The Hollywood Reporter ha pubblicato una lunga intervista a
Chloe Zhao, la regista dell’attesissimo film
Marvel dedicato a Gli Eterni. L’intervista
include anche una serie di chiarazioni del presidente dei Marvel StudiosKevin
Feige, il quale ha descritto il tono del film di Zhao
come “affascinante”, rivelando che uno dei motivi per cui
lo studio ha deciso di procedere con lo sviluppo del film è stata
proprio la visione e le idee portate dalla regista.
Dal canto suo, Zhao ho spiegato:
“Ho radici nella cultura manga molto forti e profonde. Ho
portato un po’ di questa influenza anche ne Gli Eterni. E non vedo
l’ora di spingere ancora di più l’acceleratore su quel ‘matrimonio’
tra Oriente e Occidente”. Sembra quindi che la regia avesse
grandi ambizioni in merito al suo film: “Dove possiamo
spingerci dopo Avengers: Endgame? Non sto facendo questo
film soltanto da regista, ma lo sto facendo anche da fan.”
Nonostante alcuni registi si siano
scontrati con i Marvel Studios in passato,
Chloe Zhao ha spiegato di aver avuto tutta la
libertà creativa necessaria durante la realizzazione de Gli Eterni, attribuendo
a Feige e allo studio il merito di aver saputo correre dei rischi e
di fare qualcosa di diverso: ciò include, ovviamente, anche la
prima relazione LGBTQ+ del MCU.
“In qualche modo è sempre stato
inerente alla storia e alla composizione dei diversi tipi di
Eterni”, ha spiegato Kevin
Feige. “Penso che sia estremamente ben fatto e non
vedo l’ora che il livello di inclusione nei nostri film futuri non
sia più un argomento”. Il film vanta anche un cast
alquanto diversificato, e questo è stato molto importante per Zhao
quando ha deciso di raccontare la storia di questi personaggi.
La regista de Gli Eterni sui
personaggi: “È importante che il pubblico li veda come
individui.”
“Volevo che riflettesse il mondo
in cui viviamo”, ha spiegato la regista. “Ma volevo anche
mettere insieme un cast che si sentisse come un gruppo di
disadattati. Voglio che alla fine del film il pubblico non pensi:
‘Quest’attore è di questa etnia, quell’attore è di quella
nazionalità’. Voglio che invece pensi: ‘Questa è una famiglia’. Non
pensi a ciò che rappresentano. Li vedi semplicemente come
individui.”
Gli Eterni, diretto
da Chloe Zhao, vedrà nel cast Angelina
Jolie (Thena), Richard
Madden (Ikaris), Kit
Harington (Black Knight), Kumail
Nanjiani (Kingo), Lauren
Ridloff (Makkari), Brian Tyree
Henry (Phastos), Salma
Hayek (Ajak), Lia
McHugh (Sprite), Gemma
Chan (Sersi) e Don
Lee (Gilgamesh). La sceneggiatura è stata scritta
da Matthew e Ryan
Firpo, mentre l’uscita nelle sale è stata fissata al 12
febbraio 2021.
Secondo gli ultimi aggiornamenti, il
cinecomic includerà nel MCU gli esseri superpotenti e quasi
immortali conosciuti dai lettori come Eterni e i mostruosi
Devianti, creati da esseri cosmici conosciuti come Celestiali. Le
fonti hanno inoltre rivelato a The Hollywood Reporter che un
aspetto della storia riguarderà la storia d’amore tra Ikaris, un
uomo alimentato dall’energia cosmica, e Sersi, eroina che ama
muoversi tra gli umani.
È THR a rivelare che il
protagonista del nuovo film di
Paul Thomas Anderson sarà Cooper
Hoffman, nientemeno che il figlio di Philip
Seymour Hoffman, collaboratore e amico del regista,
scomparso prematuramente nel 2014.
Per molto tempo non si è saputo
niente del film se non che era ambientato negli anni ’70 e
raccontava di un giovane protagonista, uno studente delle superiori
che è anche un attore bambino di successo. Ora sappiamo che il
figlio diciassettenne dell’attore vincitore dell’Oscar è stato
scelto per questo ruolo.
Recentemente è stato rivelato che
anche Benny Safdie, uno dei fratelli Safdie, che
ha intervistato Anderson lo scorso anno in un ampio podcast, si era
unito al film. THR aggiunge anche ulteriori dettagli, incluso il
fatto che il film senza titolo è fondamentalmente una storia di
formazione, ma coinvolgerà più trame, il che dà credito al paragone
con Altman.
THR dice che il personaggio di
Cooper Hoffman, che sarà comunque il protagonista,
apparirà in più storie, proprio come accade in Magnolia, ma con un
personaggio più centrale rispetto agli altri. Alana
Haim della band pop di Los Angeles Haim – Anderson ha
girato molti dei loro video musicali – è stata recentemente
avvistata sul set del film.
Philip Seymour Hoffman è apparso in
cinque dei film di Anderson, tra cui Hard Eight,
Boogie Nights, Ubriaco d’amore, The Master e
Magnolia.
Sarà presentato oggi in concorso a
Venezia 77 Amants, il film francese diretto da
Nicole Garcia con protagonisti Pierre
Niney, Stacy Martin, Benoît Magimel. La pellcila è
prodotta da Les Films Pelléas, (Philippe Martin, David Thion),
France 3 Cinéma, Mars Films, Véronique et François Mallet, LDRP,
Impala, Victoire Newman, Pauline’s Angel.
La trama
Lisa e Simon sono inseparabili. Sono
innamorati l’uno dell’altra da quando erano adolescenti. Capita una
tragedia, provocata dalle attività criminali di Simon. Egli è in
pericolo e fugge. Senza Lisa. Lei aspetta invano notizie da lui.
Tre anni dopo, è sposata con Leo quando le loro strade si
incrociano nuovamente su un’isola nell’Oceano Indiano.
Amants, il commento del
regista
Lisa e Simon sono giovani, belli e innamorati. Quasi troppo bello
per essere vero. Ma sulla loro strada c’è la morte, che distrugge
l’idillio. È un incidente, ma Simon non chiama i servizi di
emergenza. Come il Lord Jim di Conrad, Simon
fugge in un remoto angolo della Terra; spera di mettere a tacere il
senso di colpa ma questo lo segue, gli dà la caccia e lo
divora, impedendogli una vita normale. Tre anni dopo, incontra per
caso Lisa nell’Oceano Indiano, nell’albergo dove lui lavora e dove
lei è ospite insieme al ricchissimo marito, Léo Redler. Lisa,
alla fine, è l’unica che riesce a sfuggire alla stretta di
questa favola cupa.
Una donna guarda
passare il tempo accanto alle valigie del suo ex amante (ci si
aspetta che l’uomo ritorni a prenderle, invece non
arriverà mai) e a un cane irrequieto che non capisce di essere
stato abbandonato dal padrone. Due esseri viventi affrontano
l’abbandono. Nei tre giorni di attesa, la donna esce in strada solo
una volta, per acquistare un’ascia e una latta di benzina, e passa
da uno stato d’animo all’altro: dall’impotenza alla disperazione e
alla perdita di controllo. Si trucca, indossa vestiti eleganti come
se dovesse andare a una festa, medita di buttarsi dal balcone,
finché il suo ex amante non le telefona. Lei però ha
perso conoscenza, ha preso un mix di tredici pillole e non
può rispondere. Il cane le lecca il viso fino a quando la
donna si risveglia. Dopo una doccia fredda, tornata in
sé grazie a un caffè nero come i suoi pensieri, il
telefono squilla di nuovo e questa volta riesce a rispondere.
L’unica voce però è la sua: quella dell’uomo non si sente
mai. All’inizio la donna finge di essere calma e di comportarsi in
modo normale, ma è sempre sul punto di esplodere contro
l’ipocrisia e la meschinità dell’altro. The Human
Voiceè una lezione morale sul desiderio, anche se la
protagonista si trova proprio sull’orlo dell’abisso. Il rischio
è una parte fondamentale dell’avventura di vivere e di amare.
Il dolore è molto presente nel monologo; come ho detto
all’inizio, il film descrive lo smarrimento e l’angoscia di due
esseri viventi tormentati per la mancanza del loro padrone.
Napoli, primi
anni ‘80: il matrimonio di Aldo e Vanda entra in crisi quando Aldo
si innamora della giovane Lidia. Trent’anni dopo, Aldo e Vanda sono
ancora sposati. Un giallo sui sentimenti, una storia di lealtà ed
infedeltà, di rancore e vergogna. Un tradimento, il dolore, una
scatola segreta, la casa devastata, un gatto, la voce degli
innamorati e quella dei disamorati. Dal romanzo
di Domenico Starnone, per il “New York Times”
uno dei 100 migliori libri del 2017, il nuovo film
di Daniele Luchetti.
Lacci sarà proiettato
mercoledì 2
settembre, nella Sala
Grande del Palazzo del
Cinema al Lidodi
Venezia, nella serata di apertura della 77.
Mostra. Prodotto da IBC
Movie con Rai
Cinema, Lacci è
scritto da Domenico
Starnone, Francesco
Piccolo e Daniele Luchetti.
Daniele Luchetti
nasce a Roma nel 1960. La Sacher Film produce il suo primo film da
regista, Domani accadrà (1988), che vince il
David di Donatello per il miglior regista esordiente. Il
successivo Il portaborse (1991) è il suo primo
grande successo di critica, ottiene un’ottima accoglienza al
festival
di Cannes e vince il David di Donatello per la miglior
sceneggiatura e per il miglior attore protagonista. Successivamente
dirige La scuola (1995), I piccoli
maestri (1998) e Mio fratello è figlio
unico (2007), protagonisti Elio Germano e Riccardo
Scamarcio, che viene presentato a Cannes nella sezione Un Certain
Regard e si aggiudica 5 David di Donatello. Luchetti torna a Cannes
nel 2010, questa volta in concorso, con il film La nostra
vita interpretato da Elio Germano che sulla Croisette si
aggiudica il Premio per la migliore interpretazione maschile. Il
film ottiene inoltre tre David di Donatello incluso quello per il
miglior regista. Il film più recente di Luchetti è Momenti
di trascurabile felicità, realizzato nel 2019.
Apre
Venezia 77 in Concorso il nuovo film di
Daniele Luchetti, Lacci, basato sul romanzo di Domenico
Starnone, che ha collaborato all’adattamento insieme a
Francesco Piccolo e allo stesso regista. Il lavoro
di adattamento non cambia la sostanza del racconto, ma ne sciupa il
mistero, l’indefinitezza, che del romanzo rappresentavano forse la
parte migliore.
La storia racconta di Aldo e Vanda,
una coppia con due bambini piccoli apparentemente ordinaria e
felice. Solo che Aldo ha tradito Vanda e glielo confessa in un
impeto di sincerità che gli costerà la tranquillità domestica.
Viene cacciato di casa e incomincia una storia con la giovane
Lidia, lontana dalla moglie e dai figli. Proprio il desiderio di
rivederli, insieme ad una ferma presa di posizione della nuova
fiamma, spingeranno Aldo a tornare da Vanda e dai suoi figli.
Tuttavia alcune cose non si aggiustano e la vita non sempre regala
sorprese, ma qualche volta va avanti ad oltranza, perché nessuno ha
la forza o la volontà di arrabbiarsi e combattere.
I lacci che legano, i lacci che
soffocano
I lacci tengono le scarpe ai piedi,
legarli è un gesto che in genere ci insegnano i nostri genitori, un
gesto di cura e attenzione (con i lacci sciolti è facile cadere),
quasi un rito di passaggio. Spesso i lacci non sono solo quelli
delle scarpe, quelli fisici, ma sono figurati, sono legami che non
sempre fanno bene, non sempre sono tenuti insieme dall’amore,
qualche volta è l’inerzia, altre la paura. E sono proprio questi
lacci qui che interessano a (Starnone prima e poi a) Luchetti.
Il regista conduce un racconto
puntuale, avanti e indietro nel tempo, fornendoci un resoconto a
singhiozzi di una separazione e poi riconciliazione, tornando ogni
volta sui suoi passi e regalandoci di volta in volta un pezzetto di
racconto in più. Attraverso questo movimento su e giù nel tempo
impariamo a conoscere i protagonisti, Aldo e Vanda, due anime
profondamente infelici, bloccatesi reciprocamente in un matrimonio
in cui entrambi hanno smesso di parlasi ma in cui entrambi sentono
la necessità di credere ancora, nonostante il male che si faranno
fino alla fine dei loro giorni.
I “panni sporchi” si lavano con nei
primi piani
Set of “Lacci” by Daniele Luchetti. in the picture Luigi Lo Cascio,
Alba Rohrwacher, Giulia De Luca and Joshua Cerciello.
Photo by Gianni Fiorito
Daniele Luchetti
sceglie di raccontare queste emozioni complesse con primissimi
piani, concedendosi pochissimo spazio all’aperto ma preferendo gli
interni di case, stanze e appartamenti, in cui “si lavano i panni
sporchi” e in cui avviene poi la vera tragedia, quella quotidiana
della sopportazione a tutti i costi, del logorio e dell’infelicità.
Ad una buona parte di film che sceglie questo linguaggio
frammentato ma teso a comporre un quadro completo, Lucchetti
aggiunge una chiusura che cede alla necessità di spiegare e
giustificare le azioni. Sono i figli di Aldo e Vanda, ormai adulti,
a raccontarsi, quasi a declamarle da un palco, le ragioni e le
conseguenze delle scelte dei genitori, il tutto, di nuovo, in un
appartamento di famiglia che preferirebbero vendere piuttosto che
occupare.
Protagonisti di Lacci sono Alba Rohrwacher e
Laura Morante, che interpretano Vanda, e
Luigi Lo Cascio e
Silvio Orlando, che invece sono Aldo. Adriano
Giannini e
Giovanna Mezzogiorno interpretano i figli adulti
e disincantati, protagonista dell’ultimo atto del film. Tutti e
quattro gli attori che interpretano la coppia sono perfettamente
calati nei loro ruoli e se nella versione giovane dei protagonisti
Rohrwacher dimostra di avere una marcia in più, per la controparte
avanti con gli anni è Silvoio Orlando a brillare, con un monologo
urlato di sconforto, stanchezza e frustrazione che racconta meglio
di ogni altro momento del film il suo personaggio. Menzione d’onore
va a Linda Caridi, che interpreta la vivace e
bellissima Lidia, amante e poi compagna di Aldo, che conferma il
magnetismo, l’eleganza e la dolcezza visti in
Ricordi? dello scorso anno.
