A Barry Keoghan è stato chiesto ancora una volta
del suo potenziale ritorno nel ruolo del Joker in The
Batman – Parte 2 di Matt Reeves e, non troppo
sorprendentemente, l’attore irlandese ha ancora giurato di
mantenere il segreto.
Il candidato all’Oscar è stato
interrogato sulla possibilità di riprendere il ruolo della nemesi
del Cavaliere Oscuro mentre parlava del suo ultimo film,
Bring Them Down, con Variety al Toronto
International Film Festival, e la sua risposta dovrebbe dirvi tutto
quello che c’è da sapere.
Inizialmente si era detto che
Keoghan avrebbe interpretato l’agente Stanley Merkel in The Batman, ma presto sono emerse voci che si
trattava di un semplice depistaggio. In effetti, l’attore di
Eternals
appare verso la fine del film come un “Prigioniero di Arkham
senza nome” che parla con l’Enigmista (Paul
Dano), ma presto diventa chiaro che dovrebbe essere il
Joker, o almeno l’uomo che diventerà il Joker.
Reeves ha poi condiviso una scena
eliminata in cui il cattivo di Keoghan parla con il Crociato con il
Cappello (Robert Pattinson), ma il regista ha
detto che questo non deve essere preso come un’indicazione del
fatto che Joker è stato schierato come antagonista principale del
suo sequel, anche se questo non significa che non sarà coinvolto in
qualche modo.
Cosa ha detto recentemente Matt
Reeves su The Batman – Parte 2?
CREDIT: MATT REEVES / WARNER BRO
Matt Reeves ha
recentemente condiviso i primi dettagli ufficiali sulla trama di
The Batman – Parte 2 durante
una
nuova intervista con SFX Magazine, confermando
che il film vedrà ancora una volta Batman indagare su un
mistero.
“Abbiamo condiviso [la
sceneggiatura] con la DC e loro sono super eccitati”, ha
detto alla rivista. “Andrà a scavare nella storia epica
della corruzione più profonda e si addentrerà in luoghi che [Bruce
Wayne] non poteva nemmeno prevedere nel primo film.
I semi di ciò che sta
accadendo sono tutti nel primo film e si espande in un modo che vi
mostrerà aspetti del personaggio che non avete mai visto.Batman è costantemente in lotta con queste forze.Ma queste forze non possono essere completamente
esorcizzate.Quindi il prossimo film approfondirà
questo aspetto.“
Tutto quello che sappiamo su
The Batman – Parte 2
Come già sottolineato, The
Batman – Parte 2 ha dovuto fare i conti con una serie
di indiscrezioni sulla produzione. Di recente, Jame Gunn è dovuto intervenire per smentire le
voci secondo cui Boyd Holbrook sarebbe stato scritturato per
interpretare Harvey Dent/Due Facce. L’inizio delle riprese del
sequel era previsto per il novembre 2023, con un’uscita prevista
per l’ottobre 2025. Tuttavia, in seguito agli scioperi della WGA e
della SAG-AFTRA del 2023, The
Batman – Parte 2 è stato rinviato all’ottobre 2026. Le
riprese del sequel inizieranno alla fine di quest’anno.
Reeves spera che il suo prossimo
film su Batman abbia lo stesso successo del primo. The
Batman del 2022 ha avuto un’ottima performance al
botteghino, incassando oltre 772 milioni di dollari in tutto il
mondo e ottenendo un ampio consenso da parte della critica. Queste
recensioni entusiastiche sono state portate avanti nella stagione
dei premi, visto che il film ha ottenuto quattro nomination agli
Oscar. Nel frattempo, Reeves è intenzionato a espandere la serie
DC Elseworlds, dato che la serie spin-off di
Batman, Il Pinguino, con Colin Farrell nei panni del boss della mafia,
è prossima all’uscita. Con Farrell che ha annunciato una serie
molto violenta, The
Penguin debutterà su Max a settembre.
Sono state condivise online alcune
foto di
Milly Alcock tra la folla degli US Open e l’ex star di
House of the Dragon sfoggia una pettinatura molto
da Supergirl. La Alcock è naturalmente bionda (o
comunque biondo fragola), ma in questo caso la sua pettinatura è
più chiara del solito e, nelle foto che seguono, sembra decisamente
pronta a solcare i cieli come Donna del
Domani nel film
Woman of Tomorrow del DCU.
Si dice che questa versione di Kara
Zor-El sia “meno seria e più tagliente dell’iconica
supereroina”, in quanto Gunn cerca di allontanarsi dalle
“precedenti rappresentazioni della Ragazza d’Acciaio, in
particolare la lunga serie della CBS/CW interpretata da Melissa
Benoist”.
Il regista statunitense James
Gunn arriva alla premiere di Los Angeles della Warner Bros.
‘The
Flash’ tenutasi al TCL Chinese Theatre IMAX il 12 giugno 2023 a
Hollywood, Los Angeles, California, Stati Uniti. — Foto di
imagepressagency – DepositPhotos
James Gunn ha recentemente rivelato che aveva
già in mente la Alcock per interpretare Supergirl dopo aver visto
la sua interpretazione nella serie prequel di
Game of Thrones della HBO.
“Milly è stata la PRIMA
persona che ho proposto a Peter per questo ruolo, ben più di un
anno fa, quando avevo letto solo i fumetti”, ha scritto il
regista su Threads. “Stavo guardando La casa del dragone e
ho pensato che potesse avere il taglio, la grazia e l’autenticità
di cui avevamo bisogno”.
Secondo una breve sinossi, la
storia seguirà Kara mentre “viaggia attraverso la galassia
per festeggiare il suo 21° compleanno con Krypto il
Supercane.Lungo la strada, incontra una giovane
donna di nome Ruthye e si ritrova in una ricerca omicida di
vendetta”.
Cosa sappiamo sul film Woman
of Tomorrow?
L’attrice e drammaturga Ana
Nogueira sta scrivendo la sceneggiatura di Woman of
Tomorrow.
Gunn e Peter
Safran hanno annunciato il reboot di Supergirl durante la
giornata stampa dello studio nel gennaio dello scorso anno, quando
è stato rivelato lo slate del DCU “Gods and Monsters”. Il
progetto sarà basato almeno in parte sull’omonima serie di fumetti
di King del 2022.
All’epoca James
Gunn aveva dichiarato: “Nella nostra serie vediamo
la differenza tra Superman, che è stato mandato sulla Terra e
cresciuto da genitori amorevoli fin da quando era un neonato, e
Supergirl, che è stata cresciuta su una roccia, una scheggia di
Krypton, e ha visto tutti quelli che la circondavano morire ed
essere uccisi in modi terribili per i primi 14 anni della sua vita,
per poi arrivare sulla Terra quando era una ragazzina.È molto più dura, non è esattamente la Supergirl che siamo
abituati a vedere”.
L’attrice di Mission:Impossible – che interpreterà Sue
Storm/Invisible Woman nel reboot dei Marvel Studios – è stata interpellata per un
aggiornamento sulla produzione sul red carpet della prima mondiale
di Eden e, sebbene non abbia condiviso nulla di particolarmente
eccitante, sembra che le cose stiano andando molto bene e che la
“prima famiglia Marvel” stia andando d’accordo come
si spera.
“Ci amiamo così
tanto.Sono stato lontano da loro per due giorni e
mi mancano”, ha detto Kirby. “Ci stiamo divertendo
molto insieme.Sono davvero fiducioso per il film
e Matt Shakman è fantastico e Pedro [Pascal] è
celestiale”.
Sebbene siano trapelate diverse
foto e video sul set, la Marvel ha fatto un ottimo lavoro
per tenere i membri principali del cast lontani dalle telecamere, e
non abbiamo ancora visto nessuno degli eroi vestito (anche se
abbiamo intravisto una controfigura che indossa una pratica tuta
della Cosa). Forse, alla ripresa della lavorazione, si troveranno
online alcuni scatti più rivelatori.
“We love each other so much. I miss them! I’ve been away for two
days and I miss them. We’re having such great time. I’m really
hopeful for the movie. Matt is amazing and Pedro is
heavenly.”pic.twitter.com/FW5u7uGSMb
Il film è atteso al cinema
il 25 luglio 2025. Come al solito con
la Marvel, i dettagli
della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti,
i Fantastici Quattro sono astronauti che
vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi
cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il
suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la
fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per
diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il
fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà
la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene
completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi
arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super
forza.
Fanno parte del cast anche
Julia Garner, Paul Walter
Hauser, John
Malkovich, Natasha
Lyonne e Ralph
Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato
da Kevin
Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in
degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di
Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro
protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che
conosciamo. Franklyn e Valeria
Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero comparire nel
film.
Pedro
Almodovar torna a casa con il Leone d’Oro assegnatogli
dalla giuria dell’81esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica della Biennale di Venezia presieduta da
Isabelle Huppert. Un riconoscimento che arriva
a coronamento di una lunga storia d’amore con Venezia, cominciata
nel 1988, quando con il suo film d’esordio, Donne sull’Orlo
di una Crisi di Nervi, vinse il Premio Osella alla
sceneggiatura, e proseguita nel 2019 con il Leone d’Oro
alla Carriera, fino al riconoscimento sul campo per il
migliore film della selezione ufficiale in Concorso del 2024.
Un premio, quello ad
Almodovar, sacrosanto: il suo The Room Next Door è un piccolo gioiello,
sigla la prima produzione americana del regista che porta
dall’altro lato dell’Oceano la sua estetica distintiva e definita,
avvalendosi della collaborazione di Julianne Moore e Tilda Swinton,
sue protagoniste. Il Leone arriva però a sorpresa, al Lido, dove i
titoli più quotati per la vittoria finale erano altri, e tra questi
c’era il film fiume
The Brutalist, di Brady Corbet, che invece ha portato
a casa il Leone d’Argento alla migliore regia. Trai premi più belli
del concorso, spicca quello a Maura Delpero, unica italiana
premiata su cinque film in concorso, che con il sorprendente,
delicato e bellissimo Vermiglio, si vede assegnato il Gran Premio
della Giuria.
E se il Premio Speciale
della Giuria lascia tutti di sorpresa (April di
Dea Kulumbegashvili non era piaciuto molto alla
stampa), applausi scroscianti hanno accompagnato il premio alla
sceneggiatura di Ainda estou aqui, di
Walter Salles, che si è avvalso delle penne di
Murilo Hauser e Heitor Lorega. Il
film era trai favoriti per la Coppa Volpi alla migliore
interpretazione femminile, a Fernanda Torres, che
però ha dovuto retrocedere di fronte alla coraggiosa performance di
Nicole Kidman, vincitrice, in
Babygirl. L’attrice però non era presente al Lido per
ritirare il premio. Al posto suo, la regista Halina
Reijn ha letto un messaggio dell’attrice in cui annunciava
la sua assenza a causa dell’improvvisa dipartita della madre. La
dolorosa notizia non è stata gestita al meglio da Sveva
Alviti, madrina di Venezia 81, che era incaricata di
condurre la serata di premiazione e che non è riuscita, forse non
ha avuto la prontezza, a intervenire dando il giusto peso al
momento. Ha invece elencato i regali che accompagnano il premio,
lasciando la platea interdetta.
Vincent Lindon ha
vinto la Coppa Volpi: anche in questo caso ci si aspettava
un premio diverso, a Adrien Brody per
The Brutalist o a Daniel Craig per
Queer. Invece è arrivato all’attore francese,
amico di Huppert e interprete del tenero e difficile ruolo di un
padre in The Quiet Son, film che verrà ricordato
solo per la performance di Lindon, appunto. Chi invece promette di
farsi ricordare è il giovane Paul
Kircher, che da Cannes 2023, dove ha partecipato
con The Animal Kingdom, a Venezia 2024, dove
invece ha vinto il premio Martroianni per Leurs enfants après eux, ha disegnato una
parabola perfetta che promette di durare a lungo.
Al netto dei premi che
tutto sommato sono stati apprezzabili, senza particolari scandali o
rivendicazioni, i titoli del concorso di Venezia 81 si sono
rivelati buoni ma non eccellenti. C’è stata molta attenzione alla
selezione dei protagonisti dei film, più che ai film, dal momento
che il tappeto rosso del palazzo del Cinema era affamato di star,
dopo lo sciopero del 2023, e forse questo ha reso più pigro un
comitato di selezione che era stato capace di incuriosire e
interessare molto di più, negli anni precedenti. Tanto che la
selezione principale è stata forse la meno commentata e
chiacchierata rispetto alle altre collaterali, su tutte quella di
Giornate degli Autori e soprattutto della Settimana della
Critica.
Al netto di questo
aspetto impossibile da trascurare, Venezia 81 è
stata davvero un’edizione per il pubblico, con tantissimi avventori
e appassionati, le sale sempre piene e tanti giovani cinefili
pronti ad affrontarsi a colpi di citazioni. Un ambiente vivace e
divertente, reso vivo dalle discussioni relative ai film e da fiumi
di spritz.
Per il concorso vincono Leone d’Oro
al miglior film: “The
Room Next Door” Pedro Almodovar, Gran
Premio della Giuria: “Vermiglio“,
Maura Delpero, Leone d’Argento alla Migliore
Regia: Brady Corbet, “The
Brutalist“, Premio Speciale della Giuria:
“April“, Dea Kulumbegashvili,
Migliore Sceneggiatura: Murilo Hauser, Heitor
Lorega, “Ainda
estou aqui”, Coppa Volpi Miglior Attrice:
Nicole Kidman, “Babygirl“,
Coppa Volpi Miglior Attore: Vincent Lindon,
“The
Quiet Son” e Premio Marcello Mastroianni per il
migliore attore emergente: Paul Kircher, “Leurs
enfants après eux“.
