Questo Dicembre in sala è una
settimana fatta di novità ed una è davvero gustosa come il
cioccolato. Ovviamente si parla di
Wonka, il prequel dedicato interamente
all’eccentrico fondatore e proprietario della fabbrica di
cioccolato più famosa al cinema e nella letteratura. Dopo
Gene Wilder e
Johnny Depp nella versione di
Tim Burton ora è la volta, del sempre più richiesto,
Timothée Chalamet che porta sul grande schermo un
giovane
Willy Wonka diretto da
Paul King. Ma in questo giovedì escono anche
Adagio e
Ferrari, entrambi presentati in anteprima durante la Mostra
del Cinema di Venezia 2023.
Vediamo insieme le novità di Dicembre in sala di questa
seconda settimana del mese
Adagio
Il primo film di questo
Dicembre in sala è
Adagio il nuovo lungometraggio del regista italiano
Stefano Sollima. Il protagonista è il sedicenne Manuel che vive
con un padre anziano ma dal passato criminale, celebre
nell’ambiente malavitoso con il nome di Daytona, ma che ora sembra
non starci più con la testa. Proseguendo il ragazzo viene ricattato
da un gruppo di carabinieri corrotti per una storia di festini
illegali di un politico molto noto. Nel tentativo di divincolarsi
dal ricatto, il giovane si rivolge ad un ex-compare del padre,
Polniuman, che promette di fare da intermediario con il carabiniere
Vasco, il quale però non può permettersi di perdere i soldi che gli
erano stati promessi. Questa pellicola di Sollima chiude la
cosiddetta “trilogia della Roma criminale” ed è supportata da un
cast d’eccezione formato da
Pierfrancesco Favino,
Toni Servillo,
Valerio Mastandrea e
Adriano Giannini.
Ferrari
Il
film
Ferrari è basato sul romanzo di Brock
Yates Enzo Ferrari: The Man and The Machine. Questo nuovo
lavoro del regista
Michael Mann è il biopic su un preciso momento
della vita del fondatore della casa automobilistica del Cavallino
interpretato da
Adam Driver. La trama si concentra su Ferrari sia per il suo
percorso professionale e sia su quello privato, parte da un momento
cruciale dell’esistenza dell’uomo cioè nel 1957. L’anno in cui il
matrimonio di Enzo e Laura comincia a incrinarsi a causa della
passione dell’uomo per le donne e della recente tragica morte del
loro figlio, ma non solo c’è anche la tragedia durante la Mille
Miglia. Il cast è formato, oltre a Driver, da altri volti noti di
Hollywood infatti ci sono
Penélope Cruz,
Shailene Woodley,
Patrick Dempsey,
Jack O’Connell e
Sarah Gadon.
Il faraone, il selvaggio e la principessa
In questo
Dicembre in sala c’è anche un film
d’animazione ed è quello del regista e animatore francese
Michel Ocelot.
Il faraone, il selvaggio e la principessa è diviso in
tre, in ben tre periodi storici diversi. Nella
prima parte siamo ai tempi dell’Antico Egitto,
dove un giovane re diventa il primo faraone nero e nella seconda
invece nel Medioevo francese, dove un misterioso
ragazzo selvaggio ruba ai ricchi per dare ai poveri. La terza e
ultima è ambientata in Turchia del XVIII secolo,
dove un principe che cucina meravigliose frittelle e la principessa
delle rose fuggono dal palazzo per vivere il loro amore.
Il maestro giardiniere
Il
maestro giardiniere è il nuovo film di
Paul Schrader ed è stato presentato in anteprima mondiale
l’anno scorso alla
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di
Venezia 2022.Narvel Roth, il protagonista
interpretato da
Joel Edgerton, è un meticoloso orticoltore di
Gracewood Gardens, che dedica le proprie giornate
tanto a prendersi cura degli incantevoli giardini di questa storica
tenuta, che a soddisfare la sua datrice di lavoro, la ricca
vedova Haverhill. La sua vita spartana viene però
stravolta quando la signora Haverhill, l’attrice
Sigourney Weaver, gli chiede di prendere come assistente
la sua problematica pronipote Maya. Questa situazione provocherà il
riaffiorare di segreti sepolti in un violento passato, che ora
riemergono per minacciare tutti e tre personaggi di questo
thriller.
Santocielo
Santocielo
è il nuovo film natalizio del duo comico Ficarra
e Picone. Il protagonista Aristide,
Valentino Picone, è un angelo che lavora
all’ufficio smistamento preghiere che sogna un trasferimento nel
coro dell’Altissimo. Durante un’assemblea si vota se eliminare
l’umanità con un diluvio universale per punirla della sua
scelleratezza, o mandare sulla terra un nuovo messia come ultima
possibilità prima dell’estinzione. La spunta la seconda opzione e
quindi qualcuno dal Paradiso dovrà scendere ad ingravidare una
donna con il nuovo figlio di Dio. Aristide si offre volontario, ma
una volta atterrato, per una serie di equivoci finirà invece per
toccare il ventre di Nicola, Salvatore
Ficarra, che si ritroverà incinto del messia e l’angelo
pasticcione dovrà trovare un modo per risolvere l’enorme problema.
Questa commedia vede nel cast, oltre alla coppia siciliana, anche
Giovanni Storti nei panni di Dio,
Maria Chiara Giannetta e
Barbara Ronchi.
Wonka
Wonka
è la pellicola prequel del classico La
fabbrica di cioccolato ed è incentrato sul suo fondatore
Willy Wonka. Questo film è ambientato nella prima metà del XX
secolo, in una città che è metà Londra e metà Parigi, condita con
un po’ di Venezia. Il protagonista è Willy, un ragazzo che sogna
una cioccolateria tutta sua, dove può dare libero sfogo alla sua
fantasia creando vere opere d’arte fatte di cioocolato. Purtroppo
però il giovane Wonka nella piazza del centro cittadino, dove vuole
aprire il suo negozio, troverà già tre mastri cioccolatai che sono
disposti a tutto pur di non far realizzare il desiderio del
protagonista. Il cast è composto, oltre da Chalamet, da
Hugh Grant nei panni di Umpa Lumpa,
Calah Lane,
Keegan-Michael Key, Paterson Joseph,
Matt Lucas,
Sally Hawkins,
Rowan Atkinson,
Jim Carter e
Olivia Colman .
È il 1975 e lo sguardo del “gran
ingegnere” non primeggia più sui perimetri di gara, nel settore
metalmeccanico e sulle pagine dei giornali. In un mondo in cui le
attrici bionde fanno più notizia delle macchine, Enzo
Ferrari scruta il suo orizzonte professionale e famigliare
dietro un paio di occhiali da sole, paparazzo della sua stessa
esistenza. Ferrari di Michael Mann, presentato in
concorso alla
Mostra del Cinema di Venezia 2023, inizia mostrandoci
l’uomo nella macchina, nel primo e unico vero
contatto col mezzo che avrà. Il resto del film, vedrà il
personaggio di Adam Driver assistere al deterioramento della
sua creatura e a destreggiarsi in un presente di inconsapevolezze e
lutti.
Ferrari: una corsa
deragliata
È l’estate del 1957. Dietro lo
spettacolo della Formula 1, l’ex pilota Enzo
Ferrari (Adam
Driver) è in crisi. Il fallimento minaccia la fabbrica
che lui e sua moglie Laura (Penelope
Cruz) hanno costruito dal nulla dieci anni prima. Il
loro matrimonio instabile è stato scosso dalla perdita del figlio
Dino, avvenuta solo un anno prima. Ferrari fatica
a riconoscere il figlio Piero con Lina
Lardi (Shailene
Woodley). Nel frattempo, la passione dei suoi piloti
per la vittoria li spinge al limite quando si lanciano
nell’insidiosa corsa di 1.000 miglia attraverso l’Italia, la Mille
Miglia.
Forse il modo migliore per
inquadrare l’ultima fatica di Michael Mann è
considerare in prima istanza la collaborazione con NEON, casa di
produzione indipendente che ne ha acquisito i diritti di
distribuzione. Il marchio NEON ha scelto più volte di rappresentare
film di genere thriller e horror, drammi ad alta tensione e oscuri.
Non a caso, si è occupato della distribuzione delle Palme d’Oro del
Festival di Cannes degli ultimi anni:
Parasite (2019), Titane (2021), Triangle of Sadness (2022), Anatomia di una caduta (2023). Il film di
Michael Mann, per stile registico e taglio
narrativo, si inserisce perfettamente nel filone tematico di cui
parliamo, a partire dall’intenzione stessa: analizzare una fase
calante della vita dell’ingegnere e imprenditore, marchiata da un
grave lutto personale, dalla perdita dell’egemonia della Scuderia
Ferrari a fronte di nuovi piloti e case automobilistiche, della
ricerca di una continuità mancante.
Una vita come tante…
Al comando della vita di
Enzo Ferrari sembrano esserci tutti tranne lui:
una moglie più attenta ai soldi che il marito, una compagna da cui
ha avuto un figlio, una madre che ne ha perso uno e che considera
quello rimasto “il figlio sbagliato“. Enzo è figlio,
marito, amante, è stato padre e lo è ancora. Tutto il film di Mann
analizza in maniera parallela il suo rapporto con l’essenza di
queste due figure, che il personaggio di Adam Driver sembra non riuscire mai ad
afferrare completamente: si sente ancora padre di un figlio che non
c’è, noi lo percepiamo più come padre di un figlio che vorrebbe il
suo cognome. Accanto ad Enzo, ci sono due donne
inquadrate in maniera diversa da Mann: da un lato, la moglie
Laura, che indossa il nero di un lutto impossibile
da lasciare andare, mette l’emotività al primo posto ma,
contemporaneamente, dimostra la sua maggiore pragmaticità e il suo
senso dell’industria anche nei momenti in cui vorrebbe solo
allontanarsi dal marito. Vi è poi Lina, compagna
incontrata in periodo di guerra, che vive in una villa a
Castelvetro ed è piena di luce, la sua fetta di vita è
contraddistinta da colori caldi, qualcosa di anomalo rispetto
all’impianto fotografico che il film adotta e che dice molto
sull’influenza di questo personaggio nella vita dell’imprenditore.
Entrambe, hanno condiviso tutta la vita con una donna che non
conoscono: per l’una è marito, per l’altra è padre del figlio.
Ferrari
non è un film che va di corsa: è la storia della cupezza di un
animo che vorrebbe funzionare come un motore, ma che risulta
inadempiente quando chiamato al dovere. Un racconto fatto di spazi
neri e sfiducia, esemplificato dalle stesse problematiche che le
Ferrari dell’epoca iniziavano a manifestare: prima di una gara, tra
gli avversari si sussurrava addirittura: “State tranquilli, le
Ferrari si romperanno lungo il tragitto“. In questa analisi
dell’anomalia, del difetto strutturale e delle crepe emotive,
Michael Mann cerca di consegnare al pubblico un
film molto più silenzioso delle Ferrari,
scelta che forse non tutti apprezzeranno e non esente da qualche
drammaticizzazione di troppo, ma che ha un’intenzione ben chiara:
far parlare i suoi protagonisti, lasciarli alla guida della
macchina del loro tempo e della loro storia, non quello delle corse
in velocità per arrivare al traguardo, bensì l’incedere
dell’esistenza.
Dopo le nomination ai Golden
Globe2024, arrivano quelle dei
Critics Choice Awards 2024, che ci portano ancor
di più nella stagione dei premi che culminerà poi con gli Oscar 2024. Con
queste ulteriori candidature si rafforzano alcuni film e
protagonisti già sino ad oggi indicati come grandi favoriti di
questa stagione, tra cui spicca naturalmente Barbie, che ha
ottenuto le nomination nell’ambita categoria Miglior Film e in
quelle dedicate alle performance degli attori, per un totale
complessivo di 18 nomination.
Alle spalle di Barbie, con 13
nomination, ci sono Oppenheimer e Poor Things, mentre Killers of the Flower Moon li segue a
quota 12. Per quanto riguarda le categorie televisive, queste sono
guidate invece da The
Morning Show, a quota sei nomination, seguita da
Successioncon cinque
nomination. Sempre nelle categorie televisive,
spicca la serie The Good Mothers, di produzione
italiana. I vincitori verranno ora svelati nella cerimonia di
premiazione che si terrà il 14 gennaio.
Apple TV+
ha svelato oggi le prime immagini di Manhunt, la
nuova serie limitata di sette episodi interpretata dal premio Emmy
Tobias Menzies (“The Crown”, “Game of
Thrones”, “Outlander”) e creata dalla candidata all’Emmy
Monica Beletsky (“Fargo”, “The Leftovers – Svaniti
nel nulla”, “Friday Night Lights”), che è showrunner e produttrice
esecutiva. Anche il candidato all’Emmy Carl
Franklin (“Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer”, “Qualcuno
sta per morire”, “Il diavolo in blu”), che ha diretto i primi due
episodi, è produttore esecutivo della serie.
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Manhunt, quando esce e dove
vederla in streaming
Manhunt uscirà su
Apple
TV+ il 15 marzo 2024, con i primi due episodi seguiti
da nuovi episodi settimanali, fino al 19 aprile 2024.
Manhunt, la trama e il cast
Basato sul libro di James L.
