermo”, ha spiegato Jeremy Renner. “Penso che sarebbe riuscito
a prendere certe decisioni e a fare determinati tipi di cose.
Dovrebbe essere un quarterback e non un ricevitore. Sarebbe molto
interessante.”
Il futuro di Occhio di Falco nel MCU dopo Hawkeye
Occhio di Falco ha assunto un ruolo
da leader molte volte nei fumetti, al di là dei Vendicatori della
West Coast. Il MCU potrebbe fare lo stesso se Renner fosse ancora
interessato a interpretare Clint Barton dopo la serie. Introdurre i
Vendicatori della West Coast, ad esempio, sarebbe un altro modo per
la Marvel di espandere il numero di superteam nell’universo
cinematografico. Tuttavia, Occhio di Falco potrebbe anche assumere
il ruolo di leader della squadra principale degli Avengers o anche
quello di capo dei Thunderbolts, squadra che nei fumetti ha guidato
per diverso tempo.
Con L’acqua l’insegna
la sete – Storia di classe, Valerio
Jalongo torna al documentario dopo Il senso della bellezza e riprende il
tema della scuola, affrontato nel 2010 con il film di finzione
La scuola è finita. Il nuovo lavoro è
stato svolto nell’arco di 15 anni, con 5 anni di riprese,
attraverso cui il regista romano, ticinese d’adozione, racconta la
scuola senza falsa retorica, ma con autentica sensibilità ed
emozione.
I protagonisti di L’acqua,
l’insegna la sete – Storia di classe
2020. Il professore in pensione
Gianclaudio Lopez parte da una poesia di Emily
Dickinson per iniziare a parlare dei suoi alunni. Quella 1 E
dell’Istituto Superiore “Roberto Rossellini” di Roma che nel
settembre 2004 cominciò a raccontarsi in una sorta di video-diario.
Scorre i loro temi e poi li riporta agli autori, oggi trentenni,
per parlare con loro di quegli anni, della loro esperienza a
scuola, ma anche delle loro vite di oggi. Si sono realizzati o
stanno ancora cercando la propria strada? Hanno avuto dalla scuola
ciò che pensavano? Cosa hanno dato alla scuola? Così si raccontano
Lorenzo Albrizio, che ha tenacemente creduto nei
suoi sogni e oggi è mago, giocoliere, animatore, con una sua
azienda e venti dipendenti; Jessica Carnovale,
piena di energia e sempre positiva, che lavora in un ospizio per
anziani e cerca in ogni modo di farli sentire amati.
Gianluca Diana, che ama la natura e si prende cura
degli alberi, Corinna Jacobini, che gestisce una
pensione casalinga per cani; ha un carattere timido e chiuso e
ancora non ha trovato la propria strada. Alessio
Schippa, che ha messo da parte il sogno di diventare un
calciatore, fa lavori saltuari e appena può si dedica alla sua
passione: è un pokerista. Yari Venturini, che oggi
è cuoco e animatore di discoteche e si dedica a crescere sua
figlia, dopo essersi lasciato alle spalle un’adolescenza a dir poco
travagliata. Poi c’è il professor Lopez, che anche
in pensione continua a pensare ai suoi ragazzi e vuole dare loro
ancora un’altra possibilità.
L’acqua, l’insegna la sete –
Storia di classe, la scuola tra vitalità e malinconia
Con L’acqua l’insegna
la seteValerio Jalongo, regista, ma
anche autore del soggetto e della sceneggiatura, quest’ultima
insieme a Linda Ferri, dà la sua visione di
scuola come un luogo pieno di vita, ma il film è percorso anche da
una malinconia dolce-amara. Già il titolo porta in sé questa doppia
valenza: l’idea, che emerge dalla poesia di Dickinson, che per
capire veramente qualcosa, bisogna privarsene. Nel caso dei ragazzi
della I E e del professor Lopez, si potrebbe dire che per
apprezzare davvero il valore di quegli anni di scuola, occorra
rivederli da adulti, o da pensionati, quando sono ormai conclusi.