Affermatosi come uno dei grandi nomi
del teatro italiano, il regista Mario Martone ha
in diverse occasioni compiuto anche il passaggio dietro la macchina
da presa, realizzando alcuni tra i film più apprezzati e premiati
del panorama cinematografico italiano. Tra i più recenti si
annoverano Il giovane
favoloso e Capri-Revolution, mentre del
2019 è il suo Il sindaco del
rione Sanità (qui
la recensione) da lui scritto e diretto e basato sull’omonimo
testo teatrale, che Martone aveva già portato sul palcoscenico nel
2018.
Il film è dunque la trasposizione
cinematografica della commedia in tre atti scritta dal grande
Eduardo De Filippo nel 1960. Presentato in
concorso alla 76ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia, il lungometraggio si è affermato come uno dei
maggiori titoli italiani del suo anno, all’interno del quale veniva
riadatta in chiave contemporanea una storia in realtà da sempre
attuale. Per realizzare il film, Martone si è avvalso di splendide
location come Massa di Somma, il più piccolo dei Comuni del Parco
Nazionale del Vesuvio.
Dopo essere stato accolto con grande
successo al Lido, Il sindaco del
rione Sanità è poi in seguito arrivato in sala per
soli tre giorni come evento speciale. Grazie al successo di
pubblico ottenuto, però, la sua permanenza si è prolungata ben
oltre, confermando il fascino esercitato dal film. Prima di
intraprendere una visione del titolo, sarà certamente utile
approfondire ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast. Proseguendo qui
nella lettura sarà possibile scoprire tutto ciò, come anche le
piattaforme dove è possibile ritrovare il film in streaming per una
comoda visione casalinga.
Ambientato nei pressi di Napoli,
nella campagna vesuviana, il film ha per protagonista
Antonio Barracano, una figura temuta e rispettata
proveniente dal rione Sanità. Qui egli è noto come “il Sindaco”, e
si occupa di dirimere le liti e amministrare la giustizia secondo i
propri criteri, talvolta ricorrendo a metodi anche particolarmente
brutali. In tali attività egli è aiutato anche dal suo braccio
destro, noto come “il Dottore“. Nel corso delle
sue giornate, sono molte le persone che si recano presso di lui,
che assume il ruolo di giudice di ciò che è giusto e ciò che è
sbagliato. Un giorno, però, si presenta al suo cospetto un giovane
di nome Rafiluccio Santaniello.
Questi rivela a Barracano la sua
volontà di uccidere suo padre Arturo, ricco
panettiere napoletano. L’uomo è colpevole di aver diseredato e
cacciato di casa il figlio in seguito alla morte della madre.
Rafiluccio chiede dunque il benestare del Sindaco per tale
criminosa azione, ma Barracano vuole prima andare a fondo a quella
storia. Egli rivede infatti nel giovane lo stesso sentimento di
vendetta che da ragazzo lo aveva ossessionato e cambiato per
sempre. Spinto dal desiderio di salvare l’animo del ragazzo, egli
tenta di farlo riappacificare con il genitore. Andando a fondo a
quella triste vicenda, però, emergeranno segreti inconfessabili del
passato.
Il cast del film
Per dar volto ai personaggi
principali della storia, Martone ha ricercato interpreti
particolarmente carismatici, che potessero apportare ulteriore
fascino al racconto. A interpretare Antonio Barracano è l’attore
Francesco Di
Leva, già popolare per il film Una vita
tranquilla. Egli ha poi raccontato di essersi trovato davanti ad una grande sfida
nell’interpretare Antionio Barracano, protagonista del film. In
quanto attore, un ruolo del genere fu per lui un’occasione
magnifica, ma come uomo lo ha disprezzato fortemente. Per lui è
stato dunque complesso non giudicare il personaggio, ma limitarsi a
dargli vita in modo oggettivo. Per la sua interpretazione, Di Leva
è poi stato candidato come miglior attore ai principali premi del
cinema italiano, tra cui il David di Donatello.
Accanto a lui, nel film, si
ritrovano attori più o meno noti ma tutti in grado di rendere
memorabili i rispettivi personaggi. Ad interpretare Il
Dottore, braccio destro di Barracano, vi è Roberto De
Francesco, visto in numerose opere tra cinema e
televisione e che aveva già lavorato con Martone in precedenti film
di questi. Massimiliano Gallo, il quale vanta
anch’egli una lunga carriera al cinema, è invece presente nei panni
di Arturo Santaniello, il ricco panettiere odiato dal figlio. Ad
interpretare Rafiluccio Santaniello è Salvatore
Presutto, qui al suo primo ruolo cinematografico dopo
essere comparso in un episodio della serie Gomorra. Sono
poi presenti gli attori Adriano Pantaleo nei panni
di Catiello, e Gennaro Di Colandrea in quelli di
Pascale ‘o Nasone.
La storia vera dietro il film
Come racconta lo stesso Eduardo, il
personaggio centrale del dramma è stato da lui ripreso dalla vita
reale: “Si chiamava Campoluongo. Era un pezzo d’uomo bruno.
Teneva il quartiere in ordine. Venivano da lui a chiedere pareri su
come si dovevano comporre vertenze nel rione Sanità. E lui andava.
Una volta ebbe una lite con Martino ‘u Camparo, e questo gli mangiò
il naso. Questi Campoluongo non facevano la camorra, vivevano del
loro mestiere, erano mobilieri. Veniva sempre a tutte le prime in
camerino. “Disturbo?” chiedeva. Si metteva seduto, sempre con la
mano sul bastone. “Volete ‘na tazza ‘e cafè?”. Lui rispondeva
“Volentieri”. Poi se ne andava“. (tratto da M.Giammusso, Vita
di Eduardo, Mondadori, Milano 1993).
Il trailer di Il sindaco
del rione Sanità e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile vedere o rivedere tale
film grazie alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete.Il sindaco del
rione Sanità è infatti disponibile nel catalogo di
Rai Play. Per vederlo, basterà semplicemente
iscriversi, in modo del tutto gratuito alla piattaforma. Si avrà
così modo di guardare il titolo in totale comodità e al meglio
della qualità video. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione
il giorno sabato 7 settembre alle ore
21:10 sul canale Rai Movie.
Divenuti un vero e proprio fenomeno
culturale, i Minions
(qui la recensione),
personaggi ideati da Sergio Pablos, hanno
guadagnato popolarità e seguito sin dalla loro prima comparsa nel
film d’animazione del 2010 Cattivissimo
me, riconfermando la loro attrattiva anche per i
successivi due
sequel del franchise. Dato il clamore suscitato, era
prevedibile che venisse dedicato loro un intero lungometraggio,
distribuito nei cinema di tutto il mondo nel 2015. Spin-off e allo
stesso tempo prequel della trilogia originale, il film dei minions
ha raccontato le origini dei simpatici ometti gialli, approfondendo
la loro stravagante natura.
Gli incassi del film hanno superato
ogni aspettativa, dimostrando come i minions siano ormai parte
dell’immaginario comune, nonché oggetti di un vero e proprio
franchise dalle uova d’oro. In Italia, infatti, il
film ha incassato circa 22,3 milioni di euro, diventando uno
dei film più visti del 2015. A livello globale, invece, ha superato
il traguardo del miliardo, posizionandosi al 17° posto nella
classifica dei film con il maggior incasso nella storia del
cinema.
Amati dai bambini di tutto il mondo,
i minions hanno senza dubbio dominato il decennio appena trascorso,
con numerose opere e prodotti ad espandere la loro influenza. E la
strada sembra ancora lunga per loro. In seguito al successo del
primo film, infatti, è stato annunciato un sequel intitolato
Minions – Come Gru
diventa cattivissimo, che porterà in scena l’incontro tra
i piccoli esseri gialli e il futuro protagonista della trilogia
originale. Inizialmente previsto per il luglio del 2020, il film è
stato tuttavia rimandato di un anno, con uscita fissata al 2 luglio
2021, per via della pandemia attualmente in corso.
La trama e i personaggi di
Minions
Sin dalle origini della vita sulla
Terra, i minions hanno dimostrato di possedere un solo scopo,
ovvero quello di servire il più cattivo tra i cattivi presenti in
circolazione. Nel corso del film li si vede infatti alle prese con
diversi padroni di diverse epoche, dal T-Rex a Napoleone, da
Dracula allo Yeti. Avventura dopo avventura, tuttavia, si rendono
conto di non essere realmente utili ai loro comandanti, in quanto
finiscono sempre per dar vita a colossali pasticci. Compreso ciò, i
minions decidono di ritirarsi in Artide, lontani dal mondo
civilizzato. Tre di loro, però, di nome Kevin,
Bob e Stuart, non riescono ad
accettare la nuova condizione, e decidono dunque di partire per una
nuova missione: trovare un nuovo supercattivo da servire.
Giunti ad un importante meeting di
cattivi, qui fanno la conoscenza di Scarlett
Sterminator, la quale dopo averli assunti assegna loro una
rischiosissima missione: rubare la corona della Regina
d’Inghilterra. Ciò, infatti, permetterà alla donna di reclamare il
suo posto sul trono. Aiutati anche dal marito di lei,
Herbert, i piccoli minions vengono dotati di tutte
le migliori tecnologie possibili. Per loro sarà ora fondamentale
dimostrare di poter portare a termine la missione senza combinare
guai, al fine di riuscire ad accontentare il desiderio del loro
nuovo padrone.
Come si evince dalla trama, i
protagonisti assoluti sono i tre minions Bob, Stuart e Kevin.
Bob è il più piccolo e ingenuo dei tre, non ha
capelli e possiede un occhio verde e l’altro marrone.
Stuart, invece, possiede un solo occhio ed è
l’adolescente del gruppo, aspirante rock star con una personalità
ribelle e solitaria. Infine, c’è Kevin, il più
maturo dei tre nonché leader del gruppo. È lui a spingere gli altri
due ad abbandonare l’Artide, desideroso di poter diventare un eroe
agli occhi dell’intera loro tribù. Nel film è poi particolarmente
importante anche il personaggio di Scarlett
Sterminator, donna estremamente alta, magra ed elegante. È
diventata una criminale in seguito ad un’infanzia difficile.
I doppiatori del film
Da sempre fonte di curiosità per il
loro particolarissimo linguaggio, i minions sono tutti doppiati da
Pierre Coffin, anche regista del film. Questi,
infatti, oltre ad essersi concentrato su Bob, Stuart e Kevin, ha
registrato le voci e i suoi per tutti gli 899 minions comparsi nel
film. Il loro è un linguaggio molto particolare, studiato a lungo
dai realizzatori del film. Anche se sembra che dicano sempre le
stesse parole, in realtà esso vanta numerosi termini provenienti
dal vocabolario, inglese, francese, italiano e indonesiano.
Data la popolarità dei minions, non
sorprende che numerosi celebri attori abbiano accettato di
ricoprire il ruolo di doppiatori per gli altri personaggi del film.
Scarlett Sterminator è infatti doppiata dalla premio Oscar Sandra
Bullock, che ha così dato vita al primo ruolo da
villain della sua carriera. Nella versione italiana, invece,
il personaggio ha la voce
di Luciana Litizzetto, mentre in francese
quella di Marion
Cotillard. Anche il personaggio di Herbert Sterminator
vanta note voci. In originale, infatti, è l’attore Jon
Hamm a doppiarlo. In Italia è invece Fabio
Fazio, e in Francia Guillaume
Canet.
Vi è poi la presenza di
Michael
Keaton e Allison Janney,
rispettivamente nei ruoli di Walter e Madge Nelson, coniugi
specializzati in furti e rapine, i quali aiuteranno i tre minions
protagonisti a raggiungere la fiera dei supercattivi. Appare, anche
se soltanto nel finale, anche il personaggio del giovane Gru, che
anche in questo caso ha la voce dell’attore Steve
Carell. La voce narrante che si può sentire nel corso
del film è invece quella del premio Oscar Geoffrey
Rush, mentre in italiano è quella del noto Alberto
Angela.
Le canzoni presenti in
Minions e i sequel del film
Come consuetudine per i titoli
appartenenti al franchise di Cattivissimo me, anche il
film dei minions vanta al suo interno la presenza di celebri brani
musicali. Tra questi si annoverano Happy
Together, del gruppo The Turtles, You
Really Got Me, dei The Kinks, My
Generation, dei The Who e Mellow
Yellow, della band Donovan. Nel finale del film,
inoltre, si può udire il brano
Revolution, appartenente ai The Beatles
ma cantato per l’occasione proprio dai piccoli minions. La colonna
sonora originale del film è invece stata composta da Heitor
Pereira.
Nel 2020 viene poi distribuito il
sequel Minions
2 – Come Gru diventa cattivissimo, dove si racconta del
dodicenne Gru che cresce nei sobborghi della città nutrendo una
grande passione per i Vicious 6, ovvero i Malefici 6, un gruppo di
supercattivi. Deciso a diventare un vero supercattivo come loro,
Gru mette in atto un malvagio piano per rubare una pietra ai
Malefici 6. Ma per farlo, avrà bisogno dei Minions, che troveranno
così in lui un nuovo supercattivo da servire. Nel luglio 2024,
insieme alla distribuzione di
Cattivissimo me 4,
è stato annunciato anche un Minions 3.
Il trailer di
Minions e dove vedere il film in streaming
Per gli appassionati dei celebri
personaggi gialli, o per chi non avesse ancora visto il loro film,
è possibile recuperare il titolo grazie alla sua presenza in alcune
tra le principali piattaforme streaming oggi presenti in
rete. Minions è infatti disponibile su
Rakuten TV, Apple TV e Amazon Prime Video. Per vederlo, in base
alla piattaforma prescelta, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale, avendo così poi modo di
riprodurlo in modo pratico e al meglio della qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 7
settembre alle ore 21:20 sul canale
Italia 1.