Swanson, bestseller del New York Times e vincitore del premio
Edgar, “Manhunt” è un thriller cospirativo su uno dei crimini più
noti ma meno compresi della storia, il sorprendente racconto della
caccia a John Wilkes Booth all’indomani dell’assassinio di Abraham
Lincoln. Accanto a Menzies recitano Anthony Boyle
(“Tetris”, “Il complotto contro l’America”), Lovie
Simone (“Greenleaf”), Will Harrison
(“Daisy Jones & The Six”), Brandon Flynn
(“Tredici”), Damian O’Hare (“Hatfields & McCoys”),
Glenn Morshower (“The Resident”), Patton
Oswalt (“A. P. Bio”), Matt Walsh (“Veep –
Vicepresidente incompetente”) e Hamish Linklater
(“La grande scommessa”).
Manhunt è prodotto
da Apple Studios e coprodotto da Lionsgate Television, in
associazione con POV Entertainment, Walden Media, 3 Arts
Entertainment, Dovetale Productions e Monarch Pictures. Beletsky,
Franklin, Layne Eskridge e Kate Barry sono i produttori esecutivi.
Anche Swanson, autore di “Manhunt: The 12-Day Chase for Lincoln’s
Killer”, è produttore esecutivo insieme a Michael Rotenberg,
Richard Abate, Frank Smith e Naia Cucukov.
Arriva in prima tv su SkyThe Good
House, in cui Sigourney Weaver è la protagonista di un
ritratto perfidamente divertente di un’agente immobiliare, alle
prese con una nuova storia d’amore che farà riaffiorare il suo
tormentato passato, domenica 17 dicembre alle 21.15 su Sky
Cinema Due, in streaming su NOW e disponibile on demand. Su Sky il
film sarà disponibile on demand anche in 4K.
Diretto da Maya Forbes & Wally Wolodarsky,
il film è interpretato da Sigourney Weaver, Kevin Kline, Morena Baccarin, Rob Delaney. La sceneggiatura è
di Thomas Bezucha e Maya Forbes & Wally Wolodarsky ed
è basata sul romanzo omonimo di Ann Leary.
La trama di
The Good House
Sigourney Weaver interpreta in modo straordinario
Hildy Good, un’agente immobiliare in un’idilliaca cittadina del New
England, la cui lingua perfidamente divertente e l’apparente
successo nascondono l’unica oscura verità della sua vita: si gode
un po’ troppo il suo vino. Ma Hildy è brava a mantenere la calma,
fino a quando una nuova storia d’amore con la fiamma del liceo
Frank Getchell (Kevin Kline) mette in moto una catena di eventi che
costringe Hildy a confrontarsi con il suo passato sepolto da
decenni. Tratto da un romanzo best-seller, The Good House è il
ritratto sfaccettato di una donna orgogliosa e resistente che non
penserebbe mai di chiedere aiuto… e la cui vita non cambierà finché
non lo farà.
In un’intervista rilasciata a io9,
il regista di Indiana Jones e il
Quadrante del
Destino, JamesMangold, ha dichiarato di aver affrontato questo
Indiana Jones 5 con l’intenzione di legare il finale alla
carriera e al percorso personale di Indy. Il regista ha anche
rivelato di aver dovuto lottare affinché venisse scelta la sua idea di finale rispetto
agli altri presi in considerazione. “Quando sono arrivato sul
film, stavano giocando con un mucchio di cose diverse che erano
fondamentalmente solo riduzioni di ciò che era accaduto nel primo
film“, ha spiegato Mangold. “Solo più apparizioni e
fantasmi e mi è sembrato di guardare di nuovo il primo film quando
ho immaginato quello che c’era nelle sceneggiature
esistenti“.
Il regista ha dunque detto di aver
voluto recuperare lo spirito dei precedenti film di Indiana Jonesma
“lavorando su un aspetto diverso della storia e della
metafisica e non tornando alla stessa cosa“. Di certo, non
voleva che il finale fosse prevedibile, affermando: “In un
certo senso non volevo fare il tipo di “È di nuovo una Morte
Nera?“, in riferimento alla saga di Star
Wars. Secondo Mangold, dunque il finale di Indiana Jones e il
Quadrante del Destino rispecchia l’intera avventura
cinematografica di Indy.
Il regista ha detto che era giusto
che Indiana Jones 5, in quanto ultimo film della
saga, esplorasse il passato e il presente come tema centrale. In
questo nuovo film, dunque, il cattivo principale riesce a tornare
indietro nel tempo, ma il portale si apre nell’Italia antica invece
che nella Germania del 1938. Mangold aveva inizialmente pensato che
il terzo atto sarebbe culminato nella Germania nazista, ma riteneva
che sarebbe stato troppo prevedibile. “Sentivo che avevamo
bisogno di qualcosa di più scioccante, qualcosa di più audace, e
qualcosa che riguardasse anche Indy… E poi, di solito, più audace è
meglio se lo puoi realizzare“, ha detto.
La natura tentacolare del franchise
di Avatar
e l’inventiva narrativa dimostrata più volte dal regista James Cameron
fanno sì che anche il fan più devoto sia ancora in gran parte
all’oscuro di ciò che il futuro potrebbe riservare al franchise.
Sebbene Avatar
3 sia attualmente previsto nelle sale per il
dicembre 2025, Cameron ha recentemente confermato
che il seguito di quel film, Avatar 4, sarà
caratterizzato da un salto temporale più consistente rispetto agli
altri film. Il piano iniziale per i film di Avatar prevedeva
un’uscita biennale, ma se tra Avatar: La via
dell’acqua e Avatar 3 ci saranno tre anni di attesa, ce
ne vorranno poi ben quattro fino ad Avatar 4, previsto in sala nel 2029.
“Abbiamo fatto le riprese di
Avatar 3 e la fotografia live-action
del 3 come una produzione interconnessa con Avatar: La via dell’acqua, e
abbiamo anche fatto parte di Avatar 4 perché poi i nostri giovani
personaggi faranno tutti un grande salto temporale nel film
4“, ha confermato Cameron a People. “Li vediamo e poi
andiamo via per sei anni e poi torniamo da loro. La parte in cui
torniamo è quella che non abbiamo ancora girato. Quindi inizieremo
a girarla dopo l’uscita del 3“. Ciò spiegherebbe dunque la
necessità di quattro anni di distanza tra Avatar 3 e
Avatar 4, durante i quali si completeranno dunque le
riprese e poi l’imponente post-produzione del film.
Avatar 3, quello che
sappiamo sul prossimo film della saga
Con l’uscita in sala di Avatar – La via
dell’acqua, lo scorso dicembre, la saga cinematografica
ideata da James Cameron e
ambientata sul pianeta Pandora ha ripreso il via, con anche altri
tre capitoli annunciati e in arrivo nei prossimi anni. Il primo di
questi sarà Avatar 3, ancora senza titolo
ufficiale, che come noto introdurrà importanti novità, a partire
dal primo popolo Na’Vi caratterizzato come “cattivo”, ovvero il
Popolo della
Cenere. Sappiamo ancora pochissimo di questo e dei
personaggi che lo comporranno, ma sembra che non si tratterà
dell’unica nuova cultura che il film introdurrà nella saga.
Oltre al Popolo della Cenere ci sarà
infatti almeno anche un altro popolo introdotto in Avatar 3, anche se al momento
quest’ultimo rimane del tutto sconosciuto. Come sappiamo, il terzo
film della saga è già stato in buona parte girato, dunque potrebbe
essere solo questione di tempo prima di scoprire qualche dettaglio
in più a riguardo e soprattutto sapere se i popoli saranno
effettivamente solo due o anche di più e se staranno dalla parte
dei buoni o dei cattivi. Protagonisti saranno però naturalmente gli
attori Sam Worthington, Zoe
Saldana,
Kate Winslet,
Sigourney Weaver, Edie Falco, Stephen Lang, Joel David Moore,
Jemaine Clement, Matt Gerald e CCH
Pounder.
Superman:
Legacy è attualmente all’orizzonte e darà vita al
primo film dell’Universo DC di James Gunn e
Peter Safran. Il film, che è scritto e diretto da
Gunn, ha messo insieme un cast sorprendente e molti sono ansiosi di
vedere come i personaggi previsti si inseriranno nel film stesso.
In un recente post sulla piattaforma di social
media Threads, Gunn ha però assicurato ai fan che Legacy non
cadrà nella trappola di una particolare tendenza dei recenti film
di supereroi, ovvero quella sovrabbondanza di camei che non servono
effettivamente alla storia che si sta raccontando.
Come ha detto Gunn, deve esserci una
ragione narrativa per cui i personaggi condividono lo schermo,
altrimenti diventa una “pornografia dei cameo”. “Io lo chiamo
“Cameo Porn” ed è uno degli elementi peggiori dei recenti film di
supereroi. Se un personaggio è presente in un film, deve avere una
ragione per essere lì, dal punto di vista della storia“, ha
affermato Gunn. Questa sua affermazione arriva dopo che alcuni fan
avevano temuto che Superman: Legacy potrebbe
esserre a sua volta vittima di questa tendenza, grazie alla
presenza nel cast di altri eroi affermati oltre a quello
titolare.
“Il punto è che non si tratta di
un film di grandi dimensioni – intendo, non in termini di cast. È
normale che i film con un solo protagonista abbiano altri
personaggi, ma è molto più insolito che non li abbiano”, ha
infine spiegato Gunn, rassicurando dunque sul fatto che i
personaggi previsti per il film non sono in realtà poi così tanti e
lasciando intendere che ognuno di loro avrà dunque il giusto spazio
all’interno del film per evolvere e affermarsi come una presenza
importante ai fini del racconto. Rassicurazioni che fanno
indubbiamente piacere, considerando l’attesa che c’è nei confronti
di Superman: Legacy.
Superman: Legacy, tutto quello che sappiamo sul
film
Superman:
Legacy, scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi. Il casting, come già detto,
ha portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane.
María Gabriela De Faría sarà il villain “The
Engineer”. Superman sarà supportato da Lanterna Verde
(Nathan
Fillion), Hawkgirl (Isabela Merced),
Mister Terrific (Edi Gathegi) e Metamorpho
(Anthony Carrigan). Nicholas Hoult
sarà invece Lex Luthor.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori e ciò ha
permesso al film di non subire particolari ritardi. Ad oggi,
infatti, è confermato che Superman: Legacy rispetterà la
data di uscita prevista, arrivando in sala l’11 luglio
2025.
Ecco tutti i protagonisti del film
One
Life, il debutto alla regia di James
Hawes che vede protagonista un cast all star con nomi come
Helena Bonham Carter (Harry Potter), Anthony Hopkins (Il silenzio degli innocenti),
Johnny Flynn (Clouds of Sils Maria),
Jonathan Pryce (Game of Thrones), Lena
Olin (Hunters), Alex Sharp (The Trial of
the Chicago 7) e Ramola Garai (Becoming
Elizabeth), I protagonisti si trovano al centro di una straziante
storia vera ambientata durante i pericolosi primi anni della
Seconda Guerra Mondiale. One
Life uscirà al cinema dal 21 Dicembre 2023.
1 di 3
Basata sul libro di Barbara Winton,
If It’s Not Impossible… The Life of Sir Nicholas Winton,
la produzione See-Saw Films One
Life è incentrata sulla straordinaria storia vera
di Sir Nicholas “Nicky” Winton (Flynn), un banchiere che ritenne
suo obbligo morale salvare 669 bambini dai nazisti durante il
periodo precedente la Seconda Guerra Mondiale. Dopo aver visitato
Praga e aver visto gli orrori e le atrocità di cui erano vittime le
famiglie di rifugiati ebrei, sapeva che era giunto il momento di
agire per avere qualche speranza di aiutare coloro che erano in
pericolo di vita. Anche dopo aver salvato così tante vite, 50 anni
dopo Winton sarebbe stato perseguitato dai fantasmi del suo
passato: i bambini che non era riuscito a salvare. Ma quando appare
nel programma televisivo That’s Life, circondato
dagli adulti che è riuscito ad aiutare, può finalmente mettere da
parte il passato e celebrare i suoi successi.
La trama di One Life
One
Life racconta la storia vera di Sir Nicholas “Nicky”
Winton, un giovane broker londinese interpretato con maestria da
Anthony Hopkins, che nei mesi precedenti lo scoppio della Seconda
Guerra Mondiale salvò 669 bambini profughi da morte certa. Nicky si
reca Praga nel dicembre del 1938, e trova migliaia di famiglie
fuggite dalla Germania e dall’ Austria, in condizioni disperate,
con poco o nessun riparo e cibo, e sotto la costante minaccia
dell’invasione nazista. Si rende subito conto che la sua è una
corsa contro il tempo, ma capisce immediatamente cosa deve fare:
salvare quanti più bambini possibile prima che le frontiere si
chiudano definitivamente.
Cinquant’anni dopo nel 1988, Nicky
vive ancora nel ricordo della triste sorte di quei bambini che non
ha potuto portare in salvo in Inghilterra, incolpandosi sempre di
non essere stato in grado di aver fatto di più. Ma il destino gli
riserva un incontro inaspettato. Un programma televisivo della BBC,
“That’s Life!”, racconta la sua incredibile vicenda, con una
sorpresa che lo lascerà senza parole. Dopo ben cinque decenni un
evento inaspettato lo porterà finalmente a confrontarsi con il suo
senso di colpa e a riappacificarsi con il passato e con sé
stesso.
Quando è stato annunciato
ufficialmente, lo spin-off di WandaVision dei
Marvel Studios dedicato alla
strega Agatha Harkness era conosciuto
come Agatha: House of Harkness. In
seguito, il titolo è stato cambiato in Agatha: Coven of
Chaos e, più recentemente, in Agatha: Diari di
Darkhold. Sembra però che neanche questo sia il
titolo definitivo, poiché la serie Disney+ avrebbe, secondo lo scooper CWGST, subito
un altro cambio di titolo. Questo, che dovrebbe essere quello
definitivo, sarebber Agatha All Along, in
riferimento alla canzone che Agatha canta in WandaVision
quando il suo personaggio viene svelato come cattivo della
serie.