Lacci racconta una storia comune, come ce ne
sono tante, lo fa con sincerità e spietatezza, mantenendo sempre il
controllo sull’emozione, senza lasciarsi andare troppo ai toni
drammatici in cui sarebbe facile trascendere, ma cede nel finale
all’esigenza di prendere una posizione, di spiegare i personaggi e
le loro azioni.
Dopo il grande successo del francese
Quasi amici – Intouchables di
Olivier Nakache e Éric Toledano,
che nel 2011 conquistò critica e pubblico di tutto il mondo con la
sua favola vera, divertente e commovente, di dolore, amicizia e
integrazione, è arrivato The Upside – sempre
amici, versione americana della pellicola targata
2017 e diretta da Neil Burger. Doveva essere
distribuito in Usa da marzo 2018, ma essendo prodotto dalla
Lantern Entertainment di Harvey
Weinstein – assieme alla STX Film, Escape Artists
Productions e Amazon Studios – ha
risentito del noto scandalo che lo ha investito e la sua uscita è
stata posticipata a gennaio 2019. Ha ottenuto buoni incassi in
patria, mentre in Italia è disponibile su Prime Video da aprile 2019.
La trama di The
Upside
Il canovaccio attorno a cui si
sviluppa il film è ben noto. Il ricco aristocratico Philippe,
Bryan Cranston, è tetraplegico. Frustrato
dalla malattia e mai ripresosi dal dolore per la morte della
moglie, assume come badante un giovane uomo di colore, Dell,
Kevin Hart, che viene dalla periferia ed è in
libertà vigilata. All’inizio non è facile trovare un’intesa tra due
mondo così diversi, ma pian piano i due scoprono i reciproci lati
positivi. Sarà Dell a convincere Philippe a riprendersi la propria
vita, nonostante la disabilità, e a coltivare i piaceri che ancora
gli si offrono. Mentre Philippe spingerà Dell a investire su ciò
che conta davvero per lui e ad avere più fiducia in sé stesso,
concedendogli una seconda possibilità.
La storia vera all’origine
di The Upside
The
Upside, come il suo predecessore, è ispirato alla
vera storia del duca Philippe Pozzo di Borgo –
direttore della nota azienda produttrice di champagne Pommery,
rimasto paralizzato dopo un incidente in parapendio – e del suo
aiutante Abdel Sellou, da lui stesso narrata nel
libro Il diavolo custode, edito in Italia da Ponte alle
Grazie. Anche Sellou ha voluto raccontare questa grande amicizia
dal suo punto di vista nel libro Mi hai cambiato la vita,
Salani Editore.
The
Upside, un remake che tiene testa
all’originale
Due sono gli interrogativi
principali che si pongono nell’accingersi alla visione del film. Il
primo è se e quanto fosse necessaria una riproposizione del film in
versione Usa, dal punto di vista del pubblico, dal momento che
sulla speranza dei produttori di bissare quello che è stato un
enorme successo in termini economici e di popolarità non vi sono
dubbi. In altri termini, riesce The
Upside ad aggiungere qualcosa, un elemento proprio,
originale, che possa suscitare l’interesse del pubblico,
scrollandosi di dosso il rischio di essere una copia pedissequa?
Oppure, se non aggiunge originalità, riesce a mantenersi vitale e
godibile, commovente e divertente, profondo e leggero come lo era
stato l’originale? È insomma all’altezza dell’originale?
Quasi
amici contava sulla bravura di un attore solido
come François Cluzet, una vera sicurezza del
cinema francese, e sulla comicità di Omar Sy. La
strana coppia funzionava e trascinava lo spettatore tra risate e
commozione con un ritmo coinvolgente, regalando alla Francia uno
dei suoi migliori incassi di sempre. The Upside
resta fedele all’originale ma non lo fa rimpiangere. Riesce a
dedicare ai rapporti umani quella cura che è l’essenza del film e
che non sempre è facile trovare nel cinema americano. Non
si trasforma in una commedia meccanica, che mira solo alla risata.
In diversi momenti si ride di gusto, ma lo si fa in modo
intelligente e mai gratuito. L’incontro-scontro tra il
mondo dei bianchi, rappresentato dal ricco Philippe e quello dei
neri, simboleggiato da Dell, due mondi opposti che si scoprono
complementari, è nell’America di oggi uno sprone all’integrazione e
un buon punto di partenza per una riflessione.
Il cast di The
Upside
Se il film riesce a
mantenere la sua verve e la sua complessità è merito di un buon
cast, a partire da Bryan Cranston – premiato
con Emmy e Golden Globe per la sua interpretazione di Walter White
nella serie televisiva Breaking Bad e
candidato all’Oscar per L’ultima parola – La vera
storia di Dalton Trumbo – che dà prova di duttilità e
grande sensibilità nell’interpretare Philippe, combattuto fra
l’attaccamento alla vita, la frustrazione dell’immobilità e il
dolore per la scomparsa della moglie, che lo portano a lasciarsi
andare. Kevin Hart –Scary Movie 3,
Jumanji: Benvenutinella
giungla, Una spia e mezzo – da attore comico dà
vita a divertenti siparietti, specie quando è alle prese con le
diavolerie da ricchi che popolano il mondo di Philippe. Quello che
forse non ci si aspetta è che si dimostri all’altezza anche dei
momenti più profondi, mostrando nuove sfaccettature del suo
talento.
A completare il cast Nicole
Kidman, che col suo aspetto esile e diafano interpreta in
modo misurato la apparentemente rigida ma sensibile Yvonne,
segretaria personale di Philippe. Julianna
Margulies è Lily, con cui Philippe ha una relazione
epistolare, mentre Tate Donovan è l’antipatico
Carter.
La colonna sonora e
l’omaggio ad Aretha Franklin
Infine, uno spazio va dedicato alla
colonna sonora. Quale modo migliore per rappresentare l’incontro
tra due mondi distanti, se non con due tradizioni musicali
totalmente differenti? Questo era un tratto distintivo di
Quasi Amici e resta tale anche in
The Upside. Lì c’erano la musica classica
e contemporanea di Mozart,
Bach,Vivaldi e
Ludovico Einaudi a illustrare i gusti di
Philippe, il suo mondo sofisticato e aristocratico da un lato; il
funk e il degli Earth, Wind & Fire
dall’altro, a dare voce al mondo di Driss. Qui Philippe è un amante
dell’opera, la Turandot e altri classici, del canto lirico
di Luciano Pavarotti, mentre l’idolo di Dell è “la
Regina del Soul”, Aretha Franklin, all cui memoria
il film è dedicato. Nessuno dei due protagonisti sopporta la musica
dell’altro, finché i due riescono a trovare una mediazione anche in
questo. L’importante traguardo è suggellato dal finale del film,
visivamente molto suggestivo e musicalmente affidato proprio alla
calda e potente voce di Aretha Franklin che vola sulle note di un
classico dell’opera. Le musiche originali del film sono di
Rob Simonsen.
Il Leone d’Oro alla carriera,
Tilda Swinton, ha incantato il pubblico della
Sala Grande di Venezia 77 con il suo discorso di
ringraziamento, una vera e propria dichiarazione d’amore al cinema.
Salendo sul palco, l’attrice premio Oscar ha esordito dicendo che
prima di salire sul quel palco pensava a due cose, “la prima è
cosa il cinema significa per me, la seconda era come essere in
grado di accettare questo riconoscimento con una faccia
seria.”
Ha poi continuato dicendo: “Il
cinema è il mio posto felice, la mia vera patria. La sua amicizia è
l’albero genealogico del mio cuore. I nomi sulla lista di coloro
che hanno ricevuto questo onore, nel frattempo, sono i nomi dei
miei maestri. Sono gli anziani della mia tribù. I poeti della
lingua che amo sopra gli altri. Canto le loro canzoni nella vasca
da bagno. Sono il ragazzaccio da film punk che fa l’autostop alla
stazione per arrivare ai piedi delle vette dei loro
successi.”
Dopo aver poi detto che si sente
solo all’inizio della sua carriera, l’attrice ha concluso:
“Abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Il tappeto magico
sta volando ancora e sempre sarà: il miglior equipaggiamento
protettivo personale possibile per l’anima. Viva Venezia. Cinema
cinema cinema. Wakanda Forever. Nient’altro che amore.”
Ecco il discorso di Anna
Foglietta in apertura di Venezia 77:
Buonasera a tutti e benvenuti alla
77esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
della Biennale di Venezia.
Una edizione speciale che già di
diritto entrerà nella storia. Innanzitutto perché ha sfidato le
insidie dell’incertezza grazie a un piano di sicurezza studiato nei
minimi particolari. La partecipazione attiva del pubblico, chiamato
responsabilmente a collaborare, dimostrerà che oggi in Italia si
può fare cultura senza correre rischi.
Questa edizione è stata voluta con
forza e tenacia dal direttore Alberto Barbera, e sostenuta e
supportata da tutti i direttori dei maggiori festival europei, e
dal nuovo Presidente della Biennale Roberto Cicutto, al quale
voglio fare il mio personale in bocca al lupo.
La Mostra d’arte cinematografica sta
per aprirsi, e si svolgerà nei giorni previsti; teatro, musica e
danza hanno mantenuto i loro programmi salvo qualche inevitabile
cambiamento. Architettura ed arte seppure rinviate al 2021-2022
sono comunque presenti nella mostra al Padiglione Centrale dei
Giardini che racconta la Storia della Biennale che proprio nel 2020
compie 125 anni. Nel più rocambolesco dei contesti mondiali, a
Venezia anche quest’anno sono arrivati film da ogni angolo della
terra, quei film che parlano di noi, delle differenze che ci
arricchiscono, dei cambiamenti che ci travolgono: ci avreste mai
creduto?
Abbiamo tutti pensato che non appena
avessimo ricominciato ad annusare la libertà saremmo tornati ad
abbracciarci più forte che mai e che ogni gesto che fino ad allora
reputavamo scontato sarebbe diventato il gesto per sempre. Ancora
siamo in un limbo, in una terra di mezzo dove la paura ci impedisce
di realizzare quello che davvero vorremmo, però guardiamoci
intorno… stiamo nuovamente condividendo un’esperienza culturale e
stiamo respirando, pur se filtrata, la stessa aria per vivere
insieme e in sicurezza un festival innovativo che rimarrà nella
storia come un modello che ci insegna che le cose, se ci si crede
veramente, si possono fare.
Che bel verbo…fare…ci ho ragionato
tanto in questo tempo sospeso. Fare è proprio una bella cosa,
propositiva, concreta, autentica. Questa estate ho conosciuto un
anziano signore, un contadino dignitoso come un dio, un uomo con
gli occhi piccoli e vivaci e le mani segnate dalla sua storia che
mi ha insegnato in maniera precisa l’importanza del fare senza
perdersi in chiacchiere. Quest’uomo buono è stato come un faro per
me, un simbolo vivente di un’Italia che lavora e che senza dire una
parola invita all’onestà, che attraverso l’esempio esorta a fare
senza porsi ulteriori interrogativi perché già nell’agire ci sono
tutte le risposte, e quindi la felicità. Mi ha fatto capire che
nel mio paese di persone che fanno ce ne sono eccome, ed io di loro
e a loro voglio parlare. A quella Italia fatta di sguardi attenti,
di etica e tradizione, di passione per la propria natura. Sentiamo
un richiamo antico che riecheggia dentro di noi accendendo un fuoco
fatto di sentimenti veri, una voce esplodere irrompere e dirci “Sei
vivo!”. Nonostante tutto quello che accade e che tenta di
trascinarci verso un baratro quella voce lotta e grida che siamo
vivi. Noi siamo vivi, e esserlo significa tornare ad Essere Umani,
significa lottare affinché ci sia sempre una valida e onorevole
alternativa all’abbrutimento intellettuale, all’anarchia del
lecito, alla visione unilaterale del reale.
Noi artisti in questo siamo non solo
facilitati, ma anche legittimati a cercare soluzioni: è il nostro
lavoro. E la nostra grande responsabilità è quella di tradurre
tutto questo in una lingua universale che tutti possano
comprendere.
Prendersi cura del pianeta e non
solo del nostro giardino, aiutare l’infanzia e non solo i nostri
figli, creare opportunità di benessere per tutti, e non solo per
noi stessi. Il valore del nostro essere umani sta proprio nel grado
di empatia che riponiamo nelle nostre azioni.
Questo è stato l’anno degli
invisibili e l’arte si è fatta più volte vostra portavoce, ed
allora io, anche da questo importantissimo palco, intendo
rivolgervi il mio più sentito grazie. Grazie a tutte le donne e gli
uomini che hanno lavorato e lavoreranno per Venezia 77: anche se
non godete mai dei riflettori della ribalta, siete la vera linfa e
il vero motore del Festival… siete come dei pionieri! GRAZIE.
Grazie Venezia, una città che ha
sofferto particolarmente, una città che è un riferimento per il
mondo e che ogni essere umano dovrebbe avere il diritto di visitare
almeno una volta nella vita. Ma il grazie più forte di tutti vorrei
rivolgerlo a tutti i medici, paramedici, staff sanitari, farmacisti
e tecnici, che hanno vissuto un incubo neanche lontanamente
paragonabile al nostro. E vorrei abbracciare forte tutti i
familiari delle vittime del Covid 19. Siete nel nostro cuore.
È stata dura, lo è ancora adesso.
Ma il futuro non è scritto. E forse questa volta abbiamo non solo
la facoltà ma anche il dovere di immaginarlo, e poi di costruirlo,
il mondo che verrà.
Ecco il trailer di Waiting
for the Barbarians, il film diretto da Ciro Guerra con
Mark Rylance, Johnny
Depp e Robert
Pattinson.
Dopo aver entusiasmato pubblico e
critica alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia 2019, dove è stato presentato in concorso,
arriva nelle sale italiane l’atteso Waiting for
the Barbarians del regista e sceneggiatore
colombiano Ciro Guerra (che nel 2015 ha
diretto Embrace of the Serpent, primo film colombiano
della storia ad essere candidato agli Oscar come Miglior Film
Straniero).
Basato sul pluripremiato romanzo
“Aspettando i Barbari” dell’autore Premio Nobel J. M.
