Domenica 9 febbraio saranno
ufficialmente assegnati gli Oscar
2020, con Joker a
farla da padrone con ben 11 candidature, seguito
da 1917,
C’era una volta a
Hollywood e The
Irishman (10 nomination a testa). Al di là
dei film, dei registi e degli sceneggiatori, è innegabile quanto
l’attenzione sia essenzialmente puntata (anche da parte di chi al
cinema non è propriamente avvezzo) sulle star, ossia sugli attori e
sulle loro interpretazioni in questo o quell’altro film.
In attesa di scoprire quali saranno
i “migliori attori dell’anno”, abbiamo pensato di proporvi un ruolo
da recuperare per ognuno dei candidati in vista della notte delle
stelle: non si tratta necessariamente della “migliore
interpretazione”, ma soltanto di un consiglio spassionato per
approfondire il talento quel determinato interprete.
Dopo aver preso in esame le
categorie Migliore Attrice e Attore
Non Protagonista, passiamo ad approfondire quella relative a
Migliore Attrice e Attore Protagonista:
Cynthia Erivo, Widows – Eredità criminale

Cynthia Erivo è
sicuramente la gradita sorpresa nella cinquina della migliore
attrice protagonista di quest’edizione. L’attrice, cantante e
compositrice inglese ha ottenuto la sua prima candidatura agli
Oscar grazie al ruolo di attivista Harriet Tubman nel biopic
Harriet (in Italia ancora inedito), per
il quale è riuscita a conquistare anche una nomination alla miglior
canzone, grazie al brano “Stand Up” da lei scritto.
Dopo un lungo successo a Broadway,
la Erivo ha fatto il suo debutto sul grande schermo nel 2018, con
il neo-noir thriller all-star 7 Sconosciuti a
El Royale di Drew Goddard, dove ha dato anche
prova delle sue incredibili doti canore. È grazie però a Steve
McQueen, che lo stesso anno la sceglie per il ruolo di Belle
O’Reilly in Widows –
Eredità criminale, che la vediamo impegnata in un
heist movie tutto al femminile che, mescolando il thriller
e il dramma, è capace di riflettere sul riscatto sociale nell’epoca
contemporanea e sulla forza inestimabile delle donne.
Scarlett Johansson, Ghost World

Vi abbiamo già parlato di Scarlett
Johansson nella prima parte di questo speciale, dal
momento che l’attrice è candidata quest’anno in entrambe le
categorie dedicate alla migliore attrice. In Storia di un
matrimonio di Naoh Baumbach, la Johansson ha
probabilmente offerto la più intesa e struggente performance della
sua carriera, dimostrando una maturità che in realtà è sempre stata
uno dei suoi marchi distintivi, fin da quando ha iniziato a muovere
i primi passi nel mondo del cinema.
Un ottimo esempio in tal senso è
costituito da Ghost World, primo film in
cui Scarlett ha vestito i panni della protagonista, al fianco di
Thora Birch, la Jane Burnham di American Beauty (all’epoca
molto più conosciuta). La pellicola è tratta dall’omonima graphic
novel di Daniel Clowes ed è probabilmente uno dei migliori teen
movie realizzati, capace di descrivere con sarcasmo e acuta
ferocia i giovani e la società americana dell’epoca.
Saoirse Ronan, Brooklyn

Dopo Jennifer Lawrence,
Saoirse
Ronan è diventata la seconda attrice nella storia
dell’Academy ad aver ricevuto quattro candidature entro i 25 anni.
Questo piccolo record è stato raggiunto grazie all’interpretazione
di Jo March nel bellissimo adattamento di Piccole
Donne ad opera di Greta
Gewig.
Prima ancora di dimostrare tutta la
fierezza e la volitività tipiche di una grande interprete in
pellicole quali Maria regina
di Scozia e Lady
Bird, la Ronan è stata protagonista di
Brooklyn, diretto
da John Crowley e basato sull’omonimo romanzo di Colm Tóibín. La
Eilis Lacey ritratta da Saoirse è probabilmente uno dei personaggi
più delicati della sua filmografia. Un dramma sentimentale che
affronta con tenerezza e sensibilità le “difficoltà dell’adattarsi”
e che, se non avete mai visto, vi consigliamo caldamente di
recuperare.
Charlize Theron, The Burning Plain