Resta ora da attendere l’ufficialità
di questo ennesimo cambio di titolo per una serie su cui vi è
ancora un certo grado di mistero. Solo di recente dei video bonus realizzati per l’uscita
in home video diWandaVision hanno proposto delle
interviste dove si vedono brevemente spezzoni del dietro le quinte
della serie in arrivo, Agatha: Diari di Darkhold (Agatha: Darkhold
Diaries). In esse, Kathryn Hahn gira delle scene davanti alle
telecamere mentre indossa un nuovo costume. Il filmato avrebbe
inoltre confermato un dettaglio della trama trapelato in
precedenza, secondo cui Agatha e i suoi alleati intraprenderanno un
viaggio lungo la Strada delle Streghe, un piano mistico
dell’esistenza che solo gli stregoni sono in grado di
percorrere.
Cosa sappiamo di Agatha: Diari di Darkhold
Agatha: Diari di Darkhold (Agatha: Darkhold Diaries)
vedrà Kathryn Hahn riprendere il ruolo di Agatha
Harkness di
WandaVision, tanto amato dai fan. Per la sua
interpretazione, apprezzata dai fan, ha ottenuto una nomination
agli Emmy come miglior attrice non protagonista. La serie vedrà
anche il ritorno di Emma Caulfield Ford e
Debra Jo Rupp, che riprenderanno il loro ruolo di
abitanti di Westview. A loro si aggiungono le new entry
del MCUAubrey Plaza, Joe Locke, Ali
Ahn, Maria Dizzia, Sasheer Zamata e Patti LuPone. Si dice
che Locke sarà il protagonista maschile e LuPone interpreterà la
strega siciliana Lilia Calderu.
La LuPone ha anche confermato in
precedenza che la serie conterrà diversi numeri musicali degli
autori di Agatha All Along Kristen Anderson-Lopez e Robert
Lopez.
Agatha: Diari di Darkhold (Agatha: Darkhold Diaries)
proviene dallo scrittore capo Jac Schaeffer, che è anche produttore
esecutivo insieme a Kevin Feige. La squadra di regia sarà
composta da Schaeffer, Gandja Monteiro e Rachel
Goldberg.
George Clooney ha dichiarato che c’è una
“sceneggiatura davvero grandiosa” per un altro film di
Ocean’s per il quale potrebbe tornare.
Parlando con Mike Ryan di Uproxx,
George Clooney ha rivelato che la
sceneggiatura di un nuovo film di Ocean’s è già stata scritta.
“Abbiamo un’ottima sceneggiatura per un altro Ocean’s ora,
quindi potremmo finire per farne un altro. È davvero un ottimo
copione“, ha detto.
Quando gli è stato chiesto se questo
sarebbe stato Ocean’s Fourteen, George Clooney ha risposto: “Beh… non
voglio chiamarlo così… Voglio dire, l’idea è un po’ come Going In
Style“.
Un prequel di Ocean’s Eleven è già
in cantiere
È stato precedentemente annunciato
che un
altro film di Oceans è già in fase di sviluppo; si tratta però
di un prequel di Ocean’s Eleven con protagonisti Margot Robbiee
Ryan Gosling. Diretto da Jay
Roach, il prossimo film è ambientato negli anni ’60 e,
secondo quanto riferito, vedrà Margot Robbiee
Ryan Gosling interpretare i genitori di
Danny (Clooney)
e Debbie Ocean (Sandra
Bullock).
“Margot Robbie è mia madre? L’ho
sempre pensato“, ha recentemente dichiarato George Clooney a Variety in occasione della
prima di The Boys in the Boat. “E Ryan Gosling è mio padre, e se ci pensi ha
senso. Davvero“.
Sarà dunque Ocean’s
Fourteen?
La sceneggiatura a cui George Clooney si riferisce è presumibilmente
un film diverso, in quanto Going In Style è un film di
rapine del 1979 diretto da Martin Brest su tre
anziani (George Burns, Art Carney e Lee Strasberg)
che decidono di pianificare una rapina. Zach Braff
ha rifatto Going in Style nel 2017 con
Morgan Freeman,
Michael Caine e
Alan Arkin.
George Clooney ha interpretato per la prima
volta Danny Ocean in
Ocean’s Eleven del 2001, remake dell’omonimo film del 1960.
Diretto da Steven Soderbergh, il cast di
Ocean’s Eleven comprendeva anche Brad
Pitt, Matt
Damon, Casey Affleck, Don Cheadle, Carl Reiner, Bernie Mac,
Andy García, Julia Roberts e altri.
Christopher Abbott
è il nuovo Wolf Man, subentrando a Ryan Gosling
nel ruolo di protagonista del prossimo monster movie targato
Blumhouse e Universal Pictures. I
dettagli sul progetto sono ancora tenuti nascosti, ma stando a
quanto riportato da Variety sappiamo che Abbott
(visto in Poor Things, It Comes at Night e
candidato ai Golden Globe per Catch 22)
interpreterà un uomo la cui famiglia è terrorizzata da un predatore
letale, la cui identità è però misteriosa. Wolf
Man sarà diretto da Leigh
Whannell – già autore del successo del 2020 L’uomo invisibile, che ha
rilanciato il monsterverse della Universal e ha incassato 144
milioni di dollari al botteghino mondiale.
Whannell è anche noto per aver
creato, insieme a James Wan, le saghe cinematografiche di
Saw e di
Insidious, e data la sua esperienza con l’horror appare
essere la scelta ideale per la regia del film, che promette di
riportare in auge la figura del lupo mannaro. Wolf Man è
un progetto originariamente annunciato nel 2020 e per il quale
Gosling avrebbe dovuto svolgere il ruolo di protagonista. Nel
2021, Derek Cianfrance aveva firmato per dirigere
il film, cosa che lo avrebbe dunque portato a collaborare
nuovamente con l’attore dopo Blue Valentine e
Come untuono,
ma in seguito il regista ha abbandonato il progetto.
I due hanno però ora lasciato il
film, anche se Gosling rimarrà coinvolto nel progetto come
produttore esecutivo, insieme a Ken Kao,
Bea Sequeira, Mel Turner e lo
stesso Whannell. Jason Blum sarà
invece il produttore con la sua Blumhouse. Di questo nuovo progeto,
scritto da Whannell e Corbett Tuck e da
Lauren Schuker Blum e Rebecca
Angelo (Dumb Money), si dice
che mantenga gli elementi soprannaturali del materiale originale,
ma sia ambientato nel presente, ed abbia un tono simile a
Lo sciacallo – Nightcrawler, film del 2014 con Jake Gyllenhaal. Ad oggi, Wolf
Man ha un’uscita in sala prevista per il 25
ottobre2024.
Secondo ComicBook.com, Paramount+
ha annunciato la data di inizio della produzione del suo prossimo
Star Trek: Section 31, che sarà interpretato dal
premio Oscar Michelle Yeoh. Descritto come un film evento
originale, le riprese del film dovrebbero iniziare il 29 gennaio
2024 a Toronto. Secondo quanto riferito, le riprese dureranno circa
fino alla fine di marzo.
Cosa aspettarsi da Star Trek:
Section 31?
Star Trek: Section
31 sarà diretto e prodotto da Olatunde
Osunsanmi e si baserù su una sceneggiatura scritta da
Craig Sweeny. La protagonista di Everything Everywhere All at Once riprenderà
il ruolo dell’imperatore Philippa Georgiou, che i
fan hanno visto per l’ultima volta nella terza stagione di Star
Trek: Discovery.
“In questo film evento Paramount+, l’imperatore Philippa Georgiou si
unisce a una divisione segreta della Flotta Stellare incaricata di
proteggere la Federazione Unita dei Pianeti e affronta i peccati
del suo passato”, si legge nella sinossi.
Star Trek: Section
31 è prodotto da Michelle Yeoh, Sweeny, Alex Kurtzman,
Aaron Baiers, Rod Rodenberry, Trevor Roth, Frank Siracusa
e John Weber. È prodotto dai CBS Studios in associazione con Secret
Hideout e Roddenberry Entertainment.
James Cameron ha dichiarato che il prossimo
Avatar 3 porrà
l’accento sullo sviluppo dei personaggi piuttosto che sugli effetti
visivi. Parlando con GQ, Cameron ha fornito un aggiornamento su ciò
che i fan possono aspettarsi dal terzo film del franchise di
Avatar.
“Il grande passo avanti
[creativo] di questo film sarà una maggiore profondità dei
personaggi“, ha detto James Cameron. “Vedremo nuove culture,
nuove creature, tutte le stesse cose che ci si aspetta da un film
di Avatar, ma l’intera idea di questo ciclo di film è quella di
vivere con queste persone e di intraprendere con loro un viaggio
epico. Quindi non si tratta di dire: “Vi mostreremo la migliore
acqua [VFX] mai realizzata”, ma di entrare maggiormente nel cuore e
nell’anima dei personaggi. E ci sono anche nuovi personaggi molto
interessanti che entrano in scena. Si tratta di un viaggio nel
tempo. Si svilupperà attraverso il terzo film, il quarto e il
quinto. C’è un ciclo epico in tutto questo“.
James Cameron su come Avatar si
differenzia dalla serie di Terminator
James Cameron ha continuato: “I film di
Terminator [erano] avvertimenti, che è ciò che la fantascienza sa
fare bene. Ma sento che con i film di Avatar vogliamo enfatizzare
ciò che di bello c’è in noi. I Na’vi sono ciò che eravamo, o che
forse possiamo ancora essere: si può uscire da noi stessi e vederci
sotto una luce più positiva. Nei film di Avatar i colori spiccano.
Sembrano ricchi. C’è stato un periodo in cui i film, soprattutto
quelli di fantascienza distopica, erano semplicemente desaturati.
Erano scuri. Erano tutti blu o ciano, e il tutto era deprimente.
Con Avatar, e ovviamente anche con il secondo film, abbiamo fatto
esattamente l’opposto, per ricordare alle persone che c’è bellezza
nel mondo e che ci può essere bellezza nel cinema, a prescindere da
quanto sia cupa la storia“.
L’uscita di Avatar 3 – che il produttore
Jon Landau ha recentemente confermato non si
intitolerà Avatar: The Seed Bearer – è attualmente
prevista per il 19 dicembre 2025.
Avatar 3, quello che
sappiamo sul prossimo film della saga
Con l’uscita in sala di Avatar – La via
dell’acqua, lo scorso dicembre, la saga cinematografica
ideata da James Cameron e
ambientata sul pianeta Pandora ha ripreso il via, con anche altri
tre capitoli annunciati e in arrivo nei prossimi anni. Il primo di
questi sarà Avatar 3, ancora senza titolo ufficiale,
che come noto introdurrà importanti novità, a partire dal primo
popolo Na’Vi caratterizzato come “cattivo”, ovvero il Popolo della
Cenere. Sappiamo ancora pochissimo di questo e dei
personaggi che lo comporranno, ma sembra che non si tratterà
dell’unica nuova cultura che il film introdurrà nella saga.
Oltre al Popolo della Cenere ci
sarà infatti almeno anche un altro popolo introdotto in
Avatar 3, anche se al
momento quest’ultimo rimane del tutto sconosciuto. Come sappiamo,
il terzo film della saga è già stato in buona parte girato, dunque
potrebbe essere solo questione di tempo prima di scoprire qualche
dettaglio in più a riguardo e soprattutto sapere se i popoli
saranno effettivamente solo due o anche di più e se staranno dalla
parte dei buoni o dei cattivi. Protagonisti saranno però
naturalmente gli attori Sam Worthington, Zoe
Saldana,
Kate Winslet,
Sigourney Weaver, Edie Falco, Stephen Lang, Joel David Moore,
Jemaine Clement, Matt Gerald e CCH
Pounder.
In attesa dell’uscita nelle sale il
14 febbraio 2025, Captain America: Brave New World ha assunto
Matthew Orton per scrivere scene e materiale aggiuntivi.
Orton lavorerà sul materiale che verrà girato
durante le riprese aggiuntive, che, a quanto si apprende, avranno
luogo nella primavera-estate del 2024.
Captain America: Brave New World segue il Sam
Wilson di Anthony Mackie che prende lo scudo di Capitan
America dopo lo Steve Rogers di Chris Evans. Julius Onah dirige il film
sulla base di bozze precedenti di Dalan Musson e Malcolm
Spellman.
Liv Tyler,
Harrison Ford, Shira Haas, Tim Blake Nelson, Rosa Salazar,
Danny Ramirez e Carl Lumbly sono i
protagonisti.
I reshoot fanno parte di ogni film
Marvel e sono sempre pianificati come parte del processo produttivo
di controllo della qualità dello studio. I giorni di reshoot
possono variare da un minimo di tre giorni a più di due
settimane.
Dopo lo sciopero degli attori,
Deadpool
3 dei Marvel Studios è recentemente tornato in
produzione. Dal 2007 i Marvel Studios hanno realizzato 30 miliardi
di dollari di incassi globali con 33 titoli.
Quello che sappiamo sul film
Captain America: Brave New World
Captain America: Brave New World riprenderà da
dove si è conclusa la serie Disney+The Falcon and the
Winter Soldier, seguendo l’ex Falcon Sam Wilson
(Anthony Mackie)
dopo aver formalmente assunto il ruolo di Capitan America. Il
regista Julius Onah (Luce, The Cloverfield
Paradox) ha descritto il film come un “thriller
paranoico” e ha confermato che vedrà il ritorno del Leader
(Tim Blake Nelson), che ha iniziato la sua
trasformazione radioattiva alla fine de L’incredibile Hulk
del 2008.