Coetzee, che ne firma anche la sceneggiatura, il film
racconta la storia della crisi di coscienza di un Magistrato che si
ribella al regime. Il cast stellare è composto da Mark
Rylance (Premio Oscar come Miglior attore non protagonista
per Il ponte delle spie di Steven Spielberg, nonché vincitore
di tre Tony Awards, due Olivier Award e due BAFTA), Johnny
Depp (tre volte nominato agli Oscar come Miglior
Attore Protagonista per La maledizione della prima
luna, Neverland – Un sogno per la
vita e Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di
Fleet Street) e Robert
Pattinson (protagonista della saga
cult Twilight e dei film Bel Ami –
Storia di un seduttore e Come l’acqua per gli
elefanti, nonché prossimo Batmannell’attesissimo film
di Christopher Nolan), affiancati da Gana
Bayarsaikhan (Ex
Machina, Wonder Woman) e Greta
Scacchi (La ragazza nella nebbia, Presunto
innocente, I protagonisti). Prodotto e distribuito da
Iervolino Entertainment, Waiting for the
Barbarians sarà al cinema dal 24 settembre.
Andrea Iervolino ha
così dichiarato: “Dopo l’uscita del film in Usa e Canada, siamo
molto felici che il nostro film veda la luce anche in Italia,
grazie alla collaborazione con il circuito UniCi e la distribuzione
in circa 100 sale. Il film vanta la partecipazione di un cast
stellare dal grande talento incorniciato nella raffinata e potente
regia di Ciro Guerra e la straordinaria fotografia del Premio Oscar
Chris Menges. Il film, di nazionalità italiana, da valore aggiunto
a questo progetto che, non solo è stato girato anche in Italia, ma
vanta maestranze nostrane di tutto rispetto come Jacopo Quadri al
montaggio, Domenico Sica alla scenografia e Carlo Poggioli ai
costumi, solo per citarne alcuni. L’Italia ha bisogno di avere un
respiro internazionale, perché merita di ritornare ad essere la
culla del cinema e io sono contento di poter dare il mio contributo
affinché questo possa accadere molto presto.”
La trama di Waiting for the Barbarians
Il Magistrato, amministratore di un
isolato insediamento di frontiera al confine di un impero senza
nome, è in attesa di andare in pensione con l’arrivo del Colonnello
Joll, il cui compito è di riferire sulle attività dei “barbari” e
sulla situazione di sicurezza al confine. Joll inizia a condurre
una serie di spietati interrogatori. Il trattamento dei “barbari”
per mano del Colonnello e la tortura di una giovane donna “barbara”
portano il Magistrato a una crisi di coscienza e a un atto di
ribellione.
The
New Mutants potrebbe passare alla storia come il film
più sfortunato di sempre, ma è più facile che nell’opinione
pubblica finisca per essere preso a paragone dalla futura
cinematografia supereroistica come uno dei punti più bassi che il
genere abbia mai toccato. Il film di Josh Boone è
finalmente al cinema e questo rappresenta un traguardo incredibile,
considerato che è sopravvissuto ad un drastico posticipo a causa di
reshoot che poi non sono mai stati fatti, ad una fusione di
proporzioni epiche, quella che ha visto la Disney assorbire la Fox,
e addirittura ad una pandemia, con annesso lockdown mondiale.
Nonostante le difficoltà e
l’opinione genericamente negativa che già accompagnava il film,
questa recensione di The
New Mutants punterà ed evidenziare quali sono gli
aspetti positivi di un film, basato sui fumetti, ma che condensa in
sé innumerevoli generi cinematografici.
La storia di The New
Mutants
Il film è ambientato interamente
all’interno di un ospedale, una struttura che, secondo gli
occupanti, è una clinica in cui la Dottoressa Reyes aiuta i giovani
pazienti a controllare i loro poteri. Rahen, Illyana, Sam,
Robert e Danielle, i cinque pazienti
adolescenti, non sono infatti malati, ma sono giovani mutanti che,
con la pubertà, non vedono cambiare solo il loro corpo e i loro
impulsi, ma scoprono anche di dover fare i conti con delle abilità
fino a quel momento ignorate. Tuttavia, i cinque ragazzi presto
capiranno che quella struttura non è quello che sembra e che solo
unendo le loro forze potranno riuscire ad affermare se stessi, la
loro personalità ed a recuperare la libertà che è stata loro
negata.
Fratelli delle storie fondative
degli X-Men perché ideati da Chris
Claremont, i Nuovi Mutanti a fumetti
prendono vita in una versione riveduta e corretta, proprio perché
sarebbe molto difficile riadattare in maniera fedele per il cinema
le innumerevoli storie, personaggi, intrecci e vicende che i
fumetti impiegano anni a raccontare. Josh Boone
sceglie quindi una sua squadra, formata da Wolfsbane,
Magik, Cannonball, Sunspot e Mirage, e la
inserisce in una storia costruita ad hoc, che ovviamente prende
diversi spunti dalle pagine a fumetti,
non ultima la storia di Demon Bear.
Una mescolanza di
generi
Come accennato, il film è
difficilmente definibile in un solo genere, sebbene sia etichettato
come cinecomic nell’accezione canonizzata del termine, ovvero film
che ripropone le avventure di supereroi dei fumetti. In realtà
The
New Mutants è in parti uguali un thriller, un
horror, un escape movie, una storia di formazione,
psicologica e sessuale, e di amicizia, un action, soprattutto
nell’atto finale, una storia a lieto fine. Questo grande miscuglio
di temi e toni rende il film sbilanciato, con un primo atto troppo
lungo e lento rispetto ad un finale precipitoso che affretta alcune
trame e lascia disorientati.
Il pregio principale di The
New Mutants è costituito dal casting. Giovani, talentuosi,
molto diversi gli uni dagli altri, i protagonisti del film danno
spessore e grande cuore ad ognuno dei loro personaggi.
Maisie Williams, Anya Taylor-Joy e Charlie
Heaton, i più famosi del gruppo, sono senza dubbio coloro
che attirano maggiormente l’attenzione. Williams si conferma, al di
fuori della bolla di Game of Thrones, una
interprete molto sensibile, nonostante la giovane età; Taylor-Joy
lascia sicuramente il segno, aiutata anche da un fisico e da tratti
somatici originali e catalizzanti; Heaton riesce, anche con un
ruolo non predominante a tratteggiare un adolescente spaventato e
ferito, ricordando nei tratti e nelle movenze l’intensità che era
appartenuta a River Phoenix.
Non sono però da meno i due
protagonisti meno noti, Henry Zaga che fa della
prorompenza fisica il suo strumento principale, e Blu
Hunt, interprete intensa di un personaggio inquieto che è
a tutti gli effetti il cuore propulsore della storia. Alice
Braga (Dottoressa Reyes) svolge il suo compito con
diligenza, mettendosi però al servizio di quelli che sono i veri
protagonisti.
La ricerca di un posto nel
mondo
Nonostante qualche problema di ritmo
ed una storia sin troppo semplice e lineare, la forza di The
New Mutants è la forza dei mutanti Marvel in generale, che siano essi
forti e affermati X-Men o ragazzi alle prime armi che non conoscono
ancora la loro mutazione: la profonda umanità di ogni personaggio,
l’affannosa ricerca di un posto nel mondo, la difesa di se stessi e
la fratellanza che si crea tra ogni personaggi. Sono soli,
abbandonati e spaventati, ma capiscono che insieme possono essere
una famiglia.
In fin dei conti è questo il
messaggio più bello e più politico che questo tipo di personaggi ha
sempre portato nel mondo, e seppure in una maniera zoppicante ed
incerta, dopo diversi buchi nell’acqua dell’ultima produzione Fox
dedicata a questi personaggi, con The
New MutantsJosh Boone riesce a
restituirne lo spirito, supportato da un ottimo cast e dal
validissimo materiale di partenza.
L’uscita di L’Uomo d’Acciaio nel 2013 è servita
da trampolino di lancio per il DCEU, nel tentativo di creare un
universo di supereroi interconnesso su modello del già avviato
MCU. Come sappiamo, a causa di una
progettualità traballante e di film che non si sono rivelati i
successi sperati, il progetto dell’universo condiviso DC si è
schiantato sul flop di Justice League.
Questa situazione ha portato la
Warner a fermare le macchine e a resettare il suoi programmi. La
recente ondata di film targati DC ha settato un altro tipo di tono
e scopo per questi eroi, con Aquaman, Shazam, Wonder Woman e Birds of Prey che si sono
costruiti un percorso del tutto isolato e personale. Infine, Joker
di Todd Phillips ha settato un livello completamente differente di
racconto e scopo.
Non è chiaro in che modo The
Batman, che arriverà nel 2021, si adatterà alla narrativa in
corso del DCEU, alla luce delle informazioni disponibili sul film
che suggeriscono fortemente delle ambientazioni in un universo
alternativo. L’annunciato ritorno del Batman di Michael Keaton in The
Flash ha persino complicato le cose agli occhi dei
fan. Ancora, sebbene non si preveda che influenzerà interamente il
DCEU, l’imminente uscita della Justice League Snyder Cut presenta
molte possibilità interessanti per il franchise. È possibile che
l’uscita della versione di Snyder del film possa rimettere in pista
i progetti precedenti.
C’è una crescente convinzione che la
prossima strategia della DC sia quella di abbracciare l’idea di
molteplici realtà e versioni dei loro personaggi. E le notizie
emerse dal DC FanDome non hanno fatto altro che confermare questa
ipotesi, per non parlare delle esperienze televisive di Crisis on
Infinite Earths dell’Arrowverse, in cui ha fatto capolino anche
Ezra Miller.
Cameo di Ezra Miller in Crisis ha
dato il via all’idea del Multiverso DC
L’anno scorso, Crisis On
Infinite Earths di CW ha messo in scena un crossover ambizioso come
mai prima d’ora, con tutti gli eroi dell’Arrowverse che uniscono le
forze contro l’Anti-Monitor per salvare il multiverso. Oltre alla
posta in gioco sconvolgente della missione, il crossover in 5 parti
ha anche mostrato camei a sorpresa e interazioni di incarnazioni
passate degli eroi DC, stabilendo senza ombra di dubbio che ogni
proprietà DC live-action (film e TV) esiste su più Terre. Eppure,
la più grande sorpresa di Crisis si è rivelata essere il cameo del
Flash di Ezra Miller durante la parte 4 del
crossover.
Durante la scena iconica,
Miller-Flash ha finalmente incontrato la versione di Grant Gustin
del Velocista Scarlatto, uno scambio che è diventato il momento più
discusso dell’epopea. Il cameo di Miller ha confermato che il DCEU
fa parte del multiverso più ampio stabilito nelle serie
dell’Arrowverse, dimostrando che la DC sta adottando un approccio
unico utilizzando la sua divisione TV per piantare i semi per il
futuro del franchise.
È interessante notare che il famoso
cameo di Miller si è rivelato essere un’aggiunta (speciale)
dell’ultimo minuto. Dopo aver terminato la produzione per Crisis;
il creatore dell’Arrowverse Marc Guggenheim ha
raccontato che il capo della Warner Bros. Peter Roth ha chiesto
espressamente se Miller potesse essere presente nel crossover.
Questa richiesta suggerisce che l’inclusione di Miller in Crisis
non si basa esclusivamente sul fan service, ma piuttosto fa parte
di un piano più ampio che va avanti.
Il cameo di Miller non solo è stato
un momento emozionante, ma ha anche anticipato ciò che l’eroe ha
fatto dopo gli eventi di Justice League. Sulla base della rapida
conversazione tra i due velocisti, Barry Allen di Miller è ancora
in giro con il Cyborg di Ray Fisher, e sembra che
i due eroi stiano esplorando da soli il concetto di multiverso. Lo
sguardo confuso di Miller Flash suggerisce che non è nemmeno
consapevole dell’esistenza di mondi alternativi. Questa esperienza
potrebbe essere ulteriormente esplorata nel suo prossimo film da
solista.
Il cameo ha anche rivelato che il
Velocista Scarlatto di Miller non ha ancora adottato il nome di
“Flash”, aprendo così la strada al film DCEU per riconoscere gli
eventi del crossover Crisis. Alla luce di ciò, questo segnerà la
prima volta che gli eventi che sono emersi nella divisione TV
faranno finalmente parte del canone dei film.
In molti modi, il coinvolgimento di
Miller in Crisis on Infinite Earths dell’Arrowverse ha fornito
un’opportunità per il DCEU di esplorare una strada senza precedenti
di narrazione attraverso il multiverso, e la buona notizia è che
questa è solo la punta dell’iceberg.
Un cameo in Crisis di CW aveva
anticipato il coinvolgimento nel DCEU di
Michael Keaton
A parte il cameo di
Miller, Crisis di CW aveva una sfilza di cameo che mettevano a
confronto gli interpreti di personaggi DC del passato accanto a
quelli del presente. Tra queste ci sono state le apparizioni
speciali dei personaggi in Titans e Doom Patrol del DC
Universe, Superman di Tom Welling da Smallville, Superman di
Brandon Routh da Superman Returns e un cameo a sorpresa di Lucifer
di Tom Ellis. Tuttavia, c’è stato un cameo velocissimo che potrebbe
chiarire il
ritorno di Michael Keaton nel DCEU come Cavaliere
Oscuro.
Durante i momenti di apertura del
crossover, è stato mostrato un montaggio di Terre alternative che
include un’apparizione del giornalista Alexander Knox
(Robert Wuhl) dal Batman di Tim Burton. Ambientato in
Earth-89 (che è un ovvio cenno all’anno in cui il film è stato
presentato in anteprima), Knox è stato visto tenere in mano un
numero della Gotham Gazette con il titolo “Batman Captures Joker”
prima che la scena presentasse uno scorcio dell’iconico
Bat-Segnale. Ciò suggerisce che il Crociato Incappucciato di Keaton
sia andato a dare la caccia al Joker di Jack Nicholson per la
seconda volta in un punto successivo del loro universo.
La scena può essere anche soltanto
un divertente Easter Egg per i fan irriducibili di Batman, ma le
prove suggeriscono che è qualcosa che ha un significato più
importante. La rivelazione del ritorno di Keaton nei panni di
Batman per il DCEU suggerisce che il cameo di Wuhl in Crisis è
stato anche un set-up per il ritorno dell’attore. Il piano
multiverso di DCEU è stato davvero in lavorazione per tutto questo
tempo?