Nei primi sei
giorni di svolgimento (da mercoledì 28 agosto
a lunedì 2 settembre) dell’81. Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica,
i numeri dei titoli
d’ingresso venduti e
degli abbonamenti confermano che
il pubblico della Mostra è in costante
crescita.
A questo pubblico appassionato, che sta
affollando in questi giorni tutte le sale del Lido, va il
ringraziamento della Biennale di Venezia.
Al termine della giornata
di lunedì 2 settembre, l’81.
Mostra ha registrato i
seguenti numeri:
titoli d’ingresso vendutial
pubblico59.729 (+11% sul
2023)
di cui 1.747 abbonamenti (+25% sul
2023)
accrediti distribuiti al Lido
12.953(+2% sul 2023)
Venice Immersive: +23% di
prenotazioni
Le prenotazioni della
sezione Venice Immersive all’isola del
Lazzaretto Vecchio sono
state 5.515 (+23% sul
2023).
Diretto da Chris
Cullari e Jennifer Raite, il film del
2022 Skylight porta lo spettatore a confrontarsi
con le conseguenze della manipolazione psicologica, che può
persistere anche in persone che stanno attivamente cercando di
liberarsene. Nel film, infatti, il confine tra ciò che è reale e
ciò che non lo è decade, gettanto tanto le protagoniste quanto il
pubblico in un caos nel quale non sembrano poterci essere punti di
riferimento certi. Manipolazione psicologica che avviene in questo
caso a partire dall’incontro con una setta.
I due registi, anche sceneggiatori
del film, hanno infatti raccontato di essersi ispirati a NXIVM,
un’organizzazione fondata nel 1998 da Keith Ranier che si
presentava come un gruppo di auto-aiuto e crescita personale, ma
che si è rivelata essere una setta manipolativa e abusiva. Con
Skylight si affrontano così non solo i modi in cui
la propria mente può diventare un nemico, ma anche come tali modi
possano essere scatenati dal potere che qualcun altro riesce ad
esercitare sulle persone.
Per gli appassionati di questo
genere di film, dove niente è come sembra e il nemico è
potenzialmente ovunque, ecco un titolo da non perdere
assolutamente. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune
delle principali curiosità relative a Skylight.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla
spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di
Skylight
Il racconto si svolge nel deserto
del New Mexico, dove una setta chiamata Skylight ha la sua base in
un campus di nome The Aviary diretto dall’affascinante
Seth (Chris Messina). Capo
carismatico della setta, l’uomo è un perfido e astuto manipolatore.
Tra i partecipanti al campus ci sono anche Jillian
(Malin
Akerman) e Blair (Lorenza Izzo), due
giovani donne in cerca di libertà. Quello che trovano, tuttavia, è
una vera e propria prigione.
Decidono dunque di scappare ma si
rendono ben presto conto che le loro menti sono ormai controllate
da Seth. Riescono comunque ad addentrarsi nel deserto, dove
dovranno però lottare contro le insidie e le allucinazioni che le
perseguitano. Man mano che le energie diminuiscono e il cibo
finisce, Jillian e Blair temono di non farcela, ma sanno che il
nemico da combattere è nelle loro teste.
La spiegazione del finale
Il programma Seth, chiamato Sintesi,
consisteva in associazioni di parole ripetute e strane maschere
vuote. Era stato creato per togliere l’identità alle donne e
permettergli di ricostruire tutto, dai ricordi degli eventi passati
alla percezione di quelli attuali. Di conseguenza, la maggior parte
di ciò che abbiamo visto nel deserto potrebbe non essere accaduto
affatto. Di certo, Jillian che si butta dalla scogliera,
l’apparizione di Delilah e il costante viaggio circolare delle
donne non erano reali.
Più le donne si allontanano dal
culto e più diventano disperate, più le loro allucinazioni si
rafforzano. La piccola quantità di cibo e acqua sparisce e Blair
viene indotta a mangiare bacche velenose, mentre Jillian si
aggrappa a un computer portatile rubato che ha mentito sul averlo
abbandonato a Calvario. Entrambe le donne sembrano lavorare l’una
contro l’altra e contro sé stesse. I cellulari appaiono e
scompaiono senza alcuna spiegazione e vengono lasciati misteriosi
biglietti senza che si ricordi di averli scritti.
Alla fine, quasi allo stremo delle
forze, le donne trovano un camper con cibo e acqua e decidono di
riposare per un po’. Jillian carica il portatile e guarda le
“sessioni di barriera” di Delilah e Blair. Ciò che vede la convince
che Blair ha ucciso Delilah su suggerimento di Seth. Jillian vuole
perdonarla perché insiste che Seth l’ha costretta a farlo. I
suggerimenti sono però troppo forti e Jillian pugnala Blair,
pensando così di uccidere Seth. Quando si rende conto di ciò che ha
fatto, ci viene mostrata una diversa “sessione di barriera”.
In essa, sembra che sia stata
Jillian stessa a uccidere Delilah e non Blair. Tuttavia, tutto ciò
che Seth dice è una bugia, quindi è possibile che abbia ucciso
Delilah e abbia fatto credere a Jillian di averlo fatto. Mentre si
allontana con Jillian nel suo furgone, lei chiede come l’abbia
trovata e lui risponde che non se n’è mai andata. Questa potrebbe
essere una delle poche affermazioni vere che fa. Tutto ciò che è
accaduto tra Blair e lei nel deserto potrebbe essere stato nella
sua mente.
Vediamo Seth scavare qualcosa e dare
fuoco al camper mentre si allontanano, ma le fiamme hanno la stessa
colorazione psichedelica di ogni allucinazione. È possibile che
nulla di tutto ciò fosse reale, ma più probabilmente, in base al
comportamento di trance alla fine, è stata di nuovo drogata da Seth
e sarà condizionata a una verità più appetibile che non include il
fatto che abbia ucciso qualcuno. Jillian sarà probabilmente
convinta che Blair abbia lasciato Skylight da sola.
Alla fine, dunque, ciò che ha
ostacolato la gioia delle donne è stato Seth e il modo in cui ha
messo le loro stesse menti contro di loro. Nella loro disperata
ricerca di un gruppo a cui appartenere, hanno perso sé stesse. Le
donne di Skylight vivevano dunque in una gabbia,
una prigione per i membri che non hanno bisogno di essere
imprigionati, visto che le loro ali sono già state tarpate.
Il trailer di
Skylight e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire di
Skylight grazie alla sua presenza su alcune delle
più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV e
Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 7
settembre alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
La giuria dell’81esima edizione
della Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica della Biennale di Venezia, presieduta da
Isabelle Huppert e composta da
James Gray, Andrew Haigh,
Agnieszka Holland, Kleber Mendonça
Filho,Abderrahmane Sissako,
Giuseppe Tornatore, Julia von
Heinz, Zhang Ziyi, ha assegnato i
suoi premi.
Pedro Almodovar ha
portato a casa il suo Leone d’Oro con The Room Next Door, mentre il podio è anche un
po’ italiano grazie a Maura Delpero e al suo splendido Vermiglio, che conquista il Gran Premio della
Giuria. Il film fiume di Brady Corbet vince
per la migliore regia e
Nicole Kidman e Vincent Lindon
portano a casa la Coppa Volpi.
Venezia 81: tutti i vincitori
CONCORSO
Leone d’Oro al miglior film: “The
Room Next Door” Pedro Almodovar
Gran Premio della Giuria: “Vermiglio“,
Maura Delpero
Leone d’Argento alla Migliore Regia: Brady Corbet,
“The
Brutalist”
Premio Speciale della Giuria: “April“, Dea
Kulumbegashvili
Migliore Sceneggiatura: Murilo Hauser, Heitor
Lorega, “Ainda
estou aqui”
Coppa Volpi Miglior Attrice:
Nicole Kidman, “Babygirl”
Coppa Volpi Miglior Attore: Vincent Lindon,
“The
Quiet Son”
Premio Marcello Mastroianni per il migliore attore emergente:
Paul Kircher, “Leurs
enfants après eux”
ORIZZONTI
Miglior Film: “The New Year That Never Came,” Bogdan
Mureşanu
Migliore Regia:
Sarah Friedland “Familiar Touch”
Premio Speciale della Giuria: “One of Those Days When Hemme Dies,”
Murat Firatoglu
Miglior Attrice: Kathleen Chalfant, “Familiar Touch”
Miglior Attore: Francesco Gheghi “Familia”
Migliore Sceneggiatura: Scandar Copti,
“Happy Holidays”
Miglior Cortometraggio: “Who Loves the Sun,” Arshia Shakiba
LEONE DEL FUTURO
Luigi de Laurentiis Award miglior Opera Prima: “Familiar Touch,”
Sarah Friedland
ORIZZONTI EXTRA
Premio del pubblico: “The Witness” Nader Saeivar
VENEZIA CLASSICI
Miglior Documentario sul cinema: “Chain Reactions” di Alexandre
O. Philippe
Miglior Film Restaurato: “Ecco Bombo” di Nanni Moretti
VENICE IMMERSIVE
Gran Premio della Giuria: “Ito Meikyu,” di Boris Labbé
Premio Speciale della Giuria: “Oto’s Planet,” di Gwenael
François
Achievement Prize: “Impulse: Playing With Reality,” di Barry Gene
Murphy, May Abdalla
Gran Premio: “Don’t Cry, Butterfly,” Dương Diệu Linh
Menzione Speciale: “No Sleep Till,” Alexandra Simpson
Premio del Pubblico: “Paul & Paulette Take a Bath” Jethro
Massey
Verona Film Club Award for Most Innovative Film: “Don’t Cry,
Butterfly,” Dương Diệu Linh
Mario Serandrei – Hotel Saturnia Award for Best Technical
Contribution: “Homegrown,” Michael Premo
Miglior Corto: “Things That My Best Friend Lost,” Marta
Innocenti
Migliore Regia (Corto): “Nero Argento,” Francesco Manzato
Miglior Contributo Tecnico (Corto): “At Least I Will Be 8 294 400
Pixel,” Marco Talarico
Chiude il Concorso della
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di
Venezia Kjærlighet (Love) di Dag Johan
Haugerud. Il film, parte della trilogia Sex
Drømmer Kjærlighet (Sex Dreams Love) del
regista scandinavo, si presenta come una sfida alla stanchezza,
all’ultimo giorno di festival, eppure supera la prova senza fare
troppa fatica. Merito dei suoi protagonisti splendidi, della
bellezza di Oslo, della profondità e del realismo delle sue
storie.
Marianne, una dottoressa
pragmatica, e Tor, un infermiere compassionevole, stanno entrambi
evitando le relazioni convenzionali. Una sera, dopo un appuntamento
al buio, Marianne incontra Tor sul traghetto. Tor, che spesso passa
lì la notte in cerca di incontri fortuiti con altri uomini, le
racconta di esperienze di intimità spontanea e di importanti
conversazioni. Incuriosita da questa prospettiva, Marianne inizia a
mettere in discussione le norme sociali e si chiede se tale
intimità casuale possa essere un’opzione anche per lei.
Dag Johan
Haugerud dimostra di conoscere molto bene l’umanità che
racconta, riuscendo a parlare di relazioni sentimentali e
interpersonali da punti di vista inediti, realistici e concreti.
Riflette sul desiderio, sull’appagamento e sulle connessioni
personali, nella cornice di una città splendida e romantica ma
alienante.
La ricerca personale e diversa per ognuno di Kjærlighet
(Love)
Kjærlighet (Love)
condivide con lo spettatore una visione della vita molto moderna,
lontana dallo schema tradizionale in cui la vita di una persona si
compie solo attraverso il matrimonio e i figli, ma prende questo
messaggio ormai condiviso e consolidato, lo sviscera e lo declina
per tanti punti di vista: c’è la dottoressa che cerca una
connessione, ma non è certa di volerla attraverso l’amore; c’è
l’infermiere che prende a cuore la situazione di un paziente
speciale, anche se non dovrebbe; c’è chi crede così tanto nel
matrimonio che vuole sposarsi per la terza volta; c’è chi si
rassegna al suo destino tragico. Le vite si intrecciano in un non
luogo, il traghetto, che ogni mattina accompagna i protagonisti al
lavoro e li riporta a casa la sera. Un posto sospeso sull’acqua in
cui si cerca una connessione con gli altri per farci sentire meno
soli o più definiti, in qualche modo per creare un legame che ci
faccia sopravvivere a noi stessi e alla mortalità della condizione
umana.
Kjærlighet
(Love) è uno studio tenero e delicato sulle relazioni che
dà tanto valore al sesso occasionale quanto alla ricerca dell’anima
gemella, a dimostrazione che viviamo in un’epoca di transizione per
quanto riguarda la politica relazionale, in cui sempre più persone
si ritagliano una vita sentimentale e sessuale al di fuori del
percorso prestabilito dell’amore, del matrimonio, della
procreazione e della famiglia nucleare.
Isabelle Fuhrman, Georgia MacPhail e
Kevin Costner hanno partecipato al photocall di
Horizon: An American Saga – Capitolo 2 ,
presentato fuori concorso all’all’81. Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia.
Horizon: An American Saga – Capitolo 2 di e
con Kevin Costner, e con Sienna
Miller, Sam Worthington, Jena Malone e
Danny Huston, è stato presentato in prima mondiale
fuori concorso all’81. Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica della Biennale di Venezia.
Horizon: An American Saga, Capitoli 1 e 2 (New Line
Cinema), è una cronaca articolata della Guerra civile e della
colonizzazione dell’Ovest americano. È una storia dell’America
troppo vasta per un solo film, che Kevin Costner
ha anche scritto insieme a Jon Baird (The Explorers Guild) e
prodotto con la sua Territory Pictures.
Taxi
Monamour di Ciro De Caro (qui
la recensione) si aggiudica il “Premio del Pubblico
Giornate degli Autori” alla Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica di Venezia.