Secondo quanto riferito, la star di
Alita: Angelo della BattagliaRosa
Salazar interpreta la cattiva
Diamondback. Nonostante dunque avrà degli elementi
al di fuori della natura umana, il film riporterà il Marvel Cinematic
Universe su una dimensione più terrestre e realista, come già
fatto anche dai precedenti film dedicati a Captain America. Ad ora,
Captain America: Brave New World è indicato come uno
dei titoli più importanti della Fase 5.
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Come ogni Natale, è tempo di storie
per i più piccoli. Quest’anno arriva l’atteso
Wonka di Paul King,
il prequel di una favola messa su carta nel 1964 da Roald Dahl, che
divenne un famosissimo romanzo, e diede vita poi a due film:
Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato di Mel
Stewart, che usciva nel 1971, protagonista Gene
Wilder nei panni del fabbricante di cioccolato, e
La fabbrica di cioccolato di Tim Burton, targata 2005, con Johnny Depp a interpretare il protagonista.
Oggi, nei panni del cioccolataio più amato dai bambini c’è Timothée Chalamet, in una versione
spiccatamente musical, in cui trionfano i buoni sentimenti,
incentrata sulle prime avventure del giovane Willy.
Gli inizi di Willy Wonka
Willy,
Timothée Chalamet, è un ragazzo che ha perso la madre,
Sally Hawkins, ammalatasi quando lui era bambino.
Da lei ha imparato l’amore per il cioccolato e le tecniche per
lavorarlo. Arriva in una nuova città con l’idea di aprire la sua
cioccolateria, ma la cosa non è così semplice. Ha con sé solo
qualche spicciolo e rimane vittima di un raggiro che lo porta a
lavorare per la malvagia e avida signora Scrubbit, Olivia Colman, per ripagare un debito. Assieme
a lui altri malcapitati, tra cui la piccola Noodle, Calah
Lane, come lui imprigionati e costretti a lavorare senza
sosta. Come fare allora ad uscire di lì e far conoscere in città le
sue creazioni di cioccolato? Come farsi strada, se la concorrenza è
spietata e anche senza regole? Prodnose, Matt
Lucas, Fickelgruber, Matthew Baynton, e
Slugworth, Paterson Joseph, vere star del
cioccolato, infatti, gli sbarreranno la strada e ci vorrà tutta la
sua determinazione, oltre all’aiuto dei suoi nuovi amici, per
cercare di mantenere la promessa fatta un giorno alla madre e
realizzare il proprio sogno.
Paul King sceglie
la strada del prequel. Si concentra sulla giovinezza di Willy Wonka
e si rivolge prettamente al pubblico dei bambini, non
preoccupandosi di coinvolgere anche gli adulti che li accompagnano
al cinema. Un’operazione diversa, dunque, dai due film precedenti,
dettata certo dalla volontà di non ripetersi, visto che gli
antecedenti erano stati entrambi efficaci e di successo. Una
scelta, però, portata avanti con scarsa convinzione e scarsa
inventiva.
Una versione retorica, edificante e
manichea
È così che il film rinuncia a tutta
quella parte meno edificante che era propria sia del personaggio di
Wonka, cinico e misantropo, soprattutto nella versione di Burton,
che dei ragazzi che visitavano la fabbrica, ritratti con sguardo
assai poco indulgente in entrambe le versioni e resi umani e
realistici proprio attraverso i loro vizi e difetti, come anche i
genitori. Era in questi aspetti, così concreti e vividi, che lo
spettatore di ogni età poteva riconoscersi facilmente,
appassionandosi alla vicenda. C’era, nello spirito del romanzo di
Dahl e poi a seguire nelle due versioni cinematografiche citate
all’inizio, la volontà di comunicare qualcosa che andasse oltre la
bella fiaba. Si può anzi dire che il successo di questa storia, per
come la abbiamo finora conosciuta, sia stato determinato proprio
dal suo non essere convenzionale o manichea. Nelle mani di Paul
King, tutto questo svanisce, in favore di una retorica piuttosto
trita sul povero ragazzo che ha perduto la mamma e sogna di
rincontrarla, sulla necessità di perseguire i propri sogni finche
non si riesce a realizzarli e sull’eterna lotta tra buoni e
cattivi.
Volendo cambiare prospettiva e in
parte target, occorreva trovare una chiave più interessante e
coinvolgente. Il regista, invece, punta tutto su Chalamet, pur
espressivo nel volto, sull’aspetto magico dei suoi cioccolatini,
dai colori sgargianti e dagli ingredienti surreali, e sulla
coprotagonista, Chala Lane: una bambina orfana e disgraziata, una
sorta di piccola Cenerentola che, il pubblico ne può star certo,
troverà il suo riscatto. Il personaggio di Willy non brilla a
livello di scrittura. La sceneggiatura, dello stesso Paul King con
SimonFarnaby, è il tallone
d’Achille per il film. Non vi sono colpi di scena che stupiscano,
la trama è molto prevedibile e poco avvincente.
Wonka è un musical che non si
apprezza a pieno
Wonka è
poi un musical a tutti gli effetti, dunque vi sono canzoni, scritte
da Neil Hannon, interpretate dal protagonista e
dal resto del cast, che però, occorre dirlo, non si apprezzano a
pieno in versione doppiata – così Wonka è
stato proposto alla stampa. La colonna sonora è di Joby
Talbot. Entrambi gli elementi, però, accompagnano la
narrazione in maniera piatta e stanca, salvo la canzone degli Oompa
Loompa, che obiettivamente, rimane in testa dopo la visione. Le
scenografie sono ben fatte: la ricostruzione della città, come
anche la fotografia, assieme agli effetti visivi. Si veda il
contrasto tra i suoi colori spenti e quelli accesi e sgargianti che
contraddistinguono le caramelle o il negozio di Wonka.
Una menzione va fatta, in questo
cast corale, per Hugh Grant nei panni dell’Oompa Loompa che è
davvero simpatico, anche perché non perde l’ironia che lo
contraddistingue e si eleva un po’ sopra la media della
prevedibilità. Anche Rowan Atkinson nei panni di Padre Julius, con
le sue facce buffe e Olivia Colman, nei panni della cattivissima
signora Scrubbit, arricchiscono il cast.
Wonka è un lavoro di intrattenimento
molto leggero per i più piccini. È natalizio, sì, ma ci si
aspettava di più. Per restare nella metafora del cioccolato, il
film di Paul
King è un cioccolatino con un bell’incarto, colorato, ma che
all’assaggio delude per il suo scarso sapore.
A24 dopo il primo
poster ha pubblicato il trailer ufficiale di Civil
War, il prossimo film d’azione del regista
Alex Garland.
I dettagli sulla trama sono ancora
sconosciuti. Secondo World of Reel, Civil
War è stato descritto come “un road movie e un
film di guerra con elementi satirici” e “un gioco
sparatutto elevato“. Garland ha dichiarato al The Telegraph
che Civil
War è “ambientato in un punto indeterminato del
futuro, abbastanza avanti da permettermi di aggiungere
un’idea“.
Quando uscirà Civil War?
Secondo la data riportata sul
poster, Civil War uscirà nella primavera del 2024
negli USA. Il pubblico potrà vedere il film in IMAX.
Gregory Goodman, Andrew Macdonald e Allon Reich
produrranno il film. Le case di produzione di Civil
War sono A24 e DNA Films.
Civil War è scritto
e diretto da Alex Garland. Il film è interpretato
da
Kirsten Dunst, Wagner Moura, Stephen McKinley Henderson, Cailee
Spaeny, Karl Glusman, Sonoya Mizuno, Jonica T. Gibbs e Jess
Matney.
Civil War è il
quarto film diretto da Alex Garland. Il primo,
Ex Machina, gli è valso una nomination
all’Oscar per la migliore sceneggiatura originale. Garland ha
scritto e diretto anche
Annihilation e Men. Nel 2020, Garland
ha creato, scritto e diretto Devs, una serie
limitata di fantascienza per FX su Hulu.
Come riportato da Variety, Greta Gerwig, il cui
ultimo film, Barbie, ha incassato
quest’anno 1,4 miliardi di dollari al box office mondiale e ha
appena ottenuto 9 nomination ai Golden Globe e
ben 18 ai Critics Choice Awards, presiederà la giuria del
Festival di Cannes 2024. La Gerwig ha già
partecipato a Cannes insieme al suo partner Noah
Baumbach, in particolare nel 2017, in occasione della
prima di The Meyerowitz Stories,
ma non ha mai presentato un film al festival. All’inizio dell’anno
si era parlato di portare Barbie a
Cannes, ma la cosa non è stata possibile in quanto il film non era
ancora del tutto ultimato.
Uscito poi nelle sale il 20
luglio, Barbie è
diventato un classico istantaneo nonché il film di maggior incasso
mondiale dell’anno. Oltre a essere in testa alle nomination ai
Golden Globe, Barbie dovrebbe ottenere anche numerose
candidature agli Oscar, dove si presenta come uno dei titoli di
punta. Il 2023 è dunque stato senza dubbio l’anno d’oro di Greta Gerwig, che ha infranto innumerevoli record come regista
ed è dunque ora chiamata ad aggiungere un ulteriore prestigioso
riconoscimento alla propria carriera guidando la giuria del
Festival di Cannes 2024.
“Amo i film – amo farli, amo
andare a vederli, amo parlarne. Come cinefila, Cannes è sempre
stato l’apice di ciò che può essere il linguaggio universale dei
film“, ha dichiarato la Gerwig in un comunicato. “Essere
nel luogo della vulnerabilità, in una sala buia piena di estranei,
a guardare un film nuovo di zecca è il mio posto preferito. Sono
sbalordita, emozionata e umile nel presiedere la giuria del
Festival di Cannes. Non vedo l’ora di vedere quali viaggi sono in
serbo per tutti noi!“. La Gerwig sarà la prima regista
americana ad assumere il ruolo di presidente di giuria al Festival
di Cannes.
Con i suoi 40 anni, è anche la
persona più giovane a ricoprire questo ruolo dopo Sophia
Loren, che aveva 31 anni quando presiedette la giuria di
Cannes nel 1966. “È una scelta ovvia, perché Greta Gerwig
incarna così audacemente il rinnovamento del cinema mondiale, di
cui Cannes è ogni anno precursore e cassa di risonanza“, hanno
dichiarato la presidente del Festival di Cannes Iris
Knobloch e il delegato generale Thierry
Frémaux. “Al di là della settima arte, è anche la
rappresentante di un’epoca che sta abbattendo le barriere e
mescolando i generi, elevando così i valori dell’intelligenza e
dell’umanesimo“, hanno aggiunto. L’edizione 2024 del Festival
si svolgerà dal 14 al 25 maggio.
Come riportato dall’Hollywood Reporter, Dwayne Johnson è
pronto ad assumere un ruolo più drammatico di quelli recentemente
ricoperti fino ad oggi grazie un nuovo progetto di A24, diretto da
Benny Safdie, per la prima volta alla regia di un
film senza il fratello Josh. Il film in questione si intitola
The Smashing Machine e vedrà Johnson
assumere il ruolo del lottatore di arti marziali miste realmente
esistito Mark Kerr, due volte campione del torneo
dei pesi massimi UFC. Safdie, che ha scritto e dirigerà il film,
sta sviluppando il progetto proprio insieme a Johnson, noto per i
suoi trascorsi come wrestler professionista.
Già nel 2002 un documentario della
HBO, intitolato sempre The Smashing Machine, raccontava la
carriera professionale di Kerr e la sua ascesa nel mondo dei
combattimenti, nonché la sua battaglia contro la dipendenza da
antidolorifici che lo ha portato anche ad un’overdose. Kerr si è
guadagnato il soprannome di “The Smashing Machine” per il suo stile
di combattimento senza esclusione di colpi. Per Johnson, dunque, si
tratterà di un ruolo particolarmente intenso, sulla carta simile a
quello di Mickey Rourke
in The Wrestler o di Zac Efron nel
recente The Iron Claw.
Safdie, dal canto suo, già regista
di Good Times e Diamanti grezzi, ma
reduce anche dall’esperienza come attore in Oppenheimer, sembra
pronto ad una nuova elettrizzante sfida. A24 finanzierà il film e
lo produrrà insieme alla Seven Bucks Productions di Johnson e
Dany Garcia e all’agenzia Out for the Count
di Safdie, Eli Bush e David
Koplan. Noah Sacco di A24 ha dichiarato: “Dwayne e
Benny sono due talenti unici e la loro visione condivisa della
storia ispiratrice di Mark è elettrizzante. Siamo profondamente
onorati di avere la loro fiducia come collaboratori per dare vita a
questo progetto incredibilmente speciale“.
Negli ultimi anni, il regista premio
Oscar Clint Eastwood si è
concentrato nel dar vita ad una serie di acclamati film biografici,
attraverso cui esalta tematiche come il patriottismo e la guerra
contro le ingiustizie. Titoli come American Sniper,
Sully, Richard Jewell o J. Edgar sono solo
alcuni dei più brillanti esempi di questo genere. Prima di questi,
però, è arrivato il film Invictus –
L’invincibile, realizzato nel 2009 e considerato
uno dei suoi più belli dall’inizio del nuovo millennio ad oggi.
All’interno di questo, basato su una storia vera, si narra del
celebre leader pacifico Nelson Mandela e delle sue
battaglie per l’unione di un Paese diviso dalla politica di
segregazione nota come apartheid.