Nel titolo c’è anche l’idea di come i ragazzi, non solo i
protagonisti di questo bel doc, abbiano bisogno, sete di scuola
come luogo di incontro, in cui essere accolti, visti, capiti,
incentivati a sviluppare le loro potenzialità e talenti. Certo,
colpisce e rattrista che molti non abbiano ancora espresso fino in
fondo il loro talento, che siano ancora alla ricerca di sé e della
propria strada. Allora, ci si può domandare: è colpa della scuola?
L’acqua, la insegna la sete è dunque la
fotografia di una scuola in crisi, che ha fallito come istituzione,
se qualcuno rimane indietro, se non si riesce a recuperare tutti,
se qualcuno si perde?
Il film, però, mette in campo anche
altre riflessioni, se è vero che alcuni dei ragazzi hanno finito
gli studi e iniziato a lavorare nel mondo dello spettacolo, del
cinema, sui set – l’Istituto Rossellini è dedicato proprio ai
mestieri del cinema e della tv – ma hanno abbandonato quel mondo,
che descrivono come arido e privo di umanità, di attenzione
all’altro. Una concezione peraltro oggi invalsa in moltissimi
rapporti di lavoro, spesso solo orientati al risultato e privi di
empatia e umanità. Così come si solleva anche un’altra grande
questione. Se infatti la scuola dà fiducia, fornisce strumenti per
coltivare i propri talenti e costruirsi un futuro, sta pur sempre
all’individuo credere in sé, non scoraggiarsi di fronte alle
delusioni e continuare a perseverare per realizzare sé stesso.
Il difficile lavoro del professore
e dell’alunno
Il documentario di
Jalongo è tra i pochi lavori – viene in mente
La scuola di Daniele
Luchetti, tratto da due illuminanti libri di
Domenico Starnone – che mostrano cos’è veramente
la scuola, il lavoro del professore, la fatica per coinvolgere i
ragazzi, anche quando, dice Lopez, “vogliono andare al bagno in
massa”, o quando: “sono talmente presi dalla loro noia che
trovano noioso tutto. Dovresti essere un prestigiatore per farli
stupire, per farli restare a bocca aperta e dire: ma veramente a
scuola si può scoprire questo?”. Vedere come Lopez abbia fatto
– e ancora, da pensionato, faccia – il suo lavoro con passione, un
grande lavoro, è davvero coinvolgente ed emozionante. E sebbene non
tutti siano come lui, non tutti riescano a coinvolgere così tanto i
ragazzi, ad ascoltarli, a stabilire con loro un rapporto così
autentico, è pur vero che molti sanno fare bene il loro lavoro. Il
film mostra anche il lato sorprendente dei ragazzi, quei gesti
inaspettati che ripagano di tutta la fatica, come il raccontarsi in
modo spassionato in un tema. Fa toccare con mano allo spettatore,
qualora non lo sappia o non lo ricordi per esperienza personale,
quanto siano importanti per i ragazzi quegli anni. I protagonisti
del lavoro, peraltro spesso con storie non facili alle spalle,
ricordano bene il professor Lopez e le sue lezioni, come lui
ricorda di loro. Ha conservato i loro temi e quando insieme a loro
li rilegge la commozione è autentica, da entrambe le parti.
L’acqua l’insegna la
sete è un racconto sentito ed emozionante. Il regista
fa una scelta oculata in mezzo al mare magnum del materiale girato
in cinque anni, riuscendo in 76 agili minuti a dare uno spaccato
intenso e significativo delle vite dei protagonisti, anche al di là
della scuola. Il film risulta essere un potente inno alla vita,
come la scuola stessa è, con tutto il suo spettro di esperienze ed
emozioni, positive e negative. Emblematica in tal senso
l’inquadratura dei banchi dall’alto, colmi di scritte, vissuti. La
scuola è proprio questo: un concentrato di vita, racchiusa in un
tempo relativamente breve e in poco spazio. Questo film come pochi
sa raccontarla.