Flashpoint offre una lavagna pulita
per il DCEU (con l’aiuto del multiverso)
I giorni di incertezza per
il DCEU stanno finendo? Nelle scorse settimane, il franchise ha
trovato nuova linfa con l’annuncio dell’arrivo della Justice League Snyder Cut e con il DC
FanDome. Una delle principali conclusioni a seguito
delle cose mostrate durante l’evento è proprio quella che il
multiverso è in cantiere. Mentre il multiverso è stato ben
esplorato dal punto di vista dell’Arrowverse, il DCEU sta cercando
di introdurre il concetto a un pubblico più ampio, a partire da
The
Flash che nel 2022 dovrebbe aprire la strada.
Impostato per affrontare la trama di Flashpoint
Paradox dai fumetti, The Flash cercherà di reinventare il
DCEU portando anche il concetto di multiverso nel processo.
Il multiverso offre anche
l’opportunità di rivisitare le precedenti interpretazioni
live-action degli eroi DC, recuperando le loro avventure dopo gli
eventi del loro film. Dopo che Batman di Keaton ha finito di
aiutare Flash, il suo eventuale ritorno potrebbe potenzialmente
creare la trama di Batman Beyond a lungo
vociferata. A rendere più interessante la vicenda sarà anche il
cameo del Batman di Ben Affleck. Inoltre, Superman di
Brandon Routh, che è stato protagonista di Crisis
di CW, ora ha l’opportunità di tornare sul grande schermo per
aiutare a esplorare la trama di Kingdom Come
incentrata sull’Uomo d’Acciaio. Queste sono solo potenziali trame
che possono essere ulteriormente esplorate nel DCEU.
Con il multiverso a portata di mano,
il nuovo corso del DCEU offre lo spazio a trame inesplorate dalla
vasta libreria dei DC Comics di essere al centro della scena e allo
stesso tempo di percorrere nuove strade per il franchise.
L’enigmatico ma ipnotico Tenet è l’ultimo action ad alta concezione
partorito in modo fantastico dalla mente brillante di Christopher Nolan. Il film combina inversioni
del tempo e fantascienza a sequenze di spionaggio alla James
Bond per regalare al pubblico un turbinio di emozioni senza
sosta dall’inizio alla fine. Dal suo arrivo in sala, il film si è
guadagnato la fama di essere alquanto “confusionario”, richiedendo
approfondimenti e potenziali rewatch per comprendere appieno i
concetti con cui Nolan chiede al pubblico di districarsi.
Screen Rant ha raccolto 10 interessanti curiosità direttamente
dal backstage di uno dei film più attesi di questa difficile annata
cinematografica:
Il livello di segretezza della produzione
La segretezza che ha
circondato la produzione di Tenet era, in effetti, l’unica cosa che il pubblico
sapeva dell’ultima attesissima fatica di
Christopher Nolan. Ci è voluto un po’ di tempo prima che
venisse rilasciato il primo trailer ufficiale, che comunque non
aveva rivelato al tempo di cosa avrebbe effettivamente trattato il
film.
Probabilmente, la trama del film ha
iniziato ad acquisire un senso soltanto quando è stato rilasciato
il trailer finale poco prima dell’uscita nelle sale internazionali
lo scorso 26 Agosto. Tuttavia, questa totale segretezza ha avuto un
impatto anche sul cast. Ad esempio, a Sir
Michael Caine è stato permesso di leggere solo una parte della
sceneggiatura (quella relativa al suo personaggio), mentre le star
del film,
John David Washington e
Robert Pattinson, hanno potuto leggere la sceneggiatura
completa soltanto nelle stanze della Warner Bros., in totale
isolamento.
Il cast ha dovuto recitare davvero
“al contrario”
Per farla breve, Tenet esplora il concetto di “inversione”, il che
significa che determinati raccontati nel film eventi si
svolgono al contrario. Ciò è particolarmente evidente grazie al
montaggio finale, quando in alcune sequenze certi attori parlano al
contrario o si muovono al contrario, mentre altri parlano e
agiscono senza alcuna opposizione temporale.
Per alcune scene, gli attori hanno
dovuto effettivamente imparare a recitare determinate coreografie o
a pronunciare determinate battute della sceneggiatura al contrario.
Kenneth Branagh, in particolare, ha dovuto imparare a
pronunciare al contrario le sue battute con l’accento tipicamente
russo del suo personaggio.
Robert Pattinson ispirato a Christopher Hitchens
Il personaggio di
Robert Pattinson in Tenet – Neil – è uno dei più importanti del film. La
performance dell’attore sembra essere ispirata alla figura di James
Bond, con Neil che si rivela un agente segreto assai gentile e
sofisticato.
Tuttavia, ciò che è davvero
interessante è che Pattinson non ha usato James Bond come
ispirazione diretta per il suo personaggio. Come modello principale
per Neil, l’attore ha usato il compianto giornalista e scrittore
britannico Christopher Hitchens.
Effetti pratici e stunt al 100%
Con il miglioramento della
tecnologia e della CGI negli ultimi due decenni, è diminuita anche
la necessità di effetti pratici, con gli studi cinematografici che
hanno optato sempre più per la computer grafica a causa dei suoi
metodi più economici e rapidi per produrre gli effetti
desiderati.
Tuttavia, per Tenet,
Christopher Nolan ha scelto che il suo film fosse realizzato
interamente con effetti pratici, rifiutandosi di utilizzare il
green screen durante la produzione del film. Ciò non sorprende,
data l’irriducibile preferenza di Nolan per gli effetti pratici e
l’utilizzo del lavoro digitale solo quando assolutamente
necessario.
Un progetto in cantiere da 20 anni
Anche se Nolan ha iniziato
a lavorare alla sceneggiatura di Tenet solo circa sei anni fa, le idee alla base del
film erano presenti nella mente del regista da oltre 20 anni.
Chiunque abbia visto il film avrà sicuramente notato che queste
idee sono state elaborate per diverso tempo, dal momento che lo
stesso si basa chiaramente su un delicato equilibrio tra
fantascienza e realtà scientifica.
La quantità di ricerche necessarie
affinché Tenet avesse una sua veridicità ha richiesto diversi
anni per essere completata, per non parlare della piena
comprensione e condensazione di tutti questi elementi in un film
che potesse comunque essere considerato un blockbuster.
Un vero aereo è stato fatto esplodere
Uno dei momenti certamente
memorabili del film deriva dal piano del personaggio di Neil di far
schiantare un aereo. La scena stessa appare incredibile, come se,
ai fini del film, un vero aereo si fosse schiantato contro un
edificio. Il motivo per cui sembra così reale è che in realtà… lo
era!
Inizialmente,
Christopher Nolan avrebbe utilizzato le miniature per
realizzare la scena, ma si è reso conto che sarebbe stato più
economico acquistare semplicemente un aereo in disuso e farlo
schiantare contro un edificio reale. Questa non è la prima volta
che Nolan demolisce un aereo per un suo film: era già successo per
l’indimenticabile apertura de Il
cavaliere oscuro – Il ritorno, dove Bane organizza una
fuga a mezz’aria.
Il titolo originale
Il palindromico titolo Tenet aiuta a legarsi perfettamente al concetto
del film, con l’inversione che è l’elemento chiave che il pubblico
deve capire per comprendere appieno la trama e le azioni del
film.
Tuttavia, il film non ha sempre
portato quel titolo di Tenet. Il titolo provvisorio del film,
“Merry Go Round” (traducibile come “Buona
corsa”), rifletteva per certi versi la trama del film in modo
abbastanza descrittivo, ma mancava del semplice impatto derivato
dal definitivo
Tenet.
Uno dei film più costosi della storia
Inutile dire che
Christopher Nolan è uno dei registi più celebrati che lavorano
a Hollywood oggi. Di conseguenza, qualunque cosa il regista voglia,
la riesce ad ottenere. Quindi, nonostante sia un film originale
(che sono generalmente più economici dei franchise e della saga),
lo studio ha dato a Nolan un enorme budget di 205 milioni di
dollari per la realizzazione del film.
Si tratta di un budget enorme per un
film originale, cosa che ha reso Tenet uno dei film più costosi di tutti i tempi.
Sebbene film come Avengers:
Endgame hanno ricevuto budget ancora più elevati, in quel
caso era molto più probabile che il film si potesse rivelare un
successo al box office, proprio perché legato ad grande franchise.
Il fatto che ad un film originale sia stato assegnato tale budget
mostra quanto la Warner Bros. apprezzi le capacità di Nolan e creda
nel suo potenziale.
La massima accuratezza scientifica
In sostanza, Tenet è un film di fantascienza che ovviamente si
basa più sull’immaginazione che sulla scienza. Tuttavia, nonostante
ciò,
Christopher Nolan voleva comunque che il suo film fosse fondato
su una sorta di realismo scientifico.
Per ottenere questa accuratezza o
almeno la maggiore plausibilità possibile, Nolan ha chiesto al
fisico Kip Thorne di leggere la sceneggiatura e di offrire un aiuto
nell’elaborazione dei
concetti tirati in ballo . Inutile dire che il contributo di un
vero genio accademico ha dato a Tenet un proprio vantaggio sul piano del realismo.
Il personaggio di Kat
La
protagonista femminile di Tenet, Kat, è straordinariamente interpretata da
Elizabeth Debicki. Alcuni direbbero che il ruolo era perfetto
per lei, ma ciò che è interessante è che il pubblico non è l’unico
a pensarlo. A quanto pare, il ruolo di Kat è stato scritto pensando
proprio all’attrice.
Il ruolo di Kat è
stato offerto a Debicki direttamente da
Christopher Nolan, ma l’attrice ha insistito comunque per
sostenere un provino in modo da sincerarsi di essere la persona
giusta per la parte. La scelta di Nolan è avvenuta quando la sua
storica produttrice (nonché moglie) Emma Thomas ha insistito perché
riscrivesse la parte di Kat proprio per Debicki dopo averla vista
in
Widows – Eredità criminale.
Il regista de L’alba dei morti dementi, Edgar
Wright, ha condiviso i dettagli circa un incontro
alquanto bizzarro ed esilarante che ha avuto con Bill Murray ad un party organizzato per la
conclusione delle riprese di Fantastic Mr. Fox di Wes
Anderson.
Bill Murray ha avuto una lunga e leggendaria
carriera grazie alla commedia, a partire dagli anni ’70 con le sue
apparizioni nelle prime stagioni del Saturday Night Live, e
continuando negli anni ’80 con una serie di classici del genere,
tra cui Palla da golf, Ghostbusters e Ricomincio da
capo. Dopo una serie di problemi personali ed alcuni flop al
box office, Murray ha trascorso la maggior parte degli anni ’90
cercando di evitare le luci della ribalta.
Tuttavia, l’eccentrico regista
indipendente Wes
Anderson ha rinvigorito la sua carriera scegliendolo
per film quali Rushmore e I Tenenbaums, titoli
che lo hanno poi portato ad ottenere il ruolo del protagonista in
Lost In Translation di Sofia Coppola, per il quale ha
anche ricevuto una nomination all’Oscar. Da allora, Murray e
Anderson hanno iniziato a collaborare abbastanza frequentemente,
con l’attore che è apparso nella maggior parte dei film del
regista, incluso Fantastic Mr. Fox, un adattamento del
classico racconto per bambini di Roald Dahl, in cui Murray ha
prestato la voce al personaggio di Badger.
La prima volta che Edgar Wright incontrò Bill Murray…
Parallelamente, Murray si è
costruito un vero e proprio nome ad Hollywood per via dei suoi
comportamenti spesso eccentrici, che oltre ad aver attirato
l’attenzione dei media, hanno anche cementato la sua fama tra i
cinefili di tutto il mondo. Adesso Edgar
Wright, regista britannico della “Trilogia del
Cornetto”, di Baby Driver e dell’atteso Last Night
in Soho, ha condiviso i dettagli circa il suo primo
incontro con Bill Murray, un incontro bizzarro ed
esilarante.
Via
Twitter, il regista ha raccontato: “Per un po’ di
leggerezza, godetevi la mia storia su Bill Murray. A una festa di
fine riprese per la troupe di Fantastic Mr. Fox al Palm Tree di
Mile End, Jason Schwartzman mi presentò Bill Murray nel parcheggio.
Murray mi fece cenno di avvicinarmi e disse: ‘Ne smezziamo una?’ e
poi estrasse dal cappotto una bottiglia di 5-hour Energy. La aprì,
ne bevve metà, mi vide bere l’altra metà e poi disse: ‘Roba buona’.
Poi corse via nella notte senza aggiungere un’altra
parola.”
Continuano ad emergere online,
grazie allo speciale di
Empire, nuovi dettagli su Dune,
il nuovo attesissimo adattamento cinematografico dell’omonimo
romanzo sci-fi di Frank Herbert che sarà
diretto da Denis
Villeneuve (Blade Runner
2049) e che arriverà al cinema a Dicembre.
Le nuove dichiarazioni sul film
arrivano da
Oscar Isaac, che nella pellicola avrà il ruolo di Leto
Atreides, il padre del protagonista Paul Atreides (interpretato da
Timothée
Chalamet). Parlando delle tematiche anticapitaliste e
ambientaliste di Dune,
l’attore ha spiegato: “Si parla del destino delle persone e dei
diversi modi in cui le culture si sono sempre dominate l’un
l’altra. Come reagisce una popolazione quando arriva al limite,
quando il troppo è troppo e la stessa viene sfruttata? Sono tutte
questioni molto attuali, relative al mondo di oggi.”
Il regista Denis
Villeneuve ha invece parlato del personaggio di
Lady Jessica, moglie di Leto e madre di Paul, interpretato da
Rebecca
Ferguson, spiegando: “Non volevo che il
personaggio di Lady Jessica fosse alla stregua di costosa comparsa.
Un aspetto che amo molto del libro è che c’è un equilibrio molto
forte fra il potere mascolino e quello femmineo.”
La rivista ha inoltre svelato due
nuove immagini ufficiali del film che ci mostrano, oltre ai
personagg di Leto Atreides e Lady Jessica, anche lo Stilgar del
premio Oscar
Javier Bardem. Potete ammirarle tutte di seguito:
Volto noto della televisione,
Juliana Harkavy ha negli ultimi anni conquistato
il favore di fan in tutto il mondo grazie al personaggio di Black
Canary interpretato nella serie TV Arrow. Nella sua
carriera, però, si annoverano anche diversi film di successo, che
hanno permesso all’attrice di costruirsi una buona fama anche sul
grande schermo. Alternandosi con successo tra generi diversi, la
Harkavy ha dimostrato di possedere il potenziale per affermarsi
ulteriormente e costruirsi un solido status all’interno
dell’industria.