Il film è l’adattamento
cinematografico del romanzo Ama il tuo nemico, scritto da
John Carlin e basato, come accennato, su di una
storia vera. Gli eventi narrati ebbero luogo in occasione della
Coppa del Mondo di Rugby del 1995. Questa, che si svolse, poco dopo
l’insediamento di Mandela come presidente, vide come squadra
vincitrice proprio il Sudafrica e tale trionfo contribuì a
unificare il popolo di quel paese, ancora fortemente diviso intorno
ai temi razziali. A dare il titolo al film è però non il libro
bensì la poesia Invictus, del poeta William Ernest
Henley, la stessa che Mandela leggeva durante i suoi anni
di prigionia per resistere a quanto subiva ogni giorno.
Accolto con grande entusiasmo,
Invictus –
L’invincibile si dimostrò una nuova grande prova registica
di Eastwood, supportato da grandi interpretazioni e tematiche
sempre attuali. Prima di intraprendere una visione del film, però,
sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
colonna sonora. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Invictus – L’invincibile: la trama del film
La storia si svolge nel Sudafrica di
metà anni Novanta. Nelson Mandela si è da poco
insediato come presidente, ritrovandosi a gestire un paese
profondamente spaccato dalle leggi di segregazione razziale che
erano state in vigore dal 1948 al 1991. Primo presidente nero della
nazione, Mandela si pone l’obiettivo di riappacificare la
popolazione, divisa più che mai dall’odio fra la maggioranza nera e
la minoranza bianca. In tutto ciò, il paese è prossimo
dall’ospitare la Coppa del Mondo di Rugby del 1995. Un evento senza
precedenti, il quale si svolgerà interamente nel problematico
paese. Per Mandela, l’evento sportivo rappresenta però un’occasione
particolarmente unica.
Egli spera infatti che una vittoria
della squadra nazionale, la Springboks, da sempre
simbolo dell’orgoglio bianco, possa rafforzare l’orgoglio
nazionale, contribuendo a mettere da parte le differenze presenti
nel popolo. Mandela inizia dunque ad interessarsi delle sorti della
squadra, entrando in contatto con il suo capitano, François
Pienaar, al quale fa comprendere l’importanza politica di
un suo successo. Promettere una vittoria è però difficile,
specialmente considerando che la squadra è reduce da un periodo di
sole sconfitte. In un sempre più stringente rapporto tra sport e
politica, le sorti del Paese rimarranno incerte sino all’ultimo,
dando non pochi problemi tanto a Mandela quanto a Pienaar.
Invictus – L’invincibile: gli attori principali del
film
Più volte è capitato che l’attore
Morgan Freeman
venisse scambiato per il leader politico Nelson Mandela. La grande
somiglianza tra i due ha certamente favorito la scelta dell’attore
premio Oscar per il ruolo. Mandela, inoltre, ha più volte indicato
Freeman come l’unico in grado di poterlo interpretare. Amico di
lunda data del politico, l’attore prese molto seriamente il compito
di interpretarlo. Per poter risultare il più fedele possibile al
vero Mandela, Freeman guardò numerosi filmati che lo ritraevano,
assumendone il tono di voce, l’accento e le movenze. Imparò inoltre
a scrivere con la mano sinistra, essendo Mandela mancino. Per la
sua grande interpretazione, Freeman è po stato nominato ai premi
Oscar come miglior attore.
Accanto a lui, nei panni di François
Pienaar, vi è l’attore Matt Damon. Per
prepararsi ad un ruolo tanto fisico, l’attore seguì gli allenamenti
tipici dei giocatori di rugby, così da acquisire il giusto fisico e
le conoscenze di base dello sport. Damon ebbe inoltre occasione di
incontrare il vero Pienaar, apprendendo da lui ogni segreto
possibile sull’incredibile impresa compiuta da lui e dalla sua
squadra. Anche lui particolarmente apprezzato per la sua
performance, ottenne una nomination all’Oscar come miglior attore
non protagonista. Nel film sono poi presenti gli attori
McNeil Hendricks nei panni di Chester Williams e
Scott Eastwood, figlio del regista, in quelli di
Joel Stransky, entrambi membri della squadra di rugby.
Bonnie Henna interpreta Zindzi Mandela-Hlongwane,
figlia del leader politico.
Invictus – L’invincibile:
la colonna sonora, il trailer e dove vedere il film in streaming e
in TV
Ad essersi occupato della colonna
sonora del film non è stato, come più volte accaduto, lo stesso
Clint, bensì suo figlio Kyle Eastwood. Questi è
infatti un musicista professionista, con influenze derivanti dal
jazz. Mentre il progetto del film prendeva vita, Kyle si trovava ad
un festival di musica in Sudafrica. Lì condusse diverse ricerche
sulla musica e i gruppi locali. Dalla sua ricerca egli seleziono
alcuni artisti, come il gruppo Overtone, con i
quali realizzò alcuni dei brani presenti poi nel film. Tra questi
si citano in particolare World in Union 95 e
Shosholoza. Kyle ha invece composto il tema principale del
film insieme al compositore Micheal Stevens.
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Invictus –
L’invincibile è infatti disponibile nei cataloghi
di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple TV,
Now e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È
bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite
temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente
nel palinsesto televisivo di mercoledì 13 dicembre alle ore
21:00 sul canale Iris.
Autore di popolari film come
Notte prima degli esami,
Maschi contro femmine e
Poveri ma ricchi,
Fausto Brizzi ha sempre utilizzato la commedia per
affrontare e ridere di dinamiche esistenti all’interno della
società italiana. Che si tratti di analizzare il rapporto tra
maschi e femmini o tra ex, o ancora di parlare di adulti che si
sentono ragazzi con Forever Young, il suo intento è sempre
rimasto quello di divertire lo spettatore. Nel 2022 ha dunque
realizzato Bla Bla Baby,
incentrato su un adulto che cerca di comprendere gli
incomprensibili versi dei neonati. Nasce così una commedia per
tutta la famiglia scritta insieme a Paola Mammini,
Herbert Simone Paragnani e Mauro
Uzzeo.
L’idea, come raccontato dal regista, è
nata pensando alle strisce dei Peanuts e a
Mafalda, caratterizzate dal punto di vista dei
bambini sul mondo. Da qui Brizzi ha poi deciso di concepire un
racconto ispirato a classici degli anni Ottanta come Tre uomini
e una culla e Senti chi parla, ma anche al recente
film d’animazione Baby Boss. In questi film i bambini sono
infatti centrali, così come lo sono in Bla Bla Baby, dove diventanto a tutti
gli effetti protagonisti nello sviluppo e nella risoluzione del
racconto. Grazie a loro, Brizzi realizza dunque un film che egli
ritiene essere un’adattamento live action di un cartone per
bambini.
Oltre ai giovanissimi interpreti di
Bla Bla Baby, però, si
ritrovano nel film anche diversi noti interpreti del cinema e della
televisione italiani, che con le loro interpretazioni
contribuiscono al successo del lungometraggio, ideale per chi è in
cerca di una commedia spensierata ma ricca di buoni sentimenti.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad
esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e
al cast di attori. Infine, si elencheranno anche
le principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
La trama di Bla Bla Baby
Protagonista del film è
Luca, un uomo di quarantacinque anni costretto a
lavorare in un asilo nido aziendale, dopo una vita a inseguire il
successo senza alcun risultato. Con lui le colleghe
Celeste e Doriana. I tre, ogni
giorno, si trovano ad affrontare i piccoli dei dipendenti della
Green Light, tra continui pianti, urla e l’impossibilità di
instaurare un vero rapporto di comunicazione con i bambini,
incapaci di parlare. O almeno è così fino al giorno in cui Luca, a
casa dell’amico e scienziato Ivano, mangia un
omogeneizzato alla platessa “contaminato” e appena ritirato dal
commercio. Il giorno dopo, tornato all’asilo dopo una notte
insonne, le voci incomprensibili dei bambini diventano per Luca
parole di senso compiuto.
Gli viene allora l’idea di dar vita
ad una nuova App, Bla Bla Baby, con cui diventare
finalmente ricco usando il nuovo “dono” per i suoi scopi. Con il
tempo però, Luca impara a conoscere i pargoli dell’asilo, scoprendo
casualmente il piano ordito da Mattia De Bortoli,
amministratore delegato della Green Light, per mandare in
bancarotta l’azienda e scappare all’estero con diversi brevetti e
idee, tra cui l’Ape Robot ideata da Ivano. Tra l’altro, Mattia è
anche l’amante di Silvia, splendida e giovane
madre in carriera, che Luca incontra ogni mattina all’asilo e di
cui l’uomo è segretamente innamorato. A quel punto, Luca dovrà
cercare di fermare l’amministrato delegato e per farlo potrà
contare su un esercito di pargoli.
Foto di Federica Di Benedetto
Il cast di attori e bambini di Bla Bla Baby
Ad interpretare Luca, vi è l’attore
Alessandro Preziosi, mentre le sue colleghe
Celeste e Doriana sono interpretate rispettivamente da
Maria Di Biase e Chiara Noschese.
L’attrice Matilde Gioli recita
invece nei panni di Silvia, la donna amata segretamente amata da
Luca e che lui conosce grazie al fatto che il figlio di lei
frequenta l’asilo dove lavora. Recitano poi nel film
Massimo De Lorenzo nel ruolo di Ivano e
Cristiano Caccamoin quello di Mattia De Bortoli.
Nicolas Vaporidis è invece Herbert, mentre
Nina Torresi interpreta Simona. Per quanto
riguarda i bambini presenti nel film, il regista ha raccontato che
sono state scelte coppie di gemmeli affinché potessero darsi il
cambio nell’interpretazione di un ruolo.
Gli incassi di Bla BlaBaby, il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
Bla Bla Baby ha incassato nelle prime 3
settimane di programmazione 135 mila euro e
82,7 euro nel suo primo weekend. È possibile
fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google
Play, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
mercoledì 13 dicembre alle ore
21:25 sul canale Rai 1.
Il periodo di
Natale porta con sé dei film specifici da rivedere per
l’occasione, veri e propri must in grado di catapultare il pubblico
nell’atmosfera festiva tanto attesa, come per esempio Love Actually o Il Grinch. Ognuno di noi
(inutile negarlo!) conserva nel cassetto una lista di pellicole
natalizie del cuore, che vengono aggiornate di anno in anno in base
anche ai nuovi titoli in uscita, pronto a ripescarla per riempire
le serate dicembrine. Pur essendo dunque tutti noi ancorati ai
classici
natalizi (presenti sia su Netflix, che su Prime Video e Disney+) ci sono molti
altri film che meritano una visione, e che nel loro essere
bizzarri e singolari, diventano persino
interessanti. Sempre aventi come sfondo il Natale, si tratta spesso
di lungometraggi andati dimenticati nel tempo, a
cui però si potrebbe dare un’altra opportunità. Scopriamo quali
sono.
Non aprite prima di Natale!
Quando uscì Non
aprite prima di Natale! correva l’anno 1984,
e gli studios miravano a realizzare quante più pellicole horror
possibili a tema natalizio, proprio come questa, diretto da
Edmund Purdom e con protagonisti proprio il
regista e Belinda Mayne. Si tratta di uno slasher
dark, che segue la storia di un uomo che uccide le persone che si
travestono da Babbo Natale e un detective, l’Ispettore Harris, che
deve fermarlo prima del 25 dicembre. Non aprite prima di
Natale! può essere anche considerato una sorta di gemello di
un altro classico dell’horror natalizio, ossia Natale di
sangue. Proprio come quest’ultimo, spicca per la violenza di
alcune scene, ma diversamente dall’altro film è questa una
pellicola che è stata dimenticata.
Krampus – Natale
non è sempre Natale
Un altro film
dimenticato ma perfetto per le feste è Krampus – Natale
non è sempre Natale, diretto da Michael
Dougherty. Per chi non lo sapesse il Krampus è un demone
che, nella mitologia europea, accompagna la figura della
reincarnazione di San Nicola (per l’appunto Santa Klaus). Sono
tanti i Paesi in cui avvengono delle sfilate rappresentative in
maschera, una fra queste è proprio la nostra Italia, in particolare
in Trentino–Alto Adige. Tornando al film, esso racconta la storia
del Krampus stesso, il quale – come riporta la leggenda – punisce i
ragazzi cattivi.
Protagonista del
film è dunque Max, un ragazzo che ama il Natale, ma che quando la
sua famiglia disfunzionale rovina lo spirito delle feste, strappa
la sua lettera indirizzata a Santa Claus e la getta via. Questo
porta il Krampus in città, proprio perché la sua missione è punire
tutti coloro che distruggono lo spirito del Natale. Krampus –
Natale non è sempre Nataleè un horror-comedy
che vanta fra gli interpreti anche Adam Scott e
Toni Collette.
Film disponibile su Rakuten TV,
Google Play, AppleTV, YouTube e Prime Video.
Jack Frost – 1998
Un film che un tempo
trasmettevano spesso sulle nostre reti generaliste ma che poi ha
finito per essere dimenticato è Jack
Frost, dell’anno 1998 (riportare l’anno è importante
e a breve si capirà perché), diretto da Troy
Miller con
Michael Keaton, Joseph Cross e
Kelly Preston. Purtroppo il film, oltre a finire
nel dimenticatoio, è stato anche un vero e proprio flop natalizio,
poiché quando uscì non sfondò al botteghino, e per di più non fu
ben accolto dalla critica. In ogni caso, la storia è davvero
commovente, ed ha uno stampo drammatico che lo porta ad essere più
profondo rispetto a tanti altri prodotti del genere.