Nel 2004 un Oscar conquistato alla
prima nomination, per il gigantesco
Monster. Nel 2006 una seconda
candidatura per l’impegnato North Country – Storia di
Josey. Poi nulla per diversi anni. Finalmente
Charlize
Theron ritorna ad essere presa in considerazione
dell’Academy grazie al ruolo della giornalista Megyn Kelly in
Bombshell – La voce dello scandalo, che
in Italia arriverà soltanto a fine marzo.
Impossibile dire quale sia il ruolo
migliore di Charlize, attrice poliedrica spinta costantemente dal
coraggio e dalla voglia di mettersi in gioco, al punto da
affrontare i generi più disparati. L’abbiamo vista davvero sotto
ogni possibile veste, ma è innegabile quanto il suo talento emerga
sempre con una certa prepotenza quando si tratta di mettersi in
gioco con il dramma. Tra i vari ruoli drammatici ai quali ha dato
voce e corpo, quello di Sylvia in The Burning Plain –
Il confine della solitudine resta sicuramente uno dei
più complessi e sfaccettati.
Renée Zellweger, Chicago

Dopo un lungo periodo lontana dal
grande schermo, in cui molti pensavano che la sua stella si fosse
definitivamente oscurata, Renée
Zellweger sembra essere rinata dalle sue stesse
ceneri. Dopo i consensi ottenuti grazie alla sua straordinaria
interpretazione dell’iconia Judy Garland in Judy, siamo certi
che sarà proprio lei a brillare sul palco del Dolby Theatre la
notte del 9 febbraio, portandosi così a casa il suo secondo Oscar
(il primo lo ha vinto come non protagonista nel 2004 per
Ritorno a Cold Mountain).
Se siete alla ricerca di un titolo
da recuperare all’interno della filmografia – non così vasta,
dopotutto – dell’attrice statunitense, allora il film che fa al
caso vostro è sicuramente Chicago, il
musical del 2002 di Rob Marshall, omaggio agli
anni ’20 e al cinema di Bob Fosse. All’epoca Renée sfiorò il suo
primo Oscar (battuta però dalla Virginia Wolf di Nicole Kidman in
The Hours), ma la sua Roxie Hart è ancora oggi una vivida
testimonianza del suo enorme talento, non solo come attrice, ma
anche come cantante e ballerina.
Antonio Banderas, Evita

Attore feticcio di Pedro Almodovar,
Antonio
Banderas non ha mai goduto in realtà dello stesso
rispetto e della stessa ammirazione che l’Academy ha sempre
riservato invece al regista spagnolo. Contro ogni previsione e dopo
anni di ruoli che avrebbero tranquillamente meritato maggiore
attenzione, Banderas è riuscito finalmente a conquistare la sua
prima candidatura grazie a Dolor y
Gloria, l’ultima straordinaria fatica di
Almodovar in cui l’attore spagnolo dà vita ad una versione non
troppo mascherata, sicuramente intensa e delicata, dello stesso
acclamato regista.
Invece di scavare tra i titoli che
compongono il longevo sodalizio tra i due, abbiamo deciso di
suggerirvi un film in cui Banderas dimostra non solo la sua
versatilità, ma soprattutto la sua completezza di artista a tutto
tondo. Nel 1996 ha interpretato Che, coscienza critica del
popolo argentino, nel bellissimo Evita di
Alan Parker, al fianco della popstar Madonna.
Leonardo DiCaprio, Revolutionary Road