Ecco 10 cose che non sai di
Juliana Harkavy.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Juliana Harkavy: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in noti
lungometraggi. Sul set sin da bambina, l’attrice ha
debuttato con un piccolo ruolo all’età di dieci anni nel film
La piccola principessa (1995), per poi tornare sul grande
schermo in La mia super ex-ragazza (2006), con
Anna Faris,
dove appare in un cameo. Ottiene il suo primo ruolo di rilievo con
il film L’incredibile storia
di Winter il delfino (2011), dove recita accanto a
Morgan
Freeman. In seguito, è protagonista di If You Only
Knew (2011) e Renee – La mia storia (2012), con
Kat
Dennings. Ha poi recitato anche nei film A Feeling
from Within (2012), Finding Joy (2013), e
Marriage Material (2014). Torna poi, nel 2014, a recitare
nel ruolo di Rebecca in L’incredibile storia di Winter il
delfino 2. Prossimamente, invece, prenderà parte al thriller
The Lighthouse.
9. È nota per i suoi ruoli
televisivi. Nel 2013 l’attrice inizia a recitare in alcuni
episodi di serie di successo come Graceland e The
Walking Dead, dove recita nella quarta stagione nel ruolo di
Alisha. La grande notorietà arriva per lei nel momento in cui
assume il ruolo di Black Canary nella serie Arrow (2017-2020), con Stephen
Amell. Riprenderà poi il ruolo anche nelle serie
facenti parte dello stesso universo condiviso, l’Arrowverse, ovvero
The Flash
(2017), con Grant
Gustin, e Legends of Tomorrow
(2017-2020), con Brandon
Routh.
Juliana Harkavy è Black Canary in
Arrow
8. Non sapeva per quale
ruolo sosteneva un provino. Chiamata dai produttori a
partecipare ad un provino per la serie Arrow, l’attrice
non era stata informata su quale ruolo avrebbe potuto interpretare.
Consapevole del successo della serie, però, vide in ciò una buona
possibilità di fare carriera, decidendo dunque di partecipare. Alla
fine, la produzione la ricontattò per informarla che aveva ottenuto
il ruolo di una vigilante dal carattere duro, che l’attrice scoprì
in seguito essere Black Canary.
7. Si è sottoposta ad una
lunga preparazione fisica. Sapendo che per la serie
avrebbe dovuto dar vita a sequenze di combattimento o ricche di
complesse acrobazie, l’attrice ha affermato di essersi allenata
molto a livello fisico al fine di poter sostenere quanto richiesto
dalla storia. La Harkavy, però, si è focalizzata anche
nell’allenare la mente, praticando anche yoga, che le ha permesso
di trovare il giusto equilibrio interiore. Tutto ciò le è servito
per costruire ulteriormente il carattere ma anche la mentalità del
suo personaggio, come anche la forza di poterlo portare avanti.
6. Ha adorato i costumi del
personaggio. L’attrice ha raccontato di non aver subito
avuto modo di sfoggiare gli abiti da supereroina del personaggio,
poiché trascorrono alcune puntate prima che essa si manifesti
totalmente come tale. Nel momento in cui ha però avuto tale
possibilità, ha raccontato di essersi sentita ancor più forte in
quei panni, che l’hanno aiutata a calarsi ancora meglio nella mente
del personaggio. La Harkavy ha inoltre dichiarato di essere
innamorata del look del suo personaggio, perfettamente in linea con
quella che è la sua natura.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Juliana Harkavy in The Walking
Dead
5. Ha recitato in due
episodi della celebre serie zombie. Nel 2013 l’attrice ha
recitato in The Walking Dead, serie con protagonista
Andrew
Lincoln, dove dà vita al personaggio di Alisha. Questa
compare in due episodi della quarta stagione, rispettivamente il
numero 7, Peso morto, e il numero 8, Indietro non si
torna. Quello di Alisha è il secondo personaggio apertamente
omosessuale, che nella storia intreccia una relazione con Tara
Chambler. Alisha è inoltre stata la prima donna della serie ad
essere classificata come antagonista.
4. Le ha richiesto una
grande preparazione fisica. Anche se compare soltanto in
due episodi, l’attrice ha avuto bisogno di prepararsi fisicamente
per quanto previsto dal programma delle riprese. In seguito,
infatti, la Harkavy ha raccontato di come anche soltanto due
episodi le siano bastati per comprendere il grande sforzo fisico
necessario, tra spostamenti e grandi combattimenti. Tale
esperienza, come ha poi in seguito ricordato, le è però servita
come preparazione per l’altrettanto complesso set di
Arrow.
Juliana Harkavy: chi è suo
marito
3. È stata
sposata. Molto riservata circa la propria vita privata,
l’attrice non ha però mancato di comunicare le proprie nozze con il
businessman Peter Kupchick, avvenute nel 2014. Nel corso del loro
matrimonio, i due si sono dimostrati particolarmente riservati,
evitando di attirare sul loro privato i riflettori del mondo dello
spettacolo da lei frequentato. Nell’aprile del 2020, tuttavia,
l’attrice comunica tramite i propri social network di aver
divorziato dal marito dopo sei anni di matrimonio.
Juliana Harkavy è su
Instagram
2. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 489 mila persone. All’interno
di questo, la Harkavy è solita condividere post relativi alla
propria quotidianità, tra momenti di svago, curiosità o luoghi da
lei visitati. Non mancano inoltre anche diverse immagini o video
riguardo al proprio lavoro da interprete. Grazie a questi, infatti,
l’attrice promuove ulteriormente il proprio lavoro, permettendo ai
fan di rimanere costantemente aggiornati sui suoi progetti.
Juliana Harkavy: età e
altezza
1. Juliana Harkavy è nata a
New York, Stati Uniti, il 1° gennaio del 1985. L’attrice è
alta complessivamente 173 centimetri.
Brillante attore britannico,
David Thewlis ha negli ultimi tre decenni
costruito una solida carriera divisa tra struggenti drammi, film di
genere fantasy o di carattere storico. Grazie alle sue
interpretazioni, l’attore ha non solo dato prova di grande
versatilità, ma ha anche ottenuto le lodi di critica e pubblico. In
particolare, grazie alle qualità del suo volto, Thewlis ha sempre
colpito per la sua capacità di conferire grande umanità e
drammaticità ad ognuno dei personaggi interpretati.
9. Ha preso parte a note
produzioni televisive. Nel corso dei primi anni Novanta,
Thewlis ha recitato in alcuni episodi di serie televisive più o
meno fortunate. Torna a recitare per il piccolo schermo soltanto
nel 2002, quando prende parte alla miniserie Dinotopia. Un
ruolo televisivo di particolare rilievo è poi quello di V. M. Varga
nella terza stagione della serie antologica Fargo (2017),
dove ha modo di recitare insieme all’attore Ewan
McGregor. Successivamente, recita nella serie The
Feed (2019), nel ruolo di Lawrence Hatfield, e in Pronti a
tutto (2020), miniserie in costume, dove l’attore interpreta
il ruolo di Claude Trepagny.
8. È anche
doppiatore. Nel 1996 l’attore realizza la sua prima
incursione nel mondo del doppiaggio con il film in stop-motion
James e la pesca gigante, dove dà voce al personaggio del
Signor Lombrico. Nel 2000 è invece la voce di Giuda Iscariota in
C’era una volta Gesù, film d’animazione dove si racconta
la storia di Gesù di Nazareth. Grazie a questo film, l’attore ha
modo di recitare insieme all’attore Ralph
Fiennes, che doppia proprio il protagonista. Thewlis
tornerà poi al doppiaggio soltanto nel 2015 con il film
Anomalisa, dove presta la propria voce al personaggio
protagonista Michael Stone. Ha poi dato vita a Shame Wizard nella
serie animata Big Mouth (2018-2019).
David Thewlis in Dragonheart
7. È scelto per una sua
qualità. Tra i personaggi più noti dell’attore vi è quello
di Re Einon, villain principale del film Dragonheart.
Thewlis venne scelto dal regista Rob Cohen dopo che questi lo ebbe
visto recitare nel film Naked – Nudo, dove interpretava un
fuorilegge particolarmente brillante. Cohen, infatti, era alla
ricerca di un attore che potesse dare un aspetto di maligna
intelligenza al personaggio, poiché convinto che a spaventare di
più di un villain è il suo cervello, e non la forza bruta.
David Thewlis in Wonder Woman
6. Ha interpretato il dio
Ares. Per il primo film del DC
Extended Universe dedicato alla principessa Diana, appartenente
al gruppo delle Amazzoni, l’attore venne scelto per ricoprire il
ruolo di Sir Patrick Morgan, il quale si rivelerà poi essere il dio
Ares. Egli è il portatore della guerra che infuria sulla terra, e
sarà il principale nemico da dover sconfiggere per l’eroina.
Thewlis non è stato il primo attore a venir considerato per la
parte. Prima di lui il ruolo era stato offerto a Sean
Bean, il quale però finì con il rifiutare. A quel
punto l’attore venne contattato e fece il suo ingresso nel mondo
dei cinecomic.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
David Thewlis in Harry Potter
5. Era la prima scelta per
il ruolo. Divenuto famoso a livello mondiale grazie al
ruolo del professor Lupin, interpretato per la prima volta in
Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, Thewlis fu da
sempre la prima scelta per tale parte. Il regista, Alfonso
Cuaron, pensava infatti che egli sarebbe stato perfetto e
avrebbe saputo conferire a Lupin tutta la drammaticità richiesta.
L’attore fu poi convinto ad accettare il ruolo da un suo caro
amico, il quale affermò che quello di Lupin era il miglior
personaggio presente nel terzo libro.
4. Non aveva letto il
libro. Al momento di assumere il ruolo, l’attore rivelò di
aver visto i precedenti due film, ma di non aver letto che parte
del primo dei libri scritti dalla Rowling. Per poter meglio
comprendere la storia e il personaggio, tuttavia, affermò che
avrebbe recuperato anche i successivi libri. Ciò lo aiuto a calarsi
meglio nel mondo di Harry Potter, e l’attore dichiarò infine di
essere particolarmente entusiasta di poter far parte di una storia
tanto ricca di sentimenti e avventure. Ebbe tuttavia difficoltà a
far sembrare educato e sofisticato il personaggio, a causa del suo
forte accento mancuniano.
David Thewlis in Avatar
3. Interpreterà un
Na’vi. L’attore ha reso noto il suo coinvolgimento nei
sequel di Avatar, dove apparirà nei panni di un Na’vi, uno
degli abitanti del mondo di Pandora. Questi sarà presente soltanto
a partire dal terzo film, e ciò segnerà per lui la sua prima
esperienza con la motion capture. Thewlis ha raccontato di aver
incontrato diverse difficoltà nel gestire tale tecnologia, ma allo
stesso tempo di essersi sentito profondamente emozionato all’idea
di poter sperimentare qualcosa di nuovo nella sua lunga
carriera.
David Thewlis: chi è sua
moglie
2. È stato sposato con una
regista. Thewlis è stato sposato ufficialmente soltanto
una volta, con la regista Sara Sugarman, dal 1992 al 1994. In
seguito, ha avuto una relazione con l’attrice Anna
Friel, con cui ha convissuto fino al tardo 2010. La coppia
ha poi avuto anche una figlia, Gracie, nata il 9 luglio del 2005 a
Londra. Pur non condividendo pubblicamente i motivi circa la loro
separazione, i due hanno fatto sapere di essere rimasti in buoni
rapporti e di voler continuare a crescere quanto più possibile
insieme la loro figlia.
David Thewlis: età e altezza
1. David Thewlis è nato a
Blackpool, in Inghilterra, il 20 marzo del 1963. L’attore
è alto complessivamente 190 centimetri.
Yellowstone 2, la seconda stagione della
serie tv Yellowstone creata
da Taylor Sheridan (già sceneggiatore di Hell or High Water, Sicario e Soldado) – è ancora una volta uno studio intimo della
natura umana, dei legami viscerali tra le persone e le cose, quelli
che ci pongono davanti ad una domanda cruciale: fino a dove siamo
disposti a spingerci per custodire la nostra eredità?
“Ogni uomo sogna, ma
vince chi ha coraggio”. John Dutton è tornato e con lui tornano
anche le avvincenti storie di confine del ranch più esteso e ambito
degli Stati Uniti: Yellowstone.
Yellowstone 2: quando esce e dove vederla in
streaming
Dal 2 settembre – ogni mercoledì alle 21.15 su Sky
Atlantic. Yellowstone 2 in streaming su NOW TV,
disponibile On Demand – il premio Oscar Kevin Costner torna a
vestire i panni dell’impavido cowboy John Dutton nella seconda
stagione dell’epopea neo-western che ha letteralmente stregato il
pubblico e la critica internazionali.
Yellowstone 2: la trama e il cast
Sullo sfondo dei paesaggi
mozzafiato del Montana, la serie pone al centro della sua
narrazione le vicende dei Dutton, chiamati a fronteggiare tensioni
razziali, corruzione politica e cruente lotte di confine per la
difesa del proprio territorio, e quindi, del proprio passato e del
proprio futuro.
John Dutton
(Kevin
Costner), capofamiglia e proprietario del ranch,
entrato in conflitto con l’imprenditore edile Dan Jenkins
(Danny Huston), e con il presidente della riserva
indiana di Broken Rock, Thomas Rainwater (Gil
Birmingham), coinvolgerà nuovamente i quattro figli Kayce
(Luke Grimes), Jamie (Wes
Bentley) e Beth (Kelly
Reilly) nella sua personale guerra contro i poteri
forti.
Nel finale della prima
stagione, John Dutton deve fare i conti con nuovi importanti
problemi di salute, in un momento in cui il rapporto con i figli è
sempre più sul filo del rasoio e l’appoggio politico del
Governatore Perry, per arginare le pressioni di Rainwater e
Jenkins, comincia a vacillare.
Nella seconda stagione,
la posta in gioco si fa più alta per i Dutton che, oltre a dover
dominare i loro rapporti turbolenti, dovranno guardarsi le spalle
da nuovi nemici e fronteggiare pesanti battaglie per la difesa del
ranch.