Accolto da una standing ovation e
dieci minuti di applausi alla sua premiére veneziana, il film è ora
nelle sale italiane distribuito da Adler
Entertainment.
“Essere l’unico italiano in
concorso alle Giornate degli Autori era già un premio, vincere
anche il premio del pubblico, per me che sono stato negli anni un
assiduo frequentatore delle Giornate degli Autori come spettatore,
è una gioia enorme”, dichiara De Caro.
“Mi auguro che anche il pubblico che sta andando a vedere il
film nei cinema in questi giorni lo possa apprezzare così come lo
ha apprezzato il pubblico della Mostra di Venezia”.
“Siamo grati al pubblico delle
Giornate degli Autori per aver assegnato a Taxi Monamour un premio
così importante e significativo”, affermano invece i
produttori di KimeraFilm, MFF e
Adler Entertainment. “Ci auguriamo sia di buon
auspicio per il percorso del film nelle sale italiane dove è appena
uscito e sul mercato internazionale. Ringraziamo le Giornate degli
Autori per aver accolto il nostro lavoro e per il rispetto che
nutrono verso il cinema d’autore. Un ringraziamento ulteriore a
tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del film e a
chi sosterrà il film in sala”.
Taxi
Monamour, prodotto da Simone
Isola e Giuseppe
Lepore per Kimerafilm, in
associazione con Michael
Fantauzzi per MFF, in
collaborazione con Rai Cinema,
con Adler Entertainment e con il
contributo del Ministero della Cultura, è un film
che celebra l’universo femminile, seguendo le vicende di due
protagoniste alle prese con importanti sfide personali e
sociali.
Scritto dal regista insieme a
Rosa Palasciano, racconta la storia
di Anna (interpretata dalla stessa
Palasciano) e Nadiya (che ha il volto di
Yeva Sai, attrice ucraina tra le protagoniste
di Mare
fuori), due donne all’apparenza diverse, ma che
in fondo si assomigliano molto. Anna è in conflitto con se stessa e
la propria famiglia e affronta in solitudine la sua malattia;
Nadiya fugge da una guerra che la tiene lontana da casa. Tutti
consigliano ad Anna di seguire il suo compagno in un viaggio di
lavoro e a Nadiya di restare al sicuro in Italia. L’incontro,
seppur breve, sarà un tuffo nella libertà.
Nel cast anche Valerio
Di Benedetto, Ivan
Castiglione, Matteo
Quinzi, Taras
Synyshyn, Halyna
Havryliv e Laurentina
Guidotti.
Continuano a circolare voci sui
piani dei Marvel Studios e della Sony Pictures per
Spider-Man 4. Inizialmente avevamo sentito che
l’idea era quella di raccontare una storia di strada che ruotasse
intorno a Peter Parker e Daredevil che si alleano per combattere il
sindaco Wilson Fisk mentre cerca di reprimere i vigilanti di New
York. Sfortunatamente, i ritardi causati dagli scioperi della WGA e
della SAG-AFTRA dello scorso anno fanno sì che il sequel di
Spider-Man: No Way Home verrà distribuito tra Avengers:
Doomsday e Avengers:
Secret Wars.
Perché è un problema? Beh, se il
primo termina con la creazione del Battleworld, la storia che ruota
attorno al Kingpin del crimine non funziona più in un’ambientazione
multiversale. Di conseguenza, la Sony potrebbe aver ottenuto il suo
desiderio di riunire Tom Holland con Tobey Maguire e Andrew Garfield per un altro epico team-up in
Spider-Man 4. A dire il vero, non sarebbe nemmeno
una cattiva cosa! IndieWire ha recentemente
incontrato quest’ultimo e ha chiesto alla star di The Amazing Spider-Man se ci sia
del vero nelle voci.
“Voglio dire, internet è un
posto grande”, ha risposto Garfield. “Penso che ci siano
molte persone che direbbero qualsiasi cosa per ottenere click.
Quindi, temo che tu sia stato ingannato”. Già in passato, come
noto, Garfield aveva ingannato tutti continuando ad affermare di
non essere Spider-Man:
No Way Home solo per poi comparire effettivamente in
scena. Possibile che stia facendo di nuovo questo stesso gioco?
Sembra ora meno probabile, ma tutto dipenderà dalla forma
che Spider-Man 4 assumerà.
Tobey Maguire e Andrew Garfield in Spider-Man No Way
Home
Cosa sappiamo su Spider-Man 4?
Oltre a Tom Holland,Zendaya dovrebbe riprendere il suo ruolo di MJ
in Spider-Man 4. Si dice che Sydney Sweeney interpreterà Black
Cat, mentre è stato ampiamente riportato – ma non confermato –
che Charlie Cox, Vincent D’OnofrioePaul Rudd appariranno come Daredevil, The
Kingpin e Ant-Man.
Per quanto riguarda chi potrebbe
dirigere Spider-Man 4, sono molti i nomi che
circolano in rete. Tra questi, Justin Lin
(Fast & Furious), Drew Goddard (The
Cabin in the Woods) e, più
recentemente, Adil El Arbi e Bilall Fallah di Ms.
Marvel e Adam Wingard, regista di Godzilla
x Kong: The New Empire.
Per quanto riguarda i dettagli sulla
trama, questi sono pochi; l’ultima indiscrezione emersa suggerisce
che il piano prevede di mettere Spidey contro gli scagnozzi di
Kingpin, tra cui Shocker e lo Scorpione. Sembra che quest’ultimo
acquisirà il simbionte Venom introdotto in Spider-Man:
No Way Home, per poi far indossare a Peter Parker la tuta
aliena nei prossimi film degli
Avengers.
Spider-Man 4 non ha
ancora una data di uscita confermata.
Sembra che
Ultron non sarà l’unico cattivo con cui Vision
dovrà confrontarsi nella prossima serie spin-off di Disney+WandaVision. THR riporta infatti che
Todd Stashwick (Star
Trek: Picard) si è unito al cast della serie dei MArvel Studios dedicata a Visione in un ruolo
non rivelato. Anche se il suo personaggio non è stato nominato,
viene suggerito che Stashwick interpreterà “un assassino che è
sulle tracce dell’androide e della tecnologia che
possiede”.
Potrebbe trattarsi di un cattivo
consolidato della Marvel Comics? Ci sono numerosi personaggi che
si adattano all’identik di assassino, quindi lasciamo che le
speculazioni abbiano inizio. Ad oggi, sappiamo unicamente che il
progetto viene descritto come “la terza parte di una trilogia
iniziata con WandaVision e proseguita con Agatha All Along”. Ad ogni modo, i
lavori sembrano proseguire, per cui è lecito attendersi di poter
scoprire qualcosa in più prossimamente.
Cosa sappiamo su Vision?
Vision, la cui
produzione dovrebbe iniziare in Inghilterra nel 2025, è il primo
nuovo show live-action della Marvel in quasi due
anni. Brad Winderbaum, responsabile di Marvel per lo
streaming, la televisione e l’animazione, ha dichiarato a Variety a
maggio che l’azienda ha iniziato a passare a un “approccio più
tradizionale” alla produzione televisiva dopo il lancio iniziale
dei suoi contenuti in streaming, che lo studio ha realizzato
secondo un modello a caratteristiche.
All’inizio di quest’anno abbiamo
scoperto che la serie è stata resa ufficiale e che il produttore
esecutivo di Star Trek: Picard, Terry
Matalas, è stato nominato showrunner. La serie è
attualmente in programma per il 2026. Paul Bettany riprenderà il suo ruolo di
tragico sintetizzatore del MCU e la storia
dovrebbe essere incentrata su “Visione fantasma che esplora il
suo nuovo scopo nella vita”.
Il finale di WandaVision ha
rivelato che il Visione con cui abbiamo passato il tempo nel corso
della stagione era in realtà uno dei costrutti di Wanda, ma il vero
“Visione Bianco” era stato ricostruito dallo S.W.O.R.D. e
programmato per rintracciare e uccidere Scarlet Witch. Questa
versione del personaggio si allontana verso parti sconosciute verso
la fine dell’episodio dopo aver dichiarato di essere la “vera
Visione”.
L’attrice Michelle Pfeiffer, tra i tanti ruoli iconici
interpretati, è ricordata in particolare per quello di Selina Kyle
alias Catwoman in Batman – Il ritorno, il film del 1992
di Tim
Burton. È stata quella l’unica occasione per lei per
interpretare questo iconico personaggio e ancora oggi la sua
versione continua ad essere la più apprezzata. Ora, ricordando
quei giorni, la Pfeiffer ha pubblicato su Instagram uno scorcio
della sua sceneggiatura originale per Batman – Il ritorno… quando era conosciuto
semplicemente come Batman II.
Nelle pagine postate dall’attrice
sono presenti alcuni divertenti easter egg, tra cui il fatto che il
sindaco di Gotham City si riferiva a Batman come “The Caped
Crusader” in questa prima stesura. Come noto, l’eroe non sia mai
stato chiamato con questo appellativo in un film dal vivo dal 1966,
quando era interpretato dal leggendario Adam West.
La scena è scarabocchiata e ovviamente non è stata inserita nel
montaggio finale.
Nella foto si legge anche la celebre
battuta “tesono, sono a casa… ah già, dimenticavo, non sono
sposata”, che Selina pronuncia dopo essere stata uccisa da Max
Shreck e resuscitata dal potere felino. “Adoro quando trovo
questi tesori che erano stati messi da parte e dimenticati. Il mio
raccoglitore di sceneggiature per Cat Woman nel 1991. Oh, e buon
compleanno, Michael Keaton! MEOW“, scrive l’attrice nella
didascalia del post.
La Catwoman di Batman – Il ritorno
doveva avere un film tutto suo
Lo sceneggiatore di Batman – Il ritornoDaniel
Waters ha partecipato a una recente discussione sulle
discussioni sul sequel diretto da Tim Burton (via IndieWire) e ha rivelato le
visioni contrastanti dei collaboratori per un progetto spinoff
incentrato sulla Catwoman di Michelle Pfeiffer. Waters aveva in mente una
rivisitazione in chiave satirica del genere dei film a fumetti, a
suo dire più simile a “The
Boys” di Prime Video, ma
Tim Burton aveva in mente qualcosa di molto
più rischioso.
“Voleva fare un film in bianco e
nero da 18 milioni di dollari, come l’originale ‘Cat People’, con
Selina che vive in una piccola città“, ha detto Waters. “E
io volevo fare un film su ‘Batman’ in cui la metafora fosse su
‘Batman’. Così l’ho fatta trasferire in una versione di Los Angeles
di Gotham City, gestita da tre supereroi stronzi. Era “The
Boys” prima di “The
Boys”. Ma si è stancato di leggere la mia
sceneggiatura“.
Selina era la definizione di
“quella che è sfuggita” al Bruce Wayne di Michael Keaton, e i fan hanno a lungo sperato
che potessero avere un lieto fine, come accennato in Crisis on
Infinite Earths di The CW. Nel 2022, la Pfeiffer ha ammesso
che
sarebbe disposta a riprendere il ruolo quando ha detto:
“Dipenderebbe dal contesto, ma sì, lo prenderei in
considerazione”.
“Per me, la sua versione di
Catwoman è stata una delle mie interpretazioni preferite in tutti i
film a cui ho lavorato”, ha detto Tim Burton della Pfeiffer in un’intervista del
2012. “Ricordo che mi ha impressionato facendo volare un
uccello vivo dalla bocca, imparando a usare la frusta e ballando
sui tetti con le scarpe con il tacco alto. Faceva tutte quelle cose
per davvero”.
Da quando il reboot del DCU di James Gunn ha ufficialmente terminato le
riprese principali a luglio, gli aggiornamenti su Superman
sono stati pochi, ma la star David Corenswet ha recentemente partecipato a
un Q&A per il podcast Manly
Things e ha condiviso alcuni dettagli sulla sua preparazione
per interpretare l’Uomo d’Acciaio. L’attore non ha rivelato
nulla di particolarmente entusiasmante (tutte le domande relative
alla trama sono state ignorate), ma ha rivelato quante calorie ha
assunto per aumentare la massa muscolare per interpretare l’Uomo
d’Acciaio: “Tra le 4500 e le 5000 al giorno, se tengo il
conto”.
A Corenswet è stato anche chiesto
che tipo di ostacoli ha affrontato durante le riprese di Superman,
domanda a cui ha risposto con: “quando sento una domanda del
genere mi viene da prenderla in senso letterale e quindi dare una
risposta letterale. Ad esempio ad un certo punto mi sono scontrato
con un muro”. L’attore aggiunge poi di essersi scontrato anche
con una parete di vetro e una porta, offrendo dunque una risposta
decisamente letterale. Probabilmente non quello che i fan si
aspetterebbero di sentire, ma di certo contribuisce a mantenere
vivo il mistero sul progetto.
Tutto quello che sappiamo sul
Superman di James Gunn
Superman,
scritto e diretto da James
Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il
Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane
reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois
Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha
detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è
il primo metaumano del DCU). Il casting ha portato
alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e
Lois Lane.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
“Superman è il vero fondamento
della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman
è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei
personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei
film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn
durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di
presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà
seguire e conoscere attraverso film, animazione e giochi”. Il
film uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.
La Settimana Internazionale della
Critica (SIC), sezione autonoma e parallela
organizzata dal Sindacato Nazionale Critici
Cinematografici Italiani (SNCCI) nell’ambito
della 81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
della Biennale di Venezia (28 agosto – 07 settembre
2024), ha assegnato oggi, venerdì 6 settembre, i premi della
39esima edizione.
Don’t Cry Butterfly è il miglior
film SIC 2024, ecco tutti i vincitori
La giuria
internazionale composta da Kerem Ayan, Yasmine
Benkiran e Ariane Labed ha
assegnato il Gran Premio
IWONDERFULL a “DON’T CRY,
BUTTERFLY” di Dương Diệu Linh.