Dove vederlo
L’acqua, l’insegna la
sete – Storia di classe è in sala solo il 22, 23 e 24
novembre, distribuito da Desir in 15 città
italiane, in 18 sale. Prodotto da Aura Film,
Rsi,Radiotelevisione Svizzera,
Ameuropa International, con Rai
Cinema, è una coproduzione svizzero-italiana.
Dopo le prime foto
Amazon Studios ha diffuso il poster ufficiale di
The
Tender Bar, il nuovo film da regista di George Clooney che vedrà protagonisti
Ben Affleck, Lily Rabe, Tye Sheridan e
Christopher Lloyd. La pellicola sarà presentata in
anteprima alla Royal Festival Hall del Southbank Centre con la
partecipazione di Clooney al 65mo BFI London Film Festival. Amazon
Studios rilascerà THE TENDER BAR su Prime Video il 7 gennaio 2022
Il film racconta la storia di J.R.
Moehringer (Ben
Affleck), un uomo che non ha mai conosciuto suo padre, un
dj di New York, e che, pur d’instaurare un tacito legame col
genitore, durante l’infanzia ascoltava sempre la radio in attesa
della voce paterna. Quando quella voce così confortante per J.R. ha
smesso definitivamente di parlare, l’uomo ha iniziato a cercare
conforto nei frequentatori del bar del quartiere, alla disperata
ricerca di una surrogata figura paterna.
In occasione della consegna del
premio dell’American Cinematheque, Scarlett
Johansson è stata protagonista di un red carpet
per la prima volta in due anni: l’attrice, infatti, non aveva
partecipato alla premiere di Black Widow.
Sfilando sul tappeto rosso,
Johansson ha avuto modo di parlare per la prima volta della causa
intentata ai danni dei Walt Disney Studios per colpa degli incassi
del cinecomic di Cate Shortland, che alla fine si
è risolta con un accordo milionario tra l’attrice e lo studio.
Parlando con
Variety, Scarlett
Johansson ha parlato in primis dell’esperienza di
realizzare Black Widow: “È stato
uno dei momenti più alti della mia carriera. Amavo andare sul set
ogni giorno e lavorare con la regista dei miei sogni Cate Shortland
e con il nostro incredibile cast. Ogni giorno mi sentivo davvero
fortunata.”
A proposito del rinvio del film a
causa della pandemia di Covid-19, ha aggiunto: “Quando è
esplosa la pandemia e abbiamo dovuto posticipare il film, è stato
un duro colpo per tutti noi. Sono stati momenti veramente
difficili. Tuttavia, ero felice che il film potesse essere visto al
cinema in un momento in cui più persone erano vaccinate e si
sentivano sicure di tornare in sala. Non ho mai voluto che il
pubblico si sentisse come se stesse rischiando la vita o la salute
per andare al cinema.”
Parlando invece della faida con la
Disney, ha spiegato: “Ho fatto qualcosa che non era mai stato
fatto prima. Mi sentivo in un territorio inesplorato. È stato
terrificante. Avevo tantissimi dubbi, ma al tempo stesso mi sentivo
come se stessi facendo la cosa giusta. Ora, grazie a quello che ho
fatto, nessuno dovrà mai più affrontare una cosa simile. Quindi,
alla fine, penso che ne sia valsa la pena.”
A proposito, invece, del supporto
che in quell’occasione ha ricevuto da colleghe come Elizabeth Olsen e Jamie Lee Curtis, ha dichiarato: “È stato
davvero importante per me, perché ci si può sentire davvero soli in
una situazione del genere. Sapere che tutte queste donne forti
erano dalla mia parte, mi ha fatto capire che avevo intrapreso la
strada giusta e che ne valeva la pena. È stato molto toccante. Mi
ha dato la forza in un momento davvero molto stressante.”
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la
sceneggiatura è stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz. Il film arriverà nelle sale il 7 luglio e
su Disney+ con
Accesso Vip il 9 luglio.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.