Nel cast principale, ad
affiancare
Kevin Costner e tutti i componenti della sua
famiglia, ritorneranno anche la moglie di Kayce, la nativa
americana Monica Long (Kelsey Asbille), il braccio destro di John,
il fedele Rip Wheeler (Cole Hauser), e naturalmente i due rivali di
Dutton, Thomas Rainwater (Gil Birmingham) e Dan Jenkins (Danny
Huston) pronti a darsi battaglia per conquistare il territorio del
ranch. Tra le novità della stagione anche nuovi personaggi e
interpreti che arricchiranno il già collaudato cast stellare: il
creatore della serie, Taylor Sheridan che, dopo aver regalato un
cameo nella prima stagione, torna nei panni di Travis Wheatly,;
Neal McDonough (Band of Brothers e Desperate Housewives) che
interpreta Malcolm Beck; Terry Serpico (Homeland, Designated
Survivor) che vestirà i panni di Teal Beck; James Jordan (Veronica
Mars) nel ruolo di Steve Hendon; Kelly Rohrbach (Broad City,
Baywatch) nei panni di Cassidy Reid.
Yellowstone
– SECONDA STAGIONE, DAL 2 SETTEMBRE TUTTI I MERCOLEDÌ DALLE 21.15
SU SKY ATLANTIC E IN STREAMING SU NOW TV
Un nuovo progetto all’orizzonte per
Adam Driver. Si tratta di un thriller
fantascientifico dal titolo 65 che sarà prodotto
da Sam Raimi e sceneggiato dagli autori di
A Quiet Place – Un posto tranquillo. Noto al
grande pubblico per il ruolo di Kylo Ren nella trilogia sequel di
Star Wars, Driver ha dimostrato negli anni di essere uno
degli attori più talentuosi della sua generazione (basti pensare ad
uno degli ultimi film in cui lo abbiamo visto recitare,
Storia di un matrimonio, grazie al quale ha anche ricevuto
una candidatura all’Oscar).
Per quanto riguarda gli
sceneggiatori di
A Quiet Place,Scott Beck e Bryan
Woods, anche loro hanno dimostrato un’incredibile abilità
con il dramma e l’horror. Il thriller diretto da John Krasinski è
stato elogiato per l’uso creativo della narrazione visiva e per il
forte sviluppo del personaggio, tant’è che il prossimo anno
arriverà nelle sale il sequel. E poi, ovviamente, c’è Sam Raimi, che grazie al franchise di Evil
Dead ha lasciato un segno indelebile nel cinema horror. Tutti
e tre avevano già lavorato insieme per la serie 50 States of
Fright, che ha debuttato su Quibi lo scorso Aprile.
Adesso Deadline
riporta che Raimi, Beck e Woods uniranno nuovamente le forze per un
nuovo progetto che avrà come protagonista Adam Driver. Il film, attualmente intitolato
65, verrà prodotto grazie al sostegno di Sony
Pictures. Al momento i dettagli sulla trama non sono ancora stati
rivelati: sappiamo soltanto che si tratterà di un thriller dalle
venature sci-fi. Beck e Woods cureranno la sceneggiatura e si
occuperanno anche della regia, mentre Raimi figurerà in qualità di
produttore attraverso la Raimi Productions.
Tutti i prossimi progetti di Adam Driver
Al momento non sappiamo quando
Adam Driver sarà effettivamente disponibile a
girare il film, visti i suoi numerosi impegni. L’attore infatti,
tornato di recente sul set per completare le riprese di The Last Duel, il nuovo film di Ridley Scott
in cui reciterà al fianco di Matt Damon e Ben Affleck, sarà a breve
impegnato nuovamente con il celebre regista per il biopic Gucci, in cui reciterà insieme a Lady Gaga,
Robert De Niro, Al Pacino e Jared Leto.
Tra i prossimi progetti di Driver
figura anche Yankee Comandante, il nuovo film
scritto e diretto da Jeff Nichols, regista di
Mud,
Midnight Special e Loving.
I dettagli sulla sceneggiatura
originale di The
New Mutants rivelano quanto sia cambiato il film
nel corso degli anni. Per molto tempo si è pensato che il progetto
dedicato ai Nuovi Mutanti fosse in qualche modo “maledetto”.
Inizialmente, l’ultimo film dedicato agli X-Men sotto l’egida della
Fox sarebbe dovuto arrivare nelle sale nel 2018: tre anni fa la
pellicola non è mai arrivata nelle sale e i continui ritardi hanno
spinto molti a credere che, alla fine, avrebbe saltato l’uscita
nelle sale.
In America The
New Mutants è uscito lo scorso 28 Agosto (in
Italia arriva oggi) e i risultati al botteghino – considerata
l’attuale situazione legata alla pandemia di Covid-19 – hanno
superato di gran lunga le aspettative, con circa 7 milioni di
dollari guadagnati soltanto nei primi tre giorni di programmazione.
Il film di Josh Boone si concentra su cinque
adolescenti in difficoltà che vengono assegnati ad una struttura
segreta dedita al monitoraggio psichiatrico.
Sotto lo sguardo vigile della
dottoressa Cecelia Reyes (Alice Braga), gli
adolescenti iniziano a svelare i misteri dei loro poteri,
soprattutto quando una serie di strani eventi iniziano a minacciare
la loro sopravvivenza. Sebbene il film si svolga all’interno
dell’universo degli X-Men, si tratta in gran parte di un racconto
autonomo. Tuttavia, non è sempre stato così, poiché le prime
iterazioni della sceneggiatura presentavano personaggi come il
Professor X di James McAvoy e e la Tempesta di
Alexandra Shipp. Tempesta, in particolare, avrebbe
dovuto avere un ruolo fondamentale in The New Mutants,
come rivelato proprio dai nuovi dettagli emersi sullo script
originale.
Come rivelato da EW,
la sceneggiatura originale di Josh Boone e
Knate Lee per The
New Mutants era molto diversa dal film arrivato
finalmente nelle sale. In origine, il film doveva essere ambientato
tre anni dopo i fatti narrati in X-Men:
Apocalisse e si sarebbe dovuto ispirato al fumetto di
Barry Windsor-Smith del 1984 “X-Men: Lifedeath”, in cui il
personaggio di Tempesta perde i suoi poteri. Di conseguenza, in
questa prima bozza Tempesta era alle prese con un disturbo da
stress post-traumatico da stress, che l’avrebbe poi spinta in una
riserva di nativi americani distrutta, dove avrebbe incontrato Dani
Moonstar (Blu Hunt).
Tempesta aveva un ruolo chiave
nella prima sceneggiatura di The New Mutants
La sceneggiatura originale avrebbero
comunque incluso i cinque adolescenti rinchiusi nell’inquietante
struttura, ma all’epoca tale struttura era vista come una sorta di
ramificazione dell’Istituto per giovani dotati guidato da Charles
Xavier, il quale aveva nominato Tempesta come custode della stessa.
Pare che in una delle prime bozze di quella sceneggiatura, Ororo
Munroe fosse descritta come un sadico carceriere, nonostante
EW
abbia sottolineato che tale descrizione non corrisponde alla bozza
entrata in loro possesso. La celebre rivista riporta inoltre che
Warlock doveva apparire nel film (e che Sacha Baron Cohen era in trattative per la
parte, cosa precedentemente confermata anche da Boone), e che Demon
Bear era sempre stato considerato per il film.
Appare evidente che il personaggio
di Tempesta avrebbe dovuto svolgere un ruolo chiave in The
New Mutants, ma in seguito è stato completamente
rimosso. Alcune parti del film rimangono le stesse dalla bozza
originale, con l’inizio della storia di Dani nei resti della
riserva e la trama legata a Demon Bear. Inoltre, il personaggio di
Cecelia Reyes non era stato concepito come responsabile della
struttura e pare che l’intero film avesse dei toni molto meno
minacciosi. Non è chiaro se la bozza originale sarebbe stata
migliore del prodotto finito: indubbiamente, le critiche riservate
alla versione cinematografica lasciano più di un dubbio…
The
New Mutants è un thriller con sfumature horror,
originale e ambientato in un ospedale isolato dove un gruppo di
giovani mutanti è rinchiuso per cure psichiatriche. Quando iniziano
ad avere luogo degli strani episodi, le loro nuove abilità mutanti
e la loro amicizia saranno messe alla prova, mentre cercano di
fuggire. Diretto da Josh Boone e scritto
da Boone e Knate Lee, il film vede nel
cast la presenza di Maisie
Williams, Anya
Taylor-Joy, Charlie Heaton, Alice Braga, Blu
Hunt e Henry Zaga.
Le riprese di Animali
Fantastici 3 riprenderanno ufficialmente ad Ottobre e
dureranno circa cinque mesi. Diretto ancora una volta da
David Yates, il terzo film della saga prequel di
Harry Potter
continuerà a seguire le avventure del magizoologo Newt Scamander
(Eddie
Redmayne) durante gli anni ’20.
Inizialmente programmate per lo
scorso Marzo, la Warner Bros. ha dovuto posticipare le riprese del
film a causa della pandemia di Coronavirus. Quando i piani hanno
iniziato lentamente a revocare le varie restrizioni legate
all’emergenza sanitaria, alla produzione di Animali
Fantastici è stato permesso di poter tornare a girare già
a partire dallo scorso Giugno. Tuttavia, la WB ha preferito
ritardare ancora l’inizio delle riprese per assicurarsi una
maggiore sicurezza sul set, sia per quanto riguarda il cast che la
troupe.
Animali fantastici e dove trovarli del 2016, il primo
film della saga prequel, ha visto Scamander con la sua valigia
piena di creature magiche incontrare tutta una serie di nuovi
personaggi per le strade di New York, tra cui la “collega” Tina
Goldstein (Katherine
Waterston) e il “babbano” Jacob Kowalski (Dan
Fogler). Il secondo capitolo uscito nel 2018,
Animali fantastici e i crimini di Grindelwald, ha
introdotto invece un giovane Albus Silente (Jude
Law) e il malvagio mago oscuro Gellert Grindelwald
(Johnny
Depp ).
Nonostante I crimini di Grindelwald abbia ricevuto recensioni
generalmente negative e abbia performato ben al di sotto delle
aspettative al botteghino, le storie prequel dall’universo di
Harry
Potter continueranno in un terzo film. La scrittrice
J.K. Rowling ha confermato che il
franchise sarà composto da cinque film in totale, con l’ultimo che
porterà all’iconica battaglia tra Grindelwald e Silente. Sebbene la
trama di Animali
fantastici 3 sia ancora avvolta nel mistero, adesso
sappiamo quando la produzione del film riprenderà nel Regno
Unito.
Secondo Deadline (via
Screen Rant), le riprese di Animali
Fantastici 3 dovrebbero riprendere ad Ottobre e
dovrebbero durare fino a Febbraio del prossimo anno. Inizialmente,
le riprese del film si sarebbero dovute tenere in Brasiel, ma dopo
la pandemia di Covid-19, la produzione ha optato per girare il
nuovo film nel Regno Unito. Le riprese dovrebbero durare circa
cinque mesi. Per avere la possibilità di partecipare alle riprese,
Johnny Depp ha dovuto chiedere un rinvio
dell’udienza in merito al secondo processo intentato dall’attore
contro l’ex moglie Amber Heard.
Animali Fantastici 3 risponderà ai
misteri insoluti del precedente episodio?
Al momento la data di uscita di
Animali
Fantastici 3 è ancora fissata per Novembre 2021: non è
chiaro se i continui ritardi nella produzione avranno effetti anche
sull’uscita in sala. I crimini di Grindelwald si è concluso con diversi
cliffhanger, inclusa la rivelazione che Credence Barebone
(Ezra
Miller) è in realtà Aurelius Dumbledore, il fratello
perduto da tempo di Albus. Proprio per questo, i fan non vedono
l’ora di scoprire in che modo la trama del terzo film risponderà ai
misteri insoluti del precedente episodio.
Ant-Man 3 è ufficialmente in sviluppo presso i
Marvel Studios, anche se sappiamo ancora molto
poco su cosa i fan dovranno aspettarsi dal nuovo film dedicato alle
avventure di Scott Lang. Naturalmente, esistono già diverse
speculazioni in merito a ciò che potremmo vedere nel film: si
mormora, ad esempio, che M.O.D.O.K. possa essere il villain
principale, mentre l’introduzione di Cassie Lang nei panni di
Stature potrebbe preparare il terreno per l’assemblaggio degli
Young Avengers.
Durante una recente intervista con
SiriusXm
Radio, il regista di Ant-Man e
Ant-Man
and the Wasp,Peyton Reed, ha condiviso
un aggiornamento sui suoi piani in merito al prossimo film,
dichiarando: “Stiamo lavorando nonostante la pandemia… ci sono
alcune cose davvero eccitanti in cantiere, di cui ovviamente non
posso parlare in questo momento. Com’è tradizione quando si parla
della Marvel!
Alla domanda se potesse almeno
condividere qualche dettaglio su ciò che i fan dovranno aspettarsi
dal terzo film, Reed ha ponderato con la dovuta attenzione le
parole da usare, e alla fine ha spiegato che il prossimo film di
Ant-Man sarà
molto diverso dai primi due episodi: “Penso che il terzo film
di Ant-Man sarà… un film molto più grande e articolato dei primi
due. Avrà un modello visivo molto, molto diverso. Questo è tutto
quello che posso dire.”
Quanto partiranno le riprese di Ant-Man 3?
Le dichiarazioni del regista sono
certamente intriganti, e sembrano anticipare delle idee davvero
uniche per la nuova avventura in solitaria di Scott Lang. Di
recente il regista aveva parlato del
rapporto egualitario tra i personaggi di Ant-Man e Wasp,
anticipando che le riprese del cinecomic potrebbero partire entro
la fine del 2020, o al massimo all’inizio del 2021.
Il produttore di Black
Adam, Hiram Garcia, ha parlato del possibile
collegamento dell’atteso cinecomic con il più ampio DCEU in una
nuova intervista. Il personaggio del titolo, interpretato da
Dwayne
Johnson, servirà da contraltare allo Shazam di Zachary
Levi, i cui legami con Justice
League, Wonder
Woman e tutti gli altri film dell’universo condiviso non
sono mai stati del tutto consolidati.