Questa la motivazione: “Per la sua singolarità e
creatività, perché sperimenta nuove idee, mescolando commedia,
dramma sociale e fantasia, per il modo in cui rappresenta la
complessità del rapporto madre-figlia”
La stessa giuria ha
assegnato una menzione speciale a “NO SLEEP
TILL” di Alexandra Simpson, con
la motivazione: “Per la contemporaneità del tema e la
splendida fotografia, per lo sguardo tenero sui suoi bellissimi
personaggi, per la sua potente atmosfera malinconica e
vibrante.”
A “PAUL & PAULETTE TAKE A BATH” del
regista Jethro Massey va
il Premio del Pubblico The Film Club con
una percentuale di gradimento di 4.5/5.00.
Il Premio Luciano Sovena alla Miglior Produzione
Indipendente va ad “ANYWHERE
ANYTIME” di Milad Tangshir, con
la seguente motivazione: “Nel panorama del cinema italiano
di oggi, il film di Milad Tangshir rappresenta un esempio virtuoso
di unione tra l’urgenza di raccontare una storia contemporanea e
l’esigenza di utilizzare le risorse produttive senza sprechi e con
le capacità di unire creatività, messaggio sociale e sostenibilità
produttiva. Vivo Film e Young Film restituiscono un risultato
ottimo e un vero esempio di intelligenza produttiva.”
“HOMEGROWN” di Michael
Premo si aggiudica il Premio Mario
Serandrei – Hotel Saturnia per il Miglior Contributo
Tecnico, assegnato da un’apposita commissione di esperti
composta da Paola Casella, Andrea Curcione, Marco
Romagna, con la motivazione: “Per la coraggiosa
capacità mimetica di insinuarsi fino al cuore più invasato
dell’abisso democratico senza mai smarrire la giusta distanza da
cui guardare all’inquietante precipitare degli eventi, attraverso
una regia che lavora sull’etica e sul senso stesso del cinema
documentario come fondamentale mezzo per tentare di comprendere e
mai di giudicare. Un film la cui indiscutibile importanza politica,
antropologica e sociale è indissolubilmente legata tanto alla
gestione, in primo luogo umana, delle complesse fasi di ripresa,
quanto al rigore di uno sguardo che rifiuta ogni facile
spettacolarizzazione degli effetti scegliendo invece di analizzare
e approfondire le cause.”
“DON’T CRY, BUTTERFLY” si aggiudica,
infine, anche il Premio Circolo del Cinema di
Verona come film più
innovativo, assegnato dalla giuria under 35
composta da Irene Benciolini, Giada Valery Garcia
Cedano, Giulia Mancassola, Carolina Ramos, Federico
Schinardi,con la
motivazione: “Il film che abbiamo deciso di premiare ci ha
svelato la complessa lotta delle protagoniste nel mantenere
un’individualità minacciata dai demoni nascosti del quotidiano
femminile.”
Nell’ambito della
nona edizione di SIC@SIC (Short Italian
Cinema @ Settimana Internazionale della Critica) la giuria,
composta da tre professionisti dell’industria cinematografica
– Giulia Achilli, Simone Bozzelli ed Elena
Ciofalo -, ha selezionato i seguenti vincitori
tra i sette cortometraggi in concorso:
Premio
Miglior Cortometraggio “THINGS THAT MY BEST FRIEND
LOST” di Marta
Innocenti con la motivazione: “Per la
costruzione dell’empatia con personaggi forti affidato al suono, in
un rave raccontato da chi non c’è ma da chi lo conosce estremamente
bene.”
Premio
Migliore Regia “NERO
ARGENTO” di Francesco
Manzato con la motivazione: “Per un lavoro che
lascia la profonda curiosità di vedere cosa
seguirà.”
Premio
Miglior Contributo Tecnico “AT LEAST I WILL BE 8 294 400
PIXEL” di Marco
Talarico con la motivazione “Per l’immagine
autogenerata che si fa archivio nella ricerca della
memoria.”
Alla Settimana
Internazionale della Critica, infine, fra i premi collaterali del
Festival, la Giuria del Cortometraggio Premio
FEDIC, presieduta da Carlo Griseri,
assegna la menzione
specialeMiglior
Cortometraggio a “Playing
God” di Matteo Burani.
“Ha vinto
un’idea di cinema libero. L’estrema varietà del palmarès rispecchia
non solo la vivacità di sguardo delle giurie, ma anche la diversità
del programma della SIC che anche quest’anno ha avanzato proposte
fresche, innovative, dinamiche e soprattutto attualissime e
radicate nel presente. Lo dimostra anche la presenza costante in
sala di un pubblico giovane e giovanissimo, sempre curioso e
attento, segnale incoraggiante per il futuro dei festival e del
cinema e indice della necessità di osare. Un cinema nuovo è ancora
possibile.”, commenta così questa edizione
il Delegato Generale Beatrice Fiorentino.
“Un’edizione,
questa 39ma, accolta con entusiasmo da un pubblico soprattutto di
giovani e seguita con attenzione dai media italiani e
internazionali. Ringrazio la delegata generale Beatrice Fiorentino,
i selezionatori e tutta la squadra della SIC per il grande lavoro
fatto. Confermato il successo della Casa della Critica che per il
terzo anno consecutivo ha rappresentato un luogo ideale per il
confronto culturale e uno scambio tra addetti ai lavori. Siamo
grati ai nostri partner che rendono tutto questo
possibile.” dichiara Cristiana
Paternò, Presidente del Sindacato Nazionale
Critici Cinematografici Italiani (SNCCI).
Domani, sabato 7
settembre alle ore 14:00, si terranno, per tutti gli accreditati,
le proiezioni del cortometraggio e del lungometraggio vincitori del
Gran Premio Settimana Internazionale della Critica.
L’aspettativa è che i Marvel Studios saltino la storia delle origini
della squadra in The Fantastic
Four: First Steps, ma solo perché li conosceremo già
come eroi affermati, non significa che non avremo dei flashback su
come lo sono diventati. Oggi sono emerse nuove informazioni
(via @UnBoxPHD) che suggeriscono
che il piano prevede scene che mostrano il momento in cui la Prima
Famiglia Marvel torna sulla Terra, dopo
essersi trasformata a bordo della loro nave o quando atterrano
sulla Terra.
Si tratta di un momento cruciale
della loro storia e rivederlo sullo schermo è una prospettiva
entusiasmante. Il fatto che probabilmente si svolgerà di fronte al
loro pubblico adorante potrebbe però aggiungere un aspetto
interessante al procedimento. Secondo il fotografo – che ha
trascorso le ultime settimane a girare sul set di The Fantastic
Four: First Steps – questa scena vedrà “i
Fantastici Quattro andare nello spazio con un volo sperimentale.
Vengono salutati dal pubblico americano”.
E aggiunge: “In questa stessa
scena, i Fantastici Quattro vengono riaccolti sulla Terra ignari di
essere stati esposti ai raggi cosmici. Ecco perché non vediamo
nessuno del cast in uniforme”. Come ricorderete, il
video condiviso in precedenza mostrava i Marvel Studios mentre giravano due
scene con le comparse che salutavano un’imbarcazione volante non
vista e poi davano loro il benvenuto al ritorno, quindi questa
nuova informazione risulterebbe valida.
Se questa è davvero la storia delle
origini della squadra, però, non possiamo fare a meno di chiederci
perché ci sia già un “4” sulla piattaforma di lancio di Excelsio.
Forse, dato il genio di Reed Richards, si sono già affermati come
celebrità nel campo della scienza ed è solo questo ultimo
esperimento che va storto, trasformandoli nei supereroi che
sappiamo che la gente presto conoscerà e amerà.
Il film è atteso al cinema
il 25 luglio 2025. Come al solito con
la Marvel, i dettagli
della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti,
i Fantastici Quattro sono astronauti che
vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi
cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il
suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la
fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per
diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il
fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà
la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene
completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi
arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super
forza.
Fanno parte del cast anche
Julia Garner, Paul Walter
Hauser, John
Malkovich, Natasha
Lyonne e Ralph
Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato
da Kevin
Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in
degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di
Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro
protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che
conosciamo. Franklyn e Valeria
Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero comparire nel
film.
Secondo Alex Perez di The Cosmic Circus,
“[Se] si decidono a fare quello che vogliono per Destino in
questo film, avrebbero una spiegazione fantastica che non solo lo
prepara perfettamente per quando lo vedremo in Doomsday, ma lo
mette anche in una posizione in cui può facilmente diventare uno
degli antagonisti più giustificabili della Marvel, forse anche più di
Thanos”. E ha aggiunto: “Se volete davvero sapere perché a
Latveria i fiori muoiono in estate, allora saprete già dove
guardare”. Questo sembra essere un riferimento a New
Avengers #33, un fumetto che vede Destino incaricato di
salvare il Multiverso dai Beyonders.
Passa anni a uccidere le varianti
dell’Uomo Molecola, ma alla fine non riesce a fermare l’Incursione
finale. Inutile dire che immaginiamo che questo sarà il modo in cui
i Marvel Studios affronteranno il
problema di Kang. Ci siamo sempre aspettati che Beyonder/Beyonders
fosse una minaccia ancora più grande di Kang, anche se
l’aspettativa era che il cattivo fosse un’altra variante del
viaggiatore del tempo. Questi piani sono ora un po’ meno certi, ma
siamo decisamente incuriositi.
“Essere in grado di creare
storie ed esplorare personaggi all’interno dell’UniversoMarvelha realizzato il sogno di una vita, e abbiamo scoperto una
potente connessione con il pubblico in ogni film che abbiamo
realizzato. Siamo entusiasti di collaborare ancora una volta con
Kevin, Lou e tutto il teamMarvelper portare questa epica avventura narrativa in luoghi nuovi e
sorprendenti sia per i fan che per noi stessi”, hanno
dichiarato Joe e Anthony Russo dopo il panel del
SDCC.
Non abbiamo avuto molti (o
nessuno?) aggiornamenti ufficiali su Armor
Wars da quando i Marvel Studios hanno annunciato che
il progetto era in fase di sviluppo come lungometraggio nel 2022,
ma un recente rumor sostiene che lo studio deve ancora prendere una
“decisione definitiva” sul film in un senso o nell’altro, e
potrebbe ancora scegliere di non andare avanti.
A Don Cheadle – che, per quanto ne
sappiamo, è ancora legato al ruolo di James “Rhodey” Rhodes/War
Machine – è stato chiesto se poteva condividere qualche notizia sul
progetto durante un’apparizione al Today Show, e ha dato una
risposta che potrebbe essere percepita come molto eloquente.
“Cos’è Armor
Wars?”, ha chiesto l’attore con un sorriso, prima di
aggiungere che si tratta di una situazione in cui “potrei dirtelo
ma dovrei ucciderti”.
Oltre a essere un ottimo modo per
chiudere la questione, questo suggerisce che c’è qualcosa di
cui discutere e che a Cheadle è stato semplicemente detto di
tacere.
Ecco cosa aveva detto Cheadle su
Armor Wars quando era ancora in fase di sviluppo come
serie Disney+.
“Non credo che abbiamo mai
approfondito [Rhodey], e ora è un’opportunità per esplorare davvero
la sua vita emotiva, la sua vita interiore, le sue relazioni, la
sua traiettoria, dove vuole andare, quali sono le sue
sfide.Ovviamente, devi ripagare il materiale
Marvel.E
rientrare nella tradizione della mitologia del personaggio e del
MCU in generale”.
I dettagli della trama sono ancora
molto misteriosi, ma la storia dovrebbe riprendere dopo gli eventi
di Secret
Invasion e potrebbe mostrarci esattamente cosa è
successo al vero Rhodey quando è stato sostituito da un
impostore Skrull. Se Armor Wars si ispira alla serie di
fumetti di David Michelinie e Bob Layton, probabilmente si
concentrerà sulla tecnologia avanzata di Iron Man di Tony Stark che cade nelle
mani sbagliate.
Non sappiamo con certezza a chi
apparterranno queste mani, ma si dice che
Sam Rockwell sia destinato a riprendere il suo ruolo di
Justin Hammer in Iron Man 2, e
si dice che anche Damage Control sia coinvolto.
Rockwell non ha voluto confermare o
smentire nulla mentre promuoveva Argyle
al Tonight Show con Jimmy Fallon all’inizio dell’anno.
“Beh, sto aspettando la
telefonata…Non ho ricevuto la telefonata,
no.Mi sto facendo crescere la barba e tutto il
resto”. Ha però aggiunto che sarebbe interessato a un
ritorno nel MCU se si presentasse l’occasione.
“Ascolta, io ci sto, amico.Sì,
andiamo”.
Con Tony Stark defunto nel MCU, il prossimo film di
Armor Wars sarà solo vagamente basato sulla serie
di fumetti, se vorrà prendere in prestito qualcosa di diverso dal
nome del fumetto. La Fase 6 del MCU si conclude il 7
maggio 2027 con Avengers:
Secret Wars, quindi è probabile che Armor
Wars possa uscire alla fine del 2027/inizio 2028, nella
migliore delle ipotesi.
Dopo il nuovo trailer di ieri
(potete dare un’occhiata qui sotto), Total Film ha svelato le sue
ultime copertine, che mostrano un altro sguardo alla prossima serie
spin-off di The
Batmandella HBO, The
Penguin.
La copertina in edicola mostra Oz
Cobb (Colin
Farrell), il suo protetto Victor
(Rhenzy Feliz) e la recentemente riabilitata Sofia
Falcone (Cristin Milioti), mentre l’immagine
riservata agli abbonati ci offre un nuovo elegante sguardo al
Pinguino che si gode un sigaro.