Il momento in cui Leonardo
DiCaprio avrebbe finalmente vinto l’Oscar sembrava non
arrivare mai: eppure, una situazione che nel corso degli anni è
diventato anche oggetto di scherno che lo stesso attore e il
pubblico intero aspettavano ormai da anni, quando nel 2016 è
finalmente riuscito a portarsi a casa l’ambita statuetta grazie a
Revenant –
Redivivo.
Per il ruolo di Rick Dalton in
C’era una volta a
Hollywood, DiCaprio mette a segno la sua settima
candidatura in totale, ma scegliere un solo ruolo all’interno della
filmografia di un attore che non ha mai compiuto un solo passo
falso (da sempre attento a scegliere con attenzione in quali
progetti imbarcarsi) è stata un’impresa veramente dura. Forse, per
la profondità della storia, per la sua struggente interpretazione e
per la magia che riesce ogni volta a creare sullo schermo quando
recita con la sua amica e collega Kate Winslet, Revolutionary
Road del 2008 era forse l’unico titolo che meritava
di finire in questo nostro speciale.
Adam Driver, Paterson

Adam
Driver non è soltanto il Kylo Ren della trilogia
sequel di Star
Wars; e per fortuna, aggiungiamo noi. Dopo una
prima nomination come non protagonista lo scorso anno per
BlacKkKlansman,
l’attore americano torna nella cinquina dei migliori attori, questa
volta in veste di protagonista, grazie al suo splendido ritratto di
Charlie Barber in Storia di un
matrimonio di Noah Baumbach, al
fianco di Scarlett Johansson.
Eppure, siamo convinti che tra i
suoi ruoli migliori rientri sicuramente quello dell’autista di
pullman Paterson che dà
il titolo all’omonimo film scritto e diretto da Jim Jarmusch nel
2016, e che forse non tutti ricordano o conoscono. Un’elegia delle
piccole cose quotidiane che troppo spesso diamo per scontate e
dalle quale vorremmo soltanto scappare, in cui Driver dà prova
ancora una volta del suo smisurato talento.
Joaquin Phoenix, The Master

Dopo aver sfiorato l’Oscar per ben
tre volte, questo sarà senza ombra di dubbio l’anno di Joaquin
Phoenix, che grazie alla magistrale interpretale di
Arthur Fleck nell’acclamato Joker di Todd
Phillips, riuscirà finalmente a salire sul palco del Dolby Theatre
per levare al cielo la statuetta più ambita da ogni attore che si
rispetti.
Attore dotato di una sensibilità
fuori dal comune, Phoenix ha probabilmente offerto una delle prove
attoriali più incredibili di sempre nel monumentale The
Master di Paul Thomas Anderson, un film
potentissimo in cui le reazioni violente e spropositate del
personaggio di Freddie Quell interpretato da Joaquin hanno
consolidato all’epoca l’impressionante talento in un’interprete
che, almeno guardando all’attuale panorama cinematografico, sembra
avere pochissimi eguali.
Jonathan Pryce, Carrington

Incredibile ma vero, quella che
Jonathan Pryce ha ricevuto per I due
papi, il film di Fernando Meirelles in cui recita al
fianco di Anthony Hopkins, rappresenta la prima
candidatura dell’acclamato interprete gallese al premio
Oscar. Di recente lo abbiamo visto in molti ruoli di
prestigio, a suo agio tanto nelle vesti di spalla (come in The Wife –
Vivere nell’ombra al fianco di Glenn Close) tanto
in quelle di protagonista (come ne L’uomo che
uccise Don Chisiotte di Terry Gilliam).
Una prova che resterà memorabile è
sicuramente quella offerta da Pryce in
Carrington di Christopher Hampton, in cui
ha interpretato lo scrittore britannico Lytton Strachey. Nei panni
di un barbuto omosessuale, con modi di esprimersi alla Oscar Wilde,
Jonathan è semplicemente irresistibile.