Con l’avvento di un vero e proprio
multiverso DC che sarà introdotto in The Flash del
2022, le possibilità di collegare i vari franchise indipendenti
sono numerose. Durante il DC FanDome, Johnson ha annunciato che
Black Adam introdurrà ufficialmente diversi personaggi della
Justice Society of America (JSA), tra cui Cyclone, Dr. Fate, Atom
Smasher e Hawkman. L’introduzione di così tanti volti nuovi
direttamente dai fumetti ha dato vita a diverse speculazioni da
parte dei fan in merito alle eventuali connessioni tra gli universi
di Black
Adam e di Shazam!;
inoltre, sono in molti a chiedersi se esiste il potenziale per una
maggiore espansione della JSA in progetti futuri.
Con una squadra di personaggi così
numerosa già in fase di assemblaggio, sembra alquanto improbabile
come il mondo della JSA possa combinarsi con quello della Justice League. In una nuova intervista con
Collider, il produttore Hiram Garcia ha parlato proprio di
Black
Adam, dei piani relativi all’inizio della produzione
del film e quale percorso potrebbero intraprendere i personaggi in
futuro. Alla domanda sui legami specifici tra il cinecomic con
protagonista “The Rock” e il già consolidato DCEU, Garcia – seppur
con la dovuta cautela – ha confermato che ci sono grandi progetti
in atto per tutti i nuovi personaggi che verranno introdotti nel
film.
“Ci sono state molte
conversazioni su come tutto andrà a finire ed è molto eccitante per
me in quanto produttore, ma lo è ancora di più in quanto fan.
Sfortunatamente, non posso parlarne troppo perché è ancora tutto in
una fase preliminare, ma posso dire che siamo tutti estremamente
concentrati sulla costruzione di questo mondo che stiamo creando
con Black Adam e la JSA. Ovviamente Shazam esiste in
quell’universo, insieme a molti altri eroi, e credetemi quando dico
che abbiamo grandi ambizioni per tutti questi personaggi e per le
avventure che vogliamo far vivere loro.”
Tutto quello che sappiamo su Black
Adam
Black
Adam, affidato alla regia di Jaume
Collet-Serra(Orphan, Paradise Beach – Dentro
l’incubo), arriverà nelle sale il 22 Dicembre 2021. Il
progetto originale della Warner Bros. su Shazam! aveva
previsto l’epico scontro tra il supereroe e la sua
nemesi, Black
Adam, una soluzione esclusa dalla sceneggiatura per
dedicarsi con più attenzione al protagonista e alla
sua origin story. E come annunciato nei mesi
scorsi, i piani per portare al cinema uno standalone
con Dwayne
Johnson sono ancora vivi, e a quanto pare il film
dovrebbe ispirarsi ai lavori di Geoff Johns dei primi
anni duemila.
“Questo progetto ha comportato
dei rischi, ed è stato una sfida. Anni fa volevamo introdurre due
origin story in un’unica sceneggiatura, e chi conosce i fumetti e
la mitologia dei fumetti saprà che Shazam è collegato
a Black
Adam“, aveva raccontato l’attore in un
video. “Questo personaggio è un antieroe, o villain, e non
vedo l’ora di interpretarlo. Stiamo sviluppando il progetto che è
nel mio DNA da oltre dieci anni. Dovremmo iniziare a girare in un
anno e non potrei essere più eccitato all’idea.”
“Negli ultimi
tempi abbiamo avuto paura che il cinema potesse estinguersi – ha
dichiarato Daniele Luchetti – E
invece durante la quarantena ci ha dato conforto, come una
luce accesa in una caverna. Oggi abbiamo una consapevolezza in più:
i film, le serie, i romanzi, sono indispensabili nelle nostre vite.
Lunga vita ai festival, dunque, che permettono di
celebrare tutti assieme il senso vero del nostro lavoro. Se
qualcuno ha pensato che potesse essere inutile, ora sa che serve a
tutti. Con Lacci sono onorato
di aprire le danze del primo grande festival di un tempo
imprevisto”.
“Da 11 anni, la
Mostra del Cinema non veniva aperta da un film italiano – ha
dichiarato Alberto Barbera – La felice
opportunità è offerta dal bellissimo film di Daniele Luchetti,
anatomia della difficile coesistenza di una coppia, alle prese con
tradimenti, ricatti emotivi, sofferenze e sensi di colpa, non senza
un piccolo giallo che viene svelato solo nel finale.
Sostenuto da un cast eccezionale, il film è anche il segno del
felice momento che sta attraversando il nostro cinema, in
continuità con la tendenza positiva delle ultime stagioni che la
qualità dei film invitati a Venezia quest’anno non potrà che
confermare”.
Lacci, il
film
Napoli, primi
anni ‘80: il matrimonio di Aldo e Vanda entra in crisi quando Aldo
si innamora della giovane Lidia. Trent’anni dopo, Aldo e Vanda sono
ancora sposati. Un giallo sui sentimenti, una storia di lealtà ed
infedeltà, di rancore e vergogna. Un tradimento, il dolore, una
scatola segreta, la casa devastata, un gatto, la voce degli
innamorati e quella dei disamorati. Dal romanzo
di Domenico Starnone, per il “New York Times”
uno dei 100 migliori libri del 2017, il nuovo film
di Daniele Luchetti.
Lacci sarà proiettato
mercoledì 2
settembre, nella Sala
Grande del Palazzo del
Cinema al Lidodi
Venezia, nella serata di apertura della 77.
Mostra. Prodotto da IBC
Movie con Rai
Cinema, Lacci è
scritto da Domenico
Starnone, Francesco
Piccolo e Daniele Luchetti.
Daniele Luchetti
nasce a Roma nel 1960. La Sacher Film produce il suo primo film da
regista, Domani accadrà (1988), che vince il
David di Donatello per il miglior regista esordiente. Il
successivo Il portaborse (1991) è il suo primo
grande successo di critica, ottiene un’ottima accoglienza al
festival
di Cannes e vince il David di Donatello per la miglior
sceneggiatura e per il miglior attore protagonista. Successivamente
dirige La scuola (1995), I piccoli
maestri (1998) e Mio fratello è figlio
unico (2007), protagonisti Elio Germano e Riccardo
Scamarcio, che viene presentato a Cannes nella sezione Un Certain
Regard e si aggiudica 5 David di Donatello. Luchetti torna a Cannes
nel 2010, questa volta in concorso, con il film La nostra
vita interpretato da Elio Germano che sulla Croisette si
aggiudica il Premio per la migliore interpretazione maschile. Il
film ottiene inoltre tre David di Donatello incluso quello per il
miglior regista. Il film più recente di Luchetti è Momenti
di trascurabile felicità, realizzato nel 2019.
Sedicicorto Forlì
International Film Festival, in programma dal 2
all’11 ottobre in edizione ibrida, in streaming su
MyMovies.it e dal vivo alla Sala San Luigi e all’Auditorium Intesa
San Paolo di Forlì, annuncia il suo evento di preapertura.
L’appuntamento da mettere in agenda
è per il 14 e 15 settembre. La location è
d’eccezione, l’Arena Musei San Domenico, che per
quelle due sere sarà completamente dedicata al mondo del
cortometraggio per celebrare la diciassettesima edizione del
festival forlivese, diventato ormai una tappa importantissima nel
panorama internazionale.
Sarà l’occasione per il direttore
artistico Gianluca Castellini, coadiuvato dalla coordinatrice del
festival Joana Fresu de Azevedo e il supporto sul palco della
giornalista Federica Aliano, di presentare ufficialmente tutte le
sezioni competitive, le mostre di questa edizione e di consegnare
ufficialmente tutti i premi speciali previsti.
Le mostre: saranno tre. Una dedicata
a Federico Fellini, nel centenario della nascita e
nella sua regione di nascita, l’Emilia Romagna. Una seconda
dedicata al nuovo cinema iraniano, legata a IranFest, e infine una
dedicata a Vincent Van Gogh.
I premi alla carriera, come
annunciato, saranno consegnati al grande cineasta italiano
Giuliano Montaldo e al regista iraniano
Jafar Panahi. Entrambi saranno presenti
virtualmente, così come i gemelli D’Innocenzo, che
riceveranno il premio Amazing Birdmen, e Andrea
Lattanzi e Ludovica Martino, che
ottengono il Premio Generazione G offerto da Cinematographe. Sará
invece presente a Forlí, la sera del 15, per ritirare il Premio
Woman in Set, dato da Mymovies, la regista Roberta
Torre.
Non mancheranno proiezioni speciali,
intermezzi musicali e altre sorprese, per celebrare, più che mai
quest’anno, il cinema e il mondo del cortometraggio. Nel rispetto
delle disposizioni e misure anto-covid previste, è
obbligatoria la prenotazione, da effettuare tramite invio di email
a [email protected]
Sedicicorto Forlì International Film
Festival 2020 si terrà dal 2 all’11 ottobre ed è realizzato
con il contributo di Comune di Forlì, Film Commission
Emilia-Romagna, Regione Emilia-Romagna, DG Cinema e Audiovisivo –
Mibact e Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì la sponsorship di
Intesa San Paolo, Daniele Alessandrini Abbigliamento, Cantine
DreiDonà e Acquainbrick, con il patrocinio del Parlamento Europeo e
FEDIC.
È stato diffuso un nuovo poster
ufficiale di No Time to Die, il prossimo film
dedicato al franchise di James
Bond che vedrà protagonista Daniel
Craig. Il film arriverà in sala a novembre, e giovedì
prossimo, 3 settembre, sarà disponibile il trailer ufficiale.
Ecco di seguito il poster del film,
decisamente “iconic”:
SINOSSI di No time to Die
In No Time To Die, Bond si gode una
vita tranquilla in Giamaica dopo essersi ritirato dal servizio
attivo. Il suo quieto vivere viene però bruscamente interrotto
quando Felix Leiter, un vecchio amico ed agente della CIA,
ricompare chiedendogli aiuto. La missione per liberare uno
scienziato dai suoi sequestratori si rivela essere più insidiosa
del previsto, portando Bond sulle tracce di un misterioso villain
armato di una nuova e pericolosa tecnologia.
La crisi finanziaria del 2007-2008
ha gettato un’ombra sull’economia mondiale, segnando l’inizio di un
duro periodo di recessione. Tuttavia, non per tutti ciò si rivelò
una tragedia. In La grande
scommessa, diretto da Adam
McKay, viene infatti raccontata la vera storia di un
gruppo di investitori che, intuito cosa stesse per accadere, riuscì
a trarre guadagno da questa drammatica situazione. Candidato a
cinque premi Oscar, tra cui quello per il miglior film, il titolo
si è poi aggiudicato la prestigiosa statuetta per la miglior
sceneggiatura non originale.
La storia è infatti tratta dal libro
di carattere economico Il grande scoperto: la folle scommessa
che ha sbancato Wall Street, pubblicato nel 2010 da
Michael Lewis e incentrato sulle vere storie poi
riportate nel film. La Paramount ne acquistò i diritti nello stesso
anno di uscita, e assunse McKay per dirigere il film. Questi si
impegnò a trovare un modo originale e anticonvenzionale per narrare
le complesse vicende economiche. In particolare, sono noti i cameo
di celebrità come Margot
Robbie e Selena
Gomez, che rompendo la quarta parete spiegano
direttamente al pubblico alcune dei concetti presenti nella
narrazione.
Così facendo, McKay riuscì nel suo
intento di raggiungere un ampio pubblico, conferendo al film un
carattere fruibile anche dai non avvezzi alla materia. Costato solo
50 milioni di dollari, il film riuscì ad incassarne oltre 130 in
tutto il mondo. Favorevole è stato anche il giudizio della critica,
rimasta entusiasta dallo stile narrativo adottato dallo
sceneggiatore e dal regista. Il ritmo, la spregiudicatezza e il
grande intreccio narrativo del fine ne fanno elementi unici, che
gli hanno permesso di affermarsi al di sopra di tanti altri film
con argomenti simili.
La grande scommessa: la trama del
film
Incentrato nel periodo precedente
alla crisi economica del 2008, il film segue le storie simultanee
di coloro che riuscirono a prevedere il disastro e trarne guadagno.
Il primo di questi è il manager Michael Burry, il quale analizzando
la situazione economica americana decise di creare un sistema di
credit default swap, che gli consenta di scommettere contro il
mercato immobiliare. La sua manovra, in anticipo sui tempi, sembra
però essere azzardata, e genera l’ira degli investitori di Burry, i
quali credono che egli stia sprecando il loro denaro. Questi trova
però fiducia nel dirigente della Deutsche Bank Jared Vennett, il
quale comprende l’esattezza dei calcoli del manager e decide di
investire nel suo progetto.
Viene in seguito coinvolto anche il
trade Mark Baum, e i tre iniziano a gettare le basi per la manovra
che gli permetterà poi di arricchirsi. All’operazione partecipano
anche Charlie Geller e Jamie Shipley, due giovani investitori che
data la loro inesperienza si trovano a richiedere l’aiuto
dell’eccentrico banchiere Ben Rickert. Questi però, dopo averli
inizialmente sostenuti, critica aspramente il loro guadagno
maturato su di un collasso economico. Non passa infatti molto
tempo, infatti, e il mercato collassa all’improvviso. Grazie ai
suoi calcoli e al sistema brevettato, Burry si ritrova a guadagnare
una cifra spropositata di soldi.
La grande scommessa: il cast del
film
A ricoprire i ruoli principali del
film, vi sono alcuni tra i maggiori interpreti di Hollywood, a
partire da Christian
Bale, che dà vita al personaggio di Michael Burry.
L’attore, nel prepararsi alla parte, ebbe modo di incontrare il
manager, rimanendo particolarmente colpito dal suo stile. Bale,
infatti, richiese a quel punto di poter indossare gli stessi abiti
con cui è diventato celebre Burry, ovvero t-shirt e shorts. La sua
interpretazione fu talmente tanto convincente che portò l’attore
all’ottenere una nomination al premio Oscar come miglior attore non
protagonista. Altro celebre nome presente nel film è quello di
Ryan
Gosling, che dà vita al personaggio di Jared Vennett,
questi soltanto vagamente ispirato ad una delle reali persone della
vicenda.
Gosling era da sempre il primo nome
considerato per il ruolo, e nell’accettare la parte pose fine alla
pausa dalla recitazione che si era preso nel 2013. Inoltre, per dar
vita al personaggio, si trovò inoltre a dover sfoggiare un’insolita
capigliatura, che rese ancor più caratteristico il suo personaggio.