Tutto ruota intorno
a Jack Frost, cantante e armonicista di un gruppo rock, il quale
per via del suo essere sempre in tournée trascura spesso la sua
famiglia. Destino vuole che, proprio nel periodo delle feste,
l’uomo muoia in un incidente d’auto causato da una tempesta di
neve. Charlie, il figlio, che ha sempre sofferto la mancanza del
genitore, un anno dopo si ritrova, sempre sotto Natale, a costruire
un pupazzo di neve, e suonare l’armonica che Jack gli aveva
lasciato prima di passare a miglior vita. Ed è proprio lì che
accade la magia: Jack ritorna nel corpo del pupazzo, permettendo al
figlio di affrontare finalmente la perdita del padre.
Film completo disponibile su Apple
TV, Google Play,
YouTube e Prime Video.
Jack Frost – 1997
Abbiamo parlato del
Jack Frost drammatico, ma esiste un altra versione del film, uscita
solo un anno prima – anche questo alla fine dimenticato – che si
intitola allo stesso modo ma è di stampo horror. Jack
Frost – anno 1997 – è diretto da Michael
Cooney, e si svolge nella città fittizia di Snowmonton. Il
pupazzo di neve tanto tenero e commovente interpretato da Michael
Keaton nell’altro qui è invece rappresentato come un serial killer.
La storia segue un criminale che, mentre si reca alla sua
esecuzione, si schianta contro un camion per la ricerca genetica.
Dopodiché si trasforma nel conosciuto – ma in tal caso crudele –
pupazzo di neve, pretesto che lo fa continuare ad essere un
assassino. Il film punta sull’umorismo assurdo, il che trasforma
Jack Frost in un cult dell’horror natalizio. Da non perdere!
Film completo disponibile su
YouTube.
Forza Babbo
Natale
Proseguiamo con
Forza Babbo Natale, film natalizio del
1996 di genere commedia diretto da John Murlowski
con la leggenda del wrestling Hulk Hogan e Don Stark. Una
pellicola strana ma divertente, e purtroppo passata in sordina. Le
vicende si incentrano su Blake Thorn, un milionario a capo di
un’azienda di integratori per il bodybuilding. Il film gioca sullo
scambio di identità: a un certo punto del racconto, Blake, per
evitare la Polizia che lo sta cercando, si traveste da Babbo Natale
nel centro commerciale in cui si trova. Il problema però arriva in
seguito: mentre continua la sua fuga dalle Forze dell’Ordine,
l’uomo sbatte la testa e il forte colpo gli provoca un’amnesia. Da
qui parte la vera narrazione, poiché a causa della sua perdita di
memoria, egli è davvero convinto di essere Santa Claus!
Anna and the
Apocalypse
Fra i film natalizi
andati nel dimenticatoio, ma perfetto per chi ama i musical, c’è
Anna and the Apocalypse, diretto nel 2017
da John McPhail e basato sul cortometraggio
Zombie Musical di McHenry nominato ai BAFTA. La pellicola
mescola horror, dramma adolescenziale e, come dicevamo, musical con
un’estetica festiva fascinosa e leziosa. La storia ruota intorno ad
Anna la quale, insieme ai suoi amici, per sopravvivere
all’apocalisse zombie abbattutasi nella cittadina di Little Haven a
Natale, deve combattere, cantare e ballare cercando di non farsi
prendere dai non morti che la assediano.
La vita e le
avventure di Babbo Natale
Continuiamo con un
altro film natalizio che, nel suo essere singolare, diventa uno di
quei prodotti da non poter non guardare in questo periodo, a
maggior ragione se non ha ricevuto le giuste attenzioni in passato.
Parliamo di La vita e le avventure di Babbo
Natale, pellicola d’animazione in stop
motion diretta da Jules Bass e Arthur Rankin
Jr. Si tratta di un adattamento dell’omonimo libro per
bambini del 1902, scritto da L. Frank Baum,
conosciuto ai più per aver pubblicato una delle opere per bambini
più belle e famose conosciute oggi: Il meraviglioso mago di
Oz. La trama si incentra sulla vita di Claus, un bambino che
alla nascita viene affidato a una leonessa di nome Shiegra affinché
lo cresca, ma poi rapito da una Ninfa di legno, Necile, la quale
supplica il Grande Ak, colui che ha dato il piccolo all’animale, di
poterlo accudire lei. Secondo il film, questa dovrebbe essere la
storia su come è nato Babbo Natale.
Santa Claus
Conquers the Martians
Torniamo alla
commedia, in questo caso fantascientifica, e menzioniamo anche
Santa Claus Conquers the Martians, film
datato 1964 diretto da Nicholas Webster. Si basa
sulla storia di Glenville Mareth e fra gli interpreti figurano
John Call e Pia Zadora. La
narrazione segue un gruppo di marziani i quali decidono di rapire
Babbo Natale, in modo che possa offrire ai bambini alieni nuove e
divertenti esperienze simili a quelle che vivono quelli sulla
Terra. Pur non avendo ricevuto al momento dell’uscita molte
critiche positive, Santa Claus Conquers the Martians è
bizzarro e interessante al punto giusto per farlo essere un film da
riscoprire.
Film completo disponibile su
YouTube.
Babbo Natale contro
il Diavolo
Ci spostiamo ora in
Messico, dove nel 1959 uscì Babbo Natale contro il
Diavolo, film fantasy diretto da René
Cardona e co-scritto con Adolfo Torres
Portillo. In questo racconto Babbo Natale non lavora al
Polo Nord, bensì nello spazio, ed è proprio lì che si ritrova a
combattere con un demone chiamato Pitch, per impedire che questi
raggiunga la Terra – come programmato da Lucifero in persona – e
spinga i bambini a infrangere le regole e a finire sulla lista dei
cattivi. Fu prodotta una versione inglese per gli Stati Uniti che
arrivò nel 1960, facendolo diventare un successo per l’epoca, salvo
poi essere dimenticato.
Santa and the Ice
Cream Bunny
Concludiamo con
Santa and the Ice Cream Bunny, un fantasy musicale del
1972 diretto da Richard Winer. La storia segue i
tentativi di Babbo Natale di liberare la sua slitta incastrata
nella sabbia di una spiaggia della Florida, dove è atterrato,
venendo aiutato da alcuni bambini locali, ai quali legge loro un
racconto che fa da apripista a un film-favola nel film, che dura
molto di più della narrazione principale incentrata su Babbo
Natale. A novella finita, i bambini odono il lamento di una sirena
e poco dopo il Coniglietto dei gelati, con la sua antica autopompa,
spunta fuori per andare in loro soccorso e salvare la situazione.
Riuscendo così a far tornare Babbo Natale, con la sua slitta, al
Polo Nord. Decisamente un film bizzarro, meritevole di essere
riscoperto.
Manca poco più di una settimana
prima al debutto della seconda stagione di What
If…?che sarà presentata in anteprima su
Disney+, e ora i
Marvel Studios hanno
rilasciato un nuovo trailer che dà inizio al conto alla rovescia
per Natale.
Ci sono molti momenti davvero
interessanti in questa anteprima – e più di qualche voce familiare
– ma il punto di discussione più grande qui sarà sicuramente il
nostro primo sguardo al nuovissimo Multiverso introdotto per la
prima volta nel finale della
seconda stagione diLoki.
Probabilmente lo studio non
aveva deciso come sarebbe stato (o che Loki lo avrebbe creato)
quando What If…? la
prima stagione era in produzione, ma ora è ormai una realtà,
vedremo chiaramente molto di più del design ispirato a
Yggdrasil.
In What
If…? Captain Carter (doppiato da Hayley
Atwell), Black Widow (Lake Bell), Captain
America (Josh Keaton) e The Watcher
(Jeffrey
Wright) sono tra i membri chiave del cast che
riprenderanno i ruoli nella seconda stagione. La
prima stagione presentava attori originali del MCU come
Mark Ruffalo nei panni di Hulk, Elizabeth
Olsen nei panni di Scarlet Witch, Sebastian
Stan nei panni di Bucky Barnes, Benedict
Cumberbatch nei panni del Dottor Strange, Chris Hemsworth nei panni di Thor e
molti altri.
“What
If…?” è stata la prima serie animata in assoluto dei
Marvel Studios, che ha visto il suo debutto in serie nell’agosto
2021. Lo spettacolo si tuffa nelle possibilità illimitate che si
trovano nelle linee temporali alternative del multiverso, ad
esempio, e se Ultron di fosse riuscito a vincere? E se Thor non
avesse mai avuto Loki come fratello? A queste domande viene data
risposta nella serie, che vede questi periodi ipotetici
trasformarsi in realtà.
Annunciata in precedenza al Comic
Con di San Diego del 2022, la seconda stagione di “What
If…?” presenta un episodio ambientato in epoca
medievale, un episodio in cui i personaggi di “Shang-Chi” si
scontrano con Odino e le sue forze asgardiane, un episodio in cui
Valchiria e Iron Man corrono per le strade del pianeta Sakaar visto
in Thor: Ragnorak.
Bryan Andrews
resterà regista per la seconda stagione insieme allo scrittore capo
A.C. Bradley, ed entrambi sono accreditati come produttori
esecutivi della serie. Una terza stagione era già in lavorazione
per la serie prima dell’uscita della seconda stagione.
DreamWorks Animation e
Universal Pictures hanno diffuso il trailer ufficiale di Kung
Fu Panda 4, l’atteso quarto capitolo della saga sul
banda più simpatico del mondo. Quest’anno, per la prima volta dopo
quasi dieci anni, l’icona della commedia Jack Black torna a vestire
i panni di Po, il maestro di kung fu più
improbabile del mondo, con un nuovo esilarante e divertentissimo
capitolo dell’amato franchise della DreamWorks Animation:
Kung Fu Panda
4. Dopo aver sfidato la morte in tre incredibili
avventure sconfiggendo nemici di fama mondiale con il suo
straordinario coraggio e le sue pazzesche abilità nelle arti
marziali, Po, il Guerriero Dragone (Jack
Black, candidato ai Golden Globe), è chiamato dal
destino a… darci un taglio. Gli viene infatti affidato il compito
di diventare il capo spirituale della Valle della
Pace.
Questo comporta
però un paio di problemi evidenti. In primo luogo, Po ne sa di
leadership spirituale tanto quanto di paleodieta e, in secondo
luogo, deve cercare e addestrare al più presto un nuovo Guerriero
Dragone prima di poter assumere la sua nuova e prestigiosa
posizione.
Come se non bastasse, di
recente è stato avvistato un malvagio e potente signore del
crimine, Chameleon (il premio Oscar Viola Davis), una piccola lucertola in grado
di trasformarsi in qualsiasi creatura, grande o piccola che sia.
Chameleon ha messo gli occhi sul Bastone della Saggezza di Po, che
le darebbe il potere di risvegliare dal regno degli spiriti tutti i
cattivi che Po ha sconfitto.
Po ha quindi bisogno di
aiuto. Lo troverà (più o meno?) nella ladra Zhen
(Awkwafina, vincitrice di un Golden Globe), una
volpe corsara che fa davvero impazzire Po, ma le cui abilità si
riveleranno preziose. Nel tentativo di proteggere la Valle della
Pace dagli artigli rettiliani di Chameleon, questa strana coppia
comica dovrà unire le proprie forze. Nel frattempo, Po scoprirà che
gli eroi si possono trovare nei luoghi più inaspettati.
Il film si avvale delle
voci storiche di Dustin Hoffman, vincitore del
premio Oscar, nel ruolo del maestro di kung fu Shifu; James
Hong (Everything Everywhere All at Once) nel ruolo del
padre adottivo di Po, Mr. Ping; Bryan Cranston,
candidato al premio Oscar, nel ruolo del padre naturale di Po, Li,
e Ian McShane, candidato al premio Emmy, nel ruolo
di Tai Lung, ex allievo e acerrimo nemico di Shifu. Il vincitore
dell’Oscar Ke Huy Quan (Everything Everywhere All at
Once) si unisce all’ensemble nel ruolo di un nuovo personaggio,
Han, il leader del Covo dei Ladri.
Kung Fu Panda
4 è diretto da Mike Mitchell (Trolls della DreamWorks
Animation, Shrek e vissero felici e contenti) e prodotto da Rebecca
Huntley (Troppo Cattivi della DreamWorks Animation). La co-regista
del film è Stephanie Ma Stine (She-Ra e le principesse guerriere).
Nel 2008, il primo capitolo del franchise, Kung Fu Panda, nominato
agli Oscar®, è diventato il film d’animazione originale di maggior
incasso della DreamWorks Animation e ha dato il via a un franchise
che ha guadagnato più di 1,8 miliardi di dollari al box office
mondiale.
Il mondo visto dagli occhi di
un’adolescente può essere davvero problematico e tormentato da
grandi insicurezze. Se poi a questo si aggiunge anche un doloroso
lutto e un nuovo forzato inizio in una casa di campagna abitata da
undici sconosciuti, affrontare la vita potrebbe sembrare ancor più
duro e caotico. Ed è proprio ciò che accade alla dolce quindicenne
Jackie, protagonista del nuovo commovente dramma di
formazione Uno splendido errore (titolo originale
My Life with the Walter Boys) prodotto da
Melanie Halsall insieme al team dietro la trilogia
cinematografica The Kissing Booth, tra cui Ed
Glauser.