Sofia potrebbe fare squadra con Oz
nel breve termine, ma non sorprendetevi se la spietata figlia del
defunto Carmine Falcone ha altri motivi (amici vicini, nemici più
vicini). Scoprite le nuove copertine al link sottostante.
Inside, star Colin Farrell, executive
producer Matt Reeves, showrunner Lauren LeFranc and more talk
exclusively about Oz Cobb’s rise to power, and how they’re setting
the stage for The
Batman Part II.
The new HBO Original Limited Series #ThePenguin premieres
Thursday, September 19 at 9 pm ET on Max, and then Sundays at 9 pm
ET starting September 29. pic.twitter.com/TgLJBAZtxK
La serie riprenderà subito dopo gli
eventi di The
Batman, c’è un vuoto di potere a Gotham dopo
l’arresto di Falcone e Oz sta cercando di riempire questo
spazio. Mentre il film ci dà una buona visione delle
motivazioni del Pinguino, la serie in arrivo approfondirà aspetti
che non abbiamo potuto vedere nel film, dai flashback della sua
infanzia al suo attuale rapporto con la madre mentalmente
disturbata (Deirdre O’Connell).
“Mi è piaciuto molto fare la
parte nel film di Batman e l’idea che saremmo stati viziati
dall’avere otto ore per approfondire la psicologia e la storia di
questo personaggio”, ha detto Farrell. “I retroscena hanno un ruolo
importante nella serie televisiva”.
Un’altra parte importante della
sua storia sarà Sofia di Milioti, anche se non si sa molto del
suo personaggio, Farrell ha rivelato: “Sono due sopravvissuti che
sono stati immersi in mondi di doppiezza, sconfitta e violenza”, e
ha aggiunto: “Sono molto sospettosi. Hanno anche un passato molto
personale”. Sarà molto interessante vedere come si svilupperà
questa storia.
Nel cast della serie figurano anche
Rhenzy Feliz nel ruolo di Victor Aguila,
Michael Kelly nel ruolo di Johnny Vitti,
Shohreh Aghdashloo nel ruolo di Nadia
Maroni, O’Connell nel ruolo di Francis Cobb, Clancy
Brown nel ruolo di Salvatore Maroni, James
Madio nel ruolo di Milos Grapa, Scott
Cohen nel ruolo di Luca Falcone, Michael
Zegen nel ruolo di Alberto Falcone e altri ancora. La
serie è diretta e creata da Lauren LeFranc.
The
Penguin debutterà a settembre sia su HBO che su SKY e
NOW.
Dopo Jackie (2016)
e prima di Maria
(2024), il regista cileno Pablo Larraín ha
presentato alla Mostra del Cinema di Venezia l’altro suo film
dedicato ad una celebre figura femminile del Novecento, da lui
naturalmente esplorata nei suoi aspetti più intimi, andando oltre
la storia vera per offrire una “ricostruzione immaginaria” di un
particolare episodio della sua vita. Si tratta di Diana
Spencer, resa protagonista di Spencer
(qui
la recensione).
Il film, che si basa sulla
sceneggiatura del britannico Steven Knight
(ideatore della serie tv Peaky Blinders), ci presenta
infatti una Diana imprigionata nelle convenzioni e nelle tradizioni
di un contesto che le toglie il fiato e a cui non riesce ad
adeguarsi. Ogni elemento di Spencer
punta a sottolineare questo stato d’animo, dando vita ad un film
che si svela come un vero e proprio horror psicologico, in grado di
condurci all’interno del cuore e della mente della
protagonista.
Un film che dunque va oltre il reale
per consegnare al suo pubblico ciò che nessuno può conoscere, ma
solo immaginare. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune
delle principali curiosità relative a Spencer.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alle differenze con la
storia vera. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama e il cast di
Spencer
La storia è incentrata in un preciso
momento della vita di Diana Spencer, quando nel
dicembre del 1991, durante le vacanze di Natale con l’intera
famiglia reale nella tenuta di Sandringham, a Norfolk. Il
matrimonio Tra Diana e il Principe Carlo è ormai
alla deriva da diverso tempo e le continue voci di tradimenti,
soprattutto quelli di lui con Camilla
Parker-Bowles, non fanno altre che indebolire sempre più
il loro legame. Il film ricostruisce quello che potrebbe essere
accaduto in quei giorni tra le mura di Sandringham, seguendo Diana
verso la sua ricerca di una fuga da un ambiente che la opprime.
La protagonista è interpretata da
Kristen Stewart, che per calarsi meglio nella
parte si è ispirata all’interpretazione di Diana Spencer da parte
di Emma Corrin, che interpreta la nobile
britannica nella serie tv The
Crown. Per la sua performance, Stewart è poi stata
candidata al premio Oscar come Miglior attrice. Il cast include
anche Jack Farthing (Principe Carlo),
Timothy Spall (Maggiore Alistar Gregory),
Sean Harris (lo chef Darren McGrady),
Sally Hawkins (la cameriera Maggie), Stella Gonet (Regina Elisabetta II) e
Richard Sammel (Principe Filippo).
La vera storia dietro il film
Il film, come anticipato, si svolge
nel 1991, ovvero solo anno prima della separazione formale tra
Diana e Carlo, avvenuta nel dicembre 1992. A questo punto del loro
matrimonio, si sono susseguiti anni di voci e speculazioni su
conflitti coniugali, in gran parte attribuiti alla prolungata e
lunga relazione di Carlo con il suo primo amore, Camilla Parker
Bowles. La dolorosa crisi della relazione di Carlo è evidente nel
film quando Diana si rende conto che la collana di perle che Carlo
le regala a Natale è la stessa che lui regala anche a Camilla, uno
scenario che era già accaduto in un’altra occasione con un altro
gioiello alla vera Diana.
Un’altra scena di Spencer
mostra Carlo e Diana che si allontanano con freddezza l’uno
dall’altra dopo le funzioni natalizie, cosa che è realmente
accaduta nella vita reale nel 1991, scatenando altre voci di
dissenso tra la coppia. In Spencer,
quando Diana arriva a Sandringham, viene pesata al momento
dell’arrivo, con sua grande infelicità (un’emozione che si
ripercuote per tutto il tempo trascorso a Sandringham). Si scopre
che pesarsi prima e dopo la cena di Natale è una vera e propria
tradizione per la famiglia reale e i suoi ospiti che risale al
1900, quando il re Edoardo VII voleva assicurarsi che le persone
mangiassero a sufficienza durante le feste.
Anche il disagio di Diana durante le
feste è stato tratto da esperienze di vita reale. In un
documentario del 2020 sulle vacanze con i reali a Sandringham, l’ex
maggiordomo di Diana, Paul Burrell, ha raccontato
che lei era solita dirgli che alla fine di un Natale a Sandringham
“strisciava i muri” e “non vedeva l’ora di
scappare”. Sandringham era anche il luogo di ricordi infelici
per Diana: Secondo la biografia di Andrew Morton
del 1992, Diana: Her True Story, durante il Natale del
1982 tentò il suicidio gettandosi dalle scale di Sandringham a
causa della continua relazione di Carlo con Camilla.
Inoltre, era spesso sopraffatta dal
rigido protocollo reale per le feste, che prevedeva numerosi cambi
d’abito, come viene ricordato in modo memorabile nel film.
Nonostante il suo disagio durante le feste natalizie della famiglia
reale, Diana continuò a partecipare anche dopo la separazione da
Carlo, per il bene dei loro figli, saltando il Natale solo nel
1995. Spencer
non si esime poi dal mostrare la terribile realtà della lotta di
Diana contro il suo disturbo alimentare, mostrando scene molto
esplicite a riguardo. Nel libro poc’anzi citato, Diana afferma che
il disturbo fu scatenato da un commento di Carlo e dallo stress
della sua relazione.
Nel corso di Spencer,
Diana non si fa scrupoli a interagire con il personale del palazzo,
anche se c’è un rigido codice di comportamento che lo staff deve
seguire di fronte ai reali. In molti casi, durante il film, Diana
si affida emotivamente ad alcuni membri del personale, in
particolare al cuoco reale, basato sul cuoco reale Darren
McGrady e alla sua cameriera, Maggie. Nel film, inoltre,
Maggie confessa a Diana di essere innamorata di lei. Anche se nella
vita reale Diana aveva molti sarti che la assistevano nella cura
della persona e del suo guardaroba, non ci sono prove che abbia
ricevuto proposte romantiche da loro.
Nel film, inoltre, il periodo
trascorso da Diana a Sandringham House nel
Norfolk durante le vacanze fa riaffiorare ricordi
felici della sua infanzia e di suo padre; la principessa visita
persino Park House, una residenza abbandonata
nella tenuta di Sandringham che un tempo apparteneva alla sua
famiglia. In realtà, Diana è nata e ha vissuto a Park House fino
all’età di 14 anni. È questa una componente fittizia del film, che
vuole simboleggiare il desiderio di Diana di sfuggire alla Famiglia
Reale nel tentativo di ritrovare la sua vera identità.
Il trailer di
Spencer e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire di
Spencer
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten TV, Apple TV e
Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 6
settembre alle ore 21:20 sul canale
Rai 3.
Da sempre considerata una delle
principali icone videoludiche, nonché l’eroina dei videogiochi più
famosa al mondo, l’esploratrice Lara Croft è
ancora oggi protagonista di una saga a lei dedicata, ideata nel
1996 da Toby Gard. Questa è inoltre stata portata
al cinema nel 2001 e nel 2003, interpretata da Angelina Jolie. Nel
2018 è però arrivato sul grande schermo un nuovo film a lei
dedicato, e intitolato semplicemente Tomb
Raider (qui la recensione). Diretto dal
norvegese Roar Uthaug, questo vanta una nuova
attrice nei panni del celebre personaggio, ovvero la premio Oscar
Alicia Vikander.
Il film è costruito come un vero e
proprio reboot della storia del personaggio, ed è basato sul
videogioco del 2013 Tomb Raider. Questo è stato a sua
volta concepito come una riscrittura del personaggio e della sua
storia, andando dunque talvolta in contrasto con quanto fino a quel
momento raccontato. La nuova Lara Croft viene infatti qui
rappresentata come una ragazza molto giovane, ancora inesperta e
insicura. Una raffigurazione dunque molto lontana da quella della
coraggiosa e intraprendente eroina conosciuta sino a quel momento.
Si tratta però di una versione che ha permesso di esaltare nuovi
aspetti umani del personaggio.
Al momento della sua uscita in sala,
Tomb
Raider è arrivato ad incassare circa 274 milioni di
dollari a fronte di un budget di 94. Un risultato piuttosto
convincente, che ha spinto i produttori a pianificare ulteriori
film in futuro. Prima di intraprendere una visione del titolo del
2018, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e al suo annunciato sequel.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Protagonista del film è la giovane
Lara Croft, ragazza timida, solitaria e ancora
indecisa su cosa fare del proprio futuro. I modi incerti ed
empatici della giovane Lara rimandano a una base di inesperienza e
problemi irrisolti. Uno fra tutti: la scomparsa di suo padre,
archeologo partito in missione alcuni anni prima e mai più
ritornato. Nonostante il consiglio di affrontare gli avvenimenti e
andare avanti dopo sette anni senza di lui, Lara, spinta dalla
convinzione che il genitore sia ancora vivo, si imbarcherà in un
lungo viaggio per mare, che la porterà sulle coste di un’isola
misteriosa al largo del Giappone alla ricerca di una tomba
leggendaria, ultima destinazione nota di suo padre prima dela sua
misteriosa scomparsa.
Scortata dal capitano della nave
Lu Ren, Lara si addentrerà tra i miti e le
leggende che popolano il sinistro villaggio, con outfit già
mimetico e capelli legati. Ciò che ancora non sa, è che la sua vita
è pronta ad essere stravolta totalmente, e quell’avventura è solo
il primo passo verso un viaggio più grande. Per ritrovare il padre
e scoprire cosa sia accaduto avrà però bisogno del coraggio che non
sai di possedere, imbattendosi in inaspettati nemici e preziosi
alleati. Se dovesse sopravvivere a questa pericolosa
avventura, Lara potrebbe realmente capire chi sia e conquistare il
nome di Tomb Raider.
Il cast del film
Scelta per dar vita alla nuova
versione di Lara Croft, l’attrice Alicia
Vikander, reduce dall’Oscar per The Danish
Girl, ha preso molto seriamente il compito. Si è infatti
dichiarata una grande fan del videogioco, ed era consapevole delle
grandi aspettative nei confronti del personaggio. Per interpretarlo
nel modo migliore si è dunque allenata duramente e a lungo, dando
vita ad una vera e propria trasformazione fisica. Ha prima di tutto
acquisito una notevole massa muscolare, nonché un’elasticità fisica
che le ha permesso di interpretare molte delle scene più complesse
senza ricorrere a controfigure. Accanto a lei si ritrova poi
l’attore Dominic West
nei panni di lord Richard Croft, padre di Lara.
L’attore Walton
Goggins, noto per i film Django Unchained e
The Hateful Eight, dà
invece vita a Mathias Vogel, capo di una spedizione segreta
dell’Ordine della Trinità, nonché principale antagonista del film.
Hannah John-Kamen, celebre per il ruolo di Dutch
nella serie Killjoys, è qui presente nei panni di Sophie,
amica e coinquilina della protagonista. Daniel Wu
è invece l’interprete di Lu Ren, figlio del proprietario della
barca che sette anni prima accompagnò Lord Croft nella missione in
cui sparì. La candidata all’Oscar Kristin Scott
Thomas ricopre il ruolo di Ana Miller, socia della
compagnia di Richard Croft. L’attore Nick Frost,
infine, è presente nei panni di Alan, proprietario di un banco dei
pegni, nel quale si imbatterà Lara durante il suo viaggio.