Nel ruolo di Mark Baum vi è invece l’attore Steve
Carell, particolarmente apprezzato per la sua
interpretazione drammatica e nominato al Golden Globe come miglior
attore. Nel film sono poi presenti, in ruoli più o meno di rilievo,
gli attori Brad
Pitt nei panni di Ben Rickert, Melissa
Leo in quelli di Georgia Hale, John
Magaro nel ruolo di Charlie Geller, e Marisa
Tomei in quello di Cynthia Baum.
La grande scommessa: la vera storia
dietro al film
Nel trattare le vicende realmente
accadute, il film utilizza un metodo certamente originale ma
grossomodo fedele a quanto narrato nel libro di Lewis. I personaggi
descritti sono infatti molto fedeli alle fonti di ispirazione
originali, a partire da Michael Burry. Questi, oltre ad essere
l’unico a cui non viene modificato il nome nel film, viene
descritto in modo molto fedele alla realtà. Egli possedeva un
proprio stile, composto di magliette e shorts ed era solito
aggirarsi per il suo studio totalmente scalzo. Inizialmente, egli
era uno specializzando in neurologia, il quale abbandona però gli
studi per dedicarsi alla finanza.
Attraverso le sue ricerche questi
arrivò realmente a predire l’imminente crisi, decidendo di dar vita
ai Credit Default Swap. La sua convinzione si basa sui suoi studi
sul mercato dei mutui subprime, i quali sono una tipologia di
finanziamento ad alto rischio. Questi vengono concessi dalle banche
dietro una garanzia, ovvero se il debitore non riesce a pagare le
rate la sua casa viene pignorata. Burry si accorge però che il
numero dei debitori insolventi è in forte aumento. Ciò avrebbe
portato ad un ingente quantitativo di case pignorate, con la
conseguente svalutazione e relativa crisi del mercato immobiliare.
Egli arrivò inoltre a stimare che tale situazione si sarebbe
verificata nel secondo semestre del 2007.
In risposta a ciò, Burry offre alle
banche, con il Credit Deafult Swap, di versare loro un premio
assicurativo su un ipotetico evento dannoso. Se tale evento dovesse
però verificarsi, le banche dovranno pagare a lui un’adeguata
indennità. Convinte della stabilità del mercato, le banche
accettarono molto positivamente la proposta, convinte che si
rivelerà in un facile ingresso di denaro nelle loro tasche.
Sfortunatamente, le intuizioni di Burry si rivelarono esatte, ed è
lui ad intascare una fortuna. Il film, per quanto fedele agli
eventi, si concentra così in particolare nel formulare accuse
contro i banchieri corrotti. Così facendo, però, dimentica di
considerare anche gli altri fattori che portarono alla crisi.
La grande scommessa: dove vedere il
film in streaming
Per gli amanti del film, o per chi
non l’avesse ancora visto e desidera poter recuperare tale titolo,
è possibile fruirne grazie alla sua presenza in alcune tra le
principali piattaforme streaming presenti in rete. La
grande scommessa è infatti disponibile su Netflix, Rakuten TV, Chili Cinema, Tim Vision, Apple
iTunes e Google Play. Per vederlo basterà noleggiare o acquistare
il film sulla piattaforma prescelta. Si avrà così poi modo di
riprodurlo in modo pratico e al meglio della qualità.
L’universo di Tenet portato al cinema da
Christopher
Nolan è senza dubbio un sistema complesso, un cosmo in
cui il tempo assume degli andamenti insoliti e le
reazioni di causa ed effetto si sovvertono. Ci sono delle regole
fisiche, dei principi che vanno contro quello che tutti noi
conosciamo, derivato dall’esperienza delle nostre vite, degli
aspetti di Tenet che meritano una
spiegazione. In questa sede proveremo a spiegare infatti i due
grandi concetti (fanta)scientifici che governano
il film e che lo rendono così particolare.
Questi due elementi sono
l’Inversione e l’Algoritmo, una
scoperta scientifica e un’arma che insieme possono essere usati per
il bene così come per il male. Il lavoro di Nolan si muove dunque
sull’archetipo narrativo apocalittico per eccellenza, ma lo fa
percorrendo dei sentieri poco battuti. Cerchiamo insieme di capire
qual è la specificità, all’interno della storia del film, di queste
due invenzioni alla base di tutto il suo meccanismo narrativo.
L’Inversione, cos’è e come
funziona
L’origine dell’idea di
Nolan parte dal presupposto che in futuro si realizzerà una
tecnologia che potrà invertire l’entropia degli
oggetti, processo che permette loro (ma anche a persone e
animali) di tornare indietro nel tempo. Tuttavia non si tratta di
viaggio nel tempo, ma di movimento all’indietro nel tempo per
sempre, fino a che non si verifica una nuova Inversione.
Nell’Inversione, la relazione tra
causa-effetto cambia, così come è spiegato nella scena iniziale di
Tenet dalla
scienziata interpretata da Clémence Poésy. Infatti la conseguenza diventa
la causa degli eventi: il proiettile sul tavolo (conseguenza) e in
realtà l’inizio del processo che porta il proiettile nel guanto del
protagonista (causa). Questo passaggio ci dà l’indicazione di come
capire il comportamento degli oggetti invertiti, per il quale
bisogna essere allenati e preparati: ci vuole addestramento.
Quella che viene Invertita è
l’entropia, non il tempo, per cui anche per chi subisce
l’Inversione il tempo scorre comunque normalmente. Per cui esso non
smette mai di scorrere e quindi “i viaggi nel tempo” di
Tenet non hanno un vero e proprio costo in
fatto di… tempo, appunto.
L’algoritmo: cos’è e a che
serve
Nel futuro, una
scienziata inventa l’Inversione che modifica l’entropia di persone
e oggetti attraverso determinati macchinari (i tornelli).
L’algoritmo invece è capace di modificare l’intero concetto del
tempo.
Il futuro climatico e ambientale
della Terra è disastroso, il pianeta è ormai inabitabile a causa di
come noi, nel nostro presente, abbiamo sfruttato le sue risorse.
Con l’algoritmo si vuole invertire l’entropia dell’intero pianeta,
in modo tale che la popolazione futura possa giovare di una Terra
che gli arriverà più pulita grazie alla sparizione dell’umanità nel
loro passato, il nostro presente. A uccidere l’umanità sarà
l’inversione globale attraverso l’Algoritmo, perché, come abbiamo
visto, in inversione non si respira in autonomia. Ma
l’organizzazione Tenet vuole scongiurare
l’attivazione dell’Algoritmo.
La scienziata, spaventata
dall’algoritmo che lei stessa a creato, lo ha diviso in nove parti
e le ha spedite indietro nel tempo, nascondendole nei depositi
privati di armi nucleari e plutonio di nove diverse potenze
mondiali, nel nostro presente. Da questo punto, con la scena
all’Opera, parte la storia di Nolan.
Nonostante all’epoca dell’uscita dei
film in sala sia stata letteralmente massacrata tanto dalla critica
quanto dal pubblico, è innegabile che oggi la trilogia prequel
della saga di Star Wars sia stata sorprendentemente
rivalutata, anche alla luce della delusione generata in molti dalla
fine della saga degli Skywalker con i film della trilogia sequel.
Screen Rant ha voluto sottolineare quanto nei film diretti da
George
Lucas a cavallo tra il 1999 e il 2005 siamo presenti
delle trame decisamente brillanti, raccogliendone le 10 migliori
storyline:
La politica
La politica nella trilogia
prequel è uno dei argomenti più delicati, e in termini di
rappresentazione non è certo una delle migliori trame che i prequel
hanno da offrire.
Tuttavia, nella sua idea, e grazie
alla raccolta di materiale canonico che la circonda, e anche al
supporto dei fan, la politica è diventata qualcosa di
incredibilmente interessante. Vedere come era la Repubblica e
volta, come funzionava e come si è trasformata nell’Impero
Galattico è decisamente affascinante; allo stesso modo, è stato
affascinante vedere la democrazia morire con fragorosi
applausi.
La Battaglia di Geonosi
La maggior parte dei fan è
solita indicare L’Attacco dei Cloni come il film meno riuscito
dell’intera saga di
Star Wars, pur riconoscendo che la parte finale di
quell’episodio è forse una delle cose più belle che l’intero
franchise abbia mai regalato.
Vedere una
collezione di Jedi combattere contro dei droidi è un autentico
spettacolo per gli occhi, così com’è vedere Yoda in azione, con i
cloni – che sarebbero diventati uno dei gruppi più amati del
franchise – che si precipitano per salvare la situazione. Tutta la
sequenza è fantastica: dalla battaglia nell’arena al duello con le
spada laser.
Il salvataggio del Cancelliere
Se da un lato L’Attacco dei Cloni è considerato il film meno
riuscito della trilogia sequel, dall’altro La Vendetta dei Sith sarà sempre considerato quello
più riuscito e, probabilmente, anche uno dei migliori dell’intera
saga.
Tra i momenti migliori di
quell’episodio non si possono non menzionare la battaglia di
Coruscant e il salvataggio del Cancelliere: oltre all’azione
fantastica e ai duelli memorabili con le spada laser memorabili,
quest’episodio presenta anche alcune delle più grandi manipolazioni
di Sidious.
Anakin e Obi-Wan
La trilogia
prequel presenta davvero tanti difetti: uno dei più evidenti è
sicuramente quando ci racconta delle avventure di Anakin e Obi-Wan,
senza mostrarcele.
Tuttavia, c’è
qualcosa nella relazione tra quei due personaggi che è stata in
grado di suscitare l’ammirazione dei fan. Si tratta indubbiamente
di una delle migliori relazioni maestro/allievo dell’intera saga:
vederli crescere prima come amici e poi divenrtare nemici è stato
sicuramente esaltante.
Il ruolo di Padmé
Padmé Amidala è uno dei
personaggi della trilogia prequel più ampiamente criticati: secondo
i più, la scrittura del personaggio e il suo rapporto con Anakin
sono alcuni degli aspetti più deboli dell’intera trilogia.
Tuttavia, la storia di Padmé lontana
da Anakin è in realtà decisamente interessante, dal momento che si
tratta dell’unico personaggio che intralcia continuamente i piani
di Palpatine, costringendolo ad adattarsi. Il modo in cui protegge
la sua gente e in seguito la Galassia è davvero eccellente, e in
questo senso migliora solo con il passare degli anni e il flusso di
avvenimenti.
L’eccessiva sicurezza degli Jedi
Vedere i Jedi
apparentemente al loro apice è stata una delle cose più eccitanti
della trilogia prequel, ma durante i film diventa presto chiaro che
non si trovano propriamente in quella condizione: in realtà, sono
alquanto problematici.
Ci sarebbero davvero tante cose da
dire sull’Ordine e sul Consiglio in relazione ai loro
atteggiamenti, alle loro convinzioni e al modo in cui agiscono.
Fatta eccezione per un paio di Jedi come Qui-Gon e Yoda, la maggior
parte è fin troppo sicura di sé, ed è proprio questo a decretare la
loro caduta. Mace Windu e la sua arroganza, così come il suo
estremo e ironico attaccamento al Codice Jedi, offrono un ottimo
esempio in tal senso.
La caccia di Darth Maul
Se c’è una cosa su cui
tutti i fan possono essere d’accordo in merito alla trilogia
prequel, è che la scena sulle note di “Duel of the Fates” è la
parte migliore de
La minaccia fantasma.
Nonostante i dialoghi estremamente
limitati, Maul è un punto culminante e altrettanto costante nel
film. Incarna ciò che molti fan immaginano che sia un Signore dei
Sith, e dal suo primo incontro con Qui-Gon, fino alla sua caccia a
Qui-Gon e Obi-Wan e al duello finale, è davvero un personaggio
incredibile.
Ordine 66
Ci sono una varietà di
momenti strazianti nella saga degli Skywalker, ma ce ne sono pochi,
se non nessuno, che sono paragonabili in termini di emozione a
quello in cui l’Ordine 66 viene liberato.
Quando Sidious dà l’Ordine a Cody, e
i fan continuano a guardare gli amati Jedi come Plo Koon, Aayla
Secura e Obi-Wan essere presi di mira dai loro battaglioni: è un
momento davvero difficile da guardare, e il momento è reso ancora
più drammatico dalla marcia di Anakin sul Tempio Jedi.
I piani di Palpatine
Parlando dei piani di
Sidious, i fan ne hanno potuto ammirare l’evoluzione in tutti e tre
i film della trilogia prequel, e questo ha contribuito a
consolidare l’eredità del personaggio in termini di eccezionale
cattivo.
Il modo in cui Palpatine manipola
Anakin in ogni film, oltre al modo in cui manovra politicamente e
plasma la natura del Senato Galattico e delle Guerre dei Cloni
attorno ai suoi piani, è davvero magistrale.
La caduta di Anakin, la nascita di Vader
Le manipolazioni di Sidious
non sono l’unico fattore nella tragica caduta di Anakin Skywalker e
durante la trilogia i fan hanno intravisto molte delle ragioni che
lo spezzano sia emotivamente sia mentalmente.
Anche se molti fan credono che la
caduta di Anakin non sia stata sviluppata e approfondita
abbastanza, c’è comunque diverso materiale che ha contribuito a
renderla una grande storia nel complesso. Anakin che diventa Darth
Vader, massacra giovani, combatte suo fratello e tradisce la luce
dentro di lui a favore dell’oscurità, è il momento clou nonché la
storia centrale della trilogia.
È stato distribuito il primo
Character Poster del film Diabolik, che svela il
volto del Re del Terrore interpretato da Luca
Marinelli. Nel cast Miriam Leone,
nei panni dell’affascinante Eva Kant, Valerio
Mastandrea,nel ruolo di
Ginko, Alessandro Roia, Serena
Rossi e Claudia Gerini.
Il film, adattamento cinematografico
delle avventure del personaggio creato da Angela e Luciana
Giussani, è diretto dai Manetti bros.,
scritto da Michelangelo La
Neve e Manetti bros., che hanno
firmato anche il soggetto insieme a Mario
Gomboli.
DIABOLIK è una
produzione Mompracem con Rai
Cinema, prodotto da Carlo
Macchitella e Manetti
bros., in associazione
con Astorina, con il sostegno
di Emilia – Romagna Film
Commission, Friuli Venezia Giulia Film
Commission, Film Commission Vallee
D’Aoste.
Il film uscirà nelle sale italiane
il 31 dicembre 2020 distribuito da 01
Distribution.