Composta da 10 episodi di
circa 50 minuti, la serie porta sul piccolo schermo
l’omonimo romanzo bestseller Wattpad della scrittrice
statunitense Ali Novak, libro che scrive all’età di soli
quindici anni e che segna il suo grande esordio. La prima stagione
di Uno splendido errore è disponibile dal 7
dicembre su Netflix.
Trama Uno splendido errore
Durante una festa a Manhattan,
mentre attende con impazienza l’arrivo dei suoi genitori e della
sorella maggiore Lucy, la spigliata e dolce Jackie Howard
(Nikki Rodriguez) è raggiunta dallo zio Richard
(Alex Quijano) che ha un’orribile notizia da
darle: la sua famiglia è stata vittima di un tragico incidente. È
così che l’ambiziosa teenager, dopo alcune settimane, si ritrova
costretta a lasciare la sua vita ricca e privilegiata
nell’affascinante Grande Mela per trasferirsi in un’anonima e
rustica cittadina del Colorado con la sua nuova tutrice Katherine
(Sarah Rafferty), il marito George (Marc
Blucas) e i loro dieci scalmanati figli. E mentre cerca di
affrontare il lutto e di dare il suo meglio per eccellere a scuola
ed esaudire il sogno di entrare nella stessa università del padre,
quella di Princeton, Jacky deve ora adattarsi alla sua “nuova vita”
in campagna con una inattesa famiglia allargata.
Uno splendido errore | In foto (da sinistra a destra): Corey
Fogelmanis, Ashby Gentry, Connor Stanhope, Noah LaLonde, Sarah
Rafferty, Marc Blucas, Alex Quijano, Nikki Rodriguez, Zoë Soul,
Alisha Newton, Isaac Arellanes, Myles Perez.
Il “paradiso” dei ragazzi
Quando al primo giorno di scuola
Jackie racconta di essersi trasferita dalla famiglia Walter, le sue
compagne la reputano “la ragazza più fortunata di tutta la
scuola”. Ma anche se Jackie è atterrata nel “paradiso dei
ragazzi”, convivere con sette giovani Walters e Parker
(Alix West Lefler), un’ostile preadolescente
abituata a mettere da parte la propria femminilità per sopravvivere
sotto un tetto prevalentemente maschile, non è certamente un “nuovo
inizio” semplice.
Con una introduzione che ricorda
un po’ l’iconico cult Una scatenata
dozzina, i Walters sono presentati con una scena
iniziale dove sbucano ragazzi da ogni dove: ad accogliere Jackie è
Will (Johnny Link), il primogenito dei Walters, un
neolaureato con un lavoro precario nel settore immobiliare. Poi c’è
l’affascinante, atletico e misterioso Cole (interpretato da
Noah LaLonde); il sensibile e tranquillo nerd Alex
(Ashby Gentry); il silenzioso Danny
(Connor Stanhope) che sogna una carriera nel mondo
del teatro; il musicista modaiolo Nathan (Corey
Fogelmanis); il futuro regista Jordan (Dean
Petriw); il piccolo di casa, Benny (Lennix
James); e, infine, i due impegnativi cugini Isaac
(Isaac Arellanes) e Lee (Myles
Perez).
Uno splendido errore – In foto Ashby Gentry nei panni di Alex e
Nikki Rodriguez in quelli della protagonista Jackie.
Triangolo amoroso o “battaglia d’onore”?
Fin dai primi minuti della serie, è
evidente che non era tra gli ambiziosi progetti di Jackie
passare dalla rumorosa New York al caos familiare dei
Walters. Eppure, in pochissimo tempo, la giovane Howard si
ritrova travolta dalle chiassose (e romantiche) attenzioni
dei due fratelli Walters, Cole e Alex.
Opposti caratterialmente e ora rivali in amore, i due affrontano la
conoscenza con la nuova arrivata come una vera battaglia
d’onore, in cui non mancano neppure zuffe e infime
scorrettezze.
Anche se il triangolo
amoroso Jackie-Cole-Alex predomina nella trama dell’intera
serie, la commovente storia di un amore giovanile passa crudelmente
in secondo piano per dare ampio spazio ai già consolidati
dissapori fraterni. Il pubblico finisce, dunque,
per assistere a un infantile e logorante “botta e
risposta” tra Cole, che in realtà è più concentrato sul
suo sogno infranto di atleta a seguito di un infortunio, e Alex
che, da bravo ragazzo, passa in pochi episodi a essere un
piagnucoloso teenager dall’autocommiserazione tossica. Proprio per
questo forte astio tra i due Walters, Jackie appare soggiogata da
dinamiche dettate più dalla razionalità e dall’apparente
infatuazione che piuttosto dal vero primo amore.
Uno splendido errore – In foto Nikki Rodriguez (Jackie) e Noah
LaLonde (Cole).
Un teen drama che non si impegna
abbastanza
Uno splendido errore
(titolo che per altro non rende come quello originale inglese) è
una graziosa serie tv per famiglie che però non riesce a essere
“abbastanza” nel già vasto e ricco catalogo per adolescenti di
Netflix. La trama segue tanti
personaggi (persino alcuni secondari ed esterni allo
stesso nucleo della famiglia Walters) che non riescono ad avere il
giusto spazio narrativo e, di conseguenza, una reale crescita nel
corso degli episodi. A ciò si aggiunge che, come accennato
poc’anzi, il triangolo amoroso centrale risulta così debole
e poco convincente che lo spettatore fatica a
immedesimarsi e a prendere le parti di uno o l’altro Walters.
Infine, il teen drama di
Melanie Halsall – pur avendo ben chiaro i cliché del
genere e affrontando temi importanti e
universali come il lutto, i problemi adolescenziali,
l’importanza della “famiglia per scelta”, la difficoltà
dell’inseguire i propri sogni o il dolore di dovervi rinunciare –
non osa abbastanza e finisce per risultare come
l’ennesimo prodotto televisivo per giovanissimi che però manca di
profondità ed emozione.
Il Faraone, il Selvaggio e
la Principessa, nuovo film d’animazione del regista,
sceneggiatore e animatore francese Michel Ocelot
(Dilili
a Parigi), sta per arrivare nelle nostre sale.
Presentato in occasione della 46esima edizione del Festival
internazionale del film d’animazione di Annecy il 14 giugno 2022 e
distribuito in Francia a partire dal 19 ottobre 2022, la pellicola
sarà rilasciata in Italia il prossimo 14 dicembre.
Prodotto, almeno in parte, con il
contributo del Museo del Louvre e proiettato alla 17esima Festa del Cinema
di Roma nella sezione Alice nella Città, il film giunge dunque
nei cinema nostrani con circa dodici mesi di ritardo. E riporta su
grande schermo le avventure animate di un cineasta che, nel corso
degli ultimi 25 anni, ha saputo dare vita a un inconfondibile stile
grafico e narrativo da mille e una notte.
Il Faraone, il Selvaggio e la
Principessa: la trama
A seguito del racconto quasi
“decameroniano” di Principi e Principesse e della
(per ora) trilogia dedicata alle vicende di Kirikù, conclusasi
ormai dieci anni fa, Ocelot torna a frammentare il
proprio minutaggio; e affida a una stravagante narratrice, a
colloquio con il proprio pubblico, tre fiabe dal consueto sapore
esotico. Un viaggio attraverso i secoli guidato dalle forze di
amore, destino e desiderio.
Nella terra di Kush, regno del Sudan
di 3000 anni fa, il giovane Re Tanwekamani è innamorato della
principessa Nasalsa, ma la madre di lei, la regina, ritiene che il
solo faraone sia degno di chiederne la mano. Tanwekamani decide
allora di risalire il Nilo e conquistare l’Egitto. Un’impresa che
esige forza e saggezza; qualità necessarie per tornare in patria
trionfante.
Un castello nell’Alvernia medievale
è invece la cornice del secondo racconto, là dove il figlio di un
Signore, costantemente sgridato dal padre, decide un giorno di
rubare le chiavi del carceriere per liberare un prigioniero.
Condannato a morte per tradimento, ma risparmiato dai suoi
esecutori e abbandonato nel bosco, il ragazzo cresce lontano dal
castello. Fino a quando le scorribande del “Bel Selvaggio”,
divenuto eroe popolare leggendario, si intrecciano nuovamente con
gli affari di corte.
A fare da sfondo alla terza e ultima
storia è infine l’Oriente del XVIII secolo, terra d’incontro tra la
Principessa delle rose, dama bellissima e ambita, e il cosiddetto
Principe delle frittelle, costretto a fuggire dal proprio paese a
causa di un gruppo di assassini e divenuto venditore in una città
vicina sotto mentite spoglie. La bontà delle leccornie preparate
dal giovane fornisce ai due ragazzi l’occasione di condividere
alcuni momenti insieme, sebbene il sultano e le circostanze lottino
strenuamente per separarli.
Un grande libro di racconti
Visionare un lungometraggio di
Michel Ocelot equivale insomma, il più delle
volte, a immergersi in un grande libro di racconti; a perdersi nei
meandri favolistici di fiabe semplici, sovente slegate, unite però
da un fil rouge tematico nonché stilistico. Ragion per cui
Il Faraone, il Selvaggio e la Principessa assume
oggi, almeno in apparenza, le sembianze di una prosecuzione quasi
prestabilita dell’opera dell’autore; capitolo nuovo, e innocuamente
inserito, di una narrazione ormai settata e priva di sorprese.
Dopotutto queste tre nuove storie
del regista – ancora storie di principi e principesse – si
integrano perfettamente all’interno del percorso artistico
dell’animatore francese. Sono favole “moraleggianti” e
conciliatorie, pensate per un pubblico generalmente infantile;
fiabe della buonanotte che raccontano d’amore, di coraggio e
generosità; fiabe che pescano da stilemi riconoscibili e
ritornanti, provenienti da un sottobosco popolare che nei decenni
ha necessariamente ispirato differenti autori e case di produzione.
Fiabe che dunque, inevitabilmente, risentono di echi facilmente
individuabili, per lo più riconducibili a tradizioni culturali a
lungo tramandate e mescolatesi l’una con l’altra.
Resistenza stilizzata
Eppure, sospesa nei “silenzi” tra
una storia e la successiva, chirurgicamente dosata negli attimi di
respiro della narrazione, la cornice de Il Faraone, il
Selvaggio e la Principessa è forse il suo elemento più
significativo. Richiamo classicheggiante di una struttura tipica e
al contempo lettura estremamente lucida del presente audiovisivo
dominato dalla dimensione piattaforma; lì dove le più disparate
richieste degli spettatori sagomati nei primi istanti di pellicola
paiono poter configurare la narratrice come un ideale e
servizievole algoritmo, chiamato a soddisfare qualsiasi richiesta
del proprio pubblico.
E chissà che, a fronte di questo
variegato melting pot di input, la scelta di
Ocelot di distribuire i diversi spunti con ordine
senza assommarli in un unico confuso agglomerato dai mille
ingredienti, non sia allora da interpretare come un atto di
resistenza alla dittatura del tutto, subito e tutto insieme.
L’ennesimo silenzioso atto di forza di un regista che nell’epoca
della tecno-rivoluzione oppone ancora l’ombra stilizzata delle
proprie silhouette. Alla ricerca della meraviglia.
L’ultimo samurai del 2003 è senza dubbio un film che
ha raccolto molti consensi e che, tra le altre cose, è basato su
eventi realmente accaduti. Quando si vede una locandina di un film
che cita la frase “basato su una storia vera”, è abbastanza chiaro
che ci saranno almeno alcune modifiche hollywoodiane che renderanno
il film non accurato al 100% dal punto di vista storico. E il film
con protagonista
Tom Cruise non fa eccezione.
Sebbene questo lungometraggio sia
stato costruito per assomigliare a un resoconto storico del passato
del Giappone, la verità è che gran parte di esso è stato fatto per
scopi d’intrattenimento. Questo porta quindi a chiedersi quale
fosse la vera storia dietro
L’ultimo samurai.
Ecco la vera storia dietro il film L’ultimo
samurai
Di cosa parla L’ultimo samurai ?
La rappresentazione dei
Samurai non è una novità nelle serie tv e al cinema. Questo film
diretto da
Edward Zwick vede
Tom Cruise nei panni di un ufficiale militare americano assunto
dal governo giapponese per addestrare l’esercito a combattere la
nascente ribellione guidata da un gruppo di guerrieri samurai
emarginati. Questi guerrieri hanno combattuto per resistere alla
rapida crescita della modernizzazione del Giappone, influenzata
dalle culture occidentali. Il personaggio di Cruise, il
capitano Nathan Algren, è lì per uno stipendio, senza
alcuna fedeltà al governo giapponese. In realtà, Algren sta
affrontando i propri demoni con il suo coinvolgimento nelle guerre
tra americani e indiani d’America.
Il leader dei guerrieri samurai è
Katsumoto, interpretato dall’attore
Ken Watanabe, uno spadaccino compassionevole ma letale che
guida la ribellione. Nella prima battaglia tra le forze giapponesi
guidate da Algren e i Samurai, il leader americano sconfigge un
importante guerriero, evitando così l’esecuzione una volta
catturato. Tuttavia, durante il periodo trascorso con i Samurai,
Algren impara non solo a rispettare e comprendere le ragioni di
questa ribellione, ma anche a combattere come un guerriero
giapponese. Alla fine si unisce ai ribelli per combattere al loro
fianco contro l’esercito imperiale. Tutto ciò dà vita a un film
molto emozionante, che tuttavia si ispira solo in parte agli eventi
realmente accaduti in quel periodo.