Dato il finale del film, e il suo
successo, era lecito aspettarsi la realizzazione di un sequel.
Questo è poi stato confermato, con la Vikander pronta a riprendere
il ruolo e Ben Wheatley come nuovo regista. Nel
corso del 2019 si è così proceduto alla realizzazione di una prima
sceneggiatura, che dava vita ad una storia in cui si esplorano
ulteriori aspetti della protagonista. Il film era inizialmente
previsto in sala per il 2021, ma nell’ottobre del 2020 la MGM,
studios produttore, ha rivelato di aver rimosso il film dal proprio
calendario delle uscite, cancellandolo ufficialmente nel 2022.
Prime Video ha poi acquisito i diritti su Tomb
Raider e ha annunciato lo sviluppo di un reboot scritto da Phoebe
Waller-Bridge.
Il trailer di Tomb
Raider e dove vedere il film in streaming e in
TV
In attesa di questo, è possibile
vedere o rivedere il film del 2018 grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Tomb Raider è infatti
disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Rai Play, Apple
TV e Amazon Prime Video. Per vederlo, in
base alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il
singolo film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una
comoda visione casalinga. Il film sarà inoltre trasmesso in
televisione il giorno venerdì 6 settembre alle ore
21:20 sul canale Rai 4.
Ancora oggi considerato tra i più
celebri film sentimentali degli anni Novanta, Guardia del
corpo (qui la recensione) è entrato a
far parte dell’immaginario comune grazie ai suoi splendidi
interpreti e ad una memorabile colonna sonora struggente. Diretto
nel 1992 da Mick Jackson e scritto dal celebre
Lawrence Kasdan, tra i maggiori sceneggiatori di
Hollywood, il film è però molto più che un semplice film
sentimentale. Al suo interno si possono infatti ritrovare grande
azione, tensione ed elementi thriller, il tutto legato insieme
dalla musica e dalla sua forza immortale.
Kasdan scrisse il film negli anni
Settanta e fu una delle sue prime sceneggiature. Ci sono però
voluti diversi anni prima che questa si concretizzasse in film. A
permetterlo fu l’interessamento dell’attore Kevin Costner, divenuto celebre in quegli anni
grazie al film Balla coi lupi. La storia, originariamente scritta
pensando a Steve McQueen e Diana Ross
venne dunque rielaborata e adattata, giungendo alla sua forma
finale. Nonostante ne fossero tutti entusiasti, nessuno poteva
prevedere quanto grande sarebbe stato il successo del film. A
fronte di un budget di 25 milioni di dollari, questo arrivò a
guadagnarne circa 411 in tutto il mondo, divenendo il secondo più
alto incasso del suo anno.
Memorabile anche la sua colonna
sonora, arrivata a vendere oltre 45 milioni di copie in tutto il
mondo, con brani come I Have Nothing, Run to You e I
Will Always Love You divenute parte della storia e della
cultura mondiale. Prima di intraprendere una visione del film,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
sua canzone più celebre. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming
contenenti il film nel proprio catalogo.
Protagonista del film è
Rachel Marron è una superstar del mondo della
musica e del cinema all’apice del successo. Fans da tutto il mondo
vogliono vederla, ascoltarla, toccarla. Tra loro, però, ve ne è
anche uno che sembra invece avere scopi meno ammirevoli. La donna
inizia infatti a ricevere una serie di lettere minatorie da parte
di uno sconosciuto. Per questo motivo, Rachel richiede la presenza
accanto a sé di una guardia del corpo. Viene scelto per tale
compito Frank Farmer, un professionista che non
abbassa mai la guardia. Rachel è è però abituata ad avere il
controllo sulla sua vita, e mal sopporta l’idea di dover sottostare
ad una serie di misure di sicurezza. Ben presto, però, il rapporto
con Frank si farà sempre più stretto, proprio nel momento in cui lo
stalker è pronto a colpire.
Il cast del film
Come accennato, il ruolo della
guardia del corpo Frank Farmer era originariamente stato scritto
per l’attore Steve McQueen. Il ruolo fu però poi assunto da
Kevin Costner,
che decise anche di produrre il film. Nel vestire i panni del
protagonista, però, l’attore rivelò di essersi ispirato al
carattere proprio di McQueen. Si è anche fatto tagliare i capelli
allo stesso modo dell’attore, al fine di poter corrispondere
maggiormente con l’idea originale del personaggio. Nel ruolo della
cantante Rachel Marron vi è invece la celebre Whitney
Houston. All’epoca, questa non aveva mai recitato in un
film, ma Costner la richiese a tutti i costi per la parte. Per
interpretare il ruolo, alla Houston fu detto di non prendere
lezioni di recitazione.
L’intento era infatti quello di
sfruttare la sua spontaneità, così da rendere il personaggio più
vero. Le uniche lezioni che la cantante prese le furono impartite
dallo stesso Costner, a cui in cambio insegnò le basi per il canto.
Nel film sono poi presenti gli attori Bill Cobbs
nei panni di Bill Devaney, manager di Rachel, e Gary
Kemp in quelli di Sy Spector. Il giovane DeVaughn
Nixon interpreta Fletcher, il figlio della cantante. Il
bambino ebbe modo sul set di stringere un ottimo rapporto con
Costner e la Houston, pensando a loro come ai suoi genitori
cinematografici. Michele Lamar è invece Nicki,
sorella di Rachel, mentre Ralph Waite è Herb
Farmer, il padre di Frank.
I Will Always LoveYou, la canzone di Guardia del
corpo
Guardia del corpo
vanta una colonna sonora di grandissimo successo, con due brani
candidati all’Oscar nella categoria per la miglior canzone
originale. A divenire particolarmente celebre e strettamente legata
al film è però la canzone I Will Always Love
You. Questa è stata cantata per la prima volta nel
1973 da Dolly Parton, ma è proprio con questa cover della Houston
che il brano ha raggiunto il massimo della sua popolarità. Tale
singolo ha infatti venduto oltre 20 milioni di copie nel mondo,
divenendo il secondo singolo di maggior successo cantato da
un’artista donna. Questo si può udire nel film anche cantato a
cappella, un’idea nata da Costner e subito accolta con entusiasmo
dalla Houston.
Il trailer di Guardia
del corpo e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Guardia del corpo
è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Now,
Apple TV e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
venerdì 6 settembre alle ore
21:25 sul canale Rete 4.
La Universal Pictures ha svelato un
primo teaser di Wolf
Man, il nuovo film in cui Christopher
Abbott si trasforma nel classico mostro del cinema. Il
filmato non mostra ancora il lupo mannaro ma trasmette certamente
un’atmosfera particolarmente orrorifica. Un possibile aspetto del
lupo, tuttavia, è stato
diffuso qualche giorno fa in rete, anche se si sospetta che
potrebbe non essere la versione definitiva o che comunque il lupo
del film sarà molto più spaventoso e realistico.
Tutto quello che sappiamo su Wolf Man
Diretto da Leigh
Whannell, già regista diL’uomo
invisibile, questo reboot della Blumhouse e Universal segue una famiglia
terrorizzata da un predatore letale. L’attore Christopher
Abbott guida il cast nel ruolo di Lawrence “Larry”
Talbot/l’Uomo Lupo e sarà affiancato da Julia
Garner, Sam Jaeger e Matilda
Firth. L’uscita di Wolf
Man è prevista per il 17 gennaio 2025.
Whannell ha diretto la sceneggiatura
scritta con Corbett Tuck, Lauren Shuker Blum e Rebecca Angelo.
Jason Blum ha prodotto, mentre Ryan Gosling – inizialmente assunto come
protagonista -, Ken Kao, Bea Sequeira, Mel Turner e Whannell sono
stati produttori esecutivi.
All’inizio di quest’anno, il
produttore di Wolf
Man, Ken Kao, ha dichiarato: “Da estraneo, direi che
il Dark Universe de La Mummia, a mio modesto parere, si sentiva
come se fosse reattivo a ciò che stava accadendo con tutta la roba
dei supereroi – l’MCU e l’universo DC,
e sappiamo che si è parlato molto di ciò che è accaduto con tutto
questo [nell’] ultimo anno o giù di lì”.
E ha aggiunto: “Credo che si
possa definire un approccio più simile a quello del Joker. A mio
parere, soprattutto se si tratta di pezzi contenuti come la
Blumhouse è davvero brava a fare, [ha] molto più senso per me.
Quindi è un buon manuale”.
Nonostante sia giovanissima,
Jenna Ortega vanta già una lunga carriera nel
mondo del cinema e della televisione, grazie anche alla sua
partecipazione a progetti di un certo rilievo che le hanno permesso
di ottenere una sempre maggiore popolarità. Negli ultimi anni, in
particolare, si è distinta come interprete dotata di grande talento
e presenza scenica, capace di passare da un genere ad un altro
senza problemi. Il suo futuro sembra dunque particolarmente
promettente.
Ecco 10 cose che non sai di Jenna Ortega.
I film e le serie TV in cui ha recitato Jenna Ortega
2. È nota anche per diverse
serie TV. Oltre a recitare per il cinema, l’attrice si è
distinta anche per alcune serie televisive come Il tempo della
nostra vita (2013), Rake (2014), Jane the
Virgin (2014-2019) e Richie Rich (2015). Ha poi
ottenuto una buona notorietà grazie a Harley in mezzo
(2016-2018), di cui è protagonista. Ha poi preso parte alla seconda
stagione di You (2019) ricoprendo
il ruolo di Ellie Alves e recitando accanto a Penn Badgley.
Nel 2022 ottiene la definitiva consacrazione recitando nei panni di
Mercoledì Addams in Mercoledì, serie ideata
da Tim Burton con anche
Catherine Zeta
Jones. Come noto, una seconda stagione è in fase di
sviluppo.
Jenna Ortega in Scream
3. In una stessa scena passa
da un’età ad un’altra. La scena di apertura di Scream con Tara
Carpenter che riceve la telefonata e viene aggredita da Ghostface è
stata girata sia il primo che l’ultimo giorno della produzione a
causa dei ritardi dovuti al Covid. È così che, come rivelato
dai registi, all’inizio della scena Ortega ha diciassette anni
mentre ne ha compiuti diciotto al momento di tornare a finire la
scena. I due registi hanno dunque elogiato la performance e la
professionalità dell’attrice, resasi disponibile per quelle riprese
aggiuntive.
4. È la protagonista della
serie. Nella serie NetflixMercoledì, dedicata al
celebre personaggio della Famiglia Addams, l’attrice ricopre come
noto il ruolo della protagonista. La sua è però una versione molto
differente rispetto a quelle che si sono ad oggi viste al cinema o
in televisione. Fino ad ora, infatti, Mercoledì è stata raccontata
da bambina, mentre la serie si concentra sulla sua adolescenza. Un
cambio importante, che ha portato l’attrice a domandarsi quali
aspetti far emergere di più del personaggio per renderlo
credibile.
5. Ha avvertito molto stress
sul set. Nonostante abbia affermato che girare la serie
Mercoledì sia stata una delle esperienze più belle per lei
come attrice, la Ortega non ha nascosto di aver provato anche molta
agitazione nel corso delle riprese. In particolare, l’attrice era
preoccupata sia perché ognuno dei registi chiamati a dirigere i
vari episodi sembrava chiederle qualcosa di diverso, sia perché
avendo avuto poco tempo per prepararsi sentiva di non aver ancora
ben chiari alcuni aspetti di Mercoledì.
Jenna Ortega in Beetlejuice Beetlejuice
6. È tornata a collaborare
con Tim Burton. In Beetlejuice
Beetlejuice l’attrice interpreta Astrid Deetz, figlia di
Lydia, interpretata da un’altra storica collaboratrice di Burton
quale Winona Ryder. Il regista ha raccontato di aver
scelto Ortega per questo ruolo non solo per via dell’aver
apprezzato il lavoro di lei in Mercoledì, ma anche
perché a detta sua condivide possiede certe qualità che aveva visto
anche in Winona Ryder quando era più giovane, il che
permetteva alle due di risultare una credibile coppia
madre-figlia.
Jenna Ortega in You
7. Ha recitato nella seconda
stagione della nota serie.You è una delle più
celebri serie televisive presenti su Netflix. Nella seconda
stagione di questa ha recitato anche la Ortega, ricoprendo il ruolo
di Ellie Alves, una ragazzina che abita nello stabile di Joe, il
protagonista. Il suo è stato senza ombra di dubbio uno dei
personaggi che più si sono fatti notare della seconda stagione e la
stessa attrice ha raccontato di aver vissuto un’esperienza
fantastica sul set. Il personaggio purtroppo non è tornato nella
terza stagione, ma non si esclude che possa farlo in futuro.
Jenna Ortega e Natalie Ortega
8. Sua madre è la sua prima
fan. Quando all’età di sei anni Jenna ha espresso il
desiderio di intraprendere una carriera da attrice, è stata sua
madre Natalie, di origini messicane e portoricane,
a sostenerla durante le prime audizioni e a trovarle un agente.
Negli anni, poi, la madre si è affermata anche come la sua prima
fan. Andando sul profilo Instagram della donna, infatti, si può ad
esempio notare come questo sia interamente dedicato ai progetti
della figlia e ai ruoli da lei interpretati.
Jenna Ortega è su Instagram
9.È
presente sul social network. L’attrice possiede un proprio
profilo Instagram ufficiale con tanto di spunta blu. Questo è
seguito da 38,2 milioni di persone e presenta attualmente 88 post.
Attraverso le sue pubblicazioni l’attrice è solita raccontare le
proprie giornate lavorative, tra curiosità e dietro le quinte dei
set a cui partecipa. Non mancano però anche immagini legate alla
propria quotidianità, tra momenti di svago, giornate in compagnia
di amici o colleghi e molto altro. Seguendola si può dunque
rimanere aggiornati su tutte le sue novità.