Gli eventi reali su cui si basa
L’ultimo samurai
La storia, così come in
molte produzioni vecchie e nuove sui
Samurai, ci ha insegnato che loro erano guerrieri altamente
qualificati provenienti dal Giappone, emersi durante il
periodo Heian, che va dal 794 al 1185 d.C. Questi
uomini seguivano un rigido codice di condotta ed etica chiamato
Bushido, la principale fazione di guerrieri
dell’epoca si concentrava su lealtà,
autodisciplina e soprattutto onore.
Contrariamente a quanto molti potrebbero credere, i Samurai non
erano solo spadaccini, ma servivano anche come protettori e
guardie, possedendo molte altre abilità come il tiro con l’arco e
l’equitazione. Non c’è dubbio che i Samurai fossero una forza da
non sottovalutare.
Verso la metà del
1300, i Samurai erano diventati una cultura
militare d’élite ben consolidata e separata dai comuni
cittadini. Il loro potere crebbe a tal punto che cominciarono a
ottenere influenza politica durante il periodo d’instabilità del
governo giapponese. Tra il 1400 e il 1600, il cosiddetto
periodo Sengoku, i Samurai raggiunsero l’apice
della loro forza politica e fisica, esercitando una notevole
influenza sul Paese. La loro volontà e disciplina contribuirono a
unificare il Giappone e a portare stabilità alla
nazione.
Con questa nuova stabilità, i
Samurai si impegnarono maggiormente nel governo e nelle questioni
civili, mentre le battaglie diventavano sempre meno frequenti. La
combinazione di politici e samurai portò a un periodo di maggiori
attività culturali e intellettuali. Tuttavia, alla fine del
XIX secolo, il Giappone subì una rapida
modernizzazione sotto l’influenza delle potenze occidentali.
Intensamente concentrati sulla conservazione della loro cultura e
del loro patrimonio, i Samurai rifiutarono questa espansione e
questo cambiamento, che li portò a diventare dei reietti in
rivolta e, infine, a sfociare nella Guerra
Boshin. Questo tipo di conflitto non è una novità, in
quanto ci sono state molte storie giapponesi che hanno descritto
guerre e battaglie di questo specifico periodo storico.
L’uomo a cui si ispira il
personaggio di Tom Cruise in L’ultimo samurai
È importante sottolineare
che la storia che si vede in
L’ultimo samurai è stata in gran parte romanzata e che, sebbene
l’influenza occidentale abbia avuto un ruolo nell’accesso al
Giappone e abbia portato a questa storia, l’America ha avuto un
ruolo limitato in questo capitolo. Il personaggio di
Tom Cruise, il capitano Nathan Algren, è
basato su una persona realmente esistita di nome Jules
Brunet, che era un membro dell’esercito francese giunto in
Giappone durante la guerra Boshin. questo
conflitto interno fu uno scontro tra il governo giapponese e la
ribellione dei Samurai in risposta all’influenza dell’Occidente
sulla modernizzazione del Giappone. L’ultimo governo feudale detto
shogunato Tokugawa, che in precedenza aveva
mantenuto una presa secolare sul Giappone, aveva bisogno di
assistenza per combattere l’imperatore Meiji.
Avendo un rapporto positivo con i francesi e con Napoleone
III, lo shogunato si rivolse ai suoi alleati, ottenendo
che Brunet, un esperto di artiglieria altamente decorato, aiutasse
ad armare e consigliare le proprie forze armate.
Come per altri personaggi presenti
in altri film sui Samurai, spesso ci sono altrettante falsità e
fatti. Ad esempio, è vero che Brunet ha sviluppato simpatia per la
causa dei Samurai e alla fine si è schierato con loro per
combattere contro le forze imperiali giapponesi. Tuttavia,
nonostante l’epica conclusione dell’ultima battaglia che si vede
nel film, l’allineamento dei destini di Algren e di Brunet è un po’
a sorpresa. Brunet ha combattuto a fianco dei Samurai nella
battaglia di Hakodate, dove i guerrieri, guidati da Saigao
Takamori, hanno fatto l’ultima resistenza, ma è
fuggito in Francia con alcuni compagni dopo la
sconfitta. L’Impero giapponese, avendo ristabilito il proprio
potere, cercò di fargliela pagare per essersi opposto a loro.
Tuttavia, Brunet fu protetto dal governo francese e reinserito
nell’esercito, dove continuò il suo incarico durante la
guerra franco-prussiana e la rivolta della Comune
francese del 1871.
Il leader Katsumoto in L’ultimo
samurai era basato su un vero capo dei guerrieri giapponesi
Per quanto riguarda il
leader della ribellione Samurai, Mortisugu
Katsumoto interpretato da
Ken Watanabe, anche questo personaggio, come Algren, era
vagamente basato su un vero guerriero Samurai. Katsumoto può essere
direttamente collegato all’iconico Samurai giapponese Saigō
Takamori. Takamori si oppose fortemente e resistette
all’improvvisa transizione del governo giapponese dalla cultura
tradizionale e dal feudalesimo alla modernizzazione di stampo
occidentale. La sua opposizione fu un importante voce tra la
fazione tradizionale e il governo Meiji. Come il personaggio del
film, Takamori non si è mai allontanato dal suo impegno nei
confronti della cultura e dei valori tradizionali dei Samurai e di
un intenso senso dell’onore. Lui e il resto dei ribelli ritenevano
che la conservazione della cultura tradizionale giapponese fosse
fondamentale anche rispetto alla crescente influenza delle potenze
occidentali sul governo del Paese.
La fine di Katsumodo alla fine de
L’ultimo samurai è quella di un leader che combatte fino a una
morte drammatica per difendere il suo popolo e le sue convinzioni.
In realtà, però, la morte di Takamori avvenne molto tempo dopo gli
eventi narrati nel film. Dopo la battaglia di Hakodate, Takamori si
unì al governo Meiji, dove divenne generale nel 1873. Secondo il
lavoro di Mark Ravina nel suo libro ” The Last
Samurai: the Life and Battles of Saigō Takamori “, Saigo tornò
nella sua città natale di Kagoshima e aprì delle scuole chiamate
Shi-Gakko dove addestrava gli ex samurai. A causa delle crescenti
pressioni e delle azioni intraprese dai Meiji, Saigo fu costretto a
dichiarare guerra, portando 15.000 soldati in una posizione finale
durante la ribellione di Satsuma del 1877. Sebbene
i dettagli della sua morte non siano chiari, alla fine di questa
brutale battaglia, Saigo fu gravemente ferito e commise il
Seppukku, che indica un antico rituale per il
suicidio obbligatorio o volontario, privilegio esclusivo della
casta dei Samurai.
Il film L’ultimo samurai nel
complesso è abbastanza fedele alla storia
Quando si confrontano i
personaggi principali nel film
L’ultimo samurai con la vera storia, è interessante esaminare
anche la realtà del conflitto giapponese stesso. La
Restaurazione Meiji, avvenuta all’incirca dal 1868 al
1912, segnò il crollo dello shogunato Tokugawa e
l’ascesa del controllo imperiale sotto l’imperatore Meiji. Il
governo feudale e legato ai Samurai con i loro valori tradizionali,
fu sostituito da un governo militare incentrato sulla
modernizzazione. Con la crescente influenza occidentale nell’Impero
Meiji, i Samurai sentirono di non avere altra scelta se non quella
di separarsi e formare una ribellione per reclamare il loro Paese
in rapido cambiamento. Contrariamente a quanto descritto ne
L’ultimo samurai, lo scontro tra il governo e i
ribelli durò molto più a lungo.
Nonostante gli sforzi dei Samurai,
alla fine furono sconfitti dalle forze imperiali Meiji e
l’attenzione alla modernizzazione e al progresso industriale
continuò a plasmare il governo del Giappone. La vera ribellione dei
Samurai fu molto più complessa di quella descritta nel
lungometraggio americano. I ribelli non erano solo guerrieri, che
si staccavano dal governo imperiale giapponese; erano anche
sostenitori della conservazione dei valori e della cultura secolari
del Paese. Tornando al film, L’ultimo samurai è
stato oggetto di critiche per la sua insensibilità razziale e per
la sua inaccuratezza storica. Tuttavia, lo stesso attore giapponese
Watanabe è intervenuto in difesa del film affermando: “Ho pensato
che avevamo l’opportunità di rappresentare il Giappone in un modo
in cui non eravamo mai stati in grado di farlo prima. Quindi
pensavamo di fare qualcosa di speciale”. A prescindere da come ci
si schiera, è un peccato che questa pellicola non metta in luce la
storia su cui si basa veramente e che invece scelga Tom
Cruise come protagonista nel classico ruolo dell’eroe bianco
che salva tutti.
Un nuovo trailer di Aquaman e il
Regno Perduto è stato rilasciato da RealD 3D,
anticipando le proiezioni con quella tecnologia per il sequel DC.
Il trailer è stato pubblicato sull’account Twitter ufficiale di
RealD 3D, scelta che promuove anche le proiezioni in
3D che il film avrà una volta debuttato nelle sale il 22 dicembre.
Il trailer promette che il sequel sarà “l’esperienza 3D più
strabiliante dai tempi di Avatar”, creando delle aspettative
molto alte per gli effetti visivi.
Your tide is coming in and it’s
#InRealD3D. 🌊
#Aquaman and the Lost Kingdom – Only in theaters December
22.
Aquaman e il
Regno Perduto sarà il film conclusivo dell’era “DCEU”
prima che il franchise venga riavviato. Jason Momoa molto
probabilmente metterà da parte il tridente, ma si dice che sia in
trattative per interpretare un personaggio completamente diverso
nel DCU di James
Gunn e Peter Safran, Lobo.
Non essendo riuscito a
sconfiggere Aquaman la prima volta, Black Manta, ancora spinto dal
bisogno di vendicare la morte di suo padre, non si fermerà davanti
a nulla pur di sconfiggere il Re di Atlantide una volta per tutte.
Questa volta Black Manta è più formidabile che mai, poiché
brandisce il potere del mitico Tridente Nero, che scatena una forza
antica e malevola. Per sconfiggerlo, Aquaman si rivolgerà al
fratello imprigionato Orm, l’ex re di Atlantide, per stringere
un’improbabile alleanza. Insieme, dovranno mettere da parte le loro
differenze per proteggere il loro regno e salvare la famiglia di
Aquaman e il mondo dalla distruzione irreversibile.
Trai tanti cameo di The Flash, uno dei più
discussi è stato senza dubbio quello di George Clooney nei panni di Bruce Wayne. Alla
fine del film, Bruce di Clooney arriva in tribunale per parlare con
Barry Allen di Ezra Miller, sostituendo la
versione del personaggio di Ben
Affleck sulla timeline. Ma Clooney tornerà
nell’universo DC o questo cameo è stato un episodio
irripetibile?
Durante un intervista,
George Clooney ha confermato che il suo ritorno
nei panni del crociato mascherato è stato un evento unico. Clooney
ha scherzato dicendo che “non c’erano molte richieste” perché
tornasse a interpretare Batman. L’attore premio Oscar ha
interpretato Bruce Wayne in Batman & Robin del
1997, film ampiamente considerato una delle peggiori iterazioni
dell’Uomo Pipistrello di sempre. Clooney non ha mai più
interpretato Batman fino a questo cameo.
Nel breve video, Clooney scherza
sulla sua celebre tuta di gomma con capezzoli a vista, e poi
conclude: “È stato divertente farlo perché, sai, è stato
solo per un po’“, ha detto Clooney. “Doveva essere
divertente.”
Sebbene sia ormai ufficiale che
Nicholas Hoult è il nuovo Lex Luthor, la
decisione di puntare i riflettori su quel cattivo ancora una volta
in Superman:
Legacy ha sollevato alcuni dubbi.
Dopo che Lex è stato al centro della
scena in moltissimi film sull’Uomo d’Acciaio, il pubblico forse si
aspettava un cattivo diverso per la nuova iterazione dell’Ultimo
figlio di Krypton. Ma in fin dei conti, si sa, il nucleo di
interesse vero sarà rappresentato dalla capacità o meno di
James
Gunn di sfruttarne le caratteristiche.
Tuttavia, la scelta di Hoult come
nuovo Lex ha fatto porre ai fan anche un’altra domanda, relativa al
fatto che James Gunn avrebbe potuto pescare, come
fa spesso, dal suo personale parterre di attori/parenti/amici per
dar vita al personaggio, soprattutto alla luce del fatto che il suo
caro amico Michael Rosenbaum è già stato Lex per tanti
anni in Smalville.
Quando a Gunn è stato chiesto come
mai non avesse scelto Rosenbaum, ha risposto: “Amo Michael –
era il mio Lex preferito ed è uno dei miei amici più cari. Ma
volevo un Lex che fosse contemporaneo di Superman”.
Non siamo minimamente sorpresi dal
fatto che Rosenbaum non sia stato scelto, ma i commenti di Gunn sul
fatto che Lex sia contemporaneo di Superman suggeriscono che
Superman:
Legacy presenterà una relazione simile a quella
vista nel fumetto Superman: Birthright trai due
personaggi.
Superman: Legacy, tutto
quello che sappiamo sul film
Superman:
Legacy, scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che
esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo
metaumano del DCU). Il casting,
come già detto, ha portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane.
María Gabriela De Faría sarà il villain “The
Engineer”. Superman sarà supportato da Lanterna Verde
(Nathan Fillion), Hawkgirl (Isabela
Merced), Mister Terrific (Edi Gathegi) e
Metamorpho (Anthony Carrigan). Nicholas Hoult sarà Lex Luthor,
Skyler Gisondo Jimmy Olsen e Sara
Sampaio Eve Teschmacher.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.