L’età e altezza di Jenna Ortega
10. Jenna Ortega è nata a
Coachella Valley, in California, il 27 settembre del 2002.
L’attrice è alta complessivamente 1,55 metri.
Padre di alcune delle fiabe più
gotiche viste al cinema negli ultimi decenni, il regista
Tim Burton si è col tempo costruito una fama
ineguagliabile grazie ai suoi film immediatamente riconoscibili per
stile e tematiche. Oggi considerato un regista pop, Burton da
sempre segue una propria personale visione del mondo e delle figure
che lo abitando, concentrandosi però su quei personaggi spesso da
altri dimenticati.
A farla da padrone nelle sue storie
cupe e stravaganti, è infatti la figura dell’emarginato, il quale
diventa un antieroe destinato a rivoluzionare sé stesso e il mondo
che lo circonda. Burton ha saputo declinare tale archetipo nei modi
più originali e personali, e passando dal horror alla commedia, dal
film d’animazione in stop-motion al cinecomic, ha dato vita ad
opere oggi parte dell’immaginario collettivo.
2. Ha diretto due film
d’animazione. Da sempre grande appassionato di animazione,
Burton, che all’inizio della sua carriera lavorò anche nel reparto
animazione della Disney, ha nel corso degli anni realizzato due
lungometraggi con la tecnica della stop-motion. Si tratta di
La sposa
cadavere (2005) e Frankenweenie (2012). Entrambe
le pellicole furono nominate al premio Oscar per il miglior film
d’animazione, senza però riportare la vittoria. Burton è anche il
produttore del film
Nightmare Before Christmas (1993), il quale è basato su
personaggi di sua ideazione.
3. È stato l’animatore di
noti film. È noto che Burton iniziò la propria carriera
come animatore presso la Disney, grazie ad una borsa di studio
vinta. Qui il futuro regista si trovò a dover realizzare i disegni
per progetti come Red e Toby – Nemiciamici. Tale attività,
tuttavia, fu da lui giudicata particolarmente insoddisfacente,
andando in contrasto con le sue idee creative. Negli anni, però,
Burton partecipò all’animazione di diversi film di particolare
successo come Il Signore degli Anelli (1978),
Tron (1982), Taron e la pentola magica (1985) e
la serie Qua la zampa, Doggie (1987).
Una scena dal Batman di Tim Burton.
I disegni di Tim Burton
4. I suoi disegni sono
estremamente riconoscibili. Pur smettendo di lavorare in
modo ufficiale come semplice animatore, Burton ha sempre
continuato a realizzare degli schizzi per i personaggi dei suoi
film, immaginandone aspetto e abbigliamento. Molti di questi
disegni, particolarmente riconoscibili per il loro look dark, sono
in più occasioni confluiti in opere che raccolgono l’attività di
disegnatore di Burton. Molte delle illustrazioni da lui realizzate
vengono infatti utilizzate come base di partenza per i suoi
progetti.
Tim Burton alla regia di
Batman
5. Non apprezzò totalmente
il film. Quando nel 1989 Burton diresse Batman, dedicato al celebre supereroe,
divenne uno dei registi più famosi del momento. Benché il film
venne particolarmente apprezzato da critica e pubblico, Burton si
dichiarò non particolarmente entusiasta del prodotto in sé,
apprezzandone però alcune parti. Secondo la sua opinione, infatti,
il progetto era finito con il diventare più un fenomeno culturale
che non un film ben riuscito. Con il passare del tempo, tuttavia,
il suo giudizio nei confronti di questo divenne più favorevole.
6. Voleva una versione più
dark del supereroe. Nell’accettare di dirigere
Batman, Burton rese ben chiaro che avrebbe
realizzato una versione della storia del supereroe in linea con la
sua sensibilità artistica e con l’atmosfera a lui cara. Per lui era
infatti importante far capire che non si trattava di un film
ispirato alla colorata serie degli anni Sessanta. Per rendere
chiaro ciò, si avvalse dei titoli di testa, da lui da sempre
considerati importanti per settare il mood del progetto. Attraverso
questi, poté così informare gli spettatori che stavano per
assistere ad una storia molto più cupa di quello che avrebbero
potuto aspettarsi.
Tim Burton torna al cinema con
Beetlejuice Beetlejuice
7. Lo considera il suo
“ritorno alle origini”. Dopo una serie di film non
propriamente apprezzati dalla critica e dal pubblico, che
sembravano aver allontanato il regista dal suo modo classico di
concepire i film, Beetlejuice Beetlejuice offre ciò che era
mancato a questi ultimi progetti, ovvero non solo l’immaginario
burtoniano ma anche un preciso modo di raccontare per immagini.
Burton ha raccontato: “Ho provato a spogliarmi di tutto e a
tornare alle basi del lavoro con brave persone, attori e burattini.
È stato un po’ come tornare al motivo per cui mi piaceva fare
film”.
8. Ha avuto una relazione
con una nota attrice. Nel 2001, grazie al set di Il pianeta delle scimmie, il regista ha modo di
conoscere e stringere un legame con l’attrice Helena Bonham
Carter. I due, diventati una coppia, lavoreranno
insieme in numerosi altri film, come
Big Fish,
La fabbrica di cioccolato,
Sweeney Todd,
Alice in Wonderland e Dark Shadows. I due hanno anche avuto dei figli, nati
rispettivamente nel 2003 e nel 2007. Negli anni non è mai stato
effettivamente chiarito se i due fossero o meno sposati, e ciò non
è stato rivelato neanche quando, nel 2014, hanno annunciato di
essersi separati rimanendo in buoni rapporti.
Tim Burton e Monica Bellucci
9. Ha una relazione con
l’attrice italiana. Dopo Helena Bonham
Carter, inizialmente si pensava che Burton avesse una
relazione con l’attrice Eva Green, con la quale ha girato tre film, ma
la cosa non ha mai trovato riscontro. Di certo c’è che dal 2023
Burton ha una relazione con l’attrice italiana Monica Bellucci. I due si sono già mostrati
insieme a diversi eventi, come Festa del Cinema di Roma, all’evento
dedicato al regista al Museo del Cinema di Torino e sul red carpet
della Mostra del Cinema di Venezia.
L’età e altezza di Tim Burton
10. Tim Burton è nato a
Burbank, in California, Stati Uniti, il 25 agosto del
1958. Il regista è alto complessivamente 180
centimetri.
Va a Iddu
(qui
la recensione) di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza
(Venezia 81) il Premio Francesco Pasinetti 2024 per il
miglior film italiano proposto alla Mostra 81.
assegnato a Venezia dai Giornalisti Cinematografici SNGCI con i
Premi tradizionalmente destinati agli attori, quest’anno per
Romana Maggiora Vergano per Il tempo che ci vuole
di Francesca Comencini e al cast dei protagonisti
di Familia di Francesco Costabile: Francesco Gheghi,
Barbara Ronchi,Francesco Di Leva e Marco
Cicalese.
Lo annuncia il
Direttivo dei Giornalisti Cinematografici (Sngci) che hanno scelto
i vincitori tra tutti i film italiani presentati nelle diverse
sezioni sottolineando, comunque, la qualità e l’originalità delle
proposte italiane viste quest’anno, film che, grazie anche al
lancio di questa straordinaria edizione della Mostra, meritano di
riaccendere la curiosità e l’attenzione del pubblico in sala. Di
seguito le motivazioni.
Miglior
film
‘IDDU –
L’ultimo padrino’ di Fabio Grassadonia e Antonio
Piazza
“La realtà è un
punto di partenza, non una destinazione” avvisano fin dai titoli di
testa Grassadonia e Piazza autori di un film coerente con il loro
impegno civile in una storia, che oltre l’aderenza alla cronaca, in
questo caso legata alla storia del boss Matteo Messina Denaro,
sceglie la via narrativa dell’apologo grottesco. Chiudendo
idealmente la trilogia aperta con ‘Salvo’ e proseguita con
‘Sicilian Ghost Story’ una dichiarazione antimafia che qui
sovrappone, però, felicemente al cinema d’inchiesta il taglio di
una commedia nera.
Migliore
attrice
Romana
Maggiora VerganoIl tempo che ci
vuoledi Francesca Comencini(fuori concorso)
Per
un’interpretazione difficile ed emozionante ricca di sfumature,
conferma di un talento già maturo.
Premio
speciale
‘Familia’
di Francesco Costabile(Venezia –
Orizzonti)al cast dei protagonistiFrancesco Gheghi, Barbara Ronchi, Francesco Di Leva e Marco
Cicalese
Perfetti nel
rappresentare la realtà di una famiglia segnata dalla violenza
anche psicologicache, nella regia di Francesco Costabile,
vive la quotidianità di ogni gesto come l’incubo di un film
horror.
La giuria, presieduta dalla
regista Joanna Hogg, coordinata
da Karel Och, direttore del festival di
Karlovy Vary, sostenuta da Europa
Cinemas e Cineuropa e
composta da David Bakum (Germania), Victor Courgeon (Francia),
Maarja Hindoalla (Estonia), Dimosthenis Kontes (Grecia), Amalia
Mititelu (Romania), Saulė Savanevičiūtė (Lituania), Esmée van Loon
(Paesi Bassi), Gregor Valentovic (Slovacchia), Isabella Weber
(Italia) e Chris Zahariev (Bulgaria) – tutti ex partecipanti al
progetto “27 Times Cinema”, inaugurato nel 2010 con il Parlamento
Europeo – ha decretato il vincitore del GdA Director’s
Award. L’annuncio si è svolto nel corso della tradizionale
riunione plenaria trasmessa in streaming sulla pagina Facebook e il
canale YouTube delle Giornate degli Autori. Il GdA Director’s Award
ha un valore di 20.000 euro: metà destinata al regista, metà al
venditore internazionale del film, per aiutarne la
circolazione.
Manas di Marianna Brennand vince il GdA Director’s Award
2014
La motivazione: “È un grande
onore annunciare il film vincitore del GdA Award 2024. In questi
giorni abbiamo discusso con grande passione di 10 film che
esplorano universi cinematografici molto diversi tra loro,
emozionandoci e sorprendendoci, e vorremmo ringraziare le Giornate
degli Autori per la selezione proposta. Un film in particolare ci
ha regalato un’incredibile esperienza condivisa. Manas
è una finestra sul mondo capace, grazie a un’infinita cura per
il dettaglio, di immergere lo spettatore in un viaggio immersivo e
trasformativo. Manas ci ha conquistato con la cura e
l’attenzione con cui mette in scena un tema delicato e difficile
come quello dell’abuso, sia in ambito domestico che in contesti più
sistematici. Con questo racconto preciso e culturalmente specifico
in cui abbiamo esplorato l’isola di Marajó, la regista ha ritratto
qualcosa di profondamente universale. Questo film si è distinto dal
programma per la sua maestria, le brillanti interpretazioni e il
forte messaggio che crediamo risuonerà con gli spettatori di tutto
il mondo, sensibilizzando e chiedendo un cambiamento. Grazie a
Marianna Brennand per aver reso visibili queste storie e grazie
alle Giornate degli Autori per averle portate alla
nostra attenzione”.
Isola di Marajó, foresta amazzonica.
Marcielle (Tielle) vive con i genitori e tre fratelli. Condizionata
dalle parole della madre, venera la sorella maggiore pensando sia
fuggita da quella vita squallida trovandosi un «brav’uomo» su una
delle chiatte che solcano la zona. Man mano, però, Tielle si
scontra con la realtà e comprende di essere intrappolata tra due
ambienti violenti. Preoccupata per la sorellina e per il futuro
desolante che le attende, decide di affrontare il sistema che
opprime la sua famiglia e le donne della comunità.
“Durante una ricerca per un
documentario da girare nei villaggi della foresta amazzonica, ho
incontrato donne vittime di traumi indicibili fin dalla più tenera
età. Avevano subito abusi sessuali all’interno delle loro case,
oltre a essere sfruttate sessualmente su chiatte commerciali,
praticamente, senza alcuna possibilità di fuga. Purtroppo, la
maggior parte di noi donne ha una storia di abuso sessuale, morale
o psicologico, che ha lasciato cicatrici profonde. Il Me Too e
altri movimenti per i diritti delle donne ci hanno incoraggiato e
permesso di rompere il silenzio e di denunciare gli abusatori in
tutto il mondo. Ma che dire di queste donne invisibili di cui non
conosciamo nemmeno l’esistenza? Con Manas voglio dare voce a loro
che altrimenti non sarebbero mai state ascoltate, onorando le
storie che hanno condiviso con me. Vedo il cinema come un veicolo
efficace per la trasformazione sociale e politica e spero che Manas
sia in grado di mobilitare gli spettatori rompendo l’enorme tabù
che circonda questa difficile realtà che riguarda noi tutte”.
(Marianna Brennand)
Marianna Brennand,
dopo essersi laureata in cinema alla UCSB, è tornata in Brasile per
realizzare un documentario sul suo prozio Francisco, un
artista riconosciuto a livello mondiale per i suoi
lavori in ceramica. Puntando su un approccio narrativo poetico
basato sui diari del suo personaggio, Francisco
Brennand è stato presentato in anteprima nel 2012 e ha
vinto i premi per il miglior documentario brasiliano e per il
miglior film brasiliano al Festival di São Paulo. Nel 2007 aveva
diretto un altro documentario, O Coco, a Roda, o Pnêu e o
Farol, sulla ricca tradizione musicale del «coco de roda»
a Olinda, città nello Stato del
Pernambuco. Manas segna il suo debutto alla
regia di un lungometraggio ed è il risultato di una ricerca
decennale sul tema complesso e delicato dell’abuso e dello
sfruttamento sessuale di bambine e adolescenti sull’isola di
Marajó, nella foresta amazzonica.